Il giorno della memoria corta

1) Il giorno della memoria corta
2) Chiuso il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz
- Appello a Napolitano per il Memoriale italiano di Auschwitz (28 Novembre 2011)
- Non cancellate il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz (3 Agosto 2011)
- Testimonianza di Giuseppe Zambon (9 Agosto 2011)


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LINK CONSIGLIATI:
2010: Perché la giornata della Memoria non funziona
http://www.olokaustos.org/2010.htm
27 gennaio 1944: L'Esercito sovietico rompe definitivamente l'assedio di Leningrado durato circa 900 giorni
http://www.marx21.it/storia-teoria-e-scienza/storia/882-27-gennaio-1944-la-fine-dellassedio-di-leningrado.html
27 gennaio 1945: I cancelli di Auschwitz aperti dall'Armata Rossa
http://www.marx21.it/storia-teoria-e-scienza/storia/881-27-gennaio-1945-i-cancelli-di-auschwitz-aperti-dallarmata-rossa.html

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http://www.ilbriganterosso.info/2012/01/27/il-giorno-della-memoria-corta/

Il giorno della memoria corta

27 gennaio 2012

La storia: il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa dell’Unione Sovietica guidata da Stalin, durante l’offensiva verso Berlino, giunsero nella città di Auschwitz e liberarono i superstiti del campo di sterminio tedesco mostrando al mondo le barbarie del nazifascismo. Nei vari campi di sterminio furono torturati ed assassinati nell’ordine ebrei, prigionieri di guerra sovietici, polacchi non ebrei, rom e sinti, disabili e pentecostali, massoni, omosessuali, testimoni di Geova, dissidenti politici, slavi etc.
L’informazione (fonte «La Repubblica»): «istituito dieci anni fa, il Giorno della Memoria si celebra il 27 gennaio perché in questa data le Forze Alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi. Il ricordo passa anche dal web, con un database con le schede degli ebrei italiani che furono deportati e “Memoro” progetto creato dall’Associazione Banca della Memoria».
Spariscono i liberatori, spariscono gran parte delle vittime.


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Inizio messaggio inoltrato:

Da: Andrea Martocchia 
Data: 30 novembre 2011 21.25.09 GMT+01.00
Oggetto: Appello a Napolitano per il Memoriale italiano di Auschwitz




Appello a Napolitano per il Memoriale italiano di Auschwitz

Pubblicato il 28 Novembre 2011

Dopo aver lanciato un appello ai colleghi tedeschi, architetti ed esperti di beni culturali scrivono al Presidente della Repubblica un appello per la riapertura, conservazione e valorizzazione in situ del memoriale italiano di Auschwitz. Nel numero di dicembre, Sapere dedicherà il dossier proprio alla storia di questo monumento e alla Shoah. 

Egregio Signor Presidente,
Lo scorso primo luglio il Memoriale italiano nel Campo/Museo di Auschwitz è stato chiuso per unilaterale decisione della Direzione del Museo/KZ di Auschwitz-Birkenau, con la motivazione che si tratta di un’opera non rispondente alle Linee Generali per gli allestimenti delle mostre nazionali adottate in Polonia nel 1990, perché sarebbe “opera d’arte fine a se stessa”, “priva di valore educativo”.
Ricordando che il Memoriale è prima di tutto opera di due testimoni, Lodovico Belgiojoso Primo Levi, coadiuvati da altri autori ai quali le Accademie Italiane con il Suo Alto Patrocinio hanno riconosciuto nella Giornata della Memoria 2011 le massime onorificenze, e vale pertanto primariamente come opera di testimonianza; che rappresenta anche un monumento Architettonico di valore internazionale, secondo Bruno Zevi; che iniziato nel 1972 e realizzato nel 1979-80 fa parte integrale del Konzentrazionslager di Auschwitz-Birkenau, dichiarato sito Unesco nel 1979; ci rivolgiamo a Lei come garante della storia della Nazione e del rispetto di questa nel consesso internazionale contro la chiusura del Memoriale italiano di Auschwitz.
A quaranta anni dalla ideazione ed a trenta dalla sua realizzazione, il Memoriale italiano di Auschwitz ha guadagnato una storicità che si aggiunge a quella originaria e documentale della testimonianza diretta; e, secondo il principio rivendicato da Elie Wiesel in occasione del recente furto della scritta di ingresso al Museo, deve essere conservato e non può essere sottoposto ad aggiornamenti perché come “tutto ciò che è al di là del filo spinato non è disponibile”.
Sia consentito fare presente ancora che
1. il Memoriale costituisce l’unico esempio di allestimento che risponde perfettamente alle Linee Guida di recente formulate per la conservazione di Auschwitz, lasciando intatta la struttura edilizia in cui trova sede, pur legandosi al sito nel modo più confacente e creativo al contempo (certamente entro i limiti delle coordinate del tempo al quale appartiene); 
2. non risultano atti specifici di carattere pubblico, di rilevanza statale polacca ovvero internazionale, cioè vidimati dal Comitato Internazionale di Auschwitz, che esprimano un giudizio negativo sul Memoriale italiano;
3. il Governo Italiano non ha mai presentato la proposta di accordo denominata “Progetto Glossa” - approvato dall’ANED nel Congresso Nazionale dell’Ottobre 2008- agli organi nazionali e internazionali di Auschwitz chiedendo alla Direzione del Museo di Auschwitz e al Comitato Internazionale di esprimere specifico e motivato parere;
4. non risulta che l’ANED, come proprietario del Memoriale e soprattutto organismo unitario della memoria della deportazione italiana nei campi di sterminio nazista, abbia mai approvato la possibilità di un trasferimento del Memoriale di Auschwitz nell’ex campo di Fossoli, che risulterebbe “snaturante” così per il Memoriale, concepito “per” Auschwitz e “progettato” per inquadrare “quel” luogo di memoria, palesemente non interscambiabile, come per Fossoli, a sua volta luogo di memoria “propria” e altrettanto non interscambiabile;
5. risulta poco comprensibile che l’Italia accetti di riconoscere il Memoriale come bene culturale “dopo” l’eventuale trasferimento da Auschwitz, poiché trasferimento e riconoscimento sono tra loro incompatibili e si autoescludono.
Tutti noi studiosi, studenti, organizzazioni, ordini professionali, istituzioni, università, personalità italiane, polacche e internazionali, confidiamo che la Sua grande capacità di conservare il senso delle cose sopra le parti aiuti a ribadire che il Memoriale italiano di Auschwitz è il contributo che l’Italia Repubblicana nata dalla Resistenza intese offrire alla comunità internazionale nel luogo simbolo della organizzazione dello sterminio nazista e come tale ha contribuito allo stesso divenire della identità di Auschwitz.
Confidiamo che la Sua parola riesca a convincere tutti che è interesse nazionale dell’Italia e internazionale del campo-museo di Auschwitz di lasciare il Memoriale come è e dove è, restaurando quanto è malandato (come si sa l’arte contemporanea è deperibile in modo speciale), aggiungendo, senza disturbare in nessun modo il Memoriale, le innovazioni necessarie ed opportune a renderlo “dialogante” con le nuove generazioni, grazie anche a mezzi di comunicazione che erano inimmaginabili al tempo in cui l’opera fu pensata, ma proprio per questo costituente una testimonianza unica e preziosa per Auschwitz. La quantità di questa aggiunta e dei supporti tecnologici a fine didattico-pedagogico può essere discussa bilateralmente con gli organismi del campo-museo e collegialmente tra le varie componenti della deportazione italiana,  specialmente quelle ebraiche che lo richiedono con maggior forza e determinazione, ma possiamo stare certi che vada ridotta al minimo indispensabile, perché già oggi i padiglioni rinnovati con grande enfasi ostensiva appaiono omologati ed obsoleti: semplicemente incomparabili con il nostro Memoriale.
Le chiediamo intervenire perché al più presto vengano tolti gli offensivi sigilli al Memoriale, ripristinando così il suo stato di patrimonio comune dell’umanità, e perché il Governo Italiano, grazie al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, lo dichiari bene culturale italiano, dando veste al mandato che il Memoriale ha storicamente svolto fino alla chiusura del 1 luglio.

[seguono firme]


Inizio messaggio inoltrato:

Da: Andrea Martocchia 
Data: 08 agosto 2011 23.53.45 GMT+02.00
Oggetto: [storia_e_conflitto] Chiuso il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz

 


L'appello che segue ha almeno - a mio avviso - due limiti: il fatto che si rivolge ad una istituzione tedesca, e l'accenno che fa in termini positivi al dibattito sui "due totalitarismi" che ha imperversato proprio in Germania, portando in realtà a scempi criminali quali la distruzione del Palast der Republik a Berlino e di grandi testimonianze dell'antifascismo in tutta la ex DDR. Ciononostante mi sembra indispensabile farlo girare perchè (a) il fatto in questione è pochissimo noto in Italia (b) nell'appello si ricorda il valore storico-artistico dell'opera di cui si impone la chiusura (c) in esso si menziona anche esplicitamente qualche ragione ideologica di questo accanimento. 

Su quest'ultimo punto credo valga la pena di rincarare la dose... dicendo la mia. Il tentativo di "schiacciare" la memoria del genocidio nazista piegandola tutta esclusivamente sulla componente ebraica è da vent'anni ovunque palese ed ha ragioni politiche chiarissime; esso rischia di arrecare grave danno alla già labile conoscenza storica di massa, laddove le "memorie" non-ebraiche sono obliterate tout court. Per quanto riguarda l'Italia, ad esempio, è sotto agli occhi di tutti il fatto che centomila internati jugoslavi sulla nostra penisola (1941-1945) non "pesano" nella storiografia e nelle coscienze nemmeno una minima frazione di quanto pesano invece i deportati del Ghetto di Roma o in generale gli internati e le vittime ebraiche delle leggi razziali. Allo stesso modo, in Europa pochissimi conoscono la tragedia delle vittime rom, serbe, ucraine non-cattoliche, eccetera, perite nei lager dei collaborazionisti del nazifascismo. Dove si intende arrivare?


Non cancellate il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz


di Sandro Scarrocchia | Pubblicato il 03 Agosto 2011 10:01

Per la conservazione integrale del Memoriale Italiano e dell’ex Konzentrationslager di Auschwitz-Birkenau: un appello ai colleghi della Deutsche Denkmalpflege
“Il Memoriale in onore degli Italiani caduti nei campi di sterminio nazisti, voluto dall’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti, è stato realizzato grazie alla collaborazione di alcuni importanti nomi della cultura italiana del Novecento. Il progetto architettonico è dello studio BBPR e inserisce nel (…) Blocco 21 di Auschwitz I una spirale (…) all’interno della quale il visitatore cammina come in un tunnel. La spirale è rivestita all’interno con una tela composta da 23 strisce dipinte da Pupino Samonà seguendo la traccia di un testo scritto da Primo Levi. Dalla passerella lignea che conduce il visitatore nel tunnel sale la musica di Luigi Nono, Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz. Nelo Risi contribuì alla realizzazione con la sua competenza di regista”.  Il Memoriale (1975-1980) così descritto dalla voce italiana di Wikipedia è stato chiuso lo scorso 1° luglio per unilaterale decisione della Direzione del Museo/KZ di Auschwitz-Birkenau, con la motivazione che esso costituisce opera di “art pour l’art” e che, pertanto, non risponde alle Linee Generali per gli allestimenti delle mostre nazionali adottate in Polonia nel 1991.
Sulla prima affermazione: essa è tanto ignorante, quanto inconsistente. Ignora, infatti, che il Memoriale  è opera di “testimonianza diretta”, in quanto i committenti raccolti nell’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti - ANED ed alcuni degli autori (l’architetto Lodovico Belgiojoso e lo scrittore Primo Levi) sono sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. La testimonianza però è data, per scelta unanime e condivisa da tutti i protagonisti di allora (di tutte le fedi e di tutte le appartenenze politiche), nella forma dell’arte, nel caso specifico di “istallazione artistica” multimediale, nei limiti delle possibilità degli anni ’70. L’inconsistenza, invece, deriva dal fatto che questa “testimonianza/opera” è contestuale alla dichiarazione Unesco di Auschwitz patrimonio dell’umanità avvenuta nel 1979.

La seconda affermazione è semplicemente anacronistica, cioè avulsa dal contesto temporale in quanto “retroattiva” e, perciò, decontestualizzante. Le Linee Guida, inoltre, sono talmente generiche che in base ad esse la Direzione può dichiarare la “inadeguatezza” del Memoriale Italiano e salutare al contempo come “esempi” le nuove esposizioni di Ungheria e Francia che contraddicono apertamente le medesime. Infatti: il principio di intangibilità della sostanza materica del Campo è rispettato integralmente dal Memoriale Italiano (con sedici anni di anticipo, dunque, sulla elaborazione di quelle Linee e in virtù di una tradizione architettonica italiana che ha fatto scuola nel mondo) e tradito clamorosamente dai nuovi allestimenti citati.
Se si fa eccezione per il comunicato implausibile apparso il primo luglio sul sito ufficiale di Auschwitz, non ci sono atti conosciuti che testimonino una qualche istruttoria della grave decisione.
Voi, esponenti, rappresentanti e studiosi della Deutsche Denkmalpflege, conoscete gli estremi della vicenda del Memoriale Italiano, perché ne ho reso conto nella raccolta di scritti in onore di una delle maggiori personalità della disciplina, Georg Mörsch (1).

Voi, per la serietà che vi contraddistingue agli occhi del mondo - e che io conosco per essermi formato presso di voi e con alcuni di voi - siete l’unico Paese, accanto al Sud Africa di Nelson Mandela e ora all’Australia, che si è posto il problema della intangibilità e condivisione della memoria per l’oggi e per le generazioni future. Avete prodotto una documentazione e un dibattito che non ha eguali sulla memoria dei due differenti totalitarismi, il Nazismo e il Comunismo dell’ex DDR.

Tutto ciò, nella evaporazione politica e istituzionale del mio Paese - nella lingua del quale mi rivolgo a voi, che declassata in Europa resta pur sempre la lingua madre della storia dell’arte - è impensabile. Vi chiedo, pertanto, di intervenire nel merito della questione del Memoriale Italiano, in quanto esso “è” Auschwitz, ne fa parte integrante (pur essendo diventato ora, suo malgrado, simbolo di conflitti - del revisionismo di destra e di sinistra dell’Italia di oggi, dell’integralismo che pervade la cultura ebraica, dell’anticomunismo rivendicato dalla politica polacca, della “sindrome degli anni 70” che percorre l’intero pianeta).

Vi chiedo, dunque, se vi sembra accettabile la trasformazione di Auschwitz in una fiera dell’allestimento e delle più strampalate ipotesi museografiche, pertanto anche museologiche, didattiche e pedagogiche.
Vi sembra possibile che mentre i colleghi polacchi -i massimi rappresentanti della conservazione dei due istituti storici di Varsavia e Cracovia- restaurano i Blocchi A2 e A3, finora chiusi al pubblico, come si trattasse della Cappella Sistina, anzi, forse, con maggior “prudenza”, nei blocchi limitrofi il campo si trasformi in un cantiere di produzione di “nuovi scenari” nazionali, che intaccano la sostanza materiale, storica, edilizia che l’Unesco aveva dichiarato “patrimonio dell’umanità”?
Dichiarando guerra al Memoriale Italiano è stata infranta la dichiarazione Unesco. Ora ogni ipotesi diventa plausibile: rimuovere i pali di cemento armato della recinzione postbellica e ripristinarli in legno, ad esempio; aggiungere nuovi vagoni e magari anche una locomotiva e così via. È questa Auschwitz patrimonio dell’umanità o non sembra piuttosto “Schindlerlist”-land, “La vita è bella”-land?

Il Memoriale cessa qui, in questo luogo e come parte del luogo, di essere questione nazionale e pone il problema generale della conservazione integrale di Auschwitz.

Vostro è il Paese che ha prodotto Auschwitz, con l’aiuto di paesi conniventi, il mio prima di tutti. La differenza è che voi avete un catalogo nazionale dei luoghi di Memoria (2). Noi no. Avete fatto convegni nazionali sulla conservazione della scomoda eredità del passato. Io non ne ricordo neanche uno qui da noi, in cui il dibattito degli storici si sia integrato con quello della conservazione.

Il vostro Paese finanzia il Dipartimento di restauro del Campo di Auschwitz, fornendo mezzi indispensabili alla conservazione dei materiali e dei documenti storici. Credo che incomba su di voi la responsabilità  di una presa di posizione nel merito della conservazione integrale di tutto l’ex KZ di Auschwitz-Birkenau. Noi difensori dell’integrità del Memoriale Italiano abbiamo prodotto una bibliografia senza uguali per impegno e serietà, il rilievo scientifico e un progetto di conservazione (3). È il nostro contributo alla vostra battaglia, in attesa che l’Unesco riassuma il ruolo istituzionale internazionale che compete ad esso. Oggi, con la chiusura del memoriale Italiano, vistosamente e incomprensibilmente offuscato. 

(Qui il Manifesto per la conservazione integrale del Memoriale Italiano di Auschwitz:
 
Note
1) Block 21 in Auschwitz. Wie die Kunst der Gegenwart den Denkamlbegriff fördert und neue Denkmalwerte postuliert, in Hans-Rudolph Meier & Ingrid Sheurmann, a cura di, DENKmalWERTE. Bieträge zur Theorie und Aktualität der Denkmalpflege, Deutsche Kunstverlag, Berlin-München 2010, pp. 135-148.
2) Gedenkstätten für die Opfer des Nationalsozialismus, 2 voll. della Bundeszentrale für politische Bildung, gratuitamente scaricabili. 
3) Dossier in Studi e ricerche di storia contemporanea n. 69, 2008: dossier in ‘ANANKE, n. 54, 2008; Il memoriale italiano di Aushwitz e il cantiere blocco 21, Quaderni di “Ananke”, 1, 2009; Il Memoriale italiano di Auschwitz. L'astrattismo politico di Pupino Samonà, a cura di G. Ingarao, Palermo, Kalòs 2010; dossier inStudi e ricerche di storia contemporanea, a cura di E. Ruffini, n. 74, 2010; Ad honorem. Conferimento delle onoreficenze al committente e agli autori del Memoriale degli italiani caduti nei campi di sterminio Auschwitz Blocco 21 (Giornata della memoria, 27 gennaio 2011 - Accademia di Belle arti di Brera, Milano; Accademia di Belle arti, Palermo; Accademia di Belle arti Albertina, Torino), a cura di S. Scarrocchia, Il filo di Arianna, Vilminore di Scalve, 2011. Il Dottorato di Palermo (cit. in nota 1) ha attivato due ricerche monografiche sul Memoriale Italiano, di prossima pubblicazione.



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Inviato da: "zambon" zambon @ zambon.net

Mar 9 Ago 2011 12:25 pm


Cari compagni,

ricordo che, nell’estate del 1994, mi sono recato al Museo di Auschwitz per raccogliere foto e testimonianze che mi sono state necessarie per la redazione del volume bilingue “Auschwitz – i volti di Abele”.

Ho chiesto ed ottenuto alcune centinaia di brevi biografie e foto di altrettante vittime della barbarie nazista. La mia successiva richiesta di non limitare la selezione delle vittime ai soli funzionari statali ed ai sacerdoti polacchi, e di volermi fornire un campione più rappresentativo delle vittime, aggiungendo per esempio delle biografie di ebrei, di zingari e di comunisti è stata parzialmente accolta per quanto riguardava zingari ed ebrei, ma non per i comunisti perché… “ad Auschwitz non ci sono stati prigionieri comunisti”.

Ma non è tutto. Dopo avermi accompagnato alla visita del “memoriale italiano” mi hanno chiesto cosa ne pensassi. 
“Molto bello e istruttivo” –risposi- “perché gli autori dell’opera riescono in modo chiaro a collegare plasticamente la nascita del fascismo con le ragioni sociali che stanno alla base dei suoi misfatti”.

“Ma par carità, per noi questo memoriale italiano è solo un volgare strumento di propaganda comunista…” sentenziò invece il funzionario polacco.

Vi tralascio poi le vicissitudini concernenti la diffusione della prima edizione del libro che la direzione del Museo di Auschwitz ha in un primo tempo tentato di impedirmi, accettando alla fine di permettermi soltanto la distribuzione in Italia, ma non in Germania perché …“non vogliamo indisporci il governo tedesco che ci finanzia generosamente”. 
Il pomo della discordia era rappresentato dalla nostra postfazione nella quale si formulavano accuse alla politica della Germania di oggi e identificava nell’anticomunismo e nella disinformazione una costante della politica di questo paese.


Giuseppe Zambon
Editore


zambon@zambon. net
www.zambon.net


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