MACERATA, LE FOIBE E L’ANTIFASCISMO ELETTORALE (di Marco Santopadre, 15 febbraio 2018)
Intimidazioni vecchie e nuove
Rete Antifascista Cologno ha condiviso un post, 24/1/2019:
A due settimane dall'assemblea pubblica, arrivano puntuali le bufale e le narrazioni tossiche dei "fascisti del terzo millennio". Un motivo in più per partecipare e invitare i tuoi contatti all'iniziativa! Daje!
Roma. Arriva la polizia per “scoraggiare” la ricerca storica sulle foibe (di Redazione Contropiano, 8 febbraio 2018)
Al Liceo “Pasteur” di Roma arriva la polizia durante una conferenza della storica Alessandra Kersevan su foibe e revisionismo.
Di seguito un comunicato di alcuni docenti e ATA sull’accaduto...
Guerriglia e controguerriglia
Foibe, nelle scuole venete un fumetto sulla storia di Norma Cossetto (30 Gennaio 2019)
... la Regione Veneto (...) distribuirà nelle scuole secondarie di primo grado la storia a fumetti di Norma Cossetto e un opuscolo informativo, curato dallo storico Guido Rumici. L'iniziativa, finanziata con 15 mila euro dalla Giunta regionale, rientra nel protocollo di intesa tra Regione, Miur e Federazione degli esuli...
Jesolo. L’ultima provocazione: un monumento ai martiri delle foibe (di Alberto D’Andrea / PCI, 25 gennaio 2019)
... Attorno a tale monumento si è sviluppata tutta una querelle sull’opportunità o meno di indicare le date 1920-1945, come compromesso tra Anpi, Assoarma e scultore a cui è stata commissionata l’opera. Il Pci non si trova d’accordo con nessuno dei tre, come non ci troviamo d’accordo con la ricorrenza del “giorno del ricordo”. Il tanto decantato “giorno del ricordo” nasce nel 2004, in piena era berlusconiana e quando i fascisti erano al governo, per contrapposizione al “Giorno della memoria” il 27 gennaio...
E questo sarebbe un giornalista? (di Claudia Cernigoi, 20 febbraio 2018)
Luca Urizio, l'inventore della "foiba di Rosazzo", spaccia foto dei lager per foto di infoibati, definisce Tito "una specie di Hitler dei Balcani", afferma che "nelle foibe sono morti decine di migliaia di italiani"...
Giornata delle Foibe, striscione pro Tito a Modena (10 febbraio 2018)
... "Maresciallo siamo con te. Meno male che Tito c'è'. Lo striscione è apparso questa mattina, giornata del ricordo di tutte le vittime delle foibe, a Modena davanti alla sede del circolo identitario la 'Terra dei Padri', che si trova in via Nicolò Biondo...
Na transparentu iz Modena(Italija) piše : Maršale -mi smo sa tobom ! Samo da je Tito postojao ! (Izvor: FB-stranica "SFR Jugoslavija - SFR Yugoslavia")
Il camerata Storace diffonde una foto taroccata sulle #foibe, fa una figuraccia, poi querela e gli va male (di Nicoletta Bourbaki, 19.06.2017)
Il 10 febbraio 2016, Storace aveva rilanciato dal suo account twitter la foto dei fucilati di Dane, il falso fotografico sulle foibe per antonomasia, mostrando di dare credito all’infame vulgata secondo cui l’immagine rappresenta un’esecuzione di soldati italiani a opera di partigiani titini... il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma ha archiviato una querela per diffamazione presentata da Francesco Storace... Le persone denunciate erano la giornalista Ilaria Lonigro, collaboratrice de ilfattoquotidiano.it, e il direttore responsabile della testata, Peter Gomez...
https://www.wumingfoundation.com/giap/2017/06/il-camerata-storace-diffonde-una-foto-taroccata-sulle-foibe-poi-querela-e-gli-va-male/
Giorno del ricordo e scuola: 3 parole per l'incendio del Narodni dom di Trieste e la solita storia di noialtri (6 dicembre 2017)
Con il Concorso nazionale “10 febbraio”, che esiste dal 2013, in Italia si avrebbe lo scopo di promuovere, in base a quello che si legge nel sito istituzionale di riferimento, " l’educazione europea e la cittadinanza attiva... mai una riga o parola è stata formulata sulle responsabilità italiane in quel cataclisma. Il piatto è servito con il solito contorno, di oppressione e sapori di rivendicazioni....
=== 1: Casapound, "esuli" e deputati contro la libertà di insegnamento ===
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Casapound Italia può impedire che prenda la parola la Associazione Nazionale Partigiani d'Italia?
Foibe, Blocco Studentesco sul piede di guerra: “Impediremo le conferenze dell’Anpi” (di Davide Romano -24 Gennaio 2019)
Il Blocco Studentesco lancia la sfida alla “sindaca” Virginia Raggi
“Fuori l’Anpi dalle scuole”. Polemica per lo striscione del Blocco Studentesco (di Aldo Milesi -25 Gennaio 2019)
Così recita lo striscione affisso dall’associazione Blocco Studentesco sul muro di cinta del liceo Eugenio Montale. L’azione del movimento giovanile di CasaPound è da vedersi in relazione alla promessa, fatta dallo stesso Blocco, di bloccare le conferenze sulle Foibe che l’Anpi dovrebbe tenere nelle scuole romane in occasione del 10 febbraio...
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Foibe, lezioni dell'Anpi nelle scuole: ira dell'associazione dei Giuliano-Dalmata
Martedì 22 Gennaio 2019 di Giampiero Valenza
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Roma, schiaffo agli esuli istriani: il racconto delle foibe affidato all'Anpi
Un evento nelle scuole per il Ricordo affidato ai partigiani. Ira dell'associazione delle vittime: "Come un nazista che parla di shoah"
Claudio Cartaldo - Mer, 23/01/2019
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Foibe, M5S smentisce la sindaca e si accoda a Fratelli d'Italia
Bianca Elisi - Mer, 23/01/2019
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FOIBE, FDI: NELLE SCUOLE SOLO TESTIMONI DIRETTI O ASSOCIAZIONI ESULI. BENE APPROVAZIONE MOZIONE FDI
“Fratelli d’Italia esprime soddisfazione per l’approvazione avvenuta all’unanimità in commissione Cultura della Camera, della mozione presentata da FDI e che vincola i soli testimoni diretti e le associazioni degli esuli istriani, giuliani e dalmati a parlare nelle scuole della tragedia delle foibe. Nella mozione si evidenzia come sia necessario impedire che tali eventi vengano minimizzati o che siano oggetto di teorie negazioniste non corrispondenti alla realtà storica di quei tragici fatti. Il governo, pur nel rispetto dell’autonomia scolastica, ha anche accolto la richiesta che vengano proiettati nelle scuole, documentari e filmati come ‘Rosso Istria’. FDI ringrazia tutti i gruppi parlamentari per la sensibilità dimostrata”.
Lo dichiarano Federico Mollicone e Paola Frassinetti, deputati di Fratelli d’Italia e firmatari della mozione.
(23 Gennaio 2019)
=== 2: Polemiche a Rovigo ===
BASOVIZZA: “STORY FROM TRIESTE UNTRUE”
<< A proposito di una “buca della morte”. Falsa notizia da Trieste >>. Così titolava il quotidiano neo-zelandese Evening Post del 6 agosto 1945, riferendosi alle voci incontrollate sulla “foiba” di Basovizza...
Più precisamente, il testo è all’incirca quello dell’intervista a Cecil Sprigge apparsa su “Risorgimento Liberale” il 5 agosto 1945 (riportata a pag. 170 del libro Operazione “Foibe” tra storia e mito di Claudia Cernigoi, ed.2005). E’ probabile dunque che lo “Special P.A. Correspondent” del “Manchester Guardian”, citato come fonte diretta dall’Evening Post del giorno dopo, fosse lo stesso Sprigge.
(Da JUGOINFO / Visnjica broj 904, 17/12/2012)
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Cosa c’è di sbagliato nel post apparso sulla pagina FB dell’ANPI di Rovigo?
La Nuova Alabarda, martedì 29 Gennaio 2019
Ha suscitato uno scandalo enorme un commento (quasi subito rimosso) pubblicato sulla pagina Facebook dell’Anpi di Rovigo, che pubblichiamo di seguito (lo screenshot è comunque presente in rete).
Diciamo subito che lo stile non è dei migliori, così come vi sono alcuni errori di ortografia (Basovizza va con una “s” sola). Ma, a parte questo, cominciamo dall’inizio: “le foibe le hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i Partigiani jugoslavi che come invenzione storica”. In realtà questo non è esatto. Le foibe sono state “inventate”, o, più correttamente, l’idea di eliminare i nemici gettandoli in una foiba è nata dai nazionalisti italiani della zona istriana di Pisino, all’inizio del secolo scorso. Abbiamo già pubblicato in altra nota su questa pagina (https://www.facebook.com/notes/la-nuova-alabarda/chi-rivendica-le-foibe/675308529306383/alcuni) alcuni documenti che dimostrano chi furono i primi a teorizzare la pratica dell’infoibamento: nel 1919 il “vate” Giulio Italico, al secolo Giuseppe Cobol (poi italianizzatosi in “Cobolli Gigli”), pubblicò un libello dal titolo “Trieste. La fedele di Roma” edito da Lattes, del quale pubblichiamo di seguito alcuni stralci delle pagine 199 e 200:
Interessante “musa”, questa istriana, che invoca la morte per “infoibamento” di chi vorrebbe mantenere la propria identità slovena o croata... ma proseguiamo con un altro testo, del 1925, che venne addirittura “approvato” per essere usato nelle scuole:
In pratica, nelle scuole italiane si insegnava ai ragazzini che il “dovere” di difendere la “favella di Dante” si concretizzava nel far finire in fondo alla “Foiba” (cioè l’orrido che costeggia il castello di Pisino, letto dell’omonimo torrente) coloro che “offendevano” Pisino con parole non italiane: in pratica un invito al massacro delle popolazioni non italiane dell’Istria.
Questa l’origine dell’apologia della “foiba”: origine non slava e tantomeno comunista, ma nazionalista italiana e fascista.
Ma oltre alla teoria dell’infoibamento esistono anche testimonianze di chi vide gettare antifascisti nelle foibe istriane (come Raffaello Camerini); ben più importante, però, la testimonianza di Jordan Zahar
“Nell’estate del ‘44 pascolavamo il bestiame nei pressi del pozzo della miniera di Basovizza ed abbiamo visto più volte venire su due appartenenti alla Guardia Civica (riconosciuti per le loro buffe uniformi di colore blu e verde) che portavano con sé dei civili che, uno alla volta, gettavano dentro il pozzo. Abbiamo notato che spingevano giù sia maschi che femmine. Li vedemmo arrivare un giorno con un furgone della ditta Zimolo” (in realtà chi usava il furgone dell’impresa mortuaria Zimolo per coprire i propri misfatti erano gli agenti della “banda Collotti”, cioè l’Ispettorato Speciale di PS per la Venezia Giulia, nel quale corpo però erano stati inquadrati anche militi della Guardia Civica, quindi le cose descritte possono tornare).
E così arriviamo al secondo punto del post incriminato: “la vergognosa fandonia della foiba di Basovizza”. Su questo argomento abbiamo pubblicato uno studio specifico (si può leggere e scaricare qui: http://www.diecifebbraio.info/2012/01/la-foiba-di-basovizza-5/) basato su diversi documenti provenienti da archivi britannici e statunitensi, oltre che italiani e sloveni. In breve, nel settembre del 1945 le autorità angloamericane diedero ordine di esplorare il pozzo della miniera di Basovizza per verificare le “voci” che sostenevano che nel maggio 1945 gli Jugoslavi vi avessero gettate dalle 400 alle 600 persone. Alcuni di questi documenti furono pubblicati anche sul quotidiano triestino Il Piccolo il 31/1/95 e questo è il resoconto dei recuperi:
“ L’operazione è iniziata il 7 agosto, ma a causa di molti problemi fastidiosi dovuti all’equipaggiamento non idoneo, i lavori rimasero bloccati per due settimane fino alla sostituzione della benna, e nessun soddisfacente recupero fu possibile fino al 21 settembre 1945. Su 52 tentativi solo 38 furono portati a termine con successo.
22 settembre una tunica e un braccio umano; 23 settembre: recupero insoddisfacente. 24 settembre: due carcasse di cavallo, parti di un’arma automatica e il fodero di una spada. 25 settembre: resti di un cavallo e tre corpi umani (uno di un tedesco WO, un altro presumibilmente di un tedesco), il terzo presumibilmente di sesso femminile. 26 settembre: quattro corpi umani, resti di cavallo e indumenti. 27 settembre: resti umani (human flesh) resti di cavallo e zoccoli. 28 settembre: un corpo umano, resti umani. 29 settembre: giorno dedicato alla manutenzione. 4 ottobre: resti umani, resti di cavallo, indumenti e uno stivale. 5 ottobre: resti umani, due piedi, resti di cavallo, capelli. 6 ottobre: resti umani, pietrisco, legname. 8 ottobre: pietrisco, due piedi, uno stivale, un berretto inglese “G.S.” (si pensa appartenuto per ultimo a un membro della guardia). 9 ottobre un corpo, due piedi, una mano, pietrisco”.
E così commentò il Piccolo: “ Ma una decina di corpi smembrati e irriconoscibili non dovevano sembrare un risultato soddisfacente e alla fine si preferì sospendere i lavori”. Va detto che nei documenti statunitensi si legge che “la cessazione delle investigazioni è autorizzata. Per minimizzare qualsiasi effetto sull’opinione pubblica italiana e qualsiasi possibilità che gli Jugoslavi interpretino la cessazione come un’ammissione che le accuse contro di loro erano infondate, siete autorizzati a rilasciare una dichiarazione pubblica che la cessazione delle investigazioni è dovuta a difficoltà fisiche sopravvenute, e che ciò non implicava che le asserzioni fatte dal CLNAI siano dimostrate essere senza fondamento” (“Priorità/Combined Chiefs of Staff/W.D. Ext. 77500/Secret to Allied Force Headquarters Caserta Italy – British Joint Staff Mission Washington DC (Signed C.R. Peck, Colonel, Infantry U.S. Executive Secretary)/Secret/19 February 1946”).
Dunque dall’attuale monumento nazionale detto “Foiba di Basovizza” furono recuperati una decina di corpi e poi più nulla (come narriamo nel testo citato). Va aggiunto che nel 2005 fu presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Trieste, per chiedere la sospensione dei lavori di “riqualificazione” dell’area circostante la cosiddetta “foiba di Basovizza”. Considerato che nel corso degli ultimi cinquant’anni (all’epoca: adesso sono dieci di più, n.d.r.) dichiarazioni di uomini politici, storici e notizie stampa di varia provenienza hanno parlato di eccidi commessi nella zona nei primi giorni del maggio 1945 ad opera dell’esercito jugoslavo, e che altre notizie e dichiarazioni di autorevoli personalità politiche (come le risposte ad interrogazioni parlamentari presentate nel 1959 dopo la copertura della voragine, copertura che l’allora ministro Andreotti definì “provvisoria”) asseriscono la presenza di resti umani nella voragine a tutt’oggi, il parere degli scriventi, nonché motivo dell’esposto era che sarebbe stato necessario, prima di procedere a qualsivoglia risistemazione dell’area, provvedere al recupero delle salme che da decenni si dice si trovino in fondo al Pozzo della miniera. Ma l’allora Procuratore capo di Trieste Nicola Maria Pace archiviò l’esposto con la formula “non costituisce notizia di reato”, senza altre motivazioni (la formula non prevede vengano date motivazioni, peraltro).
Se quindi la Procura di Trieste nel 2005 ha ritenuto infondate le voci che davano presenti ancora centinaia di salme nella “foiba” di Basovizza, e dal 1945 non furono recuperate altre salme oltre alla decina di cui abbiamo parlato, ciò significa che non vi fu alcun eccidio a Basovizza così come viene descritto dalla propaganda (e quindi si tratta di una “fandonia”, che anche a parere nostro è “vergognosa” perché specula su morti e sensibilità umane), quella stessa propaganda che oggi si permette di tacciare di “negazionisti” coloro che tali “fandonie” hanno smascherato.
Claudia Cernigoi
29 gennaio 2019
I servi dei nazisti a Basovizza (anche) quest'anno, nel "Giorno del Ricordo", alla presenza complice di candidati di partiti "antifascisti" come Debora Serracchiani... Foto e testo alla URL:
L’onnipresenza della Decima Mas
LA NUOVA ALABARDA·DOMENICA 11 FEBBRAIO 2018
Reparti della Decima Mas operarono rappresaglie e rastrellamenti soprattutto nel Piemonte, però anche al confine orientale si distinsero per la loro ferocia (ad un certo punto i dirigenti militari nazisti decisero di allontanarli dalla nostra regione perché si erano resi talmente invisi alla popolazione per il loro comportamento che sarebbe stato controproducente per il regime mantenerli sul posto. Ricordiamo qui un’operazione effettuata a Raune di Gargaro (Grgavske Ravne, nell’allora provincia di Gorizia, oggi Slovenia), dove, il il 30/3/44, assieme a reparti delle SS sorpresero 23 militari italiani disarmati e, dopo avere impiccato l’unico ufficiale, falciarono gli altri 22 a raffiche di mitra assieme a 10 anziani del paese. Ricordiamo questo episodio, perché fu in esso che trovò la morte un giovane tenente originario di Termoli nel Molise: Antonio Ruffini, che assieme ad altri commilitoni era in marcia per unirsi ai partigiani jugoslavi nella Selva di Tarnova. Scrive il ricercatore Luigi Raimondi che i nazifascisti, dopo avere catturato il giovane Ruffini che aveva cercato di reagire “portano fuori dall'osteria uno dei tavoli e vi pongono sopra una sedia, legano una corda con un cappio al balcone, fanno salire il tenente italiano sulla sedia e lo impiccano. Non soddisfatti gli sparano anche addosso” (“L'eccidio di Rauna di Grgaro”, in: Storia contemporanea in Friuli, n° 13, a. XII, 1982, pp. 85-95). Ruffini fu poi inumato in un cimitero a Bate, e la sua storia fu ricostruita soltanto molti anni dopo, e dopo che, in base ad errate informazioni fornite dai libri dell’ex ufficiale della MDT dell’Istria, Luigi Papo (denunciato per crimini di guerra dalla Jugoslavia, mai sottoposto a processo in Italia, nel dopoguerra si dedicò alla propaganda sulle foibe e gli “infoibati”), che lo dava come ucciso dai partigiani jugoslavi, la sorella Maria ricevette nel 2009 il riconoscimento previsto dalla Legge del Giorno del ricordo.
Di come fu riconosciuta la verità storica sulla morte di Ruffini e del conferimento nel 2012 di medaglia d’Oro alla sua memoria, come partigiano caduto in combattimento da parte della Regione Molise, ha scritto diffusamente lo storico Sandi Volk (si veda
http://www.diecifebbraio.info/wp-co...). Non è questo l’unico caso in cui un partigiano ucciso dai nazifascisti viene indicato come “infoibato” dagli jugoslavi, ma lo abbiamo citato perché fu una vittima della Decima Mas, il corpo militare che i suoi attuali apologeti pretendono venga riconosciuto come “difensore dell’italianità”, negando la loro reale attività di repressione contro altri italiani, al fianco degli invasori nazisti.
La stessa Decima Mas i cui labari dobbiamo sopportare di vedere esibiti anche in cerimonie ufficiali, come nel Giorno del Ricordo a Basovizza, di fronte a rappresentanti istituzionali. Alcuni giorni or sono, nella prossimità del Giorno del Ricordo, i candidati di Potere al Popolo del Friuli Venezia Giulia hanno inviato una lettera per chiedere alle Prefetture di vigilare sulla presenza di simboli che si richiamano al fascismo nelle celebrazioni ufficiali:
- I sottoscritti candidati alle prossime elezioni nazionali con l’approssimarsi della data del 10 febbraio, giornata del Ricordo, sono a chiederLe di vigilare che nelle occasioni ed incontri ufficiali cui Lei parteciperà per dovere istituzionale in rappresentanza del Governo venga proibita l'esposizioni di insegne, labari o bandiere identificative e commemorative di reparti e istituzioni del fascismo e del governo fascista della illegittima repubblica sociale italiana e eseguiti gesti chiaramente connessi con il dissolto PNF, quali il saluto romano e inneggiare all’ “onore ai camerati caduti”.
Siamo a farLe questa richiesta in quanto in passato tale esposizione e gestualità sono stata tollerate in varie occasioni, pure in spregio al dettato costituzionale ed alle vigenti leggi contrarie all'apologia del fascismo.
Ha risposto, unica in Regione, la Prefettura di Trieste:
- Gentilissimi, in merito a quanto richiesto si osserva che le cerimonie connesse al Giorno del Ricordo, come anche ad esempio quelle recentemente svoltesi in ricorrenza della Giornata della Memoria, sono solennità civili che debbono essere preservate da qualsivoglia strumentalizzazione. Pertanto, in occasione del prossimo 10 febbraio sono stati previsti particolari dispositivi di prevenzione e vigilanza per il regolare svolgimento delle manifestazioni presso la Foiba di Basovizza, nel rispetto dei principi costituzionali. Ciò anche in considerazione del delicato momento elettorale. Fermo restando le contestuali e convergenti esigenze di tutela dell’ordine pubblico, le Forze di Polizia, come sempre accade, provvederanno a intercettare e rilevare eventuali fattispecie di reato per la successiva ed immediata segnalazione all’Autorità Giudiziaria. Si auspica tuttavia che, nello spirito della legge, gli eventi commemorativi delle vicende che hanno funestato queste terre siano reale momento di consapevole e memore riflessione e si rifugga da atteggiamenti non rispettosi di tragici momenti della nostra storia.
Nonostante questo impegno, ieri a Basovizza, di fronte al ministro Lorenzin, alla presidente della Regione Serracchiani, ai vari sindaci ed altri rappresentanti istituzionali; al Vescovo, ai rappresentanti militari e civili; al folto pubblico tra i quali vi erano anche 500 studenti, sono stati esposti (come risulta dalla foto nel titolo) i labari della Decima Mas (che oltretutto risulta presente, a leggere l’articolo del Piccolo di oggi 11 febbraio, con “una delegazione) ed anche della Federazione Nazionali degli Arditi d’Italia, che comprende anche veterani di formazioni volontarie nella guerra civile spagnola, al fianco dei franchisti, come leggiamo nella “Enciclopedia bresciana”:
Tutto ciò mentre i “benpensanti” si scandalizzano per uno striscione esposto a Modena ed inneggiante al maresciallo Tito, come se fosse un reato inneggiare ad un defunto capo di stato estero col quale il nostro Paese ha sempre avuto rapporti diplomatici di buon livello.
Il fascismo inizia anche con queste “piccole” cose, quando sono tollerati i suoi simboli ma non sono invece tollerati i discorsi antifascisti.
Claudia Cernigoi
febbraio 2018