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Campagna contro
lo smantellamento
del Memoriale Italiano ad Auschwitz Deportati, liberatori e falce e martello fuori da Auschwitz. Lo scempio è compiuto! Nel 70° anniversario della liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa, il memoriale italiano che ricorda tutti i deportati italiani, l’antifascismo, la Resistenza e i liberatori, è stato rimosso dal blocco 21 di Auschwitz per motivi revisionisti e negazionisti e forse sarà ricollocato accanto all’Ipercoop di Firenze. Vergogna ai responsabili di questa offesa. Il 27 gennaio 2016, Giorno della Memoria, tutti con l’Armata Rossa. Gherush92 Committee for Human Rights – 1.1.2016. gherush92@gmail.com Iniziative Appello alla Deutsche Denkmalpflege (2011) Appello a Napolitano per il Memoriale italiano di Auschwitz (2011) OdG del Consiglio Nazionale ANED (2014) Appello a Gentiloni e Renzi (2014) Conferenza a Milano, 27 Gennaio 2015: Dichiarazione La replica del Ministro Franceschini e una nuova lettera (2015) Links e documentazione: Progetto Glossa XX1 per il Memoriale Italiano su Facebook Il Memoriale italiano ad Auschwitz – Giornata della Memoria 2014. Documentazione, conservazione e progetto di integrazione 2008-2012. A cura di Giuseppe Arcidiacono e Sandro Scarrocchia, Sestante Edizioni, 2014 VIDEO: Cittadini contro la distruzione del Memoriale italiano di Auschwitz - Blocco 21 (2012) G. Carboni Maestri: Il Memoriale In Onore Degli Italiani Caduti Nei Campi Di Sterminio Nazisti (su Zapruder n.31, mag-ago 2013) Cronache: Il Memoriale italiano di Auschwitz sarà ospitato a Firenze dentro l'EX3 (24/9/2014) Entro pochi giorni la decisione sul trasferimento in Italia del Memoriale di Auschwitz (ANED 21/10/2014 - anche su JUGOINFO) Protocollo di intesa tra Ministero Beni attività culturali e turismo, Regione Toscana, Comune di Firenze e Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti, per il trasferimento a Firenze e successiva valorizzazione del Memoriale italiano ad Auschwitz (Delibera Regione Toscana n.376 del 30-03-2015) Opinioni e testi: Gherush92 Committee for Human Rights: POPOLI INGRATI E SENZA MEMORIA – OVVERO VERSO UN NUOVO FASCISMO (2016) Giuseppe Zambon: Testimonianza da Auschwitz (2011) Andrea Martocchia: Commento sull'Appello "Non cancellate il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz" (2011) LE INIZIATIVE in ordine cronologico inverso On.le Dario Franceschini
Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Ministero dei Beni e delle Attività Culturali Via del Collegio Romano, 27 00186 Roma Roma, 17 luglio 2015
Gentile Onorevole Ministro Franceschini, non senza un profondo sconforto abbiamo letto la Sua lettera di risposta e non senza sgomenta perplessità abbiamo appreso le intenzioni del Governo in merito al Memoriale italiano ad Auschwitz. Nell’incontro del 15 luglio scorso con il Direttore Generale di Gabinetto il Cons. Daniele Ravenna che gentilmente ha accolto una delegazione dei firmatari dell’Appello internazionale per salvare il Memoriale Italiano nel Blocco 21 del Campo di Auschwitz, alla presenza della Dott.ssa Susanna Boschetti dell’Ufficio del Consigliere Diplomatico, abbiamo espresso le ragioni della nostra insoddisfazione per non aver ricevuto risposta in merito alle questioni poste e alle decisioni prese. A fronte della ormai nota complessità della triste e annosa vicenda del Memoriale, ci sembra a dir poco inverosimile la decisione del Governo che, alla luce di presunte crescenti pressioni esercitate dalle autorità polacche, mai rese ufficialmente note, ha ritenuto necessario avviare le procedure per la rimozione del Memoriale e la realizzazione di un nuovo allestimento museale del Blocco 21. Appare tanto inverosimile quanto inammissibile ridurre il Memoriale Italiano, un’opera di testimonianza e di inestimabile valore culturale ed artistico, ad una questione di carattere museografico, di allestimento, di tecniche e spazi espositivi, come si dice. E’ a dir poco ovvia, se non banale, la considerazione che le opere d’arte, nel loro naturale contesto architettonico, sono tutte figlie del loro tempo e non devono rispondere a rinnovati criteri museali ma che, semmai, quando fruibili, restano fonte di riflessione e dibattito nel tempo. Non per questo vengono trasferite, decontestualizzate, censurate. Per fare un paragone che, alla luce delle attuali vicende internazionali forse rende ragione dell’assurdità e della gravità del caso, è come se d’autorità venisse imposta la censura e la dislocazione dei capolavori di Fidia dal British Museum di Londra, asportati e trafugati due secoli orsono, non per riportare quei capolavori ad Atene, ma perché non corrispondenti alle nuove linee guida del Museo. Si aggiunga che il Memoriale, a differenza del Frontone del Partenone, è concepito per il Blocco 21 del Campo di Sterminio di Auschwitz e rimane indissolubilmente legato al tragico contesto originario per il quale è stato progettato. Nella sciagurata ipotesi del trasferimento rimarrà, a futura memoria, uno strappo indelebile della forma e dei contenuti che il Memoriale rappresenta, lacerazione che sarà resa ancora più evidente da un’eventuale ricostruzione artificiale del contesto, una sorta di Disneyland di Auschwitz. Il vero scandalo sarà collocare il Memoriale Italiano, con le parole di Primo Levi, la musica di Luigi Nono, l’architettura di Lodovico Belgioioso, le pitture di Pupino Samonà, la regia di Nelo Risi, al fianco del più grande centro commerciale di Firenze con l’inevitabile trasformazione dell’opera da luogo della Memoria a fantoccio della “pop art”, contraddicendo lo spirito, l’origine, la finalità dell’opera stessa, snaturandola e svuotandola di senso e contenuto; il vero scandalo sarà trasferire il Memoriale nella periferia di Firenze nell’EX 3 di Gavinana di fianco a grandi magazzini commerciali, luogo che sembrerebbe aver già subito ben due clamorosi fallimenti come sito per ospitare arte contemporanea. Ciò detto, nella chiusura e nella ventilata rimozione del Memoriale Italiano da Auschwitz, che Lei sembra avallare, intravediamo una questione ben più complessa, un cattivo intento che riapre il dibattito sul valore della Storia, della Memoria e dell’Arte come veicoli di trasmissione; avvertiamo l’intenzione di rimuovere, insieme al monumento, i contenuti simbolici che il Memoriale rappresenta, il substrato comune della Resistenza e della lotta partigiana ed antifascista, la cui legittima eredità sono la Costituzione e la Repubblica Italiana; l’intenzione di minimizzare la realtà incontrovertibile della liberazione del Campo da parte della valorosa Armata Rossa Sovietica. Il Memoriale riproduce la triste storia di tutte le vittime del nazifascismo - tutti gli italiani, donne e uomini ebrei, rom, omosessuali, dissidenti politici, deportati nei campi di concentramento nazisti - non di una parte di essi, come sembra in atto. La Memoria è, e deve rimanere, unita e collettiva. In questo senso appaiono ingiustificabili giudizi ed espressioni del tipo “padiglione della vergogna”, “ padiglione più triste”, “al confronto degli altri fa inorridire per quanto sia inutile”, così come inammissibile appare il ripensamento di chi un tempo partecipò attivamente alla realizzazione del Memoriale e che oggi sembra rinnegare l’opera dei padri, partecipando alla sua eliminazione. La verità è che quest’opera, sradicata dal contesto del campo di Auschwitz potrebbe andare per sempre distrutta, e Lei, nella qualità istituzionale che ricopre, potrebbe essersi reso corresponsabile di avere contribuito alla grave frantumazione del significato che il Memoriale custodisce: la memoria nazionale della deportazione nazifascista e della Resistenza. La conseguenza di questa infausta vicenda è che il Memoriale Italiano, che evoca tutte le vittime del nazifascismo, sembra aver perso la sua funzione di baluardo dei diritti umani, contro ogni forma di discriminazione. I risultati sono lo sgretolamento e la perdita di significato della Memoria, divenuta commemorazione di maniera. Tutto ciò avviene mentre è in atto una violenta recrudescenza in Italia e in Europa di antisemitismo e di razzismo contro i Rom, gli immigrati, la diversità. Dietro all’affermazione della non corrispondenza del Memoriale ai criteri museografici vigenti si potrebbe celare il problema che l’opera non sia gradita alle Autorità Polacche. In questo caso, vista la delicatezza dell’argomento e la grave decisione che ne consegue, sarebbe doveroso, ed è ciò che Le chiediamo, che venissero illustrate con dettaglio le ragioni di questa ipotesi insieme alla fonte, se esistono. Allo stato registriamo solo le parole espresse dal Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri Verrecchia su La Repubblica del 29 gennaio 2015: “È la presenza nell'opera di richiami artistici al comunismo, oggi considerati fuori legge in Polonia, ad aver indotto la chiusura del Blocco 21”. Ora, al cospetto di questa dichiarazione che suscita un moto di indignazione a chi identifica il Memoriale parte fondante della Storia Patria, Lei dovrebbe spiegare come il Governo Italiano, che è il Suo Governo, possa accettare questi presunti assurdi desiderata del Governo Polacco e chiarire come una legge del genere possa trovare ospitalità nell’Europa che si è data una Carta dei Diritti Fondamentali, fra i quali diritti è riconosciuta la libertà di accesso alle opere d’arte. In realtà, non risulta, allo stato, alcuna pronuncia ufficiale del Governo Polacco in merito al fatto che il Memoriale non debba trovare ospitalità ad Auschwitz in ragione di una legge dello Stato. L’Ambasciatore Polacco, intervistato lo scorso 30/11 su Radio Uno nella trasmissione Voci dal Mondo, ha fatto ricadere la responsabilità della chiusura dell’opera solo sui rinnovati criteri museali, senza sollevare alcuna obiezione di natura governativa, cosa peraltro ribadita durante un nostro incontro all’Ambasciata di Polonia. A fronte di queste preoccupanti incertezze sulle reali motivazioni del trasferimento dell’opera, le ragioni per salvare il Memoriale Italiano e per bloccare il suo trasferimento dal Blocco 21 del Campo di Sterminio di Auschwitz sono a chiare e note. Sono espresse, fra gli altri, nei pareri del Consiglio Superiore, che opera sotto la Sua egida, che ha votato all’unanimità in decisa e ferma opposizione allo spostamento del Memoriale; sono precisate nei pareri dell’Accademia di Belle Arti di Brera, del Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo e dell’Accademia di Cracovia raccolti e pubblicati nel Volume “Il Memoriale Italiano ad Auschwitz” ; sono elencate nell’ Appello internazionale per salvare il Memoriale; sono esposte, con grande sintesi e chiarezza, nelle tre interrogazioni presentate dall’On. Serena Pellegrino (Atto n. 4-07473), dalla Senatrice d’Adda (Atto n. 4-03375) e dal Sen. Pietro Liuzzi (Atto 4-03864), sottoscritte da oltre settanta parlamentari. Nelle interrogazioni si chiede al Presidente del Consiglio, al Ministro degli Esteri e a Lei, nella qualità di Ministro dei Beni Culturali, l’immediato accesso al Memoriale, il suo restauro e la conservazione in loco, unitamente ad un riadattamento che possa corrispondere ai nuovi criteri museali. Nel merito di queste interrogazione, il cui fine è la salvaguardia del Memoriale, scopo che travalica ogni interesse personalistico e politico di parte, Lei ha preferito non rispondere, tacendo così ogni Sua responsabilità e del Suo Governo sulla conservazione del monumento. In conclusione, richiamando alla Sua attenzione le tre interrogazioni parlamentari che hanno ricevuto risposta dopo molto tempo, cioè quando la sbagliata decisione diveniva esecutiva - risposta che spiega le modalità dello spostamento ma non entra nel merito della ragione della gravissima decisione di chiudere l’accesso al pubblico e di rimuovere dal Blocco 21 il Memoriale italiano - chiediamo a Lei e per Suo tramite al Governo: - di rendere pubbliche le ragioni che hanno portato il Governo Polacco e il Museo di Auschwitz alla decisione di censurare e trasferire il Memoriale e di fornire la relativa documentazione ufficiale; - di rendere pubbliche le ragioni che hanno portato il Governo Italiano ad accettare la decisione delle Autorità Polacche di censurare e trasferire il Memoriale e di fornire la relativa documentazione ufficiale; - di trovare, in collaborazione con il Ministro degli Esteri e il Presidente del Consiglio, la volontà di aprire una seria iniziativa diplomatica e culturale con il Governo Polacco e con l’Amministrazione del Museo di Auschwitz finalizzata a rivalorizzare il Padiglione Italiano e a bloccare ogni operazione di trasferimento del Memoriale; - di verificare se le pur lodevoli intenzioni del Comune di Firenze e della Regione Toscana di accogliere il Memoriale possano essere destinate a miglior sorte, contribuendo a salvare l’opera dove sta; - di non sottrarre la Sua presenza e la Sua responsabilità e di non stimolare operazioni volte a derubricare le interrogazioni parlamentari in essere, ma di affrontare il dibattito aperto e leale; - di inserire, per motivi di trasparenza, nella “Commissione per il restauro del Blocco 21 del Museo di Auschwitz_Birkenau e per il nuovo allestimento del percorso espositivo” e in ogni altra eventuale Commissione ed attività da svolgersi, rappresentanti di tutte le vittime del nazifascismo, nessuna esclusa, e non di una sola componente, come risulterebbe allo stato; - di bandire pubbliche gare per la progettazione e per i lavori di restauro del Memoriale nel Blocco 21, anche nella malaugurata ipotesi del trasferimento. Nella rimozione del Memoriale si ravvedono possibili violazioni dei Diritti Umani, del Diritto Internazionale, del Diritto di Proprietà Intellettuale e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nonché una violazione della Convenzione Internazionale per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale dell’UNESCO e un crimine di distruzione di beni culturali ed artistici. In attesa di una nuova decisione del Governo Italiano, ci rimettiamo pertanto alle autorità internazionali competenti, che sono a conoscenza del problema, affinché si adoperino perché il Memoriale non venga rimosso dal Blocco 21 del Campo di Sterminio di Auschwitz, sua parte integrante, e che venga immediatamente riaperto al pubblico, restaurato e integrato con apparati didattici esplicativi e congrui. Sia caro a Lei, Ministro, il Memoriale Italiano, quanto a coloro - parlamentari, storici, accademici, intellettuali e associazioni di varie estrazioni - che hanno sottoscritto l'appello internazionale per la conservazione in situ dell’opera. Non si dimentichi che l’Italia, con il suo Fascismo, ha contribuito in modo non marginale all’aggressione militare, alla deportazione e morte di cittadini inermi. Non si soffochi il dibattito in essere con operazioni che possono apparire non trasparenti e revisioniste, la posta in gioco è troppo alta. Si tratta forse dell’opera d’arte del Novecento più importante per la definizione della storia e dell’identità del popolo italiano. Trovi, insomma, anche Lei il coraggio di battersi per modificare il corso degli eventi e contribuisca a mettere fine all' insopportabile elenco di giustificazioni, non credibili, che hanno portato negli anni all’improvvida e scellerata decisione di deportare il Memoriale Italiano. Confidando nella Sua solidarietà e rinnovando l'invito a ricevere una delegazione di Gherush92, Le invio i più cordiali saluti a nome mio e dei firmatari dell’Appello per il Memoriale Italiano ad Auschwitz Arch. Valentina Sereni MARTEDI' 27 GENNAIO
2015 ORE 9,00 CONFERENZA L’INSEGNAMENTO
DELLA MEMORIA Il Memoriale Italiano ad Auschwitz rappresenta la deportazione e lo sterminio ed è un baluardo, con i suoi simboli, della Resistenza contro il razzismo. La Conferenza è dedicata allo studio e all’ insegnamento della Memoria, al di fuori delle consuete celebrazioni. La Memoria è il tessuto connettivo da cui si prende spunto per riflessioni a livello scientifico, un’occasione per approfondire le ragioni e le responsabilità del razzismo e dell’antisemitismo, per contrastare ogni forma di revisionismo e di manipolazione della storia, per riaffermare il valore dei diritti umani e per superare l’indicibilità della Shoà con il linguaggio evocativo dell’arte. Franco Marrocco,
Direttore dell’Accademia di Belle Arti di
Brera Massimo Pieri,
Fisico, Matematico bioeconomista, Presidente
di COBASE Associazione Tecnico Scientifica di
Base (ECOSOC) Angelo d’Orsi,
Prof. O. di Storia del pensiero politico, gherush92@gmail.com
; relazioniesterne@accademiadibrera.milano.it Gherush92,
Committee for Human Rights è
un'organizzazione che gode dello status di
consulente speciale con il Consiglio Economico e
Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), partecipa ai
lavori del UN Human Rights Council e di
diversi programmi e convenzioni
internazionali, come World Conference Against
Racism (WCAR), ed è un Major Group nei programmi
sullo sviluppo sostenibile. *** AGLI ONOREVOLI DEPUTATI E SENATORI CHIEDIAMO DI SOTTOSCRIVERE LE INTERROGAZIONI PARLAMENTARI GIA' PREDISPOSTE (Camera ) (Senato ), A TUTTI DI ADERIRE AL SEGUENTE DOCUMENTO. DRAFT Martedì 27 gennaio
2015 Documento di
lavoro All’attenzione di: CONSIDERANDO CHE RILEVA CHE CONSIDERANDO CHE SI CHIEDE ALLE
ISTITUZIONI IN INDIRIZZO DI SI CHIEDE INOLTRE All’Alto Commissario
dei Diritti Umani Al Direttore Generale
dell’Unesco Al Presidente della
Commissione Europea Al Presidente del
Consiglio dei Ministri Italiano, al Ministro degli
Affari Esteri Italiano di valutare
l’opportunità di: Per adesioni *** FONTI ***
Sul seguente Appello si veda
anche:
Shoah, appello dei ricercatori: "salviamo il Memoriale italiano di Auschwitz" (18/11/2014 - anche su JUGOINFO) INVIA CON LA TUA FIRMA E I TUOI DATI ISTITUZIONALI IL SEGUENTE MESSAGGIO IN CHIARO (cioè come A), ai seguenti indirizzi: segrmin.gentiloni@esteri.it; centromessaggi@governo.it; ambaroma@msz.gov.pl INVIA NASCOSTO (cioè come Ccn) per la documentazione, ai seguenti indirizzi: gherush92@gmail.com , Stefania.Quaglio@adnkronos.com , redazione.internet@ansa.it , erica.dadda@senato.it
ANED:
Ordine del giorno sul Memoriale di Auschwitz
• Il Memoriale italiano collocato nel Blocco 21 di Auschwitz, è in pericolo: dal luglio 2011, per decisione unilaterale della Direzione del Museo, è chiuso al pubblico, inaccessibile persino agli studiosi. • La direzione del Museo,
sostenuta dal governo polacco e dal Consiglio
internazionale di Auschwitz, ritiene che
l’installazione italiana non corrisponda più alle
linee guida emanate dal Museo negli ultimi anni, che
richiedono allestimenti di taglio
pedagogico-illustrativo, mentre quella italiana è
un’opera d’arte, un’installazione che,
ripromettendosi di comunicare un orrore non
altrimenti descrivibile, parla appunto con il
linguaggio dell’arte. Il Consiglio Nazionale dell’Aned Bologna, 30 marzo 2014 Appello
a Napolitano per il Memoriale italiano di
Auschwitz
Dopo aver lanciato
un appello ai
colleghi tedeschi, architetti ed esperti di
beni culturali scrivono al Presidente della
Repubblica un appello per la riapertura,
conservazione e valorizzazione in situ del
memoriale italiano di Auschwitz. Nel numero di
dicembre, Sapere dedicherà il
dossier proprio alla storia di questo
monumento e alla Shoah.
Egregio
Signor Presidente,
Lo
scorso primo luglio il Memoriale italiano nel
Campo/Museo di Auschwitz è stato chiuso per
unilaterale decisione della Direzione del
Museo/KZ di Auschwitz-Birkenau, con la
motivazione che si tratta di un’opera non
rispondente alle Linee Generali per gli
allestimenti delle mostre nazionali adottate in
Polonia nel 1990, perché sarebbe “opera d’arte
fine a se stessa”, “priva di valore educativo”.
Ricordando
che il Memoriale è prima di tutto opera di due
testimoni, Lodovico
Belgiojoso e Primo Levi,
coadiuvati da altri autori ai quali le Accademie
Italiane con il Suo Alto Patrocinio hanno
riconosciuto nella Giornata della Memoria 2011
le massime onorificenze, e vale pertanto
primariamente come opera di testimonianza; che
rappresenta anche un monumento Architettonico di
valore internazionale, secondo Bruno Zevi; che
iniziato nel 1972 e realizzato nel 1979-80 fa
parte integrale del Konzentrazionslager di
Auschwitz-Birkenau, dichiarato sito Unesco nel
1979; ci rivolgiamo a Lei come garante della
storia della Nazione e del rispetto di questa
nel consesso internazionale contro la chiusura
del Memoriale italiano di Auschwitz.
A
quaranta anni dalla ideazione ed a trenta dalla
sua realizzazione, il Memoriale italiano di
Auschwitz ha guadagnato una storicità che si
aggiunge a quella originaria e documentale della
testimonianza diretta; e, secondo il principio
rivendicato da Elie Wiesel in
occasione del recente furto della scritta di
ingresso al Museo, deve essere conservato e non
può essere sottoposto ad aggiornamenti perché
come “tutto ciò che è al di là del filo spinato
non è disponibile”.
Sia
consentito fare presente ancora che
1.
il Memoriale costituisce l’unico esempio di
allestimento che risponde perfettamente alle
Linee Guida di recente formulate per la
conservazione di Auschwitz, lasciando intatta la
struttura edilizia in cui trova sede, pur
legandosi al sito nel modo più confacente e
creativo al contempo (certamente entro i limiti
delle coordinate del tempo al quale
appartiene);
2.
non risultano atti specifici di carattere
pubblico, di rilevanza statale polacca ovvero
internazionale, cioè vidimati dal Comitato
Internazionale di Auschwitz, che esprimano un
giudizio negativo sul Memoriale italiano;
3.
il Governo Italiano non ha mai presentato la
proposta di accordo denominata “Progetto Glossa”
- approvato dall’ANED nel Congresso Nazionale
dell’Ottobre 2008- agli organi nazionali e
internazionali di Auschwitz chiedendo alla
Direzione del Museo di Auschwitz e al Comitato
Internazionale di esprimere specifico e motivato
parere;
4.
non risulta che l’ANED, come proprietario del
Memoriale e soprattutto organismo unitario della
memoria della deportazione italiana nei campi di
sterminio nazista, abbia mai approvato la
possibilità di un trasferimento del Memoriale di
Auschwitz nell’ex campo di Fossoli, che
risulterebbe “snaturante” così per il Memoriale,
concepito “per” Auschwitz e “progettato” per
inquadrare “quel” luogo di memoria, palesemente
non interscambiabile, come per Fossoli, a sua
volta luogo di memoria “propria” e altrettanto
non interscambiabile;
5.
risulta poco comprensibile che l’Italia accetti
di riconoscere il Memoriale come bene culturale
“dopo” l’eventuale trasferimento da Auschwitz,
poiché trasferimento e riconoscimento sono tra
loro incompatibili e si autoescludono.
Tutti
noi studiosi, studenti, organizzazioni, ordini
professionali, istituzioni, università,
personalità italiane, polacche e internazionali,
confidiamo che la Sua grande capacità di
conservare il senso delle cose sopra le parti
aiuti a ribadire che il Memoriale italiano di
Auschwitz è il contributo che l’Italia
Repubblicana nata dalla Resistenza intese
offrire alla comunità internazionale nel luogo
simbolo della organizzazione dello sterminio
nazista e come tale ha contribuito allo stesso
divenire della identità di Auschwitz.
Confidiamo
che la Sua parola riesca a convincere tutti che
è interesse nazionale dell’Italia e
internazionale del campo-museo di Auschwitz di
lasciare il Memoriale come è e dove è,
restaurando quanto è malandato (come si sa
l’arte contemporanea è deperibile in modo
speciale), aggiungendo, senza disturbare in
nessun modo il Memoriale, le innovazioni
necessarie ed opportune a renderlo “dialogante”
con le nuove generazioni, grazie anche a mezzi
di comunicazione che erano inimmaginabili al
tempo in cui l’opera fu pensata, ma proprio per
questo costituente una testimonianza unica e
preziosa per Auschwitz. La quantità di questa
aggiunta e dei supporti tecnologici a fine
didattico-pedagogico può essere discussa
bilateralmente con gli organismi del campo-museo
e collegialmente tra le varie componenti della
deportazione italiana, specialmente quelle
ebraiche che lo richiedono con maggior forza e
determinazione, ma possiamo stare certi che vada
ridotta al minimo indispensabile, perché già
oggi i padiglioni rinnovati con grande enfasi
ostensiva appaiono omologati ed obsoleti:
semplicemente incomparabili con il nostro
Memoriale.
Le
chiediamo intervenire perché al più presto
vengano tolti gli offensivi sigilli al
Memoriale, ripristinando così il suo stato di
patrimonio comune dell’umanità, e perché il
Governo Italiano, grazie al Ministero per i Beni
e le Attività Culturali, lo dichiari bene
culturale italiano, dando veste al mandato che
il Memoriale ha storicamente svolto fino alla
chiusura del 1 luglio.
[seguono
firme]
Per la
conservazione integrale del
Memoriale Italiano e dell’ex
Konzentrationslager di
Auschwitz-Birkenau: un appello
ai colleghi della Deutsche
Denkmalpflege
“Il
Memoriale in onore degli Italiani
caduti nei campi di sterminio nazisti,
voluto dall’Associazione nazionale ex
deportati politici nei campi nazisti,
è stato realizzato grazie alla
collaborazione di alcuni importanti
nomi della cultura italiana del
Novecento. Il progetto architettonico
è dello studio BBPR e inserisce nel
(…) Blocco 21 di Auschwitz I una
spirale (…) all’interno della quale il
visitatore cammina come in un tunnel.
La spirale è rivestita all’interno con
una tela composta da 23 strisce
dipinte da Pupino Samonà
seguendo la traccia
di un testo scritto da Primo Levi.
Dalla passerella lignea che conduce il
visitatore nel tunnel sale la musica di
Luigi Nono, Ricorda cosa ti
hanno fatto in Auschwitz. Nelo Risi contribuì
alla realizzazione con la sua
competenza di regista”. Il
Memoriale (1975-1980) così descritto
dalla voce italiana di Wikipedia è
stato chiuso lo scorso 1° luglio per
unilaterale decisione della Direzione
del Museo/KZ
di Auschwitz-Birkenau, con la
motivazione che esso costituisce opera
di “art pour l’art” e che, pertanto,
non risponde alle Linee Generali per
gli allestimenti delle mostre
nazionali adottate in Polonia nel
1991.
Sulla
prima affermazione: essa è tanto
ignorante, quanto inconsistente.
Ignora, infatti, che il
Memoriale è opera di
“testimonianza diretta”, in quanto i
committenti raccolti nell’Associazione
nazionale ex deportati politici nei
campi nazisti - ANED ed
alcuni degli autori (l’architetto
Lodovico Belgiojoso e lo scrittore
Primo Levi) sono sopravvissuti ai
campi di sterminio nazisti. La
testimonianza però è data, per scelta
unanime e condivisa da tutti i
protagonisti di allora (di tutte le
fedi e di tutte le appartenenze
politiche), nella forma dell’arte, nel
caso specifico di “istallazione
artistica” multimediale, nei limiti
delle possibilità degli anni ’70.
L’inconsistenza, invece, deriva dal
fatto che questa “testimonianza/opera”
è contestuale alla dichiarazione
Unesco di Auschwitz patrimonio
dell’umanità avvenuta
nel 1979.
La
seconda affermazione è semplicemente
anacronistica, cioè avulsa dal
contesto temporale in quanto
“retroattiva” e, perciò,
decontestualizzante. Le Linee Guida,
inoltre, sono talmente generiche che
in base ad esse la Direzione può
dichiarare la “inadeguatezza” del
Memoriale Italiano e salutare al
contempo come “esempi” le nuove
esposizioni di Ungheria e Francia che
contraddicono apertamente le medesime.
Infatti: il principio di intangibilità
della sostanza materica del Campo è
rispettato integralmente dal Memoriale
Italiano (con sedici anni di anticipo,
dunque, sulla elaborazione di quelle
Linee e in virtù di una tradizione
architettonica italiana che ha fatto
scuola nel mondo) e tradito
clamorosamente dai nuovi allestimenti
citati.
Se
si fa eccezione per il comunicato
implausibile apparso il primo luglio
sul sito ufficiale di Auschwitz, non
ci sono atti conosciuti che
testimonino una qualche istruttoria
della grave decisione.
Voi,
esponenti, rappresentanti e studiosi
della Deutsche Denkmalpflege,
conoscete gli estremi della vicenda
del Memoriale Italiano, perché ne ho
reso conto nella raccolta di scritti
in onore di una delle maggiori
personalità della disciplina, Georg
Mörsch (1).
Voi,
per la serietà che vi contraddistingue
agli occhi del mondo - e che io
conosco per essermi formato presso di
voi e con alcuni di voi - siete
l’unico Paese, accanto al Sud Africa
di Nelson Mandela e ora all’Australia,
che si è posto il problema della
intangibilità e condivisione della
memoria per l’oggi e per le
generazioni future. Avete prodotto una
documentazione e un dibattito che non
ha eguali sulla memoria dei due
differenti totalitarismi, il Nazismo e
il Comunismo dell’ex DDR.
Tutto ciò, nella
evaporazione politica e istituzionale
del mio Paese - nella lingua del quale
mi rivolgo a voi, che declassata in
Europa resta pur sempre la lingua
madre della storia dell’arte - è
impensabile. Vi chiedo,
pertanto, di intervenire nel merito
della questione del Memoriale
Italiano, in quanto esso “è”
Auschwitz, ne fa parte
integrante (pur essendo diventato ora,
suo malgrado, simbolo di conflitti -
del revisionismo di destra e di
sinistra dell’Italia di oggi,
dell’integralismo che pervade la
cultura ebraica, dell’anticomunismo
rivendicato dalla politica polacca,
della “sindrome degli anni 70” che
percorre l’intero pianeta).
Vi chiedo, dunque, se vi sembra accettabile la trasformazione di Auschwitz in una fiera dell’allestimento e delle più strampalate ipotesi museografiche, pertanto anche museologiche, didattiche e pedagogiche. Vi sembra possibile che mentre i colleghi polacchi -i massimi rappresentanti della conservazione dei due istituti storici di Varsavia e Cracovia- restaurano i Blocchi A2 e A3, finora chiusi al pubblico, come si trattasse della Cappella Sistina, anzi, forse, con maggior “prudenza”, nei blocchi limitrofi il campo si trasformi in un cantiere di produzione di “nuovi scenari” nazionali, che intaccano la sostanza materiale, storica, edilizia che l’Unesco aveva dichiarato “patrimonio dell’umanità”? Dichiarando guerra al Memoriale Italiano è stata infranta la dichiarazione Unesco. Ora ogni ipotesi diventa plausibile: rimuovere i pali di cemento armato della recinzione postbellica e ripristinarli in legno, ad esempio; aggiungere nuovi vagoni e magari anche una locomotiva e così via. È questa Auschwitz patrimonio dell’umanità o non sembra piuttosto “Schindlerlist”-land, “La vita è bella”-land? Il
Memoriale cessa qui, in questo luogo
e come parte del luogo, di essere
questione nazionale e pone il
problema generale della
conservazione integrale di
Auschwitz.
Vostro è il Paese che ha prodotto Auschwitz, con l’aiuto di paesi conniventi, il mio prima di tutti. La differenza è che voi avete un catalogo nazionale dei luoghi di Memoria (2). Noi no. Avete fatto convegni nazionali sulla conservazione della scomoda eredità del passato. Io non ne ricordo neanche uno qui da noi, in cui il dibattito degli storici si sia integrato con quello della conservazione. Il vostro Paese finanzia il Dipartimento di restauro del Campo di Auschwitz, fornendo mezzi indispensabili alla conservazione dei materiali e dei documenti storici. Credo che incomba su di voi la responsabilità di una presa di posizione nel merito della conservazione integrale di tutto l’ex KZ di Auschwitz-Birkenau. Noi difensori dell’integrità del Memoriale Italiano abbiamo prodotto una bibliografia senza uguali per impegno e serietà, il rilievo scientifico e un progetto di conservazione (3). È il nostro contributo alla vostra battaglia, in attesa che l’Unesco riassuma il ruolo istituzionale internazionale che compete ad esso. Oggi, con la chiusura del memoriale Italiano, vistosamente e incomprensibilmente offuscato. (Qui il Manifesto per la conservazione integrale del Memoriale Italiano di Auschwitz: Note
1) Block
21 in Auschwitz. Wie die Kunst der
Gegenwart den Denkamlbegriff fördert
und neue Denkmalwerte postuliert,
in Hans-Rudolph Meier & Ingrid
Sheurmann, a cura di, DENKmalWERTE.
Bieträge zur Theorie und Aktualität
der Denkmalpflege, Deutsche
Kunstverlag, Berlin-München 2010, pp.
135-148.
2) Gedenkstätten
für die Opfer des
Nationalsozialismus, 2 voll.
della Bundeszentrale für politische
Bildung, gratuitamente
scaricabili.
3) Dossier in Studi e
ricerche di storia contemporanea n.
69, 2008: dossier in ‘ANANKE,
n. 54, 2008; Il
memoriale italiano di Aushwitz e il
cantiere blocco 21, Quaderni
di “Ananke”, 1, 2009; Il
Memoriale italiano di Auschwitz.
L'astrattismo politico di Pupino
Samonà, a cura di G. Ingarao,
Palermo, Kalòs 2010; dossier inStudi e
ricerche di storia contemporanea,
a cura di E. Ruffini, n. 74,
2010; Ad
honorem. Conferimento delle
onoreficenze al committente e agli
autori del Memoriale degli italiani
caduti nei campi di sterminio
Auschwitz Blocco 21 (Giornata
della memoria, 27 gennaio 2011 -
Accademia di Belle arti di Brera,
Milano; Accademia di Belle arti,
Palermo; Accademia di Belle arti
Albertina, Torino), a cura di S.
Scarrocchia, Il filo di Arianna,
Vilminore di Scalve, 2011. Il
Dottorato di Palermo (cit. in nota 1)
ha attivato due ricerche monografiche
sul Memoriale Italiano, di prossima
pubblicazione.
OPINIONI E TESTI in ordine cronologico inverso Gherush92 Committee for Human
Rights
POPOLI INGRATI E SENZA MEMORIA OVVERO VERSO UN NUOVO FASCISMO Agli eroi
dell’Armata Rossa caduti in battaglia gloria e
memoria eterna! Il Memoriale Italiano, con
la sua falce e martello, ritorni ad Auschwitz!
Da: Giuseppe Zambon martedì 9 Agosto 2011 Cari compagni, ricordo che, nell’estate del 1994, mi sono recato al Museo di Auschwitz per raccogliere foto e testimonianze che mi sono state necessarie per la redazione del volume bilingue “Auschwitz – i volti di Abele”. Ho chiesto ed ottenuto alcune centinaia di brevi biografie e foto di altrettante vittime della barbarie nazista. La mia successiva richiesta di non limitare la selezione delle vittime ai soli funzionari statali ed ai sacerdoti polacchi, e di volermi fornire un campione più rappresentativo delle vittime, aggiungendo per esempio delle biografie di ebrei, di zingari e di comunisti è stata parzialmente accolta per quanto riguardava zingari ed ebrei, ma non per i comunisti perché… “ad Auschwitz non ci sono stati prigionieri comunisti”. Ma non è tutto. Dopo avermi accompagnato alla visita del “memoriale italiano” mi hanno chiesto cosa ne pensassi. “Molto bello e istruttivo” –risposi- “perché gli autori dell’opera riescono in modo chiaro a collegare plasticamente la nascita del fascismo con le ragioni sociali che stanno alla base dei suoi misfatti”. “Ma par carità, per noi questo memoriale italiano è solo un volgare strumento di propaganda comunista…” sentenziò invece il funzionario polacco. Vi tralascio poi le vicissitudini concernenti la diffusione della prima edizione del libro che la direzione del Museo di Auschwitz ha in un primo tempo tentato di impedirmi, accettando alla fine di permettermi soltanto la distribuzione in Italia, ma non in Germania perché …“non vogliamo indisporci il governo tedesco che ci finanzia generosamente”. Il pomo della discordia era rappresentato dalla nostra postfazione nella quale si formulavano accuse alla politica della Germania di oggi e identificava nell’anticomunismo e nella disinformazione una costante della politica di questo paese. Giuseppe Zambon Editore zambon@zambon. net www.zambon.net Da: Andrea Martocchia Data: 08 agosto 2011 23.53.45 GMT+02.00 Oggetto: [storia_e_conflitto] Chiuso il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz L'Appello ha almeno - a mio avviso - due limiti: il fatto che si rivolge ad una istituzione tedesca, e l'accenno che fa in termini positivi al dibattito sui "due totalitarismi" che ha imperversato proprio in Germania, portando in realtà a scempi criminali quali la distruzione del Palast der Republik a Berlino e di grandi testimonianze dell'antifascismo in tutta la ex DDR. Ciononostante mi sembra indispensabile farlo girare perchè (a) il fatto in questione è pochissimo noto in Italia (b) nell'appello si ricorda il valore storico-artistico dell'opera di cui si impone la chiusura (c) in esso si menziona anche esplicitamente qualche ragione ideologica di questo accanimento. Su quest'ultimo punto credo valga la pena di rincarare la dose... dicendo la mia. Il tentativo di "schiacciare" la memoria del genocidio nazista piegandola tutta esclusivamente sulla componente ebraica è da vent'anni ovunque palese ed ha ragioni politiche chiarissime; esso rischia di arrecare grave danno alla già labile conoscenza storica di massa, laddove le "memorie" non-ebraiche sono obliterate tout court. Per quanto riguarda l'Italia, ad esempio, è sotto agli occhi di tutti il fatto che centomila internati jugoslavi sulla nostra penisola (1941-1945) non "pesano" nella storiografia e nelle coscienze nemmeno una minima frazione di quanto pesano invece i deportati del Ghetto di Roma o in generale gli internati e le vittime ebraiche delle leggi razziali. Allo stesso modo, in Europa pochissimi conoscono la tragedia delle vittime rom, serbe, ucraine non-cattoliche, eccetera, perite nei lager dei collaborazionisti del nazifascismo. Dove si intende arrivare? |
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Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia - onlus
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