Am 20. Februar ist der Berliner Außenminister Dr. Frank-Walter Steinmeier (SPD) mit dem ukrainischen Faschistenführer Oleh Tiahnybok in den Räumen der deutschen Botschaft in Kiew zusammengetroffen… (GFP 21.02.2014)
Berlin kündigt nach dem Staatsstreich seiner Stellvertreter in der Ukraine weitere Unterstützungsmaßnahmen für sie an… Jüdische Organisationen warnen vor einer neuen Welle des Antisemitismus… (GFP 24.02.2014)
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Corteo a san Giovanni: tra le badanti i neonazisti
Crisi ucraina. Manifestazione a Roma delle badanti ucraine, ma spuntano i simboli di Pravyi Sektor
Domenica si è svolta nel pieno centro di Roma un’affollata manifestazione di cittadini ucraini promossa da alcune organizzazioni presenti in Italia.
Il corteo era composto prevalentemente da donne che sventolavano le bandiere ucraine, che apparivano nuove di zecca e da poco distribuite, e che sono state innalzate assieme a striscioni contro Yanukovich e il governo democraticamente eletto nel 2010.
Nel corteo erano presenti — tra i più esagitati — anche molti giovani dalla testa rasata, dell’organizzazione di estrema desta, xenofoba e antisemita, Pravy Sektor, che annovera nel pantheon dei propri eroi, oltre all’ultranazionalista Stepan Bandera, anche la famigerata divisione delle SS ucraine «Galizia».
Questo drappello interno al corteo marciava dietro un grande striscione rosso e nero con il logo della loro organizzazione, assieme a bandiere nere con, in bella evidenza, teschio e tibie.
Il corteo lanciava slogan a nome di «tutta l’Ucraina», ma era in realtà composto in modo quasi esclusivo da persone, perlopiù donne impegnate nel lavoro di badanti, provenienti dall’Ucraina occidentale e dall’area di Leopoli, dalla Galizia e dalla Bucovina. Con una nutrita presenza di preti e suore «uniati», ovvero cattolici di rito greco-bizantino che riconoscono l’autorità del papa, la religione dell’Ucraina occidentale.
Il Vaticano durante la Guerra fredda ha sostenuto gli uniati e ha formato il loro clero in funzione anticomunista e antisovietica, dando asilo anche a molti di loro che si erano macchiati di gravi crimini come collaborazionisti dei nazisti nello sterminio di ebrei, polacchi e partigiani.
I preti uniati sono stati attivissimi a piazza Maidan, dove si sono particolarmente distinti, celebrando messe per i rivoltosi e partecipando ai comizi ed esibendo immagini e icone sacre. A Leopoli e in tutta la zona della Galizia, molti preti hanno invocato la rivolta armata contro il regime «giudaico-comunista» di Yanukovich, come testimonia il web, youtube compreso, che ospita molti degli appelli pronunciati dai preti uniati. la destinazione della manifestazione era non a caso a piazza San Giovanni e l’intento dichiarato quanto preparato era di essere ricevuti in delegazione dalle autorità della seconda basilica romana. Vuoi vedere che la crisi ucraina esplode nelle mani del «povero» Francesco I.
=== 2 ===
Kiev, fascisti al potere: attacchi a comunisti ed ebrei. Che pensano all’evacuazione
di Marco Santopadre
Martedì, 25 Febbraio 2014 09:47
A Kiev si discute del nuovo governo, che nelle dichiarazioni dei nuovi padroni dovrebbe essere di ‘unità nazionale’, in attesa dei risultati delle elezioni del 25 maggio che si preannunciano fortemente condizionate dalla spaccatura del paese in due e dallo strapotere delle milizie di estrema destra che controllano gli edifici istituzionali e continuano le loro scorribande contro sedi politiche, sindacali e culturali. Dopo aver abolito il bilinguismo concedendo solo all’ucraino lo status di lingua ufficiale in un paese dove per metà della popolazione il russo è lingua madre, ora i deputati nazionalsocialisti (è una definizione che danno di sé stessi, non una nostra forzatura) di Svoboda pretendono la chiusura di tutti i canali televisivi che emettono in russo, ed hanno presentato già una proposta di legge in questo senso mentre alcune emittenti hanno già dovuto cessare le trasmissioni a causa delle minacce. Svoboda e alcune frange dei partiti più ‘moderati’ – Udar e Patria – insistono anche sulla messa fuori legge del Partito delle Regioni e del Partito Comunista.
Finora sono stati proprio i comunisti gli obiettivi preferiti degli squadristi del partito di Tyagnibok e delle milizie di Pravyi Sektor, che continuano ad occupare piazza Maidan e soprattutto ad assaltare e distruggere le sedi dei propri nemici politici.
L’ultima azione quadristica ha preso di mira la casa del segretario del Partito Comunista Ucraino, Petro Simonenko, nel villaggio di Gorenka, vicino a Kiev. Una squadraccia delle cosiddette ‘autodifese di Maidan’, col volto coperto, ha sfondato la porta dell’abitazione di Simonenko ed ha appiccato il fuoco lanciando alcune bottiglie molotov al suo interno.
Ma nel mirino di una estrema destra che sempre spadroneggiare, forte della protezione e della complicità della nuova maggioranza parlamentare, non ci sono solo i comunisti e i sindacati. Anche la consistente comunità ebraica è diventata oggetto di minacce e aggressioni, iniziate del resto già nei mesi scorsi quando numerosi ebrei di Kiev sono stati aggrediti e pestati.
L’ultimo episodio risale a ieri, quando alcune bottiglie molotov sono state lanciate contro la sinagoga di Zaporozhie, località a sud est della capitale, dove nei giorni scorsi i fascisti avevano attaccato la sede del consiglio regionale e poi la sede del partito comunista. La sinagoga - che si chiama Gymat Rosa ed é stata aperta nel 2012 – ha riportato danni limitati.
Ma nella comunità ebraica ucraina si sta diffondendo un forte timore, tanto che uno dei due rabbini capi del paese, Moshe Reuven Azman , ha invitato gli ebrei di Kiev a lasciare la città e se possibile anche il Paese, temendo l’inizio di una vera e propria persecuzione di massa. Azman ha chiuso le scuole della comunità ebraica e si limita ora a guidare tre preghiere quotidiane ed anche l'ambasciata israeliana ha raccomandato ai membri della comunità ebraica di limitare al massimo le uscite dalle loro case.
Scrive l’inviato della Stampa Maurizio Molinari: “Le preoccupazioni di Gerusalemme riguardano il fatto che «Svoboda» (Libertà) oltre ad avere il 10 per cento dei seggi nel Parlamento ha alle spalle una ventina di formazioni di estrema destra che, nel complesso, arrivano a rappresentare circa il 20 per cento di una popolazione di 46 milioni di abitanti”.
Le autorità israeliane non hanno perso tempo e nel tentativo di sfruttare a proprio vantaggio la situazione determinata dall’ascesa al potere di partiti razzisti e antisemiti hanno inviato a Kiev un ‘team di emergenza’ con l’obiettivo di convincere gli ebrei ucraini a trasferirsi in Israele. La comunità ebraica ucraina censita ufficialmente conta circa 70.000 membri, ma secondo le istituzioni ebraiche sarebbero molti di più, circa 200mila.
Durante la guerra e l’occupazione nazista, gli ebrei ucraini furono sterminati dai nazisti e dai gruppi nazionalisti ucraini filonazisti a cui oggi si richiamano alcune delle organizzazioni ucraine che hanno assunto il potere dopo il colpo di stato.
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UCRAINA, SIRIA, VENEZUELA… SCENDIAMO IN PIAZZA ANCHE CONTRO LA GUERRA
21 FEBBRAIO 2014
REDAZIONE SIBIALIRIA
Iugoslavia, Libia, Siria, Venezuela, Ucraina…. Il copione è sempre lo stesso. Sparute manifestazioni trasformate da anonimi cecchini, che sparano indiscriminatamente sulla folla e sulla polizia, per trasformare le “proteste” in massacri. Gigantesche campagne mediatiche, armi e finanziamenti a “ribelli” che fino al giorno prima erano conosciuti come fascisti, jihadisti, gangster…, imposizione di sanzioni, “corridoi umanitari”, No Fly Zone …
E tutto questo nel silenzio di quello che fu il Movimento contro la guerra che, oggi, persiste nel vedere in queste aggressioni una sublimazione di una qualche “Primavera araba” o “Rivoluzione arancione” . Tutto questo senza che in Europa quasi nessuna parola di condanna venga pronunciata contro i governi i padroni, la NATO, la BCE … che queste aggressioni conducono per accaparrarsi risorse, giustificare crescenti spese in armamenti, imporre il loro dominio nel mondo e una militarizzazione nei loro paesi. Così in Germania nei riguardi dell’aggressione all’Ucraina, così in Italia nei riguardi dell’aggressione ieri alla Libia e oggi alla Siria.
Ad aprile è stata convocata a Roma una grande manifestazione contro l’Unione Europea e le sue politiche criminali. Noi chiediamo che tra queste – dopo il davvero scandaloso silenzio su questo argomento che ha caratterizzato le mobilitazioni nazionali del 18 e 19 ottobre 2013 e, ancora prima, quella del 27 ottobre 2012 – sia, finalmente, menzionata la guerra. In primo luogo quella contro la Siria che il nostro Paese sta conducendo, da anni, continuando ad imporre sanzioni ed embarghi, continuando a finanziare e armare i “ribelli”, continuando a partecipare – insieme ai satrapi delle Petromonarchie - al Gruppo degli “Amici della Siria”.
Su questo punto Sibialiria intende sviluppare un confronto con i movimenti antagonisti e organizzazioni politiche quali Ross@, Rete dei Comunisti, Rifondazione, Sinistra & Libertà, Movimento Cinque Stelle…
Sibialiria
www.sibialiria.org
=== 4 ===
Ucraina, chi ha organizzato la guerra civile?
Giulietto Chiesa
Giovedì, 20 Febbraio 2014 09:28
Come avevo previsto è scoppiata la guerra civile in Ucraina. Mentre scrivo queste righe i morti sono già 25, nella sola Kiev, quasi la metà dei quali sono poliziotti. Si spara dovunque, un giornalista ucraino è stato ucciso, edifici pubblici sono in fiamme, la città è isolata e ogni accesso è impedito.
Non si tratta più di manifestazioni di protesta, di lotta politica. E’ guerra. Le immagini, che in Italia arrivano espurgate (ma chi censura?) – parlo per esempio delle immagini che vanno in onda sulle televisioni russe – mostrano rivoltosi bene organizzati, molti dei quali armati con armi da fuoco di guerra, pistole, lanciafiamme, che vanno all’assalto, occupano edifici amministrativi e statali, i palazzi del potere, che incendiano case con la gente ancora dentro. Il governo della Crimea, repubblica sul Mar Nero, dove c’è la base militare russa di Sebastopoli, ha chiesto perentoriamente a Yanukovic il ristabilimento dell’ordine: primo segno che la Crimea potrebbe staccarsi se la situazione precipitasse. L’est e il nord russofoni al momento tacciono, ma l’ovest e il sud del paese stanno entrando nella rivolta.
Si preannuncia una presa violenta del potere da parte delle opposizioni. Che significherà un bagno di sangue. Il controllo della rivolta è infatti palesemente in mano agli estremisti nazionalisti, alle formazioni paramilitari armate dei “banderovzy” neonazisti.
In queste condizioni il vacillante Yanukovic potrebbe dover ricorrere all’esercito, poiché è evidente che le forze di polizia non sembrano più in grado di ristabilire alcun ordine.
Le cosiddette cancellerie europee, e il Dipartimento di Stato Usa invitano Yanukovic alla moderazione. Il presidente del Parlamento Europeo, Schultz, si dice addolorato per i “dimostranti uccisi” (anche lui guarda solo Euronews e la Cnn). A rendere ridicoli questi inviti e appelli sarebbero sufficienti le immagini che solo le tv russe mostrano, dove la polizia è in rotta o in fuga, o al massimo si difende. Immagini dove abbondano armi da fuoco tra i rivoltosi. Scene indescrivibili, dove gli attaccanti spogliano addirittura un poliziotto a terra, privo di sensi, forse già morto, strappandogli gli scarponi e la giubba. Siamo già molto oltre la protesta politica. Ma, per lui, niente rammarico. Ai nazisti non si chiede moderazione. Essi sono “gli eroici difensori della democrazia europeo-occidentale contro la barbarie russa”.
La vergogna di questa Europa apre una pagina indelebile, che sconvolgerà tutti gli equilibri della sicurezza del vecchio continente. E – lo ripeto – ogni illusione che la Russia assisterà a questa svolta senza reagire sarà saggio abbandonarla. E’ in azione l’Europa della troika. E’ quella Europa, la “loro” Europa, che ha incoraggiato, preparato, organizzato, finanziato tutto questo. Ed è la terribile, ma purtroppo logica, conclusione della degenerazione irreversibile del progetto democratico europeo. Dico questo a tre mesi dall’elezione del nuovo Parlamento, mentre i sondaggi dicono che il 53% dei cittadini europei “non si sentono europei”. Infatti siamo di fronte alla stessa Europa ingiusta e antipopolare che opprime i più deboli ; quella stessa che mostra il suo volto imperiale ai vicini, mentre digrigna i denti verso la Russia.
Adesso i media ci racconteranno che è tutta colpa della Russia, e di Putin. I cattivi per antonomasia. Premessa per altre provocazioni, che dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane, che sicuramente saranno bagnate di sangue.
L’Ucraina va in pezzi e tutti gli equilibri, interni ed esterni sono compromessi. Io grido a gran voce che questa crisi è stata voluta e costruita dall’Occidente. Dunque aspettiamoci altri disastri. America e Europa sono in crisi, in una crisi sempre più grave. Il caos è il modo migliore per occultarla. E’ da quella parte che viene ormai la minaccia di guerra. Noi italiani siamo parte di questa minaccia. Noi, in questa Italia, con un governo ridicolo che in questi mesi non ha detto una sola parola udibile al riguardo, dobbiamo mobilitarci perché il nostro paese si ritragga da questo orrore, che mette a repentaglio anche noi e le nostre famiglie. Dobbiamo chiedere al nostro governo che richiami Bruxelles e la Nato (che sono ormai quasi la stessa cosa) al rispetto delle regole. Non mi faccio illusioni, ma dobbiamo farlo.
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Vom Stigma befreit
21.02.2014
Bekannte Tatsachen
Vor dem jetzigen Verhandlungspartner der deutschen Außenpolitik, dem antisemitischen Rassisten und NS-Wiedergänger Oleh Tiahnybok, hat
german-foreign-policy.com in zahlreichen Berichten wiederholt gewarnt.[1] Die Inhalte sind kein Geheimwissen geblieben und wurden auch in anderen Medien mehrmals vermerkt. Trotz der im Auswärtigen Amt bekannten Tatsachen über den vermeintlichen Freiheitskampf der Anführer des bewaffneten Umsturzes hat sich Berlin für einen Weg entschieden, der mit den Verhandlungen zwischen Steinmeier und Tiahnybok sichtbar geworden ist. Zitate aus führenden deutschen Medien zeigen, was Berlin wusste, als es diesen verhängnisvollen Weg des Zusammenwirkens mit den Erben der NS-Kollobarateure, den Mördern an Millionen Polen und Sowjetbürgern, an orthodoxen Russen und jüdischen Ukrainern beschritt. (Das Foto zeigt Tiahnybok unmittelbar rechts neben Steinmeier. Quelle: Reuters.)
"Moskaus jüdische Mafia"
Unter der Überschrift "Klitschkos rechte Hand" schrieb beispielsweise die "Süddeutsche Zeitung" (München) am 7. Februar 2014 über den Berliner Verhandlungspartner Tiahnybok: "Parteichef Tjagnibok beklagte 2004 offen den Einfluss der 'jüdischen Mafia Moskaus' auf sein Land. ... Das Simon-Wiesenthal-Zentrum setzte Tjagnibok im Jahr 2012 auf den fünften Platz seiner Liste der schlimmsten Antisemiten weltweit, der Jüdische Weltkongress bezeichnet seine Swoboda als neonazistisch und stellt sie in eine Reihe mit der griechischen Chrysi Agvi, Goldene Morgendämmerung, und der ungarischen Jobbik." Über Tiahnyboks frühere Partei, die "Sozial-Nationale Partei der Ukraine" (SNPU), schreibt die "Süddeutsche": "Die offizielle Bezeichnung der Partei-Ideologie lautet Sozial-Nationalismus. ... Ungeniert bediente sich die Partei auch der Symbolik des Dritten Reichs. ... Tjagnibok wurde 1998 als Direktkandidat in das Parlament von Lwiw gewählt. Die Stadt gilt bis heute als Neonazi-Hochburg." 2004 transformierte sich die SNPU in "Swoboda" ("Freiheit"); auch diese hielt, wie es in der "Süddeutschen" weiter heißt, unter Tiahnyboks Führung "enge Kontakte zu anderen rechten Parteien, insbesondere zum französischen Front National".[2]
"Rechtsradikale übernehmen die Opposition"
Auch die Friedrich-Ebert-Stiftung (SPD) warnt vor Swoboda, die seit mehr als einem Jahr eng mit den beiden anderen ukrainischen Oppositionsfraktion - "UDAR" (Witali Klitschko) und "Vaterland" (Arsenij Jatsenjuk) - kooperiert. Sie bediene sich "antisemitischer, fremdenfeindlicher und rassistischer Rhetorik", schreibt die Stiftung.[3] Berichte weisen darauf hin, dass vor allem Swoboda von der Radikalisierung der Proteste profitiert. "Rechtsradikale übernehmen Klitschkos Opposition", hieß es schon im Januar; die Partei entwickle sich zum "Auffangbecken für alle Desillusionierten, denen Klitschko nicht radikal genug gegen Janukowitsch vorgeht. Die Gründe für diesen Zustrom sind im Kern dieselben kampferprobten Mittel, die vor mehr als 80 Jahren den Siegeszug der NSDAP in Deutschland vorbereiteten".[4] Tatsächlich handelt es sich um eine Organisation, die nicht nur mit Klitschko, sondern auch mit der deutschen NPD kooperiere. So hat eine Swoboda-Delegation Ende Mai die NPD-Fraktion im sächsischen Landtag besucht. Man wolle die künftige Zusammenarbeit "auf allen Ebenen intensivieren", hieß es anschließend. An der Zusammenkunft war unter anderem der damalige NPD-Parteivorsitzende Holger Apfel beteiligt. Ein Foto zeigt ihn mit einem Funktionär der Swoboda-Partei, deren Vorsitzender sich am Mittwoch gemeinsam mit Steinmeier ablichten ließ.
Erste Parteiverbote
An dem Treffen der Swoboda-Delegation mit NPD-Politikern nahm, wie die NPD berichtet, nicht nur der Abgeordnete Mychajlo Holowko aus der Werchowna Rada in Kiew teil, sondern auch zwei Stadträte aus der westukrainischen Großstadt Ternopil (250.000 Einwohner). In Ternopil hatte Swoboda schon 2009 bei Regionalwahlen gut 35 Prozent der Stimmen erhalten. Der Bürgermeister der Stadt, Sergej Nadal, wollte ursprünglich ebenfalls teilnehmen, musste jedoch kurzfristig wegen anderweitiger Verpflichtungen absagen. Nadal hatte kurz zuvor der NPD-Parteizeitung "Deutsche Stimme" ein Interview gewährt, in dem er äußerte, die "Expansion europäischer Interessen" dürfe "nicht an der ukrainisch-polnischen Grenze haltmachen", sondern müsse "bis an die Grenze Russlands weitergehen". In Ternopil wurde kürzlich - auch dank der Stärke der NPD-Partnerpartei Swoboda - ein zentraler Platz in "Platz der Helden des Euromajdan" umbenannt. Zudem sind erste Verbote für (in Ternopil) oppositionelle Tätigkeiten ausgesprochen worden. So ist es in der Stadt nun verboten, Symbole der "Partei der Regionen" oder der "Kommunistischen Partei" zu zeigen oder für eine der beiden Parteien Aktivitäten zu entfalten (
german-foreign-policy.com berichtete [5]). Die Kräfte, die oppositionelle Parteien nicht dulden wollen, sind tragende Kräfte der sogenannten demokratischen Opposition.
Legitimiert
Noch vor wenigen Tagen hat die Friedrich-Ebert-Stiftung darauf aufmerksam gemacht, dass die enge Kooperation nicht zuletzt von Witali Klitschko, einem Zögling der Konrad-Adenauer-Stiftung (CDU), mit Swoboda deren Positionen neue Anerkennung verschafft. Klitschko habe "Swoboda in den Augen der Öffentlichkeit vom Stigma befreit, sie legitimiert", warnt die Stiftung; damit habe er den Eindruck erweckt, "als sei sie als Partner mit anderen Parteien gleichwertig". Die "Süddeutsche Zeitung" bestätigt: "In den vergangenen Wochen stand [Swoboda-Führer, d. Red.] Oleg Tiagnibok in der Tat stets selbstverständlich neben Klitschko und Arseni Jazenjuk von Julia Timoschenkos Vaterlandspartei."[6] Am Mittwoch hat sich die Berliner Außenpolitik der Legitimierung Tiahnyboks und Swobodas angeschlossen.
Weitere Berichte und Hintergrundinformationen zur aktuellen deutschen Ukraine-Politik finden Sie hier:
Protestbündnis für Europa,
Probleme der Ostexpansion,
Ein breites antirussisches Bündnis,
Termin beim Botschafter,
Expansiver Ehrgeiz,
Zukunftspläne für die Ukraine,
Unser Mann in Kiew,
Die militärische Seite der Integration,
Integrationskonkurrenz mit Moskau,
In die Offensive,
Die Expansion europäischer Interessen,
Nützliche Faschisten,
Oligarchen-Schach,
Der Mann der Deutschen und
Koste es, was es wolle.
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Willkürpraktiken
Der Willkürcharakter der Berliner Politpraktiken ließ sich schon bei den Verhandlungen letzten Freitag deutlich erkennen, bei denen es noch um eine Übereinkunft zwischen Opposition und Regierung ging. Gemeinsam mit dem Faschistenanführer Oleh Tiahnybok ("Swoboda"), mit dem "Mann der Deutschen" in Kiew, Witali Klitschko, und mit Arsenij Jatsenjuk zwangen der deutsche Außenminister, sein polnischer Amtskollege und ein französischer Diplomat den ukrainischen Präsidenten Wiktor Janukowitsch, ein "Abkommen" zu unterzeichnen, das eine neue Regierung, eine Verfassungsänderung und vorgezogene Präsidentenwahlen vorsah. Unter welchen Umständen dies geschehen sein muss, lässt die Weigerung des russischen Gesandten Wladimir Lukin erahnen, das Dokument - wie ursprünglich geplant - auch seinerseits zu unterzeichnen. Sogar deutsche Medien behaupten nicht, Lukins Weigerung könne als Freundschaftsdienst für Wladimir Putin eingestuft werden; vielmehr genieße Lukin "unter Menschenrechtlern ... einen guten Ruf"; Human Rights Watch attestiert ihm, "ein gewissenhafter Mensch" zu sein, der "keine Angst vor heiklen Themen hat".[1] Nach der Unterzeichnung des Abkommens unterstellten deutsche Medien dem ukrainischen Präsidenten, er werde es womöglich nicht einhalten. Tatsächlich haben die mit Berlin kooperierenden Protestanführer die Übereinkunft gebrochen - bereits am Samstag, sobald sich nach der Flucht von Janukowitsch die Gelegenheit dazu ergab. Der Bruch geschah per Staatsstreich.
Staatsstreich
Gegen den Staatsstreich vom Samstag hat Berlin, da er prowestliche Kräfte an die Macht gebracht hat, nichts einzuwenden. Präsident Janukowitsch hat sich in der Nacht von Freitag auf Samstag gezwungen gesehen, aus der ukrainischen Hauptstadt zu fliehen; die genaueren Umstände sind immer noch nicht geklärt. Am Vormittag brachten faschistische Milizen den Präsidentenpalast unter ihre Kontrolle. Dann ergriffen die Einheiten des Innenministeriums Partei für die Opposition; zuvor in den deutschen Medien wüst beschimpft, werden sie seither gelobt. Im Rahmen des Staatsstreichs ist inzwischen Präsident Janukowitsch abgesetzt und durch einen Nachfolger aus dem Umfeld der bislang inhaftierten Oligarchin Julia Timoschenko ersetzt worden, die ihrerseits freigelassen wurde. Berlin und Brüssel stellen nach dem Umsturz Finanzhilfen für die bisherige Opposition in Aussicht, die sich nun die Macht in Kiew angeeignet hat. Delegierte des Europaparlaments unter der Führung des deutschen CDU-Europaabgeordneten Elmar Brok haben sich zu Gesprächen über die weitere Entwicklung in die ukrainische Hauptstadt aufgemacht.
"Gegen Kommunisten, Russen und Juden"
Der prowestliche Staatsstreich geht - wie schon längst abzusehen war - mit einer weiteren Stärkung faschistischer Kräfte und einer Steigerung faschistischer Gewalt in der Ukraine einher. So hat laut Berichten ein Funktionär der "Swoboda"-Partei am Wochenende das Amt des Generalstaatsanwalts übernommen. Der "Rechte Sektor", eine extrem rechte Schlägerbande, die angibt, landesweit über rund 5.000 bewaffnete Mitglieder zu verfügen, hat angekündigt, die Proteste fortzusetzen. Einer der Anführer wird mit dem Bekenntnis zitiert, er kämpfe gegen "so lange gegen Kommunisten, Juden und Russen, wie Blut in ihren Adern fließt"; das sei sein "Credo".[2] Dieselbe Zielbestimmung hatten die NS-Kollaborateure der Organisation Ukrainischer Nationalisten (OUN) vorgenommen, als sie an der Seite der Deutschen im Juni 1941 die Sowjetunion überfielen und sich an der Vernichtung des europäischen Judentums beteiligten. Der "Rechte Sektor" begreift die aktuellen Proteste als Kampf gegen russischen Einfluss in der Ukraine; die Zerstörung zahlreicher ukrainischer Lenin-Denkmäler in den letzten Tagen und das faktische Verbot der Kommunistischen Partei in Teilen der Westukraine verdeutlichen den gewalttätigen Antikommunismus der Proteste. Entsprechend sorgen sich jüdische Organisationen um ein Anwachsen auch antisemitischer Gewalt.
"Angst, in die Synagoge zu gehen"
Tatsächlich ist es in jüngster Zeit vermehrt zu Übergriffen gegen Juden in der Ukraine gekommen. So sind bereits im Januar ein Hebräischlehrer und ein Student in Kiew nach dem Synagogenbesuch attackiert worden, berichtet die "Jüdische Allgemeine". Wie Boris Fuchsmann, Präsident der Jüdischen Konföderation der Ukraine, urteilt, ist es "klar", dass Swoboda und andere extrem rechte Kräfte "den Boden dafür" bereiten. "Die Leute haben echte Angst, in die Synagoge zu gehen", berichtet Fuchsmann; dies habe ihm "auch Oberrabbiner Yaakov Bleich bestätigt".[3] Am Samstag hat ein weiterer einflussreicher Rabbiner in Kiew die jüdische Bevölkerung dazu aufgerufen, das Kiewer Stadtzentrum oder gar, wenn möglich, die Stadt zu verlassen, die die Opposition soeben unter ihre Kontrolle gebracht hat. Der Rabbi schildert, Berichte über Pläne, jüdische Einrichtungen zu attackieren, häuften sich. Die israelische Botschaft in Kiew habe den Mitgliedern der jüdischen Gemeinde inzwischen empfohlen, ihre Häuser nicht zu verlassen.[4] Tatsächlich bereiten jüdische Organisationen mittlerweile Hilfsmaßnahmen vor, darunter der Emergency Assistance Fund for Jewish Communities der Jewish Agency, der 2012 nach einem antisemitischen Terroranschlag in Frankreich gegründet worden war.[5]
Keine Reaktion
Die Lage der jüdischen Gemeinden in der Ukraine ist Berlin nicht unbekannt. Wie Feldmann schon im Januar berichtete, hat die Jüdische Konföderation der Ukraine "Briefe an die westlichen Botschafter in Kiew geschickt" und darin angesichts des Erstarkens faschistischer Kräfte gefordert, "sich von der Swoboda-Partei zu distanzieren und sich nicht mit ihren Politikern an einen Tisch zu setzen". Die Botschafter sollten sich "auch entschieden gegen antisemitische Übergriffe äußern", habe es in dem Schreiben geheißen, berichtet Feldmann, der außerdem mitteilt, er habe "in dieser Angelegenheit zusätzlich mit dem Oppositionspolitiker Vitali Klitschko gesprochen".[6] Ohne Erfolg: Klitschko, Berlins Mann in Kiew, kooperiert weiterhin eng mit Swoboda. Auch Berlin hat sich nicht von Swoboda distanziert, sondern die Partei vielmehr aufgewertet, indem Außenminister Frank-Walter Steinmeier ihren Führer Oleh Tiahnybok zu offiziellen Verhandlungen in die deutsche Botschaft lud und sich mit ihm per Foto-Shooting der internationalen Öffentlichkeit präsentierte.[7] Äußerungen deutscher Stellen zu den jüngsten antisemitischen Übergriffen in der Ukraine sind nicht bekannt.
Nur ein Anfang
In Berlin ist unterdessen zu hören, der Machtkampf um die Ukraine könne als Testlauf für die künftige EU-Außenpolitik gelten, die nach dem Willen Berlins aggressiver als bisher auftreten soll. Der aktuelle Konflikt werde zum "Testfall für die Fähigkeit der EU, eine koordinierte Außenpolitik zu betreiben", heißt es beispielsweise [8]; die Ukraine sei "ein Testfeld für eine neue europäische Außenpolitik, die sich einmischt, Risiken eingeht und nicht wegguckt" [9]. Medien bringen bereits spekulativ eine Ausweitung der Unruhen auf weitere Länder in Moskaus Einflussbereich oder gar auf Russland selbst ins Spiel.[10]
Weitere Berichte und Hintergrundinformationen zur aktuellen deutschen Ukraine-Politik finden Sie hier:
Protestbündnis für Europa,
Probleme der Ostexpansion,
Ein breites antirussisches Bündnis,
Termin beim Botschafter,
Expansiver Ehrgeiz,
Zukunftspläne für die Ukraine,
Unser Mann in Kiew,
Die militärische Seite der Integration,
Integrationskonkurrenz mit Moskau,
In die Offensive,
Die Expansion europäischer Interessen,
Nützliche Faschisten,
Oligarchen-Schach,
Der Mann der Deutschen,
Koste es, was es wolle und
Vom Stigma befreit.
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U.S., EU, out of Ukraine!
By
Editor on February 21, 2014
The following is a Workers World Party statement on the crisis in Ukraine.
U.S. and European Union imperialism have initiated an offensive against the Ukrainian government. It is part of their attempt to reconquer parts of the former Soviet Union and surround, weaken and destroy Russia.
The corporate media falsely present this conflict as one between the “democratic” West and a popular movement in Ukraine, on one side, and “autocratic” Russia and its supporters in the Ukrainian government on the other. This picture has no relation to the truth.
To overthrow and replace Ukraine’s current government, the Western imperialists are arming and relying on pro-fascist elements that are anti-Russian, xenophobic and anti-Semitic. The U.S./EU-provoked conflict threatens a civil war in Ukraine, or worse.
The corporate media are deceptively comparing the occupation of Maidan in Kiev, Ukraine’s capital, to the Occupy Wall Street movement here. This can confuse some people about the character of the conflict in Ukraine. Far from fighting against the 1%, the Kiev occupiers are fighting for Wall Street and welcome the investment of Western capital in Ukraine.
The pro-Western Ukrainian nationalists are led by racist parties, like Svoboda and the Right Bloc, that are political allies of the National Front in France, the neo-Nazis in Germany and the most reactionary elements on the continent.
The people in the U.S. — especially the youth, workers and those facing oppression here — have nothing to gain from a Western victory over Ukraine and Russia. Regardless of the character of the Putin regime that now heads capitalist Russia, the worst outcome for the workers and the oppressed everywhere regarding the Ukraine struggle would be a victory for U.S. and/or European imperialism.
U.S. and European imperialist banks and corporate power aim to make Ukraine an open market for exports of goods and capital investments. The bosses want access to more low-wage labor so they can bring down wages even further and eliminate workers worldwide.