Il "Tribunale" creato "ad hoc" contro la Jugoslavia

1) Verdetto politico del Tribunale dell’Aja (radiosrbija.org)
2) Niente crimini di guerra.” Generali croati assolti all’'Aia (La Stampa)
3) I crimini di un Tribunale (il manifesto)


La assoluzione da parte del "Tribunale ad hoc" dell'Aia dei criminali di guerra croati, primi responsabili militari della pulizia etnica nelle Krajine e nella Slavonia occidentale, è solo l'esempio più recente della funzione infame di tale istituzione pseudo-giuridica. 
Nello specifico, la sentenza è un verdetto politico mirato a stendere il tappeto rosso alla Croazia che si appresta ad entrare nella Unione Europea nonostante la sua statualità sia stata ottenuta attraverso la pulizia etnica ai danni di quasi un milione di cittadini di origine serba. Di questi, sono ancora centinaia i desaparecidos.

D'altronde, il "Tribunale ad hoc" è illegittimo per come è stato costituito, fazioso e "politico" per il suo modo di lavorare, illegale per come il suo Statuto contravviene ai fondamenti del Diritto e per alcuni assassinii degli imputati, commessi negli scorsi anni nella galera dell'Aia. 
Un ampio saggio sul "Tribunale ad hoc", che argomenta tutto questo, è apparso come introduzione al testo della autodifesa di Milosevic pubblicato da Zambon (“In difesa della Jugoslavia”, 2005) ed è leggibile sul nostro sito:
Processo Milosevic: un "processo alle intenzioni" (a cura di ICDSM-Italia)
https://www.cnj.it/MILOS/testi.htm#intenzioni

Altri link consigliati:
Avvocati statunitensi e preti cattolici a difesa del boia Gotovina
https://www.cnj.it/documentazione/oluja05.htm
Santo subito? Il criminale di guerra Ante Gotovina in udienza da Wojtyla
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7066
A. Bernardini: La Croazia è uno Stato illegale
https://www.cnj.it/documentazione/bernardini.htm

(a cura di Italo Slavo per JUGOINFO)


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Da www.radiosrbija.org

Verdetto politico del Tribunale dell’Aja

16. 11. 2012. 

L’assoluzione dei generali croati Ante Gotovina e Mladen Markac, da parte del Tribunale penale internazionale dell’Aja, sembra più un opuscolo politico che un verdetto del tribunale, ha dichiarato per la Radio internazionale della Serbia Savo Strbac, direttore del Centro informativo e di documentazione “Veritas”. Il verdetto legalizza la pulizia etnica, e le sue conseguenze per i serbi scacciati dalla Krajina sono terrificanti, ha valutato Strbac. Per noi il verdetto del Tribunale dell’Aja rappresenta un’altra “Tormenta”, forse ancora più pesante di quella che abbiamo subito nel 1995, ha dichiarato per la nostra radio Milojko Budimir, presidente dell’Associazione dei rifugiati e di altre associazioni dei serbi in Croazia. Servizio di Suzana Mitic.

Il direttore del “Veritas”, Savo Strbac, è sconcertato e deluso per il verdetto del Tribunale dell’Aja, il quale, a quanto ha rilevato, è vergognoso e rappresenta il tramonto della giustizia internazionale. Poiché si tratta di un tribunale delle Nazioni Unite, si sono scosse anche le fondamenta di quell’organizzazione, ha sottolineato Strbac.
“Il verdetto di primo grado, con le spiegazioni su 1.400 pagine, era il primo atto giuridico, mentre quello che è stato letto oggi dalla corte d’appello sembra più un opuscolo politico o una dichiarazione che viene accolta in diverse organizzazioni politiche, e non la decisione di un tribunale”, evidenzia Strbac.
Secondo lui, il fatto che due giudici hanno separato le proprie opinioni significa che loro volevano che restasse la qualificazione di atto criminale associato, e dimostra che nel processo c’erano anche giudici d’onore. Poiché il presidente della corte vota per ultimo, si può dire che in qualche modo questo è il verdetto del giudice americano Theodor Meron, sottolinea Strbac, e ricorda che le autorità croate hanno ingaggiato un’organizzazione lobbysta dagli Stati Uniti per esercitare pressioni allo scopo di annullare la condanna di primo grado per i generali croati.
“Le conseguenze per noi serbi perseguitati e scacciati dalla provincia di Krajina sono terrificanti. Ci aspettavamo che il verdetto alla base del quale si trova la qualificazione sull’atto criminale associato, ci avrebbe dato una base solida per realizzare in modo più veloce e facile i nostri diritti personali, sui beni, i diritti politici che ci sono stati negati. Questo verdetto ha approvato tutto quello che i croati hanno fatto ai serbi, ha legalizzato la pulizia etnica, e doveva essere l’inizio della catarsi, di una profonda purificazione della società croata e l’affronto del passato”, ha dichiarato Strbac.
Secondo il nostro interlocutore, restano due accuse internazionali alle quali non si deve rinunciare. Una è la contro-accusa della Serbia contro la Croazia davanti alla Corte internazionale di giustizia, in cui la Serbia, ritiene lui, non dovrebbe accettare alcun patteggiamento, ma provare a dimostrare che è stato eseguito il genocidio sui serbi. La seconda è l’accusa sollevata davanti alla Corte federale a Chicago contro l’organizzazione americana di generali in pensione che hanno aiutato la Croazia ad eseguire l’operazione “Tormenta”, rileva Strbac.
Il verdetto di primo grado con la qualificazione che l’operazione “Tormenta” rappresentava un atto criminale associato, era una specie di risarcimento per tutto quello che è accaduto ai serbi, dice Milojko Budimir, evidenziando che l’ingiustizia arrivata dopo è ancora più difficile e fa più male.
“Questo verdetto non solo ha abbandonato ma ha anche deluso la nostra gente, perché non si tratta di una decisione legale, ma di un verdetto politico. Il Tribunale dell’Aja ha mostrato la sua vera faccia, dando ragione a quelli che dicevano che il Tribunale è in realtà un’organizzazione politica. È incredibile che dopo tutte le prove, i testimoni e i fatti, venga espresso un verdetto del genere, e che i generali croati, quelli che hanno comandato l’operazione “Tormenta” siano assolti”, dice Budimir.
Questo verdetto è forse una buona cosa per i generali in Croazia, ma non è sicuramente una buona base per la riappacificazione che dovrebbe seguire nella regione, ha evidenziato Budimir.


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http://www.lastampa.it/2012/11/16/esteri/crimini-di-guerra-generali-croati-assolti-dal-tribunale-dell-aia-5ZYPqzQRGxFwLfTBvdgReK/pagina.html

Niente crimini di guerra” generali croati assolti all’Aia

Ante Gotovina e Mladen Markac, erano stati condannati in primo grado per le violenze commesse durante la guerra del 1991-1995

Contrordine: gli ex generali croati Ante Gotovina e Mladen Markac non sono quei criminali di guerra che ad aprile dell'’anno scorso avevano meritato una condanna a 24 e 18 anni davanti al Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia (Tpi) per la 'liberazione' della Krajina a maggioranza serba nell’estate 1995. Oggi la Corte d’Appello dell'’Aja a stretta maggioranza, tre giudici a favore due contrari (tra cui l'’italiano Fausto Pocar), ha ribaltato il giudizio: assoluzione piena, immediato rilascio. Ed altrettanto immediata riapertura delle ferite balcaniche. 
Zagabria, che attendeva il verdetto davanti ai maxischemi in piazza, fa festa per quelli che ha sempre considerato “eroi”. Il governo invia immediatamente un jet a prenderli. Il premier Milanovic e il presidente del Parlamento Leko li accolgono all’'aeroporto e centomila persone li acclamano nel centro di Zagabria. Tutt'’altra atmosfera a Belgrado che considera la sentenza «scandalosa». Il governo annuncia che ridurrà la collaborazione con il tribunale dell'’Aja. Il presidente Nikolic parla di «sentenza politica e non giuridica». I serbi sono stati «vittime di genocidio», scrive Nikolic in un comunicato dai toni durissimi, ma «vengono fatti passare per criminali che si devono vergognare e stare zitti». 
Evidenti i sospetti serbi che l'’assoluzione sia stata una compensazione per la Croazia, che nel luglio 2013 entrerà a far parte dell’'Unione Europea.
D'’altra parte proprio i quattro anni di latitanza di Gotovina tra il 2001 ed il 2005 rallentò il processo di adesione. Ma la Serbia che con il premier Tadic, per farsi aprire le porte europee, ha finito per “consegnare” il boia di Srebrenica [SIC, secondo "La Stampa", ndIS], Ratko Mladic, ha cambiato orientamento. Belgrado ha da oggi abbassato al solo 'livello tecnico' la cooperazione con il Tribunale e d'’ora in poi non consegnerà più alcuna documentazione all'’Aja. 
Le accuse di sentenza politica minano le fondamenta del Tpi. La sentenza è stata presa a maggioranza: favorevoli il presidente della Corte, l'’americano di origine polacca Theodor Meron (che su Wikipedia è già diventato “croatian hero”), il giamaicano Patrick Robinson ed il turco Mehmet Guney, contrari l'’italiano Fausto Pocar ed il maltese Carmel Agius. La sentenza di primo grado è stata smontata negando il valore di prova all’'elemento centrale dell'’inchiesta: l'’«imprecisione» dei tiri di artiglieria. I croati sostenevano che non erano attacchi contro i civili le cannonate finite a più di 200 metri dai legittimi obiettivi militari. In appello questo principio è stato ribaltato. Quindi nella 'Operazione tempesta' dell'’estate 1995 contro i secessionisti serbi della Krajina, l’'allora capo dell’'esercito croato Ante Gotovina e l'’allora capo della polizia Mladen Markac non presero «deliberatamente» a cannonate scuole e ospedali a fini di pulizia etnica. La morte di 324 civili e l’'espulsione di oltre 90mila persone sui quali si
basava l’'accusa furono legittimi atti di guerra. O non ci sono prove che siano stati atti criminali. Quanto meno, per tre giudici su cinque, non oltre ogni ragionevole dubbio. 


=== 3 ===

Danilo Zolo, Tommaso Di Francesco

I crimini di un Tribunale

17/11/2012 
Fonte: Il manifesto - www.ilmanifesto.it

Qualcuno vuole capire davvero, e finalmente, che cos'è e come funziona la cosiddetta giustizia internazionale, ben rappresentata dai «tribunali ad hoc», quei tribunali dei vincitori impegnati da tempo in una vasta operazione di sentenze che, sinteticamente, potremmo definire a «due pesi e due misure»? 
Per comprendere meglio c'è la sentenza emessa ieri dal Tribunale penale internazionale per i crimini nell'ex Jugoslavia dell'Aja che ha assolto due generali croati, Ante Gotovina e Mladen Markac, condannati in primo grado rispettivamente a 24 e 18 anni di galera per i crimini di guerra commessi nell'agosto del 1995 con l'Operazione Tempesta. Quando l'esercito croato, sostenuto dalla Nato che nella notte bombardò segretamente i ripetitori di Knin, vennero espulse dalla regione della Krajina croata dove vivevano 300mila serbi e vennero assassinate tra le duemila e le tremila persone, in maggioranza anziani e donne. Fu la più grande operazione di pulizia etnica dell'intera guerra nei Balcani. Lì, nel sud-est europeo dove i nazionalismi e i riconoscimenti occidentali delle indipendenze nazionali proclamate su base etnica, hanno fatto brandelli della Federazione jugoslava.  
Festa grande ieri dell'estremismo di destra nazionalista croato, dei filo-ustascia, sventolio della bandiera a scacchi, messe di suffragio e ringraziamento nelle chiese cattoliche. La radio croata ha accolto il rientro dell'«eroe» comunicando fiera: «Gotovina è ora un uomo libero». Tripudio della «guerra patriottica» a base e fondamento della nuova nazione croata che pure, con la promessa di giustizia per i crimini di guerra commessi e la richiesta della consegna di Gotovina (alla fine arrestato alle Canarie nel 2005), per dieci anni non entrò nell'Ue. Solo dopo l'ingresso di Gotovina nel carcere dell'Aja, si è infatti avviata la pratica con la quale ha ottenuto di diventare membro dell'Unione europea, ufficialmente nel 2013. E adesso, che trionfa la menzogna, non emerge forse ancora di più la connivenza europea nel disastro della guerra balcanica? 
Perché siamo nei Balcani, naturalmente. Ed è facile immaginare la reazione indignata delle vittime e della Serbia. Ma immaginiamo anche lo scioc per la stessa Carla Del Ponte, il procuratore del Tribunale dell'Aja che nel 2001 chiese l'arresto di Gotovina in qualità di comandante dell'intera Operazione Tempesta (il generale Markac nella stessa operazione era a capo di un reparto speciale di polizia) ma dichiarò anche che avrebbe voluto incriminare lo stesso Franjo Tudjman, il presidente nazionalista e signore della guerra. Peccato che era già morto. Che smacco per lei: Milosevic è morto all'Aja in circostanze oscure, Tudjman (e Izetbegovic) aspettando ad incriminarli sono alla fine deceduti nel loro letto da «eroi», e ora l'incredibile assoluzione di Gotovina. Certo, in carcere ci sono i serbo-bosniaci Radovan Karadzic e Ratko Mladic. Solo loro e a conferma, a dir poco menzognera, che le responsabilità dei sei fronti di guerre nei Balcani a partire dal 1991-92 fino al 2002 (dalla Slovenia, alla Croazia, alla Bosnia Erzegovina, al Kosovo e alla Macedonia) è stata esclusivamente dei serbi. I quali, confermati grazie a questa sentenza vergognosa, nel loro vittimismo, alimenteranno per reazione il rivendicazionismo nazionalista. Perché è smacco anche per la nuova Serbia democratica [SIC, secondo "il manifesto", ndIS], la cui magistratura ha incriminato per prima i propri generali e miliziani aspettando altrettanto fervore nella giustizia degli altri paesi ex nemici. 
Ora la sentenza che assolve Gotovina è un colpo durissimo alla possibilità di una giustizia che rispetti tutte le vittime della guerra e alla costruzione di una memoria condivisa. Una sentenza che riprecipita i Balcani nell'odio. Una bella conclusione per il cosiddetto Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini commessi nell'ex Jugoslavia che chiuderà presto i battenti: si è assunta la responsabilità di una amnistia internazionale del fascismo croato e dei suoi crimini. E il mondo non griderà allo scandalo come farebbe se, per tragica analogia, ad essere assolto fosse stato Ratko Mladic.