Ha preso il via in questo modo polemico e controverso l’introduzione del bilinguismo, ovvero dell’uso pubblico della lingua croata [SIC] e di quella serba [SIC], quasi [SIC] identiche, ma scritte la prima in caratteri latini e l’altra in cirillico, nella città che nel 1991 fu teatro di una delle più sanguinose battaglie tra serbi e croati durante la guerra per l’indipendenza della Croazia da Belgrado. Le prime tabelle bilingui sono state poste ancor prima delle sei di stamane (ora locale e italiana) sull’edificio della questura. Presto però una trentina di manifestanti hanno ostacolato l’accesso a un secondo edificio, sede dell’amministrazione centrale. Intanto sono state dispiegate anche ingenti forze di polizia in tenuta anti-sommossa per evitare possibili scontri.
La questione è pero molto controversa, perché proprio a Vukovar nell’autunno del 1991 le forze serbe commisero alcuni dei più atroci crimini di guerra a danno dei civili croati. [IN MERITO A QUESTA DISTORSIONE DELL'ANSA SI VEDANO:
Secondo quanto riportano i media croati, un gruppo di una cinquantina di persone, perlopiù veterani di guerra croati, ha distrutto con martelli le tabelle bilingui. Le forze di polizia, dispiegate dall’alba nella città per proteggere l’operazione e impedire incidenti, non hanno usato la forza, ma nello scompiglio due poliziotti sono stati graffiati. In prima fila, con un martello, c’era Marijan Zivkovic, ex soldato croato di Vukovar che nell’assedio serbo della città nel 1991 ha perso due figli. Le tabelle sono state rimosse con forza dall’edificio dove si trova la questura, l’ufficio del fisco e di altre due istituzioni statali.
“Entro venerdì prossimo Vukovar sarà piena di gente, stanno giungendo manifestanti da tutte le parti della Croazia e noi continueremo a togliere tutte le tabelle bilingui”, ha dichiarato ai media Tomislav Josic, presidente di un’associazione formata alcuni mesi fa proprio per opporsi all’introduzione del cirillico nella città. A una manifestazione contro il bilinguismo tenuta alcuni mesi fa a Zagabria, circa 50 mila persone avevano chiesto una moratoria di almeno trent’anni sull’uso del serbo e del cirillico a Vukovar.
su La Voce del Popolo del 5 settembre 2013
Non c’è pace a Vukovar. Anche ieri per le vie della città martire sul Danubio hanno sfilato centinaia di contestatori, che si sono fermati dinanzi agli edifici delle istituzioni statali su cui sono state affisse le tabelle bilingui. Ma non vi sono stati nuovi tentativi di rimuovere o danneggiare le insegne scritte a caratteri cirillici, difese ancora da cordoni di polizia. Oggi i rappresentanti delle associazioni dei reduci di guerra di tutta la Croazia decideranno, nel corso di una sessione congiunta, se continuare o meno con le proteste contro l’introduzione del bilinguismo visivo a Vukovar.
Il premier Zoran Milanović ha ribadito, però, che lo Stato non rinuncerà all’affissione di scritte a caratteri cirillici, in quanto questo è un obbligo previsto dalla Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali. Il presidente del Sabor, Josip Leko, da parte sua, ha bocciato la richiesta di convocazione di una sessione straordinaria del Parlamento dedicata ai fatti di Vukovar.
Circa 500 persone hanno sfilato, come rilevato, a Vukovar per protestare contro le tabelle bilingui poste sugli edifici che ospitano le istituzioni statali. Nella serata di martedì è stata rimessa in loco la tabella in Questura, portando così a 6 le istituzioni in cui sono state affisse (Ispettorato di Stato, Istituto per la previdenza sociale, Ufficio di collocamento e Centro per la tutela sociale). Dopo essersi radunato in piazza della Repubblica, il corteo ha sfilato per le vie cittadine in maniera ordinata e pacifica.
A guidare la protesta era il presidente del Comitato per la difesa di Vukovar croata, Tomislav Josić, il quale si trovava in custodia cautelare da lunedì scorso a martedì pomeriggio. Questi ha sottolineato che la polizia si è comportata più che correttamente nei suoi confronti e ha lodato l’atteggiamento mantenuto dagli agenti nei confronti dei manifestanti. Josić ha espresso disponibilità a incontrarsi con i rappresentanti del governo e con il premier per risolvere la questione delle tabelle bilingui. La protesta, iniziata ieri alle ore 10, è terminata alle 12,30 con l’invito a radunarsi di nuovo l’indomani mattina. “Per esprimere il nostro malcontento, ma in pace, senza attaccare né offendere nessuno”, ha puntualizzato Josić.
Tra le varie dichiarazioni a favore o contro la protesta, comprese le accuse di istigazione alla violenza, una spicca per la sua dualità. Infatti, il ministro dei Difensori Predrag Matić ha dichiarato martedì sera che “la legge è legge, ma i sentimenti umani sono importanti”. Rilevando il suo passato (Vukovar è la sua città ed è un ex difensore), Matić ha sottolineato il suo presente – è un ministro, ha giurato di rispettare le leggi –, per cui ha dichiarato che in questa situazione è pervaso da sentimenti opposti.
“Saranno esclusi dalle insegne in cirillico quelli che per noi sono i ‘santuari’ di Vukovar, cioè l’Ovčara e via Trpinja. Però nelle sedi delle istituzioni statali saranno affisse le tabelle bilingui in un termine per noi accettabile. Le leggi sono più forti delle emozioni, sebbene queste talvolta prendano il sopravvento. Il cirillico come tale non è pericoloso – chi ha mai visto che una scrittura ha ucciso qualcuno – ma la connotazione che reca con sé... capisco i miei concittadini, però sono un membro del governo e ho giurato di mettere in atto le leggi”.
Dieci di 17 membri che compongono il consiglio del ministro dei Difensori hanno emesso un comunicato in cui valutano “molto pericolosa ed esplosiva” la situazione a Vukovar. Al fine da impedire che deteriori ulteriormente, hanno chiesto al ministro dell’Amministrazione Arsen Bauk di ripetere il censimento in questa città.
Tra coloro i quali le leggi le propongono e le attuano c’è il premier Zoran Milanović, il quale è rimasto irremovibile sulla messa in sito delle tabelle bilingui a Vukovar. “Non c’è possibilità di posporre l’affissione. Posso capire ed accettare il fatto che qualcuno non ne sarà entusiasta. Ma se vogliamo essere uno Stato civile che tutela le minoranze e rispetta la legge, lo dobbiamo fare e lo faremo”. Il premier si è poi rivolto a tutti quelli che nei giorni scorsi hanno agito in maniera impropria, sia secondo lui sia secondo la legge, ad accettare che la guerra è finita e che sono passati più di vent’anni dal varo della Legge sull’amnistia. “La Croazia deve mostrare magnanimità nella vittoria, ma in pace deve dimostrare buona volontà e rispettare le leggi”.
Che le tabelle “non sono degne di contrasti né conflitti” è il parere del ministro degli Interni Ranko Ostojić, il quale è convinto che “vincerà la ragione e chi è colpevole subirà sanzioni. La polizia ha identificato quelli che hanno frantumato le tabelle. Cose così non si ripeteranno”. Il ministro ha sottolineato che “a Vukovar si deve costruire una vita, non una coabitazione. Delle insegne bilingui non devono essere causa di scontri. Abbiamo atteso più di dieci anni per appurare che i serbi in questa città sono più di un terzo della popolazione. Perciò il bilinguismo deve essere introdotto per legge”.
Contro la messa il loco delle tabelle bilingui a Vukovar si sono schierate anche le associazioni dei difensori di Zagabria e di Sinj, mentre la richiesta del gruppo parlamentare dell’HDSSB, di indire una sessione straordinaria del Sabor, è stata respinta dal presidente del Parlamento, Josip Leko.
“Vukovar non merita di essere coinvolta in sterili dibattiti politici. Problemi come questi si devono risolvere nelle istituzioni statali. Non ci sarà una sessione straordinaria perché la possono indire solamente il presidente, il governo o la può richiedere la maggioranza del Sabor (almeno 76 parlamentari)”.
da www.glassrbije.org
Osuda rušenja spomenika stradalim Srbima kod Knina
Sub, 14/09/2013Koalicija udruženja izbjeglica i Zavičajno udruženje "Golubić" najoštrije su osudili rušenje spomenika srpskim žrtvama koje se u noći između četvrtka i petka dogodilo u selu Golubiću, kod Knina. Rušenje tog spomenika predstavlja jedan u nizu događaja u Hrvatskoj koji su upereni protiv svega što je srpsko, a imaju za cilj da šire nesigurnost i strah kod srpskog stanovništva, navedeno je u saopštenju. Od državnih organa Hrvatske se zahteva da što pre pronađu počinioce tog vandalskog čina i procesuiraju ih u skladu sa zakonskim propisima. Spomenik kao znak sećanja na srpske žrtve iz sela Golubić koje su stradale u ratu 1991.-1995. godine podignut je 2011. u porti crkve Svetog arhiđakona Stefana, koja je prošle godine obeležila 530 godina postojanja. Spomen ploču sa krstom i natpisom "Sjećanje na Golubićane stradale u ratovima" podigli su meštani tog sela.
ANSA - 30 agosto 2013. Sono quasi 12 mila le persone che risultano ancora disperse in conseguenza delle guerre degli anni novanta nella ex Jugoslavia. Il dato è stato diffuso dal Comitato internazionale della Croce rossa oggi a Belgrado, in occasione della Giornata internazionale dedicata agli scomparsi.
Nel corso di una conferenza stampa è stato sottolineato che un terzo del totale delle persone scomparse, per la precisione 11.859, sono serbi. Secondo la commissione governativa serba che si occupa del problema, sono fra 3.500 e 4 mila i serbi di cui non si è più avuto notizia dopo i conflitti. Di essi, 1.938 sono scomparsi in Croazia, 530 in Kosovo e il resto in Bosnia-Erzegovina. Gli esponenti delle associazioni serbe che rappresentano le famiglie delle persone scomparse hanno sollecitato con forza un maggiore impegno e più forte volontà politica nelle ricerche di tutti coloro che mancano all'appello. Il numero delle identificazioni, è stato sottolineato, si riduce di anno in anno e di questo passo trascorreranno molti decenni prima che le famiglie possano conoscere con certezza la sorte dei loro cari.
“Mancano informazioni sulle fosse comuni e individuali, le riesumazioni vanno a rilento, le identificazioni prendono troppo tempo e in tanti casi vengono fatte in modo poco accurato”, ha detto Natasa Scepanovic, presidente del coordinamento delle associazioni serbe delle persone scomparse. A questo riguardo è stata auspicata la collaborazione anche di Unione europea e altre organizzazioni internazionali.
A Pristina la missione europea Eulex ha detto da parte sua che sono 1.726 i dispersi del conflitto armato in Kosovo del 1998-1999, che fece in totale 13 mila morti e centinaia di migliaia di profughi. I conflitti in Bosnia e Croazia provocarono rispettivamente 100 mila e 20 mila morti con un numero complessivo di circa 2,5 milioni di profughi.
su Il Piccolo del 5 settembre 2013
Dal ministero del Turismo è giunta l’informazione che il concorso internazionale per la vendita dell’ insediamento sarà bandito con tutta probabilità il mese prossimo, mentre la scelta dovrebbe avvenire entro la fine di quest’anno. L’interesse nei riguardi di Kupari non manca e finora a farsi ufficialmente vivi sono stati il turco Rixos, che ha già alcune strutture turistiche a Ragusa, un anonimo investitore dell’Azerbaigian e la Karisma Hotels Adriatic.
Quest’ultima appartiene al gruppo Agrokor del tycoon croato Ivica Todoric, al tour operator Tui e all’azienda messicana per il management alberghiero Karisma Resort International.
Ad essere prossimo alla privatizzazione è anche l’ex complesso turistico dell’Armata popolare jugoslava, il Duilovo, situato poco a sud-est di Spalato. Da 20 anni a questa parte, il Duilovo appartiene al ministero croato della Difesa e può vantare quale impianto più rappresentativo l’albergo Zagreb, con 250 posti letto.
I responsabili del ministero del Turismo hanno inoltre confermato il prosieguo delle trattative con potenziali investitori interessati all’acquisto delle imprese alberghiere Orebic, Korcula, Medena e Zivogosce, ubicate rispettivamente a Sabbioncello, Curzola, Traù e Svogoschia.
Nota importante: sono in tutto 14 le aziende alberghiere in cui lo Stato croato detiene la maggioranza del pacchetto azionario, per un valore complessivo di 1 miliardo e 200 milioni di kune, circa 159 milioni di euro. Tra esse vi è l’Imperial di Arbe che assieme agli Alberghi Makarska è l’unico caso di ottimo funzionamento delle imprese di proprietà statale. L’Imperial appartiene allo Stato nella misura del 52 per cento e il piano di privatizzazione prevede l’applicazione del metodo Esop. Si tratta di azionariato dei lavoratori.
Tornando a Karisma Hotels Adriatic, questa ha privatizzato alla fine della scorsa primavera gli Alberghi Kolocep, azienda che si trova nell’arcipelago raguseo delle Elafiti. Costo dell’operazione, sui 4 milioni e 820 mila euro, ai quali andranno aggiunti 9 milioni per la ristrutturazione e abbellimento degli impianti.
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