I mediocri (e basta) dell'Unione Europea

1) I mediocri fondatori dell'Unione Europea (Jacques-Marie Bourget)
2) La Nato spinge l’Ue nella nuova guerra fredda (Manlio Dinucci)


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www.resistenze.org - osservatorio - europa - politica e società - 25-05-14 - n. 500

I mediocri fondatori dell'Unione Europea

Jacques-Marie Bourget | resistir.info - afrique-asie.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

16/05/2014

Annie Lacroix-Riz fa pensare ad Eric Hobsbawm, il gigante inglese della storia, specialista delle nazioni e del nazionalismo. Ad esempio, nel 1994 questo scienziato scrisse "Il Secolo breve", un libro che vi inchioda alla verità, come Archimede nell'istante in cui grida "Eureka". Per Hobsbawm, il XX secolo non è durato cento anni ma appena 75, dal 1914 al 1991. Prima della "Grande guerra", il XIX secolo finiva il suo tempo calpestando il subentrante e dopo la "Guerra del Golfo", il XXI stava già bussando. Lo storico inglese se la prende con i calendari, anche se ha il suo modo di aggiornarli. E che ne è stato di questo libro da tenersi sempre in valigia in caso di partenza? In Francia niente. C'è voluta una traduzione di Le Monde Diplomatique per rendere disponibile il saggio di Hobsbawm. A Parigi, la cricca che cura la pubblicazione dei libri di storia non se la sentiva di riportare il punto di vista del britannico, da loro scartato poiché marxista, dunque "preistorico" e inevitabilmente complice dei gulag.

Annie Lacroix-Riz vive uguale disavventura nel seno stesso di una "comunità" ridotta al chiacchericcio, quella dei nostri storici ufficiali che scrivono le loro opere in diretta televisiva, seduti sulle ginocchia di Bernard Henri Lévy. In generale hanno un passato di duri militanti del PCF e come tutti i convertiti, sono diventati dei Savonarola. Tanto peggio, la ricercatrice ha una buona reputazione nel resto del pianeta e presso gli anglosassoni, anche fra i suoi colleghi più reazionari. Ciò che questi ricercatori apprezzano è la capacità di lavoro di questa signora, che mangia un tramezzino negli archivi e finisce anche per dormirci. Legge tutto in tutte le lingue, con Lacroix-Riz entriamo nella brutalità dei fatti, le sue citazioni fanno dei lettori i testimoni della storia. 

Ha appena pubblicato un libro di cui, siatene in certi, non sentirete parlare mai: "Aux origines du carcan européen (1900-1960)" [Alle origini della soggezione europea (1900-1960)], edizioni Le Temps des Cerises. In questo periodo di votazioni, le sue parole hanno un senso. Richiamiamo alla mente il postulato che giustifica l'Unione come una prova: "L'Europa è il mezzo per evitare la guerra"… In alcune frasi, Lacroix-Riz lo riprende rievocando le guerre jugoslave, le divisioni violente e il dramma esemplare dell'Ucraina di oggi. Il movente è sempre lo stesso: per promuovere i loro interessi, gli Stati Uniti continuano ad utilizzare l'Europa come uno strumento. Questa volta per combattere la Russia. 

Il lavoro della storica francese risale alla fonte di questo schema, di quella che si potrebbe chiamare "Euramerica". Perché il germe o l'uovo di questa Europa odierna precede di molto le strette di mano di De Gaulle o Mitterrand coi cancellieri tedeschi. Al termine del libro, il bilancio delle ricerche: l'Europa non è niente altro che una successione di opportune intese tra i grandi gruppi finanziari tedeschi e francesi, con gli Stati Uniti che badano al rispetto del contratto matrimoniale. All'inizio è un idillio nascosto, nella fase più brutale della guerra del 1914. Un conflitto che avrebbe ucciso gli uomini, ma fatto prosperare l'industria. Così, ci ricorda Lacroix-Riz, nell'agosto 1914, dopo l'entrata dei tedeschi a Briey, fu preso un accordo segreto per "non bombardare" gli stabilimenti del signor De Wendel. Cartelloni con scritto "da proteggere" furono affissi affinché nessun furfante potesse danneggiare il sacro patrimonio di questa famiglia. Altro esempio di intesa molto cordiale fu quello di Henry Gall e del suo trust chimico Ugine. Questi, tramite la sua fabbrica svizzera di Lonza, fornirà tutta la sua produzione elettrica e i prodotti chimici necessari alla Germania per fabbricare armi terribili come la cianammide. Tra le imprese, durante la guerra continua la pace. 

Altra dimostrazione di questa strategia transfrontaliera, è l'invalidazione del trattato di Versailles. Quest'ultimo, che metteva fine alla guerra del 1914 e costringeva la Germania alle sanzioni, fu accuratamente sabotato dagli Stati Uniti che temevano "l'imperialismo" di una Francia troppo forte e troppo laica. Il 13 novembre 1923, Raymond Poincaré è costretto a cedere alle pressioni di Washington. L'accordo è il seguente: vi ritirate dalla Ruhr, accettate un Comitato di esperti e di finanzieri americani, e noi cessiamo di speculare contro il vostro franco. E' il Segretario di Stato Hugues a presentare l'ultimatum in nome del banchiere JP Morgan, la stessa banca che oggi troviamo all'origine della crisi finanziaria mondiale. In questo ukase [editto] di oltre Atlantico, si ritrova la mano nascosta che, poco a poco, plasmerà l'Europa così come la conosciamo. 

Ecco un aneddoto. Nell'agosto 1928, quando Raymond Poincaré propone a Gustav Stresemann, il ministro degli Esteri tedesco (che nel 1923 fu per breve tempo cancelliere), di fare "fronte comune" contro "la religione americana del denaro e i pericoli del bolscevismo", questi rifiuta. Per Lacroix-Riz, Stresemann è un "padre dell'Europa" decisamente misconosciuto, la pedina delle banche di Wall Street e proprio di JP Morgan o Young. Nel 1925, all'epoca della firma del patto di Locarno, che ridisegna l'Europa dopo la guerra, è lo stesso Stresemann ad essere proposto da Washington come grande architetto, mentre Aristide Briand e la Francia poggiano le natiche sul bordo di uno strapuntino. Stresemann firma ciò che egli segretamente considera un "pezzo di carta ornato di numerosi francobolli". Il governo del Reich ha già firmato degli accordi segreti coi nazionalisti stranieri amici. Stresemann sa che questo patto è superato sin dalla nascita, tuttavia, quando Hitler busserà alla porta, "Locarno" resterà parola sacra nei discorsi della destra politica, un sinonimo di pace mentre è soltanto una maschera del nazismo. 

La perdita del controllo francese sulla Ruhr è allora occasione per firmare la vera pace, quella degli affari. E' la nascita della "Intesa internazionale dell'acciaio" che darà il "Pool carbone-acciaio", vale a dire la nostra Europa realizzata nelle banche. La Germania ottiene il 40,45% dell'Intesa, la Francia il 31,8%: la guerra è finita e un'altra può cominciare. E questa arriva. Nel 1943, Stati Uniti e Inghilterra mettono a punto lo "statuto monetario", che dovrà entrare in vigore alla fine del conflitto. Il vincitore, gli Stati Uniti, "imporrà alle nazioni aderenti l'abbandono di una parte della loro sovranità per fissare le parità monetarie". Questo auspicio ha impiegato un po' di tempo per realizzarsi, ma col ruolo giocato oggi dalle agenzie di notazione [rating] e con l'obbligo che hanno gli Stati dell'Europa di chiedere prestiti solamente sul mercato privato, il piano è finalmente rispettato. 

Il 12 luglio 1947 si apre a Parigi la "Conferenza dei sedici". I cannoni nazisti sono ancora caldi quando Germania e Stati Uniti piangono di nuovo sul destino della Ruhr. Cosicché, a margine della Conferenza, anglo-americani e tedeschi tengono riunioni parallele per fare la pelle ai desiderata della Francia. Per una volta, Parigi tiene botta. Furiosi, gli americani mandano un emissario per "riscrivere il rapporto generale della Conferenza". Con buonsenso. In particolare, sono sei i punti dettati da Clayton, il Segretario di Stato al Commercio. Riassumono il programma commerciale e finanziario mondiale, dunque europeo, di Washington. Gli Stati Uniti esigono l'istituzione di una "organizzazione europea permanente incaricata di esaminare l'esecuzione del programma europeo". Questo dispositivo sarà l'Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea (OECE), che anticipa la "nostra" Europa. E Charles-Henri Spaak, primo presidente dell'OECE, è solamente un cancelliere che applica le consegne americane. 

In quanto ai "padri dell'Europa", gli eroi che oggi celebriamo nelle votazioni europee, è indispensabile leggere Lacroix-Riz se non si vuole esserne i figli. Jean Monnet? Dapprima riformato nel 1914, commerciante di alcolici durante il proibizionismo, fondatore della Bancamerica a San Francisco, consigliare di Tchang Kai-Chek per il conto degli americani. Poi, a Londra nel 1940, Monnet rifiuta di aderire alla Francia Libera per diventare, nel 1943, l'inviato di Roosevelt presso il generale Giraud… Ecco un uomo dal profilo ideale per mettere in piedi un'Europa libera. In questo gioco di famiglia, volete un altro "padre"? Eccovi Robert Schuman, un'altra icona. Un dettaglio della vita dell'eroe basta a qualificarlo. Nell'estate 1940, vota i pieni poteri a Pétain e come premio accetta di far parte del suo governo. Dopo la guerra, Schuman sarà messo in penitenza, che è una prassi ordinaria per un tale buon cattolico. Poi, dimenticato il passato, spingerà per una Euro-America capitalista, cristiana che si sviluppi sotto la serra della NATO. 

Prima [e dopo] le votazioni "europee" del 25 maggio, va letto "Aux origines du carcan européen"", un libro che lascia il re nudo. Quelli che, come François Hollande, sono convinti che "Lasciare l'Europa è lasciare la storia", potranno costatare che il presidente dice la verità, in quanto va abbandonata una storia scritta dai banchieri americani.


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http://ilmanifesto.it/la-nato-spinge-lue-nella-nuova-guerra-fredda/

Ucraina. La riunione dei ministri della difesa Nato a Bruxelles

La Nato spinge l’Ue nella nuova guerra fredda

Manlio Dinucci, su Il Manifesto del 23.5.2014

Silen­zio politico-mediatico sulla riu­nione Nato dei mini­stri della difesa svol­tasi a Bru­xel­les il 21–22 mag­gio. Eppure non si è trat­tato di un incon­tro di rou­tine, ma di un ver­tice che ha enun­ciato una nuova stra­te­gia che con­di­zio­nerà il futuro dell’Europa. Basti pen­sare che 23 dei 28 paesi della Ue sono allo stesso tempo mem­bri della Nato: le deci­sioni prese nell’Alleanza, sotto indi­scussa lea­der­ship sta­tu­ni­tense, ine­vi­ta­bil­mente deter­mi­nano gli indi­rizzi dell’Unione europea.

È stato il gene­rale Usa Phi­lip Breed­love – il Coman­dante supremo alleato in Europa, nomi­nato come sem­pre dal pre­si­dente degli Stati uniti – a enun­ciare il punto di svolta: «Siamo alla deci­sione cru­ciale di come affron­tare, nel lungo periodo, un vicino aggres­sivo». Ossia la Rus­sia, accu­sata di vio­lare il prin­ci­pio del rispetto delle fron­tiere nazio­nali in Europa, desta­bi­liz­zando l’Ucraina come stato sovrano e minac­ciando i paesi della regione orien­tale della Nato. La pre­dica viene dal pul­pito di una alleanza mili­tare che ha demo­lito con la guerra la Jugo­sla­via, fino a sepa­rare anche il Kosovo dalla Ser­bia; che si è estesa a est, inglo­bando tutti i paesi dell’ex Patto di Var­sa­via, due della ex Jugo­sla­via e tre dell’ex Urss; che è pene­trata in Ucraina, assu­mendo il con­trollo di posi­zioni chiave nelle forze armate e adde­strando i gruppi neo­na­zi­sti usati nel putch di Kiev.

Signi­fi­ca­tivo è che alla riu­nione dei capi di stato mag­giore dei paesi Nato, il 21 mag­gio a Bru­xel­les, abbia par­te­ci­pato anche il gene­rale Mykhallo Kutsyn, nuovo capo di stato mag­giore ucraino. E il segre­ta­rio gene­rale della Nato Rasmus­sen, a Sko­pje, ha assi­cu­rato che «la porta dell’Alleanza rimane aperta a nuovi mem­bri», come la Mace­do­nia, la Geor­gia e natu­ral­mente l’Ucraina. Con­ti­nua dun­que l’espansione a est. La Nato, avverte il Coman­dante supremo in Europa, deve intra­pren­dere un «adat­ta­mento stra­te­gico per affron­tare l’uso da parte russa di improv­vise eser­ci­ta­zioni, ciber-attività e ope­ra­zioni coperte».

Ciò «costerà denaro, tempo e sforzo». Il primo passo con­si­ste nell’ulteriore aumento della spesa mili­tare, già oggi supe­riore ai 1000 miliardi di dol­lari annui: a tal fine il segre­ta­rio Usa alla difesa Chuck Hagel ha annun­ciato un incon­tro, dei mini­stri di difesa e finanze, il cui scopo è spin­gere gli alleati euro­pei ad accre­scere la spesa mili­tare.
Lo sce­na­rio dell’«adattamento stra­te­gico» Nato va oltre l’Europa, esten­den­dosi alla regione Asia-Pacifico. Qui – sulla scia degli accordi russo-cinesi, che vani­fi­cano le san­zioni occi­den­tali con­tro la Rus­sia apren­dole nuovi sboc­chi com­mer­ciali a est – si pre­fi­gura una unione eco­no­mica eura­sia­tica in grado di con­tro­bi­lan­ciare quella Usa-Ue, che Washing­ton vuole raf­for­zare con la part­ner­ship tran­sa­tlan­tica per il com­mer­cio e gli investimenti.

Gli accordi siglati a Pechino non si limi­tano al gas, ma riguar­dano anche set­tori ad alta tec­no­lo­gia. È in fase di stu­dio il pro­getto di un aereo di linea che, pro­dotto da una joint ven­ture russo-cinese, farebbe con­cor­renza ai Boeing Usa e all’europea Air­bus. Un altro pro­getto riguarda la costru­zione di un super-elicottero in grado di tra­spor­tare un carico di 15 tonnellate.

La que­stione di fondo, igno­rata nella cam­pa­gna delle ele­zioni euro­pee, è se l’Ue debba seguire gli Usa nell’«adattamento stra­te­gico» della Nato che porta a un nuovo con­fronto Ovest-Est non meno peri­co­loso e costoso di quello della guerra fredda, oppure debba svin­co­larsi per intra­pren­dere un cam­mino costrut­tivo respin­gendo l’idea di get­tare la spada sul piatto della bilan­cia, accre­scendo la spesa mili­tare, per con­ser­vare un van­tag­gio che l’Occidente vede sem­pre più diminuire.

L’unico segnale che viene dalla Ue è un insulto all’intelligenza: la Com­mis­sione euro­pea ha deciso che, dal 2014, nel cal­colo del pil la spesa per sistemi d’arma sia con­si­de­rata non una spesa ma un inve­sti­mento per la sicu­rezza del paese. Per aumen­tare il pil dell’Italia inve­stiamo dun­que negli F-35.