(srpskohrvatski / italiano)

Chi semina vento raccoglie tempesta

1) OGGI su Radio Città Aperta per VOCE JUGOSLAVA: Riflessioni a seguito delle stragi di Parigi. La Jihad è iniziata nei Balcani
2) In Siria la guerra c'è già e la guidano i servizi segreti di Parigi (Marco Cesario, 2012)

Isto pogledaj:
BAŠAR AL ASAD: U Parizu se desilo ono što u Siriji traje već PET godina! (14. Novembar 2015.)


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VOCE JUGOSLAVA  JUGOSLAVENSKI GLAS 
"Od Vardara do Triglava - Dal fiume Vardar al monte Triglav" 

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Emisija je dvojezična, po potrebi i vremenu na raspolaganju. Podržite taj slobodni i nezavisni glas! Pišite nam na jugocoord@... i potražite na www.cnj.it  
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Program  17.XI.2015  Programma

 - Odrazi povodom masakrima u Parizu: Djihad počelo je na Balkanu

 - Riflessioni a seguito delle stragi di Parigi: la Jihad è iniziata nei Balcani

A cura di Andrea M.


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Inizio messaggio inoltrato:

Da: "momotombo" 
Data: 16 novembre 2015 22:17:04 CET
Oggetto: Il terrorismo francese in Libia e Siria



In Siria la guerra c'è già e la guidano i servizi segreti di Parigi


L'Occidente esita a intervenire in Siria. Ma intanto nel Paese si consuma un’altra, sporca, guerra. Quella dei servizi segreti di diversi paesi che va avanti da mesi. In questa guerra delle ombre Assad ha catturato 18 spie di Parigi, fra cui un Colonnello. Una rete di spionaggio che si è allargat...

11 Marzo 2012

Il rullo dei tamburi di un’imminente guerra risuona già lugubre nell’aria. Come se un esercito, invisibile, accerchiasse lentamente e silenziosamente il tiranno Assad, le cui ore sembrano oramai contate. Al Palazzo di Vetro si studia da tempo come decapitarlo senza fare troppo rumore. Francia e Stati Uniti preparano una nuova bozza di risoluzione (aspettando il via libera della Cina), la Francia chiude definitivamente la sua ambasciata a Damasco. Un altro segno funesto per Assad.

Intanto però in Siria si consuma un’altra, sporca, guerra. Quella dei servizi segreti di diversi paesi che va avanti da mesi, una guerra delle ombre e senza esclusione di colpi che ha causato migliaia di morti tra soldati e civili. La punta dell’iceberg emerge alcune settimane fa, ma passa praticamente inosservata. Nel silenzio generale dei media, e dopo l’ennesima offensiva militare nel quartiere di Bab Amr, ad Homs, l’esercito siriano fa più di 1.500 prigionieri, di cui numerosi “stranieri”. Tra questi, figurano almeno diciotto francesi. Chi sono? Non civili, certo. Alla stregua di soldati, chiedono immediatamente di avvalersi dello statuto di prigionieri di guerra, ma rifiutano recisamente di fornire la loro identità, il loro grado militare e l’élite d’appartenenza. Tra di essi, spunta un colonnello del servizio trasmissione della Dsge, il contro-spionaggio dei servizi segreti francesi. Tra le armi ritrovate dall’esercito siriano fucili, mitragliette e lanciarazzi di fabbricazione israeliana.

L’intrigo inizia con un articolo apparso il 23 novembre scorso sul quotidiano satirico francese Le Canard Enchaîné. In esso si racconta che la direzione operativa del Dsge ha inviato agenti speciali nel Nord del Libano ed in Turchia con una missione precisa: istruire e strutturare contingenti armati dell’al-Ǧayš as-Sūrī al-Ḥur, l’Esercito Siriano Libero (Esl), raggruppare migliaia di disertori, reclutare combattenti “stranieri” e scatenare una vera e propria guerra civile in Siria. Detto fatto. Oltre a questi agenti speciali vengono spediti in Siria diversi membri del Comando delle Operazioni Speciali francese (Cos) per iniziare disertori e jihadisti alla guerriglia urbana contro l’esercito regolare di Bachar al-Assad, mescolandosi tra i manifestanti ed altri non meglio identificati “ribelli”. Fucili, mitragliette e lanciarazzi di fabbricazione israeliana vengono fatti passare dal Sud della Turchia, ad Hatay, dove si stabilisce il quartier generale dell’Esl. Il Cos risponde direttamente agli ordini dello Stato Maggiore dell’Esercito francese (Cema). Un articolo apparso sul settimanale Marianne sottolinea come il Cos abbia già fornito assistenza logistica e militare in Libia al Cnt ed abbia “guidato” i bombardamenti aerei e navali della coalizione nella guerra che ha portato alla caduta del colonnello Gheddafi. Ora sta facendo il lavoro sporco di Sarkozy anche in Siria. Tutte le informazioni fornite dal Canard Enchaîné vengono infatti confermate da un ufficiale di alto rango della Direzione del servizio segreto militare francese. Tra le informazioni trapela anche quella di un intervento militare “limitato” della Nato per creare, con l’aiuto della Turchia, un embrione di territorio liberato nel Nord della Siria, una sorta di regione cuscinetto preludio ad una futura no-fly zone. Questo spiegherebbe anche perché Assad s’affretta a dispiegare l’esercito proprio lungo la frontiera con la Turchia.

Il quotidiano turco Milliyet conferma indirettamente le informazioni diffuse dal Canard Enchaîné. Non solo, la rete spionistica nel corso dei mesi si allarga includendo non solo commandos della Dsge ma anche agenti del MI6 britannico e agenti speciali del Milli Istibarat Teskilati (Mit), i servizi segreti turchi. Ad Hatay, nel Sud della Turchia, nasce una temibile e oscura «legione wahhabita» composta da centinaia di mercenari libici ex-lealisti del regime di Gheddafi. Con il consenso di Mustafa Abdul Jalil, presidente del Consiglio Nazionale di Transizione libico (Cnt) e dopo una riunione segreta ad Istanbul tra il Cnt ed il Cns (Consiglio Nazionale Siriano), centinaia di militari libici armati fino ai denti, un tempo fiore all’occhiello dei battaglioni del colonnello Gheddafi, giungono in Siria attraverso la Turchia con l’aiuto del Mit rimpinguando le colonne armate del «libero» esercito siriano, capeggiato da Riad al-Assad. Quest’ultimo guardacaso è in esilio da mesi proprio in Turchia. I servizi segreti turchi controllano tutti i suoi movimenti mentre un agente del ministero degli esteri turco risponde a posto suo alle richieste d’intervista da parte dei giornalisti occidentali. Al-Assad sembra essere una mera creatura del governo francese, turco e dei Fratelli Musulmani siriani. Il traffico di attività di spionaggio e d’infiltrazioni dei servizi segreti nell’Esl serve infatti ad una sola causa: portare ad un «conflitto confessionale» per far emergere i Fratelli Musulmani di Siria, destinati a prendere le redini della «Nuova Siria» nel dopo-Assad (seguendo lo schema d’altri paesi della «primavera araba» quali Egitto e Tunisia). Una vendetta della Francia dopo il colpo di stato siriano in Libano? Il 12 Gennaio del 2011 infatti un colpo di stato «parlamentare» orchestrato dalla Siria, aveva provocato la caduta del primo ministro Saad Hariri, sponsorizzato dai Sauditi e dalla Francia, la quale, dopo aver riammesso nel concerto delle nazioni la Siria, non digerisce (è l’inizio della frattura franco-siriana).

Fatto sta che la Francia rispolvera, per mezzo del segretario generale dei Fratelli Musulmani siriani Riad Chakfi, la carta Abdul Halim Khaddam, in esilio dorato a Parigi. Chi è costui? Ex vice-presidente siriano (si dimette dalla carica nel 2005), testimonia davanti al Tribunale Speciale per il Libano (Tls) contro Assad accusandolo di essere dietro la morte dell’ex-primo ministro libanese Rafiq Hariri, assassinato con altre 21 persone il 14 Febbraio del 2005. Abdul Halim Khaddam capisce immediatamente che vento tira in Medio Oriente e s’avvicina ai Fratelli Musulmani siriani e al loro leader al-Bayanouni. In seguito fonda il Fronte della Salvezza Nazionale Siriana (Syrian National Salvation Front), partito nazionalista d’ispirazione islamica. Attraverso la mediazione della Francia, Abdel Halim Khaddam riceve soldi dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna per finanziare le sue attività anti-Bashar (come rivelerà poi alla televisione israeliana 2 TV). Seguiranno il suo esempio altre fazioni anti-Bashar quali gli ex Fratelli Musulmani del Movimento per la Giustizia e lo Sviluppo che, come ha rivelato il Washington Post basandosi su informazioni diffuse da Wikileaks, ricevono soldi dagli USA sin dal 2005. Con questi fondi creano nel 2007 la televisione anti-Bashar “Barada TV”.

Intanto il 20 Dicembre, François Loncle, deputato socialista nella regione dell’Eure e membro della Commissione Affari Esteri dell’Assemblea nazionale francese, avvia un’interrogazione parlamentare per tentare di fare luce sulla faccenda. Un altro articolo apparso sul Nouvel Observateur – che parla della Siria come «nuova frontiera della guerra francese» – mette infatti fuoco alle polveri. Il modello libico, fa notare Loncle, sembra ripetersi. Dapprima formazione ed addestramento di un esercito “libero” composto da disertori e jihadisti, poi infiltrazione progressiva della ribellione civile, in seguito supporto logistico e militare alle fazioni nemiche, poi presentazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, poi creazione di una no-fly zone imposta dalle forze della Nato e infine… Incursioni mirate dei Rafale francesi e dei caccia britannici fino alla caduta del tiranno.

In entrambi i casi la Francia, assieme alla Gran Bretagna, diventa la punta di diamante dell’interventismo atlantico, un interventismo che si avvale del prezioso appoggio delle petromonarchie del Golfo. L’idea della Francia è quella di aiutare la dinastia saudita a spezzare l’asse sciita Iran-Siria-Hezbollah e di creare un “blocco sunnita” in Medio Oriente, blocco peraltro già solido in quanto comprende l’Egitto, la Turchia, il Qatar, la Libia, la Tunisia, tutti paesi in cui esiste già un’orientazione politica fortemente islamica anche se, solo ufficialmente, moderata.