www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 30-06-09 - n. 280
da Calendario del Popolo, luglio 1949
A sessanta anni dalla morte
trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Gloria eterna a Giorgio Dimitrov eroico combattente per il socialismo
Il nome di Giorgio Dimitrov è e rimarrà indissolubilmente legato a un grande e glorioso periodo di lotte per la civiltà e il progresso, per la libertà e l'indipendenza dei popoli: al periodo dell'unione di tutte le forze democratiche e socialiste nella lotta per l'abbattimento del fascismo. Per i lavoratori, per i democratici di tutto il inondo, Dimitrov è, prima di tutto, il vincitore del processo di Lipsia, l'uomo che a Lipsia mise il nazismo in stato d'accusa dinanzi alla coscienza democratica e socialista internazionale. Prima di Lipsia, questo rivoluzionario, questo capo della classe operaia bulgara aveva acquistato fama anche fuori del suo paese, nel movimento operaio internazionale, per la parte avuta nell'insurrezione del settembre 1923 contro il governo di Zankov, per la sua condanna a morte, per il suo esilio operoso. A Lipsia, il suo nome divenne una bandiera per le forze progressive di tutti i paesi.
Il processo di Lipsia coincise con un momento di svolta della situazione internazionale. La vittoria del nazismo in Germania fu un grave colpo per le forze della democrazia e della pace, un colpo che, nel giro di pochi anni, avrebbe avuto come conseguenza la seconda guerra mondiale, ma esso preparò anche il terreno a uno schieramento di forze rivoluzionarie e democratiche, vasto e potente come non era più stato possibile realizzare in nessun paese dopo il riflusso della ondata rivoluzionaria dell'altro dopoguerra. Si può dire che dal 1921 in poi, la classe operaia - tranne che nell'Unione Sovietica ed eccettuati alcuni momenti della rivoluzione cinese - aveva dovuto rinchiudersi in una difficile, penosa, logorante lotta difensiva, subire l'iniziativa della reazione, abbandonare all'avversario molte posizioni avanzate; ma nel 1932, un soffio potente aveva riaperto il cuore di milioni e milioni di uomini, di lavoratori, alla speranza, alla certezza della vittoria: nonostante l'ostilità, gli intrighi, i complotti, gli attacchi del mondo capitalistico, l'Unione Sovietica aveva attuato, in quattro anni, il primo piano quinquennale staliniano; il primo Stato proletario, sotto la guida di Stalin, si era affermato, in modo decisivo, come una grande potenza, aveva compiuto un passo gigantesco sulla via della sua trasformazione in un grande paese industriale, aveva gettato le basi della società socialista.
Le ripercussioni di questo fatto furono immense: era la prova tangibile che nonostante l'imperversare del fascismo e della reazione in Germania, in Italia e in altri paesi, l'iniziativa apparteneva storicamente alla classe operaia e ai suoi alleati. In breve volger di tempo, si registrarono numerosi avvenimenti significativi da questo punto di vista: l'esercito popolare cinese si mise alla testa della lotta contro gli invasori giapponesi; le forze popolari francesi, raggruppate attorno alla classe operaia, respinsero un attacco in forze del fascismo; la tendenza all'unità d'azione, al fronte unico e al fronte popolare cominciarono a prendere il sopravvento sulle tendenze scissionistiche e disgregatrici delle forze democratiche e popolari. Il processo di Lipsia si inserì in questo potente movimento, contribuì a svilupparlo e a determinare alcuni degli avvenimenti sopraccennati.
Quando Dimitrov comparve davanti ai suoi accusatori nazisti, la volontà di lotta contro il fascismo si rafforzava nella classe operaia, nelle masse popolari: Giorgio Dimitrov fu la voce e - si può dire - la personificazione di questa volontà. Nell'aula del tribunale nazista era rappresentato in una sintesi suggestiva, avvincente per la sua intensa drammaticità, il conflitto che si svolgeva in tutto il inondo: da una parte gli aguzzini nazisti forti della forza armata dello Stato hitleriano, di tutto l'apparato terroristico del fascismo tedesco, dell'appoggio della. reazione internazionale; dall'altra parte il rappresentante dei lavoratori, della coscienza democratica, apparentemente solo, inerme, in catene, ma forte della solidarietà dei lavoratori e degli uomini liberi di tutto il mondo e in primo luogo dell'Unione Sovietica. L'uomo apparentemente solo e inerme, dopo un'epica lotta, vinse la battaglia e questa vittoria ebbe un'immensa risonanza e vaste ripercussioni. Con la vittoria di Lipsia, si apre praticamente il periodo della unità d'azione, del fronte unico, del fronte popolare per la lotta contro il fascismo e la guerra, si inizia la controffensiva delle classi lavoratrici e delle forze democratiche, raggruppate attorno alla classe operaia.
Alla testa di questo grande movimento popolare non poteva esserci che il partito della classe operaia, l'Internazionale Comunista. E Dimitrov, dopo la vittoria di Lipsia, tenne, nelle sue mani esperte, il timone dell'Internazionale. La sua formazione di militante si era compiuta attraverso lunghi decenni di milizia nel movimento operaio bulgaro e precisamente, fin dall'adolescenza, in quel partito socialista degli e «stretti» (tesniaki), partito rivoluzionario che sempre si oppose fermamente al partito opportunista dei e «larghi» e che fu in tutte le fasi del suo sviluppo il più sensibile all'esempio del Partito bolscevico, tanto che nel 1919, quando prese il nome di Partito comunista e si affiliò alla III Internazionale, venne riconosciuto valido per i suoi iscritti, agli effetti dell'anzianità di partito, il periodo trascorso nelle file della II Internazionale. In quel partito, alla testa dei lavoratori bulgari, Dimitrov si era temprato come rivoluzionario, aveva rapidamente sviluppato le sue qualità di grande dirigente e capo della classe operaia bulgara.
Costretto nel 1923 a prendere la via dell'esilio, egli aveva continuato a guidare dall'estero il Partito comunista e il movimento operaio bulgaro, ma, ben presto, il campo della sua attività era diventato immensamente più vasto. A stretto contatto col Partito bolscevico, la mente e l'animo aperti agli insegnamenti del leninismo, sotto la guida diretta di Stalin, Dimitrov si avviava a grandi passi verso il suo completo sviluppo ideologico e politico. Quando fu arrestato a Berlino, egli era ormai uno dei migliori dirigenti dell'Internazionale Comunista.
A Lipsia, tutto il mondo ne ebbe la rivelazione e, qualche tempo dopo, al VII Congresso dell'Internazionale Comunista, la luminosa conferma: il vecchio operaio tipografo bulgaro, meritava pienamente di essere il segretario generale dell'Internazionale Comunista in uno dei periodi più ardui del movimento operaio e della lotta dei popoli per la libertà e per la pace. I due rapporti di Dimitrov e di Ercoli al VII Congresso, elaborati in stretta e continua collaborazione dai due relatori, suscitarono un immenso entusiasmo nel campo del movimento operaio e della democrazia, diedero un impulso potente all'organizzazione del fronte unico e del fronte popolare, crearono le condizioni per la vittoria del fronte popolare in Francia, per una potente ripresa della lotta di liberazione in Cina, per la gloriosa resistenza del popolo spagnolo durata più di due anni e mezzo, per l'intensificazione della lotta contro il fascismo in tutti i paesi.
Oggi si può dire, sulla base degli avvenimenti dell'ultimo decennio che la resistenza, la lotta partigiana, le vittoriose insurrezioni popolari contro il fascismo sono state preparate dalla politica tracciata dal VII Congresso dell'Internazionale Comunista. Dimitrov fu il grande e geniale animatore di quella politica, ne fu il realizzatore tenace, combattivo, paziente. Perciò la memoria di Giorgio Dimitrov rimarrà viva in eterno nella storia del movimento operaio di tutto il mondo, nella storia dei popoli.
Durante la guerra, la sua forte voce giungeva incitatrice, ricca di insegnamenti preziosi, attraverso la radio, ai combattenti della libertà che, in tutti i paesi, affrontavano gli aggressori e gli oppressori fascisti.
La sua grande e più ambita ricompensa fu certo di poter rientrare nella sua patria, liberata dall'oppressione domestica e straniera con l'aiuto degli eserciti del paese del socialismo, di fondare, con la sua opera e con la sua dottrina, alla testa del popolo bulgaro, il nuovo Stato popolare della Bulgaria, di aprire al suo popolo la via del socialismo, di difenderne con mano ferma le grandi conquiste.
Colpito durante la guerra da una tremenda sventura familiare, la quale aggravò repentinamente il male che da anni metteva a dura prova la sua fibra e che doveva portarlo a fine immatura, Giorgio Dimitrov ebbe il supremo conforto di veder coronata la sua opera dalla libertà del suo popolo, dallo schiacciamento del fascismo e dai passi giganteschi compiuti in tutto il mondo dalla causa del socialismo.