evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1400289143575293/
Video: http://www.presstv.ir/detail/2014/03/24/355897/nato-eying-russia-border-territories/
27 Marzo 2014 - dichiarazione di Petro Simonenko, Primo segretario del KPU | da www.kpu.ua
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/23838-il-partito-comunista-di-ucraina-kpu-si-prepara-alla-sua-piu-difficile-campagna-elettorale.html
Robert Charvin - 21 mars 2014
dichiarazione del leader del Partito Comunista della Federazione Russa
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/23774-zjuganov-qdalla-crimea-una-vittoria-del-coraggio-e-un-esempio-per-molte-regioni-dellucraina.html
Conferenza stampa del leader del Partito Comunista di Ucraina nella città di Donetsk
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/23763-petro-simonenko-in-ucraina-e-stata-instaurata-una-dittatura-nazional-fascista.html
Der Jugendverband der NPD kündigt einen "Europakongress" unter Beteiligung des "Pravy Sektor" ("Rechter Sektor") aus der Ukraine an…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58820
http://www.resistenze.org/sito/te/po/gr/pogrec11-014151.htm
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58830
KIEV/BERLIN (Own report) - Last week's signing of the political part of the EU Association Agreement began Ukraine's transition into the
German-European hegemonic system…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58733
Gli ucraini non ricevono niente di quanto avevano sperato
Traduzione di Flavio Pettinari
*Evghenij Tsarkov è Primo segretario del Comitato regionale di Odessa del Partito Comunista di Ucraina
Noi comunisti non avevamo forse avvertito che nessuno avrebbe preso l'Ucraina nell'Unione europea? Non avevamo avvertito che dopo la presa del potere, l’opposizione avrebbe ceduto il paese all’Occidente? Oggi, questo è esattamente ciò che accade: gli ucraini non ricevono niente di quanto hanno sperato. Non ci saranno stipendi europei, o pensioni o norme sociali europee. Nessuno si occuperà di far entrare l’Ucraina impoverita nella casa europea.
Così il Primo segretario del Comitato regionale di Odessa del Partito Comunista d’Ucraina, il deputato Evgenij Tsarkov, ha commentato la dichiarazione del presidente della Commissione Europea Barroso secondo il quale l'UE non è pronta a lanciare la procedura di adesione dell'Ucraina all'Unione Europea.
Ricordiamo che il 21 marzo a Bruxelles, il Primo Ministro dell'Ucraina Arseniy Yatsenjuk ha firmato l’accordo di associazione Ucraina e l'UE.
"I comunisti avevano avvertito che sarebbe andata così - ha continuato Tsarov - Abbiamo proposto di tenere un referendum per far decidere al popolo se aderire all'Unione Doganale o firmare l’associazione schiavistica con l’UE. Ma quelli che sono venuti al potere oggi, gridano che il referendum è illegale e hanno chiesto di mettere al bando il PCU".
Tsarkov sottolinea che i tecnocrati politici occidentali hanno preso tutto, come da copione: prima hanno realizzato il golpe, per mettere al potere le loro marionette. E oggi, con il loro aiuto, l'UE ha firmato con l'Ucraina un accordo “africano” di associazione, trasformando il nostro paese in una colonia.
"Inoltre, sullo sfondo del conflitto con la Russia, l'Europa e gli Stati Uniti cercheranno di apparire quasi come benefattori. Ma non per molto. Presto gli ucraini si renderanno conto di essere rimasti senza mercato, senza produttori nazionali e senza posti di lavoro, senza risorse, senza terra, e, inoltre, senza il principale partner commerciale, ovvero la Russia", ha dichiarato Tsarkov.
Il politico ha rimarcato che tutto ciò era stato previsto in anticipo dal Partito Comunista d’Ucraina.
"Però il precedente governo ha ignorato i nostri avvertimenti, e il nuovo governo perseguita apertamente il Partito Comunista e cerca di metterlo al bando. Tuttavia, i cittadini ucraini devono capire che, indipendentemente da come si comporta la Russia verso l’Ucraina, non possiamo ingannare noi stessi: all'Unione Europea e agli Stati Uniti non interessa il benessere degli ucraini. Essi sono guidati solo dai propri interessi egoistici. E molto presto gli ucraini se ne renderanno conto", ha concluso Tsarkov.
Ieri sera circa 1500 sostenitori del movimento neonazista e ultranazionalista hanno manifestato a Kiev per chiedere le dimissioni del ministro dell'Interno, il potente Arsen Avakov, giudicato probabilmente a ragione l’artefice della svolta all’interno dell’esecutivo ucraino. I miliziani hanno sventolato bandiere nere e rosse (quelle delle milizie ucraine che durante la seconda guerra mondiale collaborarono attivamente con le truppe naziste), sfilando fino alla sede della Verkhovna Rada, il parlamento, all’insegna dei loro consueti slogan bellicosi. Al loro arrivo di fronte alla Rada Suprema però i neonazisti hanno trovato altri estremisti di destra vicini al partito Svoboda e inquadrati nelle cosiddette ‘autodifese di Majdan’, mobilitati per impedire “provocazioni da parte dei miliziani di Settore Destro”. La tensione è salita quando circa 300 militanti estremisti, molti con il volto coperto e armati di mazze, hanno cominciato a far pressione sui cordoni dei difensori del Parlamento gridando ‘Rivoluzione’ ma poi è arrivato l’ordine di scioglimento da parte dei caporioni.
Insomma sono tempi duri per una parte dell’estrema destra ucraina, utilizzata come forza d’urto contro il governo Yanukovich e contro le forze di sicurezza ai tempi del golpe ed ora invisa al nuovo regime di Kiev. Non è un segreto che Stati Uniti e Unione Europea hanno appoggiato, finanziato e addestrato le milizie neonaziste allo scopo di utilizzarle per togliere di mezzo il governo del Partito delle Regioni e sostituirlo con uno più incline a favorire gli interessi occidentali, portando l’Ucraina all’interno dell’area di influenza di Bruxelles e della Nato. Sostegno iniziato alcuni anni fa, come dimostrano i documenti che provano l’addestramento nelle repubbliche baltiche di alcune decine di ultras ucraini da parte di istruttori della Nato, e amplificato nell’autunno del 2013, quando il presidente Yanukovich decise di non firmare il trattato di associazione con l’Ue e gli eventi vennero fatti precipitare dalle cancellerie occidentali, che spinsero la protesta di ‘EuroMajdan’ al muro contro muro con le autorità di Kiev dando protagonismo ai gruppi neonazisti fino a quel momento assai minoritari. Dalla confluenza di gruppi e bande di piccola entità nacque appunto Pravyi Sektor che nel giro di pochi mesi ha potuto contare sul reclutamento di parecchie migliaia di combattenti, mentre in alcuni casi i suoi dirigenti sono stati scelti dal nuovo esecutivo per guidare importanti settori nel campo dei servizi di sicurezza.
Naturalmente gli aiuti occidentali sono giunti massicciamente anche ai partiti della destra parlamentare, dai nazionalsocialisti di Svoboda ai liberal-nazionalisti di Udar e Patria. Ricorda Natalia Vetrenko, presidente del Partito Socialista Progressista dell’Ucrania, che quando nel dicembre dell’anno scorso la polizia perquisì la sede nazionale del partito Batkivshina – quello di Yulia Tymoshenko – trovò la bellezza di 17 milioni di dollari in contanti.
Ora che il grosso del ‘lavoro sporco’ è stato fatto l’intento del nuovo regime di Kiev è quello di togliere di mezzo, o almeno ridimensionare, l’influenza di gruppi paramilitari che rischiano di fare concorrenza all’estrema destra parlamentare anche sul piano elettorale e che comunque rappresentano un elemento di instabilità in un contesto già di per sé assai instabile.
In un articolo pubblicato su Spiegel Online nei giorni scorsi, si sottolinea uno stato di crescente preoccupazione da parte della Germania rispetto alla possibilità che in Ucraina possa esplodere una guerra civile causata dalle faide tra i fascisti presenti oggi nel governo di Kiev e quelli delle bande di Pravyi Sektor.
Nell'articolo si cita una fonte governativa di Berlino che dichiara come la posizione ufficiale del governo sia sempre più influenzata dall'analisi del think tank SWP – vicino al ministero degli esteri – secondo il quale gran parte del territorio dell'Est e del Sud dell’Ucraina non nutrono alcuna fiducia nella giunta golpista. L'analisi di SWP suggerisce come tutte le provocazioni recenti da parte del governo – abolizione del bilinguismo, progetti di messa fuori legge del Partito delle Regioni e di quello Comunista - hanno mandato un messaggio chiaro e ostile alle popolazioni delle regioni russofone del paese.
La logica conclusione dell'analisi di SWP, secondo la versione di Der Spiegel, è che il governo ucraino, definito un "conglomerato di pragmatici babbei, mezzi oligarchi e ultra-nazionalisti senza regole", non può stabilizzare il paese. Il che evidentemente sta portando gli sponsor europei delle marionette che ora governano a Kiev a tentare di mettere un po’ di ordine nel paese in vista delle elezioni di fine maggio.
Ma dall’Ucraina continuano a venire segnali assai preoccupanti che indicano che la svolta a destra del paese non è affatto incidentale e momentanea. Nei giorni scorsi alcuni media hanno diffuso la notizia che il ministro dell'Educazione Serhiy Kvit, membro del partito neonazista Svoboda, ha deciso di finanziare e promuovere ventitré campi scuola estivi organizzati nell'Ucraina occidentale da vari gruppi paramilitari. Secondo il giornale polacco "Gazeta Wyborcza", «nei campi si insegneranno le tattiche di guerriglia, l'autodifesa attraverso l'uso di armi da fuoco e da taglio e i "veri valori del popolo e della gioventù ucraina"».
I neonazisti di Svoboda non sono meno pericolosi e violenti di quelli di Settore Destro, solo più ubbidienti ai nuovi padroni di Kiev, e dopo aver obbligato il vecchio direttore della Tv pubblica ucraina a dimettersi – a suon di botte e minacce – ora il governo ha nominato alla guida dell’ente proprio un esponente del vecchio Partito Social-nazionale Ucraino. Da ora quindi il direttore generale dell'azienda televisiva statale (Ntcu) sarà Zurab Alassania, un giornalista vicino all’estrema destra ‘di governo’, in sostituzione di Alexandr Panteleimoniv. Alassania è direttore e fondatore della testata online MediaPort, di Kharkiv, nella russofona Ucraina orientale, e nella stessa città ha diretto la tv e la radio pubbliche durante la presidenza del filo-occidentale Viktor Iushenko (2005-2010). È inoltre tra i fondatori della tv online Hromadske che ha trasmesso in diretta la rivolta antigovernativa di piazza Indipendenza (Maidan Nezalezhnosti) a Kiev.
Una lettera aperta firmata da personalità e intellettuali ebrei punta il dito contro le “bugie” del presidente russo e le sue mire egemoniche
Lisa Palmieri-Billig (Vatican Insider 10/03/2014)
Israel backs far-right coup in Ukraine
By Jean Shaoul
18 March 2014
The government of Israeli prime minister Benyamin Netanyahu is backing the fascist-led putsch that ousted Ukraine’s elected pro-Russian president, Viktor Yanukovych. Far from opposing anti-Semitism and defending Ukrainian Jews from the neo-Nazi parties that have joined the new coalition government, Israel is doing its best to deny that any such threat exists.
Israeli foreign minister Avigdor Lieberman issued an anodyne statement last week saying: “Israel is following the events in Ukraine with grave concern, worries for the safety of the Ukrainian people and hopes that the situation does not deteriorate and that no human lives are lost.” This came just two days after Netanyahu’s visit to Washington and, reportedly, after pressure from the US State Department for a public display of support for the new government in Kiev.
Both the government and media in Israel have responded by refraining from commenting on the growth of neo-Nazi and anti-Semitic forces in Ukraine and the critical role they played in the Western-backed coup. They have downplayed or ignored entirely the fact that the US and the European powers had for months been financing and working with fascist organisations, such as the Svoboda party and the Right Sector, to bring down the Yanukovych regime. This is despite the fact that Svoboda leaders have made anti-Semitic public statements and the Right Sector’s paramilitary forces dress in uniforms modelled on Hitler’s Waffen SS and sport swastika-like emblems.
The unelected government, headed by Arseniy Yatsenyuk of the right-wing Fatherland Party, includes no fewer than six ministers from Svoboda, including deputy prime minister, general prosecutor and minister of defence. This is Svoboda’s reward for providing many of the shock troops in the Maidan protests that overthrew Yanukovych.
Dmytro Yarosh, the leader of the Right Sector, was appointed deputy head of the National Security and Defence Committee.
Less than a year ago, the World Jewish Congress called for Svoboda, which glorifies Nazi collaborators who facilitated the massacre of Ukrainian Jews during World War II, to be banned. Svoboda’s hero is the Ukrainian nationalist and pro-Nazi war criminal Stepan Bandera, leader of the Ukrainian Insurgent Army (OUN), which aided the Nazis in the mass murder of Jews and Poles. The party’s founder and leader, Oleh Tyahnybok, has spoken repeatedly of his determination to crush the “Russkie-Yid mafia that controls Ukraine.”
It was previously considered impossible to completely avoid noting the menacing presence of these neo-fascist and anti-Semitic forces. They have launched attacks on Ukraine’s Jewish community, which numbers around 200,000, mainly in Kiev, targeting synagogues.
As recently as February 22, the day of the putsch, Ukrainian rabbi Moshe Reuven Azman told Israel’s Ma ’ ariv newspaper that he “had asked Kiev Jews to leave the city and, if possible, the country, due to fears that Jews might be targeted in the ongoing chaos…. Some Jewish shops have been vandalised and other threats to the Jewish community have been received.”
The newspaper quoted Reuven as saying, “I don’t want to tempt fate…but there are constant warnings concerning intentions to attack Jewish institutions.” It reported that he had closed Jewish schools in Kiev due to the violence.
On February 25, Israel’s Ha ’ aretz reported that triumphant demonstrators were “flying flags with neo-Nazi symbols” and “distributing freshly translated editions of Mein Kampf and The Protocols of the Elders of Zion in Independence Square.”
Leaders of the Ukrainian Jewish community contacted Israeli foreign minister Lieberman, who comes from Moldova, to ask for help. The Israeli government neither responded to the request nor issued a statement. Nor did it offer financial support for the hospital care of nine Ukrainians sent to Israel after being seriously injured during recent rioting. The Jewish Agency offered a paltry $5,000.
In the main, Israel is minimising all such concerns. The Jerusalem Post , for example, wrote February 24 that there is “no information of Jews being targeted as of yet,” before asserting that “Jewish institutions are under self-imposed lock-down”. It added that there is no “defined threat against them.”
Last week, some leading members of Ukraine’s Jewish community published a highly critical open letter to Russian president Vladimir Putin saying that “even the most marginal” forces involved in the revolution “do not dare show anti-Semitism or other xenophobic behaviour.” They asserted their support for Ukrainian sovereignty “in the name of national minorities and Ukraine’s Jewish community.”
Most extraordinarily, Netanyahu’s visit to Washington followed a meeting between Israel’s ambassador to Ukraine, Reuven Din El, and Right Sector head Yarosh. The embassy gave this fascist its stamp of approval, stating on its web site: “Dmytro Yarosh stressed that Right Sector will oppose all [racist] phenomena, especially anti-Semitism, with all legitimate means.”
There are, in addition, reports of Israeli involvement in the opposition-led riots. According to the Jewish News Agency (JTA), a former Israeli army officer played a leading role in the protests, commanding a group of about 40 Ukrainian militants and five Israelis, known as the Blue Helmet unit, under the direction of Svoboda. Four other Israeli veterans, who had been born in Ukraine, migrated to Israel and served in the Israeli army before returning to Ukraine, took part in the opposition rallies.
It is not known whether the Blue Helmet group was working under the direction of forces in Israel. But its leader said, “I don’t belong [to Svoboda], but I take orders from their team. They know I’m Israeli, Jewish and an ex-soldier. They call me ‘brother’.” He added, “What they’re saying about Svoboda is exaggerated. I know this for a fact. I don’t like them because they’re inconsistent, not because of [any] anti-Semitism issue.”
The Jerusalem Post reported last December that “some young Jews working for international organisations such as JDC, Hillel and Limmud have taken to the barricades [in Ukraine]” and were “really active in offering support as well as organising the barricades.”
The Zionist state, whose self-proclaimed raison d’être is the defence of the Jewish people against anti-Semitism, now gives unalloyed support to a European government in which for the first time since 1945 an avowedly anti-Semitic, pro-Nazi party controls key levers of state power.
Israel’s response to the crisis in Ukraine testifies to the fact that the Israeli ruling elite speaks not for world Jewry, as it likes to claim, but for Israel’s capitalist class, a corrupt and venal social layer that carries out criminal attacks on Palestinians and others in alliance with Washington. The 20 wealthiest Israeli families control about half the stock market and 25 percent of the major corporations, notably the newspapers, banks and high-tech companies. A number of these oligarchs came from Russia and the former Soviet republics, having made their money through the privatisation of state-owned enterprises.
This class has long allied with fascistic forces outside Israel to defend its interests, most notably with the Phalange movement in Lebanon during the civil war of 1975-1989. More recently, it has shown no qualms in supporting, training and working with right-wing Islamists funded by Saudi Arabia, Qatar, Turkey and the CIA in an attempt to topple President Bashar al-Assad’s regime in Syria. Neither is Israel opposed to coups, having worked even more closely with Egypt since the July 2013 military coup than it did during the Mubarak era.
At home, as the gap between rich and poor has grown due to the economic policies pursued by governments of the right as well as the nominally “left,” the state has increasingly relied on right-wing settlers and extreme nationalist zealots, who provide the basis for the emergence of fascistic tendencies within Israel itself. It has fostered nationalism to divert the anger of the working class over declining living standards and social inequality along reactionary lines.
These developments show that far from defending the Jews from oppression and anti-Semitism, the Zionist state is complicit in that oppression and in the re-emergence of anti-Semitism.
Hillel Cohen ha detto che non lontano dall'ospedale in un vicolo buio, è stato attaccato da sconosciuti che lo hanno picchiato gridando insulti per poi scomparire. La conseguenza del pestaggio è stata per il rabbino una mano rotta e un oggetto tagliente che è penetrato nella gamba.
Sono ormai frequenti gli attacchi contro gli ebrei in Ucraina, dopo l'avvento al potere del nuovo governo a Kiev composto anche da partiti dichiaratamente razzisti.
—Giulietto Chiesa, 13.3.2014
«E non furono gli unici a vedere». Anche i leader di alcuni gruppi estremisti videro. Tanto che – insiste Yakimenko con le sue rivelazioni – si misero in contatto con lui chiedendogli di porre fine alla mattanza facendo intervenire la sue «teste di cuoio», il famoso o famigerato «Gruppo Alfa».
Ein Berliner Osteuropa-Experte erhebt schwere Vorwürfe gegen die Ukraine-Politik und die Ukraine-Berichterstattung in der Bundesrepublik…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58821
(Message over 64 KB, truncated)