Altre segnalazioni su Giorno del Ricordo e Confine Orientale
 
1) Trieste 10/2: MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA 
2) 73 anni fa, il 10 febbraio 1947, fu sottoscritto il TRATTATO DI PACE
3) Col dovuto rispetto, Signor Presidente... (C. Cernigoi) / MATTARELLA: "FOIBE SCIAGURA NAZIONALE. NO A NEGAZIONISMO"
4) Chi commemora questa Repubblica? Il caso di GINO BURICCHI (Claudia Cernigoi) 
5) GRAZIE ITALIA (Jure Eler)
 
 
Altri link:
 
RACCONTIAMOLA TUTTA, LA STORIA (DELLA “FOIBA FOUS DI BALANCETA”) (di ANPI Spilimberghese - 4 Febbraio 2020)
... In fosse senza nome furono lasciati i nemici di allora, ma in fosse senza nome furono lasciati dai loro compagni anche i partigiani morti. In guerra non c’è tempo per i morti, manca anche quello per i vivi. Le onoranze funebri spettano al poi...
 
A seguito della pubblicazione di una nuova edizione del "VADEMECUM SU FOIBE ED ESODO" pubblicato dall’Istituto Regionale per la Storia del movimento di Liberazione del Friuli-Venezia Giulia: http://www.irsrecfvg.eu/didattica/218/Vademecum-per-il-Giorno-del-Ricordo-Seconda-edizione-2020
VADEMECUM DELL’ISTITUTO PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE PER IL GIORNO DEL RICORDO, UN COMMENTO (di Marco Puppini - 2 Febbraio 2020)
... alcune perplessità sono state chiarite. Altre invece sono rimaste. Espongo qui solo alcuni punti su cui sono in disaccordo o non riesco a comprendere...
Parto subito dalla mia contrarietà alla presenza anche nell’edizione aggiornata di una voce dedicata ai cosiddetti “negazionisti” (delle foibe e dell’esodo), cui vanno aggiunti “riduzionisti” e “giustificazionisti”, sebbene gli autori integrino questa voce con alcune considerazioni a mio parere doverose che andavano fatte prima. Sono aggettivi coniati in passato per quanto riguarda foibe ed esodo da uno degli autori del Vademecum (R. Pupo e R. Spazzali ...) L’uso dello stesso aggettivo che viene usato per definire chi nega la Shoah  è senz’altro offensivo, anche perché gli stessi autori annotano giustamente come non vi siano stati in regione durante la guerra fenomeni di genocidio... era forse meglio che gli autori avessero evitato di proporre categorie dai connotati negativi (in cui altri poi hanno tentato di infilare lo stesso Istituto) riaffermando invece la libertà di ricerca fuori da pressioni e intromissioni politiche come requisito ineliminabile della democrazia, valido per tutte le parti in causa...  
Venendo al tema degli infoibamenti, o meglio delle deportazioni jugoslave, il Vademecum chiarisce giustamente che la maggior parte delle vittime del maggio 1945 morirono nei campi di prigionia jugoslavi generalmente tra la metà del 1945 e la fine del 1947, e solo qualche centinaio finì nelle foibe. “In primo luogo – scrivono a p.39 – va precisato che l’infoibamento non era una modalità di uccisione, ma di occultamento delle salme, legato in genere alla difficoltà nello scavo di fosse comuni. Risultano pochissimi casi in cui nell’abisso furono gettate persone ancora vive, specie per errori nella fucilazione. In secondo luogo, non tutte le vittime delle stragi conclusero la loro vita nelle foibe. Molti, forse la maggior parte, trovarono la morte in prigionia”. L’uso improprio del termine infoibato crea però nell’immaginario la visione di un Carso insanguinato dove in pochi giorni vengono fatte sparire migliaia di persone...
 
CIAMPINO, RIVOLTA CONTRO IL COMUNE DI CENTRO-DESTRA CHE AFFIDA ALLO SCRITTORE NOSTALGICO DEL FASCISMO IL RICORDO DELLE FOIBE (di Marino Bisso, 3 febbraio 2020)
Pietro Cappellari, cultore del Ventennio, che non sdegna di farsi ritrarre in foto sotto il simbolo di CasaPound o davanti a un carro armato nazista, il 10 febbraio presiederà la ricorrenza dedicata alle stragi della popolazione Giuliana Dalmata...
Ciampino, la cerimonia delle foibe affidata allo scrittore negazionista finisce in Parlamento: "Va revocata" (di Marino Bisso, 5 febbraio 2020)
... e intanto sindaca (Fratelli d'Italia) e vicesindaco ( Lega) vengono fotografati sorridenti accanto a una torta di compleanno con il motto fascista: "Molti nemici molto onore". Ed è polemica sui social...
https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/02/05/news/ciampino_la_cerimonia_delle_foibe_affidata_allo_scrittore_negazionista_finisce_in_parlamento_va_revocata_-247698038/
Ciampino, spuntano le foto in camicia nera e saluto fascista dello scrittore ingaggiato per ricordare le foibe (di Marino Bisso, 6 febbraio 2020)
Nessun ripensamento della giunta di centro-destra guidata dalla sindaca Ballico. Cresce la mobilitazione antifascista:"Sabato saremo in piazza ma anche lunedì se non sarà ritirato l'invito allo studioso revisionista"
https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/02/06/news/ciampino_spuntanto_le_foto_in_camicia_nera_e_saluto_fascista_dello_scrittore_ingaggiato_per_ricordare_le_foibe-247844709/

 
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Trieste, lunedì 10 febbraio 2020
dalle ore 18 in piazza della Borsa
 
MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA 

Da quando è stata istituita la Legge sul Giorno del Ricordo, si è andata ad istituzionalizzare una pericolosa verità di stato sulle vicende del confine orientale letteralmente di parte. Le conseguenze le abbiamo viste con opere come Il cuore nel pozzo o Red land dove i partigiani vengono percepiti peggio dei nazisti. Dove c'è un riscatto di chi uscirà sconfitto dalla storia e dalla guerra, i nazifascisti, rispetto ai vincitori, i partigiani. Si è assistito ad una scandalosa equiparazione tra giorno della memoria e giorno del ricordo, tanto che addirittura è stato detto che chi critica quanto accade in questa giornata è come se si negasse il 27 gennaio l'Olocausto. Ma a questa narrazione faziosa non ci stiamo. Una narrazione della storia che strumentalizza drammi certamente vissuti, fenomeni come l'esodo,mescolando vicende delle foibe di diversi periodi temporali con quelle dell'esodo,con il chiaro fine di affermare un concetto nazionalista della storia. Manca solo il ritorneremo. Ma di questo passo sarà questione solo di tempo. Questa è politica,non è storia, non è ricordo.. Dopo 15 anni antifasciste/i hanno deciso di scendere in piazza a Trieste per denunciare i disastri compiuti in questa giornata in un contesto che sta peggiorando in modo clamoroso. Basta vedere le proposte di legge su negazionismo,ecc. Si ricorderà che in queste giornate sotto il mantello dei 'martiri delle foibe' hanno anche riabilitato fascisti e collaborazionisti. I nomi e cognomi sono noti. E alcuni di questi verranno ricordati in piazza della Borsa luogo simbolico del nazionalismo italiano vista la presenza della orripilante statua di D'Annunzio,antislavo, guerrafondaio,militarista,nazionalista della prima ora. Dove si svolgerà un presidio antifascista il 10 febbraio dalle 18 per rompere quel tabù che vuole che a Trieste quel giorno ci si debba chinare al revisionismo storico nazionalista di stato.
 
 

VITTIME O CARNEFICI?

 

Tra le persone che vengono considerate “infoibate” perché arrestate dalla autorità jugoslave alla fine del conflitto, oppure vittime di vendette personali, vi sono 67 agenti dell’Ispettorato Speciale di PS (la famigerata Banda Collotti), con l’accusa di rastrellamenti, arresti arbitrari, esecuzioni sommarie, torture e violenze varie. Di essi citiamo i (denunciati da più vittime) torturatori Mario Fabian, Francesco Giuffrida, Alessio Mignacca e Domenico Sica (questi ultimi due picchiarono una donna facendola abortire); Mario Suppani, responsabile dell’arresto (e della successiva esecuzione capitale) dell’anziano militante del Partito d’Azione Mario Maovaz, e di altri esponenti del CLN giuliano, tra cui il democristiano Paolo Reti, ucciso in Risiera.

Aggiungiamo il capo degli agenti di custodia Ernesto Mari, infoibato da criminali infiltrati nella Guardia del Popolo, che firmò l’entrata nel carcere e poi la scarcerazione per essere consegnati alle SS di diversi cittadini israeliti, tra cui alcuni bambini di pochi anni, senza i genitori ed anziani, tutti assassinati ad Auschwitz e fece internare per insubordinazione nei lager propri sottoposti, alcuni dei quali non rientrarono dalla deportazione. A Mari è stato anche intitolato il carcere del Coroneo.

Troviamo poi quattro componenti del Gruppo Baldo che lavorava agli ordini delle SS: l’ex carabiniere Giovanni Burzachechi, Ermanno Callegaris, Alfredo Germani e Remo Lombroni; furono i responsabili della cattura dei quattro componenti la missione alleata del capitano Valentino Molina, uccisi in Risiera..

Infine citiamo l’ultimo prefetto di Zara italiana, Vincenzo Serrentino (fondatore del Fascio in Dalmazia, squadrista, ufficiale della Milizia e nel Direttorio del PFR) che aveva anche svolto il ruolo di giudice a latere (assieme a Pietro Caruso, che fu poi fucilato a Roma alla fine della guerra) del Tribunale Straordinario per la Dalmazia (presieduto dal generale Gherardo Magaldi), che si spostava in volo da Roma per emanare condanne a morte ad antifascisti. Denunciato come criminale di guerra alle Nazioni unite, si era rifugiato a Trieste, dove fu arrestato l’8/5/45, sottoposto a processo e fucilato a Sebenico un paio di anni dopo.

ALTRO CHE VITTIME QUESTI FURONO CARNEFICI!

 
 
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Fonte: pagina FB "Dieci Febbraio", 10.2.2020
 
73 anni fa, il 10 febbraio 1947, fu sottoscritto il Trattato di Pace 
con cui l’Italia regolò i suoi conti e concluse le vertenze aperte con la Seconda Guerra Mondiale, specialmente riguardo alla Jugoslavia ed ai confini orientali. In quanto tale, ogni anno il 10 Febbraio dovrebbe essere un anniversario di festa; viceversa, lo Stato italiano lo ha reso per legge una data per tutte le recriminazioni.
Oggi le "piccole sacche di deprecabile negazionismo militante" come le ha definite ieri il Presidente Mattarella sono costrette a ricordare chi fu a compiere "crimini contro l'umanità" (come ha riportato la Commissione delle Nazioni Unite il 5 dicembre 1946) in quelle zone e altrove in Europa e Africa e a coprire i responsabili di tali misfatti. 


Domande frequenti sul Giorno del ricordo e dintorni
http://www.diecifebbraio.info/le-nostre-f-a-q-domande-frequenti/
 

Storia e memoria al confine orientale di Claudia Cernigoi
http://www.diecifebbraio.info/2019/04/storia-e-memoria-al-confine-orientale/
 
 
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Fonte: pagina FB di Claudia Cernigoi, 9.2.2020
 
COL DOVUTO RISPETTO, SIGNOR PRESIDENTE...
... la buona regola di informarsi su ciò di cui si intende parlare prima di fare un intervento pubblico vale per tutti, anche per i capi di stato.
Finché si continuerà a propalare un'errata ricostruzione storica, non basata sui fatti ma su interpretazioni di propaganda politica, quelle che lei liquida in maniera decisamente poco urbana (con un linguaggio che più che ad un presidente della repubblica ci sembra adatto ad un blog di polemisti politici) come "piccole sacche di negazionismo militante", continueranno ad operare per fare informazione, per smentire le bufale create ad arte già decine di anni fa dai propagandisti nostalgici del fascio e dell'impero e che oggi sono state purtroppo assimilate anche da ambienti che ritenevano immuni dal virus del nazionalismo anticomunista. 

(nei fatti, solo una minuscola precisazione: non fu pulizia etnica, non esiste alcuno storico serio che avalli una interpretazione del genere).

https://www.rainews.it/tgr/fvg/articoli/2020/02/fvg-giorno-del-ricordo-messaggio-sergio-mattarella-foibe-e45629ea-822d-4c05-97bb-3a1edbdeb10d.html
 
"Foibe sciagura nazionale. No a negazionismo"

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio sottolinea la valenza del Giorno del Ricordo e la prospettiva europea comune costruita con Slovenia e Croazia
 
9.2.2020 – "Una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono - per superficialità o per calcolo - il dovuto rilievo". Cosi' il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe. "Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante",  sottolinea il capo dello Stato secondo il quale "oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, e' quello dell'indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata  conoscenza della storia e dei suoi eventi".


"Il "Giorno del ricordo", istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce - si legge in una dichiarazione di Mattarella - a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l'occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della seconda guerra mondiale -ricorda il Presidente della Repubblica- conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo.

Quest'ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica -sottolinea Mattarella- che colpi' in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole. La persecuzione, gli eccidi efferati di massa - culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle foibe - l'esodo forzato degli italiani dell'Istria, della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell'Europa". "Si trattò di una sciagura nazionale - si legge ancora nella nota del capo dello Stato - alla quale i contemporanei non attribuirono - per superficialità o per calcolo - il dovuto rilievo.  Questa penosa circostanza peso' ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.

Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti -prosegue Mattarella- se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle foibe e dell'esodo e' uscito dal cono d'ombra ed e' entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria. Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, e' quello dell'indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l'odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza. Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro discendenti -scrive il Presidente- rivolgo un pensiero commosso e partecipe. La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate. Esse restano un monito perenne contro le ideologie e i regimi totalitari che, in nome della superiorità dello Stato, del partito o di un presunto e malinteso ideale, opprimono i cittadini, schiacciano le minoranze e negano i diritti fondamentali della  persona. E ci rafforzano nei nostri propositi di difendere e rafforzare gli istituti della democrazia e di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli stati e l'amicizia tra i popoli.

In quelle stesse zone che furono, nella prima metà del Novecento, teatro di guerre e di fosche tragedie -conclude Sergio Mattarella- oggi condividiamo, con i nostri vicini di Slovenia e Croazia, pace, amicizia e collaborazione, con il futuro in comune in Europa e nella comunità internazionale".

 
 
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CHI COMMEMORA QUESTA REPUBBLICA? IL CASO DI GINO BURICCHI
 
Di Claudia CERNIGOI 
venerdì 31 gennaio 2020
 
L’ONORIFICENZA AI CONGIUNTI DEGLI “INFOIBATI”
La legge istitutiva del Giorno del Ricordo (n. 92 del 2004) prevede anche il conferimento di una onorificenza (targa con la scritta “la Repubblica italiana ricorda”) a «coloro che, dall'8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947 in Istria, in Dalmazia o nelle province dell'attuale confine orientale, sono stati soppressi e infoibati (…) sono assimilati, a tutti gli effetti, gli scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati». Lo stesso articolo precisa però, successivamente, che non possono essere insigniti coloro che perirono in quelle circostanze mentre «facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell'Italia» e «per le quali sia accertato, con sentenza, il compimento di delitti efferati contro la persona».
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 la “Venezia Giulia” (le allora province di Trieste che Udine, Gorizia e Pola), la provincia del Carnaro con Fiume capoluogo e la “provincia italiana di Lubiana” (che era stata costituita dopo l’invasione della Jugoslavia nell’aprile 1941) furono annesse al Reich con la denominazione di Operations Zone Adriatisches Küstenland (Zona di occupazione litorale adriatico, costituita in base ad un’Ordinanza firmata da Hitler in persona in data 10/9/43), territorio che fu di fatto staccato dall’Italia e sottoposto ad amministrazione militare germanica, con a capo il Supremo commissario Friedrich Rainer, già Gauleiter (governatore) della Carinzia. Di conseguenza le forze armate che operavano nella zona (compreso il Corpo della Pubblica Sicurezza che all’epoca era corpo militare) erano soggette a Berlino e non a Salò; di fatto non facevano più parte delle Forze armate italiane. Va aggiunto che in tutte le formazioni naziste, fasciste e collaborazioniste si entrava solo ed esclusivamente su base volontaria, in quanto il Supremo Commissario dell’OZAK aveva, tra le altre cose, proibito alla autorità della RSI di effettuare il richiamo obbligatorio di giovani di leva nelle sue formazioni armate, decretando invece la scelta, al momento del richiamo da parte della autorità tedesche, tra l’arruolamento come lavoratori nell’Organizzazione Todt oppure l’entrata – volontaria – in una qualsiasi delle formazioni tedesche o al servizio dei nazisti (pertanto chi faceva parte di una formazione passata agli ordini del Reich e vi rimaneva in servizio, lo faceva su base VOLONTARIA).
Tra i “riconoscimenti” attribuiti a parenti di “infoibati” troviamo anche quello per BURICCHI Gino, funzionario della Questura di Fiume, conferito alla figlia Anna nel 2007 dal Quirinale. Il sito sui caduti della PS (https://www.cadutipoliziadistato.it/caduti/buricchi-gino/) segnala che era stato l’autista del Questore Giovanni Palatucci «arrestato dai nazisti per avere aiutato la fuga di migliaia di ebrei e di profughi» (omettendo però di specificare che sulla probità di Palatucci sono stati sollevati diversi dubbi, come il fatto che avrebbe aiutato la fuga solo di chi poteva pagare, e che comunque aveva operato rastrellamenti contro la popolazione civile, in quanto reggente la Questura di Fiume al servizio del Reich), quasi a voler sottintendere che come Palatucci era stato arrestato dai nazisti, il suo autista invece era stato arrestato dai comunisti, una sorta di equiparazione bypartisan.
Buricchi sarebbe stato, secondo la testimonianza della figlia Anna (resa in sede di processo contro Oskar Piškulić, Registro Generale 14/00, Corte d’Assise di Roma, seduta del 31/10/00,), inviato nel 1936 a Fiume per reggere il Commissariato di Volosca, vi sarebbe rimasto fino al 1941 (aggressione italo-germanica della Jugoslavia e conseguente istituzione ed annessione della cosiddetta “provincia italiana di Lubiana) perché rientrato a Brescia, per riprendere successivamente servizio a Sussak (la teste non specifica in quale periodo) e dopo l’armistizio dell’8/9/43 avrebbe ripreso servizio presso la Questura di Fiume.
Sarebbe stato fucilato a seguito di una sentenza del Tribunale militare dell’11° Korpus jugoslavo il 15/6/45, presumibilmente a Fiume (tale circostanza sarebbe stata comunicata alla famiglia dalla Legazione d’Italia a Belgrado con telegramma 1205/575 dd 28/4/50, il documento è conservato agli atti del processo Piškulić) e le accuse, sempre da testimonianza citata sarebbero state «rastrellamenti, incendio di villaggi».
Considerando che il funzionario della Questura di Fiume Buricchi Gino, prestando servizio per la PS agli ordini del Reich (“volontariamente”), ed essendo inoltre stato condannato (da testimonianza sotto giuramento della figlia) per “rastrellamenti ed incendio di villaggi”, con sentenza passata in giudicato, riteniamo che non avrebbe neppure dovuto ricevere l’onorificenza in questione. Dato che non è l’unico caso di onorificenza assegnata a collaborazionisti indiscussi, ci chiediamo quale sia la competenza storica della Commissione preposta a valutare tali attribuzioni. Ma non solo: ricordiamo anche che l’onorificenza non viene assegnata all’ “infoibato”, ma ai suoi parenti: pertanto è accaduto che per una persona siano state attribuite anche 5 diplomi come quello che abbiamo postato in copertina, uno per ogni parente (fino al sesto grado) che ne abbia fatto richiesta (nel caso di Buricchi sembra che dopo il conferimento alla figlia, anche un nipote abbia chiesto l’onorificenza, che dovrebbe essergli assegnata quest’anno a Brescia). 
Altro punto “critico” di queste onorificenze è il fatto che non ne esiste un elenco pubblico da consultare, per cui non sono noti i nomi di coloro che sono stati “ricordati”, e solo a prezzo di ricerche piuttosto complicate in rete (comunicati delle varie Prefetture, articoli di stampa e simili) si è riusciti a compilare un elenco (parziale) di questi “premiati”. Va anche aggiunto che in alcuni casi sono stati gli stessi parenti a chiedere che non venisse reso noto il nome del loro congiunto, né il loro, in nome della privacy (! sarebbe come se si chiedesse che al nonno venisse intitolata una via e che però la targa rimanesse coperta a nasconderne il nome). Cosa strana, che stona con il senso di orgoglio che i parenti degli “infoibati” ostentano di solito. L’elenco, curato dallo storico Sandi Volk è reperibile qui: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2019/11/premiati-2019-381.pdf. E’ degno di nota che, nonostante la propaganda continui a parlare di “migliaia di infoibati”, i nomi rintracciati non arrivano a 400, e comprendono, ad esempio, anche alcuni dei morti nell’esplosione di Vergarolla del 18/8/46, tragedia per la quale non sono mai state chiarite le responsabilità e potrebbe anche trattarsi di un incidente e non di un attentato contro gli italiani.
 
 
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GRAZIE ITALIA
 
Dal libro di Stefano Bartolini "Fascismo antislavo - Il tentativo di “bonifica etnica” al confine nord orientale" edito a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea nella Provincia di Pistoia - 2006 (completo di note documentate in calce, e scaricabile in rete): 
 
" Scriveva nel 1912 Timeus:
«Abbiamo noi il diritto di sottomettere al nostro stato due o trecentomila slavi? L’irredentismo antico che partiva dal principio dell’indipendenza nazionale per tutti poteva esser imbarazzato. Noi no. Noi non partiamo da alcun principio universale, noi vogliamo la grandezza e la sicurezza dell’Italia. Se gli Slavi ci pigliano di mezzo, peggio per loro. E’ la sorte dei vinti: anche noi la soffrimmo. E se pensiamo al concetto del progresso umano, possiamo credere noi che gli Slavi possano portare la fiaccola della civiltà più in alto che noi, popolo antico e sempre nuovo, nazione di glorie e di speranze risorgenti sempre? E poi quando si tratta di vita o di morte, per una fisima di nazioni giovani e di nazioni vecchie, fisima che i fatti d’oggi smentiscono, dobbiamo forse incrociar le braccia e lasciarci gettar nel mare? Per l’avvenire la via è chiaramente tracciata. Da noi continuar senza tregua e senza quartiere la difesa contro gli avversari nazionali». 
L’esistenza degli slavi, o meglio di un “problema slavo”, non veniva ancora negata [come sarà fatto in seguito e fino ad oggi - l'Italianissima Trieste et similia -  negando una cospicua presenza storica slava nei territori della pretesa ''Venetia Julia'', o ''Slavia Veneta'' - nota di Jure], ma al contrario la si sbandierava per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana, e la si risolveva nei termini di uno scontro di razze. Scontro inevitabile. 
In Timeus gli elementi razzisti sono evidenti, la sua rivendicazione di poter portare la civiltà più in alto è una rivendicazione di superiorità, di un primato, nei confronti dei «bifolchi croati». Confina gli slavi ai gradini più bassi della scala sociale, altro elemento importante nelle tipologie razziste dove l’inferiorità si associa alla posizione sociale ed alligna nelle classi più povere. Gli slavi sono «i non abbienti, i non qualificati» «relativamente poveri e poco evoluti»  «contadini tardigradi, politicamente miopi, profondamente clericali». Gli italiani devono continuare nella battaglia combattuta fino ad allora, «la nostra gente che ha l’istinto della politica nazionale ha combattuto ed ha odiato fino a ieri gli slavi» mossa dal «naturale disprezzo che noi abbiamo per gli slavi», lo scontro era «una fatalità che non può avere il suo compimento se non nella sparizione completa di una delle due razze che si combattono». "
 
Al triestino Ruggero Timeus è dedicata una delle vie principali del centro di Trieste. 
Altro che Almirante... 
Poi ce ne sono altri, di campioni, nella toponomastica triestina, come D'Alviano, o Oberdank, e tanti altri ancora: l'imbarazzo della scelta. 
Grazie, Italia. 
 
Jure Eler