lunedì 14 febbraio 2011
«Non sono favorevole a questa scelta, avendo già ricevuto un'istanza da un gruppo di profughi istriani, per evitare contrapposizioni ideologiche e politiche. Penso che sia orrenda la storia delle foibe, ma va inquadrata in un'epoca di follia storica, caratterizzata da opposte violenze, resta pur sempre la valutazione che Tito ebbe una funzione storica rispetto all'antinazismo ed all'antifascismo». Le parole di Verrengia mancano tuttavia del riferimento all’anticomunismo, sono molti gli istriani e i dalmati che vivono nell’Aversano, i quali dopo che cacciati dalle loro terre annesse alla Jugoslavia, vennero trasferiti anche in quello che divenne il Campo Profughi di Aversa.
(ANSA, sabato 5 febbraio 2011)
Josip Broz, piu' noto come maresciallo Tito, a capo della Jugoslavia dalla fine della seconda guerra mondiale alla morte, nel 1980, e' ancora tra i cavalieri di Gran Croce della Repubblica Italiana. Lo denuncia l'Unione degli Istriani, chiedendo la revoca dell'onorificenza.
Il presidente dell'associazione, Massimiliano Lacota, ha scritto oggi al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiedendogli di ''voler procedere all'annullamento immediato del titolo di cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, cioe' l'onorificenza piu' alta prevista dagli ordinamenti di benemerenza internazionale''.
L'onorificenza fu conferita il 2 ottobre 1969, come si legge sul sito del Quirinale, dall'allora presidente Giuseppe Saragat. ''E' semplicemente orribile e disgustoso - ha spiegato Lacota - che lo Stato italiano riconosca il dramma delle Foibe e allo stesso tempo annoveri tra i suoi piu' illustri insigniti proprio chi ordino' i massacri e la pulizia etnica degli Italiani d'Istria, ovvero il dittatore comunista Tito''.
L'Unione degli Istriani, si legge in una nota, ''informa che senza il ritiro da parte del Presidente della Repubblica dell'onorificenza concessa a Tito, nessun rappresentante potra' partecipare alla Cerimonia del 10 febbraio, Giorno del ricordo per le vittime delle foibe, al Quirinale''.
Oggetto: 'via Tito' a Reggio Emilia resiste
Data: 26 gennaio 2011 19.20.10 GMT+01.00
Respinta la mozione per cambiare nome a via Tito
Eboli (Pdl) e Parenti (Lega): “Il Comune organizza iniziative a ricordo dei Martiri delle foibe e non cambia toponimo alla via intitolata al principale responsabile di quei massacri”. La risposta: “polemica di basso cabotaggio”
REGGIO – I consiglieri comunali Marco Eboli, Cristian Immovilli, Claudio Bassi (Gruppo Pdl) e Andrea Parenti (Gruppo Lega nord) hanno commentato oggi nel corso di una conferenza stampa l’esito del voto che ieri in Sala Tricolore ha visto respingere una mozione promossa dallo stesso Eboli. La proposta era di sostituire, in occasione della Giornata del Ricordo, il nome della via dedicata al maresciallo Tito con un altro toponimo. Il nome suggerito con la mozione era quello di Rolando Rivi, seminarista di Castellarano per il quale è avviato il processo di beatificazione. La mozione è stata respinta con 17 voti contrari (Gruppi Pd e SeL) e 9 favorevoli (Pdl e Lega nord).
Le polemiche più accese quelle con il capogruppo comunale del Pd Luca Vecchi, che “arrampicandosi sugli specchi” avrebbe motivato il voto contrario del gruppo con la constatazione che Tito, responsabile dei massacri delle foibe, “nonostante tutto, è stato un grande statista”. Anche la presidente del Consiglio comunale Emanuela Caselli, del Pd è stata oggetto di critiche per il suo voto contrario e lo stesso sindaco Graziano Delrio, che invece non ha partecipato al voto, le cui iniziative in ricordo dei Martiri delle foibe, tra le quali la recente visita prima della scomparsa all’ultimo testimone reggiano delle foibe Graziano Udovisi, sono state giudicate in contraddizione con l’atteggiamento tenuto ieri dalla maggioranza che lo sostiene.
“Le motivazioni di Vecchi – hanno detto Eboli e Parenti – testimoniano l’arretratezza dei consiglieri, anche giovani, che provengono dall’ex partito comunista e fanno parte di una formazione politica che ha la pretesa di definirsi partito democratico”. Unico consigliere che si è distinto dalla maggioranza, il direttore di Istoreco Nando Rinaldi – che non ha partecipato al voto – al quale i consiglieri di Pdl e Lega hanno riconosciuto maggiore onestà intellettuale rispetto ai colleghi del Pd. Secondo Immovilli, l’atteggiamento dei consiglieri del Pd testimonia una deriva di sinistra e un’assenza dei cattolici che militano in quel partito. A sostegno della mozione Eboli ha anche ricordato che, nel 2005, il comune di Imola ha tolto l’intitolazione di un parco a Tito, mentre “a Reggio si mantiene un atteggiamento contraddittorio, che porta a partecipare e organizzare iniziative in ricordo dei Martiri delle foibe, ai quali è stata intitolata una via, e non si elimina un toponimo che ricorda il principale responsabile di quei tragici episodi”.
La risposta del Pd
In serata è arrivata la replica del gruppo consigliare del Pd in Comune. “Le accuse che arrivano dall’opposizione sulla decisione di non revocare l’intestazione di una strada a Tito, già presidente della Repubblica Jugoslava, sono impostate sulla solita oziosa demagogia e sono da rigettare. Una cosa è la storia, un’altra cosa è la toponomastica e più precisamente la storia della toponomastica cittadina”. Si legge tra le righe del comunicato: “a nessuno di noi sfugge il dramma della vicenda delle Foibe, ivi comprese le responsabilità che furono del presidente Tito in quel frangente della storia. Ma non ci sfuggono nemmeno la complessità e le contraddizioni del ruolo giocato dal maresciallo Tito nella vicenda politica mondiale del Novecento. Tito è stato infatti definito dal capogruppo Luca Vecchi dittatore e uomo di Stato che ha attraversato oltre 30 anni della storia internazionale. E’ indubbio che gli amministratori dell’inizio anni Ottanta, che decisero l’intestazione fossero certamente calati nel sentire comune del proprio tempo. Oggi a nessuno verrebbe l’idea di istituire una via a Tito. Ma il pregio della toponomastica è proprio questo: l’essere figlia del proprio tempo, contribuendo a stratificare l’evoluzione e i cambiamenti intervenuti nel sentire comune di ogni epoca, di una città, di un Paese, di un continente”.
Stoccata, in chiusura, all’opposizione. “Secondo la logica del centrodestra che dovremmo fare di via Adua, di via Makallè, o di tanti luoghi, anche in questa città, ancora oggi intestatari di fatti tragici che pesano ancora come gravi responsabilità storiche della storia del nostro Paese? Questo è il centrodestra della nostra città, che già aveva sollevato questa proposta nel 2003. Questa è la vacuità delle loro proposte e dell’iniziativa politica che li contraddistingue. Questo è lo spirito che ha scomposto la discussione consiliare. Ci è sembrata una discussione troppo strumentale e faziosa, politicamente poco seria, per un Consiglio comunale che avrebbe il compito di dedicarsi con assoluta attenzione a ben altri problemi”.
"La nostra non è solo una provocazione - hanno spiegato consiglieri comunali, regionali e simpatizzanti del Pdl presenti alla manifestazione - è anche un modo per riparare il grande torto fatto in Aula ad un uomo che aveva fatto della sardità la sua bandiera. Come ha dimostrato anche dopo la sua morte: ha chiesto di essere sepolto in Sardegna e che la sua bara fosse avvolta dai Quattro Mori. Nuoro, che è la culla dell'identità sarda, avrebbe dovuto premiarlo". La città si è divisa tra favorevoli e contrari sull'intitolazione della strada a Cossiga, tanto che un quotidiano locale ha svolto anche un mini referendum che ha dato ragione alla maggioranza di centrosinistra.