Lo stiamo dicendo da circa 15 anni, e da tempo è sotto agli occhi di tutti: il progetto politico - per il quale è stata tra l'altro bombardata la Jugoslavia nel 1999 e foraggiato il terrorismo razzista-secessionista dell'UCK - è la annessione all'Albania del Kosovo e degli altri territori balcanici con forte presenza albanese.
L'attuale premier di Tirana rivendica tale progetto pan-albanese, con esplicito riferimento sia al Kosovo che alle aree albanofone del Montenegro - "Tetova" e "Ciameria" seguiranno, con calma... Ma Osservatorio Balcani, che ce ne riferisce nell'articolo che riportiamo di seguito, minimizza: "E' difficile cogliere il senso razionale delle dichiarazioni di Berisha ... mai esistito un programma comune [di Albania e Kosovo; e comunque esso] non trova alcun sostegno internazionale ... l'unificazione non è mai stata presa sul serio". E così via.
In realtà non c'è niente di "difficile da capire", tutto è chiarissimo: lo era già ai tempi del secessionista-razzista Rugova, le attuali dichiarazioni di Berisha sono esplicite e pubbliche, gli appoggi internazionali sono anch'essi palesi - basti guardare a chi ha voluto riconoscere a tutti i costi questa "indipendenza kosovara" fondata su stragi ed apartheid.
Perciò, a non capire è solamente colui il quale non vuole capire oppure non vuole che gli altri capiscano: non capisce solamente chi è connivente, chi ha lavorato in tutti questi anni a massacrare i Balcani, demonizzando e vezzeggiando gli uni o gli altri secondo precise finalità di distruzione e di dominio. Ma i lettori di Osservatorio Balcani non sono degli sciocchi, ed il dibattito si è subito aperto sulla questione reale, cioè la questione della Grande Albania:
(commento a cura di Italo Slavo)
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L'unificazione
24.08.2009 Da Tirana, scriveIl premier albanese Berisha in un'intervista in Kosovo rilancia l'idea dell'unificazione tra tutti gli albanesi. Ma pochi gli prestano attenzione in patria, ritenendo si sia spinto troppo in là assecondando quelli che in Albania vengono considerati come i cliché del patriottismo kosovaro
“L'unificazione della nazione è una priorità per i politici del Kosovo e dell'Albania, non importa chi stia al potere” ha dichiarato Sali Berisha in un'intervista a Tv Klan Kosova. Le posizioni espresse nel corso dell'intervista - per quanto ambigue - potrebbero ora far sorgere forti dubbi sulla coerenza politica dell'Albania e sulla pretesa del premier albanese nel voler proclamare il paese un fattore di pace e stabilità nei Balcani.
L'intervista è stata rilasciata a metà agosto, presso la sede kosovara dell'albanese TV Klan, e in seguito è stata pubblicata dal quotidiano di Tirana “Koha Jone”, entrambi media fedelissimi al PD di Berisha. L'intervista in cui il premier parlava con evidente pathos dell'unificazione nazionale, è stata pronunciata dopo che il premier albanese si è visto protagonista di una polemica che ha avuto luogo in Kosovo, animata principalmente da diversi analisti di Pristina, che accusavano Berisha di intromettersi nella politica kosovara. Negli ultimi mesi, anche per scopi elettorali, i rapporti politici tra i due paesi si sono intensificati notevolmente, e il premier albanese ha organizzato numerosi incontri sia con il suo omologo kosovaro Hashim Thaçi, sia con con il leader dell'opposizione Ramush Haradinaj.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso nei rapporti tra Tirana e Pristina è stata una dichiarazione di Berisha a favore del leader dell'LDK, Hashim Thaçi, riguardo le prossime elezioni kosovare previste per il 14 novembre.
Il fatto che Berisha si sia schierato pubblicamente a fianco di una delle forze politiche kosovare non passa senza conseguenze in Kosovo, dato che Berisha è un leader molto amato e influente presso i kosovari. La dichiarazione in seguito è stata corretta, eliminando la parte della preferenza per il partito di Thaçi, e soprattutto dall'atteggiamento successivo di Berisha: gli incontri molto affettuosi con Ramush Haradinaj hanno infatti riportato alla ribalta la mentalità pragmatica del premier e l'obiettivo di mantenere invariati i rapporti attuali tra i due paesi. Sembrerebbe questo il motivo principale dell'intervista.
Ma probabilmente il premier si è spinto troppo in là assecondando quelli che in Albania vengono considerati come i cliché del patriottismo kosovaro da rispettare quando si interloquisce con gli albanesi d'oltre confine.
“Dopo l'indipendenza del Kosovo, e dopo l'integrazione alla Nato dell'Albania, l'obiettivo comune di Tirana e di Pristina è l'unificazione della nazione, nel senso dell'abolizione dei confini, e dell'incentivazione degli scambi economici” ha affermato Berisha. “L'unificazione della nazione è un progetto comune, ed una priorità sia dei politici di Tirana sia di quelli di Pristina. Far alterare tale obiettivo dalla rotazione del potere è qualcosa di molto primitivo” ha continuato il premier, sottolineando che i rapporti tra lui e tutti i leader kosovari sono “ottimi, e fraterni”.
E' difficile cogliere il senso razionale delle dichiarazioni di Berisha, al di là della retorica patriottica che domina da mesi nei discorsi pubblici del premier. “Io e il premier Hashim Thaçi faremo in modo che gli albanesi si sentano uguali, in Albania e in Kosovo, che i kosovari che vengono in Albania in vacanza non si sentano diversi, dobbiamo superare le differenze che si sono create da una così lunga separazione” ha continuato Berisha.
Definendo l'unificazione nazionale come un “progetto comune” e una “priorità”, ma allo stesso tempo premettendo che “non si tratta di ledere alla sovranità né del Kosovo, né dell'Albania” il discorso di Berisha è stato molto ambiguo, lasciando ampio spazio alle interpretazioni. E' stato poco chiaro innanzitutto cosa intendesse il premier con “unificazione nazionale”, mentre allo stesso tempo parlava del concetto europeo di abolizione dei confini, da chiedere anche al Montenegro.
Probabilmente perché pronunciato in piena estate, sono state pressoché nulle le reazioni degli analisti e dei politici di Tirana e di Pristina. Sono arrivate invece due note di protesta dalle cancellerie di Belgrado e di Podgorica, che considerano quanto pronunciato da Berisha una provocazione, che minaccia la sovranità e l'integrità territoriale dei due vicini. Altrettanto tempestive sono state le reazioni della Tirana ufficiale, che diversamente dalle dichiarazioni patriottiche ed emotive del premier, sembrava aver recuperato la posizione ufficiale dell'Albania che vuole garantire la pace e la stabilità nei Balcani, in favore dell'integrazione all'Ue di tutta la regione.
L'intervista di Berisha è stato il primo caso in cui un leader albanese abbia menzionato così esplicitamente l'unificazione nazionale, in termini di progetti e priorità nazionale, mentre dalla proclamazione dell'indipendenza del Kosovo i leader albanesi da entrambe le parti del confine si sono adoperati a smentire ogni ipotesi che si avvicinasse a qualsiasi forma di unificazione tra Kosovo e Albania, definendo l' “Albania etnica” e l'unificazione “un fantasma inventato da Belgrado a fini propagandistici”. Tanto meno è mai esistito un programma comune, e non è chiaro a cosa aspiri il premier albanese con le sue dichiarazioni.
La sorprendente mancanza di reazioni in Albania, mentre l'argomento merita dibattito, potrebbe far pensare che gli albanesi abbiano considerato le posizioni espresse da Berisha, una delle sue gaffe poco riflettute che poi lasciano il tempo che trovano. Mentre l'unificazione nazionale sia in Kosovo che in Albania rimane una convinzione di una minoranza irrisoria che non viene tradotta nelle posizioni ufficiali di Tirana o di Pristina, e che soprattutto non trova alcun sostegno internazionale.
Lo stesso premier in una dichiarazione di pochi mesi fa considerava irrealistica l'unificazione panalbanese, considerandola possibile solo da un punto di vista europeista, di abbattimento di barriere burocratiche e di intensificazione degli scambi economici. Dopo la proclamazione dell'indipendenza del Kosovo, sono stati fatti enormi passi avanti in questo senso. Il Kosovo è diventato parte del discorso politico interno albanese in occasione dell'inaugurazione dell'autostrada Durrës-Kukës, definita anche come la strada dell'unificazione nazionale.
Inoltre negli ultimi mesi sono state diverse le iniziative mosse da parte del governo albanese all'insegna dell'avvicinamento dei due paesi, tra cui l'eliminazione dei dazi doganali, e anche la promessa ufficiale della costruzione di un porto sulla costa adriatica di Velipojë nell'Albania settentrionale, per poi concederlo al Kosovo. Numerose televisioni di Tirana hanno aperto le loro sedi a Pristina, e sempre più spesso i kosovari affermano che “non c'è ditta di Tirana che non abbia un ufficio a Pristina”.
Ma l'unificazione non è mai stata presa sul serio, e nella fase in cui si trova attualmente la regione, tutti i leader albanesi concordano sul fatto che una tale ipotesi sembra a dir poco irrealistica. D'altronde lo stesso premier affermava in un'intervista precedente: “I kosovari hanno lottato per ottenere uno stato indipendente, non per unificarsi con l'Albania”. Rimane da verificare nei prossimi mesi se nel frattempo abbia cambiato idea.
L'intervista è stata rilasciata a metà agosto, presso la sede kosovara dell'albanese TV Klan, e in seguito è stata pubblicata dal quotidiano di Tirana “Koha Jone”, entrambi media fedelissimi al PD di Berisha. L'intervista in cui il premier parlava con evidente pathos dell'unificazione nazionale, è stata pronunciata dopo che il premier albanese si è visto protagonista di una polemica che ha avuto luogo in Kosovo, animata principalmente da diversi analisti di Pristina, che accusavano Berisha di intromettersi nella politica kosovara. Negli ultimi mesi, anche per scopi elettorali, i rapporti politici tra i due paesi si sono intensificati notevolmente, e il premier albanese ha organizzato numerosi incontri sia con il suo omologo kosovaro Hashim Thaçi, sia con con il leader dell'opposizione Ramush Haradinaj.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso nei rapporti tra Tirana e Pristina è stata una dichiarazione di Berisha a favore del leader dell'LDK, Hashim Thaçi, riguardo le prossime elezioni kosovare previste per il 14 novembre.
Il fatto che Berisha si sia schierato pubblicamente a fianco di una delle forze politiche kosovare non passa senza conseguenze in Kosovo, dato che Berisha è un leader molto amato e influente presso i kosovari. La dichiarazione in seguito è stata corretta, eliminando la parte della preferenza per il partito di Thaçi, e soprattutto dall'atteggiamento successivo di Berisha: gli incontri molto affettuosi con Ramush Haradinaj hanno infatti riportato alla ribalta la mentalità pragmatica del premier e l'obiettivo di mantenere invariati i rapporti attuali tra i due paesi. Sembrerebbe questo il motivo principale dell'intervista.
Ma probabilmente il premier si è spinto troppo in là assecondando quelli che in Albania vengono considerati come i cliché del patriottismo kosovaro da rispettare quando si interloquisce con gli albanesi d'oltre confine.
“Dopo l'indipendenza del Kosovo, e dopo l'integrazione alla Nato dell'Albania, l'obiettivo comune di Tirana e di Pristina è l'unificazione della nazione, nel senso dell'abolizione dei confini, e dell'incentivazione degli scambi economici” ha affermato Berisha. “L'unificazione della nazione è un progetto comune, ed una priorità sia dei politici di Tirana sia di quelli di Pristina. Far alterare tale obiettivo dalla rotazione del potere è qualcosa di molto primitivo” ha continuato il premier, sottolineando che i rapporti tra lui e tutti i leader kosovari sono “ottimi, e fraterni”.
E' difficile cogliere il senso razionale delle dichiarazioni di Berisha, al di là della retorica patriottica che domina da mesi nei discorsi pubblici del premier. “Io e il premier Hashim Thaçi faremo in modo che gli albanesi si sentano uguali, in Albania e in Kosovo, che i kosovari che vengono in Albania in vacanza non si sentano diversi, dobbiamo superare le differenze che si sono create da una così lunga separazione” ha continuato Berisha.
Definendo l'unificazione nazionale come un “progetto comune” e una “priorità”, ma allo stesso tempo premettendo che “non si tratta di ledere alla sovranità né del Kosovo, né dell'Albania” il discorso di Berisha è stato molto ambiguo, lasciando ampio spazio alle interpretazioni. E' stato poco chiaro innanzitutto cosa intendesse il premier con “unificazione nazionale”, mentre allo stesso tempo parlava del concetto europeo di abolizione dei confini, da chiedere anche al Montenegro.
Probabilmente perché pronunciato in piena estate, sono state pressoché nulle le reazioni degli analisti e dei politici di Tirana e di Pristina. Sono arrivate invece due note di protesta dalle cancellerie di Belgrado e di Podgorica, che considerano quanto pronunciato da Berisha una provocazione, che minaccia la sovranità e l'integrità territoriale dei due vicini. Altrettanto tempestive sono state le reazioni della Tirana ufficiale, che diversamente dalle dichiarazioni patriottiche ed emotive del premier, sembrava aver recuperato la posizione ufficiale dell'Albania che vuole garantire la pace e la stabilità nei Balcani, in favore dell'integrazione all'Ue di tutta la regione.
L'intervista di Berisha è stato il primo caso in cui un leader albanese abbia menzionato così esplicitamente l'unificazione nazionale, in termini di progetti e priorità nazionale, mentre dalla proclamazione dell'indipendenza del Kosovo i leader albanesi da entrambe le parti del confine si sono adoperati a smentire ogni ipotesi che si avvicinasse a qualsiasi forma di unificazione tra Kosovo e Albania, definendo l' “Albania etnica” e l'unificazione “un fantasma inventato da Belgrado a fini propagandistici”. Tanto meno è mai esistito un programma comune, e non è chiaro a cosa aspiri il premier albanese con le sue dichiarazioni.
La sorprendente mancanza di reazioni in Albania, mentre l'argomento merita dibattito, potrebbe far pensare che gli albanesi abbiano considerato le posizioni espresse da Berisha, una delle sue gaffe poco riflettute che poi lasciano il tempo che trovano. Mentre l'unificazione nazionale sia in Kosovo che in Albania rimane una convinzione di una minoranza irrisoria che non viene tradotta nelle posizioni ufficiali di Tirana o di Pristina, e che soprattutto non trova alcun sostegno internazionale.
Lo stesso premier in una dichiarazione di pochi mesi fa considerava irrealistica l'unificazione panalbanese, considerandola possibile solo da un punto di vista europeista, di abbattimento di barriere burocratiche e di intensificazione degli scambi economici. Dopo la proclamazione dell'indipendenza del Kosovo, sono stati fatti enormi passi avanti in questo senso. Il Kosovo è diventato parte del discorso politico interno albanese in occasione dell'inaugurazione dell'autostrada Durrës-Kukës, definita anche come la strada dell'unificazione nazionale.
Inoltre negli ultimi mesi sono state diverse le iniziative mosse da parte del governo albanese all'insegna dell'avvicinamento dei due paesi, tra cui l'eliminazione dei dazi doganali, e anche la promessa ufficiale della costruzione di un porto sulla costa adriatica di Velipojë nell'Albania settentrionale, per poi concederlo al Kosovo. Numerose televisioni di Tirana hanno aperto le loro sedi a Pristina, e sempre più spesso i kosovari affermano che “non c'è ditta di Tirana che non abbia un ufficio a Pristina”.
Ma l'unificazione non è mai stata presa sul serio, e nella fase in cui si trova attualmente la regione, tutti i leader albanesi concordano sul fatto che una tale ipotesi sembra a dir poco irrealistica. D'altronde lo stesso premier affermava in un'intervista precedente: “I kosovari hanno lottato per ottenere uno stato indipendente, non per unificarsi con l'Albania”. Rimane da verificare nei prossimi mesi se nel frattempo abbia cambiato idea.