Appello per la protezione delle minoranze serbe e dei monasteri ortodossi in Kosovo e Metohija 

L’annunciata drastica riduzione del contingente Kfor (compresa la prevista diminuzione del contingente italiano da duemila unità a cinquecento), attuata in risposta alle richieste Usa di un maggiore impegno nella guerra in Afghanistan, rischia di alimentare ulteriormente il dramma che da oltre un decennio vivono le popolazioni di Kosovo e Metohija, che in questo modo si vedrebbero abbandonate al proprio destino. 
Preoccupati della sorte dei villaggi serbi che da più di dieci anni vivono sotto protezione, isolati, ghettizzati, minacciati dalle frange estremiste e violente del terrorismo ex Uck oggi al potere… preoccupati per la sorte dei monasteri ortodossi, patrimonio culturale dell’umanità intera, la cui distruzione è stata tentata e realizzata con la perdita definitiva di circa 150 monasteri della regione… con la reale possibilità che un popolo intero, che da secoli abita il Kosovo e Metohija scompaia definitivamente dalla propria terra, ci appelliamo: 
a personalità della politica, della cultura, dell’arte e a tutte quelle associazioni del pacifismo militante, che da anni si sono impegnate per ristabilire la verità storica di quanto accaduto nella ex Jugoslavia e in Kosovo e Metohija, in totale contrasto con quanti hanno di fatto cooperato al distacco definitivo del Kosovo dalla Serbia e della comunità serba dal Kosovo, affinché: 
- di fronte alla situazione venutasi a creare in questi anni nel Kosovo e Metohija, di fatto controllato e governato da clan malavitosi retti da ex criminali di guerra che hanno impedito lo sviluppo di ogni possibilità di dialogo fra le parti in causa, l’Italia faccia un passo indietro e si pronunci contro la proclamazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, in questi giorni in discussione presso la Corte di Giustizia internazionale; 
- si denunci con forza che in questo momento storico, senza che si siano realizzate le condizioni minime e sufficienti a preparare il terreno per un ritiro totale delle truppe, la drastica diminuzione del contingente italiano in Kosovo e Metohija, posto a garanzia della minoranza serba e dei monasteri Ortodossi, abbandonerà a se stesse tutte le realtà “resistenti” nella regione, fatte di villaggi abitati da serbi e poche altre etnie (compresi quegli albanesi non collusi con mafia e terrorismo), da monasteri e cimiteri ortodossi, patrimonio culturale e artistico dell’umanità; 
- si lavori affinché tutte le parti in gioco nel Kosovo, comprese le confessioni religiose, tornino a recitare il proprio fondamentale ruolo nel rispetto dei diritti di tutti; 
- si arrivi alla istituzione di una commissione internazionale che verifichi la situazione delle proprietà abbandonate dalla popolazione serba in fuga, per poi procedere alla restituzione del patrimonio ai profughi, perché questi possano rientrarne in possesso, smascherando chi se ne è illegalmente impossessato. 
Tutto questo perché si possa restituire il territorio del Kosovo e Metohija a tutti coloro che, da sempre, in quel territorio hanno convissuto. 
A nostro avviso, il ruolo dell’Italia potrà tornare determinante, come lo fu per la sciagurata scelta dell’intervento armato. E, per una volta, potremo essere d’accordo. 

primi firmatari dell'appello: Un Ponte per…; Lidia Campagnano; Marco Santopadre (direttore Radio Città Aperta); Riccardo Pilato (Zastava Brescia); Matteo Calamandrei; Bruno Maran (Padova); Ivan Pavicevac; Milca Ostojic (corrispondente stampa serba); Chiara e Alessandra Di Giorgio; Stefano Giuseppe Magni; Stefano Bacchetta.

Modulo di adesione alla petizione: http://www.unponteper.it/sostienici/petizione.php