Cara "Liberazione", volevo segnalare ai compagni la lettura del libro "La Divisione Partigiana Garibaldi. Montenegro 1943-1945" editrice Mursia, Milano 1981. Una pagina di storia unica e straordinaria che penso pochi conoscano. Qualche giorno dopo l'otto settembre 1943 in Montenegro due divisioni italiane, la Venezia e la Taurinense, mandate nel 1941 dal regime fascista a occupare quella regione, si ribellano agli ordini del gen. Renzo Dalmazzo, comandante la nona armata, e decidono di combattere accanto ai partigiani iugoslavi. L'autore del volume fu capo ufficio amministrativo della Divisione Venezia e partecipò a tutto il periodo della guerra e poi della liberazione in Montenegro. L'ordine del gen. Dalmazzo era di abbandonare armi e fortificazioni nelle mani dell'esercito nazista e trasferirsi verso nord-est affrontando una marcia di 100 chilometri in territorio di guerra dove operavano, oltre ai nazifascisti, formazioni armate nazionaliste, cetnici e ustascia. Un ordine che rappresentava un vero e proprio tradimento e un suicidio che i soldati non potevano accettare. L'ultimo dei tanti atti di assoluto disprezzo e umiliazione che gli alti comandi militari italiani e tedeschi avevano inflitto alla truppa. Tuttavia neanche la minaccia di essere giudicati dal tribunale marziale tedesco potè costringere i soldati a eseguire quell'ordine. Sulla decisione di allearsi con i partigiani influirono anche il disgusto per le stragi nazifasciste delle popolazioni montenegrine e il fatto che numerosi fra soldati e ufficiali di basso grado erano antifascisti. Molti altri venivano da famiglie che si erano opposte all'intervento del 1915, altri ancora avevano fatto parte delle Leghe operaie e contadine. Fu così, come racconta l'autore, che il 13 settembre alle «ore 22,15 lasciamo il comando divisione per raggiungere il comando partigiano a Cevo; uscendo da Danilovgrad in autocarretta superiamo un posto di blocco tedesco sistemato con cavalli di frisia sfondandoli ad alta velocità, i tedeschi non sparano. Ore 22,30 incontriamo un gruppo di partigiani; diciamo che stiamo andando al loro comando; ci lasciano passare. Ore 23 fermati da un gruppo di cetnici; dopo lungo tergiversare con il tenente Sabalich ci lasciano passare. Ore 23.30 fermati da una sentinella partigiana, "Stoj", e da un masso di roccia per interruzione stradale; abbandonata l'autocarretta, la sentinella ci accompagna. Ore 24 raggiungiamo a Cevo il comando di Nikola Popovic». Per quasi due anni la Divisione combattè fino alla liberazione di tutto il Montenegro, avvenuta nel gennaio 1945. Nel marzo dello stesso anno iniziò il rientro in Italia e il 27 aprile, a due giorni dalla liberazione italiana venne sciolta dallo Stato Maggiore diventando Reggimento Garibaldi. Il contributo dato dalla divisione partigiana Garibaldi alla guerra di Liberazione fu anche di 2.190 morti, 7.931 feriti, 7.291 dispersi.
Michele Addonizio via e-mail
6509 l'8 settembre e la Divisione Italiana Partigiana Garibaldi
Da: Comitato Antifascista e per la memoria storica - Parma comitatoantifasc_pr @ alice.it
Oggetto: l'8 settembre e la Divisione Italiana Partigiana Garibaldi
Data: 08 settembre 2009 20:26:10 GMT+02:00
Fra le tante gesta patriottiche e antifasciste compiute l'8 settembre '43 e in seguito per la liberazione da tedeschi e fascisti ricordiamo la scelta di migliaia di soldati italiani all'estero di unirsi ai partigiani e alla Resistenza. Fra questi soldati, coloro che in Jugoslavia l'indomani dell'8 settembre diedero vita alla "Divisione Italiana Partigiana Garibaldi" la quale combattè a fianco della Resistenza jugoslava per diciotto mesi, fino al marzo '45. In proposito uno scritto su Liberazione di oggi.
Liberazione, 8 settembre 2009
Memoria, l'8 settembre e la brigata Garibaldi