Coordinamento
Nazionale
per la
Jugoslavia
Branko Ćopić
Vedi anche:
Marija na
Prkosima / Marija sul Monte
dell'Ostinazione
pagina a cura di Dragomir
Kovačević
"Nella
mia vita ho sentito sempre il peso delle
disgrazie che subivano altre
persone. Sentivo il peso della vita nel
mondo, sulle mie spalle. Mentre
altri si alleviavano la loro miseria
odiando altri e infliggendo loro
dolore, io ho sofferto per tutti; man mano
che scrivevo opere sempre
piů allegre, diventavo sempre piů
malinconico..."
Branko Ćopić
nacque il 1 gennaio 1915 nel villaggio di
Hašani nei pressi di Bosanska
Krupa, Bosnia-Erzegovina. Da bambino, a
quattro anni, rimase senza
il padre che morě di febbre spagnola, e cosě
la sua
amorevole madre Sofija
si prese interamente cura di lui, con il
tenero nonno Rade e l'allegro
zio
Nicola. La perdita del padre segnň la sua
prima infanzia,
cosě come il
successivo distacco di sua madre, andata in
sposa. In un tale ambiente,
fin dalla prima infanzia, Branko fu inondato
dell'amore che mantenne
dentro di sé per tutta la sua vita.
Nel suo villaggio natale di Hašani, ai piedi
del monte Grmeč, il
giovane Branko portava le mandrie sui pascoli,
trascorrendo i suoi
momenti liberi immerso nei giochi. Sognava la
sovrastante montagna
Grmeč come un monte fantastico e arido, di
aspra e selvaggia bellezza
- come una montagna popolata da animali
pericolosi e abitanti di un
mondo invisibile.
Tutte queste fantasie Branko le assorbiva dai
racconti di suo nonno,
che da tipico "narratore e mangiatore" della
regione di Lika,
trasmetteva le esperienze, il bene e il male,
la morbidezza dell'anima
umana e la larghezza del suo cuore. Il nonno
Rade per lui sarŕ
piů
di una madre; il mito e la leggenda della
tenerezza umana e gli altri
membri della famiglia assieme con tutti i
contadini dalle pendici della
montagna Gmeč - una galleria di personaggi per
la elaborazione nelle
sue memorabili opere letterarie. "Mio
nonno Rade, raccontava
Ćopić, rappresenta
il tesoro di
tutti i miei veri motivi letterari."
Lo zio Nicola, minatore negli Stati Uniti,
viaggiatore per il mondo,
aprě allo scrittore "il ricco
mondo frutto della fantasia popolare".
Branko frequenta la scuola elementare nel suo
villaggio natale, mentre
i
quattro gradi delle medie li continua nel
collegio del capoluogo di
provincia di
Bihać. Dopo aver terminato il liceo, si
iscrive al Liceo Magistrale a
Banja Luka, e in seguito a Sarajevo e a
Karlovac. La ragione della
frequente interruzione della sua formazione č
nello spirito
inquieto di
Branko e nel bisogno di segnalare le
irregolaritŕ e la cattiva
situazione sociale e politica. Viene espulso
dalla scuola per le sue
idee progressiste e per via delle parole che
non puň tacere.
Infine,
completa il Liceo Magistrale a Karlovac e da
giovane maestro
ritorna nel suo villaggio natale; ma non ha
tanta voglia di iniziare la
carriera di maestro.
Pubblica le prime opere su "Venac", "Zembilj
", "Vrbaske novine",
"Učiteljski podlistak". Decide di iscriversi
alla Facoltŕ di
Filosofia
a Belgrado nel 1934. Lě vive modestamente
degli onorari per le
storie pubblicate nel quotidiano "Politika".
Studia con diligenza,
dando
gli esami in tempo. Si laurea poco prima dello
scoppio della guerra,
nel
1940. La guerra lo coglie in servizio militare
in Slovenia, a Maribor,
dopodiché ritorna alla sua nativa Krajina e
subito nel 1941
aderisce al
movimento partigiano della Resistenza. In
principio era un soldato
semplice, ma ben presto divenne commissario
politico e si rese
attivo come collaboratore permanente nel
settore della cultura e della
didattica, come corrispondente per i
quotidiano partigiano di Banja
Luka, "Glas", e di "Borba". Oltre ai rapporti
militari, Ćopić scrisse
anche piccoli pezzi e presentazioni teatrali,
poesie, dando un
forte sostegno morale e spirituale ai
partigiani. Rimase attivo nella
Lotta di liberazione fino alla fine della
guerra. Dopo la liberazione
si spostň a Belgrado, dove scelse di
risiedere.
Dapprima diresse la rivista "Pionir", che
lasciň dopo alcuni
anni per dedicarsi professionalmente alla
scrittura
letteraria. Fu un lavoratore letterario
instancabile, scrisse numerose
opere quasi interamente dedicate alla sua
nativa Krajina bosniaca e a
Grmeč. Lavorň soprattutto sulle poesie e
scrisse racconti e
romanzi. Tuttavia, la narrazione fu la sua
vera e propria
vocazione, nata nella sua terra natale,
ispirata ai racconti di suo
nonno Rade e ad altri narratori del limes
militare. Inoltre, il suo
talento narrativo si rispecchiň in una serie
di romanzi di
guerra e di
rivoluzione, sui combattenti e i loro piccoli
destini sconosciuti alla
cerchia piů vasta di persone.
La gioia piů grande nelle narrazioni di Ćopić
sta nel riso che
dallo
scrittore emerge spontaneamente e facilmente,
con delicatezza e garbo.
Questo riso č di buon cuore, vigoroso e
incoraggiante, aiuta a
vedere
piů solare un mondo in cui l'uomo diventa piů
bonario. La
satira e
le risate a volte lampeggiano con il loro
tagliente bagliore; secondo
la
convinzione del narratore, nella vita c'č piů
bellezza
che bruttezza,
piů bene che male, piů umano che disumano. In
questo
raccontare si
scorgono anche i toni della tristezza e
dell'amarezza, perché
anch'esse fanno parte
del vivere. Perň, quando si considera la
narrazione complessiva
di
Ćopić, essa viene ricordata per il riso,
quello bonario e salutare. Il
compito della vera letteratura, diceva Branko
Ćopić, č di
nobilitare
l'uomo e rendere piů bella e piů sostanziale
la sua vita.
Ha la
mansione di ispirare l'uomo e di incoraggiarlo
per le grandi opere e
le imprese eroiche. Ćopić amava la letteratura
di questo tipo e
desiderava scrivere lui stesso cosě.
Nella letteratura jugoslava, Ćopić ottenne lo
status di artista con il
numero piů alto di opere pubblicate e
tradotte. Il suo lavoro
puň
essere reperito in piů di 30 lingue in tutto
il mondo. Da grande
umanista, patriota ed umorista, Ćopić
ricevette numerosi premi e lodi.
Giŕ nel 1938, per un racconto breve, ebbe il
primo premio
dell'Accademia delle Sette Arti; in seguito
ebbe il premio Rakić
(1939), il
premio dell'Accademia Serba di Scienze e Arti
(1940), del Comitato per
la cultura e l'arte (1947, 1948), del Governo
della RPFJ (1949),
dell'Unione
sindacale (1953), del Festival dei giochi per
i bambini Zmaj (1971), il
premio Njegoš (1972) per la raccolta di
racconti "Il giardino color
malva", il premio AVNOJ (1972).
Anche se per natura allegro e sorridente,
Branko Ćopić terminň
la
propria vita in maniera triste e tragica.
Negli ultimi anni si sentiva
solo, abbandonato e depresso. Era arrivato a
Belgrado con l'Armata
partigiana nell'ottobre del 1944, trascorrendo
sotto il ponte sulla
Sava la
sua prima notte nella capitale liberata. Sotto
lo stesso ponte, 42 anni
piů tardi, mise il punto sulla propria vita.
Cosě ci lasciň per sempre, trasferendosi dalla
"favola
vivente" nella
"favola dei sogni". Ma dietro a lui rimase il
suo operato, immenso
come lo era stato lui, e la amata montagna
Grmeč.
Tra le opere piů famose ricordiamo: Major Bauk
(1949), Prolom
(1952), Doživljaji Nikoletine Bursaća (1956),
Bosonogo djetinjstvo
(1957), Gluvi barut (1957), Orlovi rano lete
(1957), Ne tuguj bronzana
stražo (1958), Magareće godine (1960) Osma
ofanziva (1964), Bašta
sljezove boje (1970)...
|
|
Dragi brate Mićo,
ti si Amerikanac, djeca su ti Amerikanci,
unuci Amerikanci, žene se
kako hoće i s kim hoće, a opet Amerikanci
ostaju.
A ja,
moj Mićo, imam ti u kući čitavu varicu: sin mi
Srbin, snaha Hrvatica, a
moji rođeni unučići - kao da si popeo magarca
na kobilu - ni tamo ni
amo, „strina“ srpska, a glava hrvatska i
obratno. Živimo u Jugoslaviji,
a ne smijemo ni beknuti da smo Jugosloveni.
E, čija
li je to konjska pamet izmislila da mi je samo
znati!
<< Caro fratello Micio, tu sei un
Americano, i figli tuoi sono
Americani, i nipoti sono Americani, si sposano
come e con chi vogliono
e rimangono sempre Americani.
Mentre io, mio caro Micio, ho in casa un
calderone: mio figlio č
un Serbo, la nuora una Croata, mentre i miei
nipotini, i loro figli -
sai, come quando un asino monta una cavalla -
non sono né di qua
né di lŕ. Il sederino serbo e la testa croata, e
viceversa. Viviamo in un paese chiamato
Jugoslavia, e non osiamo aprire
bocca per dire che siamo Jugoslavi.
Ehh, se solo sapessi di chi era quella mente
equina che ha inventato
tutto questo miscuglio! >>
Branko
Ćopić e "Lepa Brena"
Segnalo un onesto articolo nella rivista belgradese
" Vreme"
sulla
cantante neo-folk "Lepa
Brena"
(Fahreta Jahić), molto attiva nel periodo
1981-1991.
Non era per niente antipatica come certi cantanti
"leggeri", e non lo
erano neanche la musica e i contenuti, rivolti ai
bambini, ai giovani e
ai nostri gastarbeiter
all'estero. Dall'intervista si capisce tanto.
Mi ha colpito la foto in fondo dell'articolo: il
nostro scrittore e
poeta, il dolce Branko
Ćopić,
in una delle tante visite alle scuole, questa volta
nella cittadina di
Brčko, paese nativo di Fahreta Jahić:
Branko Ćopić in
visita alla scuola elementare di Brčko,
Bosnia.
In alto, Fahreta
Jahić, la futura "Lepa Brena" della canzone
jugoslava.
Di sicuro Lepa Brena ha concesso la foto alla
rivista, nel ricordo e
nel rispetto che in tanti nutriamo per Branko Ćopić.
Diceva Miroslav Krleža a Branko Ćopić: Eh, caro
Branko, se io avessi
avuto il suo canto! Branko Ćopić era davvero un
grande intellettuale,
travestito da contadinotto della Bosnia, un "David
Strbac"...
Ho giocato con la memoria e con una poesia di
Branko: Lepa
Brena-Fahreta come la ragazzina di Branko a Bosanska
Krupa. Ho giocato
con la mia memoria...
Branko Ćopić:
Mala
moja iz Bosanske Krupe
|
Branko Ćopić:
Da
Bosanska Krupa, mia ragazzina
|
|
|
|
|
Bilo mi je dvanaest
godina,
|
Un dodicenne ero,
|
prvi put sam sišao do
grada iz mog
sela,
|
che per la prima volta
scese nella
cittŕ dal paese
|
tihog i dalekog
kad
susretoh tebe iznenada.
|
quieto e remoto,
quando ti vidi
all'improvviso.
|
Eh, dječačke uspomene
glupe!
|
Ehh, di ricordi
stupidi ce
n'č piů di una dozzina!
|
Mala moja iz Bosanske
Krupe!
|
Da Bosanska Krupa, mia
ragazzina!
|
|
|
Jesi li me spazila il'
nisi,
|
Chi lo sa se tu avessi
visto
|
zbunjenoga seoskoga
đaka
svjetlokosog i očiju plavih,
|
un confuso allievo
biondo dagli
occhi azzurri,
|
u oklopu novih
opanaka, kako zija u
izloge skupe?
|
nelle calzature nuove,
incastrato,
che smusava nella vetrina?
|
Mala moja iz Bosanske
Krupe!
|
Da Bosanska Krupa, mia
ragazzina!
|
|
|
Naišla si kao lak
oblačak,
|
Tu giungesti com'una
nuvoletta,
|
tvoj me pogled za tren
obeznani,
|
il tuo sguardo mi fece
perdere
coscienza,
|
zaboravih ime i
očinstvo,
|
dimenticai chi ero e
da dove
provenivo,
|
kako
mi se zovu ukućani.
|
dimenticai i nomi di
attinenza.
|
Iznevjerih poput
sablje tupe,
|
Mancai di proferire
qualche parola
carina,
|
Mala moja iz Bosanske
Krupe!
|
Da Bosanska Krupa, mia
ragazzina!
|
|
|
Tekli tako gimnazijski
dani,
|
Passarono i giorni
liceali,
|
uspomena na te ne
ocvala,
|
ma il ricordo di te
non cessň,
|
modra Una u proljetne
noći tvoje mi
je ime šaputala.
|
La Una smeraldo, nelle
notti di
primavera, il tuo nome mi sussurrň.
|
Lebdila si ispred
đačke klupe,
|
Libravi dinanzi la mia
panchina,
|
Mala moja
iz Bosanske Krupe!
|
Da Bosanska Krupa, mia
ragazzina!
|
|
|
Brzo minu naše
đakovanje,
|
Passarono presto i
giorni di scuola,
|
lagan leptir sa
krilima zlatnim,
|
com'una farfalla di
alette d'oro,
|
ipak tebe u srcu
sačuvah
|
ma ti portai nel cuore
lo stesso,
|
kroz sve bure u danima
ratnim.
|
per tutte le burrasche
dei giorni di
termidoro.
|
Ta sjećanja mogu l' da
se kupe,
|
Sono i ricordi di te
che curo in
sordina,
|
Mala moja iz Bosanske
krupe!
|
Da Bosanska Krupa, mia
ragazzina!
|
|
|
Sad je kasno, već mi
kosa sijedi,
|
Ora č tardi, i capelli
mi son
bianchi,
|
gledam Unu, ćuti kao
nijema,
|
scruto l'Una
silenzioso come se
fosse muto,
|
zalud lutam ulicama
znanim,
|
invano giro per le
strade note,
|
sve je pusto, tebe
više nema.
|
tutto č deserto, il
tuo passo
ormai č perduto.
|
Ej godine,
nemjerljive, skupe,
|
Ohh, la vita preziosa
e divina,
|
Zbogom mala iz
Bosanske Krupe...
|
Addio a te, da
Bosanska Krupa, mia
ragazzina...
|
Nota: Il fiume Una scorre a Bosanska Krupa
Traduzione di Dragomir Kovačević, con
gratitudine per
il poeta e con stima per la cantante jugoslava
Di seguito la poesia
di Branko Ćopić che
la maestra Marijana Babić
per lui recitň
alle cascate del fiume Krka, nel magico 1963. In
escursione con i suoi
allievi, lei lo riconobbe tra gli altri turisti. In
seguito, durante la cena nella stessa giornata, lo
rivide ad un altro
tavolo -
sempre lui, lo scrittore che ammirava da sempre.
Gli scrisse una strofa
dalla poesia di Gustav Krklec, probabilmente
associata alle
meravigliose cascate del vicino fiume: “I
teče, teče jedan slap
i sija
i dršće u tisuću boja ...” Fece consegnare il tovagliolo allo
scrittore un pň imbarazzato - almeno a
lei sembrava che lo fosse. Lui arrossě e diventň
davvero
confuso. Non cessava il suo imbarazzo, mentre in
un attimo la maestra
si alzň e recitň a memoria, davanti ai suoi
allievi e a
tutti gli ospiti del ristorante, la sua poesia “Grob
u žitu”:
GROB U ŽITU
U
vijavici slijepoj guši se bijeli dan,
podmukla
veljača,
februar u magle zamotan.
Kolone cestom i kamioni, gmižu oklopni
voz...
Rđavi, druže, znaci.
Daljine prijete, daljine bruje, s
obzorja tutnji siva,
Došla je legija crna... i Latin s
pijetlovim perjem...
gazi oholo Tevton...
dolazi ofanziva...
Sjena od sela do sela, puška za puškom
žuri,
šapat pod strejom u štaglju, šapat po
drumovima...
kroz maglu putuje glas, tajni zavjetni
zov:
Na noge, još nas ima!
Svaka je čuka tvrđava, i svaka cesta
klanica,
i svaki kamen rov!
I počelo je... na cesti više grada
čitavi dan se biju tri bojne i brigada,
a u svitanje umorno uz klanac magle se
kradu
i sedam bojni uz brijeg juriša na
brigadu,
Dva na jednoga... pet na jednoga...
aveti nad šumom kruže.
Junački, drugovi, samo! Ni stope,
partizani!
Sedam na jednog... osam na jednog...
Pravda je na našoj strani!
A u sam zalazak sunca: - Povlačimo se,
druže!
Uzmak, ognjene ruže i zemlja razrivena,
humka kraj ceste u hitnji načinjena,
na njivi, u polju osniježenom, pala je
jedna žena.
Jagoda, djevojka prkosna, narodna kćeri
ponosna,
dvadeset i dva ljeta pod gorom
odnjihana,
dvadeset i dva ljeta u borbi
rascvjetana,
dvadeset i dva ljeta u zemlji
zamrznutoj,
kraj ceste podgrmečke na straži
vječitoj...
Bujaju trave, grgolje vode, prošla je
ofanziva,
u mladom žitu, pod humkom, djevojka
Jagoda sniva.
More ječmena klasja pod suncem juna
spava,
planinski vjetar mrsi more pognutih
glava,
djevojke Jagode to je rasuta kosa plava.
Na cesti podgrmečkoj ponosna i bez
smjene,
partizanka stražari, budna, kose
raspletene.
Komad modroga neba od lana rascvjetana
smije se usred polja uz
pjesmu ljetnjega dana:
nečije oči modre budne u poljani toj,
nečije oči stražare na cesti slobodnoj -
Jagoda partizanka na straži vječitoj...
Dođite, drugovi moji, i oči pogledajte,
spustite, drugovi, ruke i kosu
pomilujte,
stanite, drugovi stari, i stražu
pojačajte,
dajte tuđinu da plavu kosu mrsi,
da modre oči popije,
drugovi, slomite kraj ceste grabljive
šape dvije...
Valima žita šumno nečije riječi plove,
Jagoda, ponosna, živa, drugove svoje
zove...
Branko
Ćopić
|
TOMBA NEL GRANO
La giornata
bianca affoga
nel turbine ottenebrato
nelle nebbie del febbraio insidioso,
arrotolato.
Le colonne ed i camion per strada, anche
un treno blindato striscia...
Sono cattivi segni, compagno.
Le distanze minacciose vibrano, dal grigio
orizzonte ruggisce
la legione nera... ed i Latini con piume
di gallo...
altezzosamente cammina il Teutonico...
sta arrivando l'offensiva...
Le ombre fugaci dal paese al paese, un
fucile segue l'altro,
i sussurri sotto la tettoia del granaio, i
sussurri sulle strade...
nella nebbia viaggia una voce, un richiamo
giurato e segreto:
In piedi, ci
siamo ancora!
Ogni collinetta fa da fortezza, ogni
strada diventa una carneficina,
ed ogni pietra fa da trincea!
Tutto iniziň... sulla strada sopra la
cittŕ,
per un giorno intero
combatterono tre battaglioni contro una
brigata,
ed ora, mentre le nebbie degli albori si
infilano nelle gole,
sette battaglioni danno assalto alla
brigata.
Due su uno... cinque su uno... gli spettri
sorvolano la foresta.
Coraggio, compagni, cosě! Neanche un
piede, partigiani!
Sette ad uno... otto ad uno...
La giustizia
č dalla nostra parte!
E nel calar del sole: - ritiriamoci,
compagni!
Dopo il ritiro, le rose del fuoco e la
terra tutta sottosopra,
rimarranno,
ed un poggio rimarrŕ accanto alla strada,
frettolosamente
costruito
nel prato innevato, dove cadde una donna:
Jagoda, ragazza orgogliosa, figlia fiera
del popolo,
la montagna fu culla dei
suoi ventidue anni,
nella lotta fiorirono i suoi ventidue
anni,
nella terra gelata giacciono
ora i suoi ventidue anni,
accanto alla strada, ora fa la sentinella
infinita sulla via sotto
Grmeč il monte...
Ora germogliano erbe e gorgogliano acque,
l'offensiva č cessata,
mentre nel grano germogliato, sotto il
poggio, Jagoda la fanciulla,
sogna.
Il mare delle spighe d'orzo dorme sotto il
sole di giugno,
Il vento di montagna tesse
il mare delle spighe piegate
dei biondi capelli di Jagoda la fanciulla.
Sulla strada sotto il monte Grmeč, fiera e
senza che le sia dato il
cambio,
una partigiana dai capelli
sciolti, sveglia, vigila ora.
Un drappo di azzurro cielo
di lino fiorito,
sorride in mezzo al prato nel canto della
giornata d'estate:
certi occhi azzurri stanno svegli nella
piana,
certi occhi vigilano sulla strada liberata
-
č Jagoda la partigiana, che fa la
sentinella infinita...
Venite, compagni miei, guardatemi negli
occhi,
fermatevi un po' compagni, accarezzatemi i
capelli,
fermatevi un po', vecchi compagni,
rinforzate il posto di guardia.
Non permettete allo straniero di rovinare
i biondi capelli,
di bere dagli occhi azzurri,
spezzate, compagni, le zampe rapaci
che mi stanno dietro...
Certe parole rumoreggiano nelle onde del
grano,
č Jagoda, ragazza orgogliosa e viva, che
invoca i suoi
compagni...
Branko
Ćopić
|
Traduzione
di
Dragomir Kovačević
Una relazione segreta
a
Dubrovnik del grande scrittore
Non appena mi ricordo
di Lei, dalla bocca
mi comincia a fuoriuscire una valanga di parole
dolci... bacio la Sua
ombra... - questa frase si trovava frequentemente
nelle lettere che il
nostro famoso scrittore Branko Ćopić negli anni
Sessanta inviava ad una
maestra da Dubrovnik di nome Mariana. Lo scrittore
di Novi Sad Vladimir
Kuljača ha ricevuto in regalo quattro di queste
lettere, ed ha in
seguito realizzato il suo primo film documentario,
che si intitola
„Dubrovačka tajna veza”. La presentazione del
film, della durata di
trenta minuti, č prevista a Novi Sad per
quest'estate 2009.
http://www.blic.rs/kultura.php?id=100692
VLADIMIR
KULJAČA SNIMIO
DOKUMENTARAC O BRANKU ĆOPIĆU
Dubrovačka tajna veza
velikog pisca
Autor: Maja
Pavlica | 08.07.2009. -
05:00
- Čim se
sjetim Vas, na usta mi
naviru sve same nježne riječi… ljubim Vašu sjenku…
- ova rečenica se
često nalazila u pismima koje je naš poznati pisac
Branko Ćopić
šezdesetih godina pisao dubrovačkoj učiteljici
Marijani. Četiri ovakva
pisma novosadski pisac Vladimir Kuljača dobio je
na poklon, da bi
nedavno na osnovu njihove sadržine snimio svoj
prvi dokumentarni film
„Dubrovačka tajna veza”. Premijera
tridesetominutnog filma planirana je
tokom leta u Novom Sadu.
- Punih
trideset godina sam
čuvao ova pisma, punih trideset godina sam
čuvao uspomenu na jednu veliku romansu - sa setom
se priseća tih dana
Kuljača.
- Do pisma
Branka Ćopića
učiteljici Marijani iz Dubrovnika došao sam na
vrlo neuobičajen način, rekao bih, čudnovatim
putevima Gospodnjim. Kao
mladi novinar, pre više od 30 godina, posetio sam
Dubrovnik tragajući
za nesuđenom ljubavi svog oca, odnosno za ženom
zbog koje je moj otac
Petar napustio ovaj grad i zauvek se preselio u
Vojvodinu. U Dubrovniku
nisam pronašao ženu koju je otac voleo jer, po
rečima njene rođene
sestre, ona je nakon prekida romanse sa mojim ocem
otputovala u
Ameriku. Ali sam zato upoznao učiteljicu Marijanu
koja mi je, posle
nekog vremena, otvorila srce i ispričala puno toga
o svojoj tajnoj
prepisci koju je imala s književnikom Brankom
Ćopićem - priča Kuljača.
On navodi da će
joj dugo
godina Branko pisati iznoseći svoju naklonost
na diskretan i pomalo stidljiv način, otkrivajući
joj pri tom svoju
romantičnu i nežnu prirodu, po čemu široj javnosti
nije baš bio poznat.
Sva pisma je Marijana, iako je Ćopić na kraju
svakog navodio da se
odmah uništi, čuvala u ogromnoj kutiji od cipela.
Dramski i
prozni pisac
Vladimir Kuljača je nakon 14 proznih knjiga, pet
drama i tri dokumentarne radio-drame shvatio da je
pravo vreme da se
snimi i prvi dokumentarni film. Želeo je zapravo
da Branka Ćopića
predstavi u onom svetlu u kom ga retko ko poznaje.
Per lo scrittore
Zijo Dizdarević
ucciso nel 1942,
nel campo di
concentramento di Jasenovac
Zijo mio caro,
So che scrivo una lettera che non puň raggiungere il
destinatario, ma mi consolo ché sarŕ letta da
qualcuno
che ci ama tanto entrambi.
E' tarda notte e ho voglia di dormire. A quest'ora
di notte, si parla
soltanto con i fantasmi e i ricordi, mentre io sto
pensando a ragnatele
dorate, alle nebbie d'argento dei tuoi racconti, e
al terribile destino
che ti č capitato a Jasenovac.
Io scrivo, mio caro Zijo, ma non sono sicuro che una
fine simile non mi
colga in questo mondo, in cui ancora girovaga la
peste con la falce in
mano.
Nelle tue notti al chiar di luna, tu hai intuito
questo mostro
apocalittico con una falce di morte, e ne hai
parlato per bocca del tuo
eroe Brka. Un giorno tu l'hai avvistato, reale e
terreno - il tuo
terribile sogno si č realizzato, il tuo incubo.
In quegli stessi anni io sono accidentalmente
sfuggito al tuo destino,
ma da qualche tempo, alla mia scrivania, mi
stravolge una premonizione
nera; vedo una notte, fredda con le stelle del
ghiaccio, in cui mi
portano via, chissŕ dove. Chi sono questi oscuri
sicari di forma
umana? Sono simili a quelli che avevano portato via
te? O i fratelli di
coloro che hanno segnato la fine di Goran? Sono
forse gli assassini
neri di Hasan Kikić?
Come da ragazzi, liricamente inebriati, abbiamo
pianto insieme sul
poeta García Lorca, immaginando dinanzi a noi
quell'alba in cui
lo portavano via, inesorabilmente, per le strade
deserte di Granada.
Fui di recente a Granada, guardavo dalla collina il
labirinto pietroso
delle sue strade sotto il sole, e mi chiedevo: verso
dove l'avevano
portato? Ancora una volta, in quegli istanti, tu eri
accanto a me,
molto vicino, e non so chi di noi due allora
sussurrň le parole
di Lorca, cariche di brivido:
"I cavalli neri sono, i ferri sono neri."
Si moltiplicano i cavalli e i cavalieri neri nel
mondo, i vampiri
diurni e notturni, mentre io sto seduto sui miei
manoscritti e narro di
un giardino color malva, di uomini buoni e ragazzi
esaltati. Mi immergo
nel fumo di guerra e lě trovo soldati crudeli - ma
con cuori di
colomba. Prima che mi portino via, mi affretto a
raccontare una fiaba
sugli uomini. I suoi semi mi si sono piantati nel
cuore in tenera
etŕ, e germogliano in continuazione e si rinnovano.
Sono stati
sul fuoco dei molti orrori che ho passato, ma la
radice č
rimasta vitale ed indistruttibile, esponendo al sole
i suoi flebili
germogli verdi, il proprio vessillo. Hanno provato a
distruggerla le
corazze dei carri armati, ma č stata salvata dal
palmo di una
mano amichevole, che l'ha protetta.
Ecco, Zijo, vorrei sussurrare e scrivere la mia
fiaba su questo tema.
Tu sapresti valutare al meglio che non ho inventato
nulla, e che in
questo lavoro non si puň inventare, e di certo non
gente buona e
santi guerrieri.
Purtroppo, non ho inventato nemmeno gli altri, gli
assassini scuri dal
volto umano. Di loro non posso e non mi piace
parlare. Sento come si
moltiplicano e cospirano in questo mondo angusto, li
presento per via
del freddo gelido che li precede, e mi sembra che,
tra un po', verrano
a bussare alla porta.
E cosě sia, Zijo... Ciascuno si difende con la
propria arma.
Ancora non č stata forgiata la sciabola capace di
squarciare i
nostri chiari di luna, le albe sorridenti e i
crepuscoli piangenti.
Addio, mio caro. Forse a qualcuno sono ridicoli,
questo mio abito
antico, la lancia degli antenati in mano, il
miserabile ronzino che non
promette alcunché per la gara dei trofei. Beh, non
si puň
far niente, č cosě.
Branko
Ćopić,
Preambolo da: Il
giardino color malva (Bašta sljezove
boje)
traduzione:
Dragomir Kovačević
Branko
Ćopić je rođen 1.
januara 1915. godine u selu Hasanima kod
Bosanske Krupe, Bosna i
Hercegovina. Još kao dječaćić od 4 godine
ostaje bez oca, koji umire od
španske groznice, tako da brigu o malom
Branku preuzima njegova brižna
majka Sofija, nježni djed Rade i veseli
stric Nikola. Branko je kroz
takvo okruženje jos od ranog djetinjstva bio
obasut ljubavlju koju je
sačuvao u sebi do kraja života.
U rodnom selu Hasanima dječak je, u samom
podnožju planine Grmeč, na
proplancima čuvao stoku i provodio slobodne
trenutke igrajući se, ali i
maštajući o Grmeču kojeg je zamišljao kao
fantastičnu goru opore, oštre
i divlje ljepote – planinu naseljenu opasnim
životinjama i stanovnicima
nevidljivog svijeta.
Sva ta
maštanja Branko je
preuzimao iz priča njegovog djeda, koji je
kao "lička pričalica i izjelica" prenosio
iskustvo, dobro i zlo, mekoću
ljudske duše i širinu njegova srca. Djed
Rade će mu ostati više nego
majka; mit i legenda o ljudskoj nježnosti, a
ostali ukućani i cjeli
podgrmečki svijet – kao galerija likova za
obradu u njegovim
nezaboravnim književnim djelima.
Osnovnu školu pohađa u svom rodnom selu, ali
gimnaziju, četri niža
razreda, nastavlja u internatu u Bihacu.
Poslije završene gimnazije
upisuje se u učiteljsku školu u Banja Luci,
potom u Sarajevu i
Karlovcu. Razlog čestih prekida učiteljskog
školovanja bila je nemirna
Brankova duša i potreba da ukaže na
nepravilnosti i lošu socijalnu i
političku situaciju. Izbacivali su ga zbog
naprednih ideja i zbog
riječi koje nije mogao da prećuti.
Učiteljsku školu završava, na kraju,
u Karlovcu i kao mladi učitelj vraća se u
rodno selo, ali bez velike
želje da započne učiteljski posao. Odlučuje
da upiše Filozofski
fakultet u Beogradu 1934. godine.
Živio je skromno, a prehranjivao se
honorarima za objavljene priče u
"Politici". Marljivo je učio i polagao
ispite na vrijeme. Diplomirao je
neposredno pred rat 1940. godine. Rat ga je
zatekao na odsluženju
vojnog roka u Mariboru iz kojeg odlazi u
rodnu Krajinu i već 1941.
godine priključuje se partizanima. U početku
biva običan vojnik, ali
ubrzo postaje politički komesar i uključuje
se kao stalni saradnik na
kulturno - prosvjetnom sektoru kao dopisnik
partizanskih novina
banjalučkog "Glasa" i "Borbe". Ćopiću je
omogućeno da piše ne samo
ratne izvještaje već i skečeve, pozorišne
predstave, da pjeva i bude
moralna i duševna snaga partizanskim
borcima. Ostaje aktivan u NOB do
kraja rata. Poslije oslobođenja dolazi u
Beograd i tu se nastanjuje.
U početku je kao glavni urednik vodio list
"Pionir", a nakon nekoliko
godina napušta taj posao i počinje se
profesionalno baviti pisanjem.
Bio je neumoran književni radnik, izdao je
brojna djela, koja je gotovo
u potpunosti posvetio svojoj Bosanskoj
krajini i Grmeču. Najviše se
bavio poezijom, pripovijtkom i romanom.
Ipak, pripovijedanje je njegova
prava i istinska vokacija, iznikla na rodnom
tlu, potaknuta neumornim
pričama djeda Rade i drugih krajiških
pričalica. Osim toga, njegov
pripovjedački talenat se ogledao i u seriji
romana o ratu i revoluciji,
o ratnicima i njihovim sitnim i, širem
krugu, nepoznatim sudbinama.
Najveća radost Ćopićevog pripovijedanja
jeste smijeh, koji iz pisca
izvire spontano i lako, nježno i milostivo.
Taj smijeh je dobrodušan,
životvoran i bodar, on čini da život bude
miliji, da dan bude
svjetliji, da čovjek bude ljepši. Satira i
satirični smijeh sinu
ponekad svojom oštricom, ali je, prema
pripovjedačevom uvjerenju, u
životu više lijepote nego ružnoće, više
dobra nego zla, više ljudskog
manje neljudskog. Probiće iz ovog
pripovjedanja i ton tuge ili gorčine,
jer i to je život. Ali kada se sagleda
cjelokupno Ćopićevo
pripovjedanje, on se pamti po smijehu, onom
blagorodnom i ljekovitom.
U jugoslovenskoj književnosti stekao je
status stvaraoca sa najviše
odštampanih i najviše prevedenih djela.
Njegov opus može se pronaći na
više od 30 svjetskih jezika. Kao veliki
humanista, patriota i humorista
Ćopić je dobio brojne nagrade, priznanja i
pohvale. Još 1938. godine
dobija prvu nagradu Akademije sedam
umjetnosti za kratku priču, zatim
Rakićevu nagradu (1939), nagradu Srpske
akademije nauka i umjetnosti
(1940), Komiteta za kulturu i umjetnost
(1947, 1948), Vlade FNRJ
(1949), Saveza sindikata (1953), nagradu
Zmajevih dječijih igara
(1971), Njegoševu nagradu (1972) za zbirku
pripovjedaka "Bašta sljezove
boje", nagradu AVNOJ-a (1972).
Iako po prirodi vedar i nasmijan, Branko
Ćopić je tužno i tragično
okončao svoj život. Posljednjih godina se
osjećao usamljen, napušten i
depresivan – odlučuje da sam sebi presudi -
uveče 26. marta 1984.
godine bacio se sa Savskog mosta na kej
pored rijeke. Tako nas je
zauvijek napustio i otišao "iz bajke života"
u "bajku snova". Ali iza
njega je ostalo njegovo djelo veliko kao
njegov voljeni Grmeč. Sigurno
najpoznatija djela, između ostalih, su:
Major Bauk (1949), Prolom
(1952), Doživljaji Nikoletine Bursaća
(1956), Bosonogo djetinjstvo
(1957), Gluvi barut (1957), Orlovi rano lete
(1957), Ne tuguj bronzana
stražo (1958), Magareće godine (1960) Osma
ofanziva (1964), Bašta
sljezove boje (1970)...
|
Rispetto
ad eventuali diritti reclamati da autori o
traduttori, precisiamo che
la nostra presentazione delle loro opere su
questo sito non risponde ad
altro interesse che al desiderio e necessitŕ di
divulgazione
culturale. Restiamo ovviamente a disposizione
dei possibili detentori
di copyright, con i quali non fossimo potuti
entrare preventivamente in
contatto, per il ritiro dei testi da queste
pagine, in caso di
legittimo reclamo. CNJ
|