Stefan Simić: BAJKA O JEDNOJ IZGUBLJENOJ ZEMLJI  / FIABA DI UN PAESE PERDUTO


=== italiano ===


FIABA DI UN PAESE PERDUTO


Che io sia nato troppo tardi o che lei si sia dissolta troppo presto, in ogni caso sto studiando la geografia della vecchia Jugoslavia in ritardo... Navigo nell'Adriatico, mi arrampico sulla Kozara, a Tuzla ho incontrato per la prima volta l'Islam e la feredja, con una ragazza macedone ho corso lungo la riva e per le vie di Spalato; poi sono giunto a Cattaro, nella Città Vecchia. Molto lentamente compongo il mosaico in una catena di ricordi, mettendo in ordine un ricordo dietro all'altro.

Era un paese bellissimo, dico cosi, perchè tutte le fiabe durano poco. Anche questa nostra, la fiaba jugoslava. Sarebbe molto difficile riuscire ad abbracciare tutto ciò in una vita intera, come farlo nel racconto di un ventenne qualsiasi? Come domare quello spirito nobile, come renderlo chiaro in poche frasi senza rimembrare tutte le persone, tutte le città e tutti i paesi, come toccare quel fiore di un tempo in cui ancora inalava passione e non sciupare proprio nulla della sua bellezza, né del suo significato?

In breve, mi sono voluto informare su Krleža, ho ascoltato i canti di sevdah - le sevdalinke, ho riso per le allegre musiche e danze del beciaraz, ho provato a mangiare con gusto quelle specialità dalmate dai nomi impronunciabili, mi sono divertito con giuochi folkloristici, mi sono lasciato cullare della bellezza incantevole di tutte quelle donne e ho litigato con me stesso su quale di loro sia la più bella...

Ho sentito parlare dello Stradun, della Baš Čaršija, di Piazza Ban Jelačić; ma almeno l'ho sentito, e qualche cosa di tutto ciò l'ho pure vista con i miei occhi, ho trascorso lì i fine settimana, e qualcuno di quei posti si è rallegrato per la mia venuta cosicché custodisco molti ricordi lieti - ma che cosa ne sarà di questi nuovi bambini, dei bambini che verranno? Bambini che prima di tutto impareranno ad odiare e a rifiutare, bambini che possono elencare i posti dove vorrebbero andare e quelli dove non si va. E alla fine non vanno da nessuna parte... Per loro sono più importanti certi personaggi inesistenti che non la loro storia, sono più importanti le ricerche su Miami, sui robot, sugli abitanti di Marte, più importanti di quei posti dove sono cresciute generazioni intere, le generazioni dei loro padri e dei loro nonni. Per loro è più importante la Lady Gaga della loro stessa nonna.

Visto che gli jugoslavi sono sempre di meno, i postjugoslavi sono sempre di più. Sono affezionato a quella gente che mi fa ricordare la fratellanza e l'unità, i campi estivi della gioventù dove si lavorava, la passione per la ricostruzione di una società, la fede nella gente, la fede nell'uomo... Mi fanno ricordare la vita di quando non era vergognoso essere albanese a Belgrado, quando era un onore innamorarsi di una ragazza di Spalato, quando per farsi i complimenti si onorava quello che non è tuo. Molto lentamente vado mettendo insieme una «mia» vecchia Jugoslavia in miniatura, e, almeno in modo fittizio, ne sto diventando un abitante...

Dapprima i miei racconti sono giunti in tutte quelle città, e poi sono arrivato io, in ritardo. Ne evinco che tutti noi leggiamo gli stessi autori, che ci innamoriamo nella stessa maniera, che ci piace la stessa musica, che combattiamo contro le stesse identiche cose, e il con sorriso sulle labbra cerchiamo di imitare gli stessi dialetti. Ho capito che anche laggiù i fiori hanno lo stesso odore di qui, che si cantano le stesse canzoni, che si vanno a vedere gli stessi film, ma che nonostante tutto questo, nel nostro profondo, rimangono nascosti certi malintesi, che non sono per colpa nostra, di noi, generazioni recenti, che purtroppo li stiamo scontando, eccome! E in futuro sarà anche peggio...

Anche se mille volte ho detto ai miei amici che non mi sono sentito mai straniero a Osijek, né a Podgorica, né a Zagabria, né a Vukovar... Ho mentito. La paura si avverte nell'aria. Il subcosciente è una strana palude che lascia emergere tutto in superficie. Allora vedi anche quello che non c'è. I confini sono artificiali, ma i confini proprio perché sono confini confinano, limitano...

I miei, qui, mi hanno seppellito preventivamente, quando mi sono diretto in Croazia, mi hanno accompagnato impauriti come se partissi per chi sa dove... Anche se la guerra è finita da tempo, la guerra dura ancora nelle teste della gente...

Delle volte mi chiedo: per chi hanno perso la vita tutti quegli eroi caduti sognando una società davvero umana e la libertà? Immagina soltanto le gare, i giochi degli operai, la possibilità di dormire dove vuoi, la facilità di transitare in questo spazio, l'amore verso l'altro, verso il diverso. E che cosa abbiamo oggi? Masnade di degenerati spersonalizzati, il profitto come principio supremo, l'interesse come segno di riconoscimento, il dubbio in tutto ciò che ci circonda, la paura, gli eccessi, l'ingordigia, l'invidia. Abbiamo orde di cretini drogati, che camminano sulla terra come su un deposito d'immondizia, cercando le cose da utilizzare ancora e le cose da buttare e rottamare.

Fu difficile costruire tutto ciò che si fece, pacificare il non pacificabile, e fu molto facile romperlo, distruggerlo, usare coltelli ben affilati e tramutare uno dei paesi più civili in uno dei più barbari.

Quante celebrità sono state distrutte e quanti personaggi di fama internazionale ridotti al livello locale. Parliamo del culto degli attori Ljuba Tadić, Bekim Fehmiu, Šovagović, Šerbedžija, di Mija e di Čkalja, di Bata e di Boris Dvornik. Della fama di musicisti come Ivo Robić, Ibrica Jusić, Đordže Marijanović, o del gruppo Korni, degli Indexi, del Bijelo dugme (Bottone bianco). Di celebri scrittori, a partire da Andrić, Selimović, Kiš, Pekić... Della fama di sportivi come Duči Simonović, Mirza, Ćosić, Džaja. Esisteva a quel tempo la fama ed il culto per i lavoratori, per l’onestà, per la lotta per il bene comune, il culto dell’uomo, dell’umanità...

La Jugoslavia evidentemente non ha potuto resistere, come non può resistere alcun grande sogno.

La saggezza di una generazione è stata distrutta dall’altra e la terza generazione ha infranto e rotto tutto, riducendolo in piccole parti, e dopo le ha svendute sottocosto, come se fosse roba altrui, come se mai fosse esistito nulla... Già da anni si affilano i coltelli, l'uno odia l’altro... A guardare da questa distanza, sembra proprio irreale che questa gente sia vissuta in pace, sotto lo stesso tetto, e che abbia conquistato il mondo unita. Oggi ci stiamo svendendo un po’ per volta a questo stesso mondo! Uno vende le isole, l'altro vende le fabbriche, uno la ricchezza mineraria e tutti in eguale misura ci vendiamo reciprocamente. Ciascuno con orgoglio porta al tavolo tutto ciò che possiede, rinunciando all’elementare dignità umana...

Abbiamo creduto di lottare per noi in tutti questi anni, mentre in realtà lottavamo per loro. Quando abbiamo pensato di diventare più forti, in realtà diventavamo sempre più deboli, e quando eravamo più vicini alla vittoria, in realtà perdevamo sempre di più, le perdite diventavano sempre più gravi, mentre non abbiamo avuto alcun presentimento della sconfitta che ci aspettava...

Lo spirito dei collaborazionisti, dei cetnizi e degli ustascia, sta di nuovo venendo a galla. Invece di cercare di costruire il futuro, cerchiamo i particolari più oscuri del passato, enumeriamo gli odii degli altri, dimenticando le amicizie proprie. Invece di cercare il più bello, cerchiamo il più brutto. Invece di cercare l’amore, cerchiamo le cause per odiare. Se non riusciamo a trovare nulla, allora inventiamo, aggiungiamo, aumentiamo...

Capita così, quando ciascuno pensa di se di aver ragione: allora significa che nessuno in verità ha ragione, né mai avrà ragione, visto che in sostanza gli altri non lo interessano...

Si elencano i crimini del cosiddetto comunismo, senza avere alcuna percezione dei delitti del capitalismo, che sono di gran lunga maggiori, ed appestano ogni particella della società e ogni poro dell'essere umano. Chi potrebbe spiegargli che, a parte i loro appetiti ingordi e le loro menti limitate, al mondo esiste anche qualcos’altro? Chi potrebbe raccontare loro della Jugoslavia, di tutti quei miraggi, chi potrebbe insegnare loro il rispetto per se stessi e per tutto ciò che li circonda? Abituati come sono a pensare che tutti debbono a loro qualche cosa, che cosa loro hanno dato al mondo? Che cosa, fuorché l'ingordigia e l'egoismo?

Tutti oggi ridacchiano, dalle loro buche da topi, quando ricordano i tempi in cui si poteva vivere. Quanta vanità, quanta ignoranza, quanta malvagità! Quanto niente in una palude illimitata di tutto, anzi di tutto l'immaginabile, che inghiotte ogni cosa dinanzi a se... Invece della giornata del lavoro si è iniziato a celebrare la giornata delle streghe, invece del giorno della liberazione si è iniziato a celebrare la giornata che ci ha reso schiavi. Per giunta le nuove leve degli storici ci insegnano che sarebbe stato meglio se avessimo collaborato con i nazisti...

Il fascismo di allora è stato vinto, e il nemico allora era noto; ma chi vincerà il fascismo di oggigiorno, che sembra invisibile eppure distrugge ogni cosa davanti a se partendo dall’aria, dal cibo, dall’essere biologico e culturale dell’uomo? Sempre più numerosi sono i fascisti che non sanno nemmeno di essere fascisti, visto che con la loro presenza distruggono tutto quello che toccano. Dove è la passione, dove sono le idee, dove è il sacrificio, dove si sono nascoste la speranza e la felicità? Ciascuno magnifica la propria storia, nascondendo il resto. Chi potrà unire di nuovo questa gente e convincerla che sono esseri umani e non bestie?

Stefan Simić


(trad. JT, rev. AM)


=== srpskohrvatski ===

- BAJKA O JEDNOJ IZGUBLJENOJ ZEMLJI -

Ili sam se rodio prekasno, ili se ona rasturila prerano, uglavnom učim geografiju stare Jugoslavije naknadno... Plovim Jadranom, pentram se po Kozari, susreo sam se po prvi put sa Islamom i feredžama u Tuzli, potrčao sam za jedno
m Makedonkom na splićanskoj rivi i stigao je nešto kasnije u Kotoru, u Starom gradu. Sastavljam lagano razbijeni mozaik i ređam uspomenu za uspomenom.

Prelepa je to zemlja bila, kažem bila jer sve bajke traju kratko. Tako i ova naša, Jugoslovenska. Teško je obuhvatiti sve to i u jednom životu a kamoli u jednoj priči nekog tamo dvadesettrogodišnjaka?! Kako ukrotiti taj plemeniti duh i objasniti ga u nekoliko rečenica a ne pomenuti sve te ljude, gradove i sela. Kako dočarati taj cvet dok je još bio u punom zanosu a ne narušiti ništa od njegove lepote i značaja?!

Uglavnom, saznao sam za Krležu, slušao sevdalinke, smejao se uz bećarce, probao dalmatinske specijalitete čija imena ne umem ni da izgovorim, uživao u narodnim igrama, prepuštao se zanosnoj lepoti svih tih žena koje su prolazile i svađao se sa samim sobom koja je od koje lepša...

Čuo sam za Stradun, Baš Čaršiju, trg Bana Jelašića, no ja sam bar čuo, nešto od toga i video, proveo vikende, neko mi se tamo obradovao i nosim puno lepih uspomena a šta je sa nekom novom decom koja dolaze? Decom koja prvo nauče da mrze i odbace, decom koja nabrajaju gde ne bi išli a ne gde bi išli. I na kraju, uglavnom, ne odu nigde... Važniji su im neki nepostojeći likovi od njihove istorije, važniji su im istražitelji Majamija, roboti, marsovci od svih onih mesta gde su stasavale generacije i generacije njihovih dedova, očeva. Važnija im je Lejdi Gaga od rođene babe...

Sve je manje Jugoslovena, ali je zato sve više postjugoslovena. Volim te ljude jer me podsećaju na bratsvo i jedinstvo, radne akcije, zanos izgradnje jednog društva i veru u ljude, u čoveka... Podsećaju me na život gde nije sramota biti Albanac u Beogradu, gde je čast zaljubiti se u Splićanku, gde je kompliment poštovati i ono što nije tvoje. Sastavljam polako svoju staru Jugoslaviju u malom i bar fiktivno postajem njen stanovnik...

Prvo su moje priče stigle u sve te gradove pa sam onda ja, naknadno. Zaključio sam da svi mi citiramo iste pisce, da se isto zaljubljujemo, volimo istu muziku, borimo se protiv istih stvari, kroz osmeh oponašamo dijalekte. Shvatio sam da i tamo cveće isto miriše, da se pevaju iste pesme, gledaju isti filmovi, ali da su ipak, duboko u nama, skriveni neki davni nesporazumi za koje nismo krivi mi, nove generacije ali ih i te kako ispaštamo. I tek ćemo....

Iako sam hiljadu puta rekao svojim prijateljima da se nikada nisam osećao kao stranac u Osijeku, niti u Podgorici, niti u Zagrebu, Vukovaru. Lagao sam... Strah se oseća u vazduhu. Podsvest je močvara iz koje sve ispliva. A najčešće ono najgore. Tada vidiš i ono što ne postoji. Granice jesu veštačke, ali su ipak granice a samim tim i ograničenja...

Unapred su me sahranili moji odavde kada sam krenuo za Hrvatsku, ispratili su me preplašeni kao da idem ne znam gde. Iako se rat odavno završio, rat i dalje traje u glavama ljudi...

Ponekad se pitam za koga su ginuli svi ti heroji sanjajući o humanom društvu i slobodi?! Zamisli samo radničke igre, mogućnost da spavaš gde hoćeš, lakoću prelaženja prostora, ljubav prema drugom, drugačijem?! A šta imamo danas?! Horde obezličenih degenerika, profit kao vrhunsko načelo u svemu, interes kao znak prepoznavanja, sumnju u sve što nas okružuje, strah, iživljavanje, nezasitost, zavist. Imamo gomile drogiranih idiota koji hodaju po zemlji kao po deponiji gledajući šta mogu da iskoriste i bace?!

Teško je bilo napraviti sve to, osmisliti, pomiriti nepomirljvo a lako srušiti, upotrebiti naoštrene noževe i od jedne od najcivilizovanijih država napraviti najvarvarskiju. Koliko je samo ljudskih kultova uništeno i od internacionalnih svedeno na lokalni karakter. Recimo kult glumaca od Ljube Tadića, Bekima Fehmiua, Šovagovića, Šerbedžije pa do Mije i Čkalje, Bate i Borisa Dvornika. Kult muzičara i muzičkih grupa od Ive Robića, Ibrice Jusića, Đorđa Marjanovića pa do Korni grupe, Indeksa, Bijelog dugmeta. Kult pisaca od Andrića, Selimovića, Kiša, Pekića... Kult sportista od Ducija Simonovća, Mirze, Ćose, Džaje. Kult radnika, kult poštenja, kult borbe za opšte dobro, kult čoveka, kult ljudskosti....

Jugoslavija očigledno nije mogla da opstane kao što ne može da opstane ni jedan veliki san. Mudrost jedne generacije upropastila je druga a treća je sve to razbila u paramparčad i rasprodala budzašto kao da je tuđe, kao da nikada ništa nije ni postojalo... Već godinama svi oštre noževe, mrze jedni druge... Sa ove distance prosto je nerealno da su svi ti ljudi živeli u miru, pod istim krovom i osvajali svet zajedno?! Sada se polako prodajemo tom istom svetu! Neko prodaje ostrva, neko fabrike i rude a svi podjednako prodaju jedni druge. Svako ponosno iznosi na trpezu ono što ima odričući se elementarnog ljudskog dostojanstva...

Verovali smo da smo se borili za nas svih ovih godina, dok smo se, u stvari, borili za njih. Što smo mislili da smo jači bili smo sve slabiji, što smo bili bliži pobedi mi smo, u stvari, sve više gubili i gubili, ni ne sluteći kakav nas kolektivni poraz očekuje...

Upravo doživljavamo taj poraz...

Duh četništva, ustaštva ponovo provejava. Umesto da gradimo budućnost mi tražimo najmračnije detalje prošlosti, brojimo tuđe mržnje zaboravljajući vlastita prijateljstva. Umesto najlepšeg tražimo ono najgore. Umesto za ljubav prikupljamo činjenice za mržnju. Ukoliko ništa ne pronađemo onda izmišljamo, dodajemo, preuveličavamo...

A i tako to obično biva, čim svako za sebe misli da je u pravu, znači da niko nije u pravu, niti će ikada biti jer ga ne zanima onaj drugi...

Nabrajaju se zločini tzv. komunizma ne sluteći zločine kapitalizma koji su mnogo veći, koji zagađuju svaku poru društva i čoveka. Ko će da im objasni da osim njihovih nezasitih stomaka i ograničenih umova postoji i nešto drugo? Ko će da im priča o staroj Jugoslaviji, svim tim čudima, ko će da ih nauči da poštuju sebe i sve oko sebe?! Naviknuti su da sve neko treba da im daje a šta su oni dali ovom svetu? Šta osim pohlepe i sebičluka?!

Svi se sada podsemavaju iz svojih mišijih rupa prisećajući se vremena kada se živelo. Koliko samo sujete, primitivizma, pakosti?! Koliko samo ničega u beskrajnoj močvari svega i svačega koja guta sve pred sobom... Umesto dana rada počinje da se slavi noć veštica, umesto dana oslobođenja počinju da se slave dani porobljenja. Još nas generacije novih istoričara uče da je bolje da smo sarađivali sa nacistima...

Tadašnji fašizam je pobeđen, neprijatelj je bio poznat a ko će da pobedi ovaj današnji, naizgled nevidljivi, koji razara sve pred sobom od vazduha, hrane, biološkog i kulturnog bića čoveka? Sve je više fašista koji ni ne znaju da su fašisti, uništavaju svojim prisustvom sve što dotaknu? Gde je zanos, gde su ideje, gde je žrtvovanje, gde su se sakrile nada i sreća?! Svako veliča svoju ličnu priču skrivajući sve drugo. Ko će ponovo da objedini sve ljude i da ih ubedi da su ljudi a ne zveri?!

STEFAN SIMIĆ