tribunale clark wrote:
>
> URANIO: DA RIFARE INDAGINE MANDELLI, ASSOCIAZIONI
> (ANSA) - ROMA, 21 MAR - L'indagine sull'uranio impoverito svolta dalla
> commissione Mandelli ''non ha alcuna validita', deve essere ritirata e
> rifatta daccapo con nuovi criteri''. A sostenerlo sono l'Anavafaf,
> associazione familiari vittime arruolate nelle forze armate, e il Tribunale
> Clark, che da anni si batte per il rispetto dei diritti civili.
>
> ''Il rapporto - ha detto il presidente dell'Anavafaf, Falco Accame, nel
> corso di una conferenza stampa - e' basato su falsi dati di partenza. Per
> fare un esempio: sono stati presi in considerazione i militari che sono
> stati in Albania, dove l'uranio non e' stato usato, e non quelli in Somalia,
> dove invece e' stato usato. Bisognava fare l'esatto contrario''.
>
> Altre critiche da Giorgio Cortellessa, fisico che guida la contro
> commissione di esperti nominata dal Tribunale Clark. ''Il confronto
> sull'incidenza dei tumori con la popolazione civile - ha spiegato - e' stato
> fatto in maniera scorretta. Ci si e' basati sui registri dei tumori del
> Nord, dove l'incidenza di queste malattie e' molto piu' alta che nel resto
> del Paese. La maggior parte dei militari italiani impiegati nelle missioni,
> invece, proviene dal Sud. Insomma, i numeri contenuti nell'indagine non
> hanno diritto di cittadinanza nella comunita' scientifica. Questo malessere,
> peraltro, serpeggia nelle pieghe del rapporto''.
>
> Alla conferenza stampa ha partecipato anche Giambattista Marica, reduce
> della Somalia che e' riuscito a guarire da un linfoma di Hodgkin: ''Il mio
> caso - ha detto - non e' stato preso in considerazione dalla commissione
> perche' dicono che allora l'uranio non fu usato. Ma chi mi garantisce che
> sia andata davvero cosi' ''

---

Il testo che segue e' apparso su "Il Manifesto" del 15 Marzo 2001

Cinque storie impoverite

Effetti dell'uranio Il veterano inglese e quello francese,
il volontario fiammingo e lo spagnolo, il serbo. Seduti a
un tavolo raccontano vite distrutte dalla stessa "sindrome"
JEAN TOSCHI MARAZZANI VISCONTI - BRUXELLES

La Coalizione per l'Abolizione delle Armi ad Uranio
Impoverito ha riunito il 3 marzo scorso intorno ad un
tavolo membri di associazioni di pacifisti, associazioni
contro le armi nucleari, fondazioni e soprattutto
associazioni di veterani colpiti dalla "Sindrome"
provenienti da Francia, Inghilterra, Olanda, Germania,
Stati uniti, oltre ad esperti e medici da Iraq, Bosnia e
Jugoslavia. Un incontro internazionale sugli effetti
dell'uranio impoverito e non solo, che è stato seguito
anche da "funzionari" della Nato.
Sconvolgente il distacco di questi uomini, il loro sguardo.
Apparentemente presenti ma già in un'altra dimensione,
quella della morte dentro di loro. Consci del letale
meccanismo a tempo insinuato nei loro corpi, impiegano le
loro energie per aiutare altri, contaminati in circostanze
similari, e vittime dell'isolamento da parte degli enti
responsabili.

Ray Bristow, veterano britannico del Golfo, ha 43 anni,
sposato con 3 figli. E' affetto da una sindrome di
stanchezza che lo obbliga alla sedia a rotelle. Nel 1990
correva la Maratona di Londra, doveva avere il fisico del
bevitore di birra, oggi è abbandonato sulla sedia come una
bambola rotta, non coordina bene i movimenti e la parola e,
come egli stesso dice con ironia, il suo cervello funziona
come un computer con il virus. Nel dicembre 1990 viene
richiamato come riservista, operava nel settore medico come
tecnico. Nel gennaio 1991 è in Iraq. Secondo il programma
di vaccinazioni riceve 23 iniezioni, in breve tempo, contro
peste, colera, tosse canina (due volte) e antrax fra
l'altro, e due con etichetta biologica. Probabilmente anche
una droga in prova contro l'Aids. All'inizio dei
bombardamenti sente spesso suonare i detector chimici e con
l'attacco via terra arrivano nelle retrovie i feriti, fra i
quali molti iracheni. Avevano strane bruciature e nel
togliere loro gli abiti si formava nell'infermeria
un'atmosfera di sabbia impalpabile. Durante quel periodo
dovevano prendere due pillole ogni 8 ore, contro
l'avvelenamento chimico. Mentre si trovava presso un
deposito Usa - ricorda - suonano i detector chimici, nulla
succede, ma, per i due giorni seguenti, tutti i militari
presenti soffrono di una specie di influenza che sparirà di
colpo. Al termine delle operazioni di guerra, il suo
gruppo, nel prepararsi alla partenza, riceve l'ordine di
bruciare un notevole quantitativo di medicinali ed
equipaggiamento medico. Viene avanzata la proposta di
donare agli ospedali civili il materiale intatto. Risposta
negativa. Suggeriscono di metterlo in scatole e rimandarlo
a casa. Negazione definitiva. Il materiale viene bruciato e
le ceneri seppellite. Commenta Bristow: probabilmente era
contaminato, non ci sono conferme ufficiali sull'uso di
armi chimiche, ma sono state usate.
Rientra in Inghilterra il 15 marzo 1991. Dopo due anni,
inizia ad avere problemi di memoria, disturbi di vista,
vuoti improvvisi, impossibilità di concentrazione al punto
che nel 1996 non può più lavorare. Gli trovano un fegato
allargato, un test IQ rivela un problema organico simile ad
un uomo in avanzato stato di malattia di Alzhaimer.
Progressivamente iniziano dolori ai muscoli e ai tendini,
una spossatezza progressiva che lo obbliga alla sedia a
rotelle. Deve bere 8 litri di acqua al giorno per lavare le
reni da tutte le pillole che deve assumere per tenere a
bada i dolori. Oggi si sente abbastanza bene, ma sa di
essere sul ruolino della morte. Il suo desiderio -dice - è
di essere seppellito in una fossa comune con il milione di
iracheni colpiti dalla Sindrome del Golfo, i centomila
della Bosnia e quelli della Jugoslavia. E' stato in Iraq
due anni fa e ha promesso di fare del suo meglio per
aiutare la popolazione. Ha fondato un'associazione di
veterani del Golfo (National Gulf Veterans and Families)
per aiutare coloro che affrontano il male in una solitudine
sociale - i sintomi sono misconosciuti -e per lottare
contro l'indifferenza del governo e dell'esercito. Bristow
racconta che 9000 degli iscritti soffrono degli stessi
prodromi, ogni anno alcuni muoiono, secondo lui quanto
hanno provocato gli Usa in Iraq, in Bosnia, più
recentemente in Jugoslavia, è paragonabile ai campi di
sterminio nazisti.

Hervé Deslat, veterano francese del Golfo, ha 30 anni, è
sposato con una bambina. Alto, robusto, era molto sportivo.
All'epoca della guerra dell'Alleanza aveva 19 anni ed era
volontario da due. Ha fondato con la giornalista Christine
Abdelkrim-Delanne, autrice di "La sporca guerra pulita",
un'associazione di veterani (Association de defense
Avigolf). Faceva parte dell'esercito di terra in
artiglieria: un gruppo di trenta soldati addetti ai missili
antiaerei, Desplat era a capo di un sottogruppo di cinque
uomini che girava in camion con 6 missili Mistral ed
operava al confine con l'Arabia saudita. Durante la fase
delle operazioni aeree erano sottoposti a continui
allenamenti anti guerra chimica, durante i quali dovevano
indossare tute e maschere. Gli allenamenti si ripetevano
con tale frequenza da dubitare si trattasse di allarmi
reali. Il suo gruppo era dotato di detector chimici, spesso
iniziavano a suonare, ma gli ufficiali assicuravano che non
c'era nulla da temere. Al termine delle operazioni di
guerra, Desplat passando per una base americana, vede
uomini in tute anti-contaminazione bruciare tutto, compresi
i carri armati. Un'altra volta, mentre tiene una postazione
nel deserto, un'inaspettata esplosione, davanti a lui,
produce una nuvola di fumo verde. Gli americani facevano
esplodere o bruciare tutto quanto era in superficie.
Specialisti in tute protettive si occupavano
dell'eliminazione. Mettevano le cariche e, dopo essersi
allontanati 3.000 metri, le facevano esplodere. I soldati
degli altri eserciti non venivano informati. Anche Desplat
aveva ricevuto un notevole numero di vaccini, erano
obbligati a prendere pillole anti sonno (generalmente non
autorizzate) e altre ignote che davano strani sintomi.
Durante l'attacco terrestre viene ordinato di prendere
pillole di physostignin contro agenti biologici.
Al ritorno in patria, Desplat per un intero anno soffre di
terribili incubi, depressione, credeva di impazzire. Nel
giugno '93, perde 20 chili di peso, ospedalizzato, gli
viene diagnosticata una grave forma di tubercolosi
polmonare. Trattato per un anno, ha perso il 60% di
capacità polmonare. E' considerato un lavoratore adulto
handicappato, ma senza pensione, sociale o militare. Sua
figlia, nata dopo la sua malattia, viene controllata
periodicamente. Desplat ritiene che nella guerra del Golfo
la combinazione di armi chimiche quali gas nervino
(sarin/cyclosarin/tabin), gas vescicante (mustard gas) e un
agente che agisce sul sangue, oltre al Du (depleted
uranium), siano le principali cause delle malattie che
affliggono la popolazione irachena, soprattutto i bambini.
Non sono esclusi test clandestini sui soldati attraverso
vaccini e medicinali sconosciuti. I numerosi bombardamenti
su Bassora e sulla centrale nucleare, a 40 chilometri da
Baghdad, avevano creato una nuvola gassosa che, secondo una
mappa meteorologica dell'epoca presso la sua fondazione, i
venti avrebbero spinto sugli eserciti dell'Alleanza.
Anch'egli desidera ritornare in Iraq per chiedere perdono
alla popolazione per quello a cui ha partecipato.
P. Furenkas, fiammingo, un omone con la barba, volontario
nei campi dei rifugiati in Croazia e Bosnia fin dal 1992.
All'epoca godeva ottima salute. Ritorna a Sarajevo nel '94
per accompagnare i convogli delle popolazioni in movimento.
Dopo un anno dal suo rientro a casa (1996) iniziano i primi
sintomi di stanchezza e vista sdoppiata. Peggiora
continuamente al punto di non poter più lavorare. I medici
non trovano indicazioni per una diagnosi e lo inviano da
psichiatri e psicologi. Credeva di impazzire, quando il
Sindacato Democratico ha preso la sua difesa e lo ha
aiutato. Molti suoi colleghi, reduci dai Balcani, soffrono
degli stessi sintomi.

Zelijko Samardic, guardia forestale nella Repubblica Srpka
di Bosnia, 33 anni, sposato con tre figli. Un uomo alto,
robusto, gran camminatore. Nel '95 si trovava nella foresta
a Bulozi, non lontano da Pale, quando un missile cade a
cinquanta metri da lui. Ben felice di essere vivo, nei
giorni seguenti controlla altre zone bombardate sulla
montagna e raccoglie un pezzetto della bomba che lo ha
mancato. Nel '97 iniziano i primi sintomi: doppia visione,
disordine di vista, ronzio nelle orecchie, perdita di
equilibrio e di memoria, grande stanchezza. Quando iniziano
forti dolori di stomaco ed emorragia, si rivolge ai medici
che diagnosticano un tumore maligno al colon e lo operano.
Da quel momento sarà obbligato a portare un sacchetto di
contenzione. Sei mesi dopo riprendono gli stessi sintomi
iniziali e la parte sinistra del corpo si paralizza
obbligandolo alla sedia a rotelle, i disturbi cessano
misteriosamente in 15 giorni e ritorna a camminare. Ancora
qualche tempo e iniziano gravi dolori alle mani, si
gonfiano, si storcono, i medici sono obbligati a tagliare
il mignolo sinistro in cancrena. In seguito é attaccato da
febbre alta, mal di testa e vomito, perdita di coscienza.
Gli diagnosticano un tumore maligno delle surrenali e viene
operato. A quel punto lo informano della contaminazione da
Du.
Oggi sta bene, ma non sa per quanto. Non può fare esaminare
il bambino, nato dopo la bomba, per mancanza di soldi. Non
lavora e lo stato non lo considera pensionabile, ma solo in
congedo per malattia. Nei boschi - racconta - le zone
colpite stanno morendo, sono spariti gli scoiattoli, la
flora ha subito un radicale cambiamento. Il suo gatto è
nato con sole tre zampe. Il professor Djordje Jovanovic,
che ha operato Samardzic, racconta che i suoi tumori erano
composti di tessuti cromosomicamente diversi e non
dipendenti l'uno dall'altro. Altri casi in Bosnia si sono
presentati con le stesse peculiarità. Il professore ritiene
che siano centinaia di migliaia le persone contaminate, le
bombe al Du lanciate sulle montagne intorno a Sarajevo e
sul Monte Igman a questo punto hanno raggiunto le falde
acquifere. La popolazione ignara non prende precauzioni, i
soldati della Sfor bevono solo acqua minerale. Il dottor
Dragutin Ilic, deputato e direttore del Fondo di salute, a
Banja Luka, aggiunge che mancano i mezzi pratici per fare
test alla popolazione, solo le malattie maligne sono
operate gratuitamente. In pratica possono solo contare le
vittime della sindrome dei Balcani.
La Coalizione belga aveva invitato anche dei medici
albanesi - sembra che casi sempre più numerosi si
verifichino anche in Kosovo - ma si sono mostrati reticenti
per paura di perdere il lavoro e per non dispiacere alla
Nato.

Patricia Rodriguez è una studentessa spagnola, esile ed
intensa. Vuole fondare un'associazione di reduci dal Kosovo
in nome del suo compagno. Il giovane, rientrato dal Kosovo
nel settembre 2000, inizia a sentirsi molto stanco,
sviluppa una febbre molto alta, gli viene diagnosticata una
doppia polmonite. I medici militari trovano che è affetto
da grave anemia, infine da leucemia. Cinque giorni dopo é
in coma, il 4 ottobre muore. Un altro compagno della stessa
unità è affetto da linfoma. Sembra che ci siano altri 50
casi nello stesso corpo. Le autorità militari spagnole
avevano deciso di fare test a tutti i soldati reduci dalla
Jugoslavia, ma si sono fermate a 5.000 e rifiutano di
pubblicare i risultati.
Un medico iracheno ha posto l'accento sull'ipotesi che nel
'91 la guerra fosse anche chimica e batteriologica, lo
proverebbero i cadaveri nel deserto evitati dalle mosche.
Il sud dell'Iraq e la zona di Bassora sono pesantemente
contaminate. Nessuno compra prodotti di quella zona. Grave
è l'inquinamento dei pozzi anche a Baghdad. Si conta un
aumento dodici volte maggiore di cancri ai polmoni,
all'intestino, linfomi e leucemia. Il numero di bambini
infettati, con malattie della pelle da radiazione o con
insolite sindromi al fegato ai reni, cresce. Purtroppo
anche la percentuale di neonati focomelici o con terribili
deformazioni.

Coalition por l'Abolition des Armes
à l'Uranium Appauvri - Bruxelles
(Abolition.ua@...)

National Gulf Veterans and Families - UK
(ray.bristow@...)

Association de défense Avigolfe - France
(cabdel@...)

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