Notizie dal movimento antimilitarista

1) APPELLO DELLA RETE NAZIONALE DISARMIAMOLI PER UN 4 NOVEMBRE ANTIMILITARISTA

2) Anche Bologna accoglie l'appello della Rete Nazionale Disarmiamoli! 

3) Appello: Giustizia ed equità per chi manifestò contro la guerra (sui fatti di Firenze del 13 maggio 1999)

4) I difensori dei diritti umani negli USA vittime di un'ondata repressiva senza precedenti

5) Vertice della NATO il 19-20 novembre a Lisbona
- Appello contro la NATO, in vista del suo vertice in Portogallo
- Il PC portoghese chiede al parlamento di rifiutare la nuova Concezione Strategica della NATO

6) Un miliardo e cento milioni di euro per un progetto da “guerre stellari”


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Iniziative a Bologna, Milano, Novara, Trieste, Pisa, Spoleto, Catania, Novara, Cameri... Per le info da tutte le città vedi su:

http://www.disarmiamoli.org/index.php?option=com_content&task=blogcategory&id=15&Itemid=99
 
TUTTE LE REALTA' CHE PROMUOVERANNO INIZIATIVE POSSONO INVIARE UNA MAIL A info@... 

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APPELLO DELLA RETE NAZIONALE DISARMIAMOLI PER UN 4 NOVEMBRE ANTIMILITARISTA.    

LA GUERRA È FINITA?

Il nostro paese ha espresso per decenni alti livelli di coscienza, capacità di reazione e mobilitazione intorno ai temi del no alla guerra e all’intervento militare in Iraq e Afghanistan, al militarismo ed al riarmo unici in tutto il mondo occidentale.
Sino a pochi anni fa le piazze si riempivano per dire  NO alle guerre di aggressione ed ai suoi sponsor, inchiodando alle proprie responsabilità governi di diverso posizionamento nell’emiciclo parlamentare.
 
A vedere l’Italia di oggi sembra siano passati anni luce da quelle grandi mobilitazioni.
Il tema della guerra viene costantemente distorto o espulso dal dibattito politico nazionale.
Quasi tutte le nuove espressioni del dissenso antiberlusconiano non annoverano tra le proprie parole d’ordine il no alla guerra ed alle missioni all’estero.  Le vertenze a difesa dei posti di lavoro e dei servizi sociali non evidenziano la stridente contraddizione tra i tagli al salario diretto ed indiretto e aumento esponenziale della spesa militare.
Una rimozione collettiva di tale portata troverebbe giustificazione in una effettiva diminuzione dei pericoli di conflitto nel mondo, quantomeno nell’area geografica prossima al nostro paese. Potrebbe essere giustificata da una diminuzione dei processi di militarizzazione dei territori e della vita sociale e culturale interna.

La realtà che ci circonda, le scelte politiche interne ed internazionali ci raccontano una realtà ben diversa. Ci dicono che
 
LA GUERRA È TRA NOI.
 
I dati macroscopici evidenziati dalle grandi agenzie internazionali di calcolo economico ci parlano delle industrie armiere come uniche capaci di chiudere con attivi di bilancio annuali astronomici. Finmeccanica, holding italiana al 37% pubblica è tra i colossi mondiali di questo commercio di morte.
Le missioni militari all’estero continuano a produrre debito pubblico (3 milioni di euro al giorno per l’erario italiano) e guadagni privati per i soliti noti, morte e distruzione per i paesi aggrediti.
La società nel suo complesso sta subendo un processo di militarizzazione che arriva, con il protocollo La Russa – Gelmini per i corsi paramilitari nelle scuole, ad investire direttamente la formazione delle future generazioni.
 
La rimozione di questa realtà dipende quindi dal venir meno di una critica politica, sociale e culturale al meccanismo bellico come ingranaggio centrale dell’attuale sistema di produzione, specie in una fase di crisi sistemica come l’attuale.
In forme diverse si stanno velocemente ricreando le condizioni dell’allucinante meccanismo - ben rodato durante il secolo scorso – del “distruggere per ricostruire, per ricreare le ragioni della produzione di merci e di profitto”.
 
LA GUERRA TRASFORMA I NOSTRI TERRITORI.
 
Le basi della guerra sono essenziali per proiettare queste politiche sui territori circostanti, vicini e lontani. Così procedono i lavori al Dal Molin di Vicenza, crescono le basi di camp Darby e si ipotizza di costruire il più grande Hub militare d’Italia nel limitrofo aeroporto di Pisa, continuano i lavori di potenziamento di Sigonella e delle basi radar a Niscemi, si potenzia la produzione degli F35 a Cameri (Novara).
Territori che cambiano di segno, divenendo nei fatti grandi aree a stretta sorveglianza militare. Una immensa seconda linea organizzata per distruggere e depredare i paesi limitrofi.
 
SENZA UN NO ALLE POLITICHE DI GUERRA NON ESISTONO ALTERNATIVE POSSIBILI ALLO STATO DI COSE PRESENTI
 
Il nostro paese sarà progressivamente investito da una crisi economica sempre più pesante, che già ha ridotto milioni di lavoratori, giovani e pensionati in condizioni economiche molto critiche. Uomini e donne che cercheranno di rispondere ad una realtà senza futuro con lotte, rivendicazioni, istanze di legittima affermazione esistenziale.
L’assenza attuale della tematica antimilitarista, del no alla guerra ed alle sue proiezioni rischia di contribuire al sorgere di pulsioni nazionaliste e reazionarie all’interno dei futuri movimenti di massa.

È urgente che tutte le realtà sociali, culturali, sindacali e politiche che si muovono sul terreno di una alternativa radicale al modello sociale dominante rimettano al centro delle proprie piattaforme i temi del
NO ALLA GUERRA, ALLE SPESE MILITARI, ALLA MILITARIZZAZIONE DELLA SOCIETA’ E DELLA CULTURA.
PER IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN E DA TUTTI I CONFLITTI BELLICI.
 
Su questi grandi temi proponiamo a tutte le realtà pacifiste e antiguerra presenti sul territorio nazionale di impegnarsi in una scadenza comune di mobilitazione, attraverso cortei, presidi, manifestazioni, iniziative. Indichiamo la settimana del 4 novembre prossimo, per ribaltare i contenuti di una giornata che invece galvanizza le forze armate.
 
DA VICENZA A SIGONELLA, DA NOVARA A PISA E LIVORNO, DA ROMA A MILANO, DA CAGLIARI A TRIESTE, DA COLLEFERRO A GHEDI,  SI ALZI DI NUOVO FORTE E CHIARA LA VOCE DI CHI SI OPPONE ALLE PRODUZIONI DI ARMI, ALLE POLITICHE DI MORTE ED ALLE SUE BASI.

Chiediamo a tutte le realtà che decideranno di promuovere una iniziativa nella prima settimana di novembre di darcene notizia, in modo da poter rafforzare e socializzare la mobilitazione.

La Rete nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org info@...

3381028120 - 3384014989


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Anche Bologna accoglie l'appello della Rete Nazionale Disarmiamoli!
PRESIDIO SABATO 6/11/2010
Anche Bologna accoglie l'appello della Rete Nazionale Disarmiamoli ! PRESIDIO SABATO 6/11/2010

Dall'Afghanistan all'Italia, basta con le politiche di guerra!

Riprendiamo l'iniziativa contro le basi sul nostro territorio e contro le missioni miliari italiane all'estero

Anche Bologna accoglie l'appello della Rete Nazionale Disarmiamoli !

Sabato 6 novembre 2010 dalle 9 alle 12 siamo in Piazza Re Enzo

Per dire alla città che la sensibilità antimilitarista è ancora viva, e che occorre continuare le lotte contro le spese militari, contro il rilancio dell'industria bellica, contro la realizzazione di nuove basi e l'ampliamento di quelle esistenti, per il ritiro dei militari italiani all'estero per missioni di conquista neocoloniale mascherate da missioni di pace, per la promozione di autentiche politiche di
pace ed equità tra i popoli, e per restituire alle politiche sociali le risorse sottratte dalle spese militari

Per questi motivi pensiamo che la mobilitazione contro la guerra debba essere rilanciata ed approfondita a livello nazionale, in uno scenario in cui i cadaveri dei nostri soldati continuano a rientrare dall'Afghanistan, come prima rientravano dall'Iraq o da altri contesti, mentre i mass-media complici nascondono all'opinione pubblica immagini e notizie degli uccisi per mano italiana e della NATO su quelle terre.
Pensiamo che Bologna non possa "chiamarsi fuori" da questa mobilitazione anche se la presenza militare sul territorio cittadino appare in diminuzione - come sembra viste le numerose ed estese servitù militari in stato di abbandono, attorno alle quali già si scatenano gli appetiti della speculazione edilizia privata - in realtà l'intera Emilia Romagna è una regione chiave dal punto di vista delle attività militari, e questo non può essere tollerato. Industrie e cooperative della regione - incluse coop considerate "rosse" come la CMC di Ravenna - svolgono un ruolo vergognoso nella realizzazione di strutture e strumenti di guerra fuori regione, incluse le basi di Vicenza e della Sicilia. Fare la guerra all'estero ha una sola precisa conseguenza per i lavoratori italiani: la delocalizzazione delle imprese nei paesi "conquistati" e l'abbattimento dei salari e dei diritti dei lavoratori del nostro paese. Si pensi alla FIAT e alla OMSA, che si 
trasferiscono in Serbia, dopo che quel paese è stato da noi bombardato e soggiogato politicamente ed economicamente. E fare il soldato non è un mestiere come gli altri, e non può essere considerato come un'alternativa alla disoccupazione ed alla precarietà generata dalla crisi
profonda del sistema capitalista occidentale. Analogamente l'addestramento militare non può diventare "materia di studio" da introdurre nella scuola, proprio mentre i finanziamenti all'istruzione e alla ricerca sono tagliati, e il livello culturale della popolazione italiana è soggetto ad un drammatico calo, a causa di politiche mirate all'imbarbarimento dei rapporti sociali, all'impoverimento non solo economico delle classi subalterne ed all'annullamento del dissenso.
In prospettiva, come nodo bolognese della Rete Disarmiamoli, auspichiamo la costituzione di un Coordinamento Cittadino per il ritiro delle truppe italiane all'estero, che si dia come obiettivi prioritari ed urgenti:

. Il ritiro delle truppe dall'Afghanistan
. Lo stop a tutti i progetti di nuove basi militari su territorio italiano e all'ampliamento di quelle esistenti
. Il taglio delle spese militari e la restituzione dei fondi alle politiche sociali: istruzione, sanità, pensioni, lavoro

Rete Disarmiamoli Bologna
disarmiamoli.bologna@...



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Firenze 13 maggio 1999: Grande manifestazione contro i bombardamenti della NATO, aggressione a sangue freddo contro i manifestanti, cinque gravemente feriti
Firenze 26 gennaio 2008: Processo politico e scandalose condanne contro i partecipanti a quella manifestazione
Firenze 5 novembre 2010: Nuova udienza per il riesame della sentenza

Si veda la documentazione, anche foto/video, raccolta alla pagina: https://www.cnj.it/24MARZO99/firenze.htm 
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Sent: Friday, October 29, 2010 1:21 PM
Subject: Sette anni di carcere per aver manifestato contro la guerra. Firma anche tu!

 Comitato di Solidarietà 13 maggio 1999


Appello 
Giustizia ed equità per chi manifestò contro la guerra
E' possibile sottoscrivere il testo all'indirizzo http://bit.ly/d8q0VG

Tra i primi firmatari Alessandro Santoro, Andrea Satta, Angela Staude Terzani, Enzo Mazzi, Folco Terzani, Luigi Ciotti, Ornella De Zordo, Marco Vichi, Sandro Veronesi, Sergio Staino, Simona Baldanzi

Il 5 novembre comincerà il processo di appello per i fatti avvenuti oltre dieci anni fa, il 13 maggio 1999, nei pressi del consolato statunitense di Firenze. Quel giorno migliaia di persone parteciparono a una manifestazione contro la guerra in Jugoslavia, che si concluse appunto sotto il consolato. Vi fu un breve concitato contatto fra le forze dell'ordine e i manifestanti, per fortuna senza conseguenze troppo gravi, se non alcuni manifestanti contusi, fra cui una ragazza che dovette essere operata ad un occhio.

Nessuno, sul momento, fu fermato o arrestato, ma in seguito vi furono identificazioni e denunce. Si è arrivati così alle condanne di primo grado, molto pesanti per i 13 imputati: ben sette anni, per le accuse di resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Nel dibattimento si sono confrontate le tesi - molto divergenti – delle forze dell'ordine e dei manifestanti.

Non intendiamo sindacare le procedure legali, né esprimere giudizi tecnico-giuridici sulla sentenza, ma ci pare che le pene inflitte in primo grado e le loro conseguenze sulla vita delle persone imputate, siano del tutto sproporzionate rispetto alla reale portata dei fatti.

Non vi furono, il 13 maggio 1999, reali pericoli per l'ordine pubblico o per l’incolumità delle persone, e non è giusto - in nessun caso – infliggere pene pesanti, in grado di condizionare e stravolgere l'esistenza di una persona, per episodi minimi: perciò esprimiamo la nostra pubblica preoccupazione in vista del processo d'appello, convinti come siamo che la giustizia non possa mai essere sinonimo di vendetta e nemmeno strumento per mandare messaggi "esemplari" a chicchessia.

Seguiremo il processo e invitiamo la cittadinanza a fare altrettanto, perché questa non è una storia che riguarda solo 13 persone imputate, ma un passaggio significativo per la vita cittadina e per il senso di parole e concetti che ci sono cari, come democrazia, giustizia, equità.

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Alessandro Santoro, Comunità delle Piagge | Andrea Calò, consigliere provinciale | Andrea Satta, musicista, Tete de bois | Angela Staude Terzani, scrittrice | Beatrice Montini, Giornalisti contro il razzismo | Carlo Bartoli, giornalista | Catia di Sabatorappresentante studenti universitari | Chiara Brilli, giornalista | Christian De Vito, ricercatore | Corrado Mauceri, Comitato per la difesa della Costituzione | Cristiano Lucchi, giornalista | Domenico Guarino, giornalista | Emiliano Gucci, scrittore | Enrico Fink, musicista | Enzo Mazzi, Comunità ; dell'Isolotto | Filippo Zolesi, Si nistra unita e plurale | Folco Terzani, scrittore | Francesca Chiavacci, consigliera comunale | Francesco di Giacomo, musicista Banco del Mutuo Soccorso | Francesco Pardi, senatore | Giuliano Giuliani e Haidi Gaggio Giuliani, genitori di Carlo Giuliani | John Gilbert, Statunitensi contro la guerra | Lisa Clark, Beati i costruttori di pace | Lorenzo Guadagnucci, Comitato verità e giustizia su Genova | Luigi Ciotti, prete | Mauro Banchini, giornalista | Mauro Socini, presidenza Anpi Firenze | Marcello Buiatti, biologo | Marco Vichi, scrittore | Maria Grazia Campus, Comitato bioetica Regione Toscana | Maurizio De Zordo, Lista di cittadinanza perUnaltracittà |& nbsp;Miriam Giovanzana, Terre di mezzo |&n bsp;Moreno Biagioni Rete Antirazzista fiorentina | Ornella De Zordo, consigliera comunale | Paolo Ciampi, giornalista e scrittore | Paolo Solimeno, Giuristi democratici | Petra Magoni, musicista | Pietro Garlattirappresentante studenti universitari | Raffaele Palumbo, giornalista | Riccardo Torregiani Comitato fermiamo la guerra Firenze | Sandra Carpilapi, Sinistra unita e plurale | Sandro Targetti, Comitato No Tav | Sandro Veronesi, scrittore | Sara Vegni, Comitato 3 e 32 | Sergio Staino, vignettista | Simona Baldanzi, scrittrice | Ulderi co Pesce, attore e regista | Vincenzo Striano, referente associazionismo ...


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I difensori dei diritti umani negli USA vittime di un'ondata repressiva senza precedenti

su www.cubadebate.cu del 03/11/2010


Traduzione di l'Ernesto online

Il Comitato per Fermare l'FBI (Committee to Stop FBI, in inglese) ha lanciato un appello urgente alla solidarietà internazionale perchè si unisca alla campagna a sostegno degli attivisti dei diritti umani che sono oggetto di violenti attacchi della polizia federale per le loro azioni contro gli interventi militari nordamericani all'estero.

Il gruppo ricorda, nel suo sito web stopfbi.net, come lo scorso 24 settembre, agenti dell'FBI hanno fatto irruzione nelle abitazioni di attivisti, in particolare di quelli che solidarizzano con le lotte in Palestina e Colombia. Le retate alla ricerca di "sospetti" e le perquisizioni di case hanno avuto luogo in Illinois, Minnesota, California, e Carolina del Nord.

Attivisti di Illinois, Minnesota e Michigan hanno ricevuto mandati di comparizione davanti alla Corte, un metodo ampiamente utilizzato dalla polizia per intimidire le persone che, se si rifiutano di fare dichiarazioni, possono ricevere sentenze di incarcerazione.

Ciò costituisce "un abuso di potere da parte dell'FBI evidentemente concepito per creare un clima di paura tra coloro che hanno il coraggio di lottare per la pace e la giustizia", sottolinea il comitato che difende il diritto del cittadino a sviluppare attività di solidarietà internazionale senza essere molestato.

Il comitato denuncia la "scalata degli attacchi" dell'FBI non solo contro militanti dei diritti umani, ma anche "contro le comunità arabe e musulmane e gli immigrati negli Stati Uniti".

"E' la continuazione della repressione della dissidenza avviata con il maccartismo, della brutale persecuzione dei movimenti popolari da parte di COINTELPRO ( un programma di infiltrazione da parte dell'FBI attivo tra il 1956 e il 1971) e, più recentement, degli attivisti per la "giustizia ambientale", segnala il gruppo, osservando "una crescente ondata di odio della destra".

Il comitato rivolge un appello ai militanti contro la guerra, a favore dei diritti umani, "agli attivisti della solidarietà internazionale, agli attivisti anti-razzisti" perchè operino in solidarietà con chi si trova nel mirino della repressione poliziesca, indirizzando la loro denuncia all'ambasciata USA del proprio paese.

Lo scorso 30 settembre, la nota commentatrice Amy Goodman aveva dichiarato che la mattina di venerdì 24 settembre, "agenti dell'FBI hanno fatto una violenta irruzione, con le pistole in pugno, in varie abitazioni di attivisti contro la guerra, perquisendole per ore".

L'FBI "ha confiscato computer personali e portatili, fotografie e altri effetti personali", ha precisato Goodman denunciando che "le vittime hanno ricevuto mandati di comparizione davanti al Gran Giurì di Chicago".

"Si tratta dell'incidente più recente nell'attuale offensiva contro la dissidenza negli Stati Uniti, che perseguita gli attivisti per la pace accusandoli di appoggiare "organizzazioni terroriste straniere", ha sottolineato.

E' degno di rilievo come tale ondata repressiva dell'FBI negli Stati Uniti non stia ricevendo la pur minima attenzione da parte delle agenzie internazionali di stampa.



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Appello contro la NATO, in vista del suo vertice in Portogallo

di

su www.wpc-in.org del 01/09/2010

Dichiarazione del Consiglio Mondiale della Pace e del Consiglio Portoghese per la pace e la cooperazione

Traduzione a cura de l’Ernesto online

Il Consiglio Mondiale della Pace (WPC) e il Consiglio Portoghese per la Pace e la Cooperazione (CPPC) salutano i popoli del mondo amanti della pace e i movimenti della pace che si mobilitano continuando a denunciare le guerre imperialiste, le occupazioni illegali e l’ingiustizia sociale, e li invitano a continuare a rafforzare gli sforzi e le lotte comuni contro l’imperialismo e i suoi apparati, in particolare contro la NATO, la più grande macchina da guerra del mondo.

Il WPC denuncia di fronte ai popoli del mondo i crimini che la NATO ha commesso e continua a commettere contro l’umanità con il pretesto sia della protezione dei “diritti umani” che della lotta contro il “terrorismo”, secondo la propria interpretazione.

La NATO è stata sin dalla sua fondazione nel 1949 un organismo aggressivo. Dopo il 1991, con la sua nuova dottrina militare si è trasformata nello “sceriffo” mondiale degli interessi imperialisti. E’ stata spesso in relazione con i regimi sanguinari e le dittature, con le forze reazionarie e le Giunte. Ha partecipato attivamente allo smembramento della Jugoslavia, ai barbarici bombardamenti della Serbia durati 78 giorni, al rovesciamento di regimi mediante “rivoluzioni colorate”, all’occupazione dell’Afghanistan. La NATO persevera nei suoi piani per un “Grande Medio Oriente”, allargando il suo raggio d’azione con la “Partnership per la Pace” e la “cooperazione speciale” in Asia e America Latina, in Medio Oriente, nel Nord Africa, ed anche con l’ “Esercito Europeo”.

Tutti i governi degli stati membri condividono responsabilità nella NATO, sebbene il ruolo di direzione spetti all’amministrazione statunitense. La presenza di approcci diversi su alcune questioni è il riflesso di particolari punti di vista e rivalità, ma essi comunque sempre conducono ad un confronto aggressivo comune con i popoli.

Noi condanniamo la politica dell’Unione Europea, che coincide con quella della NATO e il Trattato di Lisbona che va a braccetto con la NATO in materia politica e militare. Le spese militari degli USA in missioni estere sono cresciute tra il 2002 e il 2009 da 30 miliardi di euro a 300 miliardi di euro.

I popoli e le forze amanti della pace del mondo non accettano la NATO nel suo ruolo di “sceriffo” globale. Respingono tutti gli sforzi tesi ad incorporare la NATO nel sistema delle Nazioni Unite. Chiedono lo scioglimento di questa offensiva macchina da guerra militare. Persino l’ingannevole pretesto dell’esistenza del Patto di Varsavia oggi è venuto meno.

Il Consiglio Mondiale della Pace e i suoi membri e amici organizzeranno in decine di paesi diverse iniziative nazionali e internazionali contro la NATO e la sua concezione strategica, che si annuncia verranno adottate al prossimo vertice in Portogallo. Organizzeremo, insieme al Consiglio Portoghese per la Pace e la Cooperazione, manifestazioni e conferenze e un’iniziativa centrale di massa prima e durante i giorni del vertice NATO (novembre 2010) a Lisbona.

Sotto lo slogan “NATO, nemica dei Popoli e della Pace: Smantelliamola!”, il WPC chiama tutte le organizzazioni degli stati membri della NATO e il mondo intero a sottoscrivere un appello che mette in rilievo le seguenti questioni:

- La NATO è stata una forza aggressiva e reazionaria fin dalla sua fondazione nel 1949. Il Trattato di Varsavia è stato creato in seguito ed è stato smantellato prima.
- La NATO per 60 anni si è sporcata le mani del sangue di tante persone e non costituisce una forza “che mantiene la pace” nell’ambito dell’ONU.
- Anche se sotto direzione USA, le aggressioni vengono perpetrate insieme ad altre forze imperialiste, non cambia il carattere della NATO.
- La NATO è direttamente collegata all’Unione Europea e viceversa, dal momento che un notevole numero di paesi dell’UE sono anche membri della NATO, attraverso le clausole e gli impegni assunti nel “Trattato di Lisbona”.
- Tutti i governi dei paesi membri della NATO portano la responsabilità delle sue azioni; essi sostengono i suoi piani imperialisti.
- La guerra della NATO contro la Jugoslavia ha rappresentato una pietra miliare del nuovo dogma, ai tempi del vertice di Washington del 1999. In seguito fu svelato il fatto che l’UE non rappresenta certo un “contrappeso democratico” agli USA.
- La NATO agisce come un poliziotto globale con collaboratori in tutti i continenti, che eseguono il suo Piano per un “Più Grande Medio Oriente” ed intervengono attivamente in Europa Orientale, nel Caucaso e altrove.

Noi approviamo e sosteniamo la campagna portoghese “Si alla pace, No alla NATO” che unisce decine di movimenti e organizzazioni sociali. Noi facciamo appello a tutte le Organizzazioni amanti della pace perché uniscano le loro voci e le loro forze attorno a questo appello e si ritrovino con noi nel novembre 2010 a Lisbona.

Il Consiglio Mondiale della Pace (WPC)
Il Consiglio Portoghese per la Pace e la Cooperazione (CPPC)


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Il PC portoghese chiede al parlamento di rifiutare la nuova Concezione Strategica della NATO

su www.pcp.pt del 01/11/2010

I deputati comunisti portoghesi chiedono al parlamento di rifiutare la nuova Concezione Strategica della NATO

Traduzione di l'Ernesto online

In Italia, l'imminente vertice della NATO, che si svolgerà il 19-20 novembre a Lisbona non sembra avere ancora suscitato non solo mobilitazione, ma neppure un qualche minimo interesse, nonostante si tratti della scadenza in cui l'organizzazione militare imperialista tradurrà in concezione strategica la sua più recente pratica di ingerenza, di aggressione e di guerra in ogni angolo del mondo.
In Portogallo, sede del vertice, la riunione della NATO è invece oggetto di grande attenzione da parte del movimento pacifista e delle forze progressiste, in particolare del Partito Comunista Portoghese, impegnato attivamente nell'organizzazione di una forte iniziativa che si protrae ormai da qualche mese e che culminerà in una manifestazione di massa in concomitanza con lo svolgimento del vertice.
Per l'occasione, il gruppo parlamentare del PCP ha presentato anche una proposta di risoluzione all'Assemblea della Repubblica, che condanna la nuova dottrina della NATO.
La proponiamo all'attenzione dei nostri lettori.
Sperando possa servire a suscitare qualche interesse tra i comunisti e la sinistra anche in Italia.

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All'Assemblea della Repubblica del Portogallo (il parlamento nazionale), una risoluzione del Partito Comunista Portoghese propone il rifiuto della nuova Concezione Strategica della NATO che sta per essere ratificata al Vertice di Lisbona del 19-20 novembre.

Il Progetto di Risoluzione N.º 294/XI-2ª propone il rifiuto della nuova Concezione Strategica della NATO.

L'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) ha annunciato lo svolgimento di un vertice dal 19 al 20 novembre, in Portogallo, dove prevede di rivedere la sua concezione strategica, il che rappresenta un nuovo e pericoloso salto qualitativo nel ruolo, nella missione e negli obiettivi bellicisti di questa Organizzazione.

Con la sua nuova concezione strategica la NATO pretende di trasformare nella sua dottrina ciò che è già la sua pratica: allargare il raggio territoriale del suo intervento e la proiezione delle forze a tutto il globo; ampliare l'ambito delle sue missioni a questioni, come l'energia, l'ambiente, le migrazioni e le questioni della sicurezza interna degli Stati; riaffermarsi come blocco militare nonostante la retorica sul disarmo nucleare, prevedendo l'uso del'arma nucleare in attacchi militari; sviluppare ancora di più il complesso militare-industriale e la ricerca militare; ed esigere da tutti i suoi membri un aumento delle spese militari; promuovere la corsa agli armamenti e all'installazione di nuovi sistemi di missili in Europa; includere nelle sue missioni azioni di ingerenza diretta e occupazione sotto la copertura delle missioni di interposizione e mantenimento della pace; aumentare la strumentalizzazione dell'ONU per proseguire nei suoi propositi e approfondirne il ruolo di braccio armato dell'imperialismo.

La NATO svolge un ruolo centrale nella militarizzazione delle relazioni internazionali e nella corsa agli armamenti, essendo il principale motore dei conflitti e delle tensioni che segnano il momento attuale. La NATO impone una scalata negli armamenti e bellica di grandi dimensioni, di cui la guerra in Afghanistan è un elemento centrale.

La realizzazione del Vertice in Portogallo significa la conferma di una politica di coinvolgimento del paese nei propositi militaristi di questo blocco politico-militare che costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale. Il Governo rende subalterni gli interessi del Portogallo e del popolo portoghese e mette al servizio degli interessi degli Stati Uniti d'America, della NATO e dell'Unione Europea, la sua politica estera e le forze armate portoghesi, di cui sono esempio gli interventi in Afghanistan e nel Kosovo.

Nel momento in cui il Governo Socialista annuncia nuove misure che mirano ad attaccare i diritti dei lavoratori, ad aumentare la precarietà e lo sfruttamento, e peggiora le condizioni di vita dei lavoratori, dei pensionati, del popolo portoghese; nel momento in cui il Governo Socialista impone nuovi sacrifici a coloro che meno hanno, con il furto dei salari, l'aumento dei prezzi, la riduzione delle pensioni, la riduzione e la messa sotto condizione dell'accesso alle prestazioni sociali, la riduzione dell'investimento pubblico e l'inasprimento dell'attacco alla scuola pubblica e al diritto alla salute; il mantenimento e l'invio di forze militari portoghesi al servizio dei suoi interessi, al servizio della strategia della NATO, che non ha nulla a che vedere con gli interessi nazionali.

L'impegno del governo portoghese nella NATO è in rotta di collisione con i principi fondamentali che dovrebbero reggere le relazioni internazionali del paese inscritti nella Costituzione della Repubblica Portoghese: di "indipendenza nazionale, di rispetto dei diritti dell'uomo, dei diritti dei popoli, di uguaglianza tra gli stati, di soluzione pacifica dei conflitti internazionali, di non ingerenza negli affari interni di altri Stati e di cooperazione con tutti gli altri popoli per l'emancipazione e il progresso dell'unmanità", auspicando "l'abolizione dell'imperialismo, del colonialismo e di qualsiasi altra forma di aggressione, dominio e sfruttamento nelle relazioni tra i popoli, come anche il disarmo generale, simultaneo e controllato, la dissoluzione dei blocchi politico-militari e l'instaurazione di un sistema di sicurezza collettiva, con in vista la creazione di un ordine internazionale capace di assicurare la pace e la giustizia nelle relazioni tra i popoli.

In questi termini, e tenendo in considerazione quanto sopra esposto, in base alle disposizioni legali e regolamentari in vigore, i Deputati firmatari del Gruppo Parlamentare del PCP propongono che l'Assemblea della Repubblica adotti la seguente:

Risoluzione

L'Assemblea della Repubblica raccomanda al Governo, nei termini del n.° 5 dell'articolo 166.° della Costituzione, l'adozione delle seguenti misure:

- La difesa dello scioglimento di questa organizzazione, dalla cui struttura militare il Portogallo deve progressivamente svincolarsi;

- Una politica che ricusi l'orientamento contenuto negli obiettivi del Vertice della NATO di promozione della corsa agli armamenti e di aumento delle spese militari;

- Il ritiro delle forze portoghesi coinvolte in missioni militari della NATO;

- La fine delle basi militari straniere e delle installazioni della NATO in territorio nazionale;

- il rifiuto della militarizzazione dell'Unione Europea, che la trasforma nel pilastro militare della NATO;

- Battersi per una politica di disarmo e per la fine delle armi nucleari e di distruzione di massa;

- L'effettiva realizzazione di una politica estera portoghese in consonanza con i principi consacrati nella Costituzione della Repubblica Portoghese e nella Carta delle Nazioni Unite, nel rispetto del diritto internazionale, e per la sovranità e uguaglianza dei popoli.

Assemblea della Repubblica, 18 ottobre 2010


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Un miliardo e cento milioni di euro per un progetto da “guerre stellari”

“C’è un’eccellenza italiana da seguire come modello”. Cosi Mariastella Gelmini parla dell’investimento miliardario che vede protagonista MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca), Ministero della Difesa e Finmeccanica, attraverso le consorziate Thales Alenia Space, selex Galileo e Telespazio.

Si tratta del “Cosmo Skymed”, programma spaziale dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), che giunge con questo lancio al quarto satellite spia nello spazio. La base militare dalla quale sarà inviato è quella di Vanderberg, in California, con un vettore realizzato dalla Boeing.

A che servirà questo satellite ce lo spiega da Santa Barbara (California) Vincenzo Camporini, Capo di Stato Maggiore della Difesa italiana. Dalle pagine de “La Stampa” del 31 ottobre Camporini ci afferma che “Cosmo Skymed…..ha straordinarie potenzialità militari. A volte si dà per scontato che noi si conosciamo il mondo come conosciamo il cortile di casa nostra…Non avete idea di come sia difficile mettere insieme delle mappe dell’Afghanistan affidabili”.

In un articolo di spalla del quotidiano torinese un altro giornalista si diletta a descrivere quello che gli statunitensi vedono come un piccolo “complesso militare-industriale” all’italiana, composto dal sottosegretario alla Difesa Guido Corsetto, i dirigenti di Finmeccanica e il presidente dell’ASI Enrico Maggese, accorsi in California ad assistere al lancio.

Viaggio andato di nuovo a vuoto come ci dice un dispaccio ANSA delle 07.21 del 02 novembre: “Il conto alla rovescia ….e' stato bloccato per motivi di sicurezza … quando mancavano due minuti al lancio a causa di un problema di fuoriuscita di azoto dalla struttura di terra

Inutile parlare degli ulteriori costi economici causati da questo secondo rinvio. Sciocchezze di fronte all’investimento complessivo: un miliardo e cento milioni di euro, sborsati da noi contribuenti attraverso una sinergia tra Ministero dell’Istruzione, della Difesa ed Unione Europea

Il progetto “Cosmo Skymed”, insieme ai programmi che introducono nella scuola forme d’addestramento militare - parliamo del protocollo Gelmini/La Russa per la Mini-naja e “Allenati per la vita”, finanziato con i residui di bilancio degli istituti scolastici - ci dicono quanto questo Ministero sia proiettato verso una stretta integrazione dell’Istruzione pubblica con il sistema di guerra tricolore, indubbiamente una “eccellenza” a livello internazionale, grazie al colosso Finmeccanica, che da decenni produce e smercia sofisticati di sistemi d’arma per guerre e regimi militari ai quattro angoli della terra.

Così, mentre l’Italia è in clamoroso ritardo nella spesa dei fondi UE 2007 – 2013, mentre centinaia di migliaia di precari della scuola e dell’Università stanno per essere gettati in mezzo ad una strada, Mariastella Gelmini si vanta dalle pagine del Sole24Ore di sostenere un progetto “motivo d’orgoglio in un paese in cui si parla spesso in termini negativi della capacità di fare ricerca”.

Ci auspichiamo che questo Ministro - auspicabilmente insieme ad un esecutivo che fa rimpiangere il regno del terzo imperatore romano di Roma Gaio Cesare, meglio noto come Caligola - venga al più presto spazzato via dal movimento di lotta per la difesa dell’istruzione pubblica, che progressivamente va assumendo le parole d’ordine del No alla guerra ed alle spese militari, come dimostrano le mobilitazioni di questi giorni a Milano con “Make School Not War, Si alla Scuola No alla Guerra!” ed in tutto il paese contro le parate del 4 novembre.

La Rete nazionale Disarmiamoli!
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