LINKS
IN DIFESA DELLA JUGOSLAVIA
Il j'accuse di Slobodan Milosevic di fronte al "Tribunale ad hoc"
dell'Aia"
http://www.pasti.org/autodif.html
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/204
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm
UPISITE SE U KNJIGU ZALOSTI / FIRMATE NEL LIBRO DELLE
CONDOGLIANZE
http://www.slobodanmilosevic.info/
Milosevic's death:
political assassination blamed on victim
By Sara Flounders (Co-Director,
International Action Center, NYC, 16/3/2006)
http://www.workers.org/2006/world/milosevic-0330/
Una galleria con foto e video dell'ultimo omaggio a Milosevic si
trova sul sito:
http://www.slobodan.info/
Nel fotoreportage dei funerali di SM a cura della sezione irlandese
dell'ICDSM si possono riconoscere tra gli altri Ramsey Clark e Aldo
Bernardini:
http://www.icdsmireland.org
Ancora una galleria fotografica, con commenti in italiano, è stata
realizzata da SOS Yugoslavia di Torino e si trova alle pagine:
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c19.htm
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c19a.htm
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c19b.htm
The Milosevic Case
John Catalinotto Interviews
Sara Flounders (Swans - March 27, 2006)
http://www.swans.com/library/art12/zig090.html
VIGLIACCHI, GRAN VIGLIACCHI
di Aldo Bernardini (5 aprile 2006)
http://www.pasti.org/bernar36.html
ARCHIVIO DOCUMENTAZIONE ICDSM-ITALIA
contenente le cronache dal "Tribunale ad hoc" censurate dai media
e le prove che la morte di Milošević è stata perseguita lucidamente
dalla "Corte" per anni
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/
Il
socialismo, che e' una societa' democratica progressista e giusta,
non dovrebbe consentire alle genti di
essere divise sotto il profilo
nazionale o sotto quello religioso.
Le sole differenze che uno
potrebbe e dovrebbe consentire nel
socialismo sono tra quelli che lavorano
sodo ed i fannulloni, ovvero tra gli
onesti ed i disonesti...
S. Milosevic a Campo dei Merli, 28 giugno 1989
BIOGRAFIA
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c13.htm
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 13-03-06
Presidente Slobodan Milosevic , Ad Memoriam
Slobodan Milosevic era nato il 20 agosto 1941 a Pozarevac, Serbia.
Laureato in Legge all’università di Belgrado nel 1964.
Fu prima militante e poi dirigente della Lega dei Comunisti della
Jugoslavia e poi del Partito Socialista di Serbia, di cui fu tra i
fondatori.
A partire dagli anni ottanta era considerato uno dei migliori e più
capaci amministratori e funzionario dello Stato della Repubblica
Federale Socialista di Jugoslavia.
Nell’Aprile 1984 fu nominato Segretario della Federazione di Belgrado
della Lega dei Comunisti; dal Maggio 1986 al Maggio 1989 fu presidente
del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti e al primo Congresso del
Partito Socialista di Serbia nel Luglio 1990 venne eletto Presidente
del Partito, che era nato dall’unificazione della Lega dei Comunisti e
dall’Unione degli operai e dei socialisti della Serbia.
Nel Maggio 1989 fu eletto Presidente della Repubblica di Serbia.
Alle prime elezioni multipartitiche in Serbia, avvenute nel Dicembre
1990, Milosevic venne nuovamente eletto Presidente della Serbia.
Dal 23 Luglio 1997 all’Ottobre 2000, egli fu il Presidente della
Repubblica Federale di Jugoslavia e membro del Consiglio Supremo della
Difesa della RFJ.
Il suo impegno ed attività sono sempre stati indirizzati alla
conservazione e difesa della Jugoslavia e dei suoi più importanti
interessi nazionali e di stato, nell’interesse del suo popolo. Sotto la
sua direzione, molte importanti riforme economiche e democratiche sono
state approvate in Serbia e in Jugoslavia, cercando di difendere gli
aspetti sociali legati ai lavoratori, al popolo, la libertà e
l’indipendenza del paese.
Il Presidente Milosevic ha sempre svolto un ruolo fondamentale di
pilastro per la pace e stabilità della regione. Egli dette il più
importante e cruciale contributo a tutti gli sforzi per il
ristabilimento della pace e della stabilità nella nostra area, come
dimostrato dagli Accordi di pace di Dayton e Parigi.
Con il mandato del governo federale jugoslavo, egli fu a capo della
delegazione jugoslava composta da tre membri provenienti dalla
Jugoslavia e tre dalla Repubblica Serba di Bosnia, che andò alle
trattative di pace di Dayton in USA nel Novembre 1995. In questa veste
fu tra i protagonisti decisivi per intavolare le trattative per la
cessazione della guerra in Bosnia e impostare gli accordi di pace, che
furono poi firmati a Parigi in Francia, il 14 Dicembre 1995, che
sancirono la fine delle ostilità e delle violenze in Bosnia Erzegovina.
Il Presidente Milosevic ha fortemente lavorato nel cercare
continuamente soluzioni di pace al problema del Kosovo Metohija. Ma nel
1999 il governo di unità nazionale da lui guidato non potè accettare
l’occupazione della Repubblica Federale di Jugoslavia, come fu cercato
di imporre attraverso i cosiddetti accordi di Rambouillet.
Egli ha guidato la resistenza del popolo serbo e jugoslavo, contro
l’aggressione della NATO che ha rappresentato una chiara violazione del
Diritto Internazionale e un crimine contro la pace.
Nel Marzo 2001 fu arrestato a Belgrado per una serie gravi di accuse,
dall’abuso di ufficio, alla corruzione, a omicidi, stragi,
concussioni... e altro ancora, il collegio difensivo in vista della
scadenza della carcerazione preventiva di 90 giorni e avendo dimostrato
l’assoluta mancanza di prove e di testimoni attendibili, chiese la
domanda di scarcerazione del Presidente entro il 30 Giugno 2001, come
previsto dai Codici giuridici e costituzionali.
Il 28 Giugno in una escalation di pressioni e ricatti esterni
verso il nuovo governo serbo, come comprovato da pubblici documenti,
Slobodan Milosevic venne letteralmente rapito dal carcere di Belgrado e
con un blitz di agenti speciali ancora oggi non identificati, con un
atto di violazione e umiliazione arrogante sia della Costituzione della
Jugoslavia e della Serbia, che delle loro leggi di stato e della
sovranità di un paese indipendente.
Venne trasferito prima in una Base militare USA in Bosnia e poi da lì
immediatamente portato al Tribunale dell’Aja in Olanda.
Egli fu rapito il giorno di San Vito (Vidovdan), giorno di festa più
grande e importante del popolo serbo, in modo da causare una
umiliazione nazionale che mai era successa nella storia della
Jugoslavia e della Serbia e che mai sarà dimenticata.
Da quel giorno per il Presidente è cominciata l’ultima sua battaglia,
come disse in una dichiarazione in aula : “ ...Non sono qui davanti ad
un Tribunale illegittimo e illegale, che non riconosco, per difendere
Slobodan Milosevic, ma solo per difendere la Jugoslavia e la dignità
del popolo serbo, e con essi la verità e la giustizia dei popoli,
contro l’arroganza e l’arbitrio dei potenti della terra, che hanno
devastato e distrutto il mio paese, e umiliato il mio popolo...”.
Una battaglia legale, storica e politica a difesa della dignità e delle
ragioni del suo popolo e del suo paese durata incessantemente e
instancabilmente per quasi cinque anni. Da quel momento egli ha
dedicato tutte le sue forze, le sue competenze, le sue capacità in una
sistematica e precisa demolizione di tutti gli impianti accusatori e
delle falsità storiche a questi collaterali, che erano insiti nelle
milioni di pagine accusatorie e centinaia di testimoni d’accusa,
rivelatisi nella maggior parte dei casi inattendibili o addirittura
falsi, come documentato nei materiali relativi alle udienze del
processo.
Nonostante pressanti appelli dei suoi avvocati e dei medici che lo
seguivano, che richiedevano cure adeguate stante le sue pessime
condizioni di salute, proprio l’arroganza e il disprezzo della vita
umana di questo Tribunale inventato, finanziato e sostenuto dalla Nato
e dai governi occidentali complici, hanno assassinato Slobodan
Milosevic, impedendogli un elementare diritto umano e civile, che è
quello di essere curati per potersi difendere. Su questi nuovi barbari
dei tempi moderni, resterà l’onta di una sconfitta totale, da un
lato giuridica, visto che dopo quasi cinque anni non erano
riusciti a dimostrare una sola accusa attendibile e provata;
dall’altro un'onta morale avendo dimostrato con i propri atti di essere
solamente uno strumento coercitivo nelle mani di pochi paesi ricchi e
potenti dell’occidente, che impongono, decretano e sentenziano sui
destini dei quattro quinti dell’umanità.
Il Presidente del Partito Socialista della Serbia, Slobodan Milosevic è
morto nella notte dell’11 Marzo 2006, in una cella del carcere di
Scheveningen, L’Aja in Olanda, per infarto conseguente
all’impossibilità di ricevere cure adeguate; al momento ci sono
dettagli da accertare, relativi ad una sua denuncia al governo russo,
inviata il giorno prima del decesso, circa un tentativo di
avvelenamento, attraverso farmaci, per le sue condizioni, letali;
medici serbi e periti inviati dal governo russo stanno in queste
ore cercando di verificare anche questo.
Lascia, dopo 48 anni vissuti fianco a fianco, la moglie Mira Markovic e
due figli.
Egli è morto lontano dalla sua terra, dal suo paese, dai suoi affetti
più cari, dal suo popolo, che solo fino a poche ore prima, aveva ancora
fermamente e orgogliosamente difeso dalle menzogne e falsità dei
padroni del mondo.
Egli resterà come un simbolo storico del suo popolo, un simbolo di
difesa della libertà, della verità, della giustizia, del socialismo
serbo e jugoslavo; di difesa dell’indipendenza e dignità nazionali,
della resistenza dei popoli all’arroganza e al nuovo fascismo
dell’imperialismo.
Un simbolo di onore e dignità, di cui ogni serbo e ogni jugoslavo di
oggi e delle future generazioni potrà sempre essere fiero, potendo
guardare chiunque negli occhi con orgoglio, e a testa alta di fronte al
mondo ed alla storia.
Cercavano e avrebbero voluto un uomo implorante, supino, arreso e
vinto, avrebbero voluto un mercante pronto a barattare la propria vita
e la propria storia per una manciata di dollari o euro, o un brandello
di futuro. Ma si sono trovati davanti un gigante, un patriota e un
combattente fiero e in piedi di fronte a loro, che li ha fronteggiati
senza tregua e timori... e hanno perso, loro.
Addio Presidente Slobodan Milosevic, ti rendiamo onore e ti ricorderemo
sempre.
Nessuno dimentica, Nulla sarà dimenticato.
Smrt Fazismu, Sloboda Narodu. Morte al fascismo, Libertà al
popolo.
A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum di Belgrado, Italia.
Marzo 2006
La Jugoslavia e'
una comunita' multinazionale e puo' sopravvivere
solo alle condizioni della eguaglianza piena per tutte le nazioni che
ci vivono.
La crisi che ha colpito la Jugoslavia ha portato con se' divisioni
nazionali, ma anche sociali, culturali, religiose e molte altre,
meno importanti. Tra queste divisioni, quelle nazionalistiche hanno
dimostrato di essere le piu' drammatiche...
Da quando esistono le comunita' multinazionali, il loro punto debole
e' sempre stato nei rapporti tra le varie nazionalita'...
Nemici interni ed esterni delle comunita'
multinazionali sono coscienti di questo e percio' organizzano la
loro attivita' contro le societa' multinazionali, soprattutto
fomentando i conflitti nazionali...
Rapporti equi ed armoniosi tra i popoli jugoslavi sono una
condizione necessaria per l'esistenza della Jugoslavia e perche'
essa trovi la sua via d'uscita dalla crisi.. Il moderno sviluppo
economico
e tecnologico, ed anche quello politico e culturale, hanno condotto
i vari popoli l'uno verso l'altro, rendendoli interdipendenti e
sempre piu' paritari. Popoli eguali ed uniti tra loro possono
soprattutto diventare parte della civilta' verso cui si dirige il
genere umano...
S. Milosevic a Campo dei Merli,
28 giugno 1989
6
marzo 2006
http://www.pasti.org/bernar33.html
Roma, 6 marzo 2006
S.E. Fausto Pocar
Presidente dell'International Tribunal
for the former Yugoslavia
Churchillplein 1
2517JW The Hague
The Netherlands
Illustre Presidente, caro
Pocar,
perdonami se mi rivolgo a Te
personalmente per una questione delicata che attiene al Tuo Ufficio. Di
questo Ufficio do per scontata e rispetto dunque l'indipendenza, anche
se, come penso Tu sappia, mantengo dubbi sul fondamento giuridico del
Tribunale che Tu con forte prestigio comunque presiedi e dubbi anche su
specifiche decisioni e modi di operare dello stesso Tribunale. Se
menziono qui questi particolari, è perché intendo parlarTi con
schiettezza e lealtà assolute.
Come componente del Comitato
internazionale per la difesa di Slobodan Milosevic e come modesto
studioso ho le mie idee sulla personalità di Milosevic e sulla sua
complessiva azione nella tragedia balcanica. Ricordo solo il decisivo
contributo da parte sua agli accordi di Dayton e la sua battaglia, da
lui vinta, perché la Costituzione serba del 1990 e quella jugoslava
successiva non fossero ispirate a criteri etnicistici, a differenza di
quelle della maggioranza delle Repubbliche secessioniste.
Desidero anche ricordare il modo, non
so quanto conforme ai criteri dello stato di diritto, in cui Milosevic
è stato "trasferito" da Belgrado all'Aja. Si trattava comunque di un ex
Capo di Stato, il modo ancor mi offende. Or volge il quinto anno che
questo Capo di Stato, al quale non può disconoscersi grande dignità, è
incarcerato, direi ad irrisione della presunzione di innocenza. Si
obietterà che questa sorte è comune a quella di altri jugoslavi
detenuti all'Aja. Ma forse il suo caso presenta peculiarità tutte
proprie: inevitabilmente, attraverso di lui, non si giudicano fatti
specifici, ma, al di là di questi, linee politiche generali, la
decisione e l'azione per resistere contro la disgregazione della
Jugoslavia e mantenere questa patria non per i Serbi, bensì per tutti
coloro che vi si riconoscessero. E in ciò, nel sottoporre quel
dirigente a giudizio, risulta implicito lo sgravio di chi, anche
all'esterno di quello Stato, ha invece voluto, pianificato, attuato la
disgregazione della Jugoslavia.
Un quadro del genere impone a
Milosevic un impegno e uno sforzo sovrumani con evidenti ricadute sulla
salute. Anche in ragione di tale quadro, e non solo per motivi di
principio, sarebbe stato impossibile per Milosevic farsi sostituire da
un legale.
In un contesto come quello accennato,
la decisione di
negare a Slobodan Milosevic la possibilità di farsi
curare, in una situazione senza dubbio piuttosto grave della sua
salute, da istituti e medici di fiducia, sotto garanzia internazionale
e precisamente di uno Stato membro permanente del Consiglio di
sicurezza, come la Federazione russa, mi pare non rappresenti un
momento felice nell'attività del Tribunale. Certamente, la
responsabilità forse non solo storica di quanto potrà accadere a
Milosevic ricadrà sugli autori di una decisione che non appare ispirata
a principi di giustizia e di umanità. Essa contrasta, senza bisogno qui
di entrare in particolari, con evidenti principi dei diritti dell'uomo
che tanto ci affanniamo a proclamare. Ricordo solo la dichiarazione di
Lisbona sui diritti del paziente, adottata dalla 34° Assemblea medica
mondiale del settembre-ottobre 1981, che va proprio nel senso
della
richiesta di Slobodan Milosevic.
I popoli non dimenticheranno.
Io mi rivolgo a Te, senza nulla
chiederTi né attendermi, perché su ciò si rifletta. Un Tribunale che
procedesse sulla strada di una "giustizia" unilaterale in un quadro, e
come strumento, di doppi standard, oggi fin troppo evidenti sulla scena
internazionale, non favorirebbe la pace e la comprensione fra i popoli.
Esso, lungi dal pronunciare decisioni con valore esemplare,
raggiungerebbe l'esito infausto di fomentare nuovi odi, ostilità e i
tragici fenomeni di quelle reazioni della disperazione che il mondo che
si proclama civile rigetta, ma di cui esso porta responsabilità chiare
ed incancellabili.
Perdonami queste parole, che - ripeto
- non attendono risposte ma riflessione serena e umana sulla condizione
di Slobodan Milosevic.
Aldo Bernardini
10
marzo 2006
LETTERA INVIATA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU E AL
PRESIDENTE DELLA CORTE DI APPELLO DEL TRIBUNALE DELL’AJA.
Noi siamo costernati e profondamente preoccupati per il rigetto
altezzoso e dilatorio da parte della Corte del Tribunale ICTY della
richiesta dell’ex Presidente Slobodan Milosevic, come
raccomandato dal Centro Bakoulev di Mosca di rinomanza internazionale
nel campo della Chirurgia Cardiovascolare, per essere trasferito in
questo Centro per ulteriori indagini e un possibile periodo di cure,
viste le sue condizioni cardiovascolari con pericolo della vita. Tutto
si basava sulle indagini cliniche condotte sul Presidente Milosevic da
parte di tre medici, il 4 novembre 2005, fra cui il Dr. M.V. Shumilina,
un angiologo del Centro Bakoulev, e il Dr. L.A. Bockeria, Direttore e
Presidente del Centro Bakoulev, che riscontravano le condizioni del
Presidente Milosevic “critiche”. La Corte ha acquisito questi
responsi medici il 15 novembre 2005.
Ancor più crea costernazione e preoccupazione la totale mancanza da
parte del Tribunale di indirizzarsi verso la reale conoscenza delle
condizioni cliniche del Presidente Milosevic e di predisporre le
indagini necessarie e il trattamento di cure che sono di diritto per
ogni prigioniero.
Il diritto Internazionale, e in particolare la Convenzione
Internazionale per i Diritti Civili e Politici, prescrive, e le stesse
norme dell’ICTY sulla detenzione garantiscono, il diritto dei
prigionieri ad essere “trattati con umanità e con rispetto della
dignità che è insita nella persona umana”. Per tutto il periodo del
procedimento di legge, gli accusati sono presunti innocenti, e quelli
che sono privati della loro libertà devono essere trattati in una
maniera “consona al loro stato, come persone non riconosciute
colpevoli”.
Il Presidente Milosevic remane deprivato di cure, pur in presenza
delle conclusioni del Dr. Shumilina, che definiva il trattamento
sanitario presso l’Unità di Detenzione delle Nazioni Unite come
“inadeguato”. Incredibilmente, malgrado la sua storia di problemi
cardiaci e di ipertensione, prima del 4 novembre 2004 non gli era stata
fatta alcuna diagnosi vascolare. In più la salute del Presidente
Milosevic ha suscitato una preoccupazione continua nel corso di tutto
il processo per gli ultimi tre anni. Lo stress dei dibattimenti, le
cure non adeguate e le condizioni della detenzione hanno pesantemente
peggiorato i suoi precedenti problemi di salute, mettendo in pericolo
la sua vita.
Il Tribunale non ha assunto alcun provvedimento per proteggere la vita
di un prigioniero le cui condizioni fisiche sono state constatate
essere critiche. Al contrario, ha considerato trascurabile il suo
dovere di assicurare cure mediche adeguate ed indispensabili per una
persona sotto processo presso la sua Corte. Detenuti che hanno
necessità di cure speciali, come nel caso del Presidente Milosevic,
devono essere trasferiti in istituti specializzati per quelle cure,
come stabilito dai Protocolli Standard Minimi per il Trattamento dei
Prigionieri adottati dal Primo Congresso delle Nazioni Unite sulla
Prevenzione del Crimine e il Trattamento dei
Condannati.
Il Tribunale sorprendentemente dichiara:
1. “Che ne’ il Dr. Shumilina e nemmeno il Dr. Bockeria
hanno
stabilito che il Centro di Bakoulev è la sola possibile struttura per
una diagnosi appropriata e un trattamento di cure relative alle
condizioni dell’accusato”. Che atteggiamento presuntuoso potrebbe
indurre quei medici ad una tale vanteria? Loro, di sicuro pensano che
il loro Centro sia il migliore e questa conclusione è
giustificata.
Invece, nessuna fiducia può essere riposta nelle scelte mediche delle
autorità della Corte dopo anni di negligenze e dopo la scelta, nel
dicembre 2005, del Dr. Aarts, un radiologo neurologico Olandese, che
non ha riscontrato nel Presidente Milosevic alcuna condizione
patologica e non ha fatto alcuna raccomandazione per un trattamento
urgente di cure.
2. Che “...accoglie la proposta del Procuratore di
Accusa che, se l’
Accusato desidera essere curato da specialisti che non si trovano in
Olanda, allora questi medici possono venire qui a curarlo.”
Persone ricche e famose si recano da ogni parte del mondo per
raggiungere centri medici del tipo Bakoulev, spesso anche se lo stesso
viaggio costituisce per loro un rischio. Nessuno di loro pensa che le
prestazioni di cure della stessa qualità possano essere fornite da
teams sanitari itineranti dei migliori medici del mondo e se questo
potesse avvenire, il numero di pazienti da loro curati sarebbe
drasticamente ridotto.
Entrambe le risoluzioni sono assurde in un procedimento, dove la vita
e i diritti fondamentali sono una scommessa. E allora, come fa l’organo
giudicante collegiale a giustificare le sue autorizzazioni a Pavle
Strugar per essere ripetutamente rilasciato per recarsi in Montenegro,
un’entità che non è membro dell’ONU, per un’operazione chirurgica
sostitutiva al femore, una procedura abbastanza sicura, semplice e di
minor
gravità?
Procuratore di Accusa v. Pavle Strugar, IT-01-42- A, 3 dicembre 2001,
16 dicembre 2005.
La conclusione finale del Tribunale afferma che “ la Corte non è
soddisfatta…che è cosa più probabile che l’Accusato, se rilasciato, non
faccia più ritorno per la continuazione del suo processo.” Che la Corte
abbia più fiducia nel governo del Montenegro o nell’amministrazione ad
interim del Kosovo che nella Federazione Russa, che ha dato la sua
parola per il ritorno del Presidente Milosevic, è cosa inspiegabile, ma
l’insulto ad un membro permanente del Consiglio di Sicurezza è
inevitabile.
Il negare le cure mediche necessarie al Presidente Milosevic risiede
nella fiducia del Tribunale che il processo si trovi “nelle sue fasi
conclusive…alla fine delle quali…l’Accusato può trovarsi di fronte alla
possibilità di un imprigionamento a vita”, e questo, al meglio, è
irrazionale.
Cosa significa, che in tali circostanze per un prigioniero può essere
cosa migliore morire? È troppo tardi per un trattamento medico
necessario urgentemente?
Significa che “la possibilità di ergastolo” è più alta nelle ultime
fasi del processo che all’inizio? Allora bisogna sottoporre a critiche
l’importanza e la pesantezza delle prove per le quali si è iniziato a
giudicare!
Un imputato che ritiene sarebbe stato imprigionato e condannato a vita
avrebbe atteso le ultime fasi del processo per cercare dei mezzi per
fuggire? Una Corte imparziale sarebbe obbligata ad esaminare
tutte le
prove testimoniali prima di raggiungere una decisione, prima di credere
che l’imputato preferisca fuggire nelle ultime fasi di un processo che
non al suo inizio, salvo che la Corte non abbia già ritenuto che le
prove supportino una pesante sentenza? La Corte ha messo in luce i suoi
pregiudizi con questo suo grottesco affidamento su un presumibile
timore di una sentenza di carcere a vita da parte dell’Accusato nelle
ultime fasi di questo processo?
In fatto e in diritto, la decisione del Tribunale è insopportabile.
Rivela la strategia della Corte, senza tante scuse, di mantenere il suo
pregiudizio e mette in piena luce le sue insufficienze per proteggere
la salute di questo prigioniero.
La decisione è tanto irragionevole e completamente ingiusta, tanto da
dimostrare l’apparenza e la sostanza del pregiudizio processuale.
La Corte ha stabilito che il Presidente Milosevic deve affrontare la
eventualità di morire, visto che esiste la possibilità di una sentenza
di carcere a vita.
Questa decisione, da sola, se confermata dalla Corte di Appello,
procurerà un grande vulnus all’ICTY e al diritto internazionale
umanitario. La morte, o le serie limitazioni al Presidente Milosevic di
avvalersi di cure mediche, imporranno la medesima sentenza all’ICTY e
al diritto internazionale, come strumenti di pace.
Noi vi esortiamo a rovesciare la decisione della Corte e di ordinare l’
immediato trasferimento del Presidente Milosevic al Centro Bakoulev per
gli esami e il trattamento clinico, sotto le condizioni proposte.
(Conclusione per il Consiglio di Sicurezza)
Noi vi esortiamo a rivolgervi all’ICTY per decretare l’immediato
trasferimento del Presidente Milosevic al Centro Bakoulev per gli esami
e il trattamento clinico, sotto le condizioni proposte.
Ci rimettiamo rispettosamente,
Ramsey Clark, ex Procuratore Generale degli Stati Uniti, USA
Professor Velko Valkanov, dottore in legge, Presidente del Comitato
per i Diritti Umani, ex MP, Bulgaria
Professor Alexander Zinoviev, filosofo, scrittore, Federazione Russa
Professor Sergei Baburin, dottore in legge, Vice Presidente della Duma
di Stato dell’Assemblea Parlamentare della Federazione Russa
Vojtech Filip, dottore in legge, Vice Presidente della Camera dei
Deputati del Parlamento della Repubblica Ceca.
Thanassis Pafilis, Membro del Parlamento Europeo, Segretario Generale
del Comitato per la Pace nel Mondo, Grecia
Tiphaine Dickson, giurista di criminologia internazionale, Quebec
Professor Aldo Bernardini, dottore di diritto internazionale,
Italia
Christopher Black, giurista di criminologia internazionale, Canada
Klaus Hartmann, Vice Presidente dell’Unione Mondiale dei Liberi
Pensatori, Germania
(trad. di Curzio Bettio)
11
marzo 2006
GRAVE LUTTO PER I SINCERI DEMOCRATICI, PER I COMPAGNI, PER I
PROGRESSISTI, PER GLI ANTIFASCISTI
In veste di Presidente dell' ICDSM sezione Italia ed altresì come già
partigiana nella Lotta di Resistenza contro il nazifascismo esprimo
profondo cordoglio per la perdita del Presidente Slobodan Milosevic più
volte eletto dal suo popolo al quale ha dedicato intelligenza, affetto,
difesa. Le oscure ragioni della sua drammatica fine ci inducono a
richiamare l'attenzione sull' atroce comportamento del cosiddetto
civile mondo occidentale che non ha né limiti né scrupoli ad impegnarsi
per la salvaguardia dell'imperialismo monopolare per il quale troppi
popoli pagano prezzi altissimi.
In carcere si muore solo per assassinio.
Miriam Pellegrini Ferri
***
Dichiarazione
Il presidente Slobodan Milosevic, il più grande combattente per la
libertà e la dignità della gente della Serbia ed il maggiore simbolo
internazionale della lotta per i diritti dei popoli, è stato
assassinato questa mattina nell'unità di detenzione in Scheveningen.
Di questo crimine, il "Tribunale dell'Aia" è direttamente responsabile,
attraverso il diniego di permettere il suo trattamento medico a Mosca,
nonostante il suo stato di salute critico.
Richiediamo al Segretario Generale dell' ONU di sospendere
immediatamente i lavori di questa istituzione criminale, ed al
Consiglio di Sicurezza dell'ONU chiediamo di abolirla.
Richiediamo alle autorità della Serbia di tagliare immediatamente ogni
cooperazione con il "Tribunale" e di rendere possibile alla gente di
esprimere cordoglio al presidente Milosevic. Se rifiuteranno, ne
risponderanno davanti al popolo.
Chi era, e perchè lottare per Slobodan Milosevic, lo sanno meglio di
chiunque altro la gente della Serbia e quelli che nel mondo amano la
libertà. La sua morte deve contrassegnare la fine delle politiche
perfide e servili che conducono il paese ed il popolo alla rovina.
Invitiamo la gente ad unirsi in difesa della propria libertà e dignità,
come ha sempre fatto Slobodan Milosevic.
Il libro delle condoglianze sarà aperto domenica, il 12 marzo, a
partire dalle ore 9 nei locali dell'associazione Sloboda/Libertà, in
Via Rajiceva 16 a Belgrado.
Associazione Sloboda/Libertà
Comitato nazionale di per la liberazione di Slobodan Milosevic