Croazia, ratificato il trattato di adesione all’ UE
Il parlamento di Zagabria ha ratificato oggi all’unanimità, con 136 voti a favore e nessuno contrario, il Trattato di adesione della Croazia all’Unione europea, che dovrebbe diventare il 28/mo Paese membro della Ue a partire dal primo luglio 2013.
Il Trattato, dopo quasi sei anni di negoziati, è stato firmato a Bruxelles lo scorso 9 dicembre e poi approvato a gennaio in un referendum popolare in Croazia con il 66,27 per cento dei sì. Per entrare in vigore, tutti i 27 Paesi membri devono ratificare il documento nei rispettivi parlamenti. Fino ad oggi il Trattato è stato ratificato da Italia, Slovacchia, Bulgaria, Ungheria e Malta.
(fonte AnsaMed 9 marzo 2012)
L’accordo prevede che una soluzione per le rimesse dei risparmiatori croati della Ljubljanska banka, rimaste bloccate nel 1991 dopo la proclamazione d’indipendenza di Zagabria e Lubiana, venga in futuro trovata [SIC] nell’ambito del processo di successione dei beni della Federazione jugoslava presso la Banca dei regolamenti internazionali di Basilea. Si tratta di alcune centinaia di milioni di euro, risarciti ai risparmiatori da parte dello Stato croato, che poi da parte sua ha presentato una serie di ricorsi contro la Ljubljanska banka. Zagabria ha promesso oggi di congelare le procedure giudiziarie contro la banca slovena in attesa che venga trovato un compromesso.
Il governo di Lubiana si è impegnato ad avviare al più presto la procedura di ratifica del Trattato di adesione della Croazia alla Ue, bloccato perché Lubiana insisteva su di una previa soluzione della disputa bilaterale. La Croazia dovrebbe entrare a pieno titolo in Europa il primo luglio prossimo. Finora sono 24 i Paesi membri che hanno ratificato il Trattato di adesione e all’appello, accanto alla Slovenia, mancano ancora la Germania e la Danimarca.
UE: intesa Slovenia-Croazia è messaggio a vicini
La firma oggi dell’accordo fra Slovenia e Croazia sulla disputa relativa alla Ljubljanska Banka “manda un messaggio chiaro” a tutti i Paesi vicini: “Problemi che per anni sembrano impossibili da risolvere possono essere affrontati”. Lo afferma il presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, in una nota diffusa a Bruxelles in occasione della cerimonia ufficiale alla quale partecipano il leader sloveno e croato, Janez Jansa e Zoran Milanovic. Secondo il presidente dell’Ue l’approccio “costruttivo” delle due parti nel risolvere prima la disputa dei confini marittimi e ora quella della Ljubljanska Banka è “un esempio per tutta la regione”. “Relazioni di buon vicinato e un’effettiva cooperazione regionale possono essere raggiunte” prosegue Van Rompuy, che ribadisce come l’Ue sia al fianco dei Paesi dei Balcani occidentali perché rispondano agli standard europei, “per poi in ultimo aderire all’Unione”. “La cerimonia di oggi - ricorda Van Rompuy - segna un momento importante” non solo nelle relazioni fra Croazia e Slovenia.
L’accordo di oggi “è un passo importante” per l’ingresso della Croazia nell’Ue, perché spiana la strada alla ratifica da parte di Lubiana dell’adesione di Zagabria. “Ora aspettiamo l’ultimo rapporto di monitoraggio della Commissione europea - conclude il presidente dell’Ue - sui preparativi pre-adesione della Croazia da adottare entro marzo e il termine del processo di ratifica in tutti i parlamenti nazionali” dei 27 Stati membri.
Janša firma, Croazia in Europa dal 1° luglio
Una vicenda kafkiana che è stata giocata dalla Slovenia sul tavolo della politica interna. Anche perché la soluzione trovata, in realtà, non risolve nulla. Tutto è stato demandato, infatti, a un’ulteriore trattativa tra le parti che avverrà nel quadro della successione all’ex Jugoslavia e avverrà sotto la diretta supervisione della Banca dei regolamenti internazionali di Basilea come peraltro previsto al capo B dell’accordo sulla successione. Un punto a suo favore comunque Lubiana lo segna perché Zagabria si è impegnata a “congelare” tutte le cause contro le banche slovene intentate in territorio croato e si impegna inoltre a vigilare affinché non ne vengano depositate di nuove. E così, commentano gli esperti di cose balcaniche, la questione si dibatterà per altri duecento anni senza risolverla.
Ma a che cosa è dovuta questa accelerazione dell’ultimo mese? E come mai a fumare il calumet della pace con Zagabria sia il premier praticamente dimissionato e in carica solo per svolgere l’ordinaria amministrazione Janez Janša e non piuttosto la premier entrante Alenka Bratušek? Di sicuro Janša non è rimasto folgorato sulla via di Damasco. Dietro c’è un lavorio ben mirato e molto deciso da parte delle cancellerie internazionali con in prima fila la Germania e gli Stati Uniti. Più silenziosa, ma forse più efficace la prima, più caciarona e poco “diplomatically correct” la seconda con l’ambasciatore Usa a Lubiana, Jospeh Mussumeli pronto a rilasciare dichiarazioni di fuoco ai media sloveni conquistandosi così la sincera antipatia di tutta l’opinione pubblica che lo accusa di voler influire sulle decisioni di uno Stato che non è il suo, al punto che nella manifestazione di protesta di sabato scorso a Lubiana è spuntato un emblematico cartellone che recitava: «Yankee go home», mentre una delle richieste degli “arrabbiati” è proprio l’allontanamento dell’ambasciatore Mussomeli.
Più discreta, si diceva, l’azione di pressing di Berlino. Non dimentichiamo che la Merkel è stata una dei “grandi elettori” di Janša e per la Germania la Croazia rappresenta il principale e più appetibile mercato dell’intera area balcanica. Quindi l’ingresso nell’Ue va garantito anche se proprio il Parlamento tedesco qualche mese fa sollevò alcune perplessità sulla reale preparazione di Zagabria a diventare una stella d’Europa. Le pressioni riguardavano soprattutto il sistema giudiziario e la lotta alla corruzione. Ed è logico. Per investire in un Paese estero è importante che la sua giustizia funzioni secondo gli standard comunitari e che la corruzione sia opportunamente se non sconfitta per lo meno sotto controllo. Solo così quel Paese diventa veramente appetibile agli investitori esteri. La Slovenia, o meglio, il governo Janša ha tirato la corda fino all’ultimo, poi, quando si è accorto che la stessa rischiava di spezzarsi è corso ai ripari. Scatta il mandato ai due mediatori tecnici quando l’accordo sia Lubiana che Zagabria ce l’avevano praticamente già nel cassetto. E Janša ha fatto di tutto per essere lui a firmare l’accordo. «Missione compiuta frau Angela».
di Stefano Giantin, su Il Piccolo del 17 maggio 2013
Come innamorati che, col tempo, si erano un po’ allontanati, il riavvicinamento è stato cauto e lento, ma alla fine è arrivato. Ieri, con l’atteso voto del Bundestag, la Germania ha fatto cadere l’ultimo ostacolo formale e detto sì all’entrata di Zagabria nell’Ue, ratificando con 583 voti a favore, nessun contrario e sei astensioni, il trattato d’adesione della Croazia.
E così quella Germania che fu fra i primi Paesi a riconoscere l’indipendenza croata è stata ieri l’ultimo membro Ue a ratificarne l’ingresso nel “club europeo”. Un segnale significativo dei dubbi, questo ritardo, manifestati negli scorsi mesi da vari politici tedeschi, in testa Norbert Lammert (Cdu), sulla reale preparazione croata. «Non tutti i requisiti sono stati soddisfatti», ha ripetuto ieri Lammert a Die Welt.
Ma nel Bundestag voci critiche verso la Croazia non si sono ieri levate. «Possiamo con gioia affermare che un secondo Stato dell’ex Jugoslavia è pronto a entrare nell’Ue», ha esordito il parlamentare Oliver Luksic (Fdp). È un successo, l’ingresso di Zagabria, che conferma la giustezza del «premio Nobel per la pace assegnato all’Ue, il più grande promotore della democrazia». «La Croazia è pronta», ha poi rimarcato Luksic. «I croati si rallegrano per l’ingresso nell’Ue, mentre in altre parti d’Europa cresce l’euroscetticismo», per cui «dobro dosla Hrvatska», gli ha fatto eco Dietmar Nietan (Spd). «Non deve però fare l’errore di stoppare le riforme» nei campi della «corruzione e della lotta alla criminalità», ha ammonito il socialdemocratico.
Thomas Doerflinger, Cdu-Csu, ha invece ricordato il referendum per l’indipendenza della Croazia dalla Jugoslavia, nel 1991, descritto come l’inizio del processo verso l’Europa [e causa prima dello scoppio della guerra fratricida]. Zagabria che può oggi far parte, da pari, del consesso Ue, ha assicurato Doerflinger. E «ziveli».
Guido Westerwelle, infine, ministro degli Esteri. «Integriamo la Croazia nell’Ue, un Paese profondamente europeo». Questo «risultato è storico», «mi congratulo con il popolo croato».
Unico a esprimere qualche perplessità, Thomas Nord (Die Linke), che ha specificato che «ci sono anche preoccupazioni, in Croazia», non solo entusiasmo. Preoccupazioni per la grave situazione economica, innescata anche dalla «pressione Ue per le privatizzazioni, che ha creato più danni» che vantaggi, ha ricordato Nord, richiamando l’attenzione sulla disoccupazione da codice rosso, oggi al 18%, frutto di quattro anni di recessione.
Ma nonostante la crisi, la Croazia - anche secondo Berlino - si è meritata l’adesione, il primo luglio. «Danke Deutschland», dunque, benvenuta Croazia. Un benvenuto che sarà esteso a Zagabria dal premier Letta, in Croazia il 30 giugno, che ha sottolineato ieri «la soddisfazione per l’adesione, un passo avanti importante perché dimostra che l’Europa è un successo».
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Napolitano a Zagabria il 30 giugno per l'ingresso in UE
di Christiana Babić, su La Voce del Popolo (Fiume/Rijeka), 24 maggio 2013
Gesti simbolici a livello politico ed eventi culturali di primo piano s’intrecciano nel programma delle manifestazioni che si stanno predisponendo nell’ambito delle celebrazioni per l’ingresso della Croazia nell’Unione europea. Il grande giorno si avrà il 1.mo luglio, ma i preparativi sono già in corso e gli eventi di certo non si esauriranno in un’unica giornata. Tutt’altro. Alcuni sono già in corso, altri sono attesi impazientemente, terzi ancora per la loro valenza non possono che essere definiti storici esattamente quanto il traguardo che vanno a celebrare. E in tutto questo l’Italia svolge un ruolo di primo piano proprio come lo ha svolto anche nel cammino di avvicinamento di Zagabria alla Casa comune europea. Roma, infatti, è cosa ben nota, ha da sempre sostenuto la Croazia nel suo percorso europeo. Un’ulteriore conferma arriva direttamente dal Quirinale. Il Capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, il 30 giugno sarà a Zagabria.
Ad annunciarlo è stato lo stesso Napolitano nel corso di un colloquio telefonico avuto nei giorni scorsi con il Presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, nel corso del quale quest’ultimo gli formulato i migliori auguri per il rinnovo del mandato. Infatti, stando a quanto si legge nella nota, “al termine del cordiale colloquio i due Presidenti si sono dati appuntamento a Zagabria il 30 giugno prossimo per le celebrazioni previste in occasione dell’adesione della Croazia all’Unione europea”.
Il sostegno italiano al cammino europeo della Croazia, va detto, è stato ricordato di recente anche dall’Ambasciatore d’Italia a Zagabria, Emanuela D’Alessandro, che presentando l’esposizione “Un Caravaggio per l’Europa: La Cena in Emmaus della Pinacoteca di Brera a Zagabria”, che sarà allestita al Museo dell’Arte e dell’Artigianato (MUO) della capitale croata dal 5 giugno al 22 agosto – ha detto: “L’adesione, il primo luglio 2013, della Croazia all’Unione europea rappresenta un passaggio di straordinaria importanza, che l’Italia ha favorito e sostenuto con convinzione e che, alla luce dell’eccellenza delle relazioni politiche, economiche e culturali che legano i nostri due Paesi, ha voluto celebrare con il prestito, da parte della Pinacoteca di Brera al Museo dell’Arte e dell’Artigianato di Zagabria, del capolavoro di Caravaggio ‘La Cena in Emmaus’.”
Un evento che Furio Radin, presidente dell’Unione Italiana, ha definito “un gesto simbolico importante, un abbraccio con il quale si accompagna un amico in un evento comune importante”. “L’Unione Italiana è orgogliosa di questo evento italiano, croato ed europeo, ed è felice di avere contribuito alla sua realizzazione”, ha aggiunto Radin, ricordando che l’UI ha destinato una parte dei mezzi assicurati dal governo italiano per la realizzazione delle attività della CNI appunto per il programma dei grandi eventi che sono stati inseriti nella Convenzione MAE-UI-UPT per il 2013.
Un programma che, ricordiamo, oltre a “La Cena in Emmaus” di Caravaggio prevede pure l’allestimento della mostra itinerante “Omaggio a Verdi”, bozzetti e costumi storici del Teatro dell’Opera di Roma (attualmente esposta al Museo civico di Fiume, e che di seguito sarà allestita a Zara e a Zagabria), la rappresentazione dell’“Attila” di Verdi nella piazza principale di Zara e l’organizzazione di numerosi eventi nell’ambito della Settimana della lingua italiana.
Soffermandosi poi sull’annunciata presenza del Presidente Napolitano a Zagabria il 30 giugno, Furio Radin ha dichiarato: “È un gesto che ribadisce i buoni rapporti tra l’Italia e la Croazia, rapporti che hanno vissuto un momento straordinario all’Arena di Pola nel settembre del 2011, quando migliaia di persone, connazionali ma non solo, hanno avuto modo di partecipare a una serata unica e molto emozionante, culminata con l’esecuzione del ‘Va pensiero’ di Verdi per voce dei cori riuniti delle nostre Comunità degli Italiani. Noi della CNI e l’UI, nel nostro piccolo, abbiamo contribuito alla qualità dei rapporti e, cosa ancora più importante, contiamo di contribuire in maniera ancora più incisiva e significativa ora che la Croazia sarà Paese membro dell’UE. L’UI – ha concluso – è orgogliosa dell’altissimo livello dei rapporti tra i due Paesi”.
La Spectaculaire abstention aux premières élections européennes en Croatie est un nouveau signe de nécrose de l'Européisme
COMMUNIQUÉ DE PRESSE
Objet : Abstention de 79% aux premières élections européennes en Croatie. Pour François Asselineau, Président de l’UPR, c’est un nouveau signe de nécrose de la Tour de Babel bruxelloise.
Les dirigeants euro-atlantistes, qui ont mené la Croatie à marche forcée vers l’intégration européenne – là comme ailleurs à grand renfort de fausses promesses et de verrouillage médiatique -, viennent de subir un nouveau et spectaculaire camouflet de la part du peuple croate.
Le référendum d’adhésion de la Croatie à l’Union européenne, qui s’était tenu le 22 janvier 2012, n’avait déjà mobilisé que 44% des inscrits et le « oui » n’avait représenté que 29% des inscrits. Ce dimanche 14 avril 2013, c’est un taux d’abstention record, supérieur à 79 %, qui vient de ridiculiser le sens même des premières élections des députés européens en Croatie.
- L’Union Populaire Républicaine relève avec intérêt que c’est donc avec la défiance de 4 électeurs sur 5 que la Croatie va devenir officiellement , le 1er juillet 2013, le 28ème État membre de l’Union européenne.
- L’UPR souligne aussi l’insulte au bon sens que représente ce nouvel élargissement. Alors que même les plus fanatiquement pro-européens de nos dirigeants s’accordent à reconnaître en privé qu’une Union européenne à 27 États est ingouvernable, et qu’il n’aurait jamais fallu procéder aussi vite à l’élargissement aux pays de l’est en 2005 et 2007, leur acquiescement à l’arrivée d’un 28ème État membre prouve qu’ils ne sont même plus en mesure de tirer les conséquences logiques de leur propre diagnostic.
Face au désastre économique, social et moral tous azimuts qu’elle a provoqué et qui ne cesse de s’aggraver, la prétendue “construction européenne” ne trouve donc comme seule réponse que d’accélérer encore sa fuite en avant, au mépris de la volonté profonde des peuples d’Europe.
Pour François Asselineau, Président de l’UPR, l’abstention record en Croatie est un nouveau signe de l’irrésistible processus de nécrose qui mine la Tour de Babel bruxelloise.
La Croazia al Parlamento europeo con una xenofoba contraria all’UE
La sconfitta del centrosinistra
Una deputata xenofoba ed euroscettica
Il Partito delle schede nulle
Amministrative in arrivo
(fonte www.ansamed.ansa.it 27 febbraio 2013) La Croazia deve accelerare le riforme strutturali dell’economia e del settore pubblico, continuare sulla strada del consolidamento fiscale e dei risparmi e poi, dal primo luglio prossimo, usufruire dei vantaggi dell’ingresso nell’Unione europea. Lo ha detto oggi il Fondo monetario internazionale (Fmi), al termine di una missione esplorativa condotta nei giorni scorsi. «L’annuncio di una riduzione degli stipendi nel settore pubblico del tre percento e le riforme del sistema pensionistico e della sanità pubblica sono passi nella giusta direzione», scrive nel suo rapporto l’Fmi, indicando che tutto ciò però non basta e che al Paese ‘‘servono ulteriori e veloci riforme per contenere la spesa pubblica».
La missione del Fmi invita inoltre il governo di Zagabria «ad alzare l’età pensionabile a 67 anni e a fermare l’indicizzazione delle pensioni più alte, liberalizzando il mercato del lavoro ed eliminando le barriere burocratiche agli investimenti».
Dall’Fmi ricordano che nel 2012 il Pil della Croazia ha visto una contrazione di ulteriori due punti percentuali e che dopo il declassamento del rating creditizio allo status di “spazzatura” il Paese è esposto a rischi di tassi di interesse al limite del sostenibile.
Quando una pacifica manifestazione di protesta si trasforma in un quarto d’ora di paura, urla, spintoni e rumori di corpi sull’asfalto. Undici manifestanti sono stati fermati e denunciati dalla polizia a Fiume dopo la protesta svoltasi in pieno centro città, iniziativa promossa dai gruppi Anonymous e Occupy Rijeka, con la partecipazione di circa 200 persone.
Il tutto ha cominciato a dipanarsi nel tardo pomeriggio di venerdì in via della Ruota, proprio di fronte al noto ritrovo giovanile Palach. Stando a quanto raccontato ai media da alcuni testimoni, tra cui il noto attore del teatro fiumano Ivan de Zajc, Alen Liveric, la situazione era completamente tranquilla e una decina di manifestanti si apprestavano ad entrare nel Palach. Improvvisamente una coppia di giovani, Eugen Babic e Zorana Jancic, ha dovuto fronteggiare due sconosciuti che li hanno messi a terra con metodi spicci, urlando loro che dovevano stare fermi. I due fidanzati si sono opposti, aiutati da un paio di coetanei e quindi in via della Ruota è arrivato un drappello di poliziotti, che ha dato man forte ai due sconosciuti.
«Solo allora ho capito che eravamo stati presi di mira da agenti in borghese – parole di Babic – in un primo momento avevamo pensato si trattasse invece di malintenzionati e per questo abbiamo reagito, spinti dalla paura che ci potessero fare del male. Non ci hanno esibito i distintivi della polizia e allora ci siamo difesi, venendo poi ammanettati e portati al più vicino commissariato. Ho un dito della mano gonfio, per la qual cosa sono stato medicato al Pronto Soccorso». Un poliziotto, così il portavoce della Questura fiumana, Tomislav Versic, ha subito la frattura di un dito della mano, con 11 persone fermate e denunciate per violazione della quiete e ordine pubblici e per oltraggio a pubblico ufficiale.
«Nei confronti di tre persone – ha dichiarato Versic – la polizia è stata costretta ad esercitare la forza per bloccarle, senza però commettere alcun abuso». Interessante rilevare che il video di quanto successo in via della Ruota è stato postato su You Tube ed è l’argomento del giorno a Fiume. I manifestanti sono sfilati lungo il Corso e via Lodovico Adamich, protestando pacificamente a favore della tutela del patrimonio pubblico e dei diritti sociali e contro le forze politiche e il sempre più basso tenore di vita in Croazia. Hanno esibito cartelli con scritte tipo La strada vi giudicherà, Il popolo è il potere, Governo, vattene finché sei in tempo. Poi la colluttazione tra forze dell’ordine e manifestanti (tutti tra i 20 e 30 anni d’età), che ha avuto momenti drammatici. Il questore fiumano, Senka Subat, ha dichiarato che gli organizzatori della protesta saranno denunciati in quanto la manifestazione non era stata annunciata e dunque non aveva l’autorizzazione delle competenti autorità.
Croazia: sindacati in piazza contro l'austerità
di Redazione Contropiano
Ormai non c'è paese dell'Europa meridionale o orientale - tranne in Italia - in cui i sindacati non scendano in piazza con scioperi e manifestazioni contro tagli, decurtazioni salariali e smantellamento del welfare.
I leader dei sindacati dei dipendenti pubblici e statali in Croazia hanno annunciato oggi che da maggio inizieranno una serie di manifestazioni di protesta e scioperi per, come hanno detto, ''costringere il governo a cambiare politica o a dimettersi''.
Dopo una prima manifestazione indetta per il Primo Maggio, sono previste altre proteste che dovrebbero culminare ''con il blocco dell'intero sistema pubblico''. ''Inviteremo i nostri membri a bloccare quasi tutti i servizi che l'amministrazione pubblica, la scuola, la cultura offrono ai cittadini per far vedere com'é la vita quando non lavorano tutti questi settori ora sottoposti a costanti tagli e risparmi'', ha dichiarato Branimir Mihalinec, uno dei leader sindacali.
L'iniziativa mira a far ripristinare tutta una serie di benefici, come la tredicesima, che nell'ultimo anno il governo ha ridotto o del tutto abolito, rinnovare i contratti collettivi scaduti da anni e fermare la decurtazione degli stipendi, da marzo tagliati di un 3% a fronte di un costo della vita che continua a salire. ''Cinque anni di costante recessione hanno mostrato che la politica di austerità non é la risposta giusta alla crisi e che il deficit e il debito pubblico possono essere diminuiti solo dopo una ripresa dell'economia'', sostengono i sindacati croati.
''Il diritto allo sciopero é sacrosanto, ma il governo non intende cambiare linea politica né rinunciare al consolidamento delle finanze pubbliche'', ha però replicato il ministro delle Finanze, Slavko Linic.
Per tentare di placare gli animi la procedura di ratifica del Trattato di adesione della Croazia all'Unione europea in tutti i 27 Paesi membri potrebbe essere completata già a maggio, un mese prima del previsto, ha annunciato nei giorni scorsi il ministro degli Esteri croato, Vesna Pusic.A Spalato, dopo che nella notte del 19 maggio 2013 alcuni attivisti avevano affisso uno striscione con su scritto "TITO 1962" in riferimento ad un famoso discorso tenuto in quell'anno da Tito a Spalato (qui il video http://www.youtube.com/watch?v=OLXXJCjAryg), e dopo uno striscione di contestazione durante l'inaugurazione pochi giorni fa ("Poleti Tuđmane poleti" -> "Tuđman salta/prendi il volo"), la polizia ha assunto la guardia del monumento a oltranza... (a cura di AD)
Croazia - 22 maggio 2013
Si è concluso con un accordo di compromesso lo sciopero dei dipendenti della compagnia di bandiera croata, Croatia Airlines, iniziato otto giorni fa per protesta contro un piano di risanamento della società che prevedeva forti tagli agli stipendi e licenziamenti. È stato infatti raggiunto un accordo con i piloti, e si è trovato anche un compromesso tra la direzione e il sindacato degli assistenti di volo. I dettagli non sono stati resi noti, ma la stampa riferisce che entrambe le parti hanno ceduto su alcuni punti. Il traffico aereo sarà normalizzato in settimana. Secondo la direzione della società, in maggioranza di proprietà dello Stato croato, alla compagnia - già fortemente indebitata - lo sciopero è costato circa un milione di euro.
«I controlli saranno più veloci - assicura il ministro croato del Turismo Veljko Ostojic - e così i transiti saranno più rapidi». «Per i croati spariranno così le fastidiose attese in colonna per recarsi in Slovenia, Ungheria o Italia - prosegue il ministro - e non si sentiranno più rivolgere la classica domanda: “Qualcosa da dichiarare?”». «Per l’ingresso nell’area Schengen - conferma Ostojic - dovremo attendere ancora due anni e ci servirà il concreto aiuto anche della Slovenia in questa delicata fase».
Il Ministero degli interni croato ha già annunciato l’avvio del cosiddetto progetto Ipa Twinning Light, progetto misto tra le polizie croate e slovene per il controllo integrato dei confini dell’Unione europea nella Repubblica di Croazia. Il progetto costa 91mila euro tutti finanziati da Bruxelles.
La polizia slovena è sicuramente quella maggiormente interessata al miglioramento della collaborazione con i colleghi croati e l’adeguamento degli standard operativi di questi ultimi a quelli europei per arrivare nei tempi stabiliti all’ingresso di Zagabria nell’area Schengen. Molti sono convinti, comunque, che il confine esterno dell’Ue nei Balcani sarà un vero e proprio limes tra Occidente e Oriente.