1) Estratti dall'intervista rilasciata a GQ
2) Novak Đoković bi volio da Jugoslavija ponovo postoji: Zašto da ne, govorimo istim jezikom? / Đoković o nacijama iz regiona: Porodica moje majke je potpuno hrvatska
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Novak Djoković per il riavvicinamento dei popoli jugoslavi

 
1) Estratti dall'intervista rilasciata a GQ
2) Novak Đoković bi volio da Jugoslavija ponovo postoji: Zašto da ne, govorimo istim jezikom? / Đoković o nacijama iz regiona: Porodica moje majke je potpuno hrvatska
 
 
ORIG.: Novak Djokovic Conquered Tennis. What’s Next? (By Daniel Riley – GQ, January 9, 2025
After winning Olympic gold last summer, the 24-time Grand Slam champion took care of the last thing he had left to accomplish in the sport. Where he plans to turn his relentless energy next—wellness, politics, history, humankind (plus plenty of tennis still)—may surprise you.

 
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Estratti dall'intervista rilasciata a GQ
 
Fonte: Novak Djokovic ha conquistato il tennis, che cosa verrà dopo?
di Daniel Riley, sulla rivista GQ del 9 gennaio 2025
 
(...) Anche se non segui il tennis o non conosci affatto il campione serbo, è probabile che tu sia a conoscenza dell’aspra polemica sulla vaccinazione esplosa a ridosso degli Australian Open del 2022. 
Nel gennaio del 2022, Djokovic si è recato a Melbourne per giocare il torneo nel periodo in cui il governo australiano aveva istituito un rigido obbligo di vaccinazione per tutti i cittadini e i visitatori. Poco dopo la mezzanotte del 6 gennaio, il tennista è stato interrogato all’aeroporto da un ufficiale delle forze di frontiera australiane. Djokovic ha informato l’ufficiale di non essere vaccinato anche se si era da poco ammalato di Covid e perciò aveva ricevuto un’esenzione medica da una commissione indipendente nominata dal Dipartimento della Salute di Victoria per visitare l’Australia e disputare l’Open.
Da quel momento in poi le cose si sono complicate. I due hanno discusso per ore. Djokovic racconta che l’agente gli ha chiesto di chiamare la persona che aveva concesso l’esenzione. Era notte fonda. Dormivano tutti. Era impossibile esaudire la richiesta. Così è stato portato in un hotel che fungeva da struttura di detenzione per attendere l’appello. La notizia ha colpito l’opinione pubblica in un momento di forte preoccupazione per il Covid e ha fatto il giro del mondo attirando l’attenzione generale come nessuna storia di tennis sul campo avrebbe potuto fare. L’ondata di critiche nei confronti di Djokovic, che molti hanno interpretato come se si fosse posto al di sopra della legge o avesse cercato di eludere i requisiti imposti dall’evento e dal Paese, è stata immensa.
(...) «Si trattava di una questione politica. Non aveva nulla a che vedere con il vaccino, il Covid o qualsiasi altra cosa. Era solo politica. I politici non sopportavano la mia presenza. Per loro, credo, era meno dannoso deportarmi che tenermi lì».
Precisa di non avere mai voluto che il pubblico sapesse se fosse o meno vaccinato. Non stava cercando di infiltrarsi nel Paese o di eludere le regole, sostiene. Questa, secondo lui, è l’idea più sbagliata dell’intera vicenda. Ha fatto domanda in forma anonima e ha ricevuto l’esenzione anonimamente, precisa. Non si trattava di un privilegio per il giocatore numero uno al mondo. Si trovava lì solo perché aveva ricevuto l’autorizzazione: aveva fatto il Covid di recente e di conseguenza aveva gli anticorpi.
(...) «Ancora oggi, il 99% delle persone non sa perché sono stato cacciato dall’Australia. Su quali basi. La gente crede che io sia stato espulso perché non ho fatto il vaccino. Pensano che ho rifiutato il vaccino e abbia cercato di entrare con la forza in Australia, cosa del tutto falsa». (...) «Non sono a favore dei vaccini. Non sono anti-vax. Sono un sostenitore della libertà di scegliere ciò che è giusto per te e il tuo corpo».
 
(...) Novak Djokovic, nato e cresciuto in Jugoslavia, testimone delle guerre degli anni ‘90, figliol prodigo di Belgrado e ora senza dubbio il più famoso e popolare serbo vivente, ha a cuore il passato, il presente e il futuro non solo della Serbia, ma di tutte le Nazioni e i popoli della zona. Sebbene sia cresciuto in un’epoca di guerra civile, quando i serbi trucidavano bosniaci e croati e viceversa, il suo progetto, come dice lui stesso mentre si avvia gradualmente ad affrontare la prossima fase della propria vita, è quello di concentrarsi sulle affinità più che sulle differenze tra i «nostri popoli».
«Sono sempre stato pacifista nell’approccio e nel modo di comportarmi nei confronti di tutte le persone e le Nazioni della regione», afferma. «Una volta eravamo lo stesso Paese. La famiglia di mia madre è croata. Lei è nata a Belgrado, ma tutti i suoi parenti sono croati. La parte di mio padre? Montenegro e Kosovo. Io sono nato in Serbia. Quindi, mi viene naturale trattare ognuno allo stesso modo. Il mio pensiero parte dal presupposto che eravamo un’unica Nazione, abbiamo tante somiglianze culturali, linguistiche e tradizioni comuni, di conseguenza perché non concentrarsi su quanto ci lega?».
(...) «La storia enfatizza le differenze, invece delle somiglianze, tra tutti i Paesi della regione che nel corso degli ultimi due secoli sono stati divisi, in parte, sulla base di orientamenti religiosi. «Esiste la storia ufficiale», specifica Djokovic, «e poi c’è forse, la storia che definirei occulta, un passato probabilmente taciuto... Perciò desidero personalmente andare a fondo e saperne di più». (...) Djokovic spiega che tutti questi [suoi] studi hanno lo stesso obiettivo: «Sono ispirati dal desiderio comune di avvicinare le Nazioni, non necessariamente in modo ufficiale, ma abbastanza perché smettano di considerarsi nemiche l’una all’altra». Tale sentimento si estende anche al mondo relativamente innocuo dello sport. Durante la Coppa del Mondo del 2018 Djokovic si è beccato l’inferno dai serbi per avere sostenuto pubblicamente la Croazia. «Sono stato giudicato nel mio Paese, anche dai più alti funzionari del governo», rivela. «Ma per me è piuttosto naturale: prima di tutto, ho una famiglia croata. E poi, è quello che sento nel profondo del cuore. Come posso fare il tifo per chi è più lontano da me rispetto a qualcuno che è il mio vicino di casa e con cui non ho solo legami familiari, ma anche molte affinità?».
Gli studi e le ricerche finanziate sulla storia e la cultura della tua regione dimostrano in parte che esiste un passato comune anziché separato?
«Al cento per cento», risponde. «L’idea è proprio questa. Ehi, senti, so bene che attualmente siamo Paesi separati. Ma speriamo di renderci conto che abbiamo così tanti punti in comune, dal punto di vista storico e culturale, da tornare a essere un’unica Nazione».
Pensi che il Paese dovrebbe essere di nuovo unito? O è più una questione culturale?
«Nei miei sogni più sfrenati, direi in uno scenario perfetto, perché no? Perché no?», afferma. «Parliamo la stessa lingua o una lingua molto, molto simile», considera spiegandomi le piccole differenze tra ciascuna. «Ci capiamo perfettamente. Se guardi i nostri costumi tradizionali, musica, danza, cibo: sono gli stessi! Esattamente gli stessi. Solo che le parole usate per descriverli sono diverse. Quindi sì, sono favorevole a unire le nostre Nazioni il più possibile. Non penso sia realisticamente fattibile, anche se nulla è impossibile. Ecco perché dico che, se dimostriamo di avere le stesse radici, la stessa storia e di provenire dalle stesse identiche tribù, allora forse qualcosa scatterà nelle persone».
(...) [L'idea della] riunificazione della Jugoslavia (...) «Non ne sono sicuro. Probabilmente ne dubito», aggiunge. (...). «Ma almeno avvicinerà tutte le persone. E mi piacerebbe vedere relazioni più pacifiche e amichevoli nella regione, una maggiore collaborazione. Perché ora, ogni estate, in occasione delle commemorazioni delle grandi date di guerra, la mente va solo a quello. I media e la politica continuano a insistere su questo tema ogni anno e con maggiore enfasi. Così, ovviamente, non riusciamo ad avvicinarci e ci si allontana sempre di più. Non dico che le persone debbano dimenticare, perché è molto difficile chiedere una cosa del genere. Le vittime vanno essere sempre ricordate. Ma alla fine, vogliamo andare avanti? E come lo faremo?”
 
 
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Novak Đoković bi volio da Jugoslavija ponovo postoji: Zašto da ne, govorimo istim jezikom?

R.S.
11.01.2025. 

Uoči početka Australian Opena Novak Đoković je govorio za američki GQ, a između ostalog i o postojanju Jugoslavije

Novak Đoković ističe da je u njegovim snovima postojanje Jugoslavije idealan scenario.

– U mojim najluđim snovima to bi bio idealan scenario. Rekao bih da je to perfektan scenario. Zašto da ne? Ako mi svi govorimo istim ili veoma, veoma, veoma sličnim jezikom. Mi se razumijemo perfektno, rekao je Đoković za GQ, pa nastavio:

– Ako pogledate naše narodne nošnje, muziku, igre, hranu. Isto! Samo različite riječi da to opišu. Zato sam ja pristalica da se mi približimo što je moguće više. A da li je moguće da ponovo postanemo ista zemlja? Mislim da to nije realno moguće. Ali ništa nije nemoguće. Zato ja kažem da ako dokažemo da imamo iste korijene, istu istoriju, da dolazimo iz istih plemena, onda bi to možda pokrenulo ljude.

Svjestan je Đoković da se ova ideja mnogima neće svidjeti.

– Nisam siguran, vjerovatno i sam sumnjam u tu mogućnost. Ali to bi bar približilo ljude, a ja bih volio da vidim miroljubivije i prijateljskije odnose u regionu. Saradnju. Jer sada svakog ljeta, kada se približe ti veliki datumi, svi te godišnjice ratova, oni samo sve podsećaju na to. A mediji i političari nastavljaju da insisitiraju na tome, jače i jače svake godine. I tako je potpuno nemoguće približiti se. Samo se udaljavamo. Ja ne kažem da ljudi treba da zaborave. Veoma je teško to od ljudi tražiti. To mora da bude zapamćeno, žrtve uvek moraju da budu zapamćene, ali da li se tako krećemo naprijed?

Glavna ideja mu je da se sve zemlje koje su činile bivšu državu približe.

– Sto odsto. To je cijela ideja. Razumijem da smo mi danas različite države. Ali nadam se da bismo mogli da shvatimo da imamo mnogo toga zajedničkog, istorijski i kulturno, i da bi to možda moglo da nas ponovo spoji u jednu naciju.

Podsjeća on i kakav je problem imao kada je navijao za Hrvatsku.

– Kada sam 2018. javno navijao za Hrvatsku tokom Svjetskog prvenstva u fudbalu, mnogi u mojoj zemlji, čak i najviši predstavnici Vlade, kritikovali su me. Ali za mene je to prilično jednostavno. Prvo, imam porodicu iz Hrvatske. Drugo, tako se osjećam u srcu. Kako da navijam za nekoga ko je dalje od mene nego za nekoga ko je moj komšija i sa kim ne samo da imam porodične veze, nego i mnogo sličnosti.

 
 
Đoković o nacijama iz regiona: Porodica moje majke je potpuno hrvatska
 
R.S.
09.01.2025.
 
Srbijanski teniser Novak Đoković je govorio za GQ magazin, gdje je istakao kako je pacifistički nastrojen ka svim nacijama u regionu, otkrivši da je njegovo porijeklo sa majčine strane hrvatsko.
 

Đoković se posebno osvrnuo na svoje porijeklo:

"Uvijek sam bio veoma pacifistički nastrojen u svom pristupu i ponašanju prema svim nacijama u regionu. Tako je jer smo jednom bili ista zemlja. Porodica moje majke je potpuno hrvatska. Rođena je u Beogradu, ali svi su Hrvati", istakao je Đoković, pa dodao:

"Sa očeve strane? Crna Gora i Kosovo. Ja sam rođen u Srbiji. Zato uvijek sve tretiram na isti način. Imam takav pristup da, ako smo nekad bili zajedno kao jedna nacija, onda imamo mnogo kulturoloških sličnosti, sličnosti običaja, tradicija, jezika... Zašto da se ne fokusiramo na te stvari?".

Ovaj sjajni teniser je tokom Svjetskog prvenstva 2018. godine u fudbalu javno podržao reprezentaciju Hrvatske.

"Bio sam veoma osuđivan u mojoj zemlji, čak i od najviših zvaničnika vlade. Ipak, što se mene tiče, stvar je veoma prosta - prije svega, imam rodbinu iz Hrvatske. Kao drugo, tako se osjećam duboko u srcu. Kako mogu da navijam za nekoga ko je mnogo dalji od mene, a ne za onoga ko mi je komšija i sa kojim imam brojne odnose, ne samo porodične, već i mnogo sličnosti?", kazao je Đoković.