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Appello per la salvaguardia del Memoriale Italiano di Auschwitz

La risposta del Ministro Franceschini all'Appello per la salvaguardia del Memoriale Italiano di Auschwitz

Altra documentazione su questo scandalo, esemplare della deriva revisionista in atto nella Unione Europea

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On.le Dario Franceschini
Ministro dei Beni e delle Attività Culturali
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali
Via del Collegio Romano, 27 00186 Roma 
Roma, 17 luglio 2015

Gentile Onorevole Ministro Franceschini,

non senza un profondo sconforto abbiamo letto la Sua lettera di risposta e non senza sgomenta perplessità abbiamo appreso le intenzioni del Governo in merito al Memoriale italiano ad Auschwitz.

 Nell’incontro del 15 luglio scorso con il Direttore Generale di Gabinetto il Cons. Daniele Ravenna che gentilmente ha accolto una delegazione dei firmatari dell’Appello internazionale per salvare il Memoriale Italiano nel Blocco 21 del Campo di Auschwitz, alla presenza della Dott.ssa Susanna Boschetti dell’Ufficio del Consigliere Diplomatico, abbiamo espresso le ragioni della nostra insoddisfazione per non aver ricevuto risposta in merito alle questioni poste e alle decisioni prese.

 A fronte della ormai nota complessità della triste e annosa vicenda del Memoriale, ci sembra a dir poco inverosimile la decisione del Governo che, alla luce di presunte crescenti pressioni esercitate dalle autorità polacche, mai rese ufficialmente note, ha ritenuto necessario avviare le procedure per la rimozione del Memoriale e la realizzazione di un nuovo allestimento museale del Blocco 21. Appare tanto inverosimile  quanto inammissibile ridurre il Memoriale Italiano, un’opera di testimonianza e di inestimabile valore culturale ed artistico, ad una questione di carattere museografico, di allestimento, di tecniche e spazi espositivi, come si dice.

 E’ a dir poco ovvia, se non banale, la considerazione che le opere d’arte, nel loro naturale contesto architettonico, sono tutte figlie del loro tempo e non devono rispondere a rinnovati criteri museali ma che, semmai, quando fruibili, restano fonte di riflessione e dibattito nel tempo. Non per questo vengono trasferite, decontestualizzate, censurate. Per fare un paragone che, alla luce delle attuali vicende internazionali forse rende ragione dell’assurdità  e della gravità del caso, è come se d’autorità venisse imposta la censura e la dislocazione dei capolavori di Fidia dal British Museum di Londra, asportati e trafugati due secoli orsono, non per riportare quei capolavori ad Atene, ma perché non corrispondenti alle nuove linee guida del Museo. Si aggiunga che il Memoriale, a differenza del Frontone del Partenone, è concepito  per il Blocco 21 del Campo di Sterminio di Auschwitz e rimane indissolubilmente legato al tragico contesto originario per il quale è stato progettato. Nella sciagurata ipotesi del trasferimento rimarrà, a futura memoria, uno strappo indelebile della forma e dei contenuti che il Memoriale rappresenta, lacerazione che sarà resa ancora più evidente da un’eventuale ricostruzione artificiale del contesto, una sorta di Disneyland di Auschwitz.

 Il vero scandalo sarà collocare il Memoriale Italiano, con le parole di Primo Levi, la musica di Luigi Nono, l’architettura  di Lodovico Belgioioso, le pitture di Pupino Samonà, la regia di Nelo Risi, al fianco del più grande centro commerciale di Firenze con l’inevitabile trasformazione dell’opera da luogo della Memoria a fantoccio della “pop art”, contraddicendo lo spirito, l’origine, la finalità dell’opera stessa, snaturandola e svuotandola di senso e contenuto; il vero scandalo sarà trasferire il Memoriale nella periferia di Firenze nell’EX 3 di Gavinana di fianco a grandi magazzini commerciali, luogo che sembrerebbe aver già subito ben due clamorosi fallimenti come sito per ospitare arte contemporanea.

 Ciò detto, nella chiusura e nella ventilata rimozione del Memoriale Italiano da Auschwitz, che Lei sembra avallare, intravediamo una questione ben più complessa, un cattivo intento che riapre il dibattito sul valore della Storia, della Memoria e dell’Arte come veicoli di trasmissione; avvertiamo l’intenzione di rimuovere, insieme al monumento, i contenuti simbolici che il Memoriale rappresenta, il substrato comune della Resistenza e della lotta partigiana ed antifascista, la cui legittima eredità sono la Costituzione e la Repubblica Italiana; l’intenzione di minimizzare la realtà incontrovertibile della liberazione del Campo da parte della valorosa Armata Rossa Sovietica. 

 Il Memoriale riproduce la triste storia di tutte le vittime del nazifascismo - tutti gli italiani, donne e uomini ebrei, rom, omosessuali, dissidenti politici, deportati nei campi di concentramento nazisti  - non di una parte di essi, come sembra in atto. La Memoria è, e deve rimanere, unita e collettiva. In questo senso appaiono ingiustificabili giudizi ed espressioni del tipo “padiglione della vergogna”,  “ padiglione più triste”, “al confronto degli altri fa inorridire per quanto sia inutile”, così come inammissibile appare il ripensamento di chi un tempo partecipò attivamente alla realizzazione del Memoriale e che oggi sembra rinnegare l’opera dei padri,  partecipando alla sua eliminazione.  

La verità è che quest’opera, sradicata dal contesto del campo di Auschwitz potrebbe andare per sempre distrutta, e Lei, nella qualità istituzionale che ricopre, potrebbe essersi reso corresponsabile di avere contribuito alla grave frantumazione del significato che il  Memoriale custodisce: la memoria nazionale della deportazione nazifascista e della Resistenza.  La conseguenza di questa infausta vicenda è che il Memoriale Italiano, che evoca tutte le vittime del nazifascismo, sembra aver perso la sua funzione di baluardo dei diritti umani, contro ogni forma di discriminazione. I risultati sono lo sgretolamento e la perdita di significato della Memoria, divenuta commemorazione di maniera.

Tutto ciò avviene mentre è in atto una violenta recrudescenza in Italia e in Europa di antisemitismo e di razzismo contro i Rom, gli immigrati, la diversità.

Dietro all’affermazione della non corrispondenza del Memoriale ai criteri museografici vigenti si potrebbe celare il problema che l’opera non sia gradita alle Autorità Polacche. In questo caso, vista la delicatezza dell’argomento e la grave decisione che ne consegue, sarebbe doveroso, ed è ciò che Le chiediamo, che venissero illustrate con dettaglio le ragioni di questa ipotesi insieme alla fonte, se esistono.  Allo stato registriamo solo le parole espresse dal Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri Verrecchia su La Repubblica del 29 gennaio 2015: “È la presenza nell'opera di richiami artistici al comunismo, oggi considerati fuori legge in Polonia, ad aver indotto la chiusura del Blocco 21”.  Ora, al cospetto di questa dichiarazione che suscita un moto di indignazione a chi identifica il Memoriale parte fondante della Storia Patria, Lei dovrebbe spiegare come il Governo Italiano, che è il Suo Governo, possa accettare questi presunti assurdi desiderata del Governo Polacco e chiarire  come una legge del genere possa trovare ospitalità nell’Europa che si è data una Carta dei Diritti Fondamentali, fra i quali diritti è riconosciuta la libertà di accesso alle opere d’arte.

In realtà, non risulta, allo stato, alcuna pronuncia ufficiale del Governo Polacco in merito al fatto che il Memoriale non debba trovare ospitalità ad Auschwitz in ragione di una legge dello Stato. L’Ambasciatore Polacco, intervistato lo scorso 30/11 su Radio Uno nella trasmissione Voci dal Mondo, ha fatto ricadere la responsabilità della chiusura dell’opera solo sui rinnovati criteri museali, senza sollevare alcuna obiezione di natura governativa, cosa peraltro ribadita durante un nostro incontro all’Ambasciata di Polonia.

A fronte di queste preoccupanti incertezze sulle reali motivazioni del trasferimento dell’opera,  le ragioni per salvare il Memoriale Italiano e per bloccare il suo trasferimento dal Blocco 21 del Campo di Sterminio di Auschwitz sono a chiare e note. Sono espresse, fra gli altri, nei pareri del Consiglio Superiore, che opera sotto la Sua egida,  che ha votato all’unanimità in decisa e ferma opposizione allo spostamento del Memoriale; sono precisate nei pareri dell’Accademia di Belle Arti di Brera, del Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo e dell’Accademia di Cracovia raccolti e pubblicati nel Volume “Il Memoriale Italiano ad Auschwitz” ; sono elencate nell’ Appello internazionale per salvare il Memoriale; sono esposte, con grande sintesi e chiarezza, nelle tre interrogazioni presentate dall’On. Serena Pellegrino (Atto n. 4-07473), dalla Senatrice d’Adda (Atto n. 4-03375) e dal Sen. Pietro Liuzzi (Atto 4-03864), sottoscritte da oltre settanta parlamentari. Nelle interrogazioni si chiede al Presidente del Consiglio, al Ministro degli Esteri e a Lei, nella qualità di Ministro dei Beni Culturali, l’immediato accesso al Memoriale, il suo restauro e la conservazione in loco, unitamente ad un riadattamento che possa corrispondere ai nuovi criteri museali. Nel merito di queste interrogazione, il cui fine è  la salvaguardia del Memoriale,  scopo che travalica ogni interesse personalistico e politico di parte, Lei ha preferito non rispondere, tacendo così ogni Sua responsabilità e del Suo Governo sulla conservazione del monumento.

In conclusione, richiamando alla Sua attenzione le tre interrogazioni parlamentari che  hanno ricevuto risposta dopo molto tempo, cioè quando la sbagliata decisione diveniva esecutiva - risposta che spiega le modalità dello spostamento ma non entra nel merito della ragione della gravissima decisione di chiudere l’accesso al pubblico e di rimuovere dal Blocco 21 il Memoriale italiano -  chiediamo a Lei e per Suo tramite al Governo:

-  di rendere pubbliche le ragioni che hanno portato il Governo Polacco e  il Museo di Auschwitz alla decisione di censurare e trasferire il Memoriale e di fornire la relativa documentazione ufficiale;

-  di rendere pubbliche le ragioni che hanno portato il Governo Italiano ad accettare la decisione delle Autorità Polacche di censurare e trasferire il Memoriale e di fornire la relativa documentazione ufficiale;

- di trovare, in  collaborazione con il Ministro degli Esteri e il Presidente del Consiglio, la volontà di aprire una seria iniziativa diplomatica e culturale con il Governo Polacco e con l’Amministrazione del Museo di Auschwitz finalizzata a rivalorizzare il Padiglione Italiano e a bloccare ogni operazione di trasferimento del Memoriale;

- di verificare se le pur lodevoli intenzioni del Comune di Firenze e della Regione Toscana di accogliere il Memoriale possano essere destinate a miglior sorte, contribuendo a salvare l’opera dove sta;

- di non sottrarre la Sua presenza e la Sua responsabilità e di non stimolare operazioni volte a derubricare le interrogazioni parlamentari in essere, ma di affrontare il dibattito aperto e leale;

 - di inserire, per motivi di trasparenza, nella “Commissione per il restauro del Blocco 21 del Museo di Auschwitz_Birkenau e per il nuovo allestimento del percorso espositivo” e in ogni altra eventuale Commissione ed attività da svolgersi, rappresentanti di tutte le vittime del nazifascismo, nessuna esclusa, e non di una sola componente, come risulterebbe allo stato;

 - di bandire pubbliche gare per la progettazione e per i lavori di restauro del Memoriale nel Blocco 21, anche nella malaugurata ipotesi del trasferimento.

Nella rimozione del Memoriale si ravvedono possibili violazioni dei Diritti Umani, del Diritto Internazionale, del Diritto di Proprietà Intellettuale e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nonché una violazione della Convenzione Internazionale per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale dell’UNESCO e un crimine di distruzione di beni culturali ed artistici.  In attesa di una nuova decisione del Governo Italiano, ci rimettiamo pertanto alle autorità internazionali competenti, che sono a conoscenza del problema, affinché si adoperino perché il Memoriale non venga rimosso dal Blocco 21 del Campo di Sterminio di Auschwitz, sua parte integrante, e che venga immediatamente riaperto al pubblico, restaurato  e integrato con apparati didattici esplicativi e congrui.  

Sia caro a Lei, Ministro, il Memoriale Italiano, quanto a coloro -  parlamentari, storici, accademici, intellettuali e associazioni di varie estrazioni - che hanno sottoscritto l'appello internazionale per la conservazione in situ dell’opera. Non si dimentichi che l’Italia, con il suo Fascismo, ha contribuito in modo non marginale all’aggressione militare, alla deportazione e morte di cittadini inermi. Non si soffochi  il dibattito in essere con operazioni che possono apparire non trasparenti e revisioniste, la posta in gioco è troppo alta. Si tratta forse dell’opera d’arte del Novecento più importante per la definizione della storia e dell’identità del popolo italiano. Trovi, insomma, anche Lei il coraggio di battersi per modificare il corso degli eventi e contribuisca a mettere fine all' insopportabile elenco di giustificazioni, non credibili, che hanno portato negli anni all’improvvida e scellerata decisione di deportare il Memoriale Italiano.

Confidando nella Sua solidarietà e rinnovando l'invito a ricevere una delegazione di Gherush92, Le invio i più cordiali saluti a nome mio e dei firmatari dell’Appello per il Memoriale Italiano ad Auschwitz

Arch. Valentina Sereni 

La Presidente
Gherush92 Committee for Human Rights (ECOSOC)
gherush92 @ gmail.com