(italiano / srpskohrvatski)

Unendoci al cordoglio, che in queste ore accomuna i progressisti e gli antimperialisti di tutto il pianeta, per la morte del presidente compagno Hugo Chavez, segnaliamo che per avere informazioni aggiornate dal Venezuela e sulle reazioni a livello internazionale si può fare riferimento al sito della Rete transnazionale latinoamericana TeleSUR: http://www.telesurtv.net/ evitando così il filtro del giornalismo ostile e prezzolato che ci affligge in Occidente.
CNJ-onlus

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Da:  Retedeicomunisti

Oggetto:  Hasta la victoria siempre, Comandante Hugo Chavez !

Data:  06 marzo 2013 


Hasta la victoria siempre, Comandante Hugo Chavez !!

Alle ore 17,00 di fronte all’Ambasciata del Venezuela, in via TARTAGLIA 11, ROMA, invitiamo tutti i compagni, gli amici della rivoluzione bolivariana, a dare un saluto al Comandante Chavez ,e la più sentita fraternità e solidarietà  al governo e al popolo bolivariano , portando ognuno un semplice omaggio floreale con un  solo significativo garofano rosso.

Rete dei Comunisti,mercoledì 6 marzo 2013.



Con profondo dolore apprendiamo la notizia della morte fisica del Comandante Hugo Chavez Frias, ma il suo insegnamento vive dentro di noi e sarà sempre presente nelle lotte di tutti gli antimperialisti, gli anticapitalisti , i comunisti e i rivoluzionari di tutto il mondo.

 L’azione del governo bolivariano  guidato dal Presidente Hugo Chavez  ha dato vita ad un formidabile protagonismo politico  del popolo venezuelano,   chiamato  a lottare  per la propria indipendenza e autodeterminazione contro l’ordine reazionario delle oligarchie borghesi sostenute dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.

Hugo Chavez  Frias è un uomo dalle umili origini, un uomo del popolo,  e come tale meglio di altri ha condiviso le condizioni di vita e l’aspirazione ad una società più giusta ed equa della sua gente. Da giovane militare,  nel 1989 si oppose  alle politiche repressive dell’oligarchia fascista rifiutandosi di sparare sulle manifestazioni popolari. Negli anni che seguirono diede vita al “Movimiento Bolívariano MBR-200”,  continuando a battersi  contro l’ordinamento reazionario e finendo in carcere una prima volta  nel 1992.  La seconda volta fu arrestato da Presidente della Repubblica Bolivariana , l’11 aprile del 2002,  in seguito ad colpo di Stato organizzato dall’Ambasciatore USA Shapiro e da un gruppo di oligarchi fascisti tra cui  Henrique Capriles,  candidato della  destra, sonoramente sconfitto  alle ultime elezioni presidenziali.  Un figlio del popolo e del processo rivoluzionario venezuelano e bolivariano  che per ben due volte, nel 1994  e  nel 2002 , ha visto il popolo scendere dai barrios e  dai ranchitos ed  imporre  la sua liberazione alla borghesia reazionaria e ai gorillas che lo avevano arrestato.

I successi del governo bolivariano si  esprimono negli  avanzamenti del processo di transizione al socialismo, con una decisa e massiccia redistribuzione della ricchezza sociale prodotta, che si è tradotta in una forte politica di pianificazione socio-economica rivolta a soddisfare i bisogni dei lavoratori,dei proletari e  di  tutti gli sfruttati venezuelani  che hanno potuto conquistare in pochi anni  l’accesso alla sanità pubblica e gratuita, il diritto all’istruzione gratuita, l’allargamento e l’aumento della previdenza sociali e delle pensioni. Il sostegno popolare alla rivoluzione bolivariana e al suo Comandante sono intimamente legati all’emancipazione politica, sociale , culturale ed economica di milioni di uomini e donne.

Questo  è un giorno triste, innanzitutto per il popolo della rivoluzione bolivariana e per l’America Latina, ma l’esempio di vita di combattente  per il socialismo del Comandante Chavez tocca il cuore e la mente dei rivoluzionari e degli sfruttati in tutto il mondo. Il  suo contributo di una vita dedicata al popolo bolivariano e al  riscatto del proletariato di Nuestra America  è sotto gli occhi di tutti, anche dei nemici di classe, perché   con lui  la rivoluzione bolivariana ha rimesso in moto la storia non solo in Venezuela e in America Latina,  ma ha detto  ai popoli del mondo che è possibile ribellarsi, conquistare e difendere il potere popolare con la democrazia di base partecipativa.

La politica del  governo rivoluzionario venezuelano  oggi ripropone l’attualità del socialismo nel contesto  storico politico ed economico del XXI secolo, il socialismo possibile  nell’attuale contesto storico caratterizzato dalla crisi sistemica del modo di produzione capitalistico e dalla conseguente aggressività dei paesi imperialisti e da una debolezza soggettiva del movimento internazionale anticapitalista organizzato. Grazie alla rivoluzione bolivariana e ai paesi dell’ALBA, i rapporti di forza tra le classi a livello internazionale hanno visto il movimento operaio e progressista  assestare un duro colpo all’imperialismo, privato dell’egemonia sul continente latino-americano.

In questo quadro l’alternativa socialista della rivoluzione bolivariana, dell’ALBA e l’alleanza con i governi progressisti rappresentano il  punto  più avanzato oggi  della lotta anticapitalista. Dopo la caduta dei paesi socialisti,  nel momento in cui l’imperialismo statunitense e europeo si immaginavano privi di ostacoli, la rivoluzione bolivariana, insieme alla Bolivia del MAS e del socialismo comunitario, a  Cuba rivoluzionaria  socialista,alla rivoluzione cittadina dell’Ecuador , hanno riaperto la prospettiva dell’ emancipazione, della sovranità autodeterminata e  dell’indipendenza del continente latino-americano, e della  fuoriuscita dal capitalismo mettendo concretamente in campo la prospettiva  Il socialismo nel  e per il XXI secolo.

Il Comandante Chavez  e la dirigenza politica del governo bolivariano hanno fatto della solidarietà internazionalista e dell’antimperialismo un elemento centrale della propria azione politica, guadagnandosi l’affetto e la stima dei popoli oppressi. Ricordiamo le parole di condanna nei confronti delle aggressioni sioniste in terra di Palestina, delle ripetute aggressioni imperialiste in Libia , in Siria, ed in altri paesi dell’Africa, posizioni coraggiose che sono state accompagnate dal sostegno ai movimenti di liberazione e alle forze antimperialiste. 

Ci  stringiamo  vicini con tutto il cuore e l’affetto alla  famiglia del Comandante per questo tremendo  momento.Vogliamo ancor più intensamente  rinnovare tutto  la nostra fratellanza e sostegno rivoluzionario  ai compagni del PSUV,  del PCV, al vice-presidente Maduro,  a tutto il governo rivoluzionario, alle forze politiche,  sindacali e sociali  venezuelane, e a tutto il popolo che è linfa vitale e spina dorsale dell’intero  processo rivoluzionario bolivariano. Siamo a fianco della gente  umile e dignitosa dei barrios, delle missioni, ai  militari bolivariani, ai lavoratori e ai contadini,   alla folla proletaria  che di  nuovo tornerà a riempire di  rosso le piazze per stringersi intorno al suo Comandante e per dire forte e chiaro all’oligarchia fascista e agli imperialisti di Washington e Bruxelles a che il governo è e resterà del   popolo  bolivariano .

CHAVEZ VIVRà PER SEMPRE NELLA LOTTA RIVOLUZIONARIA DI TUTTI GLI SFUTTATI !!

La lotta continua e si rafforza  perché il comandante Chavez è vivo e vincerà, e resterà un indimenticabile esempio di ricchezza rivoluzionaria e patrimonio vivo dell’intera umanità che lotta per la libertà , la giustizia, l’uguaglianza , il socialismo.  

Alle ore 17,00 di fronte all’Ambasciata del Venezuela, in via TARTAGLIA 11, ROMA, invitiamo tutti i compagni, gli amici della rivoluzione bolivariana, a dare un saluto al Comandante Chavez ,e la più sentita fraternità e solidarietà  al governo e al popolo bolivariano , portando ognuno un semplice omaggio floreale con un  solo significativo garofano rosso.

Rete dei Comunisti



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http://www.skoj.org.rs/130.html

UMRO JE DRUG UGO ČAVEZ - ŽIVELA BOLIVARSKA REVOLUCIJA

Vođa Bolivarske revolucije i jedan od najistaknutijih pripadnika međunarodnog radničkog pokreta, Ugo Čavez umro je nakon dvogodišnje borbe sa kancerom, danas 5. marta 2013. godine. Drug Čavez nas je napustio istog datuma kada i četvrti klasik naučnog socijalizma Josif Visarionovič Staljin, samo 60 godina kasnije. Smrću El komadantea narod Venecuele i čitav slobodoljubljivi i pravedoljubljivi svet pretrpeo je ogroman gubitak. Sa svetske pozornice otišao je tiho i dostojanstveno, borac protiv imperijalizma i neokolonijalizma, iskreni i ubeđeni pristalica socijalne pravde i stvari radničke klase - Ugo Čavez, presednik Venecuele. Preminuo je jedan od najvećih boraca protiv globalizacije i američkog imperijalizma. Istorija će ga pamtiti kao čoveka koji je imao hrabrosti da očuva dostojanstvo svoje nacije.

Poput Simona Bolivara, Če Gevare i Kastra, Ugo Čavez pošao je putem najtežih iskušenja i bitaka za dostojanstvo čoveka. Pobedama koje je ostvario nadahnuo je mnoge, ne samo u Venecueli već i u svakom delu planete gde postoje ugnjetavani i eksploatisani. Čavez više nije fizički sa nama, ali njegova ideja nastaviće da živi u svakom čoveku željnom slobode i pravde. Velikih heroja poput njega gotovo da nema, ostavio nam je viteški primer kako se bori. Njegova borba biće nastavljena.

Nova komunistička partija Jugoslavije (NKPJ) i Savez komunističke omladine Jugoslavije (SKOJ) izražavaju najdublje saučešće članovima porodice druga Uga Čeveza, narodu Venecuele i svima koje je potresla ova bolna vest. NKPJ i SKOJ poručuju neprijateljima progresa da se ne raduju, Čavesovom smrću neće prestati da živi i Bolivarska revolucija! Heroji radničke klase i antiimperijalističke borbe žive u našim srcima i kad nisu pored nas. Sećanje nas teši i hrabri da nastavimo borbu za slobodu i pravdu, za socijalizam!

VEČNA SLAVA DRAGI DRUŽE!


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Da:  Gennaro Carotenuto 

Oggetto:  [gc] Hugo Chávez, la leggenda del Liberatore del XXI secolo

Data:  06 marzo 2013 08.25.11 GMT+01.00

A:  articoligennarocarotenuto@...
Rispondi a:  garibaldiuy  @  gmail.com


Hugo Chávez non è stato un dirigente come tanti nella storia della sinistra. È stato uno di quei dirigenti politici che segnano un’intera epoca storica per il suo paese, il Venezuela, e per la patria grande latinoamericana. Soprattutto, però, ha incarnato l’ora del riscatto per la sinistra dopo decenni di sconfitte, l’ora delle ragioni della causa popolare dopo la lunga notte neoliberale.

è particolarmente gradita la condivisione

di Gennaro Carotenuto

L’America nella quale il giovane Hugo iniziò la sua opera era solo apparentemente pacificata dalla cosiddetta “fine della storia”. Questa, in America latina, non era stata il trionfo della libertà come nell’Europa dove cadeva il muro di Berlino. Era stata invece imposta nelle camere di tortura, con i desaparecidos del Piano Condor e con la carestia indotta dal Fondo Monetario Internazionale. Il migliore dei mondi possibili lasciava all’America latina un ruolo subalterno e ai latinoamericani la negazione di diritti umani e civili essenziali. Carlos Andrés Pérez, da vicepresidente dell’Internazionale socialista in carica, massacrava nell’89 migliaia di cittadini inermi di Caracas per ottemperare ai voleri dell’FMI. L’America che oggi lascia Hugo Chávez, ad appena 58 anni, è un continente completamente diverso. È un continente in corso di affrancamento da molte delle sue dipendenze storiche e rinfrancato da una crescita costante che, per la prima volta, è stata sistematicamente diretta a ridurre disuguaglianze e garantire diritti.

Non voglio tediare il lettore e citerò solo un paio di dati indispensabili. Nella Venezuela “saudita”, quella considerata una gran democrazia e un modello per l’FMI, ma dove i proventi del petrolio restavano nelle tasche di pochi, i poveri e gli indigenti erano il 70% (49 e 21%) della popolazione. Nel Venezuela bolivariano del “dittatore populista” Chávez ne restano meno della metà (27 e 7%). A questo dato affianco la moltiplicazione del 2.300% degli investimenti in ricerca scientifica e il ricordo che, con l’aiuto decisivo di oltre 20.000 medici cubani, è stato costruito da zero un sistema sanitario pubblico in grado di dare risposte ai bisogni di tutti.

Oggi che il demonio Chávez è morto, è sotto gli occhi di chiunque abbia l’onestà intellettuale di ammetterlo cosa hanno rappresentato tre lustri di chavismo: pane, tetto e diritti. Gli osservatori onesti, a partire dall’ex-presidente statunitense Jimmy Carter, che gli ha rivolto un toccante messaggio di addio, riconoscono in Chávez il sincero democratico e il militante che si è dedicato fino all’ultimo istante «all’impegno per il miglioramento della vita dei suoi compatrioti». No, Jimmy Carter non è… chavista. Semplicemente è intellettualmente onesto ed è andato a vedere. Tutto il resto, la demonizzazione, la calunnia sfacciata, la rappresentazione caricaturale, è solo squallida disinformazione.

Chávez entra oggi nella storia ed è già leggenda perché ha mantenuto i patti e fatto quello che è l’essenza dell’idea di sinistra: lottare con ogni mezzo per la giustizia sociale, dare voce a chi non ha voce, diritti a chi non ha diritti, raggiungendo straordinari risultati concreti. In questi anni ha cento volte errato perché cento volte ha fatto in un paese terribilmente difficile come il Venezuela. Ha chiamato il suo cammino “socialismo”, proprio per sfidare il pensiero unico che quel termine demonizzava. Chávez diventa così leggenda perché, in pace e democrazia, ha realizzato quello che è il dovere di qualunque dirigente socialista: prendere la ricchezza dov’è, nel caso del Venezuela nel petrolio, e investirla in beneficio delle classi popolari. Lo ha fatto al di là della retorica rivoluzionaria, propria di anni caldissimi di lotta politica, da formichina riformista. Utilizzo il termine “riformista” sapendo che a molti, sia apologeti che critici, non piace pensare che Chávez non sia stato altro che un riformista, ma radicale, in grado di raggiungere risultati considerati impossibili sulla base di defaticanti trattative e su politiche basate sulla ricerca del consenso e sulla partecipazione. Chávez è già leggenda perché ha piegato al gioco democratico un’opposizione indotta, in particolare da George Bush e José María Aznar (molto meno da Obama), all’eversione, esplicitatasi nel fallito golpe dell’11 aprile 2002 quando un popolo intero lo riportò a Miraflores e nella susseguente serrata golpista di PDVSA, la compagnia petrolifera nazionalizzata. È il controllo di quest’ultima ad aver garantito la cassaforte di politiche sociali generose.

È questo che la sinistra da operetta europea non ha mai perdonato a Chávez. Per la sinistra europea l’America latina è un remoto ricordo di gioventù, non un continente parte della nostra stessa storia. È troppo facile archiviare la presunta anomalia chavista, che è quella di un Continente, l’America latina dove destra e sinistra hanno più senso che mai, ed è necessario schierarsi, come un’utopia da chitarrate estive, Intillimani e hasta siempre comandante. È troppo scomodo riconoscerne la prassi politica nelle due battaglie storiche che Hugo Chávez ha incarnato: la lotta di classe, che portò Chávez, il ragazzo di umili origini che per studiare poteva fare solo il militare o il prete, a scegliere di stare dalla parte degli umili, e quella anticoloniale che ha preso forma nel processo d’integrazione del Continente.

Il consenso, la partecipazione al progetto chavista, si misura proprio nella vigenza, nelle classi medie e popolari venezuelane, di un pensiero contro-egemonico rispetto a quello liberale dell’imperio dell’economia sulla politica. I latinoamericani hanno maturato nei decenni scorsi solidi anticorpi in merito. Chávez ha catalizzato tali anticorpi riportando in auge il ruolo della lotta di classe nella Storia, la continuità della lotta anticoloniale, perché i “dannati della terra” continuano ad esistere e a risiedere nel Sud del mondo e non bastano 10 o 15 anni di governo popolare per sanare i guasti di 500 anni. Lo accusano di aver usato a fini di consenso la polemica contro gli Stati Uniti. C’è del vero, ma non è stato Chávez a tentare sistematicamente di rovesciare il presidente degli Stati Uniti e non è il dito di Chávez ad oscurare la luna di rapporti diseguali e ingiusti tra Nord e Sud del mondo.

Si conceda a chi scrive il ricordo dell’intervista quasi visionaria che Chávez mi concesse a fine 2004 proprio sul tema della Patria grande latinoamericana. Sento ancora la forza del suo abbraccio al momento di salutarci. Con lui c’erano Lula e Néstor Kirchner, anch’egli scomparso neanche sessantenne nel momento di massima lucidità politica, dopo aver liberato l’Argentina dalla morsa dell’FMI e restaurato lo Stato di diritto in grado di processare i violatori di diritti umani. Poi vennero Evo Morales e tutti gli altri dirigenti protagonisti della primavera latinoamericana. A Mar del Plata nel 2005 tutti insieme sconfissero il progetto criminale di George Bush che con l’ALCA voleva trasformare l’intera America latina in una maquiladora al servizio della competizione globale degli USA contro la Cina. Dire “no” agli USA: qualcosa d’impensabile!

Adesso, seppellita la pietra dello scandalo Chávez, tutti sono certi che l’anomalia rientrerà, che Nicolás Maduro non sarà all’altezza, che il partito socialista esploderà per rivalità personali e che la storia riprenderà il proprio corso come se Hugo non fosse mai esistito. Chissà; ma cento volte nell’ultimo decennio i venezuelani e i latinoamericani hanno dimostrato di ragionare con la loro testa. Hanno dimostrato di non voler tornare al modello che hanno vissuto per decenni e che oggi sta divorando il sud dell’Europa. La forza del Brasile di Dilma come potenza regionale ha superato con successo vari esami di legittimazione. Il processo d’integrazione appare un fatto irreversibile che fa da pilastro all’impedire il ritorno del «Washington consensus». No, una semplice restaurazione non è all’ordine del giorno anche se dovesse cambiare il segno politico del governo venezuelano, cosa improbabile sul breve termine, anche per l’enorme emotività causata dalla scomparsa di un leader così popolare.

Da oggi qualunque governo venezuelano e latinoamericano si dovrà misurare con la leggenda di Chávez, il presidente invitto, quattro volte rieletto dal suo popolo, in grado di sopravvivere a golpe e complotti, che aveva tutti i media contro e che solo il cancro ha sconfitto. Di dirigenti come lui o Néstor Kirchner non ne nascono tanti e il futuro non è segnato. Ma il suo lascito è enorme ed è un patrimonio che resta nelle mani del popolo.

Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it


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