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Stepinac i Jasenovac

1) SUBNOR: ЗУСТАВИТИ ПОМАХНИТАЛЕ ФАШИСТЕ
2) "POPE FRANCIS PERSONALLY STOPPED CANONIZATION OF STEPINAC"
Le patriarche serbe Irinej écrit au pape François / Possibile visita di Papa Francesco in Serbia
3) JASENOVAC: TENTATIVI DI REVISIONISMO (DI F. ROLANDI)
SNV neće sudjelovati na komemoraciji u Jasenovcu / Povratak 1941.


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Нема заборава – Објављено под Актуелно |  22. априла 2016.

ЗУСТАВИТИ ПОМАХНИТАЛЕ ФАШИСТЕ

У слободарском свету обележава се Дан сећања на жртве холокауста, геноцида и других фашистичких недела у Другом светском рату.
Београд, главни град наше отаџбине, сведок и страдалник, поклонио се пред Спомеником на обали Саве, на обрисима негдашњег ужасног логора који су фашисти, заједно са усташким насилницима из НДХ, користили на простору Старог сајмишта за масовно убијање Срба, Јевреја, Рома и других националности, вероисповести, идеолошких определења супротних нацистичким циљевима. Одвођени су и специјалним камионима у логор на Бањицу, Тополске шупе, Јајинце и на очи тадашње колаборантске власти Милана Недића ликвидирани.
Овај 22.април је и дан сећања на 1945.годину кад је група од 1075 измучених заточеника логора страве и мучких убистава у Јасеновцу потражила пут у слободу док су се усташе спремале на бекство пред партизанским јединицама. Само се 127 домогло спаситеља, остали су пали у рафалима побеснелих зликоваца из наказне хрватске државе савезника Хитлера у Другом светском рату, поглавника Анте Павелића коме су уз крило седели католички великодостојници попут Степинца.
Званични подаци о Јасеновцу, које је потврдио и Центар ”Симон Визентал”, сведоче да су усташе ликвидирали током Другог светског рата у том логору 500.000 Срба, 80 хиљада Рома, 32 хиљаде Јевреја и неколико десетина хиљада антифашиста разних националности.
Сви ти тешки дани ни један поштен народ не може и неће да заборави. Нарочито у ово време кад се у многим државама фашистистичке сумануте идеје повампирују и легално, понегде и под заштитом власти, дозвољавају покрети, марширања по улицама у црним униформама и са ознакама хитлеровских хорди позива на освету и враћање точка историје уназад.
Код Споменика на обали Саве, у Београду, поновљене су речи да Србија остаје верна антифашистичкој традицији и крупним корацима иде напред не прихватајући скарадну идеологију и реваншизам. О томе су говорили министри у Влади Србије, највиши представници градске власти.
Венце су положили и представници страдалника, међу њима и Милинко Чекић, чије је удружење преживелих и потомака Јасеновчана колективни члан СУБНОР-а Србије.


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Leggi anche:

Affaire Stepinac : le patriarche serbe Irinej écrit au pape François (B 92, 5 janvier 2016)
L’Église orthodoxe serbe est inquiète. Le cardinal Stepinac, proche du dirigeant oustachi pro-nazi Ante Pavelić, responsable de l’extermination de Serbes, de Juifs et de Tsiganes pendant la Seconde Guerre mondiale, béatifié par Jean-Paul II en 1998, va-t-il être canonisé ?
http://www.courrierdesbalkans.fr/le-fil-de-l-info/le-patriarche-serbe-orthodoxe-irinej-ecrit-au-pape-francois.html

Possibile visita di Papa Francesco in Serbia (18/01/2016)
Sabato scorso Papa Francesco ha ospitato la delegazione della Chiesa ortodossa serba composta dal Metropolita del Montenegro Amfilohije, dal Vescovo della Backa Irinej e dall’ex ambasciatore presso la Santa Sede Darko Tanaskovic. I temi della riunione non annunciata a Roma erano la canonizzazione del controverso cardinale croato Alojzije Stepinac e la visita eventuale del Papa in Serbia questo o l’anno prossimo...

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"Pope Francis personally stopped canonization of Stepinac"

Pope Francis personally stopped the canonization of Croatian Cardinal Alojzije Stepinac after a letter sent to him by Serbian Orthodox Patriarch Irinej.

SOURCE: VECERNJE NOVOSTI, TANJUG MONDAY, APRIL 25, 2016

This has been stated by former Croatian Ambassador to the Vatican Filip Vuc ak.

According to him, a joint committee of the Catholic and Orthodox Churches will begin discussing the issue "before the summer" - but he said he could not predict when a decision might be made. 

Vucak told the Belgrade-based daily Vecernje Novosti that Patriarch Irinej in his letter clearly said he believed Stepinac was a high priest who supported the NDH - the WW2-era Nazi-allied Independent State of Croatia - who forcibly converted Orthodox believers (into Catholicism), and supported "racial" laws. 

This is the second such case in the Catholic Church, said Vucak, adding that Pope Francis would "certainly not make decisions about Stepinac until the commission finishes its work." 

Describing the events unfolding in April 2014, Vucak said they were "extremely dramatic" and that "some cardinals were sure Stepinac would be canonized" but that Patrijarch Irinej's letter was "a distress signal" for Pope Francis, who wanted the information coming from Belgrade checked. 

The Croatian diplomat added, "then came Serbian President Tomislav Nikolic's letter addressed to the Vatican, a nd then another from Patriarch Irinej." 

"The pope decided to propose the establishment of a mixed commission that will examine in detail the life and work of Cardinal Stepinac," said Vucak.

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Isto pročitaj:

SNV neće sudjelovati na komemoraciji u Jasenovcu (08. travnja 2016. Piše R.I.)
Vrijeme je da se zaustavi opasna praksa u kojoj će se jedan dan formalno komemorirati u Jasenovcu, a 364 ostala dana u godini nesmetano relativizirati, umanjivati i negirati ustaški zločin genocida, poručuju iz Srpskog narodnog vijeća... 
http://www.portalnovosti.com/snv-nee-sudjelovati-na-komemoraciji-u-jasenovcu

Povratak 1941. (15. travnja 2016. Piše Nenad Jovanović)
Aktualna situacija u Hrvatskoj podsjeća nas na ono što je u Njemačkoj počelo 1933., a događalo u NDH od 1941. godine, kazao je nakon komemoracije u Jasenovcu Ognjen Kraus, predsjednik Koordinacije židovskih općina...
http://www.portalnovosti.com/povratak-1941

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Jasenovac: tentativi di revisionismo

di Francesca Rolandi – 27 aprile 2016

Mai come quest’anno le memorie divise sul campo di sterminio del regime ustascia sono state così evidenti. L’aria di revisionismo ha prodotto commemorazioni parallele
Le diverse commemorazioni tenutesi in Croazia nel mese di aprile per ricordare il campo di sterminio di Jasenovac hanno offerto un'immagine quanto mai chiara di come l'attuale polarizzazione dello scenario politico sia un frutto avvelenato delle memorie divise e conflittuali del passato e in particolare della Seconda guerra mondiale. Se in molti paesi la memoria dell'Olocausto rischia di essere monumentalizzata e pietrificata nella retorica, oggi in Croazia rappresenta tuttora un tema di violento scontro politico, essendo legata a doppio filo al giudizio storico sullo Stato indipendente croato (NDH) di Ante Pavelić.
Già nel 2015, la neoeletta presidente Kolinda Grabar Kitarović aveva fatto parlare di sé per non essersi recata personalmente alla commemorazione ufficiale a Jasenovac per farvi visita un altro giorno al di fuori dei riflettori, adducendo la giustificazione che la commemorazione non dovesse essere politicizzata. Nei mesi successivi, e con più forza dal gennaio 2016, con l'insediamento del nuovo governo HDZ-Most, è stato notato da più parti il proliferare di fenomeni di apologia dell'NDH, contro cui il governo non ha preso alcuna iniziativa. Anche la compagine stessa è stata nell'occhio del ciclone, in particolare per la nomina del nuovo ministro della cultura Zlatko Hasanbegović, conosciuto per le sue posizioni revisioniste e la sua militanza giovanile nell'estrema destra.
L'apice è stato raggiunto poco prima della metà di aprile, quando il Coordinamento delle comunità ebraiche, presto seguito dal Consiglio nazionale serbo e dalla Lega degli antifascisti, ha deciso di boicottare la commemorazione ufficiale del 22 aprile, la data in cui tentarono la fuga del campo di Jasenovac circa 600 prigionieri, dei quali meno di un centinaio furono in grado di raccontarlo. Motivo della protesta era il nuovo spazio espositivo del memoriale, che non rappresenterebbe l'orrore degli avvenimenti. Tuttavia, più che un fatto specifico emergeva la volontà di protestare contro il generale clima di riabilitazione del regime ustascia che si respirerebbe con sempre maggiore forza in Croazia, simboleggiato da almeno due episodi recenti: la protesta davanti all'Agenzia per i media elettronici, a cui aveva partecipato anche il vicepresidente del parlamento Ivan Tepeš, e la partita Croazia-Israele giocata a Osijek, entrambe accompagnate dall'esposizione di simboli e da canti ispirati al passato regime ustascia.

Aria di revisionismo

Inoltre, storiografia e pubblicistica si sono di recente confrontate sulla stessa natura del campo di Jasenovac. A far discutere è stata in particolare la proiezione del documentario “Jasenovac – istina” [Jasenovac – verità ] di Jakov Sedlar che vorrebbe dimostrare, sulla base di alcuni documenti con ogni probabilità falsi, che nello stesso campo il numero delle vittime dei comunisti dopo il 1945 sarebbe molto maggiore delle vittime dell'NDH. Infatti, da un paio d'anni ormai un fantomatico Društvo za istraživanje trostrukog logora Jasenovac [Società per la ricerca sul triplo campo di Jasenovac] diffonde una teoria secondo cui durante il regime ustascia il sito non sarebbe stato un campo di sterminio ma di smistamento, nel quale i detenuti avrebbero goduto dell'assistenza sanitaria e ricevuto pacchetti dai familiari. Invece, dopo il 1945, il nuovo regime vi avrebbero creato un campo nel quale sarebbero stati uccisi fino a 50.000 soldati croati prigionieri. Alla diffusione di queste idee, anche nelle scuole, lo storico Slavko Goldstein ha reagito con il libro "Jasenovac – tragika, mitomanija, istina" [Jasenovac – tragedia, mitomania, verità] dove si evidenzia come il film sia un insieme di falsità e di documenti falsificati ad arte. Al contrario il ministro Hasanbegović lo ha definito utile per aprire al dibattito temi tabù.
Il boicottaggio della commemorazione ufficiale ha fatto da cassa di risonanza alla memoria offesa delle associazioni rappresentanti le vittime, costringendo alcune voci del governo a puntualizzazioni sulla natura criminale dell'NDH e sui valori antifascisti alla base della costituzione croata. Inoltre, il premier Tihomir Orešković ha espresso disappunto per il fatto che Jasenovac sia ancora un tema divisivo, affermando che “tutti sappiamo quello che è successo”. Tuttavia, la maggior parte dei discorsi è stata basata sull'equazione tra i crimini commessi dall'NDH e quelli commessi dal comunismo, uniti nell'etichetta di totalitarismo: questa è la base retorica del discorso revisionista. Come ha affermato Tomislav Karamarko, “dove si presenta l'apologia del regime ustascia [ustaštvo] bisogna eliminarla, ma non vedete che intorno a noi è tutto un rimpianto del bolscevismo e della Jugoslavia?!”.
Appare difficile comprendere come si possano coniugare antifascismo e anticomunismo spinto in un paese come la Croazia in cui la lotta antifascista è stata nella quasi totalità rappresentata dalla componente comunista.
Inoltre, non è sfuggito a molti come la chiamata al boicottaggio abbia coinciso con la visita a Zagabria di Nicholas Dean, l'emissario statunitense per le questioni riguardanti l'Olocausto. Sebbene nell'incontro con la presidente si sia parlato della restituzione delle proprietà ebraiche, Dean ha dichiarato essere un dovere della presidente condannare il discorso dell'odio, una dichiarazione che è stata letta da molti come un monito pronunciato nel linguaggio diplomatico.

Commemorazioni divise

Ma forse il tratto più caratterizzante della primavera del 2016 di Jasenovac sono state le numerose iniziative nate per contrastare la commemorazione ufficiale. Il 15 aprile il Coordinamento delle comunità ebraiche ha organizzato una sua commemorazione alla quale hanno partecipato anche altri rappresentanti delle minoranze, l'ex presidente Ivo Josipović e diversi ambasciatori. Qui il presidente del Coordinamento Ognjen Kraus si è spinto ad affermare che il clima di oggi in Croazia  ricorderebbe sempre più quello dell'NDH e della Germania degli anni '30. Il 22 aprile una funzione religiosa in ricordo delle vittime serbe si è svolta nel villaggio di Mlaka, a poca distanza dal memoriale. Il 24 aprile, invece, una commemorazione organizzata dalla Lega dei combattenti antifascisti e degli antifascisti  ha portato  a Jasenovac 2000 persone, il numero più alto dal 1995. A parlare è stato anche l'ex presidente Stipe Mesić, uno dei depositari della memoria antifascista [ma in realtà corresponsabile dell'ascesa al potere dell'HDZ di Tudjman e dello scoppio della guerra fratricida, cfr. https://www.youtube.com/watch?v=qO-7R3zmWUs e https://www.youtube.com/watch?v=nYXwthkfk3M (ndCNJ)], che ha definito Jasenovac una delle più grandi macchie sulla coscienza croata e ha invitato a chiamare chi si fregia di simbologia ustascia con il suo vero nome.
Altre iniziative si sono svolte a Zagabria, dove il 22 aprile si è svolta una mobilitazione organizzata dalla Lega antifascista e supportata dal Coordinamento delle comunità ebraiche, dal Consiglio nazionale serbo e dal Consiglio nazionale rom, con la partecipazione di 500 persone. In questa occasione Zoran Pusić ha affermato che gli apologeti dell'NDH oggi occuperebbero dei seggi in parlamento. Contemporaneamente l'iniziativa Kulturnjaci 2016, che da mesi chiede le dimissioni del ministro Hasanbegović, ha proposto la lettura in 25 città croate di estratti tratti dal saggio di Umberto Eco “Il fascismo eterno”

La commemorazione ufficiale

Venerdì 22 si è comunque svolta la commemorazione ufficiale a Jasenovac, alla quale hanno partecipato diverse cariche politiche, tra cui lo stesso Hasanbegović, ma non la presidente, che al suo posto ha inviato il produttore cinematografico Branko Lustig che a Jasenovac perse il padre. Grabar Kitarović aveva nei giorni precedenti più volte criticato la politicizzazione della commemorazione, aggiungendo anche che oltre a coloro che minimizzavano le vittime esisterebbe anche chi le aumenta a dismisura. Presenti erano anche alcuni ex deportati e membri delle comunità ebraica e serba, ma non i loro rappresentanti, e il Consiglio delle associazioni rom.
Tra le corone di fiori se ne trovava anche una della Piattaforma nazionale croata, emanazione della Società per la ricerca sul triplo campo di Jasenovac, che portava la scritta “Alle vittime del campo di Jasenovac dal 1941 al 1951”, periodo che comprenderebbe anche le fantomatiche vittime “dei comunisti jugoslavi”. A deporla è stato Marko Jurić, il conduttore tv sospeso alcuni mesi fa per discorso dell'odio contro il patriarca serbo nella sua trasmissione sulla televisione privata Z1. E a permetterlo sarebbe stata la stessa Nataša Jovičić, direttrice del memoriale dal 2002, ora anche consulente della presidente per le questioni legate all'Olocausto e considerata particolarmente gradita al governo.
Il doppio binario della comparazione tra i crimini dell'NDH e quelli del regime jugoslavo nel 1945 nel nome del verbo del totalitarismo serve a sminuire e relativizzare i primi, ma anche a condannare senza appello il secondo, che, estrapolato da una prospettiva storica, viene considerato come un continuum dal 1945 alla sua fine. Inoltre, come ha dichiarato Alen Budaj dell'Istituto Margel di Zagabria al settimanale Novosti, sarebbe offensiva “la comparazione delle vere vittime di Jasenovac con quelle immaginarie di un altrettanto immaginario campo di concentramento comunista del dopoguerra”.
Nelle settimane centrali di aprile Jasenovac, il sito nel quale il grande architetto belgradese Bogdan Bogdanović scelse di rappresentare il male dello sterminio con un fiore, ha dimostrato di essere ancora oggi un elemento profondamente divisivo per la società croata, alimentatore di memorie opposte. Il livello di scontro, se da una parte diventa emblematico del tentativo di imporre una nuova lettura revisionista più o meno apertamente promosso dalla coalizione di governo, dall'altra mette in luce però una società che pare avere gli anticorpi per contrastarla.