In una Trieste e in un’Italia sempre più preda di un radicale revisionismo storico, che diventa in alcuni casi ‘rovescismo’ per cui Resistenza e Liberazione vengono presentate come crimini mentre le forze nazifasciste emergono come le vere protettrici della cosiddetta ‘italianità’, l’Associazione culturale “Tina Modotti” ha creduto opportuno chiamare le cittadine e i cittadini della città giuliana a un incontro–dibattito sul tema.
L’incontro che proponiamo vuole ribadire le ragioni storiche della Resistenza nei territori in cui viviamo e in tutta Europa, Resistenza che è stata assai forte nella Jugoslavia occupata dalle forze nazifasciste (dal 6 aprile 1941), protagoniste di eccidi feroci nei Balcani occidentali; esso vuol essere anche una apologia della storia, secondo quanto ci ha insegnato Marc Bloch, fatta di passioni e di ragioni, ma anche di ricerca del documento e di comparazione delle fonti, cosa non sempre praticata dagli storici ufficiali della cosiddetta Giornata del ricordo, condita inoltre da un odio antislavo che credevamo fosse sepolto da tempo e che invece si rinnova con protervia giorno dopo giorno..
Pensiamo sia venuto il momento di una svolta nel pensiero e nelle pratiche memoriali in direzione di un profondo equilibrio e di un amore inesausto per la conoscenza storica. "Dilexit veritatem", amò la verità, si trova scritto nella targa ricordo dedicata a Marc Bloch, storico ed eroe della Resistenza, a Strasburgo.
L’incontro si articolerà nei seguenti momenti:
- intervento introduttivo della storica Claudia Cernigoi sui recenti sviluppi della ricerca storica sul tema;
- relazione del prof. Angelo D’Orsi, docente di Storia delle Dottrine politiche presso l’Università di Torino;
- domande/interventi del pubblico.
Adesioni:
• Claudia Cernigoi, storica
• Anna Di Giannantonio, storica
• Lorena Fornasir, psicologa, volontaria nei campi dei rifugiati in Bosnia ed Erzergovina
• Gian Andrea Franchi, già docente di Filosofia e Storia, volontario nei campi dei rifugiati in Bosnia ed Erzergovina
• Aurelio Juri, già sindaco di Koper/Capodistria ed europarlamentare
• Alessandra Kersevan, storica
• Gianluca Paciucci, insegnante
• Rosangela Pesenti, Presidente Associazione archivi UDI
• Marco Puppini, storico
• Piero Purini Purich, storico
• Giovanni Russo Spena, giurista, già senatore della Repubblica
Associazione culturale “Tina Modotti”
PRC
PCI
UDI “Velia Sacchi” (Bergamo)
Nicoletta Bourbaki, martedì 29 marzo 2019
La novità oggi non è tanto nel fatto che ci sia riuscita (ora ha la maggioranza e governa con Fedriga), quanto nel fatto che nella mozione l’area del “negazionismo” sia stata dilatata fino a includere Raoul Pupo. Questi infatti è autore, assieme alle ricercatrici Anna Vinci e Gloria Nemec, di un opuscolo edito dell’Istituto Regionale per la Storia della Resistenza, che la mozione definisce testualmente «un cosiddetto “Vademecum del Giorno del Ricordo” con il quale si vuole diffondere una versione riduzionista della storia della pulizia etnica perpetrata dai partigiani titini».
Senza entrare nel merito del valore del “Vademecum”, che consiste fondamentalmente in una compilazione di vecchie tesi degli autori, si tratta di una nemesi impietosa, perché fu proprio Pupo, insieme a Roberto Spazzali, ad associare la categoria di “negazionismo” alle foibe, oltre che ad inventare quella, imprecisa e molto discutibile, di “riduzionismo”.
L’ha fatto nel saggio Foibe (Bruno Mondadori, 2003), ristampato nel 2018 e venduto a prezzo scontato assieme a Il Giornale.
Ne parlammo in un post su Giap dedicato a Spazzali, in seguito alle sconcertanti dichiarazioni che gli costarono il posto di Direttore dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia.
Scrivemmo allora:
L’aspetto più odioso del libro, tuttavia, è l’accusa infamante di «negazionismo» affibbiata ai ricercatori di oggi non in linea con il pensiero di Pupo e Spazzali..Proprio da quelle pagine di Foibe ha avuto origine la leggenda metropolitana su «quelli che negano le foibe», leggenda nera che aleggia come uno stigma intorno a storici che hanno il solo torto di condurre ricerche sgradite a Pupo e Spazzali.Ora nel tritacarne delle accuse di “negazionismo delle foibe” è finito lo stesso Pupo, perché evidentemente nell’Italia di Fedriga e Salvini, negazionista è chiunque non accetti la narrativa sul confine orientale confezionata nel 1944 dalle autorità nazifasciste e ripresa dai neofascisti nel dopoguerra. È il punto d’arrivo della linea Violante-Napolitano-Pupo: si è cominciato con lo sdoganare la vulgata nazionalpatriottica delle associazioni degli esuli, e si è finiti per legittimare le fake news nazifasciste dell’ufficio propaganda della Repubblica di Salò. La prima lezione che ne ricaviamo è che Pupo è caduto nella sua stessa trappola, come accade a tutti quelli che concedono spazio ai fascisti . La seconda è che “le-foibe” è un dispositivo di interdizione che può essere utilizzato e modulato a piacimento dal potere politico a seconda delle circostanze (lo si era visto in modo chiarissimo anche a livello nazionale in occasione del corteo antirazzista di Macerata).
Il gruppo di ricerca Nicoletta Bourbaki aveva già indovinato che la sapiente commistione di ricerca storica e tesi politiche elaborata a Trieste a partire dagli anni Novanta avrebbe finito per ripercuotersi contro i suoi stessi propugnatori. Ecco cosa scrivevamo in proposito, scorgendone l’imminente realizzazione, il 5 febbraio:
Pur non richiamando esplicitamente i negazionisti della Shoah, Pupo e Spazzali annoverarono nella categoria «negazionismo e riduzionismo» sia i comunicati partigiani jugoslavi dell’epoca che tentavano di contrastare la propaganda nazifascista, come la relazione di Anton Vratuša al CLNAI, sia coloro che più di cinquant’anni dopo intrapresero verifiche sugli elenchi dei caduti come Claudia Cernigoi. Accomunati dal tentativo di «giustificare» le foibe.Ma queste classificazioni che si propongono di sistematizzare in maniera definitiva un canone storiografico sono in realtà facilmente rinegoziabili. Basta un niente per ritrovarsi nel gradino più basso dell’inferno. Nel 2011 uscì il libro Nel nome di Norma (Solfanelli) di Luciano Garibaldi e Rossana Mondoni che, dopo aver messo esplicitamente Claudia Cernigoi e Alessandra Kersevan accanto ai negazionisti della Shoah, infilava gli stessi Pupo e Spazzali in «quella storiografia che li annovera tra i cosiddetti “giustificazionisti”».Sempre il 5 febbraio Raoul Pupo rilasciava un’intervista a Repubblica in cui, a commento dell’evento ospitato dall’ANPI di Parma il 10 febbraio, cui la mozione Camber-Ghersinich fa esplicito riferimento, definiva gli studiosi coinvolti “sedicenti storici”. Ora che la mozione del consiglio regionale del FVG si abbatte su di loro e su di lui con la stessa violenza staremo a vedere chi è il più “sedicente”. Resta impressionante che Pupo sia passato in meno di due mesi dall’emettere patentini di “negazionismo”, “riduzionismo”, “giustificazionismo” a subire il bollo di cui ha creato lo stampo. Staremo a vedere se, e attraverso quali funambolismi, gli attestati di solidarietà che seguiranno faranno una distinzione tra la sua recente e inaspettata sventura e quella degli storici bullizzati, prima che da Fedriga, da lui stesso.
In chiusura di una vicenda già così piena di contrappassi e giochi di specchi, citiamo un estratto dal “Vademecum” incriminato. Scrive Pupo, all’immancabile voce “Negazionismo”, che:Nel caso della storia adriatica, di solito riguarda il rifiuto di alcuni interpreti di accettare l’esistenza di vicende quali le foibe e l’esodo ovvero, più frequentemente e sottilmente, di sminuirne la portata e di negarne la valenza politica.Evidentemente la “portata” e la “valenza politica” — soprattutto la seconda, un giudizio arbitrario che non dovrebbe interessare gli storici — sono aumentate di molto negli ultimi tempi, ma qualcuno non si è adeguato abbastanza in fretta.
Sarebbe anche interessante sapere la Sua opinione sul riconoscimento del "ricordo" dato dalla Repubblica Italiana a veri o presunti "infoibati" secondo le ampie e antistoriche regole dettate dalla legge istitutiva del giorno del Ricordo.
Ad esempio quest'anno, il primo in cui lo Stato ha reso pubblico l'elenco dei "ricordati", il ricordo è stato alquanto discutibile.
Mi spiego: 46 parenti hanno avuto titolo alla medaglia, per complessivamente 25 "infoibati". Di questi 25 7 sono militari di corpi volontari e collaborazionisti morti in prigionia, 17 invece hanno la stessa caratteristica di volontari e collaborazionisti ma sono morti in azioni militari nel corso della guerra. Si precisa che la legge istitutiva vieta di ricordare collaborazionisti e morti per fatti bellici.
Alla fine del controllo solo una persona, Domenico Morgani, risulterebbe possibile degno del riconoscimento. Possibile è detto in quanto della persona detta non si conosce NULLA non essendo nominato in nessun elenco consultabile, quindi sarebbe interessante verificare l'istruttoria per il riconoscimento per comprendere il motivo del "ricordo".
In questo caso è possibile parlare di "creazionismo" delle foibe? Oppure dire che la repubblica ha tradito la propria legge e ricordato 24 persone che non lo meritavano è secondo Lei negazionismo?
In allegato Le invio il link all'elenco
Per ogni chiarimento sono a Sua disposizione
Di Gigi Bettoli - 22 Marzo 2019
2 Aprile 2019
Comunicato stampa inviato a tutti gli organi di informazione in occasione della votazione unanime del Consiglio comunale, che ha deciso di intitolare una targa alla memoria di Norma Cossetto. Nei prossimi giorni avvieremo un percorso di informazione su quel periodo storico, particolarmente complesso, ma sul quale è necessario fare chiarezza, onde evitare strumentalizzazioni e falsificazioni.
Apprendiamo con sgomento che lo scorso 21 febbraio 2019 è stata depositata in Consiglio Comunale a Genova una mozione, approvata poi all’unanimità, piena di inesattezze, (la n°25/2019), presentata congiuntamente da Partito Democratico e Lega, che “impegna il Sindaco e la Giunta” a voler posizionare una lapide commemorativa in onore della fascista Norma Cossetto.
Già ad inizio Febbraio Casa Pound chiese al sindaco Bucci di intitolare alla Cossetto una via di Genova e ora, dopo qualche settimana, ci ritroviamo il Partito Democratico e la Lega ad accontentare Casa Pound, non intitolandole una via ma, addirittura, una lapide.
Non ci interessa ripercorrere qui, oggi, le annose vicende del confine orientale perché un breve comunicato non può essere lo strumento adatto. Quelle vicende, con numeri ben diversi da quelli falsamente propagandati, sono la chiara conseguenza di una feroce aggressione italiana, un incontrovertibile fatto storico che si tende ad oscurare e su cui, come Partito Comunista Italiano, cercheremo di fare chiarezza con iniziative idonee a ristabilire la verità storica contro i continui tentativi di revisionismo in atto.
Non ci stupiscono, in tal senso, iniziative in memoria di una fascista che arrivano da Lega o Casapound, ci stupisce invece una mozione come quella in oggetto, con certi contenuti, sottoscritta dal PD.
Un PD che dovrebbe smetterla di limitarsi a sventolare nelle manifestazioni la bandiera dell’antifascismo e, anzi, dovrebbe iniziare a portare avanti certi valori nei fatti invece di contribuire a sdoganare certe derive con la solita ambiguità di sempre, ormai evidente e riconosciuta.
Il PD ci dica da che parte sta! Con i Martiri della Benedicta o con la fascista Cossetto? Con l’antifascismo o con il fascismo?
Non è possibile, su questo tema, rimanere con i piedi in due scarpe, non si possono commemorare certe figure ponendo vittime e carnefici sullo stesso piano, non si può essere ambigui.
Per noi Comunisti quella dell’antifascismo è una discriminante ben precisa; il PCI lo ha scritto a chiare lettere nel proprio statuto, a differenza di altre forze politiche che continuano a proclamarsi antifasciste solo a parole.
Noi Comunisti abbiamo ben chiaro da che parte stare e quali sono i limiti entro cui operare. È per questa ragione che siamo stati, siamo e saremo sempre dalla parte dei Martiri della Benedicta, dalla parte dell’antifascismo militante e al fianco di quella parte sana di Genova che non ha perso la memoria e non ha dimenticato di onorare e ricordare i partigiani e non l’occupazione di altri paesi da parte dei fascisti.
PARTITO COMUNISTA ITALIANO
Federazione di Genova