L'arma del silenzio mediatico

1) L'Unione Europea è talmente democratica che impedisce la pubblica fruizione delle trasmissioni della TV siriana
2) L'arma del silenzio mediatico (Manlio Dinucci)


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L'UNIONE EUROPA OSCURA LA TV SIRIANA         

Spiacevole sorpresa lunedi' per tutte le persone che seguono in Europa la tv siriana. Per ordine dell' Unione Europea il satellite Hotbird ha interrotto le trasmissioni di vari canali siriani nella cornice delle sanzioni contro la Siria. Quindi le persone di origine siriana che vivono nei paesi europei non possono piu' avere informazioni dirette su quanto avviene nel loro paese se non da qualche sito o telefonando. L' alternativa e' ascoltare la propaganda di Al Jazeera e Al Arabya o comprare una parabola speciale per ricevere i canali russi. Una cattiveria unica non tanto verso lo stato siriano, ma soprattutto verso i siriani in Europa che oltre ad essere lontani dal loro paese sono in ansia per i loro familiari in Siria e vorrebbero seguire quanto sta avvenendo nel loro paese. Ora temono anche che questo "simpatico" stratagemma venga esteso ad altre forme di comunicazione come Skype o altri server siriani. Non e' la prima interruzione per i canali di questo paese. Lo scorso giugno la Lega Áraba ha chiesto ai proprietari dei satelliti Arabsat y Nilesat la sospensione delle trasmissioni siriane via satellite in tutto il mondo.
Il 15 ottobre inoltre il satellite Eutelsat ha interrotto i servizi a 19 canali e stazioni radio trasmessi dall' Iran; un' altra decisione dell' UE presa insieme ad altre misure nel settore finanziario, commerciale, energetico e dei trasporti. In questa occasione sono stati oscurati PressTV e altri canali televisivi oltre a varie stazioni radio.

(fonte: Siria, le notizie della settimana dal 21 al 28 ottobre 2012
a cura di Marco Palombo
http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1060 )


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Il Manifesto 30/10/2012

L'ARTE DELLA GUERRA

L'arma del silenzio mediatico

Si dice che il silenzio è d'oro. Lo è indubbiamente, ma non solo nel senso del proverbio. È prezioso soprattutto come strumento di manipolazione dell'opinione pubblica: se sui giornali, nei Tg e nei talk show non si parla di un atto di guerra, esso non esiste nella mente di chi è stato convinto che esista solo ciò di cui parlano i media. Ad esempio, quanti sanno che una settimana fa è stata bombardata la capitale del Sudan Khartum? L'attacco è stato effettuato da cacciabombardieri, che hanno colpito di notte una fabbrica di munizioni. Quella che, secondo Tel Aviv, rifornirebbe i palestinesi di Gaza. Solo Israele possiede nella regione aerei capaci di colpire a 1900 km di distanza, di sfuggire ai radar e provocare il blackout delle telecomunicazioni, capaci di lanciare missili e bombe a guida di precisione da decine di km dall'obiettivo. Foto satellitari mostrano, in un raggio di 700 metri dall'epicentro, sei enormi crateri aperti da potentissime testate esplosive, che hanno provocato morti e feriti. Il governo israeliano mantiene il silenzio ufficiale, limitandosi a ribadire che il Sudan è «un pericoloso stato terrorista, sostenuto dall'Iran». Parlano invece gli analisti di strategia, che danno per scontata la matrice dell'attacco, sottolineando che potrebbe essere una prova di quello agli impianti nucleari iraniani. La richiesta sudanese che l'Onu condanni l'attacco israeliano e la dichiarazione del Parlamento arabo, che accusa Israele di violazione della sovranità sudanese e del diritto internazionale, sono state ignorate dai grandi media. Il bombardamento israeliano di Khartum è così sparito sotto la cappa del silenzio mediatico. Come la strage di Bani Walid, la città libica attaccata dalle milizie «governative» di Misurata. Video e foto, diffusi via Internet, mostrano impressionanti immagini della strage di civili, bambini compresi. In una drammatica testimonianza video dall'ospedale di Bani Walid sotto assedio, il Dr. Meleshe Shandoly parla dei sintomi che presentano i feriti, tipici degli effetti del fosforo bianco e dei gas asfissianti. Subito dopo è giunta notizia che il medico è stato sgozzato. Vi sono però altre testimonianze, come quella dell'avvocato Afaf Yusef, che molti sono morti senza essere colpiti da proiettili o esplosioni. Corpi intatti, come mummificati, simili a quelli di Falluja, la città irachena attaccata nel 2004 dalle forze Usa con proiettili al fosforo bianco e nuove armi all'uranio. Altri testimoni riferiscono di una nave con armi e munizioni, giunta a Misurata poco prima dell'attacco a Bani Walid. Altri ancora parlano di bombardamenti aerei, di assassinii e stupri, di case demolite con i bulldozer. Ma anche le loro voci sono state soffocate sotto la cappa del silenzio mediatico. Così la notizia che gli Stati uniti, durante l'assedio a Bani Walid, hanno bloccato al Consiglio di sicurezza dell'Onu la proposta russa di risolvere il conflitto con mezzi pacifici. Notizie che non arrivano, e sempre meno arriveranno, nelle nostre case. La rete satellitare globale Intelsat, il cui quartier generale è a Washington, ha appena bloccato le trasmissioni iraniane in Europa, e lo stesso ha fatto la rete satellitare europea Eutelsat. Nell'epoca dell'«informazione globale», dobbiamo ascoltare solo la Voce del Padrone.

Manlio Dinucci