Vera e falsa critica del negazionismo
0) Link consigliati
1) "Dall'Olocausto alle Foibe il negazionismo sara' reato"
Tripudio della lobby neo-irredentista per il nuovo progetto di legge che mira a colpire la libertà di ricerca, di insegnamento, di espressione e di pensiero
2) Al negazionismo si risponde con le armi della cultura non con quelle del diritto penale
Durissima, opportuna presa di posizione della Giunta delle Camere Penali contro il nuovo progetto di legge
3) Martino Cervo su Libero: “Il reato di negazionismo è follia”
Più lucidi a destra che a sinistra? La battaglia contro l'introduzione del nuovo reato è una battaglia per i diritti elementari
4) FLASHBACKS:
* CONTRO IL NEGAZIONISMO PER LA LIBERTÀ DI RICERCA (2007)
L'appello degli storici, completamente obliato. Dopo 6 anni, si precipita all'indietro...
* Condanna dell'ebreicidio e condanna delle infamie coloniali del Terzo Reich
di Domenico Losurdo - da l'Ernesto rivista comunista, n. 1-2 2007=== 0: LINK CONSIGLIATI ===
L'iniziativa parlamentare recentemente rilanciata (dopo l'opportuno "blocco" della Legge Mancino nel 2007), con la quale si vorrebbe introdurre uno specifico reato di "negazionismo", ci trova in totale e completo disaccordo. E' una iniziativa molto pericolosa e suscettibile di prestare il fianco ad ogni abuso nella strumentalizzazione della Storia... Alle menzogne in campo storico si deve ribattere con gli argomenti, cioè con i fatti; la credibilità di chi "fa storia" si valuta con gli stessi strumenti di valutazione usati in altri campi scientifici ("peer review"), altrimenti abbiamo solo una "storiografia ufficiale" o "di regime" ovvero una "storiografia del più forte"... Altri sono i reati che dovrebbero essere considerati, ed in base ai quali si dovrebbe molto più spesso condannare e punire: è curioso invece che in Italia reati come quello di "incitamento all'odio razziale" o l'altro di "ricostituzione del partito fascista" siano applicati rarissimamente...
La proposta di legge (che è poi un emendamento alla legge Mancino), primo firmatario Felice Casson:
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/703064/index.html
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/703064/index.html
Il problema, come al solito, non è solo italiano ma dipende da imposizioni incombenti a livello europeo. Sono iniziative liberticide che "lor signori" cercano di attuare da anni, con il preciso scopo di tappare la bocca alle interpretazioni non-ortodosse dei fatti attuali, più ancora che sui fatti del passato: una minaccia concretissima è che ad es. siano vietati i libri che abbiamo prodotto su Srebrenica, caso sul quale esistono già "pezze d'appoggio" giuridiche come le sentenze del "Tribunale" dell'Aia o le deliberazioni del Parlamento Europeo...
Il testo dello statuto della Corte penale internazionale di cui si parla nella proposta di legge:
http://files.studiperlapace.it/spp_zfiles/docs/romastat.pdf
http://files.studiperlapace.it/spp_zfiles/docs/romastat.pdf
EU proposes to send to jail those denying genocide in Africa or Balkans
February 2, 2007
February 2, 2007
Il problema, come al solito, non è solo italiano! La polemica sta infuriando ad esempio anche in Belgio, ed in Spagna:
La libertad de expresión del fascista
Ana Valero - 17 octubre, 2013
Ana Valero - 17 octubre, 2013
In Italia la questione sembrava essere stata chiusa, ragionevolmente, nel 2007. Da rileggere in proposito:
Angelo d'Orsi (Storico, docente dell'Università di Torino), 24 gennaio 2007
La ricerca storica è ricerca scientifica
di A. Martocchia - su "La Voce" del Gruppo Atei Materialisti Dialettici di aprile 2007
di A. Martocchia - su "La Voce" del Gruppo Atei Materialisti Dialettici di aprile 2007
http://www.resistenze.org/sito/te/cu/sc/cusc7c08-001203.htm
CHI FABBRICA I NAZISTI?
Violenza nera, fascino del male e fallimento della Legge Mancino
di Wu Ming 1 - 3 dicembre 2006
Violenza nera, fascino del male e fallimento della Legge Mancino
di Wu Ming 1 - 3 dicembre 2006
http://www.carmillaonline.com/2006/12/03/chi-fabbrica-i-nazisti/
di Wu Ming
(a cura di AM per CNJ-onlus)
=== 1 ===
DALL'OLOCAUSTO ALLE FOIBE IL NEGAZIONISMO SARA' REATO - 17ott13 |
Chi negherà il dramma delle Foibe, così come la Shoah, rischierà oltre 7 anni di carcere. Lo prevede la nuova norma anti negazionismo approvata dalla Commissione Giustizia del Senato, che ora dovrà essere esaminata dall’aula. Chi istiga o fa apologia relativa a «delitti di terrorismo, crimini di genocidio, crimini contro l’umanità o crimini di guerra, la pena è aumentata della metà. La stessa pena si applica a chi nega l’esistenza di crimini di genocidio o contro l’umanità». Poche righe che vengono associate comunemente alla Shoah ma che vanno a coinvolgere anche altre realtà. Foibe comprese. «Il testo della legge parla chiaro» conferma il senatore del Pdl, Carlo Giovanardi che, al pari del socialista Enrico Buemi, si è astenuto dopo che è stata bocciata la sua proposta di limitare la norma all’Olocausto, lasciando fuori altre questioni ancora aperte, tra cui quelle relative al confine orientale. L’emendamento approvato dalla Commissione Giustizia del Senato va a modificare il codice penale e comporta una pena massima di sette anni e mezzo. La norma, presentata da tutti i gruppi e votata a larghissima maggioranza, va a modifica l’articolo 414 del codice penale, che riguarda l’istigazione a delinquere. Se qualcuno istiga a commettere reato la pena può variare da 1 a 5 anni, con l’articolo approvato in Commissione Giustizia si aggiunge un aggravio del 50% di pena da scontare nel caso l’istigazione riguardi atti terroristici o crimini contro l’umanità e nel caso si negazione di genocidi o crimini di guerra. Il provvedimento è al centro anche di un caso politico-istituzionale: il presidente del Senato, Pietro Grasso, aveva avanzato la richiesta di approvare in sede deliberante il ddl, facendolo appunto diventare legge direttamente in Commissione senza il passaggio in aula. Ma il Movimento 5 Stelle ha detto no insieme a Buemi; quest’ultimo avrebbe prima minacciato le dimissioni («non si può fare carta straccia delle regole», ha dichiarato) salvo poi cambiare idea a favore della richiesta di Grasso. Troppo tardi, però, perché il provvedimento è tornato alla presidenza che ora dovrà convocare i capigruppo per calendarizzare l’esame del disegno di legge. I grillini, tramite il senatore Maurizio Buccarella, hanno accusato Grasso di volere attuare un colpo di mano. «Noi vogliamo che decida il parlamento, l’Aula del Senato in un dibattito pubblico su una materia delicatissima e piena di rischi anche alla luce del testo oggi redatto» ha aggiunto l’esponente pentastellato. Grasso ha parlato di «occasione mancata» e ha spiegato che la sua richiesta era soltanto «il tentativo che un’iniziativa parlamentare fosse finalmente accelerata in un momento simbolicamente importante. Non ci siamo riusciti per la democrazia, adesso ne discuteremo in Aula». Forti le critiche nei confronti del Movimento 5 Stelle, da Anna Finocchiaro (Pd), secondo cui i grillini «dicono no a tutto» a Renato Schifani (Pdl) che si rammarica di come « anche un disegno di legge di così grande civiltà, diventi strumento di un’incomprensibile lotta politica». «Sono convinto che sarà presto completato l’iter parlamentare» sostiene il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, secondo cui siamo di fronte a «una affermazione importante di attaccamento a principi di libertà e tolleranza». Secondo il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, la norma «rappresenta un importante strumento innovativo per tentare di arginare alcuni fenomeni di antisemitismo e di negazione di gravi fatti storici. Esistono infatti episodi del nostro passato storico la cui valutazione negativa è pacifica e non può essere messa in discussione, costituendo la base culturale, l’origine fondante della nostra democrazia. Ai fini dell’individuazione dei crimini, alla luce della consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale, dovrà comunque sussistere - spiega Ferri - per la sussistenza del reato, una attività di apologia concretamente idonea a provocare la commissione di delitti da parte di altri». Renato Schifani, presidente dei senatori del Pdl, l’approvazione del testo di legge in Commissione Giustizia «è un risultato di grande valore per il nostro Paese. Tanto più importante perché arriva alla vigilia di una giornata di enorme significato per le vittime della ferocia nazista. Da oggi in poi sarà impossibile negare l’evidenza di una tragedia che ha segnato drammaticamente il secolo scorso». Giuseppe Lumia, capogruppo del Pd in Commissione, sottolinea come «finalmente si recepisce quanto previsto dalla Convenzione internazionale di New York sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e si contrasta il risorgere di una subcultura dell’intolleranza che ha generato violenza e morte». La nuova legge che punisce il reato di negazionismo è, secondo il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, «una medicina contro gli spacciatori di odio. L’Italia si allinea ad altri 14 Paesi che hanno già normative simili - ha aggiunto davanti alla sinagoga della Capitale prima della cerimonia per i 70 anni dal rastrellamento nazista del Ghetto -. La nuova legge darà serenità agli ultimi sopravvissuti alla Shoah, che ieri alla notizia dell’approvazione hanno pianto». Roberto Urizio www.ilpiccolo.it 17 ottobre 2013 |
=== 2 ===
http://www.camerepenali.it/news/5502/Al-negazionismo-si-risponde-con-le-armi-della-cultura-non-con-quelle-del-diritto-penale.html
16/10/2013
L'Unione critica aspramente l'introduzione in Italia del reato di "negazionismo", ennesimo, pessimo esempio di legislazione reattiva e simbolica.
L'Unione critica aspramente l'introduzione in Italia del reato di "negazionismo", ennesimo, pessimo esempio di legislazione reattiva e simbolica.
Al negazionismo si risponde con le armi della cultura non con quelle del diritto penale.
Dopo il femminicidio la Shoah, continua la deriva simbolica del diritto penale che fa del male, prima di tutto, proprio ai simboli che usa.
L'introduzione anche in Italia del reato di "negazionismo" era stata annunciata da più di un Ministro negli ultimi anni ma si era sempre arenata anche a seguito del diffuso dissenso da parte di storici e giuristi.
Ora l'ipotesi viene frettolosamente e pressoché unanimemente riesumata dalla Commissione Giustizia del Senato, con un emendamento che, oltre ad ampliare ed aggravare le ipotesi di apologia di reato, porterebbe ad introdurre nell'art. 414 del codice penale una sanzione per chi "nega crimini di genocidio o contro l'umanità".
Già vivificare una categoria di reati come quelli di apologia, che in una legislazione avanzata dovrebbero essere espunti, è operazione di retroguardia, ma inserire un reato di opinione, come quello che è la risultante della indicata modifica, è ancora più sbagliato.
La tragedia della Shoah è così fortemente scolpita nella storia e nella coscienza collettiva del nostro Paese, da non temere alcuno svilimento se una sparuta minoranza di persone la pone in dubbio o ne ridimensiona la portata. Anzi, proprio il rispetto che si deve al dramma della Shoah, e alle milioni di vittime innocenti che ha travolto, dovrebbe consigliare ai legislatori di evitare di trasformare il codice penale senza tener conto dei principi fondamentali del diritto moderno, abbandonando la via della risposta reattiva rispetto ai fatti di cronaca ed imboccando quella di un diritto penale minimo e costituzionalmente orientato.
Per contro, l'idea di arginare un'opinione - anche la più inaccettabile o infondata - con la sanzione penale è in contrasto con uno dei capisaldi della nostra Carta Costituzionale, la quale all'art. 21 comma 1 non pone limiti di sorta alla libertà di manifestazione del pensiero.
Ed il giudizio su un accadimento storico - per quanto contrastante con ogni generale e documentata evidenza o moralmente inaccettabile - in altro modo non può definirsi se non come un'opinione, che dunque non può mai essere impedita e repressa dalla giustizia penale: spetterà alla comunità scientifica rintuzzarla, ove sia il caso, e alla maturità dell'opinione pubblica democratica lasciare nell'isolamento chi la formula. A coloro che negano la Shoah bisogna rispondere con le armi della cultura, e, se si vuole, con la censura morale, ma non con il codice penale.
Del resto, anche un solo argine - benché eticamente condivisibile - all'esercizio delle libertà politiche (e tale è, prima fra tutte, la libertà di espressione) introduce un vulnus al principio che l'elenco di esse deve restare assolutamente incomprimibile: quell'elenco infatti, come diceva Calamandrei "non si può scorciare senza regredire verso la tirannide".
Dopo il femminicidio la Shoah, continua la deriva simbolica del diritto penale che fa del male, prima di tutto, proprio ai simboli che usa.
L'introduzione anche in Italia del reato di "negazionismo" era stata annunciata da più di un Ministro negli ultimi anni ma si era sempre arenata anche a seguito del diffuso dissenso da parte di storici e giuristi.
Ora l'ipotesi viene frettolosamente e pressoché unanimemente riesumata dalla Commissione Giustizia del Senato, con un emendamento che, oltre ad ampliare ed aggravare le ipotesi di apologia di reato, porterebbe ad introdurre nell'art. 414 del codice penale una sanzione per chi "nega crimini di genocidio o contro l'umanità".
Già vivificare una categoria di reati come quelli di apologia, che in una legislazione avanzata dovrebbero essere espunti, è operazione di retroguardia, ma inserire un reato di opinione, come quello che è la risultante della indicata modifica, è ancora più sbagliato.
La tragedia della Shoah è così fortemente scolpita nella storia e nella coscienza collettiva del nostro Paese, da non temere alcuno svilimento se una sparuta minoranza di persone la pone in dubbio o ne ridimensiona la portata. Anzi, proprio il rispetto che si deve al dramma della Shoah, e alle milioni di vittime innocenti che ha travolto, dovrebbe consigliare ai legislatori di evitare di trasformare il codice penale senza tener conto dei principi fondamentali del diritto moderno, abbandonando la via della risposta reattiva rispetto ai fatti di cronaca ed imboccando quella di un diritto penale minimo e costituzionalmente orientato.
Per contro, l'idea di arginare un'opinione - anche la più inaccettabile o infondata - con la sanzione penale è in contrasto con uno dei capisaldi della nostra Carta Costituzionale, la quale all'art. 21 comma 1 non pone limiti di sorta alla libertà di manifestazione del pensiero.
Ed il giudizio su un accadimento storico - per quanto contrastante con ogni generale e documentata evidenza o moralmente inaccettabile - in altro modo non può definirsi se non come un'opinione, che dunque non può mai essere impedita e repressa dalla giustizia penale: spetterà alla comunità scientifica rintuzzarla, ove sia il caso, e alla maturità dell'opinione pubblica democratica lasciare nell'isolamento chi la formula. A coloro che negano la Shoah bisogna rispondere con le armi della cultura, e, se si vuole, con la censura morale, ma non con il codice penale.
Del resto, anche un solo argine - benché eticamente condivisibile - all'esercizio delle libertà politiche (e tale è, prima fra tutte, la libertà di espressione) introduce un vulnus al principio che l'elenco di esse deve restare assolutamente incomprimibile: quell'elenco infatti, come diceva Calamandrei "non si può scorciare senza regredire verso la tirannide".
Roma, 16 ottobre 2013
La Giunta
La Giunta
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http://www.blitzquotidiano.it/rassegna-stampa/mario-cervo-libero-reato-negazionismo-e-follia-1694610/
Martino Cervo su Libero: “Il reato di negazionismo è follia”
Pubblicato il 17 ottobre 2013 09.52
ROMA – “Il reato di negazionismo è follia” scriveMartino Cervo su Libero. In questi giorni, al Senato, è stato depositato in Commissione l’emendamento che introduce nel codice penale il reato di negazionismo. “Un pasticcio” secondo Cervo.
Tocca dire grazie anche a Beppe Grillo e ai 5 Stelle, se il disegno di legge numero 54, composto da un solo articolo, che di fatto introdurrebbe il reato di negazionismo, avrà un iter parlamentare «normale». Ci sono probabilmente rimasti male Giorgio Napolitano e Pietro Grasso, prima e seconda carica dello Stato. Il primo, celebrando il 70esimo del rastrellamento degli ebrei romani sotto il regime nazifascista, ieri mattina aveva lodato l’«esempio» del Parlamento italiano dopo il sì in commissione Giustizia del Senato, auspicando un rapido completamento dell’iter.Quando 5 senatori (i grillini Maurizio Buccarella, Mario Giarrusso, Paola Taverna, Enrico Cappelletti e il Psi Enrico Buemi) hanno chiesto di far decidere tutta l’Aula, cambiando la natura dei lavori della commissione da deliberante a referente, Grasso ha parlato di «occasione perduta», avendo lui stesso impresso l’accelerazione dei lavori. Forse, invece, è un’occasione guadagnata per riflettere sull’opportunità di introdurre di fretta una cosa che assomiglia molto a un pasticcio. Non per una questione ideologica, ma pratica. La corale testimonianza di memoria celebrata ieri mostra che, grazie a Dio, l’Italia ha forti anticorpi contro il negazionismo, e che non può essere ridotta all’immagine di quattro signori a braccio teso a presidio della bara di un ex nazista.Le leggi attuali (Mancino su tutte) permettono di perseguire chi «propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio : razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Il punto è: negare il genocidio, la shoah, i crimini contro l’umanità, può diventare reato passibile di arresto? Non c’è il pericolo di istituire una «verità di Stato» che, oltre a complicare il lavoro degli storici, rischia con dei processi di trasformare in martiri sporadici dei cialtroni che diffondono idee impresentabili? Non solo sullo sterminio degli ebrei, ma sui gulag, sugli armeni, il libero dibattito non uscirebbe limitato? L’emendamento approvato in commissione prevede che l’articolo 414 del codice penale (che punisce l’istigazione a delinquere) sia esteso a «chiunque nega l’esistenza di crimini di guerra o di genocidio o contro l’umanità».La pena prevista al primo comma è la reclusione da uno a cinque anni. La dizione non è casuale: come si legge nel comunicato dei senatori proponenti, i tre tipi di crimini sono «definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale ». Il testo elenca tra i crimini di guerra: «cagionare volontariamente grandi sofferenze o gravi lesioni all’integrità fisica o alla salute; distruzione ed appropriazione di beni, non giustificate da necessità militari e compiute su larga scala illegalmente ed arbitrariamente; privare volontariamente un prigioniero di guerra o altra persona protetta del suo diritto ad un equo e regolare processo; deportazione, trasferimento o detenzione illegale».Come dovrebbe valutare un pm che si trovasse approvata questa legge l’affermazione secondo cui l’intervento sovietico a Budapest nel 1956 ha contribuito a «salvare la pace nel mondo»? Dovrebbe procedere contro chi dicesse che Solzenicyn ha «finito per assumere un atteggiamento di “sfida” allo Stato sovietico e alle sue leggi », e che in forza di questo «la sua espulsione può essere considerata » un fatto «più o meno “positivo”, che «qualcuno può giudicare la “soluzione migliore”»? Sono due scritti di Giorgio Napolitano, rispettivamente del 1956 e del 1974, poi dolorosamente corrette. Sempre ieri, Piergiorgio Odifreddi, il matematico e firma di Repubblica protagonista di un recente scambio epistolare con Ratzinger, ha avuto un «incidente». Un anno fa il paragone tra l’esercito israeliano e le SS delle Ardeatine gli costò il blog sul sito del quotidiano. Commentando il caso Priebke, ieri ha scritto: «Sulle camere a gas “so”soltanto ciò che mi è stato fornito dal “ministero della propaganda” alleato». Polemiche. In un contesto libero, che gli ha fatto piovere in testa critiche anche pesanti. Ma senza reati, perché dargli del cretino in campo aperto è molto meglio che vederlo dentro.
=== 4: FLASHBACKS ===
[ Pubblicato anche su "l'Unità" del 23 gennaio 2007. Su questo appello si veda anche:
Il dejà-vu del cosiddetto «DDL sul negazionismo»di Wu Ming
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=14457#more-14457 ]
http://www.sissco.it/index.php?id=28
CONTRO IL NEGAZIONISMO PER LA LIBERTÀ DI RICERCA
Il Ministro della Giustizia Mastella, secondo quanto anticipato dai media, proporrà un disegno di legge che dovrebbe prevedere la condanna, e anche la reclusione, per chi neghi l'esistenza storica della Shoah. Il governo Prodi dovrebbe presentare questo progetto di legge il giorno della memoria. Come storici e come cittadini siamo sinceramente preoccupati che si cerchi di affrontare e risolvere un problema culturale e sociale certamente rilevante (il negazionismo e il suo possibile diffondersi soprattutto tra i giovani) attraverso la pratica giudiziaria e la minaccia di reclusione e condanna. Proprio negli ultimi tempi, il negazionismo è stato troppo spesso al centro dell'attenzione dei media, moltiplicandone inevitabilmente e in modo controproducente l’eco. Sostituire a una necessaria battaglia culturale, a una pratica educativa, e alla tensione morale necessarie per fare diventare coscienza comune e consapevolezza etica introiettata la verità storica della Shoah, una soluzione basata sulla minaccia della legge, ci sembra particolarmente pericoloso per diversi ordini di motivi:
1) si offre ai negazionisti, com’è già avvenuto, la possibilità di ergersi a difensori della libertà d'espressione, le cui posizioni ci si rifiuterebbe di contestare e smontare sanzionandole penalmente.
2) si stabilisce una verità di Stato in fatto di passato storico, che rischia di delegittimare quella stessa verità storica, invece di ottenere il risultato opposto sperato. Ogni verità imposta dall'autorità statale (l'”antifascismo” nella DDR, il socialismo nei regimi comunisti, il negazionismo del genocidio armeno in Turchia, l'inesistenza di piazza Tiananmen in Cina) non può che minare la fiducia nel libero confronto di posizioni e nella libera ricerca storiografica e intellettuale.
3) si accentua l'idea, assai discussa anche tra gli storici, della "unicità della Shoah", non in quanto evento singolare, ma in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altri evento storico, ponendolo di fatto al di fuori della storia o al vertice di una presunta classifica dei mali assoluti del mondo contemporaneo.
L'Italia, che ha ancora tanti silenzi e tante omissioni sul proprio passato coloniale, dovrebbe impegnarsi a favorire con ogni mezzo che la storia recente e i suoi crimini tornino a far parte della coscienza collettiva, attraverso le più diverse iniziative e campagne educative.
La strada della verità storica di Stato non ci sembra utile per contrastare fenomeni, molto spesso collegati a dichiarazioni negazioniste (e certamente pericolosi e gravi), di incitazione alla violenza, all'odio razziale, all'apologia di reati ripugnanti e offensivi per l'umanità; per i quali esistono già, nel nostro ordinamento, articoli di legge sufficienti a perseguire i comportamenti criminali che si dovessero manifestare su questo terreno.
E' la società civile, attraverso una costante battaglia culturale, etica e politica, che può creare gli unici anticorpi capaci di estirpare o almeno ridimensionare ed emarginare le posizioni negazioniste. Che lo Stato aiuti la società civile, senza sostituirsi ad essa con una legge che rischia di essere inutile o, peggio, controproducente.
Marcello Flores, Università di Siena
Simon Levis Sullam, Università di California, Berkeley
Enzo Traverso, Università de Picardie Jules Verne
David Bidussa, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Bruno Bongiovanni, Università di Torino
Simona Colarizi, Università di Roma La Sapienza
Gustavo Corni, Università di Trento
Alberto De Bernardi, Università di Bologna
Tommaso Detti, Università di Siena
Anna Rossi Doria, Università di Roma Tor Vergata
Maria Ferretti, Università della Tuscia
Umberto Gentiloni, Università di Teramo
Paul Ginsborg, Università di Firenze
Carlo Ginzburg, Scuola Normale Superiore, Pisa
Giovanni Gozzini, Università di Siena
Andrea Graziosi, Università di Napoli Federico II
Mario Isnenghi, Università di Venezia
Fabio Levi, Università di Torino
Giovanni Levi, Università di Venezia
Sergio Luzzatto, Università di Torino
Paolo Macry, Università di Napoli Federico II
Giovanni Miccoli, Università di Trieste
Claudio Pavone, storico
Paolo Pezzino, Università di Pisa
Alessandro Portelli, Università di Roma La Sapienza
Gabriele Ranzato, Università di Pisa
Raffaele Romanelli, Università di Roma La Sapienza
Mariuccia Salvati, Università di Bologna
Stuart Woolf, Istituto Universitario Europeo, Firenze
Aderiscono anche:
Cristina Accornero, Università di Torino
Ersilia Alessandrone Perona
Franco Andreucci, Università di Pisa
Franco Angiolini, Università di Pisa
Barbara Armani, Università di Pisa
Angiolina Arru, Università di Napoli L'Orientale
Marino Badiale, Universita' di Torino
Elena Baldassari, Università di Roma La Sapienza
Luca Baldissara, Università di Pisa
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1) si offre ai negazionisti, com’è già avvenuto, la possibilità di ergersi a difensori della libertà d'espressione, le cui posizioni ci si rifiuterebbe di contestare e smontare sanzionandole penalmente.
2) si stabilisce una verità di Stato in fatto di passato storico, che rischia di delegittimare quella stessa verità storica, invece di ottenere il risultato opposto sperato. Ogni verità imposta dall'autorità statale (l'”antifascismo” nella DDR, il socialismo nei regimi comunisti, il negazionismo del genocidio armeno in Turchia, l'inesistenza di piazza Tiananmen in Cina) non può che minare la fiducia nel libero confronto di posizioni e nella libera ricerca storiografica e intellettuale.
3) si accentua l'idea, assai discussa anche tra gli storici, della "unicità della Shoah", non in quanto evento singolare, ma in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altri evento storico, ponendolo di fatto al di fuori della storia o al vertice di una presunta classifica dei mali assoluti del mondo contemporaneo.
L'Italia, che ha ancora tanti silenzi e tante omissioni sul proprio passato coloniale, dovrebbe impegnarsi a favorire con ogni mezzo che la storia recente e i suoi crimini tornino a far parte della coscienza collettiva, attraverso le più diverse iniziative e campagne educative.
La strada della verità storica di Stato non ci sembra utile per contrastare fenomeni, molto spesso collegati a dichiarazioni negazioniste (e certamente pericolosi e gravi), di incitazione alla violenza, all'odio razziale, all'apologia di reati ripugnanti e offensivi per l'umanità; per i quali esistono già, nel nostro ordinamento, articoli di legge sufficienti a perseguire i comportamenti criminali che si dovessero manifestare su questo terreno.
E' la società civile, attraverso una costante battaglia culturale, etica e politica, che può creare gli unici anticorpi capaci di estirpare o almeno ridimensionare ed emarginare le posizioni negazioniste. Che lo Stato aiuti la società civile, senza sostituirsi ad essa con una legge che rischia di essere inutile o, peggio, controproducente.
Marcello Flores, Università di Siena
Simon Levis Sullam, Università di California, Berkeley
Enzo Traverso, Università de Picardie Jules Verne
David Bidussa, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Bruno Bongiovanni, Università di Torino
Simona Colarizi, Università di Roma La Sapienza
Gustavo Corni, Università di Trento
Alberto De Bernardi, Università di Bologna
Tommaso Detti, Università di Siena
Anna Rossi Doria, Università di Roma Tor Vergata
Maria Ferretti, Università della Tuscia
Umberto Gentiloni, Università di Teramo
Paul Ginsborg, Università di Firenze
Carlo Ginzburg, Scuola Normale Superiore, Pisa
Giovanni Gozzini, Università di Siena
Andrea Graziosi, Università di Napoli Federico II
Mario Isnenghi, Università di Venezia
Fabio Levi, Università di Torino
Giovanni Levi, Università di Venezia
Sergio Luzzatto, Università di Torino
Paolo Macry, Università di Napoli Federico II
Giovanni Miccoli, Università di Trieste
Claudio Pavone, storico
Paolo Pezzino, Università di Pisa
Alessandro Portelli, Università di Roma La Sapienza
Gabriele Ranzato, Università di Pisa
Raffaele Romanelli, Università di Roma La Sapienza
Mariuccia Salvati, Università di Bologna
Stuart Woolf, Istituto Universitario Europeo, Firenze
Aderiscono anche:
Cristina Accornero, Università di Torino
Ersilia Alessandrone Perona
Franco Andreucci, Università di Pisa
Franco Angiolini, Università di Pisa
Barbara Armani, Università di Pisa
Angiolina Arru, Università di Napoli L'Orientale
Marino Badiale, Universita' di Torino
Elena Baldassari, Università di Roma La Sapienza
Luca Baldissara, Università di Pisa
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