Per chi volesse saperne di più su Babbo Natale
E' cosa nota che la figura mitica di Babbo Natale si ispira a un preciso personaggio storico, vale a dire Nicola, vescovo di Myra, città della Licia in Anatolia (oggi Demre, Turchia), vissuto nel IV secolo, proclamato Santo dalle chiese cristiane e considerato – tra le altre cose – protettore dei bambini.
San Nicola nei paesi nordici e anglofoni diventa "Santa Claus", appellativo derivato da Sinterklaas, il nome olandese di San Nicola. Infatti nei Paesi Bassi, in Svizzera ed in alcune altre culture, "Sinterklaas" o "Nikolaus" o "Santa Claus" si presenta ai bambini (magari affiancato da un asinello, o tirando una slitta...) con regali, consigli o ammonizioni annualmente alla vigilia del 6 dicembre, giorno dedicato a questo santo, non avendo nulla a che fare con il Natale.
Nelle culture cristiano-ortodosse, dove in base al calendario tradizionale giuliano il Natale cade due settimane dopo rispetto a quello cattolico, e nei paesi socialisti, dove il calendario civile assume un significato prevalente su quello religioso, ad "apparire" ai bambini è un tizio molto somigliante a Santa Claus detto "Babbo Gelo", che di solito si presenta per Capodanno o comunque per tutto il periodo delle feste, senza alcun nesso specifico con il 25 dicembre.
Anche nelle culture turbocapitaliste occidentali, in effetti, la figura di Babbo Natale o Santa Claus che dir si voglia ha oramai perso il legame con le ricorrenze religiose, essendone piuttosto la sua negazione in quanto una delle tante leve simboliche del delirio consumista. Pare che un ruolo-chiave in questa trasformazione genetica l'abbia avuta la nota ditta produttrice della Coca-Cola: essa avrebbe infatti "consacrato" il vestito rosso e bianco che tutti adesso conoscono per la sua pubblicità natalizia, negli anni Trenta del XX secolo, mentre in precedenza la veste di "Nikolaus" era più frequentemente verde.
Tornando a San Nicola di Myra, notiamo che la sua figura in Italia è più nota come San Nicola di Bari. Questo perché le sue Reliquie nel 1087 furono trafugate dalla Turchia ed in parte traslate proprio a Bari, dove per ospitarle quell'anno stesso fu costruita la nota basilica, da allora meta di pellegrinaggio di fedeli.
Gli zar di Serbia della dinastia Nemanja (Nemaide), a partire dal fondatore per finire a Stefano Dušan, dalle loro residenze e conventi nella "vecchia Serbia" (Raška e Kosovo) erano usi inviare frequentemente doni alla Basilica di San Nicola di Bari, proprio in virtù della grande importanza che il Santo ha sempre assunto per le culture cristiano-orientali, bizantine ed ortodosse, data la sua origine anatolica.
Nella Basilica resta a tutt'oggi una unica, importante traccia di tali donazioni: si tratta della preziosa icona di San Nicola, collocata dietro l’altare che custodisce le reliquie del Santo.
L'icona è stata a lungo attribuita ad Uroš II Milutin, lo stesso che aveva donato l’altare d’argento nel 1319; ma oggi, specie fra gli studiosi serbi, prevale l’opinione che essa sia da attribuirsi piuttosto al figlio, Uroš III (1322 – 1331). Egli l’avrebbe inviata alla Basilica come ringraziamento a San Nicola che gli aveva restituito la vista dopo che il padre l’aveva fatto accecare come ribelle.
Nell'icona – che riproduciamo in allegato – il Santo di Myra è ritratto tra i donatori, nella versione definitiva identificati con Stefano Dečanski e suo figlio Dušan.
Un gioiello dell'arte serbo-bizantina è dunque in Italia. Lo sapevate? In barba a Babbo Natale...
E tuttavia: Auguri a chi ci crede. E soprattutto Buone Feste e Buon Anno Nuovo 2016 a tutti, belli e brutti, dal
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS – od Italijanske Koordinacije za Jugoslaviju
sve najbolje za praznike i Srečna Nova Godina 2016. svim jugoslavenima i prijateljima na svijetu!
(a cura di Italo Slavo. Fonti: