Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia


Segnalazione iniziativa

BOLOGNA, 1 giugno 2010

Rassegna stampa:




Nell'ambito del Festival Sociale delle Culture Antifasciste 2010 - http://2010.fest-antifa.net/
a Bologna dal 29 maggio al 6 giugno 2010
Il programma completo è scaricabile cliccando su:
http://2010.fest-antifa.net/sites/default/files/programma_Fest_Antifa_2010.pdf

Tavolo tematico "STORIA E MEMORIA"



Bologna, Parco di Viale Togliatti
1 giugno 2010


STORIA E MEMORIA: IL CASO JUGOSLAVO

La memoria del nazifascismo in Jugoslavia tra ricerca storica, rimozioni e disinformazione strategica



Programma:

ore 15:00 TAVOLA ROTONDA

Giorgio Simbola
CS Il Lazzaretto - responsabile del Tavolo tematico "STORIA E MEMORIA"
(presentazione della giornata e dei relatori)

Claudia Cernigoi
redazione de La Nuova Alabarda - Trieste
(illustra la metodologia della ricerca storica sulle foibe; la Resistenza al confine orientale e i crimini di guerra tra ricerca scientifica e disinformazione strategica)

Andrea Martocchia
segretario - Coord. Naz. per la Jugoslavia onlus
(illustra il progetto "Partigiani Jugoslavi in Appennino" e la simmetrica vicenda dei partigiani italiani nei Balcani: esempi misconosciuti di internazionalismo partigiano)

Vladimir Kapuralin
resp. relazioni internazionali - SRP (Partito Socialista dei Lavoratori croato)
(la memoria della Jugoslavia federativa e socialista - tra dati di fatto e mistificazioni revisionistiche)

A seguire: breve dibattito e illustrazione degli eventi serali - film e rappresentazione teatrale:

ore 20:00 FILM

OKUPACIJA U 26 SLIKA (L'occupazione in 26 immagini)
di Lordan Zafranović, Jugoslavia 1978
versione originale serbocroata sottotitolata in italiano
Zafranovic analizza l’occupazione italiana e tedesca della città di Dubrovnik in Dalmazia, scandagliando mentalità e comportamenti delle varie componenti del nazifascismo: gli italiani tra prepotenza e vigliaccheria, i tedeschi spietati, i collaborazionisti croati accecati dal nazionalismo. Questi ultimi sono sobillati dal comportamento imperialista e coloniale di italiani e tedeschi, che agevolano ed aizzano gli ustascia nella loro brutalità. Il film è rimasto famoso per una memorabile scena ambientata su di un autobus - metafora del campo di sterminio di Jasenovac - in cui si scatena la ferocia ustascia.
Una caratteristica dei film di Zafranovic è il continuo indugiare sulla bellezza dei paesaggi, quasi a indicare una contraddizione tra la bellezza del mondo e ciò di cui può essere capace la specie umana.

ore 21:30 RAPPRESENTAZIONE TEATRALE

JASENOVAC - OMELIA DI UN SILENZIO
spettacolo per attore solo e video
di e con Dino Parrotta
Compagnia Primo Teatro - in collaborazione con Associazioni  “Mosta za Beograd” e “L’isola che non c’è”
Uno spettacolo per attore solo e video che, attraverso la pluralità dei linguaggi espressivi, una raccolta di testimonianze, documenti, dichiarazioni delle vittime e video originali dell’epoca, vuole offrire un momento di riflessione su una delle pagine più terribili della seconda guerra mondiale: il campo di sterminio per ebrei, serbi e zingari di Jasenovac, dove il movimento nazionalista cattolico croato /Ustasa/ trucidò circa 700.000 persone.
E' possibile visionare una demo dello spettacolo su http://www.primoteatro.it o al link http://www.youtube.com/watch?v=-Ed3fZGfK4w



Il revisionismo - anzi: rovescismo - storico imperversa in tutta Europa a seguito dell'abbattimento del Muro di Berlino e della instaurazione di classi dirigenti neoliberiste, nazionaliste e reazionarie nei paesi ex socialisti. Il caso della Jugoslavia è eclatante: la stessa guerra fratricida combattuta per smembrare il paese è stata possibile solo facendo riaffiorare interpretazioni della storia e della geografia proprie delle correnti di destra locali: ustascia in Croazia, cetnizi in Serbia, "giovani musulmani" in Bosnia, "domobrani" in Slovenia, "balisti" in Kosovo e Albania. Nell'ambito di questa riscrittura della storia, il sacrificio dei partigiani comunisti per la costruzione di un paese multinazionale e basato sull'uguaglianza viene disconosciuto: sono ricordati come combattenti antifascisti solo i monarchici e le truppe straniere, e come vittime solo quelle della propria "nazionalità". Nel frattempo i libri di storia vengono riscritti ed è operata la distruzione - talvolta sistematica, come in ampie zone della Croazia - dei monumenti ai partigiani.

Anche i paesi confinanti con la Jugoslavia applicano adesso letture della storia revisioniste e razziste allo scopo di poter reimpostare in senso irredentista e coloniale le loro politiche verso il paese vicino. Non fa eccezione l'Italia, dove da circa 15 anni la campagna sulle "foibe" - che durante la guerra fredda era patrimonio della sola destra nostalgica e di ristretti settori di neo-irredentisti - è stata riattizzata divenendo patrimonio e strumento di agitazione politica trasversale praticamente a tutte le forze parlamentari. Con l'istituzione nel 2004 del "«Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale" tale riscrittura della storia è diventata Legge dello Stato. Poichè questa operazione cozza con gli studi scientifici e con l'impegno di storici e associazioni attive sul piano antifascista e antirazzista, recentemente (risoluzione Frassinetti del 18 febbraio 2010) la Commissione Cultura della Camera dei Deputati ha chiesto formalmente che a tutti questi soggetti sia precluso l'accesso nelle scuole. In Italia, già molte iniziative-dibattito sul tema delle "foibe" sono state vietate dai Prefetti per "motivi di ordine pubblico" o comunque annullate a causa delle fortissime pressioni operate dalla "lobby degli esuli".
Parallelamente, in Italia continua la rimozione delle pagine di storia più "scomode": i crimini italiani nei Balcani durante la II Guerra Mondiale sono noti solamente agli specialisti, e persino un documentario della BBC come "Fascist Legacy" è censurato dalla RAI; anche l'esistenza sul nostro territorio di molte decine di campi di concentramento in cui furono internati anche migliaia di prigionieri politici jugoslavi è ignorata. Il contributo ed i ventimila caduti partigiani italiani in Jugoslavia, inquadrati nell'esercito di Tito dopo l'8 Settembre, appaiono dimenticati, per non parlare del contributo dei partigiani jugoslavi che hanno combattuto per liberare l'Italia anche lungo la dorsale appenninica, che non è mai stato studiato.

Per riflettere su tutto questo abbiamo invitato a parlare alcuni relatori che affronteranno problematiche tra loro diverse ma tutte legate dalla necessità di fronteggiare quelle letture della storia in senso revisionista e fascista che appaiono oramai istituzionalizzate sia in Italia che nelle nuove repubbliche balcaniche. Claudia Cernigoi, autrice del fondamentale testo "Operazione foibe a Trieste" ci spiegherà la metodologia delle sue ricerche, che hanno passato in rassegna gli elenchi degli "infoibati" evidenziando grossolane falsificazioni, e discuterà delle pressioni e delle iniziative messe in atto in questi anni per tappare la bocca agli storici "scomodi". Andrea Martocchia illustrerà le vicende dei partigiani jugoslavi in Italia, il cui contributo è stato fino ad oggi completamente ignorato, e quelle simmetriche dei partigiani italiani in Jugoslavia. Vladimir Kapuralin parlerà della memoria della Jugoslavia socialista e del suo movimento di Liberazione di fronte all'ondata reazionaria e revisionista, nonché della attuale agibilità politica per gli antifascisti in Croazia e nei Balcani.
Di seguito attraverso un film inedito in Italia - L'occupazione in 26 immagini - ripercorreremo in chiave artistica le dinamiche dell'instaurazione e dei crimini del nazifascismo in Dalmazia. Per chiudere, una rappresentazione teatrale - Jasenovac, omelia di un silenzio - ci costringerà ad interrogarci su quello che (non) sappiamo degli efferati crimini compiuti dal clerico-nazismo croato.





http://regionalexpress.hr/site/more/vladimir-kapuralin-na-festivalu-antifaistikih-kultura-u-bologni/

Vladimir Kapuralin na Festivalu antifasistickih kutura u Bologni

ODRŽAN OKRUGLI STOL "POVIJEST I SJEĆANJE: JUGOSLAVENSKI SLUČAJ"

U Bologni je u toku "Socijalni festival antifašističkih kultura", koji se održava od 28. svibnja do 6. lipnja. U utorak 1. lipnja bila je na rasporedu tema pod radnim naslovom "POVIJEST I SJEĆANJE: JUGOSLAVENSKI SLUČAJ" i podnaslovom "Sjećanja o nacifašizmu u Jugoslaviji između povijesnih istraživanja, emocija i strateških dezinformacija". Na okruglom stolu nastupili su Claudia Cernigoi i Peter Behrens iz redakcije "La Nuova Alabarda" iz Trsta, Andrea Martocchia tajnik "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia" i Vladimir Kapuralin iz Socijalističke Radničke Partije Hrvatske.

Claudia Cernigoi, autorica bazičnog projekta "Operacija fojbe u Trstu" je vrlo kvalitetno ilustrirala metodologiju povjesnih istraživanja o fojbama, antifašističkom otporu na istočnoj granici i ratnim zločinima pocinjenim tom prilikom u svjetlu povjesnih istrazivanja i strategije dezinformiranja.

Andrea Martocchia je opisao jednu dosad malo obrađivanu temu o jugoslavenskim partizanima uključenim u talijanski pokret otpora, koje je kapitulacija Italije 8. rujna 1943. godine zatekla u konfinaciji, u talijanskim logorima. Zanimljiva su bila i neka dosada nepoznata svjedočanstva iz tog segmenta. U svome izlaganju dotaknuo se i simetričke uloge talijanskih vojnika, koje je kapitulacija zatekla na jugoslavenskom ratištu i koji su pristupili partizanima. U toku su i završni radovi oko izdavanja knjige koju je Martocchia napisao na tu temu.

Vladimir Kapuralin je govorio na temu prisutnog povjesnog sjećanja na narodno oslobodilačku borbu u kontekstu povjesnog revizionizma, koji je u toku nakon secesije 90-ih i o posljedicama restauracije ideja poraženih u II Svjetskom ratu na socijalne, ekonomske i kulturne prilike u današnjoj Hrvatskoj. Izlaganje je potkrijepio vlastitim svjedočenjima, o načinu uništavanja knjižnog fonda i spomeničke plastike u Hrvatskoj.

Službeni dio programa završio je scenskim prikazom "Jasenovac Homilija tišini", u izvedbi autora Dina Parrotte, Compagnia Primo Teatro-Bari. U predstavi je autor nenametljivim, ali upečatljivim emotivnim vokabularom u kombinaciji sa dokumentarnim video zapisom u dvanaest sekvenci prisutnima približio dio strahota i stradanja u ustaškom logoru Jasenovac, koristeći pri tome isključivo dokumentarne izvore, u umjetničkoj obradi. (REX)





Jugoslavia. Lotta di liberazione, oblio e revisionismo storico

di Vladimir Kapuralin *

Il singolo, ma pure la collettività, ha diritto all’oblio e alla reminiscenza, ma non ha diritto di ribaltare e nascondere premeditatamente i fatti, in modo nebuloso e disgustoso,e di revisionare così la storia. Proprio con questo ci dobbiamo confrontare in Croazia oggi: siamo testimoni di tentativi permanenti e concentrici, da parte delle forze sconfitte nella Seconda Guerra Mondiale, di rivedere la storia seguendo uno schema che ribalta completamente i ruoli e gli obiettivi delle forze in campo, negando i fatti e l’ancora presente ricordo storico.
La Lotta di Liberazione Popolare dei popoli jugoslavi è stata, per le sue dimensioni, per il numero delle divisione nemiche che ha impegnato durante la Guerra, per la forza dei collaborazionisti locali instaurati dai nazifascisti, per la struttura organizzativa e i risultati militari, una lotta più avanzata rispetto agli altri movimenti resistenti all’interno della schiavizzata Europa. La Lotta di Liberazione Popolare si è distinta dagli altri “classici” movimenti di resistenza, anche per quanto riguarda il suo carattere. Infatti una resistenza nazionale ha l’obiettivo, attraverso i vari aspetti della lotta, inclusa quella armata, di arrecare danni e perdite all’occupante, ma senza l’obiettivo di organizzare, attraverso questa lotta, un nuovo assetto sociale. Un movimento di liberazione popolare ha invece, per sua natura, obiettivi più ampi e lungimiranti. E’ proprio questo il processo che si è svolto durante la guerra nel territorio jugoslavo, ovvero la creazione dei presupposti per il nuovo ordine. Questa “variante” (popolare) di guerra in Europa si è svolta, oltre che in Jugoslavia, in Albania, Grecia e parzialmente in Polonia.


I Partiti borghesi, seppur numerosi, più forti e più grandi, non sono stati in grado di organizzare un simile corso e risultato del conflitto. Questo invece è riuscito ai comunisti, che non erano la forza più numerosa della società jugoslava, ma si la più efficiente, grazie al suo approccio di classe e a un giusto approccio alla questione delle nazionalità.

I risultati della lotta sono stati la riconquista dei territori occupati durante le due guerre mondiali e l’instaurazione dell’ordine socialista a livello socio-economico, mentre sul piano internazionale, un inestimabile contributo alla coalizione antifascista, impegnando come già detto sul fronte jugoslavo un grande numero di truppe dell’Asse.


Dopo la guerra due sono stati gli avvenimenti in qualche modo precursori che meritano di venir definiti epocali.

Innanzitutto l’instaurazione nel paese dell’autogestione, con la quale per la prima volta al mondo è stata realizzata in uno stato l’idea marxista delle fabbriche agli operai e le terre ai contadini. E quando al produttore del plusvalore è stato tolto lo sfruttamento, sia quello del capitale privato, sia quello dello stato centralizzato. Il proletario ha preso così il proprio destino nelle sue mani.

Il secondo avvenimento epocale è stata la creazione del Movimento dei Non-Allineati, iniziato da Tito, Nasser e Nehru, come bilanciamento alla divisione del mondo in blocchi, che ha dato un grande contributo alla pace e ad un’esistenza pacifica tra i popoli. Questo movimento ha contato nel suo momento più acuto ben 126 membri ed ha rappresentato la federazione di paesi più numerosa della storia.


Però, nonostante l’entusiasmo seguente la liberazione dal nazifascismo e lo sviluppo economico del dopoguerra, uno dei più rampanti al mondo, la guerra in Jugoslavia, come è stato dimostrato dagli avvenimenti successivi, non era finita. E non era finita per la ragione che una delle parti – quella sconfitta – non ha accettato né ammesso la sconfitta. Per poter considerare terminata una guerra, infatti, una delle parti deve fare questo passo. Una parte dell’Asse nazifascista, dalle file degli ustascia (i fascisti croati ndr) fuggì dal paese, aiutato dal Vaticano, in paesi dove durante la Guerra Fredda trovò aiuto e appoggio logistico per le proprie azioni eversive dirette contro la Jugoslavia. Il resto degli ustascia è rimasto nel paese, adattandosi alle nuove condizioni.

Il primo importante tentativo di questi di distruggere la Jugoslavia, datato 1971, non è andato in porto, grazie al fatto, tra le altre cose, che Tito era ancora in vita, garantendo una costante di stabilità e coesione. Il loro momento, che hanno colto, si è avverato solo dopo la caduta del Muro di Berlino e i radicali cambiamenti politici che seguirono. Al processo diretto dall’esterno e attuato dall’interno, si arriva alla secessione della Slovenia e della Croazia e poi, seguendo “l’effetto domino”, di tutte le altre Repubbliche.

In Croazia arriva al potere una cricca che a livello ideologico deriva direttamente dagli sconfitti della II Guerra Mondiale, che con una forte spinta revanscista attua una piena revisione della storia. Vengono modificati i programmi scolastici, i nomi delle vie, le ricorrenze degli avvenimenti principali della Lotta di Liberazione Popolare, e poi un pesante “culturocidio” con la distruzione di un’enorme quantità di opere letterarie, non solo politiche, ma pure scientifiche. Particolarmente significativo lo smantellamento e la distruzione dei monumenti socialisti, da 3500 a 4000 in un primo momento; un processo che dura, anche se con minore intensità, ancora oggi. Non è stato risparmiato neppure il monumento a Tito davanti alla sua casa natale a Kumrovec.

Lo scopo dei promotori di queste iniziative era chiara e non confondibile. Occorreva infatti cancellare completamente dalla memoria dei cittadini qualsiasi aspetto che potesse ricordare le condizioni di vita e gli avvenimenti del sistema precedente. Siccome i (nuovi) governanti clerico-fascisti non hanno avuto gli effetti desiderati, hanno utilizzato una strategia differente, ovvero gli attacchi all’impronta scientifica del precedente periodo, servendosi di storici, giornalisti, registi ecc. ovvero intellettuali di ampio raggio che portassero attacchi vili e menzogneri riguardo a tutto quel che fosse jugoslavo, in particolare Tito, il movimento partigiano, i comunisti, le persone che si sentivano ancora jugoslave, e attacchi revisionisti e di mistificazione dei fatti. Per mezzo dei soliti mezzi di informazione (giornali, radio, televisioni) come anche della produzione cinematografica e documentaristica e delle opere letterarie.

L’apoteosi di questa campagna diffamatoria ancora in corso sono i continui e assurdi tentativi di separare l’antifascismo dal comunismo e di equipararlo al fascismo, ovvero sottrarre al partito comunista l’effettiva avanguardia e guida nell’organizzazione della sollevazione armata dei popoli jugoslavi e la piena legittimità nella costruzione della società nel dopoguerra.


* intervento di Vladimir Kapuralin (responsabile Esteri Partito Socialista dei Lavoratori Croato) al II Festival delle Culture Antifasciste di Bologna



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