Ramon Mantovani e' responsabile del Dipartimento Esteri del PRC.
Alla risposta di Mantovani seguira' presto una nostra replica.
Coordinamento Romano per la Jugoslavia
---
> Lettera aperta a Ramon Mantovani
> e per conoscenza alla Direzione del PRC
>
> Faccio riferimento alle parole che Mantovani mi disse alcuni anni fa,
> in seguito ad una mia critica relativa a certi titoli del
> quotidiano "Liberazione" sulla guerra in Bosnia : "Il titolo e' un po'
> infelice, ma sai quali sono le posizioni del partito e puoi ritrovarle
> nel contenuto dell'articolo..." Gia' allora fui scettico e
> risposi : "Ma in quanti vuoi che vadano a vedere il contenuto
> dell'articolo, con tutta la propaganda continua e a senso unico che
> devono sorbirsi da tutti i media: la gente si ferma al titolo e giudica
> in base a quello".
> Pochi giorni fa mi sono purtroppo dovuto ricordare di questo scambio di
> battute. Su "Liberazione" del 17 febbraio scorso si leggeva il
> titolo: "Mantovani, PRC : Il caso Telecom e' plausibile". Il contenuto
> svela chiaramente quali sono i referenti privilegiati da Mantovani e da
> una parte del PRC, nelle problematiche jugoslave: "Quando nell'estate
> del 1998 (prima dell'inizio del conflitto [per il Kosovo-Metohija]) mi
> recai nuovamente a Belgrado e a Pristina (...) trovai sia gli esponenti
> del Partito Socialista sia quelli della JUL, il partito della signora
> Milosevic [sic! Mira Markovic : "Per i compagni sono compagna, per gli
> altri ho un nome e cognome", dal libro-intervista "La risposta",
> Edizioni Internazionali Beta, Roma 1998, che voi avete opportunamente
> evitato di recensire su "Liberazione"...], molto freddi. Al contrario
> ho trovato buona accoglienza da parte dei leader pacifisti kosovari
> [vuol dire secessionisti pan-albanesi ?], Rugova in testa."
>
> A parte il fatto che qui Mantovani dimentica di parlare dell'accoglienza
> che gli riservarono i "combattenti" dell'UCK - ma come diamine puo'
> continuare
> a definire semplicisticamente "pacifisti" gli ambienti rugoviani,
> legati da sempre all'Occidente attraverso Germania e Vaticano, quando
> lo stesso Rugova ha ripetuto per l'ennesima volta a "Der Spiegel" lo
> scorso dicembre che la indipendenza e' il suo obiettivo, aggiungendo
> peraltro (come se non l'avessimo gia' capito) che "La NATO e' gia' il
> nostro esercito privato"?!? Dichiarazioni che ricalcano pari-pari
> le precedenti, ad esempio quelle del '92 a "Danas" (Croazia), nelle
> quali Rugova ha sempre sostenuto che quello di protettorato deve
> essere uno status transitorio in vista delle unificazione della
> Grande Albania. Avete pubblicato almeno queste ultime dichiarazioni
> a "Der Spiegel" su "Liberazione"? Perche' non ne traete mai nessuna
> conseguenza?
>
> In tutto il resto dell'articolo di Mantovani e' contraddittorio e
> dimostra apparentemente scarsa conoscenza delle questioni, ad esempio
> quando dice che la FIAT (Iveco) avrebbe fatto "il suo ingresso con
> quote consistenti nelle imprese di quel paese", il che e' semmai da
> riferire ai decenni precedenti ma resta comunque inesatto.
> Il recente "caso" della Telekom serba e' chiaramente, a mio avviso, una
> campagna tutta giocata a fini di politica interna italiana, con la
> quale pero' si cerca sempre di attribuire, in ultimo, le colpe peggiori
> a Milosevic che avrebbe "finanziato la pulizia etnica", pulizia etnica
> che e' una invenzione, dal punto di vista storico. La RF di Jugoslavia
> ha dovuto attuare una legittima repressione contro il movimento
> secessionista e terrorista, movimento che tutti gli internazionalisti
> ed i democratici avrebbero dovuto denunciare e combattere per il suo
> carattere nazionalista e reazionario e per la sua funzione
> disgregatrice nei confronti della Jugoslavia multinazionale, in questo
> affiancato dagli altri secessionismi.
> D'altronde anche nell'articolo a fianco, a firma Paola Pittei, si
> dimostra chi sono gli interlocutori del PRC sulle questioni jugoslave :
> Giulio Marcon, capofila di una delle tante ONG, istituzioni
> paragovernative (altro che "non governative..."), maestrine di
> democrazia ma con le mani in pasta nella gestione degli "aiuti"
> (predestinati verso si-sa-chi) e della ricostruzione. Da ben prima dei
> bombardamenti Marcon e altri come lui invocavano una
> internazionalizzazione della questione del Kosovo-Metohija, adesso che
> quello e' diventato un protettorato co-gestito da NATO e mafia
> nazionalista non sono ancora soddisfatti ?
>
> Ivan per il Coordinamento Romano per la Jugoslavia
> Roma, 23/2/2001
Caro Ivan, o meglio: cari compagni del Coordinamento Romano per la
Jugoslavia, visto che dalla firma mi pare di capire si tratti di una
lettera
inviata a nome del comitato,
rispondo volentieri alla tua del 23/2/2001 (che a me è giunta il 1°
marzo via
email). Mi scuso per il ritardo ma il periodo è piuttosto fitto di
impegni e di viaggi.
Francamente non ricordo l'episodio dell'articolo sulla Bosnia, ma mi
sembra
probabile visto che, come è risaputo, i titoli non vengono fatti da chi
scrive gli articoli. In ogni caso le posizioni che assunsi all'epoca
dell'intervento NATO in Bosnia credo parlino da sole.
Quanto alla mia dichiarazione pubblicata il 17 febbraio da "Liberazione"
si
tratta di un dispaccio ANSA. Non so nemmeno dire quante volte l'ANSA,
diramando dispacci relativi a mie dichiarazioni, abbia, nel corso di
questi
ultimi anni, definito il sottoscritto e/o il PRC filo-Milosevic.
Ma...tant'è, che ci posso fare?
Lo stesso dicasi per la questione "signora Milosevic". Il giornalista
ANSA,
che mi contattò per telefono, quando pronunciai la sigla Jul mi chiese:
"quello della moglie di Milosevic?" Risposi di si. Anche qui: che ci
posso
fare? Del resto non si troverà nessuno scritto di mio pugno nel quale la
Jul
venga definita in quel modo.
Ma passiamo alle questioni di sostanza.
Effettivamente ho definito, e definisco, Rugova pacifista. Il fatto che
propugni l'indipendenza non lo rende per questo un guerrafondaio. Ma
forse
Ivan potrebbe pensare che anche Tito fosse un nemico, visto che nella
Costituzione della Repubblica Federale Jugoslava (fino al 1989) il
Kosovo
godeva del diritto di autodeterminazione. Quando si afferma un diritto
lo si
fa, credo, sapendo che può essere agito. O no? A Rugova e agli altri (ma
poi
torneremo sugli altri) non andai, anzi andammo visto che si trattava di
una
delegazione ufficiale del PRC i cui obiettivi politici furono discussi
(senza obiezione alcuna) dalla segreteria nazionale del partito, a dire
che
noi eravamo per l'indipendenza. Andammo a dire che eravamo contro
l'intervento della NATO e contro l'escalation violenta portata avanti
dall'UCK. Rugova ci disse che disperava di poter controllare il
movimento
visto che l'intransigenza di Belgrado lo stava spingendo dritto nelle
mani
di un'UCK che nel frattempo andava trasformandosi nel cavallo di troia
dello
scatenamento della guerra. La stessa cosa ci disse Demacj, che di li a
qualche giorno diventò il portavoce ufficiale dell'UCK. Anzi, a dire il
vero
Demacj disse, a differenza di Rugova che un gesto di Belgrado, e cioè il
ripristino del diritto all'autoderteminazione, avrebbe evitato il
conflitto
armato e avrebbe riproposto il problema dell'indipendenza in termini
pacifici. Ma chi è Demacj? Un agente della CIA? Demacj è semplicemente
un
reduce da 18 anni di prigione trascorsi nelle galere jugoslave con
l'accusa
di essere filo-Enver Hoxha. Naturalmente la mia parola per Ivan non vale
nulla. Allora citiamo Domenico Losurdo: "una componente dell'UCK
pretendeva
di essere erede di Enver Hoxha, pretendeva e pretende di essere
marxista-leninista, pretendeva di richiamarsi a un dirigente che era
alla
testa della lotta contro il revisionismo e contro il trotskismo." Si
tratta di un discorso di Losurdo pronunciato in occasione di un convegno
a Torino per la costruzione di un vero
partito comunista e pubblicato da AGINFORM che è il bollettino della
Fondazione Nino Pasti.
Sebbene le affermazioni di Losurdo siano seguite da altre considerazioni
che individuano finalmente nell'UCK uno strumento dell'imperialismo (e
da altre secondo le quali il PRC
"non è e non sarà mai comunista") rimane il fatto che l'origine dell'UCK
non è così il frutto di una operazione dei servizi segreti occidentali
come si vorrebbe far intendere, bensì
qualcosa di molto più complesso. Del resto lo stesso Demacj rimarrà
portavoce dell'UCK per ben poco tempo, sarà presto sostituito da altri
ben più allineati con la NATO e con i
suoi progetti di intervento. Tu stesso, Ivan, parli di una Jugoslavia
multinazionale, ed infatti lo era, fino a che negli anni ottanta
l'applicazione delle ricette del FMI, accettate ed
implementate dalla Lega dei Comunisti non accentuarono le differenze,
come succede dovunque vengano applicate, fra le diverse repubbliche e
fra le classi sociali. Continuo a
pensare che l'elemento veramente disgregativo della Jugoslavia vada
ricercato nella politica economica applicata allora. Lo stesso è
successo in Italia con il Nord, ma a differenza
della Jugoslavia non si sono sommate questioni religiose ed etniche. Di
fronte a quella disgregazione regionale e sociale esponenti della Lega
dei Comunisti cominciarono a dividersi
fra serbi croati musulmani albanesi ecc. E alle mire separatiste delle
regioni più forti economicamente come la Croazia e la Slovenia, e non
abbiamo mai smesso di denunciare le
responsabilità vaticane, tedeche ed europee, la risposta di Belgrado fu
una sorta di serbizzazione di tutta la Jugoslavia. Una politica cieca
incapace di rimuovere o almeno modificare
le cause economiche e sociali del disastro e subalterna, invece, perchè
a nazionalismi oppose altri nazionalismi. E' esattamente in quel
contesto che viene rimosso il diritto
all'autodeterminazione del Kosovo, ed è esattamente in ragione di questa
concezione nazionalista che comincia una repressione culturale ed etnica
nei territori controllati da
Belgrado. Potremmo discettare all'infinito su questo punto ma resto
convinto che quando si scivola da posizioni di classe a posizioni
nazionaliste la sinistra, ed i comunisti in
particolare, siano sconfitti in partenza. Nel corso di tutti gli anni
novanta in Kosovo si sviluppa un movimento nazionalista che rivendica
l'indipendenza, Rugova ne è il leader e si
tratta di un movimento dichiaratamente pacifico. La risposta di
Belgrado, che infatti unifica il PSS, la Jul e tutti i gruppi
dell'opposizione compresa quella monarchica e fascista, è
improntata all'ideologia nazionalistica più bieca: il Kosovo è serbo da
non so quanti secoli, abbiamo salvato l'occidente dalla barbarie
musulmana ecc. Quando l'UCK, visti gli
insuccessi della linea pacifica di Rugova, sorge e comincia una qualche
attività il Dipartimento di Stato USA la classifica come gruppo
terroristico. Siamo all'indomani degli
accordi di Dayton sulla Bosnia e cioè nel momento in cui Milosevic è
considerato ufficialmente dagli USA e da tutta la banda un interlocutore
credibile. Noi, da soli e
nell'isolamento più totale, criticammo gli accordi di Dayton proprio
perchè fondavano nuove istituzioni sulla base della conquista etnica del
territorio legittimendo ogni
malefatta, e le malefatte furono una pratica di tutte le componenti
etniche. Allo stesso tempo eravamo contro l'embargo nei confronti della
Serbia e della Jugoslavia, anzi
consideravamo l'embargo uno strumento per indurre una maggiore
destabilizzazione della regione, oltre che un'ingiustizia contro le
incolpevoli popolazioni. E' in quella fase che
si produce l'affare Telecom ed è per questo che ho detto che considero
del tutto plausibile quanto è emerso in seguito. Sull'affare Telecom
avrai certamente letto il mio intervento
alla camera che Liberazione ha pubblicato integralmente. Sono stato
testimone diretto di un Congresso del PSS nel quale la parola d'ordine
era privatizzare tutto il possibile,
diventare un Partito socialista dell'Internazionale, entrare in Europa.
Poi c'è una svolta. Mentre sembra svanire l'embargo e molte
multinazionali cominciano a posare il loro
sguardo sugli enormi affari che si possono fare in Jugoslavia ecco che
compare l'UCK e comincia la lotta armata in Kosovo. Sull'UCK ho già
detto prima, ma come mai gli USA
cominciano a sostenerla? Come mai le aperture politiche europee a
Milosevic cominciano a richiudersi? Come mai? Perchè la Jugoslavia è un
baluardo del socialismo? Perchè la zona
è un boccone prelibato dal punto di vista economico? Per favore non
scherziamo! Di socialismo in Jugoslavia non c'era più nemmeno l'ombra
fin dagli anni ottanta. Pensare che si
scateni una guerra imperialista per conquistare ciò che si può
tranquillamente comprare con un centesimo della spesa è veramente
ridurre la teoria dell'imperialismo ad una
caricatura. La verità è che si coglie un'occasione per preparare una
guerra il cui obiettivo è di molto più ambizioso, e più grave!
Rilanciare la NATO come gendarme mondiale e dare
un ulteriore colpo all'ONU, umiliare ancora di più la Russia fino a
ridurla definitivamente a potenza regionale e indirizzare il processo di
unità europea in senso atlantico e
mercantile, riaffermare in tutto questo processo l'egemonia americana.
Tutti obiettivi raggiunti, purtroppo. Anche a causa del fatto, e non si
può ignorare, che un nazionalismo, che
per giunta commette crimini (e non si dica che siccome la pulizia etnica
in Kosovo è stata esagerata a dismisura dai media è stato un fatto
insignificante!), può anche resistere nei
confronti dei nuovi assetti imperialistici, ma è destinato a sicura
sconfitta visto che non rappresenta e non propone nessuna alternativa.
Gli USA hanno voluto la guerra, ma i paesi
europei membri della NATO non l'hanno subita, l'hanno voluta anch'essi.
Del resto basta guardare al fatto che la guerra è stata conclusa dal G8,
a dimostrazione che uno degli
obiettivi fondamentali della guerra era ed è fare del G8 il nucleo del
nuovo governo reale del mondo. Ma forse qui bisognerebbe aprire un'altra
discussione relativa al capitalismo
contemporaneo, alla globalizzazione e all'indirizzo ultraatlantico e
mercantile che ha preso l'Unione Europea. Ma questa è un'altra
discussione. Che però mi piacerebbe fare senza
che le mie/nostre posizioni vengano bollate con anatemi ideologici e
senza fare a gara a chi la spara più grossa. Fermo restando il fatto che
a me sembra molto più radicalmente
anticapitalista ed antimperialista la denuncia della costruzione di un
nuovo ordine mondiale unipolare che la denuncia di un imperialismo che
ha come obiettivo principale abbattere
Milosevic ed impossessarsi del Kosovo. Infine alcune precisazioni.
Liberazione è stata attaccata da più parti e per motivi opposti, come
filo-milosevic e come anti-milosevic.
Mah! Anch'io avrei delle critiche da fare a Liberazione ma questa
ginnastica muscolare di organizzare invio di fax a sostegno dell'una e
dell'altra tesi mi sembra, lo devo proprio
dire, une emerita stupidaggine. Marcon è stato uno fra quelli che
dirigono associazioni ed ONG a promuovere la NON partecipazione di molte
org non governative alla missione
Arcobaleno, proprio perchè considerata interna alla guerra e non
umanitaria. Come si fa descriverlo come fai tu? Mah! La pulizia etinica
è "un'invenzione da un punto di vista
storico". Si tratterebbe di una repressione antiterroristica? Allora ha
ragione la Turchia con i curdi? L'iran con i comunisti, i fedayn e i
mujaydin iraniani? Saddam con il Partito
comunista iracheno? Suvvia! Cerchiamo di essere seri e di non fare gli
struzzi che mettono la testa sotto la sabbia! La realtà è quello che è,
a nulla serve nasconderla o giustificare
crimini giudicandoli con due pesi e due misure. Ma non solo per una
questione etica. Per essere veramente efficaci contro chi commette
crimini ancor più grandi e più gravi. Infine,
nella tua lettera si parla di "una parte del PRC". Quale? Perchè vedi,
caro Ivan, ogni presa di posizione e decisione inerente la nostra
politica contro la guerra Nato in Jugoslavia e su
tutti gli avvenimenti seguenti, elezioni politche recenti comprese, sono
state discusse in segreteria del partito e in direzione. Non c'è mai
stato un voto contrario o la richiesta di
una riunione per esaminare altre posizioni. So bene che ci sono, sia in
segreteria sia in direzione compagne e compagni che hanno posizioni ben
diverse, basta leggerle su riviste di
corrente come l'Ernesto. E' loro diritto averle, esprimerle nei modi e
nelle forme che vogliono. E' loro diritto cercare di farle diventare
maggioritarie nel partito. Ma non si può
delegittimare ciò che viene deciso e praticato con il loro assenso o con
il loro silenzio dagli organismi dirigenti del partito, come se fosse il
segretario o il sottoscritto a prendere
posizioni e decisioni di parte. Del resto se non si presentano
emendamenti alle tesi dei congressi, se non si vota in dissenso quando
si prendono decisioni impegnative, se si
abbandonano silenziosamente le riunioni della direzione per non votare
documenti politici fondamentali, credo lo si faccia perchè si sa di
essere in minoranza. Io personalmente
sono stato molte volte in minoranza, sia nel PCI sia in Rifondazione
quando Cossutta, e la sua demagogia, andava per la maggiore. Penso si
possa e si debba rischiare il posticino per
una battaglia politica di grande valore. Ma non pretendo di applicare
questo principio a tutti. Se non fanno una battaglia aperta negli
organismi dirigenti del partito avranno le loro
buone ragioni. Ma finchè non la faranno non hanno il diritto di dire che
le posizioni del PRC sono di una parte o di parte.
ciao
Ramon Mantovani
PS siccome non so a chi sia stata spedita la lettera aperta spero tu
voglia far conoscere la mia risposta allo stesso indirizzario
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Vuoi sapere proprio tutto su Domeus?
Chi siamo, cosa facciamo e a cosa serviamo?
Conoscici meglio!
tuttosu-subscribe@... oppure
http://www.domeus.it/ad1304780/www.domeus.it
Se vuoi cancellarti da questo gruppo, clicca qui: http://www.domeus.it/info/unsubscribe
Alla risposta di Mantovani seguira' presto una nostra replica.
Coordinamento Romano per la Jugoslavia
---
> Lettera aperta a Ramon Mantovani
> e per conoscenza alla Direzione del PRC
>
> Faccio riferimento alle parole che Mantovani mi disse alcuni anni fa,
> in seguito ad una mia critica relativa a certi titoli del
> quotidiano "Liberazione" sulla guerra in Bosnia : "Il titolo e' un po'
> infelice, ma sai quali sono le posizioni del partito e puoi ritrovarle
> nel contenuto dell'articolo..." Gia' allora fui scettico e
> risposi : "Ma in quanti vuoi che vadano a vedere il contenuto
> dell'articolo, con tutta la propaganda continua e a senso unico che
> devono sorbirsi da tutti i media: la gente si ferma al titolo e giudica
> in base a quello".
> Pochi giorni fa mi sono purtroppo dovuto ricordare di questo scambio di
> battute. Su "Liberazione" del 17 febbraio scorso si leggeva il
> titolo: "Mantovani, PRC : Il caso Telecom e' plausibile". Il contenuto
> svela chiaramente quali sono i referenti privilegiati da Mantovani e da
> una parte del PRC, nelle problematiche jugoslave: "Quando nell'estate
> del 1998 (prima dell'inizio del conflitto [per il Kosovo-Metohija]) mi
> recai nuovamente a Belgrado e a Pristina (...) trovai sia gli esponenti
> del Partito Socialista sia quelli della JUL, il partito della signora
> Milosevic [sic! Mira Markovic : "Per i compagni sono compagna, per gli
> altri ho un nome e cognome", dal libro-intervista "La risposta",
> Edizioni Internazionali Beta, Roma 1998, che voi avete opportunamente
> evitato di recensire su "Liberazione"...], molto freddi. Al contrario
> ho trovato buona accoglienza da parte dei leader pacifisti kosovari
> [vuol dire secessionisti pan-albanesi ?], Rugova in testa."
>
> A parte il fatto che qui Mantovani dimentica di parlare dell'accoglienza
> che gli riservarono i "combattenti" dell'UCK - ma come diamine puo'
> continuare
> a definire semplicisticamente "pacifisti" gli ambienti rugoviani,
> legati da sempre all'Occidente attraverso Germania e Vaticano, quando
> lo stesso Rugova ha ripetuto per l'ennesima volta a "Der Spiegel" lo
> scorso dicembre che la indipendenza e' il suo obiettivo, aggiungendo
> peraltro (come se non l'avessimo gia' capito) che "La NATO e' gia' il
> nostro esercito privato"?!? Dichiarazioni che ricalcano pari-pari
> le precedenti, ad esempio quelle del '92 a "Danas" (Croazia), nelle
> quali Rugova ha sempre sostenuto che quello di protettorato deve
> essere uno status transitorio in vista delle unificazione della
> Grande Albania. Avete pubblicato almeno queste ultime dichiarazioni
> a "Der Spiegel" su "Liberazione"? Perche' non ne traete mai nessuna
> conseguenza?
>
> In tutto il resto dell'articolo di Mantovani e' contraddittorio e
> dimostra apparentemente scarsa conoscenza delle questioni, ad esempio
> quando dice che la FIAT (Iveco) avrebbe fatto "il suo ingresso con
> quote consistenti nelle imprese di quel paese", il che e' semmai da
> riferire ai decenni precedenti ma resta comunque inesatto.
> Il recente "caso" della Telekom serba e' chiaramente, a mio avviso, una
> campagna tutta giocata a fini di politica interna italiana, con la
> quale pero' si cerca sempre di attribuire, in ultimo, le colpe peggiori
> a Milosevic che avrebbe "finanziato la pulizia etnica", pulizia etnica
> che e' una invenzione, dal punto di vista storico. La RF di Jugoslavia
> ha dovuto attuare una legittima repressione contro il movimento
> secessionista e terrorista, movimento che tutti gli internazionalisti
> ed i democratici avrebbero dovuto denunciare e combattere per il suo
> carattere nazionalista e reazionario e per la sua funzione
> disgregatrice nei confronti della Jugoslavia multinazionale, in questo
> affiancato dagli altri secessionismi.
> D'altronde anche nell'articolo a fianco, a firma Paola Pittei, si
> dimostra chi sono gli interlocutori del PRC sulle questioni jugoslave :
> Giulio Marcon, capofila di una delle tante ONG, istituzioni
> paragovernative (altro che "non governative..."), maestrine di
> democrazia ma con le mani in pasta nella gestione degli "aiuti"
> (predestinati verso si-sa-chi) e della ricostruzione. Da ben prima dei
> bombardamenti Marcon e altri come lui invocavano una
> internazionalizzazione della questione del Kosovo-Metohija, adesso che
> quello e' diventato un protettorato co-gestito da NATO e mafia
> nazionalista non sono ancora soddisfatti ?
>
> Ivan per il Coordinamento Romano per la Jugoslavia
> Roma, 23/2/2001
Caro Ivan, o meglio: cari compagni del Coordinamento Romano per la
Jugoslavia, visto che dalla firma mi pare di capire si tratti di una
lettera
inviata a nome del comitato,
rispondo volentieri alla tua del 23/2/2001 (che a me è giunta il 1°
marzo via
email). Mi scuso per il ritardo ma il periodo è piuttosto fitto di
impegni e di viaggi.
Francamente non ricordo l'episodio dell'articolo sulla Bosnia, ma mi
sembra
probabile visto che, come è risaputo, i titoli non vengono fatti da chi
scrive gli articoli. In ogni caso le posizioni che assunsi all'epoca
dell'intervento NATO in Bosnia credo parlino da sole.
Quanto alla mia dichiarazione pubblicata il 17 febbraio da "Liberazione"
si
tratta di un dispaccio ANSA. Non so nemmeno dire quante volte l'ANSA,
diramando dispacci relativi a mie dichiarazioni, abbia, nel corso di
questi
ultimi anni, definito il sottoscritto e/o il PRC filo-Milosevic.
Ma...tant'è, che ci posso fare?
Lo stesso dicasi per la questione "signora Milosevic". Il giornalista
ANSA,
che mi contattò per telefono, quando pronunciai la sigla Jul mi chiese:
"quello della moglie di Milosevic?" Risposi di si. Anche qui: che ci
posso
fare? Del resto non si troverà nessuno scritto di mio pugno nel quale la
Jul
venga definita in quel modo.
Ma passiamo alle questioni di sostanza.
Effettivamente ho definito, e definisco, Rugova pacifista. Il fatto che
propugni l'indipendenza non lo rende per questo un guerrafondaio. Ma
forse
Ivan potrebbe pensare che anche Tito fosse un nemico, visto che nella
Costituzione della Repubblica Federale Jugoslava (fino al 1989) il
Kosovo
godeva del diritto di autodeterminazione. Quando si afferma un diritto
lo si
fa, credo, sapendo che può essere agito. O no? A Rugova e agli altri (ma
poi
torneremo sugli altri) non andai, anzi andammo visto che si trattava di
una
delegazione ufficiale del PRC i cui obiettivi politici furono discussi
(senza obiezione alcuna) dalla segreteria nazionale del partito, a dire
che
noi eravamo per l'indipendenza. Andammo a dire che eravamo contro
l'intervento della NATO e contro l'escalation violenta portata avanti
dall'UCK. Rugova ci disse che disperava di poter controllare il
movimento
visto che l'intransigenza di Belgrado lo stava spingendo dritto nelle
mani
di un'UCK che nel frattempo andava trasformandosi nel cavallo di troia
dello
scatenamento della guerra. La stessa cosa ci disse Demacj, che di li a
qualche giorno diventò il portavoce ufficiale dell'UCK. Anzi, a dire il
vero
Demacj disse, a differenza di Rugova che un gesto di Belgrado, e cioè il
ripristino del diritto all'autoderteminazione, avrebbe evitato il
conflitto
armato e avrebbe riproposto il problema dell'indipendenza in termini
pacifici. Ma chi è Demacj? Un agente della CIA? Demacj è semplicemente
un
reduce da 18 anni di prigione trascorsi nelle galere jugoslave con
l'accusa
di essere filo-Enver Hoxha. Naturalmente la mia parola per Ivan non vale
nulla. Allora citiamo Domenico Losurdo: "una componente dell'UCK
pretendeva
di essere erede di Enver Hoxha, pretendeva e pretende di essere
marxista-leninista, pretendeva di richiamarsi a un dirigente che era
alla
testa della lotta contro il revisionismo e contro il trotskismo." Si
tratta di un discorso di Losurdo pronunciato in occasione di un convegno
a Torino per la costruzione di un vero
partito comunista e pubblicato da AGINFORM che è il bollettino della
Fondazione Nino Pasti.
Sebbene le affermazioni di Losurdo siano seguite da altre considerazioni
che individuano finalmente nell'UCK uno strumento dell'imperialismo (e
da altre secondo le quali il PRC
"non è e non sarà mai comunista") rimane il fatto che l'origine dell'UCK
non è così il frutto di una operazione dei servizi segreti occidentali
come si vorrebbe far intendere, bensì
qualcosa di molto più complesso. Del resto lo stesso Demacj rimarrà
portavoce dell'UCK per ben poco tempo, sarà presto sostituito da altri
ben più allineati con la NATO e con i
suoi progetti di intervento. Tu stesso, Ivan, parli di una Jugoslavia
multinazionale, ed infatti lo era, fino a che negli anni ottanta
l'applicazione delle ricette del FMI, accettate ed
implementate dalla Lega dei Comunisti non accentuarono le differenze,
come succede dovunque vengano applicate, fra le diverse repubbliche e
fra le classi sociali. Continuo a
pensare che l'elemento veramente disgregativo della Jugoslavia vada
ricercato nella politica economica applicata allora. Lo stesso è
successo in Italia con il Nord, ma a differenza
della Jugoslavia non si sono sommate questioni religiose ed etniche. Di
fronte a quella disgregazione regionale e sociale esponenti della Lega
dei Comunisti cominciarono a dividersi
fra serbi croati musulmani albanesi ecc. E alle mire separatiste delle
regioni più forti economicamente come la Croazia e la Slovenia, e non
abbiamo mai smesso di denunciare le
responsabilità vaticane, tedeche ed europee, la risposta di Belgrado fu
una sorta di serbizzazione di tutta la Jugoslavia. Una politica cieca
incapace di rimuovere o almeno modificare
le cause economiche e sociali del disastro e subalterna, invece, perchè
a nazionalismi oppose altri nazionalismi. E' esattamente in quel
contesto che viene rimosso il diritto
all'autodeterminazione del Kosovo, ed è esattamente in ragione di questa
concezione nazionalista che comincia una repressione culturale ed etnica
nei territori controllati da
Belgrado. Potremmo discettare all'infinito su questo punto ma resto
convinto che quando si scivola da posizioni di classe a posizioni
nazionaliste la sinistra, ed i comunisti in
particolare, siano sconfitti in partenza. Nel corso di tutti gli anni
novanta in Kosovo si sviluppa un movimento nazionalista che rivendica
l'indipendenza, Rugova ne è il leader e si
tratta di un movimento dichiaratamente pacifico. La risposta di
Belgrado, che infatti unifica il PSS, la Jul e tutti i gruppi
dell'opposizione compresa quella monarchica e fascista, è
improntata all'ideologia nazionalistica più bieca: il Kosovo è serbo da
non so quanti secoli, abbiamo salvato l'occidente dalla barbarie
musulmana ecc. Quando l'UCK, visti gli
insuccessi della linea pacifica di Rugova, sorge e comincia una qualche
attività il Dipartimento di Stato USA la classifica come gruppo
terroristico. Siamo all'indomani degli
accordi di Dayton sulla Bosnia e cioè nel momento in cui Milosevic è
considerato ufficialmente dagli USA e da tutta la banda un interlocutore
credibile. Noi, da soli e
nell'isolamento più totale, criticammo gli accordi di Dayton proprio
perchè fondavano nuove istituzioni sulla base della conquista etnica del
territorio legittimendo ogni
malefatta, e le malefatte furono una pratica di tutte le componenti
etniche. Allo stesso tempo eravamo contro l'embargo nei confronti della
Serbia e della Jugoslavia, anzi
consideravamo l'embargo uno strumento per indurre una maggiore
destabilizzazione della regione, oltre che un'ingiustizia contro le
incolpevoli popolazioni. E' in quella fase che
si produce l'affare Telecom ed è per questo che ho detto che considero
del tutto plausibile quanto è emerso in seguito. Sull'affare Telecom
avrai certamente letto il mio intervento
alla camera che Liberazione ha pubblicato integralmente. Sono stato
testimone diretto di un Congresso del PSS nel quale la parola d'ordine
era privatizzare tutto il possibile,
diventare un Partito socialista dell'Internazionale, entrare in Europa.
Poi c'è una svolta. Mentre sembra svanire l'embargo e molte
multinazionali cominciano a posare il loro
sguardo sugli enormi affari che si possono fare in Jugoslavia ecco che
compare l'UCK e comincia la lotta armata in Kosovo. Sull'UCK ho già
detto prima, ma come mai gli USA
cominciano a sostenerla? Come mai le aperture politiche europee a
Milosevic cominciano a richiudersi? Come mai? Perchè la Jugoslavia è un
baluardo del socialismo? Perchè la zona
è un boccone prelibato dal punto di vista economico? Per favore non
scherziamo! Di socialismo in Jugoslavia non c'era più nemmeno l'ombra
fin dagli anni ottanta. Pensare che si
scateni una guerra imperialista per conquistare ciò che si può
tranquillamente comprare con un centesimo della spesa è veramente
ridurre la teoria dell'imperialismo ad una
caricatura. La verità è che si coglie un'occasione per preparare una
guerra il cui obiettivo è di molto più ambizioso, e più grave!
Rilanciare la NATO come gendarme mondiale e dare
un ulteriore colpo all'ONU, umiliare ancora di più la Russia fino a
ridurla definitivamente a potenza regionale e indirizzare il processo di
unità europea in senso atlantico e
mercantile, riaffermare in tutto questo processo l'egemonia americana.
Tutti obiettivi raggiunti, purtroppo. Anche a causa del fatto, e non si
può ignorare, che un nazionalismo, che
per giunta commette crimini (e non si dica che siccome la pulizia etnica
in Kosovo è stata esagerata a dismisura dai media è stato un fatto
insignificante!), può anche resistere nei
confronti dei nuovi assetti imperialistici, ma è destinato a sicura
sconfitta visto che non rappresenta e non propone nessuna alternativa.
Gli USA hanno voluto la guerra, ma i paesi
europei membri della NATO non l'hanno subita, l'hanno voluta anch'essi.
Del resto basta guardare al fatto che la guerra è stata conclusa dal G8,
a dimostrazione che uno degli
obiettivi fondamentali della guerra era ed è fare del G8 il nucleo del
nuovo governo reale del mondo. Ma forse qui bisognerebbe aprire un'altra
discussione relativa al capitalismo
contemporaneo, alla globalizzazione e all'indirizzo ultraatlantico e
mercantile che ha preso l'Unione Europea. Ma questa è un'altra
discussione. Che però mi piacerebbe fare senza
che le mie/nostre posizioni vengano bollate con anatemi ideologici e
senza fare a gara a chi la spara più grossa. Fermo restando il fatto che
a me sembra molto più radicalmente
anticapitalista ed antimperialista la denuncia della costruzione di un
nuovo ordine mondiale unipolare che la denuncia di un imperialismo che
ha come obiettivo principale abbattere
Milosevic ed impossessarsi del Kosovo. Infine alcune precisazioni.
Liberazione è stata attaccata da più parti e per motivi opposti, come
filo-milosevic e come anti-milosevic.
Mah! Anch'io avrei delle critiche da fare a Liberazione ma questa
ginnastica muscolare di organizzare invio di fax a sostegno dell'una e
dell'altra tesi mi sembra, lo devo proprio
dire, une emerita stupidaggine. Marcon è stato uno fra quelli che
dirigono associazioni ed ONG a promuovere la NON partecipazione di molte
org non governative alla missione
Arcobaleno, proprio perchè considerata interna alla guerra e non
umanitaria. Come si fa descriverlo come fai tu? Mah! La pulizia etinica
è "un'invenzione da un punto di vista
storico". Si tratterebbe di una repressione antiterroristica? Allora ha
ragione la Turchia con i curdi? L'iran con i comunisti, i fedayn e i
mujaydin iraniani? Saddam con il Partito
comunista iracheno? Suvvia! Cerchiamo di essere seri e di non fare gli
struzzi che mettono la testa sotto la sabbia! La realtà è quello che è,
a nulla serve nasconderla o giustificare
crimini giudicandoli con due pesi e due misure. Ma non solo per una
questione etica. Per essere veramente efficaci contro chi commette
crimini ancor più grandi e più gravi. Infine,
nella tua lettera si parla di "una parte del PRC". Quale? Perchè vedi,
caro Ivan, ogni presa di posizione e decisione inerente la nostra
politica contro la guerra Nato in Jugoslavia e su
tutti gli avvenimenti seguenti, elezioni politche recenti comprese, sono
state discusse in segreteria del partito e in direzione. Non c'è mai
stato un voto contrario o la richiesta di
una riunione per esaminare altre posizioni. So bene che ci sono, sia in
segreteria sia in direzione compagne e compagni che hanno posizioni ben
diverse, basta leggerle su riviste di
corrente come l'Ernesto. E' loro diritto averle, esprimerle nei modi e
nelle forme che vogliono. E' loro diritto cercare di farle diventare
maggioritarie nel partito. Ma non si può
delegittimare ciò che viene deciso e praticato con il loro assenso o con
il loro silenzio dagli organismi dirigenti del partito, come se fosse il
segretario o il sottoscritto a prendere
posizioni e decisioni di parte. Del resto se non si presentano
emendamenti alle tesi dei congressi, se non si vota in dissenso quando
si prendono decisioni impegnative, se si
abbandonano silenziosamente le riunioni della direzione per non votare
documenti politici fondamentali, credo lo si faccia perchè si sa di
essere in minoranza. Io personalmente
sono stato molte volte in minoranza, sia nel PCI sia in Rifondazione
quando Cossutta, e la sua demagogia, andava per la maggiore. Penso si
possa e si debba rischiare il posticino per
una battaglia politica di grande valore. Ma non pretendo di applicare
questo principio a tutti. Se non fanno una battaglia aperta negli
organismi dirigenti del partito avranno le loro
buone ragioni. Ma finchè non la faranno non hanno il diritto di dire che
le posizioni del PRC sono di una parte o di parte.
ciao
Ramon Mantovani
PS siccome non so a chi sia stata spedita la lettera aperta spero tu
voglia far conoscere la mia risposta allo stesso indirizzario
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Vuoi sapere proprio tutto su Domeus?
Chi siamo, cosa facciamo e a cosa serviamo?
Conoscici meglio!
tuttosu-subscribe@... oppure
http://www.domeus.it/ad1304780/www.domeus.it
Se vuoi cancellarti da questo gruppo, clicca qui: http://www.domeus.it/info/unsubscribe