Sulla fornitura di Captagon all'ISIS da parte di un paese della NATO si vedano anche:

Captagon: the amphetamine fuelling Syria's civil war (13.1.2014)

Le Captagon®, arme principale des jihadistes (2.4.2014)

Horreur à Rakka (13.11.2014)

Le captagon, la drogue qui fait oublier la peur aux djihadistes de l'EI (23/05/2015)

Le captagon, cette drogue qui inonde le Moyen-Orient (11 juillet 2015)

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LA PARTECIPAZIONE DELLA NATO E DELL’UNIONE EUROPEA AL TERRORISMO

Ecco come la Bulgaria ha fornito droga e armi ad Al-Qa’ida e a Daesh


di  Thierry Meyssan

I migliori segreti hanno uno scopo. Il cartello mafioso che governa la Bulgaria si è fatto beccare mentre forniva, su richiesta della CIA, droga e armi ad Al-Qa’ida e a Daesh, sia in Libia che in Siria. Il caso è tanto più grave in quanto la Bulgaria è un membro della NATO e dell’Unione Europea.

RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA)  | 4 GENNAIO 2016


[FOTO: Capo di uno dei due cartelli mafiosi bulgari, la SIC, Boyko Borisov è diventato primo ministro. Intanto che il suo Paese è membro della NATO e dell’Unione Europea, ha fornito droga e armi ad Al-Qa’ida e a Daesh in Libia e in Siria.]

Sembra che tutto sia iniziato per caso. Per trent’anni, la fenetillina veniva utilizzata come sostanza dopante presso gli ambienti sportivi della Germania Occidentale. Secondo l’allenatore Peter Neururer, più della metà degli atleti ne faceva uso regolarmente. Dei trafficanti bulgari videro in ciò un’opportunità. Dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica sino all’ingresso nell’Unione europea, cominciarono a produrla e a esportarla illegalmente in Germania con il nome di Captagon.
Due gruppi mafiosi si fecero una forte concorrenza, Vasil Iliev Security (VIS) e Security Insurance Company (SIC), da cui dipendeva il karateka Boyko Borisov. Questo sportivo di alto livello, professore all’Accademia di polizia, creò una società di protezione delle persone altolocate e divenne la guardia del corpo di entrambi gli ex presidenti, sia il filosovietico Todor Zhivkov sia il filo-USA Simeone II di Saxe -Cobourg-Gotha. Quando questi divenne Primo ministro, Borisov fu nominato direttore centrale del ministero degli Interni, e poi venne eletto sindaco di Sofia.
Nel 2006, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Bulgaria (e futuro ambasciatore in Russia), John Beyrle, ne fa un ritratto in un dispaccio confidenziale rivelato da Wikileaks. Lo presenta come legato a due grandi boss mafiosi, Mladen Mihalev (detto "Madzho") e Rumen Nikolov (detto "Il Pascià") [1], i fondatori della SIC.
Nel 2007, secondo un rapporto di una grande società svizzera, US Congressional Quarterly assicura che egli aveva insabbiato parecchie indagini presso il Ministero degli Interni e si trovava lui stesso coinvolto in 28 delitti di mafia. Sarebbe diventato un partner di John E. McLaughlin, il vice direttore della CIA. Avrebbe installato in Bulgaria una prigione segreta dell’Agenzia e avrebbe contribuito a fornire una base militare nel quadro del progetto d’attacco contro l’Iran, ha aggiunto il giornale [2].
Nel 2008, lo specialista tedesco di criminalità organizzata, Jürgen Roth, descrive Boyko Borisov come «l’Al Capone bulgaro» [3].
Divenuto lui stesso Primo ministro, mentre il suo paese era già membro della NATO e dell’UE, venne sollecitato dall’Agenzia affinché desse un aiuto nella guerra segreta contro Muammar el-Gheddafi. Boyko Borisov fornì il Captagon prodotto dalla SIC ai jihadisti di Al-Qa’ida in Libia. La CIA rese questa droga sintetica più attraente e più efficiente mescolandola con una droga naturale, l’hashish, consentendo così di manipolare più facilmente i combattenti e di renderli più terrificanti, in linea con i lavori di Bernard Lewis [4]. In seguito, Borisov ha esteso il suo mercato alla Siria.
Ma la cosa più importante si è avuta quando la CIA, utilizzando le peculiarità di un ex Stato membro del Patto di Varsavia che aveva aderito alla NATO, acquistò da esso armamenti di tipo sovietico per un valore di 500 milioni di dollari e li trasportò in Siria. Si trattava principalmente di 18.800 lanciagranate anticarro portatili e di 700 sistemi di missili anti-carro Konkurs.
Quando Hezbollah inviò una squadra in Bulgaria per informarsi su questo traffico, un bus di turisti israeliani fu oggetto di un attentato a Burgas, che causò 32 feriti. Immediatamente, Benjamin Netanyahu e Boyko Borisov accusarono la Resistenza libanese, mentre i media atlantisti diffusero numerose accuse contro il presunto attentatore suicida di Hezbollah. In ultima analisi, il medico legale, la dottoressa Galina Mileva, si accorse che la sua salma non corrispondeva alle descrizioni dei testimoni; un responsabile del controspionaggio, il colonnello Lubomir Dimitrov, notò che non si trattava di un attentatore suicida, ma di un semplice corriere, e che la bomba era stata attivata a distanza, probabilmente a sua insaputa; mentre la stampa accusava due arabi che avevano cittadinanza canadese e australiana, la Sofia News Agency citò un complice statunitense conosciuto con lo pseudonimo di David Jefferson. Così, quando l’Unione europea approfittò del caso per classificare Hezbollah come "organizzazione terroristica", il Ministro degli Esteri in carica durante il breve periodo in cui Borisov è stato escluso dal potere esecutivo, Kristian Vigenine, ha sottolineato che, in realtà, non ci sono prove per collegare l’attacco alla resistenza libanese [5].
A partire dalla fine del 2014, la CIA cessò di dare ordini e fu sostituita dall’Arabia Saudita, che ha così potuto comprare armi non più di armi di tipo sovietico, bensì materiale della NATO, come i missili anticarro filoguidati BGM-71 TOW. Ben presto, Riad fu sostenuta dagli Emirati Arabi Uniti [6]. I due Stati del Golfo assicurarono essi stessi la consegna ad Al-Qa’ida e a Daesh tramite la Saudi Arabian Cargo e la Etihad Cargo, sia presso Tabuk lungo la frontiera saudita-giordana, sia presso la base comune degli Emirati, della Francia e degli USA che si trova a Dhafra.
Nel giugno 2014, la CIA aggiunge un ulteriore strato a tutto ciò. Si tratta stavolta di proibire alla Bulgaria di lasciar passare sul suo territorio il gasdotto russo South Stream che avrebbe potuto rifornire l’Europa occidentale [7]. Questa decisione, che ha privato la Bulgaria di ricavi importantissimi, permette da un lato di rallentare la crescita dell’Unione europea, conformemente al piano Wolfowitz [8]; dall’altro lato, consente di applicare sanzioni europee a danno della Russia, comminate con il pretesto della crisi in Ucraina; poi di sviluppare il gas di scisto in Europa orientale [9], e, infine, di mantenere l’interesse a rovesciare la Repubblica araba siriana, possibile grande esportatore di gas. [10]
Secondo le ultime voci, la Bulgaria — Stato membro della NATO e dell’Unione europea — persiste nel fornire illegalmente droga e armi ad Al-Qa’ida e a Daesh, nonostante la recente risoluzione 2253 adottata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza dell’ONU.

Traduzione 
Matzu Yagi

Fonte 
Megachip-Globalist (Italia)


[1] “Bulgaria’s most popular politician: great hopes, murky ties”, John Beyrle, May 9, 2006.

[2] “Bush’s Bulgarian Partner in the Terror War Has Mob History, Investigators Say”, Jeff Stein, U.S. Congressional Quarterly, May 2007.

[3Die neuen Dämonen, Jürgen Roth, 2008.

[4The Assassins: A Radical Sect in Islam, Bernard Lewis, Weidenfeld & Nicolson, 1967.

[5] “La Bulgaria non ritiene Hezbollah responsabile dell’attentato di Burgas”, Rete Voltaire, 7 giugno 2013.

[6] « Mise à jour d’une nouvelle filière de trafic d’armes pour les jihadistes », par Valentin Vasilescu, Traduction Avic, Réseau Voltaire, 24 décembre 2015.

[7] “Chi ha sabotato il gasdotto South Stream”, di Manlio Dinucci, Tommaso di Francesco, Il Manifesto (Italia), Rete Voltaire, 10 giugno 2014.

[8] « US Strategy Plan Calls For Insuring No Rivals Develop » and « Excerpts from Pentagon’s Plan : "Prevent the Re-Emergence of a New Rival » », Patrick E. Tyler, New York Times, March 8, 1992. « Keeping the US First, Pentagon Would preclude a Rival Superpower », Barton Gellman, The Washington Post, March 11, 1992.

[9] “Blocco del South Stream, lo «schiaffo» degli Usa all’Europa”, di Manlio Dinucci, Il Manifesto (Italia), Rete Voltaire, 5 dicembre 2014.

[10] “La Siria al centro della guerra del gas nel Medio Oriente”, di Imad Fawzi Shueibi, Traduzione di Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 10 maggio 2012.

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Intellettuale francese, presidente-fondatore del Rete Voltaire e della conferenza Axis for Peace. Pubblica analisi di politica internazionale nella stampa araba, latino-americana e russa. Ultimo libro pubblicato: L’Effroyable imposture : Tome 2, Manipulations et désinformations (éd. JP Bertand, 2007). Recente libro tradotto in italiano: Il Pentagate. Altri documenti sull’11 settembre (Fandango, 2003).