L'ITALIA FASCISTA IN CUI VIVIAMO / 3


Il Manifesto, 05.03.2009, pagina 6


Neofascisti in corteo «benedetti» dal prete

di Alessandro Braga

Un sacerdote della setta riabilitata di recente da papa Ratzinger era in testa alla parata dei camerati messa in scena sabato pomeriggio. A fianco al prelato negazionista il segretario nazionale della formazione di estrema destra Roberto Fiore. Tra saluti romani e inni al duce. Protetti dalla polizia Il padre lefebvriano Giulio Tam ha sfilato a Bergamo insieme ai manifestanti di Forza Nuova, col braccio teso


Adesso salta fuori pure il prete che benedice (bene-duce?) i neofascisti. Sabato scorso a Bergamo, all'inaugurazione della loro nuova sede, nel quartiere più multietnico della città orobica, i forzanovisti non si sono fatti mancare proprio nulla. 
Manco la benedizione divina. Protagonista della «santificazione» don Giulio Tam. Padre lefebvriano, è uno che ama definirsi «gesuita itinerante». I gesti che compie, le compagnie che frequenta (e non da poco tempo), le parole che dice, porterebbero «naturalmente» ad un'altra definizione, ma vabbé. È famoso per aver lanciato la «crociata del rosario» per la difesa della civiltà occidentale contro l'invasione islamica e per aver pregato pubblicamente contro la costruzione di una moschea. Per i suoi decisi attacchi contro la «deriva di sinistra» di Gianfranco Fini (una volta disse che «il fascismo fu portatore anche di modernità, Mussolini pur nel contesto di un regime diede messaggi di libertà e spiritualità che il vaticano dovrebbe ricordare» e che l'attuale presidente della Camera «si è venduto rinnegando la tradizione, la terza via che superava liberalismo e comunismo»). Indimenticabili suoi sermoni ai raduni dei vari gruppuscoli della destra estrema italiana (tanto da essersi meritato il nomignolo di «Tam-tam» dell'odio razziale). 
Bene, con un così «meritevole» curriculum alle spalle, lo scorso sabato il «buon pastore d'anime» (famose le sue prediche in cui incita i fedeli a «buttarsi come lupi in mezzo agli agnelli, alla faccia della carità cristiana) ha aggiunto un «nuovo grano» al suo singolare rosario. Camicia nera (con colletto bianco come vuole la «divisa» talare ufficiale), braccio alzato a salutare romanamente i camerati che marciavano per le vie di Bergamo, don Giulio Tam ha sfilato in testa al corteo di Forza Nuova accanto al segretario nazionale Roberto Fiore, al coordinatore nazionale Paolo Caratossidis e al responsabile provinciale Dario «Astipalio» Macconi. E, a quanto pare, a suo perfetto agio. Quasi a dimostrare la veridicità di un vecchio detto anticlericale che recita che «l'abito scuro dei preti è solamente una camicia nera un po' più lunga, nulla più».
Anche perché, giusto per far sentire a casa un «nostalgicone» come il «gesuita itinerante» Giulio Tam, i forzanovisti sabato scorso ci hanno messo del loro. Accompagnati, meglio dire protetti, da un folto cordone di polizia che, dopo averli lasciati sfilare tranquillamente, non ha trovato niente di meglio da fare che andarsene in giro per la città a prendere a manganellate gli antifascisti che avevano organizzato un presidio per protestare contro l'apertura della sede di Forza Nuova e portandone una sessantina in questura e nella caserma dei carabinieri. L'olezzo di ventennio si diffondeva ovunque, grazie all'ammasso di paccottiglia neo-vetero-fascista che faceva bella mostra di sé: schierati come una perfetta falange romana, i circa duecento figuri arrivati da un po' tutto il nord Italia hanno marciato per le vie della città come in una vera parata militare. Con caschi, ben «adornati» da svastiche, croci celtiche e scritte «per l'onore dell'Italia», e bastoni in mano. Aizzati dai loro «capetti», i camerati hanno alzato più e più volte le loro braccia tese nel saluto romano, e lanciato «beneauguranti» «boia chi molla», intervallati da più teutonici «Sieg Heil». Tutto questo, per la gioia di don Giulio Tam. E nell'indifferenza del loro coordinatore provinciale Dario Macconi che ancora due giorni fa negava che durante la manifestazione del suo movimento ci fossero state braccia tese, inni fascisti e ciarpame vario. Anzi, i video e le fotografie che dimostravano l'accaduto erano senz'altro «fotomontaggi» o immagini prese ad arte da altri cortei e modificati per buttare discredito sui suoi «bravi» camerati. Che ora però dovranno rispondere alle denunce che verranno presentate nei loro confronti per aver sfilato con caschi e bastoni. Dario «Astipalio» Macconi si dovrà invece semplicemente difendere da una ben più leggera accusa, quella di non aver mai detto a suo padre, presidente provinciale di Alleanza nazionale, il suo «nomignolo» di battaglia. Tanto da metterlo in imbarazzo davanti ai giornalisti che gli chiedevano se fosse suo figlio. Lui, Macconi padre, prima ha negato, poi ha ammesso: «Non sapevo usasse quel nomignolo». Che, in ogni caso, dimostra «il suo animo romantico» (Astipales è un'isola dell'Egeo ndr). Proprio romantico girare per Bergamo con un mucchio di teste rasate che inneggiano al duce. 


Chi è don Giulio Tam, il Williamson italiano

di Paola Bonatelli

Messe per la Rsi e comizi

Se la Santa Sede ha avuto il suo daffare con Richard Williamson, il vescovo lefebvriano che Benedetto XVI ha riabilitato per poi "scoprire" che è un negazionista, cosa dirà di questo "padre" Giulio Maria Tam che partecipa con Roberto Fiore al corteo di Forza Nuova a Bergamo? Certo il soggetto, dopo aver militato in Alleanza Cattolica, l'associazione ispirata ad una delle formazioni integraliste cattoliche più potenti (e pericolose), la brasiliana Tfp-Tradizione, Famiglia e Proprietà, è entrato in seminario a Ecöne (fondato da Lefebvre) e lì ha preso i voti. Quindi in pratica non è neanche un prete vero, o almeno non del tutto. Nel 2000, dopo vari anni di peregrinazioni attraverso il pianeta spesi a portare il messaggio dei nostalgici della battaglia di Lepanto, è riuscito a farsi buttar fuori persino dalla Fraternità di san Pio X, era troppo nero anche per loro.
A sua discolpa si potrebbe portare il fatto di essere nipote di Angela Maria Tam, terziaria domenicana e ausiliaria della Repubblica di Salò, fucilata dai partigiani alla fine della guerra. Comunque, nonostante tutto, Giulio Maria continua a dir messa, preconciliare naturalmente, e a fare anche di peggio. Su di lui ci sono paginate di Google, che rimandano sia ad interessanti cronache di iniziative a cui il Tam ha partecipato che ad illuminanti video che circolano su You Tube. Il nostro viene immortalato mentre partecipa ai convegni di Forza Nuova, dice messa intonando "Il canto del legionario" in diverse occasioni - dalla commemorazione dei caduti della Repubblica sociale (Rometta, Messina, agosto 2007) alle cerimonie in ricordo della quarantina di militi fucilati a Rovetta dai partigiani nel 1945 - e arringa "il popolo" nei comizi elettorali sempre per Forza Nuova (Chieti, 29 marzo 2008). 
Non è un negazionista, o almeno non tratta questo tipo di temi. La sua virulenta battaglia è tutta contro l'Islam e i liberal-comunisti, ossia i laici liberali e gli atei marxisti, che hanno distrutto i valori della civiltà cristiana, permettendo che leggi come quelle sul divorzio e sull'aborto minassero la famiglia naturale, composta da uomo e donna. Per non parlare dell'omosessualità e della pretesa dei gay di adottare bambini, una mostruosità concessa in Spagna dal centrosinistra e in Olanda dal centrodestra. Non c'è da stupirsi, dunque, se Giulio Maria Tam va a braccetto coi forzanovisti alle manifestazioni. Quello è il suo ambiente di riferimento, gli otto comandamenti di Forza Nuova - tra cui lotta all'aborto, lotta a favore della famiglia, lotta all'immigrazione, ristabilimento del cattolicesimo come religione di stato - sono diventati anche i suoi. Del resto, come dimostrano le recenti vicende legate non solo al vescovo Williamson ma anche a "don" Floriano Abrahamovicz, altro religioso che ha fatto scandalo con le sue dichiarazioni sulle camere a gas naziste, l'ambiente del tradizionalismo cattolico e dei suoi legami con l'estrema destra e, al Nord, anche con la Lega, è un mondo ancora in parte da scoprire. Il guaio è che, a parte i Tam di turno con i loro proclami al limite della legalità, dove amministra la Lega accade spesso che gli integralisti cattolici accedano a cospicui finanziamenti per iniziative di dubbio gusto e utilità. Per fare un esempio, a Verona succede per una manifestazione spacciata come storica, la rivisitazione delle Pasque Veronesi, sommossa antinapoleonica del 1797. Organizzata da gruppi tradizionalisti locali, l'iniziativa ha visto negli anni scorsi la presenza del fior fiore non solo dei nostalgici delle Crociate ma anche dei neonazisti. Con la pretesa di occupare le piazze il 25 aprile, giorno per loro dedicato a san Marco.