Sala Bolognese, gennaio 2012

QUANDO MORI’ MIO PADRE. DISEGNI E TESTIMONIANZE DEI BAMBINI DAI CAMPI DI CONCENTRAMENTO DEL CONFINE ORIENTALE. (1942-1943)



Il Centro Isontino di Ricerca e Documentazione Storica e Sociale "Leopoldo Gasparini", in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del comune di Sala Bolognese e L'Associazione di Volontariato ALJ (Aiutiamo la Jugoslavia) ONLUS, presenta la mostra “QUANDO MORI’ MIO PADRE. DISEGNI E TESTIMONIANZE DI BAMBINI DAI CAMPI DI CONCENTRAMENTO DEL CONFINE ORIENTALE. (1942-1943)”.

L’inaugurazione avverrà il giorno sabato 21 gennaio 2012, alle ore 17, alla CASA DELLA CULTURA, PIAZZA MARCONI, 5 – SALA BOLOGNESE.

Saranno presenti i rappresentanti dell’Amministrazione Comunale e la prof.ssa Paola Ferroni, presidente dell’Associazione ALJ.

La mostra è strutturata su ventisei grandi pannelli a colori, che riproducono scritti e disegni di bambini sopravvissuti alla deportazione nei campi di concentramento del confine orientale; realizzata in forma bilingue, indaga in particolare l’odissea dei bambini sloveni deportati nei campi di Gonars, Visco, Arbe-Rab e Monigo (Treviso) tra il 1942 ed il 1943.

L’esposizione, curata da Metka Gombac, Boris M. Gombac e Dario Mattiussi, è corredata da un volume dallo stesso titolo, che ripercorre le vicende storiche che portarono alla deportazione dei civili sloveni nei campi di concentramento italiani, posti a ridosso del confine orientale, ed in particolare indaga l’odissea dei bambini sloveni deportati in questi campi tra il 1942 ed il 1943.

I saggi contenuti nel volume consentono l’approfondimento dei temi affrontati dalla mostra, realizzata grazie agli scritti e disegni di bambini sopravvissuti alla deportazione e messi per la prima volta a disposizione dall’Archivio di Stato della Repubblica di Slovenia e dal Museo Sloveno di Storia Contemporanea di Lubiana. Disegni e scritti vennero composti durante i corsi di terapia post traumatica avviati in strutture mediche partigiane dopo la liberazione dai campi, successiva all’8 settembre 1943.

Ai tentativi di terapia, attuati stimolando i bambini a far riemergere la memoria delle sofferenze patite per poterle elaborare, ed ai temi svolti nelle scuole elementari organizzate dalle forze partigiane, dobbiamo la conservazione di questi materiali che costituiscono oggi una delle testimonianze più preziose e drammatiche di una delle pagine più buie della nostra storia.

La deportazione dei civili sloveni ci colpisce forse ancora più da vicino poiché molti dei campi di concentramento - come Sdraussina, Fossalon, Gonars, Visco - che ospitarono donne, anziani e bambini deportati sia dalle zone d’occupazione militare sia dal nostro territorio, sono luoghi che conosciamo ed in cui tutti noi ci siamo trovati, probabilmente senza immaginare che fossero stati teatro di tante sofferenze.

Il Comune di Sala Bolognese con questa iniziativa affronta nuovamente il tema dei campi di concentramento italiani.


La mostra rimarrà aperta sino al 5 febbraio 2012, con questi orari: Mar e Giov 9-13 e 14.30-19 – Sab e Dom 10-12. L’ingresso è gratuito.

Visite guidate gratuite su prenotazione (tel. 051-6822535)



Centro Isontino di Ricerca e Documentazione Storica e Sociale "Leopoldo Gasparini"
Palazzo del Monte di Pietà - Via Dante Alighieri, 29 - 34072 GRADISCA D'ISONZO (GO)
ONLUS Iscr. R.G. 569 - C.F. 91018340314
Tel/Fax 048199420 - www.istitutogasparini.it – email: segreteria@...


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scarica la locandina: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/salabolognese2012.jpg
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Metka Gombac, nel suo lavoro all'Archivio di Stato sloveno, dirige il reparto dedicato alla Resistenza. E' uno degli archivi più ricchi di documentazione su questo fenomeno in Europa. Proprio collaborando con le colleghe di Venezia (scrivevano un articolo sulle donne e sui bambini nella Seconda guerra mondiale) si è riusciti a rintracciare una cinquantina di disegni e scritti datati 1944 di bambini sopravvissuti ai campi di concentramento che, tornati a casa, dovevano frequentare i corsi delle scuole riaperte dai partigiani. Il direttore didattico, informato dalle maestre "che i bambini rimpatriati rivivevano i drammi trascorsi stando molto irrequieti e depressi e che bisognava fare qualcosa per rimuovere i patimenti patiti", impartì alle maestre il consiglio di fare una specie di gara dove i bambini dovevano riscrivere e disegnare quello che avevano provato nei "campi", affinche' "dessero fuori il loro patimento". E' chiaro che si pensava a sanare il PTS (Post traumatic sindrom) - oggi i colleghi psicologi direbbero proprio così, ma allora si pensò solo di alleviare il peso del ricordo. 
Ecco, alla mostra organizzata a Ljubljana sono stati invitati all'apertura quasi tutti i bambini sopravvissuti. Allora avevano una età dai sette ai dieci anni e oggi ne contano settanta in più. Gli organizzatori sono riusciti a creare un ambiente incredibile. I bambini di allora rivedevano i propri compiti dopo decine di anni e rivivevano l'ambiente e la situazione di allora. I sopravvissuti hanno rivisto per la prima volta i propri compiti di scuola di 70 anni prima. Non potevano credere che la storia si fosse ricordata di loro, dei loro patimenti e della loro gioventù provata dall'esperienza del lager. 
(Paola Ferroni)



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