(english / italiano)

La NATO: quanto costa, a che cosa (non) serve

1) Manovra di guerra. Tagli agli stipendi e comprano armi

2) Assassini israeliani, NATO e Afghanistan / Israeli Murders, NATO and Afghanistan 


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Fuori dai ministeri, tra gli statali che da qui ai prossimi tre anni dovranno sacrificare i loro stipendi per versare allo Stato 5 miliardi di euro contro la crisi, il grido pacifista si è già fatto largo: «Vendessero i cacciabombardieri di La Russa». In realtà più che di vendere si tratterebbe di non acquistarne di nuovi. Idea tutt’altro che peregrina. È quello che sta decidendo di fare la Germania in queste ore, per dire. Il Pd stima che si potrebbero risparmiare almeno 2 miliardi l’annoOvvero sei miliardi nei tre anni su cui opera la manovra. Una stima prudenziale, visto che la spesa in armamenti si aggira intorno ai 3,5 miliardi l’anno.
Nella manovra finanziaria di Tremonti, però, di tagli agli armamenti non ne troverete traccia. E sì che in programma il governo italiano non ha solo l’acquisto di nuovi cacciabombardieri. Sul bilancio dello stato, al momento, incombono ben 71 programmi di ammodernamento e riconfigurazione di sistemi d’arma, che ipotecano la spesa bellica da qui al 2026. Tutti passati inosservati sotto lo sguardo vigile del ministro dell’Economia.
Cifre astronomiche
Eppure parliamo di cifre astronomiche, che il governo si è impegnato a versare all’industria bellica per acquistare una varietà incredibile di nuove armi. La lista è lunga. Prendiamo solo qualche esempio. Partiamo proprio dai cacciabombardieri. Programma di ammodernamento numero 65. Un piano faraonico, che impegna l’Italia a comprare dagli Usa 131 cacciabombardieri F-35. Aerei progettati per essere invisibili ai radar (solo che nel frattempo i radar si sono evoluti). Roba da guerra fredda. Solo nel triennio interessato dalla manovra appena varata l’acquisto programmato sulle casse dello stato per circa 2,5 miliardi di euro. Totale della spesa prevista da qui al 2026: 15 miliardi. Che si sovrappone per altro alla spesa per l’acquisto, già programmato, di 121 Eurofighter (80 sono stati già comprati e c’è ancora un’ultima tranche). Ma andiamo oltre. Al programma numero 67, per esempio. Si chiama «Forza Nec»: serve a dotare le forze armate di terra e da sbarco di un sistema assai sofisticato di digitalizzazione. Roba da Vietnam, ovvero da conflitti ad alta intensità – la guerra in Iraq era considerata a media intensità. Per ora siamo alla fase di progettazione, che da sola costa circa 650 milioni di euro. L’esborso finale, non ancora formalizzato, si aggirerà intorno agli 11-12 miliardi. Ma andiamo oltre. Passiamo ai sommergibili. Difficile prevedere una battaglia navale nel Mediterraneo che li richieda, eppure nella lista dei futuri armamenti non mancano due sommergibili di nuova generazione. Costo stimato: circa 915 milioni. Più della metà da versare già nei tre anni della manovra. Una cifra minore ma non per questo più sensata sarà spesa invece per comprare nuovi sistemi di contracarro di terza generazione: 120 milioni di euro.
Cifre da capogiro. Tanto che lo stato italiano fa fatica a stare dietro agli impegni presi. E l’industria bellica è costretta a ricorrere alle banche. Con il risultato che l’indebitamento fa lievitare ulteriormente i costi. Negli ultimi tre anni, l’Italia ha speso in armamenti circa 3,5 miliardi di euro l’anno. Una cifra destinata a lievitare, tanto più che nemmeno la manovra prova a scalfirla.
Una cifra molto opaca, secondo il Pd, che domani in Commissione difesa del senato presenterà una risoluzione per chiedere che il governo inizi a fare i conti con le armi e con i miliardi che i 71 fatidici programmi continuano a sottrarre al bilancio dello Stato. Sono tutti così indispensabili? Il Pd chiede di verificarne utilità, tempi d’attuazione e costi. E di adottare quella che definisce una «moratoria ragionata». Obiettivo: ottenere risparmi consistenti. E costringere il governo ad adeguare la spesa ai costi della crisi. E al modello di difesa adottato alla luce della Costituzione.
L’Italia ripudia la guerra, appunto. E però continua a buttare miliardi in armi, oltretutto (per fortuna) inutili. Negli ultimi 15 anni infatti le forze armate italiane sono state impegnate in 35 missioni di peacekeeping. «Ma se dobbiamo portare la pace, che ce ne facciamo dei bombardieri F-35?», osserva il capogruppo del Pd in Commissione Difesa, Gian Piero Scanu, primo firmatario della risoluzione, che illustrerà domani al senato: «Semmai – aggiunge – abbiamo bisogno di addestrare i militari, di provvedere alla manutenzione dei mezzi di trasporto che utilizzano».
Ecco appunto, di quelli invece la manovra si occupa: un taglio di quasi un miliardo in tre anni, che si aggiunge agli 1,5 miliardi di risparmi sul bilancio di esercizio già programmati dalla prima finanziaria del governo Berlusconi. Forse anche per questo quel grido d’allarme lanciato dal dipendente statale pacifista ormai comincia a diffondersi anche tra le forze armate. «Il rapporto difesa-industria va cambiato, ci sono costi e appetiti che lo rendono non ottimale, l’industria non può imporre ciò che vuole», ha denunciato pubblicamente lo stesso sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica, Maurizio Ludovisi.
«Fin qui il governo non ha ancora risposto: quale è il modello di difesa a cui finalizza la spesa?», osserva Roberta Pinotti, appoggiando l’iniziativa del capogruppo. «Non è che da domani debbano rientrare gli uomini in missione – spiega Achille Serra, vicepresidente della Commessioni -, ma spendiamo soldi per armi inutili ed è doveroso tagliare davanti alla crisi è doveroso».
06 giugno 2010
di Mariagrazia Gerinatutti

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ASSASSINI ISRAELIANI LA NATO E L’ AFGHANISTAN

DI CRAIG MURRAY*
craigmurray.org.uk

Ho lavorato per più di 20 anni, tra cui 6 anni in posizioni decisionali, al Ministero degli Esteri e Commonwealth del governo Inglese. Ho lavorato in 5 Paesi ed ho preso parte a 13 negoziazioni formali tra cui la Convenzione sulle Leggi Marittime delle Nazioni Unite ed a tutta una serie di trattati riguardanti le frontiere marittime. Ho lavorato come capo della sezione del Ministero Esteri facente parte della organizzazione multidipartimentale che controllava l’embargo del commercio delle armi verso Iraq.

Per natura sono una persona amichevole, aperta e che non si da arie, una persona che ha sempre avuto facilità ad andare d’accordo con la gente, probabilmente perché non mi prendo molto sul serio. Come risultato della mia carriera e del mio modo di essere ho molti amici, sia inglesi che stranieri, nel corpo diplomatico, nei servizi di sicurezza e nell’ambito militare.



Alcuni amici li ho persi quando ho lasciato il Ministero Esteri per problemi riguardanti l’uso della tortura, anche se molti, che ancora lavorano all’interno del ministero, mi hanno dimostrato la loro amicizia. Adesso sono noto come una persona a cui si può confidare le proprie lamentele anche perché, come ex, so come tenere una conversazione discreta e non intercettata.

La notte scorsa mi hanno detto qualcosa di molto interessante. Al quartier generale della NATO a Bruxelles sono molto demoralizzati. Tra i militari dei vari Paesi NATO è chiaro che un attacco ad una nave con bandiera di un Paese NATO in acque internazionali è qualcosa a cui la NATO come organizzazione è obbligata – legalmente obbligata in base ai termini del trattato costitutivo - a reagire.

Parliamoci chiaro: nessuno vuole o richiede un'azione militare contro Israele, però tutti sono d’accordo che, in teoria, un'azione militare dovrebbe essere discussa e che la NATO è obbligata a fare qualcosa praticamente per difendere la Turchia.

La ragione per cui è stata creata la NATO è che i membri devono mutuamente appoggiarsi a livello militare. C’è anche da ricordare che per i militari NATO la libertà in alto mare garantita dalla Convenzione sulle Leggi Marittime delle Nazioni Unite è un interesse vitale dell'Alleanza che i militari sono condizionati ad accettare in tutti i passi della loro carriera. 

La Turchia è stata estremamente intelligente a richiedere un'immediata riunione del comitato d’emergenza NATO come reazione all’attacco Israeliano. Questa reazione Turca è stata il motivo per cui il presidente Obama, dopo la sorprendente reazione all’attacco in cui ha evitato di nominare Israele, ha telefonato al presidente Turco Erdogan per esprimere il suo cordoglio per le vittime.

Ho parlato con due amici, di due diverse nazioni, che lavorano al quartier generale NATO che mi hanno indicato che vi sono altre ragioni oltre a quelle indicate per la depressione esistente. Uno di loro mi ha detto che al quartier generale NATO ‘sono molto tristi’ e l’altro mi ha detto che la situazione è ‘stressata - molto di più che durante l'invasione irachena’. 

Perché? Per coloro che sono al di fuori delle organizzazioni governative ed internazionali vi è la tendenza a vedere i dirigenti di tali istituzioni come tutti di un pezzo. Nella realtà in tali istituzioni si possono trovare moltissime persone molto intelligenti –e molto competitive- che rappresentano diversi interessi.

Ci sono profonde perplessità, soprattutto tra i militari, a proposito della missione Afgana, dato che non vi è segno di una diminuzione degli attacchi della resistenza Afgana e sembra non esserci una strategia chiaramente definita. I militari non sono stupidi e si rendono conto che il governo di Karzai è profondamente corrotto e che il cosiddetto ‘esercito nazionale afgano’ è formato quasi esclusivamente dai tradizionali nemici tribali dei Pashtuns. 

Molta gente sarebbe sorpresa dal livello di scetticismo che c’è nella NATO a proposito della teoria che occupare l'Afganistan aiuti a proteggere l’Occidente, in contrasto con la teoria che tale occupazione fa solamente aumentare il livello di rabbia islamica a livello mondiale. 

Questo è quello che sta causando nervosismo e tensione all’interno della NATO. L’organizzazione è impelagata in una missione in Afganistan che è grande, costosa e mal definita, che molti all’interno dell’organizzazione credono improduttiva rispetto ai termini di aiuto reciproco dell’alleanza. Tutte le istituzioni militari Europee stanno affrontando problemi finanziari mentre la crisi dovuta al debito pubblico colpisce il continente. L’unica cosa che mantiene insieme i partecipanti alla missione Afgana è la lealtà e l’appoggio agli USA.

Che mutuo supporto può dare la NATO che richiede impegni di carattere decennale, grandi spese e la perdita di vite umane per appoggiare gli USA quando la stessa organizzazione non può nemmeno fare un gesto di appoggio alla Turchia quando la Turchia è attaccata da un non-membro?? 

Persino i Paesi Est Europei non stanno appoggiando gli USA nella loro politica nei confronti di Israele. L’atmosfera che si respira all’interno della NATO a proposito di quello che sta succedendo è come di USA contro tutti gli altri. L’atteggiamento USA dentro la NATO viene descritto da un ufficiale superiore come ‘sorprendentemente arrogante – sembra che gli americani credano che non importi quello che pensano gli altri’. 

La domanda base a proposito della funzione della NATO sta agitando i cuori e le menti del personale non americano del quartier generale NATO. La NATO è veramente un'organizzazione di mutua difesa o è solo uno strumento della politica estera USA ?

La politica estera USA di appoggio incondizionato a Israele e occupazione militare dell’Afghanistan sta veramente difendendo l’Europa o sta mettendo a rischio il mondo infiammando i militanti islamici??

Lascio l’ultima parola ad un ufficiale superiore della NATO – che non è inglese: “tutti pensano che la posizione americana a proposito dell’attacco di Gaza sia un errore ed una mancanza di sensibilità umana, a parte gli americani. Però tutti già pensavano lo stesso a proposito della politica americana. L’incidente ha solo permesso alla gente di esprimere privatamente quanto pensano”. 

Craig Murray
Fonte: www.craigmurray.org.uk
Link: http://www.craigmurray.org.uk/archives/2010/06/israeli_murders.html
2.06.2010 



Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARCO CRESPI

*Diplomatico inglese, la cui carriera fu brutalmente stroncata quando denunciò l'uso sistematico della tortura (contro gli oppositori islamici) in Uzbekistan.


--- ENGLISH ---


June 2, 2010

Israeli Murders, NATO and Afghanistan

I was in the British Foreign and Commonwealth Office for over 20 years and a member of its senior management structure for six years, I served in five countries and took part in 13 formal international negotiations, including the UN Convention of the Law of the Sea and a whole series of maritime boundary treaties. I headed the FCO section of a multidepartmental organisation monitoring the arms embargo on Iraq.

I am an instinctively friendly, open but unassuming person who always found it easy to get on with people, I think because I make fun of myself a lot. I have in consequence a great many friends among ex-colleagues in both British and foregin diplomatic services, security services and militaries.

I lost very few friends when I left the FCO over torture and rendition. In fact I seemed to gain several degrees of warmth with a great many acquantances still on the inside. And I have become known as a reliable outlet for grumbles, who as an ex-insider knows how to handle a discreet and unintercepted conversation.

What I was being told last night was very interesting indeed. NATO HQ in Brussels is today a very unhappy place. There is a strong understanding among the various national militaries that an attack by Israel on a NATO member flagged ship in international waters is an event to which NATO is obliged - legally obliged, as a matter of treaty - to react.

I must be plain - nobody wants or expects military action against Israel. But there is an uneasy recognition that in theory that ought to be on the table, and that NATO is obliged to do something robust to defend Turkey.

Mutual military support of each other is the entire raison d'etre of NATO. You must also remember that to the NATO military the freedom of the high seas guaranteed by the UN Convention on the Law of the Sea is a vital alliance interest which officers have been conditioned to uphold their whole career. 

That is why Turkey was extremely shrewd in reacting immediately to the Israeli attack by calling an emergency NATO meeting. It is why, after the appalling US reaction to the attack with its refusal to name Israel, President Obama has now made a point of phoning President Erdogan to condole.

But the unhappiness in NATO HQ runs much deeper than that, I spoke separately to two friends there, from two different nations. One of them said NATO HQ was "a very unhappy place". The other described the situation as "Tense - much more strained than at the invasion of Iraq".

Why? There is a tendency of outsiders to regard the senior workings of governments and international organisations as monolithic. In fact there are plenty of highly intelligent - and competitive - people and diverse interests involved.

There are already deep misgivings, especially amongst the military, over the Afghan mission. There is no sign of a diminution in Afghan resistance attacks and no evidence of a clear gameplan. The military are not stupid and they can see that the Karzai government is deeply corrupt and the Afghan "national" army comprised almost exclusively of tribal enemies of the Pashtuns.

You might be surprised by just how high in Nato scepticism runs at the line that in some way occupying Afghanistan helps protect the west, as opposed to stoking dangerous Islamic anger worldwide.

So this is what is causing frost and stress inside NATO. The organisation is tied up in a massive, expensive and ill-defined mission in Afghanistan that many whisper is counter-productive in terms of the alliance aim of mutual defence. Every European military is facing financial problems as a public deficit financing crisis sweeps the continent. The only glue holding the Afghan mission together is loyalty to and support for the United States.

But what kind of mutual support organisation is NATO when members must make decades long commitments, at huge expense and some loss of life, to support the Unted States, but cannot make even a gesture to support Turkey when Turkey is attacked by a non-member?

Even the Eastern Europeans have not been backing the US line on the Israeli attack. The atmosphere in NATO on the issue has been very much the US against the rest, with the US attitude inside NATO described to me by a senior NATO officer as "amazingly arrogant - they don't seem to think it matters what anybody else thinks".

Therefore what is troubling the hearts and souls of non-Americans in NATO HQ is this fundamental question. Is NATO genuinely a mutual defence organisation, or is it just an instrument to carry out US foreign policy? With its unthinking defence of Israel and military occupation of Afghanistan, is US foreign policy really defending Europe, or is it making the World less safe by causing Islamic militancy?

I leave the last word to one of the senior NATO officers - who incidentally is not British:
"Nobody but the Americans doubts the US position on the Gaza attack is wrong and insensitve. But everyone already quietly thought the same about wider American policy. This incident has allowed people to start saying that now privately to each other."

Craig Murray is a former British Ambassador. He is also a former Head of the Maritime Section of the Foreign and Commonwealth Office. He negotiated the UK's current maritime boundaries with Ireland, Denmark (Faeroes), Belgium and France, and boundaries of the Channel Islands, Turks and Caicos and British Virgin Islands. He was alternate Head of the UK Delegation to the UN Preparatory Commission on the Law of the Sea. He was Head of the FCO Section of the Embargo Surveillance Centre, enforcing sanctions on Iraq, and directly responsible for clearance of Royal Navy boarding operations in the Persian Gulf.

Reviews of Craig Murray's War on Terror Memoir, "Murder in Samarkand" - published in the US as "Dirty Diplomacy":

"It really is a magnificent achievement" - Noam Chomsky
"A fearless book by a fearless man. Craig Murray tells the truth whether the "authorities" like it or not. I salute a man of integrity" - Harold Pinter

Posted by craig on June 2, 2010 7:18 AM in the category Palestine