(deutsch / francais / italiano)


BOLIVIA: La tentata balcanizzazione del Sud America


1) La destabilizzazione della Bolivia e l’”opzione Kosovo”

Michel Chossudovsky - Global Research 23/09/08

2) Profit und Autonomie 

GFP 14.10.2008

3) Santa Cruz spaccata in due

Barbara Meo Evoli

4) L’espulsione dell’ambasciatore USA approvata dalle organizzazioni sociali

granmacubaweb International 


 

Si veda anche:

BOLIVIA: U.S. Attempt to Balkanize South America (+ tutti i link ivi contenuti) 

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6204


J. Petras: Separatismo e costruzione dell’impero nel secolo XXI

http://www.resistenze.org/sito/te/pe/im/peim8g15-003466.htm

oppure: JUGOINFO 17 luglio 2008


I MERCENARI DEI DIRITTI UMANI di Attilio Folliero

http://www.lapatriagrande.net/04_opiniones/attilio_folliero/vivanco.htm

oppure: JUGOINFO 3 ottobre 2008


L'annuncio pubblico, da parte di Chavez, della espulsione dell'ambasciatore statunitense dal Venezuela:



Evo en danger au référendum révocatoire du 10 août ? Mes impressions de Bolivie
MICHEL COLLON

Mis impresiones sobre Bolivia. ¿Está Evo en peligro? Antes del referéndum revocatorio del 10 de Agosto.


Risultati di una ricerca Google:

  1. Kosovo, Bolivia | Viva Bolivia

    15 feb 2008 ... L'ambasciatore Usa Goldberg: dal Kosovo alla Bolivia. Rapporti burrascosi fra Stati uniti e Bolivia dal 2005 quando il cocalero Evo Morales ...
    vivabolivia. splinder. com/post/ 16009010/Kosovo,+Bolivia - 50k - Copia cache - Pagine simili
  2. Agencia Boliviana de Información - ABI

     - [ Traduci questa pagina ]
    Today Morales stated that Goldberg as diplomatic authority leads the division of ...Goldberg worked in Kosovo for separating Serbia and Montenegro states, ...
    abi.bo/index. php?i=noticias_ texto&j=200809121024423x - 26k - 22 ore fa -Copia cache - Pagine simili
  3. SELVAS.org :: Occhi aperti sulle Ande :: Ojos abiertos en los Andes

    19 gen 2007 ... 15 aprile 2006: Philip Goldberg posa, in Kossovo... Dopo essersi riuniti con il presidente Evo Morales, i movimenti sociali di Cochabamba ...
    www.selvas.org/ newsBO0207. html - 28k - Copia cache - Pagine simili
  4. Blog from Bolivia: That KosovoGoldberg, Bolivia Thing

     - [ Traduci questa pagina ]
    You could cite the fact that, until President Morales suspended the .... They didn't get the idea from Kosovo, or Phillip Goldberg, or the C.I.A. and they ...
    www.democracyctr. org/blog/ 2008/05/that-kosovo-goldberg-bolivia- thing.html - 224k -Copia cache - Pagine simili
  5. News ITALIA PRESS:Bolivia: Evo Morales, ambasciatore Usa “cospira ...

    11 set 2008 ... Morales ricorda, infatti, che Goldberg, dal 1994 al 1996, lavorò per il ... fu uno degli strateghi della missione a Pristina, in Kossovo...
    www.newsitaliapress .it/pages/ dettaglio. php?id_lnk= 6_144873 - 45k -Copia cache - Pagine simili
  6. Espulso l'ambasciatore Usa cospirazione contro il governo :: Enea ...

    12 set 2008 ... Ricordando la carriera di GoldbergMorales si è soffermato sulla partecipazione del diplomatico alla separazione del Kosovo...
    www.rinascita. info/cc/RQ_ Mondo/EkkEkkFAAu AgElPYNH. shtml - 25k -Copia cache - Pagine simili
  7. Il Venezuela non riconosce l'indipendenza del Kosovo | Acthung ...

    22 feb 2008 ... Il 13 luglio 2006, tre mesi prima della presentazioni delle credenziali diGoldberg a Evo Morales, il quotidiano boliviano El Deber ...
    achtungbanditen. splinder. com/post/ 16048072/ Il+Venezuela+ non+riconosce+ l'i - 40k -Copia cache - Pagine simili
  8. (ami) Agenzia Multimediale Italiana

    Lo stesso Morales ha rilanciato accuse rivolte dal senatore del Movimento al socialismo (Mas), Ricardo Diaz, secondo cui «il signor Philip Goldberg...
    www.agenziami. it/ultime/ 6968/Bolivia+Morales+espelle+l+ambascia tore+Usa/ - 23k -Copia cache - Pagine simili
  9. il punto di Vista » Blog Archive » Viva Evo Morales, Pace per la ...

    Evo Morales, il presidente eletto democraticamente, dal popolo boliviano, ... Dopo cheGoldberg si e’ incontrato con i Governatori delle regioni che ...
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  10. Tra Usa e Bolivia è guerra diplomatica | l'Occidentale

    12 set 2008 ... A Pando uno scontro tra sostenitori di Morales e ribelli ha ammucchiato 8 morti e 20 ... e tra 2004 e 2006 come capo di missione in Kosovo...
    www.loccidentale. it/.../morales+espelle+l'ambascia tore+americano, + washington+risponde .+e'+guerra+ diplo... - 31k - Copia cache - Pagine simili

    ...

=== 1 ===


www.resistenze.org - pensiero resistente - imperialismo e globalizzazione - 24-09-08 - n. 242

 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
La destabilizzazione della Bolivia e l’”opzione Kosovo”
 
Michel Chossudovsky
 
Global Research
23/09/08
 
La secessione delle province orientali della Bolivia fanno parte di un’operazione coperta direttamente dagli USA, coordinata dal dipartimento di Stato statunitense in coordinamento con le sue agenzie di intelligence.
 
Secondo le rivelazioni, “l’USAID - Ufficio per Iniziative di Transizione” ha una sede che opera in Bolivia e manovra milioni di dollari per addestrare e appoggiare i governi regionali e i movimenti d’opposizione di destra [1]. Gli squadroni della morte responsabili dell'uccisione dei sostenitori di Evo Morales de “El Porvenir”, sono appoggiati dagli Stati Uniti, che sostengono anche vari gruppi di opposizione attraverso il Dipartimento Nazionale per la Democrazia [National Endowment for Democracy].
 
Philip S. Goldberg, l’ambasciatore statunitense espulso, lavora agli ordini del vicesegretario di Stato John Negroponte, che supervisiona direttamente le varie “attività” delle ambasciate statunitensi in tutto il mondo. A questo riguardo, Negroponte svolge un ruolo molto più importante della segretaria di Stato Condoleeza Rice. E’ noto come uno dei principali artefici dei cambi di regime e dell’appoggio coperto agli squadroni della morte paramilitari in America Centrale e in Iraq.
 
Le direttive di Philip S. Goldberg come ambasciatore in Bolivia furono di provocare la secessione nel paese. Prima della sua nomina ad ambasciatore - inizio 2007 - è stato capo della commissione statunitense a Pristina, in Kosovo (2004-2006), ed era in permanente contato con i dirigenti del paramilitare Esercito di Liberazione del Kosovo (KLA) che dopo l’occupazione da parte della Nato, nel 1999, era stato integrato da politici civili.
 
Appoggiato dalla CIA, il KLA, i cui dirigenti sono ora al governo kosovaro, è noto per i suoi legami con il crimine organizzato e il narcotraffico. In Kosovo, Goldberg fu implicato nella creazione delle condizioni per la secessione del Kosovo dalla Serbia, portandolo alla creazione di un governo kosovaro “indipendente”. Negli anni 90’ Goldberg aveva già svolto un ruolo di primo piano nella disintegrazione della Yugoslavia. Dal 1994 al 1996 è stato responsabile dell’ufficio di Bosnia del dipartimento di Stato; ha anche lavorato con l’inviato speciale di Washington, Richard Holbrooke, ed ha svolto un ruolo chiave come capo della squadra di negoziazione statunitense a Dayton, dove si stabilirono gli Accordi di Dayton del 1995. Quegli accordi condussero alla divisione della Bosnia-Erzegovina, scatenando la destabilizzazione e la distruzione della Yugoslavia come nazione. Nel 1996 Goldberg ha lavorato come assistente speciale del vice segretario di Stato, Strobe Talbott (1994-2000), che insieme alla segretaria di Stato, Madeleine Albright, ha avuto un ruolo determinante nello scoppio della guerra di Yugoslavia nel 1999.
 
Il ruolo centrale di John Negroponte
 
Il vice-segretario di Stato, John Negroponte, svolge un ruolo centrale nella direzione d’operazioni coperte. E’ stato ambasciatore statunitense in Honduras dal 1981 al 1985. A Tegucigalpa, da ambasciatore, ha diretto i mercenari nicaraguensi - i “contras” - che avevano la base in Honduras. Gli attacchi al Nicaragua attraverso la frontiera honduregna costarono la vita a circa 5.000 civili. Nello stesso periodo, Negroponte ha pure svolto lo steso ruolo nella creazione degli squadroni della morte militari honduregni, che “operando con l’appoggio di Washington assassinarono centinaia di oppositori del regime sostenuto dagli Stati Uniti” (Si veda “Bush Nominee linked to Latin American Terrorism”, Bill Vann,):
 
“Sotto il comando del generale Gustavo Álvarez Martínez, il governo militare dell’Honduras fu un fedele alleato dell’amministrazione Reagan e fece “sparire” decine di oppositori politici nella classica maniera degli squadroni della morte”.
 
(Si vada:“Face-off: Bush's Foreign Policy Warriors”, Peter Roff y James Chapin, http://www.globalresearch.ca/articles/ROF111A.html)
 
Questo passato, non ha certo impedito la sua nomina a Rappresentante Permanente degli USA alle Nazioni Unite, durante l’amministrazione Clinton.
 
L’opzione “El Salvador”
 
Nel 2004 Negroponte è stato nominato ambasciatore in Iraq, dove ha curato le “condizioni di sicurezza” per l’occupazione statunitense, ispirata al modello degli squadroni della morte centroamericani. Vari scrittori hanno chiamato questo progetto la “Opzione El Salvador”.
 
Durante la sua permanenza a Baghdad, Negroponte ha nominato assistente in questioni di sicurezza l’ex capo delle operazioni speciali in El Salvador. Negli anni '80 entrambi furono stretti collaboratori in America Centrale. Mentre Negroponte si occupava di mettere in moto gli squadroni della morte in Honduras, il colonnello Steele era incaricato del Gruppo di Assistenza Militare statunitense in El Salvador (1984-86) “dove era responsabile dello sviluppo di forze operative speciali a livello di brigata in pieno conflitto. Queste forze, composte dai soldati più brutali di cui si disponeva, erano una copia del tipo di quelle piccole unità con cui aveva già famigliarità Steele, dopo aver servito in Vietnam. Il compito di quelle, più che di cercare di guadagnare terreno, era di colpire i dirigenti delle forze ribelli, chi li appoggiava, le fonti di approvvigionamento e gli accampamenti base” (Max Fuller, “Fro Iraq, “The Salvador Option” becomes reality”, Global Research, junio de 2005, [2])
 
In Iraq, Steele “fu incaricato di lavorare con una nuova unità speciale irachena di controguerriglia nota come “Comandi Speciali di Polizia”. In questo contesto, l’obiettivo di Negroponte era fomentare le divisioni etniche e le lotte interne con attacchi terroristici coperti contro la popolazione civile irachena.
 
Nel 2005 Negroponte è stato nominato Presidente della Giunta Direttiva dell’Intelligence Nazionale e dopo il 2007 ha assunto il secondo posto nel dipartimento di Stato.
 
L’opzione “Kosovo”: Haití
 
Non è la prima volta che per appoggiare paramilitari terroristi si applica il “modello Kosovo” in America del Sud.
 
Nel febbraio del 2003, Washington ha reso nota la nomina di James Foley come ambasciatore a Haití. Gli ambasciatori Goldberg e Foley facevano parte della stessa “squadra diplomatica”. Foley è stato il portavoce del dipartimenti di Stato dell’amministrazione Clinton durante la guerra del Kosovo. Fu implicato nel primo periodo di sostegno all’Esercito di Liberazione del Kosovo (KLA). E’ ampiamente documentato che il KLA è stato finanziato con il denaro proveniente dalla droga e appoggiato dalla CIA (Si veda Michel Chossudovsky, “Kosovo “Freedom Fighters” Financed By Organised Crime, Covert Action Quarterly”, 1999 [3] )
 
Durante la guerra del Kosovo l’allora ambasciatore a Haiti, James Foley, era stato in prima fila delle sessioni informative del dipartimento di Stato e lavorava a stretto contatto col suo omologo della Nato a Bruxelles, Jamie Shea. Appena due mesi dopo gli attacchi della guerra diretta dalla Nato, il 24 marzo 1999, James Foley aveva fatto un “appello” per trasformare il KLA in un’organizzazione politica rispettabile. “Vogliamo avere buoni rapporti con loro [il KLA] visto che si sono trasformati in un’organizzazione politica.. Crediamo di poter fornire molti consigli e aiuti se si trasformano precisamente nel tipo di attore politico in cui noi vorremo vederli trasformati... Se possiamo aiutarli e loro vogliono essere aiutati in questo sforzo di trasformazione, non credo che nessuno possa avere qualcosa in contrario”. (citato in The New York Times , 2 febbraio 1999).
 
In altre parole, il piano di Washington era un “cambio di regime”: far cadere l’amministrazione di Lavalas e piazzare un regime fantoccio pro USA ed integrato nella “Piattaforma Democratica” e l’autoproclamato Fronte per la Liberazione e Ricostruzione Nazionale (FLRN), i cui dirigenti sono ex terroristi del FRAPH e Tomtom Macoute. (Per maggiori dettagli si veda Michel Chossudovsky, “ The Destabilization of Haiti”, Global Research, febbraio 2004 [4])
Dopo il golpe del 2004 che fece cadere il governo di Aristide, l’Agenzia Statunitense di Sviluppo Internazionale (USAID) ha portato a Haití assistenti del KLA per aiutare nella ricostruzione del paese (si veda Anthony Fenton, “Kosovo Liberation Army helps establish “Protectorate” in Haiti, Global Research, novembre 2004, [5])
Più precisamente, gli assistenti del KLA si sono occupati di ricostruire le forze di polizia di Haiti, includendo gli ex membri del FRAPH e dei Tomtom Macoute.
[Come aiuto] “L’Ufficio per le Iniziative di Transizione” (OTI) e USAID stanno pagando tre assistenti per curare l’integrazione dei brutali ex militari nelle attuali forze di polizia haitiane.
E chi sono questi tre assistenti? Sono tre uomini del KLA”
(Flashpoints interview, 19 novembre 2004,).
 
L’opzione El Salvador/ Kosovo fa parte di questa strategia statunitense di spaccatura e destabilizzazione di paesi.
La OTI in Bolivia patrocinata dall’USAID svolge la stessa funzione di una OTI a Haiti.
L’intento dichiarato delle operazioni coperte statunitensi è dare tanto appoggio coperto quanto addestramento a “Eserciti di Liberazione” con l’obiettivo ultimo di destabilizzare i governi sovrani. In Kosovo l’addestramento del KLA negli anni 90’ fu affidato ad una azienda privata di mercenari, Military Professional Resources Inc (MPRI), sotto contratto con il Pentagono.
 
Merita notare che gli ultimi fatti in Pakistan indicano la presenza d’interventi militari diretti statunitensi, in violazione della sovranità pakistana.
Già nel 2005 una relazione dell’Intelligence e della CIA prevedeva per il Pakistan “una sorte simile a quella jugoslava in un decennio, con il paese diviso da una guerra civile, immerso in un bagno di sangue e con rivalità inter-provinciali, come visto recentemente in Belucistan”.
 (Energy Compass, 2 de marzo 2005).
 
Secondo una relazione del Comitato di Difesa del Senato del Pakistan del 2006, i servizi di intelligence britannici erano implicati nel sostegno del movimento separatista del Belucistan.
 
(Press Trust of India, 9 agosto 2006). L’Esercito di Liberazione del Belucistan somiglia straordinariamente al KLA del Kosovo, finanziato col traffico di droga e patrocinato dalla CIA.
 
“Washington favorisce la creazione di un “Grande Belucistan” - simile ad una “Grande Albania”- che comprenderebbe territori del Pakistan e dell’Iran, e possibilmente la frangia sud dell’Afghanistan, il che di conseguenza, porterebbe ad un processo di frattura politica tanto dell’Iran come del Pakistan”. (Michel Chossudovsky, “The Destabilization of Pakistán”, 30 dicembre 2007 [6])”.
 
Note:
 
[1] “USAID has an "Office of Transition Initiatives" operating in Bolivia, funneling millions of dollars of training and support to right-wing opposition regional governments and movements” , http://www.slate.com/discuss/forums/thread/1798672.aspx
 
Tradotto dall’inglese da Beatriz Morales Bastos


=== 2 ===

Profit und Autonomie
 
14.10.2008
LA PAZ/BERLIN
 
(Eigener Bericht) - Das deutsche Entwicklungsministerium setzt heftig umstrittene Einflussmaßnahmen in Bolivien fort. Vor wenigen Tagen hat Berlin La Paz neue Gelder im Umfang von 48 Millionen Euro genehmigt, die zweckgebunden in verschiedene Wasserprojekte des Landes fließen sollen. In den vergangenen Jahren hatten deutsche Stellen derlei Mittel mit der Forderung nach einer Privatisierung des Geschäfts mit dem Grund-Lebensmittel Wasser verbunden - und waren auf massive Proteste sozialer Bewegungen gestoßen. Diesen gelang es, gewinninteressierte Investoren trotz deutscher Interventionen zum Rückzug aus der bolivianischen Wasserversorgung zu zwingen. Die aktuelle Vergabe neuer Berliner Entwicklungsgelder erfolgt in einer äußerst angespannten Lage in La Paz. Die Zentralregierung ist von Autonomiebewegungen in den reichen Departements im Osten des Landes bedroht, die sich auf Kontakte in mehrere westliche Industriestaaten stützen. Das Milieu der Autonomisten, deren Verbindungen auch nach Deutschland reichen, umfasst Gewalttäter, Faschisten und Putschisten.
48 Millionen

Das deutsche Entwicklungsministerium setzt seine heftig umstrittenen Aktivitäten in der bolivianischen Wasserbranche fort. Am 2. Oktober unterzeichneten der Außenminister Boliviens, David Choquehuanca, und der Botschafter Berlins in La Paz, Erich Riedler, einen entsprechenden Vertrag. Dieser sieht zum einen eine Anleihe in Höhe von zwölf Millionen Euro vor, die in Bewässerungsprogramme der Städte Cochabamba, Santa Cruz, Sucre und Tarija fließen soll.[1] Der Kredit erstreckt sich laut Presseberichten über eine Laufzeit von 40 Jahren bei einem Zinssatz von weniger als einem Prozent.[2] Zudem erhält Bolivien eine Summe von 36 Millionen Euro, deren Verwendung ebenfalls für Wasserprojekte vorgesehen ist. Davon gehen 23 Millionen Euro in Trinkwasser- und Kanalisationsprogramme; 2,6 Millionen Euro sind für Notmaßnahmen in der Stadt Trinidad im Departement Beni eingeplant. Mit der Abwicklung zahlreicher Wasserprojekte in Bolivien ist weiterhin die bundeseigene Gesellschaft für Technische Zusammenarbeit (GTZ) befasst, nach eigenen Angaben bis zum Jahr 2013.
Provokationen

Sowohl die GTZ als auch die deutsche Botschaft in La Paz waren in den vergangenen Jahren in schwere Auseinandersetzungen um die bolivianische Wasserversorgung verstrickt. Diese konnten erst 2007 beendet werden - zumindest vorläufig: Die Regierung von Präsident Evo Morales erzwang den Rückzug des privaten Wasserversorgers Aguas del Illimani, an dem der französische Suez-Konzern beteiligt war. Damit kam sie jahrelangen Protesten nach, mit denen soziale Organisationen gegen die Auswirkungen der Privatisierung von Wasser angegangen waren (german-foreign-policy.com berichtete [3]). Im Verlauf der Konflikte hatte unter anderem die GTZ eindeutig Position bezogen - für eine Beibehaltung privater profitinteressierter Investoren in der bolivianischen Wasserversorgung. Die deutsche Botschaft in La Paz hatte damals sogar die Drohung lanciert, im Weigerungsfalle künftige Kredite an die bolivianische Regierung nicht mehr zu gewähren. "Für uns waren diese Handlungen schwerwiegende Provokationen", kritisiert ein bolivianischer Aktivist im Gespräch mit dieser Redaktion. Schließlich habe das Berliner Vorgehen die Souveränität der Bevölkerung Boliviens verletzt.[4]
Zerreißprobe

Der Beschluss über die Fortsetzung der deutschen Aktivitäten in der bolivianischen Wasserbranche fällt zu einem Zeitpunkt, da Bolivien sich in einer äußerst angespannten politischen Situation befindet. Die Wasserfrage steht aktuell nicht im Zentrum des öffentlichen Interesses und findet deutlich geringere Aufmerksamkeit als zuvor; stattdessen unterliegt die Regierung Morales einem starken Druck seitens der Autonomiebewegung in den rohstoffreichen östlichen Tieflanddepartements, die jegliche bundesstaatliche Umverteilung ihrer Einkünfte an die westbolivianischen Armutsregionen verweigern. Das Land steht schon seit längerem vor einer Zerreißprobe. In den vergangenen Wochen und Monaten kam es wiederholt zu blutigen Zusammenstößen zwischen Regierungsanhängern und Sympathisanten der Autonomiebewegung. Dabei zeichnen sich vor allem die Autonomiebefürworter durch ein erhebliches Maß an Gewalttätigkeit aus. So wurden im September mindestens 15 Personen getötet, als Autonomisten im Departement Pando Anhänger der Regierung überfallen ließen; dem Gouverneur des Departements wird vorgeworfen, den Mord angestiftet zu haben.[5]
Partnerorganisation

Maßgebliche Organisationen der Autonomiebewegung werden aus den westlichen Industriestaaten unterstützt - auch aus Deutschland. Weltweit Beachtung fand kürzlich, dass La Paz den US-amerikanischen Botschafter des Landes verwies. Er hatte die Autonomisten gestärkt. Zuvor hatte der Mann jahrelang Erfahrungen im zerfallenden Jugoslawien gesammelt und dort laut Berichten auch an Destabilisierungsmaßnahmen der USA teilgenommen [6] - um, wie es damals auch Deutschland tat, die Sezession jugoslawischer Teilrepubliken und der Provinz Kosovo zu befördern. Sezessionsförderliche deutsch-amerikanische Beziehungen unterhält unter anderem die bolivianische Organisation FULIDE ("Fundación Libertad y Democracia"). FULIDE steht mehreren konservativen US-Polit-Stiftungen nahe und setzt sich für die Autonomie der Ost-Departements ein. FULIDE gehört außerdem einer Partner-Organisation der deutschen Friedrich-Naumann-Stiftung (FDP) an: dem lateinamerikanischen Netzwerk RELIAL ("Red Liberal de América Latina"). RELIAL wurde 2003 auf Initiative der Naumann-Stiftung gegründet und kooperiert bis heute eng mit ihr. Der Naumann-Vertreter bei RELIAL äußerte sich zufrieden, als im Mai 2007 FULIDE-Direktor Walter Justiniano vor dem Netzwerk über die ostbolivianischen Autonomiebestrebungen berichtete. Mit seinem Vortrag ermögliche es der FULIDE-Chef RELIAL, "auf eine direktere Art in die Situation in dem südamerikanischen Land einzugreifen", verlautbarte der Naumann-Repräsentant.[7]
Hakenkreuze

Dabei gehört FULIDE eine der umstrittensten Figuren der Autonomiebewegung an: der Großgrundbesitzer Branko Marinkovic. Marinkovic, Sprecher von FULIDE, ist zugleich Präsident des Comité pro Santa Cruz, einer Vereinigung autonomiebefürwortender Großgrundbesitzer, deren Jugendorganisation als gewalttätig und faschistisch beschrieben wird. Das Zeigen von Hakenkreuzsymbolen auf ihren Polit-Kundgebungen ist mehrfach dokumentiert. Bolivianische Beobachter erinnern daran, dass das Hakenkreuz in Bolivien einer eigenen Geschichte nicht entbehrt. Eine Reihe von Nazis flohen nach 1945 in das südamerikanische Land, darunter der NS-Massenmörder Klaus Barbie, der mehreren bolivianischen Diktatoren zu Diensten war - in der Aufstandsbekämpfung.[8] Barbie hielt zu mehreren faschistischen Zirkeln Kontakt.[9] Zeitgleich mit ihm waren auch NS-Kollaborateure aus der kroatischen Ustascha-Bewegung nach Bolivien geflohen, darunter einige, deren Familien zu den Autonomiebefürwortern zählen. Medienberichten zufolge entstammte der Vater des heutigen Großgrundbesitzers und Autonomisten-Präsidenten Branko Marinkovic, der kurz nach Kriegsende in Bolivien eingetroffen war, ebenfalls der kroatischen Ustascha.[10]
Putschversuch

Bolivianische Sicherheitsbehörden bringen sogar einen Putschversuch, den sie in der vergangenen Woche aufdecken konnten, mit Kreisen um Marinkovic in Verbindung.[11] Während deren Kampf gegen die kürzlich per Referendum mit Zweidrittelmehrheit bestätigte Regierung Morales anhält - mit Hilfe der Kontakte, die nach Deutschland weisen -, führt die Bundesregierung ihre stille Einflussarbeit mit Mitteln sogenannter Entwicklungspolitik fort. Inwieweit sich die Privatisierungsziele durchsetzen lassen, die Berlin nicht nur in Bolivien, sondern auch andernorts verfolgt, hängt nicht zuletzt von der Regierung in La Paz und von ihrer Stärke in der Abwehr auswärtiger Einmischung ab.[12] Der Ausgang des Kampfes um die Autonomie der bolivianischen Ostdepartements besitzt deshalb auch für Berlin unmittelbare Bedeutung.

Weitere Informationen über die deutsche Einflussarbeit in Bolivien finden Sie hier: WarnungenEigentum verpflichtetTop down, bottom upBalkanisierung in SüdamerikaSchwerwiegende ProvokationenSpalte und herrscheDokument der Schandeund Neoliberale Netze.
[1] Alemania coopera a Bolivia con $us66 millones para obras en servicios básicos; Agencia Boliviana de Información 02.10.2008
[2] Alemania aprueba ayuda financiera a Bolivia; El Paso Times 02.10.2008
[3], [4] s. dazu Schwerwiegende Provokationen
[5] Präfekt von Pando festgenommen; Der Standard 16.09.2008
[6] The Destabilization of Bolivia and the "Kosovo Option"; Global Research 21.09.2008
[7] Victor Hugo Becerra representante de la Fundacion Friedrich Naumann comenta sobre la participacion de Walter Justiniano; www.fulide.org.bo 17.05.2007. S. auch Neoliberale Netze
[8] s. dazu Eigentum verpflichtet
[9] Gustavo Sánchez Salazar: Barbie, criminal hasta el fin, Buenos Aires 1987
[10] In Bolivia, a Croat and a Critic Is Cast in a Harsh Light; The New York Times 26.09.2008
[11] Geduld am Ende; junge Welt 11.10.2008
[12] s. auch Harte Anpassung


=== 3 ===



di Barbara Meo Evoli, Lunedì 28 Luglio 2008, 09:04

A due settimane dal referendum revocatorio del 10 agosto in Bolivia un reportage da Santa Cruz di Barbara Meo Evoli

SANTA CRUZ, Bolivia - Per le strade del centro di Santa Cruz si vedono case, bar e locali pubblici con bandiere e insegne verdi con scritto “Autonomia Sì”, ma appena si oltrepassa la terza circonvallazione nella direzione della periferia, scompaiono e sono sostituite dalle scritte verniciate a mano “Evo adempie” alle sue promesse, “Bolivia cambia”.

Il 4 maggio scorso si è svolto nel departamento di Santa Cruz il referendum confermativo del nuovo statuto regionale approvato con l’85% dei voti favorevoli e promosso dall’oppositore al governo Ruben Costas, il presidente della regione più ricca della Bolivia. Santa Cruz, oriente del paese, infatti, oltre a essere produttrice dei sette decimi degli alimenti boliviani, possiede anche ampie riserve di petrolio. Il 10 agosto invece si terrà il referendum revocatorio dei mandati di presidente, vicepresidente e tutti i presidenti delle regioni, tra cui sette su nove sono dell’opposizione. I sondaggi hanno pronosticato una conferma del mandato del presidente Evo Morales che manterrebbe una popolarità maggiore del 50%.

Riguardo allo statuto, il vicepresidente della regione, Roly Aguilera, ha affermato che si fondamenta in una «rivendicazione storica di Santa Cruz, ossia una maggiore autonomia dal governo centrale di La Paz, così da poter concretare una democrazia più profonda». Secondo invece il Movimento al Socialismo (Mas, il partito governante), il referendum è stato un’ulteriore manovra per frenare il processo di rifondazione dello stato promosso dal governo.

Il presidente della potentissima Confederazione agraria dell’Oriente (Cao, con funzioni simili alla Confindustria italiana), Mauricio Roca, ha confermato la posizione delle autorità regionali rispetto all’autonomia, evidenziando che il prossimo referendum revocatorio «è invece illegale e porterà solo a un maggiore scontro fra chi sostiene il governo e chi si oppone». «Noi (dell’opposizione) – ha proseguito - vogliamo solo lavorare e desideriamo la pace per il paese». Ma l’assessore della Cao, Luis Baldomar, ha spiegato che in realtà «il referendum sull’autonomia è stato un meccanismo per non arrivare alla separazione di Santa Cruz dal paese» poiché la battaglia «è fra due modelli di stato: uno socialista e comunitario voluto dal governo, e uno neoliberale» voluto dalla destra che si concentra a Santa Cruz.

Lo storico e sociologo Humberto Vazquez Vania, spiega che l’autonomia regionale che si è raggiunta è un grande passo avanti, considerando che fino al 2005 i presidenti delle regioni erano nominati dal presidente della repubblica e non eletti, ma che deve essere resa ancora più incisiva. «La destra – afferma - si è appropriata dell’idea di Autonomia, quando invece è un’aspirazione di tutta Santa Cruz» e sottolinea che «lo statuto della regione è stato redatto secondo le direttive delle due grandi loggie massoniche di Santa Cruz: Toborochi e Cavalieri dell’oriente, che sono proprietarie delle società che gestiscono acqua, elettricità, telefonia e mezzi di comunicazione».

Un dato tristemente noto è che, da quando è stato eletto Morales, si sono ripetute non solo a Santa Cruz ma anche in altre regioni, aggressioni fisiche contro i “collas”, ossia i boliviani dell’occidente del paese con tratti somatici degli indi

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