Perché è saltato l’equilibrio di potere di Gheddafi? Chi sono “quelli di Bengasi”? Questa è una vera guerra del petrolio, rivelatrice della competizione globale e piena di incognite (di Sergio Cararo)
http://domenicolosurdo.blogspot.com/2011/03/una-nuova-operazione-coloniale-contro.html
Gli attacchi francesi alla Libia non sono un’operazione francese, ma un elemento dell’operazione Odyssey Dawn posta sotto l’autorità dell’US AfriCom (di Thierry Meyssan)
No all’intervento militare contro la Libia
No alla concessione delle basi italiane per la guerra
Appello per una manifestazione nazionale
Rete nazionale "Disarmiamoli!"
Le bombe della cosiddetta “coalizione dei volonterosi” colpiscono da giorni la Libia, le città, i porti e le infrastrutture di un paese sino a poche settimane fa alleato sicuro e fedele di chi oggi lo sta bombardando. Gran parte degli aerei partono dal nostro paese, trasformando per l’ennesima volta l’Italia in una grande portaerei di guerra.
La “No Fly Zone” è stato un vergognoso paravento per legittimare una aggressione funzionale alle mire colonialiste francesi, inglesi e statunitensi sulle immense risorse petrolifere e di gas della Libia.
Il placet dell’ONU per quella che rischia di trasformarsi in una nuova occupazione militare è passato attraverso l’uso delle solite “armi di distrazione di massa”. Sono state inventate di sana pianta notizie allarmanti e orribili per legittimare poi l’intervento “umanitario” a favore delle popolazioni civili libiche, che ora però muoiono sia nella guerra civile che sotto le bombe statunitensi, francesi, inglesi.. e italiane.
Il gruppo di paesi che guidano l’attuale avventura militare, sono andati alla guerra senza alcun accordo sul ruolo della NATO e con contrasti all’interno tra i vari governi. I
n Italia il governo Berlusconi si è salvato da una crisi politica ben più grave di quelle giuridico/sessuali degli ultimi tempi grazie al sostegno del PD alla guerra, alimentando così una foga interventista vergognosa, coadiuvata dal Presidente della Repubblica attraverso un sapiente uso delle celebrazioni sul 150° dell’Unità d’Italia, funzionali a creare nel paese il clima nazionalista utile per veicolare l’ennesima “missione di guerra”.
Ancora una volta al carro degli interventisti “umanitari”si è immediatamente legata la cordata di coloro che gridarono impropriamente “forza ONU” alcuni anni fa mentre l'Iraq e l'Afghanistan erano stati invasi e bombardati.
Ma contro il bellicismo bipartisan e i velenosi appelli di sostegno alla nuova missione “di guerra umanitaria”, hanno risposto miagliai di attivisti No War scesi subito in piazza a Roma, Bologna, Pisa, Napoli, Milano, Torino, Vicenza, Firenze, Trapani, ed in tante altre città del paese con manifestazioni spontanee, volantinaggi, assemblee e riunioni.
Nei prossimi giorni altre iniziative sono in programma ai quattro angoli del paese, in una mobilitazione che trova di nuovo nella parola d’ordine “contro la guerra senza se e senza ma” un forte comune denominatore.
Il movimento contro la guerra italiano ha però una responsabilità particolare di fronte all’aggressione in atto contro la Libia. L’intera operazione aeronavale è diretta dal Comando delle forze navali Usa in Europa, situato a Napoli, dove si trovano anche il quartier generale delle forze navali del Comando Africa e quello della Forza congiunta alleata. Tutti e tre i comandi sono nelle mani dello stesso ammiraglio statunitense Sam J. Locklear III, ossia del Pentagono.
Occorre allora indicare in questo luogo l’obiettivo comune di questa fase di mobilitazione, in un crescendo che ci porti tutti insieme a Napoli, dove è il cervello di questa nuova e vergognosa guerra con una Manifestazione Nazionale nelle prossime settimane che riunifichi il movimento contro la guerra italiano e indichi chiaramente le responsabilità e i luoghi decisivi di questa guerra.
La Rete nazionale “Disarmiamoli!!”
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Dopo il via libera della risoluzione ONU sulla “No-Fly Zone”, Francia, Gran Bretagna e USA hanno cominciato i bombardamenti sul suolo dello Stato libico provocando le prime morti e distruzioni. Questa nuova sporca guerra, condotta dalle potenze imperialiste sotto il falso ombrello ONU di una missione di protezione civile, viola ancora una volta ogni norma di legalità e civiltà internazionale. Una ristretta élite di paesi - con a capo gli Stati Uniti del nobel per la pace Barack Obama! - pretende di governare il mondo con la forza delle armi e decide chi fa parte della comunità internazionale e chi ne è escluso, chi è civile e chi è barbaro, chi è sovrano e chi può essere oggetto di ingerenza in qualsiasi momento.
I governi delle principali potenze capitalistiche europee si sono dimostrati subito pronti ad intervenire, cercando ognuno un proprio ruolo nell'architettura imperialistica globale disegnata dagli USA. Essi sosterranno e finanzieranno la guerra con le risorse delle proprie classi lavoratrici e al prezzo del sangue di migliaia di vite umane della stessa popolazione libica. La guerra costerà dunque carissima a tutti: difficilmente fermerà la crisi globale in atto ma sarà una manna per gli interessi geopolitici di un pugno di paesi neo-colonialisti e per le imprese capitalistiche dell’apparato militare-industriale.
In Italia il governo Berlusconi concede le basi sul nostro suolo e partecipa all’intervento militare diretto, aspirando a proporsi, pur con qualche improvvisazione, come avamposto imperialista nel Mediterraneo e come piattaforma per le dinamiche imperialistiche più complessive. E tutto questo con la vergognosa sollecitazione del Presidente della Repubblica, di tutta l’opposizione (PD in primis) e persino con il beneplacito di parte dell’intellighenzia “pacifista” della sinistra (SEL).
E' difficile capire cosa stia avvenendo in tutto il Maghreb. E' un fatto che rivolte popolari per il pane ed il lavoro siano in corso da almeno due anni e siano fortemente legate alla crisi del capitalismo su scala planetaria nonché alle ricette liberiste che i regimi e governi locali hanno accettato provocando enormi disparità sociali. Altrettanto chiaro è che i fermenti e le contraddizioni delle società nordafricane - fermenti e contraddizioni che attraversano la società civile, le istituzioni e persino le forze armate - sono guardate con molto interesse dall'Occidente. In alcuni casi, come in Tunisia ed Egitto, queste ribellioni popolari hanno provocato una sollevazione di massa che ha costretto i governi a cadere, lasciando il campo ad una situazione politica che è ancora incerta ma che non sembra mettere in discussione l'ordine imperialista nel Mediterraneo. In Libia hanno invece provocato una guerra civile all’interno del sistema sociale tribale, dell'establishment e dell'esercito, un conflitto nel quale il collegamento con le centrali imperialiste si è reso evidente nel momento in cui i "ribelli" hanno richiesto esplicitamente l'intervento militare occidentale.
E' chiaro, in generale, che le potenze imperialiste cercano di approfittare dell’instabilità geopolitica o di sollecitarla per rimettere sotto il proprio controllo neo-coloniale le ricchezze naturali e la manodopera di questi paesi, magari instaurando “manu miltari” dei protettorati della NATO.
La lotta di liberazione nazionale della Libia si è compiuta 40 anni fa. Questo non ha certamente risolto tutti i problemi di quel paese. E però l'autodeterminazione del popolo libico - che come quella di ogni popolo è un processo complesso e non privo di contraddizioni interne - per essere autenticamente tale dovrebbe svilupparsi in piena autonomia e al di fuori di ogni ingerenza esterna. Non è questo ciò che sta avvenendo oggi. Riportare la Libia oggi, e altri paesi domani, sotto il controllo imperialista sarebbe uno smacco sia per l’autodecisione e la sovranità delle nazioni, sia per le legittime lotte sociali. La Libia ha già conosciuto le efferratezze e le rapine del colonialismo di Italia, Francia e USA: evitiamo questo nuovo bagno di sangue e questo ennesimo tradimento della Costituzione.
Mobilitiamoci contro la guerra imperialista
Ritirare gli aerei e le navi italiane dal fronte libico
Chiudere le basi USA-NATO in Italia
Basta guerre e spese militari
i soldi per l'emergenza lavoro e per l’emergenza casa
COMUNISTI UNITI
www.comunistiuniti.it
info@...
I presunti pretesti umanitari sono del tutto falsi! Stanno gettando della polvere negli occhi dei popoli! Il loro vero obiettivo è rappresentato dagli idrocarburi della Libia.
Noi, partiti comunisti e operai, condanniamo l'intervento militare imperialista. E' il popolo stesso della Libia che deve determinare il proprio futuro, senza interventi imperialisti stranieri.
Chiamiamo i popoli a reagire e a esigere l'arresto immediato dei bombardamenti e dell'intervento imperialista!
E' ormai evidente come per gli Stati Uniti,la Francia e le altre potenze europee, la posta in gioco in Libia non siano affatto i diritti del popolo libico quanto gli abbondanti giacimenti e rifornimenti di petrolio e di gas. Un obiettivo, questo, ritenuto strategico di fronte all’acutizzazione della crisi economica internazionale e dalla inevitabile escalation dei prezzi energetici nei prossimi giorni.
Federazione Bologna
LIBIA. NOI NON CI ARRUOLIAMO!
CESSARE IMMEDIATAMENTE IL FUOCO
L’attacco delle forze europee e statunitensi alla Libia non avviene per mettere in campo un intervento umanitario ma è in tutta evidenza legato alle enormi risorse energetiche di cui quel paese dispone. Il mancato analogo intervento in altre situazioni simili – il massacro dei Palestinesi a Gaza da parte degli Israeliani che ha prodotto migliaia di morti mentre le potenze occidentali stavano a guardare e i media internazionali si occupavano d’altro, il silenzio totale su quanto sta accadendo in Bahrein e Yemen - non consente di equivocare sulle reali intenzioni degli attaccanti.
Mentre la tragedia giapponese rende impervia e comunque improbabile la prosecuzione dell’avventura nucleare per i Paesi occidentali avanzati, la necessità di assicurarsi le provviste di gas e di petrolio diventa importantissima e spinge le nazioni più industrializzate, e quindi maggiormente bisognose di fonti di energia, a farsi sceriffi interessati nella guerra civile libica. E’ evidente che l’intervento militare ha buon gioco ad accreditarsi come umanitario, viste le caratteristiche del rais libico Gheddafi che, dopo aver avuto una qualche funzione antimperialista nell’area, non ha però saputo minimamente procedere sul terreno della democrazia e della equa distribuzione delle immense ricchezze del suo Paese.
L’intervento in corso non solo consentirà ai paesi occidentali di garantirsi probabilmente gli approvvigionamenti di risorse energetiche per i prossimi anni instaurando in Libia un vero e proprio protettorato occidentale, ma potrà anche essere di pesante monito alle popolazioni dei Paesi limitrofi in lotta per liberarsi dai tiranni locali come l’Egitto e la Tunisia.
I lavoratori italiani non hanno nulla da guadagnare dalla guerra, che sicuramente consentirà al Governo, dentro una crisi economica che i lavoratori stanno pagando duramente, di dirottare ulteriori risorse sul fronte degli armamenti giustificando così ulteriori tagli al welfare.
L’USB esprime quindi una grande preoccupazione per quanto sta avvenendo in queste ore in Libia ed invita tutte le proprie strutture a farsi promotrici di iniziative a sostegno della pace e dell’immediato cessate il fuoco.
20/03/2011
La situazione in Libia vista dagli esperti serbi
20.03.2011, 19:51
Dalla Libia continuano ad arrivare notizie preoccupanti. Le autorità del Paese hanno cominciato a distribuire armi tra la popolazione per far fronte all’intervento militare straniero. Muammar Gheddafi invita la popolazione ad una lunga guerra, a combattere contro le forze della coalizione occidentale per ogni palmo di terra natale. Secondo le notizie che sta diffondendo la Televisione libica, sono stati sottoposti ad attacchi aerei anche siti civili. Hanno già perduto la vita circa cinquanta persone, circa 150 ne sono rimaste ferite.
I serbi che avevano già gustato l’aggressione militare della NATO, più degli europei hanno il diritto di dare valutazione di ciò che sta accadendo in Libia. Ecco che cosa dice, in particolare, il politologo Giorge Vukadinovic:
Penso che l’Ue ha fatto un passo irragionevole scatenando un conflitto militare contro la Libia – conflitto che non potrà controllare e il cui esito è imprevedibile. Le sue conseguenze possono essere molto gravi per l’Europa – sul versante sia politico che economico. Il miraggio di politica europea comune può spezzarsi se non si è già spezzato durante il voto al Consiglio di Sicurezza dell’l’ONU quando si è astenuta la Germania.
Sulla stessa scia anche il noto politologo serbo Gostemir Popovic.
Con decisione unilaterale dell’America le forze aeronautiche della NATO hanno cominciato a bombardare il territorio della Libia. Vittime dell’aggressione, in ogni caso, saranno abitanti civili della Libia. Occorre far cessare tutte le azioni militari contro la Libia. Anzi occorre rinviare a giudizio tutti i loro ispiratori.
Cari amici, ci è molto interessante sapere che cosa pensate voi degli avvenimenti in atto nel mondo. Lasciate i vostri commenti sul nostro web sito: www.ruvr.ru
Manlio Dinucci
Lo scenario è quello che abbiamo già vissuto quando, il 24 marzo 1999, gli aerei decollati dal territorio italiano, messo a disposizione delle forze Usa/Nato dal governo D’Alema (centro-sinistra), sganciarono le prime bombe sulla Serbia iniziando la «guerra umanitaria», cui parteciparono poco dopo anche i cacciabombardieri italiani. Ora l’obiettivo della nuova «guerra umanitaria» è la Libia.
Per farsi perdonare a Washington il trattato di amicizia italo-libico che impegnava le due parti a «non ricorrere alla minaccia o all’impiego della forza», il governo Berlusconi (centro-destra) ha messo ha disposizione non solo tutte le basi, ma forze aeree e navali per l’attacco. Come ha spiegato l'ex capo di stato maggiore dell'aeronautica Leonardo Tricarico, per imporre la no-fly zone sulla Libia occorre neutralizzare le difese antiaeree nemiche. «Noi questa capacità ce l'abbiamo ed è costituita dai caccia Tornado Ecr: l'abbiamo fatto in Kosovo e dopo tre giorni non volava più un aereo serbo».
Questo già considerevole schieramento costituisce solo una piccola parte della forza complessiva usata nella guerra contro la Libia. Quella aerea è composta dai caccia francesi Rafale, i primi ad attaccare partendo dalla base di Saint Dizier, dai Tornado britannici spostati a sud a breve distanza dalla Libia, dagli F-16 statunitensi di Aviano, dove stanno arrivando altri cacciabombardieri, dagli F-16 belgi e norvegesi ridislocati anche’essi a sud, cui si aggiungono Cf-18 canadesi.
La forza navale è altrettanto imponente. Essa comprende, tra le molte navi da guerra schierate di fronte alla Libia, la nave Usa da assalto anfibio Kearsarge, la più grande del mondo, con a bordo aerei ed elicotteri da attacco e mezzi da sbarco, in grado di trasportare 4mila marines e carrarmati. E’ affiancata dalla portaelicotteri francese Mistral, unità da assalto anfibio con elicotteri da attacco, carrarmati pesanti e 500 commandos. Il fatto che il presidente Obama abbia dichiarato che gli Stati uniti non invieranno truppe terrestri in Libia è facilmente spiegabile: come avvenne nella guerra contro la Jugoslavia, lo sbarco di truppe viene preceduto da pesanti bombardamenti aerei e navali.
L’intera operazione aeronavale è diretta dal Comando delle forze navali Usa in Europa, a Napoli, dove si trovano anche il quartier generale delle forze navali del Comando Africa e quello della Forza congiunta alleata. Tutti e tre i comandi sono nelle mani dello stesso ammiraglio statunitense Sam J. Locklear III, ossia del Pentagono.
Perché questo imponente impiego di forze, spropositato in rapporto alle capacità militari del regime di Gheddafi? Perché evidentemente non si tratta solo di una operazione militare ma di una corsa all’oro nero libico, che i partecipanti intendono spartirsi in misura proporzionale al loro impegno nella «guerra umanitaria».
(il manifesto, 20 marzo 2011)
Uranio impoverito nei Tomahawk sulla Libia
Written by Redazione Contropianohttp://www.fisicamente.net/GUERRA/index-273.htm
http://web.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti/uranio_impoverito.html
http://mondodiverso.blogspot.com/2004_09_01_archive.html
Il Messaggero, 20-03-2011
Centinaia di militari inglesi in azione da febbraio al fianco dei ribelli
LONDRA - Da fine febbraio centinaia di militari britannici del Sas, lo Special Air Service, sarebbero in azione al fianco dei gruppi ribelli in Libia. Lo rivela il Sunday Mirror, scrivendo che da tre settimane due unità sono impegnate in Libia a preparare l'operazione.
Si tratterebbe di gruppi soprannominati Smash per la loro capacità distruttiva. Il mandato è quello di dar la caccia ai sistemi di lancio di missili terra-aria di Gheddafi (i Sam 5 di fabbricazione russa) in grado di colpire a 400 chilometri di distanza. Affiancati da personale sanitario, ingegneri e segnalatori, gli Smash hanno creato posizioni sul terreno in modo da venire in aiuto in caso in cui jet della coalizione venissero abbattuti.
La loro presenza è stata indirettamente confermata dal domenicale Observer: una delle preoccupazione dei piloti dei Tornado - scrive il giornale - sarebbe quella di non colpire i commilitoni delle forze speciali, operative a Bengasi per aiutare a “illuminare” i bersagli e offrire intelligence sul terreno.
Vent'anni fa la Prima Guerra del Golfo diede allo Special Air Service la possibilità di tornare alle missioni nel deserto, che nel 1941 ne avevano determinato la nascita. La caccia ai missili Scud iracheni fruttò nuova fama e il riconoscimento del generale Norman Schwarzkopf.
Non è la prima volta che le unità d'elite entrano in azione in Libia: a fine febbraio gli uomini del Sas hanno tratto in salvo dipendenti del petrolio bloccati a sud di Bengasi. Più di recente, il Sas è stato al centro di una clamorosa gaffe quando un team diplomatico britannico, assieme al commando mandato per proteggerlo, è finito in stato di arresto presso una base militare controllata dai rivoltosi. I diplomatici erano stati inviati in Libia per stabilire contatti con l'opposizione ma il loro fermo e successiva liberazione aveva smascherato la loro presenza che doveva restare segreta con grave imbarazzo di Hague e del Foreign Office.
Libia: Il neo colonialismo vola sulle ali della “No Fly zone”
Battiamoci per fermare la nuova aggressione USA / NATO nel cuore del Mediterraneo.
Comunicato della Rete nazionale Disarmiamoli!
La volata in questa nuova escalation di guerra l’ha tirata il Presidente francese Nicolàs Sarkozy, il quale lo scorso 10 marzo - dopo l’incontro con il Consiglio Nazionale Transitorio libico, insediatosi a Bengasi e subito riconosciuto come unico rappresentante del popolo libico - chiedeva bombardamenti mirati sulla Libia.
L’approvazione della risoluzione ONU per l’instaurazione della “No Fly Zone” sui cieli di Libia, che ha vistonel Consiglio di Sicurezza 10 voti a favore e 5 astenuti (Russia, Cina, Brasile, India e Germania) trasforma quello che nei primi giorni sembrava un azzardo di Sarkozy in una ingerenza militare che si dispiegherà nelle prossime ore.
Quanto siano affidabili i referenti scelti da Francia e Inghilterra in questa nuova avventura di guerra - il Consiglio Nazionale Transitorio libico - sarà motivo di verifica nei prossimi giorni.
I pochi dati che abbiamo a disposizione su quest’alleanza, nata sull’onda di uno scontro ben diverso dalle rivolte scoppiate in tutto il Maghreb, non sono rassicuranti.
Innanzitutto c’è molto da dubitare in una rappresentanza che cerca legittimazione da uno dei governi più compromessi con il passato e il presente colonialista europeo, chiedendo a gran voce l’instaurazione di una No Fly Zone con i conseguenti bombardamenti che ciò comporterà. Gli eventi di questi giorni dimostrano che il conflitto libico è ben diverso dalle rivolte scoppiate negli altri paesi arabi. In Libia siamo di fronte ad una guerra civile tra le grandi tribù che prima formavano il sistema di governo della Jamahiriya.
Altro segnale preoccupante per gli eserciti occidentali sono stati gli arresti verificatisi nelle scorse settimane di corpi scelti inglesi, catturati mentre tentavano di infiltrarsi tra gli oppositori di Gheddafi per “sostenere” la rivolta. Sostegno rispedito rudemente al mittente, da parte di chi combatte contro l’indifendibile Raìs di Tripoli, ma che evidentemente non vuole ingerenze dall’esterno.
Qual è allora la rappresentanza e quali gli obiettivi di questo Consiglio Nazionale Transitorio libico? Con ogni probabilità siamo di fronte ad un gruppo rappresentativo di alcune tra le tribù libiche in conflitto, disposte - per avere un ruolo nel futuro di quel paese - a divenire “cavalli di Troia” per la frammentazione della Libia in funzione degli interessi occidentali.
Le risorse energetiche libiche sono immense e gli attuali “primi della classe” (Francia, Inghilterra, USA) intendono spartirsele attraverso i ben noti strumenti di “pace” sperimentati in questi anni in Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libano, Palestina.
Il movimento contro la guerra è vaccinato dalla propaganda filo – imperialista che prepara il terreno alle aggressioni neo colonialiste. I contenuti della campagna mediatica scatenata sui fatti di Libia sono un modello ben noto - e “bipartisan” – per legittimare di fronte all’opinione pubblica l’aggressione militare.
In Libia occorre fare appello per un cessate il fuoco immediato e l’avvio di una conciliazione tra le tribù in conflitto. Ciò potrà avvenire solo attraverso l’autorevolezza di una proposta fatta da soggetti neutri e disinteressati alle vicende interne libiche, non certo dai bombardieri della NATO e da un’alleanza in loco disposta a delegare a essi la soluzione della guerra civile.
Contro la nuova guerra nel Mediterraneo, contro i complici dell’intervento militare “umanitario” in Libia prepariamo la mobilitazione in tutte le città.
No all'uso delle basi militari in Italia per l'aggressione contro la Libia.
Organizziamo mobilitazioni in tutte le città.
La Rete nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org info@... 3381028120 - 3384014989