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SLOBODAN MILOŠEVIĆ (1941-2006):
UN LEADER JUGOSLAVO

Milosevic


In realtà c'era un piano evidente contro quello Stato di allora che
era un modello per il futuro federalismo europeo. Quello Stato
era la Jugoslavia, dove più nazionalità erano comprese in un sistema
federativo che realizzava la possibilità di vivere con pari diritti,
con successo, con la possibilità di prosperare, svilupparsi e
di essere d'esempio al mondo intero di come si può vivere insieme...

S. Milosevic davanti al "Tribunale ad hoc" dell'Aia, 30 gennaio 2002


LINKS


IN DIFESA DELLA JUGOSLAVIA
Il j'accuse di Slobodan Milosevic di fronte al "Tribunale ad hoc" dell'Aia"
http://www.pasti.org/autodif.html
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/204
https://www.cnj.it/documentazione/autodifesa04.htm


UPISITE SE U KNJIGU ZALOSTI / FIRMATE NEL LIBRO DELLE CONDOGLIANZE
http://www.slobodanmilosevic.info/

Milosevic's death: political assassination blamed on victim       
By Sara Flounders (Co-Director, International Action Center, NYC, 16/3/2006)
http://www.workers.org/2006/world/milosevic-0330/


Una galleria con foto e video dell'ultimo omaggio a Milosevic si trova sul sito:
http://www.slobodan.info/

Nel fotoreportage dei funerali di SM a cura della sezione irlandese dell'ICDSM si possono riconoscere tra gli altri Ramsey Clark e Aldo Bernardini:
http://www.icdsmireland.org

Ancora una galleria fotografica, con commenti in italiano, è stata realizzata da SOS Yugoslavia di Torino e si trova alle pagine:
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c19.htm
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c19a.htm
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c19b.htm


The Milosevic Case
John Catalinotto Interviews Sara Flounders (Swans - March 27, 2006)  
http://www.swans.com/library/art12/zig090.html

VIGLIACCHI, GRAN VIGLIACCHI
di Aldo Bernardini (5 aprile 2006)
http://www.pasti.org/bernar36.html


ARCHIVIO DOCUMENTAZIONE ICDSM-ITALIA
contenente le cronache dal "Tribunale ad hoc" censurate dai media
e le prove che la morte di Milošević è stata perseguita lucidamente dalla "Corte" per anni
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/

 


Il socialismo, che e' una societa' democratica progressista e giusta,
non dovrebbe consentire alle genti di essere divise sotto il profilo
nazionale o sotto quello religioso. Le sole differenze che uno
potrebbe e dovrebbe consentire nel socialismo sono tra quelli che lavorano
sodo ed i fannulloni, ovvero tra gli onesti ed i disonesti...

S. Milosevic a Campo dei Merli, 28 giugno 1989


BIOGRAFIA


http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c13.htm

www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 13-03-06

Presidente Slobodan Milosevic , Ad Memoriam

Slobodan Milosevic era nato il 20 agosto 1941 a Pozarevac, Serbia.
Laureato in Legge all’università di Belgrado nel 1964.
Fu prima militante e poi dirigente della Lega dei Comunisti della Jugoslavia e poi del Partito Socialista di Serbia, di cui fu tra i fondatori.
A partire dagli anni ottanta era considerato uno dei migliori e più capaci amministratori e funzionario dello Stato  della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia.
Nell’Aprile 1984 fu nominato Segretario della Federazione di Belgrado della Lega dei Comunisti; dal Maggio 1986 al Maggio 1989 fu presidente del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti e al primo Congresso del Partito Socialista di Serbia nel Luglio 1990 venne eletto Presidente del Partito, che era nato dall’unificazione della Lega dei Comunisti e dall’Unione degli operai e dei socialisti della Serbia.

Nel Maggio 1989 fu eletto Presidente della Repubblica di Serbia.
Alle prime elezioni multipartitiche in Serbia, avvenute nel Dicembre 1990, Milosevic venne nuovamente eletto Presidente della Serbia.
Dal 23 Luglio 1997 all’Ottobre 2000, egli fu il Presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia e membro del Consiglio Supremo della Difesa della RFJ.
Il suo impegno ed attività sono sempre stati indirizzati alla conservazione e difesa della Jugoslavia e dei suoi più importanti interessi nazionali e di stato, nell’interesse del suo popolo. Sotto la sua direzione, molte importanti riforme economiche e democratiche sono state approvate in Serbia e in Jugoslavia, cercando di difendere gli aspetti sociali legati ai lavoratori, al popolo, la libertà e l’indipendenza del paese.

Il Presidente Milosevic ha sempre svolto un ruolo fondamentale di pilastro per la pace e stabilità della regione. Egli dette il più importante e cruciale contributo a tutti gli sforzi per il ristabilimento della pace e della stabilità nella nostra area, come dimostrato dagli Accordi di pace di Dayton e Parigi.
Con il mandato del governo federale jugoslavo, egli fu a capo della delegazione jugoslava composta da tre membri provenienti dalla Jugoslavia e tre dalla Repubblica Serba di Bosnia, che andò alle trattative di pace di Dayton in USA nel Novembre 1995. In questa veste fu tra i protagonisti decisivi per intavolare le trattative per la cessazione della guerra in Bosnia e impostare gli accordi di pace, che furono poi firmati a Parigi in Francia, il 14 Dicembre 1995, che sancirono la fine delle ostilità e delle violenze in Bosnia Erzegovina.

Il Presidente Milosevic ha fortemente lavorato nel cercare continuamente soluzioni di pace al problema del Kosovo Metohija. Ma nel 1999 il governo di unità nazionale da lui guidato non potè accettare l’occupazione della Repubblica Federale di Jugoslavia, come fu cercato di imporre attraverso i cosiddetti accordi di Rambouillet.

Egli ha guidato la resistenza del popolo serbo e jugoslavo, contro l’aggressione della NATO che ha rappresentato una chiara violazione del Diritto Internazionale e un crimine contro la pace.
Nel Marzo 2001 fu arrestato a Belgrado per una serie gravi di accuse, dall’abuso di ufficio, alla corruzione, a omicidi, stragi, concussioni... e altro ancora, il collegio difensivo in vista della scadenza della carcerazione preventiva di 90 giorni e avendo dimostrato l’assoluta mancanza di prove e di testimoni attendibili, chiese la domanda di scarcerazione del Presidente entro il 30 Giugno 2001, come previsto dai Codici giuridici e costituzionali.

Il 28 Giugno in una escalation di pressioni e ricatti esterni  verso il nuovo governo serbo, come comprovato da pubblici documenti, Slobodan Milosevic venne letteralmente rapito dal carcere di Belgrado e con un blitz di agenti speciali ancora oggi non identificati, con un atto di violazione e umiliazione arrogante sia della Costituzione della Jugoslavia e della Serbia, che delle loro leggi di stato e della sovranità di un paese indipendente.

Venne trasferito prima in una Base militare USA in Bosnia e poi da lì immediatamente portato al Tribunale dell’Aja in Olanda.
Egli fu rapito il giorno di San Vito (Vidovdan), giorno di festa più grande e importante del popolo serbo, in modo da causare una umiliazione nazionale che mai era successa nella storia della Jugoslavia e della Serbia e che mai sarà dimenticata.

Da quel giorno per il Presidente è cominciata l’ultima sua battaglia, come disse in una dichiarazione in aula : “ ...Non sono qui davanti ad un Tribunale illegittimo e illegale, che non riconosco, per difendere Slobodan Milosevic, ma solo per difendere la Jugoslavia e la dignità del popolo serbo, e con essi la verità e la giustizia dei popoli, contro l’arroganza e l’arbitrio dei potenti della terra, che hanno devastato e distrutto il mio paese, e umiliato il mio popolo...”.

Una battaglia legale, storica e politica a difesa della dignità e delle ragioni del suo popolo e del suo paese durata incessantemente e instancabilmente per quasi cinque anni.  Da quel momento egli ha dedicato tutte le sue forze, le sue competenze, le sue capacità in una sistematica e precisa demolizione di tutti gli impianti accusatori e delle falsità storiche a questi collaterali, che erano insiti nelle milioni di pagine accusatorie e centinaia di testimoni d’accusa, rivelatisi nella maggior parte dei casi inattendibili o addirittura falsi, come documentato nei materiali relativi alle udienze del processo.

Nonostante pressanti appelli dei suoi avvocati e dei medici che lo seguivano, che richiedevano cure adeguate stante le sue pessime condizioni di salute, proprio l’arroganza e il disprezzo della vita umana di questo Tribunale inventato, finanziato e sostenuto dalla Nato e dai governi occidentali complici, hanno assassinato Slobodan Milosevic, impedendogli un elementare diritto umano e civile, che è quello di essere curati per potersi difendere. Su questi nuovi barbari dei tempi moderni, resterà l’onta di una sconfitta totale, da un lato  giuridica, visto che dopo quasi cinque anni non erano riusciti a dimostrare una sola accusa attendibile e provata;  dall’altro un'onta morale avendo dimostrato con i propri atti di essere solamente uno strumento coercitivo nelle mani di pochi paesi ricchi e potenti dell’occidente, che impongono, decretano e sentenziano sui destini dei quattro quinti dell’umanità.

Il Presidente del Partito Socialista della Serbia, Slobodan Milosevic è morto nella notte dell’11 Marzo 2006, in una cella del carcere di Scheveningen, L’Aja in Olanda, per infarto conseguente all’impossibilità di ricevere cure adeguate; al momento ci sono dettagli da accertare, relativi ad una sua denuncia al governo russo, inviata il giorno prima del decesso, circa un tentativo di avvelenamento, attraverso farmaci, per le sue condizioni, letali; medici serbi e periti inviati dal governo russo stanno in queste ore  cercando di verificare anche questo.

Lascia, dopo 48 anni vissuti fianco a fianco, la moglie Mira Markovic e due figli.
Egli è morto lontano dalla sua terra, dal suo paese, dai suoi affetti più cari, dal suo popolo, che solo fino a poche ore prima, aveva ancora fermamente e orgogliosamente difeso dalle menzogne e falsità dei padroni del mondo.
Egli resterà come un simbolo storico del suo popolo, un simbolo di difesa della libertà, della verità, della giustizia, del socialismo serbo e jugoslavo; di difesa dell’indipendenza e dignità nazionali, della resistenza dei popoli all’arroganza e al nuovo fascismo dell’imperialismo.

Un simbolo di onore e dignità, di cui ogni serbo e ogni jugoslavo di oggi e delle future generazioni potrà sempre essere fiero, potendo guardare chiunque negli occhi con orgoglio, e a testa alta di fronte al mondo ed alla storia.
Cercavano e avrebbero voluto un uomo implorante, supino, arreso e vinto, avrebbero voluto un mercante pronto a barattare la propria vita e la propria storia per una manciata di dollari o euro, o un brandello di futuro. Ma si sono trovati davanti un gigante, un patriota e un combattente fiero e in piedi di fronte a loro, che li ha fronteggiati senza tregua e timori... e hanno perso, loro.

Addio Presidente Slobodan Milosevic, ti rendiamo onore e ti ricorderemo sempre.
Nessuno dimentica, Nulla sarà dimenticato.
Smrt Fazismu, Sloboda Narodu.  Morte al fascismo, Libertà al popolo.


A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum di Belgrado, Italia.  Marzo 2006



La Jugoslavia e' una comunita' multinazionale e puo' sopravvivere
solo alle condizioni della eguaglianza piena per tutte le nazioni che ci vivono.
La crisi che ha colpito la Jugoslavia ha portato con se' divisioni
nazionali, ma anche sociali, culturali, religiose e molte altre,
meno importanti. Tra queste divisioni, quelle nazionalistiche hanno
dimostrato di essere le piu' drammatiche...

Da quando esistono le comunita' multinazionali, il loro punto debole
e' sempre stato nei rapporti tra le varie nazionalita'...
Nemici interni ed esterni delle comunita'
multinazionali sono coscienti di questo e percio' organizzano la
loro attivita' contro le societa' multinazionali, soprattutto
fomentando i conflitti nazionali...

Rapporti equi ed armoniosi tra i popoli jugoslavi sono una
condizione necessaria per l'esistenza della Jugoslavia e perche'
essa trovi la sua via d'uscita dalla crisi.. Il moderno sviluppo economico
e tecnologico, ed anche quello politico e culturale, hanno condotto
i vari popoli l'uno verso l'altro, rendendoli interdipendenti e
sempre piu' paritari. Popoli eguali ed uniti tra loro possono
soprattutto diventare parte della civilta' verso cui si dirige il genere umano...

S. Milosevic a Campo dei Merli, 28 giugno 1989


6 marzo 2006


http://www.pasti.org/bernar33.html

Roma, 6 marzo 2006

S.E. Fausto Pocar
Presidente dell'International Tribunal
for the former Yugoslavia
Churchillplein 1
2517JW The Hague
The Netherlands

Illustre Presidente, caro Pocar,

perdonami se mi rivolgo a Te personalmente per una questione delicata che attiene al Tuo Ufficio. Di questo Ufficio do per scontata e rispetto dunque l'indipendenza, anche se, come penso Tu sappia, mantengo dubbi sul fondamento giuridico del Tribunale che Tu con forte prestigio comunque presiedi e dubbi anche su specifiche decisioni e modi di operare dello stesso Tribunale. Se menziono qui questi particolari, è perché intendo parlarTi con schiettezza e lealtà assolute.

Come componente del Comitato internazionale per la difesa di Slobodan Milosevic e come modesto studioso ho le mie idee sulla personalità di Milosevic e sulla sua complessiva azione nella tragedia balcanica. Ricordo solo il decisivo contributo da parte sua agli accordi di Dayton e la sua battaglia, da lui vinta, perché la Costituzione serba del 1990 e quella jugoslava successiva non fossero ispirate a criteri etnicistici, a differenza di quelle della maggioranza delle Repubbliche secessioniste.

Desidero anche ricordare il modo, non so quanto conforme ai criteri dello stato di diritto, in cui Milosevic è stato "trasferito" da Belgrado all'Aja. Si trattava comunque di un ex Capo di Stato, il modo ancor mi offende. Or volge il quinto anno che questo Capo di Stato, al quale non può disconoscersi grande dignità, è incarcerato, direi ad irrisione della presunzione di innocenza. Si obietterà che questa sorte è comune a quella di altri jugoslavi detenuti all'Aja. Ma forse il suo caso presenta peculiarità tutte proprie: inevitabilmente, attraverso di lui, non si giudicano fatti specifici, ma, al di là di questi, linee politiche generali, la decisione e l'azione per resistere contro la disgregazione della Jugoslavia e mantenere questa patria non per i Serbi, bensì per tutti coloro che vi si riconoscessero. E in ciò, nel sottoporre quel dirigente a giudizio, risulta implicito lo sgravio di chi, anche all'esterno di quello Stato, ha invece voluto, pianificato, attuato la disgregazione della Jugoslavia.

Un quadro del genere impone a Milosevic un impegno e uno sforzo sovrumani con evidenti ricadute sulla salute. Anche in ragione di tale quadro, e non solo per motivi di principio, sarebbe stato impossibile per Milosevic farsi sostituire da un legale.

In un contesto come quello accennato, la decisione di negare a Slobodan Milosevic la possibilità di farsi curare, in una situazione senza dubbio piuttosto grave della sua salute, da istituti e medici di fiducia, sotto garanzia internazionale e precisamente di uno Stato membro permanente del Consiglio di sicurezza, come la Federazione russa, mi pare non rappresenti un momento felice nell'attività del Tribunale. Certamente, la responsabilità forse non solo storica di quanto potrà accadere a Milosevic ricadrà sugli autori di una decisione che non appare ispirata a principi di giustizia e di umanità. Essa contrasta, senza bisogno qui di entrare in particolari, con evidenti principi dei diritti dell'uomo che tanto ci affanniamo a proclamare. Ricordo solo la dichiarazione di Lisbona sui diritti del paziente, adottata dalla 34° Assemblea medica mondiale del settembre-ottobre 1981, che va proprio nel senso della richiesta di Slobodan Milosevic.

I popoli non dimenticheranno.

Io mi rivolgo a Te, senza nulla chiederTi né attendermi, perché su ciò si rifletta. Un Tribunale che procedesse sulla strada di una "giustizia" unilaterale in un quadro, e come strumento, di doppi standard, oggi fin troppo evidenti sulla scena internazionale, non favorirebbe la pace e la comprensione fra i popoli. Esso, lungi dal pronunciare decisioni con valore esemplare, raggiungerebbe l'esito infausto di fomentare nuovi odi, ostilità e i tragici fenomeni di quelle reazioni della disperazione che il mondo che si proclama civile rigetta, ma di cui esso porta responsabilità chiare ed incancellabili.

Perdonami queste parole, che - ripeto - non attendono risposte ma riflessione serena e umana sulla condizione di Slobodan Milosevic.

Aldo Bernardini


10 marzo 2006


LETTERA INVIATA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU E AL PRESIDENTE DELLA CORTE DI APPELLO DEL TRIBUNALE DELL’AJA.  

Noi siamo costernati e profondamente preoccupati per il rigetto altezzoso e dilatorio da parte della Corte del Tribunale ICTY della richiesta dell’ex  Presidente Slobodan Milosevic, come raccomandato dal Centro Bakoulev di Mosca di rinomanza internazionale nel campo della Chirurgia Cardiovascolare, per essere trasferito in questo Centro per ulteriori indagini e un possibile periodo di cure, viste le sue condizioni cardiovascolari con pericolo della vita. Tutto si basava sulle indagini cliniche condotte sul Presidente Milosevic da parte di tre medici, il 4 novembre 2005, fra cui il Dr. M.V. Shumilina, un angiologo del Centro Bakoulev, e il Dr. L.A. Bockeria, Direttore e Presidente del Centro Bakoulev, che riscontravano le condizioni del Presidente Milosevic “critiche”.  La Corte ha acquisito questi responsi medici il 15 novembre 2005. 

Ancor più crea costernazione e preoccupazione la totale mancanza da parte del Tribunale di indirizzarsi verso la reale conoscenza delle condizioni cliniche del Presidente Milosevic e di predisporre le indagini necessarie e il trattamento di cure che sono di diritto per ogni prigioniero.
Il diritto Internazionale, e in particolare la Convenzione
Internazionale per i Diritti Civili e Politici, prescrive, e le stesse
norme dell’ICTY sulla detenzione garantiscono, il diritto dei
prigionieri ad essere “trattati con umanità e con rispetto della
dignità che è insita nella persona umana”. Per tutto il periodo del
procedimento di legge, gli accusati sono presunti innocenti, e quelli
che sono privati della loro libertà devono essere trattati in una
maniera “consona al loro stato, come persone non riconosciute
colpevoli”.
Il Presidente Milosevic remane deprivato di cure, pur in presenza
delle conclusioni del Dr. Shumilina, che definiva il trattamento
sanitario presso l’Unità di Detenzione delle Nazioni Unite come
“inadeguato”. Incredibilmente, malgrado la sua storia di problemi
cardiaci e di ipertensione, prima del 4 novembre 2004 non gli era stata
fatta alcuna diagnosi vascolare. In più la salute del Presidente
Milosevic ha suscitato una preoccupazione continua nel corso di tutto
il processo per gli ultimi tre anni. Lo stress dei dibattimenti, le
cure non adeguate e le condizioni della detenzione hanno pesantemente
peggiorato i suoi precedenti problemi di salute, mettendo in pericolo
la sua vita.  

Il Tribunale non ha assunto alcun provvedimento per proteggere la vita
di un prigioniero le cui condizioni fisiche sono state constatate
essere critiche.  Al contrario, ha considerato trascurabile il suo
dovere di assicurare cure mediche adeguate ed indispensabili per una
persona sotto processo presso la sua Corte. Detenuti che hanno
necessità di cure speciali, come nel caso del Presidente Milosevic,
devono essere trasferiti in istituti specializzati per quelle cure,
come stabilito dai Protocolli Standard Minimi per il Trattamento dei
Prigionieri adottati dal Primo Congresso delle Nazioni Unite sulla
Prevenzione del Crimine e il Trattamento dei Condannati.    

Il Tribunale sorprendentemente dichiara:

1.   “Che ne’ il Dr. Shumilina e nemmeno il Dr. Bockeria hanno
stabilito che il Centro di Bakoulev è la sola possibile struttura per
una diagnosi appropriata e un trattamento di cure relative alle
condizioni dell’accusato”. Che atteggiamento presuntuoso potrebbe
indurre quei medici ad una tale vanteria? Loro, di sicuro pensano che
il loro Centro sia il migliore e questa conclusione è giustificata. 
Invece, nessuna fiducia può essere riposta nelle scelte mediche delle
autorità della Corte dopo anni di negligenze e dopo la scelta, nel
dicembre 2005, del Dr. Aarts, un radiologo neurologico Olandese, che
non ha riscontrato nel Presidente Milosevic alcuna condizione
patologica e non ha fatto alcuna raccomandazione per un trattamento
urgente di cure. 

2.    Che “...accoglie la proposta del Procuratore di Accusa che, se l’
Accusato desidera essere curato da specialisti che non si trovano in
Olanda, allora questi medici possono venire qui a curarlo.”
Persone ricche e famose si recano da ogni parte del mondo per
raggiungere centri medici del tipo Bakoulev, spesso anche se lo stesso
viaggio costituisce per loro un rischio. Nessuno di loro pensa che le
prestazioni di cure della stessa qualità possano essere fornite da
teams sanitari itineranti dei migliori medici del mondo e se questo
potesse avvenire, il numero di pazienti da loro curati sarebbe
drasticamente ridotto.

Entrambe le risoluzioni sono assurde in un procedimento, dove la vita
e i diritti fondamentali sono una scommessa. E allora, come fa l’organo
giudicante collegiale a giustificare le sue autorizzazioni a Pavle
Strugar per essere ripetutamente rilasciato per recarsi in Montenegro,
un’entità che non è membro dell’ONU, per un’operazione chirurgica
sostitutiva al femore, una procedura abbastanza sicura, semplice e di
minor gravità?          
Procuratore di Accusa v. Pavle Strugar, IT-01-42- A, 3 dicembre 2001,
16 dicembre 2005.

La conclusione finale del Tribunale afferma che “ la Corte non è
soddisfatta…che è cosa più probabile che l’Accusato, se rilasciato, non
faccia più ritorno per la continuazione del suo processo.” Che la Corte
abbia più fiducia nel governo del Montenegro o nell’amministrazione ad
interim del Kosovo che nella Federazione Russa, che ha dato la sua
parola per il ritorno del Presidente Milosevic, è cosa inspiegabile, ma
l’insulto ad un membro permanente del Consiglio di Sicurezza è
inevitabile. 


Il negare le cure mediche necessarie al Presidente Milosevic risiede
nella fiducia del Tribunale che il processo si trovi “nelle sue fasi
conclusive…alla fine delle quali…l’Accusato può trovarsi di fronte alla
possibilità di un imprigionamento a vita”,  e questo, al meglio, è
irrazionale. 
Cosa significa, che in tali circostanze per un prigioniero può essere
cosa migliore morire? È troppo tardi per un trattamento medico
necessario urgentemente?
Significa che “la possibilità di ergastolo” è più alta nelle ultime
fasi del processo che all’inizio? Allora bisogna sottoporre a critiche
l’importanza e la pesantezza delle prove per le quali si è iniziato a
giudicare!
Un imputato che ritiene sarebbe stato imprigionato e condannato a vita
avrebbe atteso le ultime fasi del processo per cercare dei mezzi per
fuggire?  Una Corte imparziale sarebbe obbligata ad esaminare tutte le
prove testimoniali prima di raggiungere una decisione, prima di credere
che l’imputato preferisca fuggire nelle ultime fasi di un processo che
non al suo inizio, salvo che la Corte non abbia già ritenuto che le
prove supportino una pesante sentenza? La Corte ha messo in luce i suoi
pregiudizi con questo suo grottesco affidamento su un presumibile
timore di una sentenza di carcere a vita da parte dell’Accusato nelle
ultime fasi di questo processo?      
In fatto e in diritto, la decisione del Tribunale è insopportabile.
Rivela la strategia della Corte, senza tante scuse, di mantenere il suo
pregiudizio e mette in piena luce le sue insufficienze per proteggere
la salute di questo prigioniero. 
La decisione è tanto irragionevole e completamente ingiusta, tanto da
dimostrare l’apparenza e la sostanza del pregiudizio processuale. 

La Corte ha stabilito che il Presidente Milosevic deve affrontare la
eventualità di morire, visto che esiste la possibilità di una sentenza
di carcere a vita.
Questa decisione, da sola, se confermata dalla Corte di Appello,
procurerà un grande vulnus all’ICTY e al diritto internazionale
umanitario. La morte, o le serie limitazioni al Presidente Milosevic di
avvalersi di cure mediche, imporranno la medesima sentenza all’ICTY e
al diritto internazionale, come strumenti di pace.
Noi vi esortiamo a rovesciare la decisione della Corte e di ordinare l’
immediato trasferimento del Presidente Milosevic al Centro Bakoulev per
gli esami e il trattamento clinico, sotto le condizioni proposte. 

(Conclusione per il Consiglio di Sicurezza) 

Noi vi esortiamo a rivolgervi all’ICTY per decretare l’immediato
trasferimento del Presidente Milosevic al Centro Bakoulev per gli esami
e il trattamento clinico, sotto le condizioni proposte.  

Ci rimettiamo rispettosamente,

Ramsey Clark, ex Procuratore Generale degli Stati Uniti, USA

Professor Velko Valkanov, dottore in legge, Presidente del Comitato
per i Diritti Umani, ex MP, Bulgaria

Professor Alexander Zinoviev, filosofo, scrittore, Federazione Russa

Professor Sergei Baburin, dottore in legge, Vice Presidente della Duma
di Stato dell’Assemblea Parlamentare della Federazione Russa 

Vojtech Filip, dottore in legge, Vice Presidente della Camera dei
Deputati del Parlamento della Repubblica Ceca. 

Thanassis Pafilis, Membro del Parlamento Europeo, Segretario Generale
del Comitato per la Pace nel Mondo, Grecia 

Tiphaine Dickson, giurista di criminologia internazionale, Quebec

Professor Aldo Bernardini, dottore di diritto internazionale, Italia 

Christopher Black, giurista di criminologia internazionale, Canada

Klaus Hartmann, Vice Presidente dell’Unione Mondiale dei Liberi
Pensatori, Germania 

(trad. di Curzio Bettio)


11 marzo 2006


GRAVE LUTTO PER I SINCERI DEMOCRATICI, PER I COMPAGNI, PER I PROGRESSISTI, PER GLI ANTIFASCISTI

In veste di Presidente dell' ICDSM sezione Italia ed altresì come già partigiana nella Lotta di Resistenza contro il nazifascismo esprimo profondo cordoglio per la perdita del Presidente Slobodan Milosevic più volte eletto dal suo popolo al quale ha dedicato intelligenza, affetto, difesa. Le oscure ragioni della sua drammatica fine ci inducono a richiamare l'attenzione sull' atroce comportamento del cosiddetto civile mondo occidentale che non ha né limiti né scrupoli ad impegnarsi per la salvaguardia dell'imperialismo monopolare per il quale troppi popoli pagano prezzi altissimi.
In carcere si muore solo per assassinio.

Miriam Pellegrini Ferri

***

Dichiarazione

Il presidente Slobodan Milosevic, il più grande combattente per la libertà e la dignità della gente della Serbia ed il maggiore simbolo internazionale della lotta per i diritti dei popoli, è stato assassinato questa mattina nell'unità di detenzione in Scheveningen.
Di questo crimine, il "Tribunale dell'Aia" è direttamente responsabile, attraverso il diniego di permettere il suo trattamento medico a Mosca, nonostante il suo stato di salute critico.
Richiediamo al Segretario Generale dell' ONU di sospendere immediatamente i lavori di questa istituzione criminale, ed al Consiglio di Sicurezza dell'ONU chiediamo di abolirla.
Richiediamo alle autorità della Serbia di tagliare immediatamente ogni cooperazione con il "Tribunale" e di rendere possibile alla gente di esprimere cordoglio al presidente Milosevic. Se rifiuteranno, ne risponderanno davanti al popolo.
Chi era, e perchè lottare per Slobodan Milosevic, lo sanno meglio di chiunque altro la gente della Serbia e quelli che nel mondo amano la libertà. La sua morte deve contrassegnare la fine delle politiche perfide e servili che conducono il paese ed il popolo alla rovina.
Invitiamo la gente ad unirsi in difesa della propria libertà e dignità, come ha sempre fatto Slobodan Milosevic.
Il libro delle condoglianze sarà aperto domenica, il 12 marzo, a partire dalle ore 9 nei locali dell'associazione Sloboda/Libertà, in Via Rajiceva 16 a Belgrado.

Associazione Sloboda/Libertà
Comitato nazionale di per la liberazione di Slobodan Milosevic



Riproduciamo a fianco la lettera inviata da Milošević l'8 marzo 2006, e ricevuta l'11 marzo all'Ambasciata russa in Olanda; traduzione originale: AP; fonte: quotidiano junge Welt (Germania) del 15 marzo 2006; versione italiana a cura di ICDSM-Italia.

Tomanovic i pismo

MILOSEVIC: CONSIGLIERE, MI PARLO' DI TENTATIVI AVVELENAMENTO (2)

(ANSA-AFP) - L'AJA, 11 MAR - ''Insisto su questa richiesta. Ne ho anche informato l'ambasciata di Russia'', ha aggiunto Tomanovic, a proposito della domanda per far fare l'autopsia a Mosca. La salma di Slobodan Milosevic e' stata trasportata a fine giornata all'Istituto medico-legale olandese (Nfi) all'Aja, dove l'esame autoptico dovrebbe cominciare domattina. All'autopsia - ha annunciato stasera il Tpi - partecipera' un medico serbo, nella fattispecie il medico-capo del Consiglio nazionale serbo di cooperazione con il Tribunale penale internazionale sulla ex Jugoslavia. Il Tpi, per contro, non si e' pronunciato sulla richiesta di Tomanovic di eseguire l'autopsia a Mosca. Annunciando l'autopsia e l'esame tossicologico, una portavoce del Tribunale ha detto che ''non vi sono segni che (Milosevic) si sia suicidato''. Per conoscere le cause della morte - ha aggiunto - occorre attendere i risultati dell'esame autoptico. (ANSA-AFP). DIG
11/03/2006 22:17


autografa
   
L'ULTIMA LETTERA DI MILOSEVIC

Gentili signore e signori,

Vi invio i miei ringraziamenti per la solidarietà che avete manifestato dichiarandovi pronti ad accettarmi per una cura medica. Vorrei informarvi della cosa seguente: credo che l'ostinazione con cui mi hanno rifiutato un trattamento in Russia sia motivata, in primo luogo, dal timore che in occasione di esami approfonditi, si scoprirebbe che sono stati effettuati interventi attivi e maliziosi allo scopo di nuocere alla mia salute. Questi interventi non possono restare nascosti a specialisti russi.

Per giustificare le mie accuse, vi presento un semplice esempio che troverete in allegato. Questo documento, che ho ricevuto il 7 marzo, mostra che il 12 gennaio una medicina particolarmente forte fu individuata nel mio sangue e che, come dichiarano loro stessi, essa è utilizzata per trattare la tubercolosi e la lebbra, benché io non abbia preso, durante questi cinque anni nella loro prigione, alcun antibiotico.

Durante tutto questo tempo, non ho mai avuto, a parte l'influenza, alcuna malattia contagiosa. Anche il fatto che i medici hanno impiegato due mesi (per informare sui risultati dell'esame, N.d.Red) può essere spiegato soltanto da una manipolazione. I responsabili di questi atti non possono realmente curare la mia malattia, e neppure quelli contro i quali ho difeso il mio paese in tempo di guerra e che hanno un interesse a farmi tacere.

Cari signori, voi sapete che medici russi sono giunti alla conclusione che l'esame ed il trattamento dei problemi dei vasi sanguigni nella mia testa sono necessari ed urgenti. Ecco perché mi rivolgo a voi, nella speranza che mi aiutiate a difendere la mia salute contro le attività criminali in questa istituzione che lavora sotto l'egida dell'ONU, e che io riceva prima possibile un trattamento adeguato nel vostro ospedale dai medici in cui nutro fiducia totale, come nella Russia.

Vi prego di accettare, signore e signori, l'espressione del mio rispetto profondo.

Slobodan Milosevic


12 marzo 2006


MILOSEVIC: TV, IN PASSATO TRACCE SOSTANZE INSOLITE IN SANGUE

(ANSA) - L'AJA, 12 MAR - Da un'analisi del sangue realizzata su Slobodan Milosevic tra novembre e gennaio e' risultata la presenza di tracce di sostanze inconsuete. Lo ha detto la tv statale olandese Nos, citando fonti non identificate. Nel sangue c'erano tracce di sostanze spesso utilizzate per pazienti malati di lebbra o tubercolosi, ha aggiunto l'emittente tv olandese. Oggi uno dei consiglieri giuridici di Slobo Zdenko Tomanovic aveva detto alla stampa che Milosevic aveva venerdi' denunciato, con una lettera inviata all'ambasciata russa all'Aja, che c'erano stati tentativi di avvelenarlo facendogli assumere forti farmaci contro queste due malattie. La fonte della tv potrebbe essere lo stesso Tomanovic. (ANSA). RIG
12/03/2006 19:41


13 marzo 2006


MILOSEVIC: VEDOVA, SLOBODAN ERA TERRIBILMENTE DEBILITATO

(ANSA-AFP) - BELGRADO, 13 MAR - Mira Markovic, vedova di Slobodan Milosevic, ha affermato che suo marito, negli ultimi tempi, era ''terribilmente debilitato'', sembrando cosi' accreditare la tesi di una morte naturale per arresto cardiaco. In una intervista al quotidiano belgradese Vecernje novosti, oggi in edicola, la Markovic ha affermato che il Tribunale Penale Internazionale ''non gli ha permesso di ricevere il trattamento di cui aveva bisogno, né si e' pensato di fare una pausa al processo per permettergli di riprendersi''. Secondo la vedova ''non sono state prese adeguate misure e percio' gli e' stata accorciata la vita''. Una equipe internazionale di medici ''aveva constatato che Slobodan soffriva di guai vascolari alla testa che avrebbero consigliato un arresto di tutte le attivita' e una ospedalizzazione. Ma non e' stato consentito'', ha aggiunto la Markovic. ''Si e' trattato -ha dichiarato ancora la vedova- di una liquidazione fisica pianificata'', organizzata ''perché non potevano rilasciarlo pur non avendo trovato prove per condannarlo''. Intanto gli esperti serbi che hanno supervisionato l'autopsia di Slobodan Milosevic a L'Aja si sono dichiarati soddisfatti dell'''alta professionalita''' dei medici legali olandesi. Lo hanno annunciato nella tarda serata di ieri le autorita' di Belgrado. Secondo un comunicato del Consiglio Nazionale per la cooperazione con il Tpi ''gli esperti serbi che hanno supervisionato l'autopsia hanno ritenuto che l'intera procedura e' stata realizzata in maniera molto professionale''.(ANSA-AFP). KTA
13/03/2006 00:36


"Milosevic era ridotto malissimo nei giorni antecedenti"...

Un imputato dalla Croazia all'Aja (Kordic) ha riferito di avere avuto un breve incontro con SM il giorno prima che è morto. SM andava frequentemente al bagno; camminava con grande fatica, dondolando. Era ridotto male, non rasato, con le gote rientrate, le occhiaie nere.

"Slobodana Miloševica vidio sam dan uoci njegove smrti. Nekoliko je puta išao u toalet. Jedva je hodao, gegao se. Bio je oronuo, neobrijan, vidno upalih obraza i tamnih podocnjaka. Gledao je kroz staklo u veliku prostoriju u kojoj smo sjedili, kao da je nekoga tražio..."
(Fonte: http://www.vecernji-list.hr/newsroom/news/croatia/503322/index.do )

Sul "Glas Javnosti" di Belgrado si legge invece che erano stati riscontrati anche altri farmaci nelle analisi (tra cui il diazepam, un banalissimo e bruttissimo farmaco ansiolitico), non dichiarati nel registro delle cure mediche. Il diazepam non è stato rilevato durante la prima analisi del sangue, mentre sul test ripetuto sul medesimo campione, poco dopo, è stato riscontrato.
(Fonte: http://www.glas-javnosti.co.yu/danas/srpski/P06031402.shtml )

(a cura di Dk)



Ci sono molti indizi che la morte di Milosevic fu pianificata

Efraín Chury Iribarne intervista James Petras - Lunedi 13 marzo 2006 - Fonte: CX36 Radio Centenario

    Efraín Chury Iribarne:
    Ha preso corpo la notizia della morte di Milosevic, si parla della somministrazione di una medicina non indicata dai medici e ci si chiede: Questo può esser vero? Si può trattare di un omicidio? Perchè e chi sarebbe interessato ad ucciderlo?

    Petras:
    Bene, stiamo considerando la sua morte e ci sono molti indizi che ci sia stato qualcosa di pianificato. Per due motivi: primo, lui sospettava che gli stavano mettendo del veleno nel cibo e si sentiva male, lo stesso avvocato di Milosevic ha detto che la vittima sospettava che volevano liquidarlo. Secondo, era ben noto che aveva problemi di salute, soffriva di pressione alta, ipertensione. Si fece richiesta che gli dessero il permesso per andare in Russia a curarsi, anche lo stato russo si offrì di averlo in cura e di rimadarlo in tribunale quando sarebbe finita la cura, ed il giudice Robertson, benché sapesse dei suoi problemi di salute, compresi i rapporti dei medici del tribunale, non lo permise. Anche recentemente, quando Milosevic dovette interrompere la propria difesa perchè aveva terribili dolori alla testa, gli negarono tutte le cure mediche affinchè morisse.
    E perchè volevano ucciderlo? Per un fatto molto grave, e cioè che Milosevic avrebbe chiesto che i giudici presentassero a Clinton ed ai funzionari del Dipartimento di Stato la richiesta di testimoniare in tribunale, e questo mi sembra che rivelasse i molti interessi degli USA nelle aggressioni alla Jugoslavia. C'era il rischio che si richiedesse la presenza di leader come Tony Blair e altri fra i più colpevoli delle atrocità perpetrate durante al guerra, idem per i tedeschi.
    E se questa linea fosse passata e i testimoni non fossero comparsi era inevitabile che dovessero finire il processo e liberare Milosevic, perchè avrebbe interferito con la difesa e non era possibile continuare con il procedimento se gli implicati non fossero comparsi. Allora erano di fronte a due opzioni molto sfavorevoli: o la testimonianza dei leader occidentali in tribunale o la fine del processo e la liberazione di Milosevic.
    Questo vuol dire che i governi inglese, tedesco e nordamericano avevano un grande interesse ad assassinare Milosevic, perchè si stava creando una situazione molto svantaggiosa e altamente rischiosa. Per questa ragione io credo che l'unico modo di trattare l'affare sia un'indagine patologico-forense realizzata da persone completamente indipendenti.
    Ora, il problema è che i tossicologi devono agire in fretta perchè ci sono dei veleni che possono scomparire in tempi brevi, dopo 24 ore già non si rilevano più. E invece di consentire un'indagine patologico-forense rapida, hanno consegnato il cadavere ad alcuni personaggi olandesi e dopo di loro passerà ad altri, e in questo lasso non si possono rilevare questo tipo di sostanze tossiche che hanno una tendenza a dissolversi e scomparire.
    Allora io credo che per lo meno rimane chiaro che le autorità hanno permesso il peggioramento della malattia affinchè morisse e perchè apparisse, per usare l'eufemismo che loro usano, che fu per cause naturali, che è un'altra cosa molto opinabile.
    Per questo, Chury, dico che Milosevic era un testimome altamente importante per tutto il mondo perchè mostrava che la politica di accuse false e omicidi non è solo un problema dell'Irak e dei paesi arabi musulmani, ma che ci sono anche funzionari occidentali invischiati.  (...)


14-15 marzo 2006


Fonte: http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose6c17.htm
dal Giornale"Novosti", 14-03-2006

Intervista alla Dr. Mirjana Markovi´c Milosevic

VOGLIO CHE TORNI A CASA

- Non ho ancora deciso sul luogo della sepoltura di mio marito. Se fossi nella posizione di decidere, sarei per Požarevac. Purtroppo, sono ancora ostaggio del mandato di cattura dell’Interpol - ha detto la moglie di Slobodan Miloševi´c, dr Mirjana Markovi´c.
Lei ha ribadito una sua affermazione al nostro giornale: "Il Tribunale dell’Aja ha ucciso mio marito", ed ha aggiunto un suo chiarimento: - Questo perchè si sono trovati nei guai in quanto per il processo erano rimaste soltanto 37 ore di dibattimento, e loro non avevano prove per condannarlo legalmente, ma al contempo non potevano neanche liberarlo – in quanto è ormai chiaro che avevano creato questo tribunale apposta per lui!

Su che cosa basa le sue affermazioni?

- Slobodan ormai era malato da lungo tempo e lo diventava sempre di più. Lui richiamava l'attenzione della corte sul fatto che si sentiva male, però non gli permettevano di curarsi. Non gli hanno neanche dato la possibilità di avere una pausa per una convalescenza. In realtà, non sarebbe bastata una convalescenza, servivano delle cure appropriate. L'ultimo consulto internazionale di medici da Francia, Russia, Jugoslavia, ha constatato certi cambiamenti vascolari nella testa, per i quali un'urgente interruzione di tutte le attività sarebbe stata indispensabile, nonché delle cure ospedaliere. Loro, però, non gli hanno consentito neanche questo. La pausa che gli è stata concessa non prevedeva un ciclo di cure. Gli hanno vietato il viaggio per curarsi a Mosca. Sappiamo che stare sdraiati in una cella non cura nessuno.

Lui come reagiva a questo?

- Anche a voi è noto che dopo la pausa, lui ha continuato con l'enorme lavoro, di cui era ormai esausto, e le conseguenze ci sarebbero state anche per qualsiasi uomo più giovane e fisicamente sano; mentre lui, come sapete, non lo era più.
L'anno scorso passava tre giorni alla settimana nell'aula del tribunale. Negli anni precedenti, ci stava anche quattro, cinque giorni in aula. In queste situazioni succedeva molto spesso che il mezzo di trasporto che doveva portarlo al Tribunale tardava anche per due ore, e lui trascorreva questo tempo in una stanza fredda: esausto, affamato e malato. Tornando dal processo alla cella, stante la mole delle cose da fare per l’udienza successiva, non aveva neanche più  la lucidità di decidere che cosa doveva fare per primo: mangiare, oppure prepararsi per la giornata successiva. Aveva cinque milioni pagine da leggere! Mi diceva che non era mai riuscito ad avvicinarsi a questa mole di materiali con un qualche metodo e ad utilizzarla a dovere. Neanche per questo godeva delle condizioni minime necessarie!

Su che cosa si basano i vostri dubbi che sia stato ucciso?

- Devo dire anche che gli capitava di non uscire all’aria aperta per mesi interi. Le sue domande di mettersi in contatto con il medico trovavano risposta nella visita settimanale del medico del carcere - che era al servizio per tutto il carcere! Fosse per una infiammazione del fegato, per la rottura di una gamba o un controllo della vista... questo medico era "universale" per tutte le malattie; uno diverso non veniva preso neanche in considerazione. Questo era  il sistema del Tribunale. Nonostante tutte queste circostanze, Slobodan lavorava tantissimo, intellettualmente era molto preso, ma molto stanco. Queste situazioni senza riposo si susseguivano quasi ogni giorno, con una alimentazione pessima, privato dell'aria aperta... Semplicemente, lo si portava verso  un esaurimento profondo, verso quella fine sopraggiunta l'altro ieri. Non posso dire se questo che ho fin qui esposto si potrebbe descrivere con il termine di assassinio indiretto. Forse sono state aggiunte altre misure fisiologiche al livello del suo fisico che gli hanno accorciato la vita.

Quali sono le "misure" a cui allude, ha degli esempi concreti di cui suo marito si è lamentato?

- Mi diceva, per esempio, che nelle cuffie c'era qualcosa che creava danni alle vene capillari nella testa. Lui aveva richiamato l'attenzione su questo. Questo è stato un ammonimento che lui ha fatto al tribunale dell’Aja, voglio dire che non vi sto rivelando alcun segreto. In tutte le situazioni quando chiedeva la parola per i problemi di salute, il presidente della Corte gli toglieva la parola. Tutti lo potevano constatare. A partire da tutto questo, si  può parlare di eliminazione fisica, 37 ore (di dibattimento, ndt) prima della fine del processo.

Per quale motivo il Tribunale avrebbe voluto evitare di portarlo ad una condanna?

- Come potevano condannarlo, quando non avevano accertato alcuna prova di colpevolezza? Nelle 37 ore rimanenti non avrebbero potuto stabilire nulla che non gli era stato possibile provare in questi cinque anni. Il loro problema era che non riuscivano a condannarlo legalmente. Nello stesso tempo, come avrebbero potuto metterlo in libertà, quando avevano creato un Tribunale apposta per lui! Hanno impiegato tanta fatica, e portato lì a testimoniare così tanti farabutti, ladri e bugiardi... Si sono trovati in difficoltà ed hanno deciso che sarebbe stato meglio che lui fisicamente non ci fosse più. Secondo la loro opinione questa era una soluzione "elegante". L'hanno perciò ammazzato gli assassini dell'Aja. Assieme a loro sono responsabili coloro che hanno partecipato, ideato e finanziato quest’apparato mostruoso del mondo moderno. Non elenco chi sono loro di persona. Ma quelli che hanno compiuto questo atto si riconosceranno da soli in queste parole.

Quando ha visto suo marito per l'ultima volta?

- Ci siamo visti esattamente tre anni e due mesi fa. Le mie visite sono state rese impossibili per via dell'operazione "Sciabola" (ndt: una retata di migliaia di oppositori  in conseguenza dell’omicidio dell’allora primo ministro Z. Djindijc, poi quasi tutti rilasciati dopo qualche mese di carcere), quando emisero un mandato di cattura contro di me. Questo era del tipo "rosso", il più pesante che c’è, perché avevo messo in contatto - cito esattamente: una certa donna, segretaria del Governo, con la baby sitter di mio figlio, per cui questa aveva chiesto ad una segretaria del Governo se poteva fargli assegnare un appartamento monolocale per lei e per il suo figlio piccolo. Per questo crimine, per averle messe in contatto, perché la baby sitter potesse ottenere un appartamento poco più grande di una grossa scrivania, è stato emanato un mandato di cattura Interpol del tipo "rosso". Mio marito mi aveva detto che la metà dei paesi non avevano mai accettato questo mandato, poiché non è possibile che sia formulato per un tale "crimine". Per dire la verità: non ero affatto intervenuta per quell’appartamento! Non ho avuto alcun ruolo in tutto ciò. Naturalmente, è chiaro non solo a me che quest’appartamento non aveva proprio un bel niente a che fare con un qualche presunto gravissimo crimine, ma si trattava soltanto di un disegno in modo che Slobodan avesse ulteriori problemi laggiù e soffrisse di più.

Quando vi siete sentiti con lui per l'ultima volta?

-    Nella serata di venerdì scorso. Di solito ci sentivamo di sera verso le otto e mezza, prima della chiusura della cella. Di solito, mi chiamava verso le otto di sera. Mi ha detto: "Dormi bene, mia cara! Quando mi sveglio domattina, ti chiamerò".
Ed è successo quello che è successo.

Avete l'intenzione di ritirare la salma all'Aja? E, secondo lei, queste circostanze avranno un ruolo sulla determinazione del luogo di sepoltura?

- Non ho ancora deciso niente. Come posso andare all’Aja per ritirare la salma, con il mandato di cattura sulla mia testa?

Spera in un'abolizione del mandato di cattura? Nel caso Belgrado lo revocasse, l'accetterebbe?

- L'accetterei, naturalmente. Come potrei non accettarlo, visto che vivo come un ostaggio da tre anni, dall'apertura dell’operazione "Sciabola" fino ad oggi.

(...) E’ al corrente del fatto che il mandato di cattura su suo figlio Marko è stato ritirato...

- So che Marko può andare...

La gente di Požarevac chiede che venga sepolto là, l'SPS è dell'opinione che la cerimonia si dovrebbe svolgere nel Viale degli Eroi a Belgrado, subentra anche l’ipotesi  Montenegro: cosa ne pensa lei di tutto ciò? (...) Se fosse lei da sola a decidere, sceglierebbe Požarevac o Belgrado?

- Se decidessi io da sola? Požarevac, senz'altro. (...)
Per mesi nella cella di Slobodan tenevano accese le video-camere senza interruzione, le luci erano accese costantemente, tutto affinchè non potesse dormire. Questa è una delle note forme di tortura, il cui scopo consiste nel disintegrare nei nervi la persona, non permetterle di dormire, lavorare, ragionare, cosicchè diventi irritata, incapace di agire...
Nell'occasione di una mia visita in  Olanda dovetti firmare un documento, che non avrei mai rivelato queste informazioni, proprio queste di cui la sto informando ora. Dovevo tacere su tutto ciò. Che orrore! Naturalmente, è tremendo il fatto che nessuno abbia denunciato che lo sottomettevano a questo, mentre ne erano informati. E' tremendo che nessuno abbia mai protestato contro tutto questo.

In alcuni media si insinua un dubbio che il suo marito abbia fatto un gesto autolesionista contro di se'.

- Dovrebbero inventare qualcosa di più originale. Potete discutere su questo tema con Zdenko Tomanovi´c, penso (ndt.: consigliere legale di fiducia di Milosevic). E' stato lui a vederlo sempre, anche subito dopo il decesso. Queste insinuazioni sono talmente teatrali, come dire... sono il frutto di gente perversa.

Milena MARKOVI´C, Novosti
Da: www.novosti.co.yu (14/03/06)

Traduzione di D. Kovacevic, revisione ed adattamento del testo a cura di ICDSM-Italia.

Protesta all'Aia, 14.3

MILOSEVIC: DEPUTATI RUSSI PER INCHIESTA INTERNAZIONALE

(ANSA) - MOSCA, 14 MAR - Con una risoluzione approvata all' unanimita' i deputati russi hanno chiesto oggi l'apertura di una inchiesta internazionale ''indipendente'' sulle circostanze della morte dell'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic e hanno definito ''inopportuna'' l'ulteriore esistenza del Tribunale internazionale dell'Aja sull'ex Jugoslavia (Tpi). In aula al momento del voto della risoluzione erano presenti 432 deputati. Si intitoli una strada di San Pietroburgo a Slobodan Milosevic, ''caduto tragicamente dietro le sbarre del cosidetto tribunale dell'Aja'': lo chiedono a gran voce i comunisti dell'ex-capitale zarista, in una lettera aperta alla governatrice della regione Valentina Matvienko e al presidente Vladimir Putin. Principale forza di opposizione, i comunisti russi stanno difendendo a spada tratta l'ex-presidente jugoslavo al punto da inserirlo nello stesso Pantheon dove venerano Gramsci, Allende, Lenin e Che Guevara. Hanno anche individuato la strada da ribattezzare cosi' da ''immortalare la memoria'' del defunto leader serbo: via Belgrado. Nell'appello a Putin e alla Matvienko si chiede anche che nel parco vicino all'attuale via Belgrado sia eretto un busto di Milosevic. I comunisti di San Pietroburgo si dicono convinte che la loro proposta sara' sostenuta da ''tutte le persone oneste della Russia e dell'Europa''. (ANSA). LQ (ANSA). LQ
15/03/2006 10:48

 MILOSEVIC: DEPUTATI RUSSI PER INCHIESTA INTERNAZIONALE (2)

(ANSA) - MOSCA, 15 MAR - A giudizio dei parlamentari russi il tribunale dell'Aja ha emesso sentenze ''completamente politicizzate e di parte'' e ha usato ''il doppio standard come norma del suo lavoro''. La risoluzione della Duma chiede che i casi sotto esame vengano chiusi ''nel piu' breve tempo possibile'' e che ''l'ulteriore esistenza del tribunale sia dichiarata inopportuna''. I deputati russi manderanno la risoluzione ai Paesi della Nato e al tribunale, che ''sono responsabili di gravi violazioni delle leggi umanitarie internazionali commesse sul territorio del'ex Jugoslavia dopo il 1991''. (ANSA). LQ
15/03/2006 10:49

www.radioyu.org
15.03.2006. 17:07     

La Duma statale russa ha approvato unanimemente un documento in cui si è adoperata per un'urgente abolizione del Tribunale dell'Aja e per l'interruzione di tutti i processi davanti a questo tribunale. Nel documento, approvato dopo la morte dell'ex presidente della Serbia e della Repubblica Federale di Jugoslavia Slobodan Milosevic, i deputati hanno valutato che il Tribunale non ha dimostrato la necessità della propria esistenza e che il suo ulteriore funzionamento ha perso ogni senso. La Duma russa valuta che le decisioni prese dal Tribunale siano caratterizzate da un assoluta politicizzazione ed imparzialità e che duplici standard siano diventati la norma lavorativa di questo tribunale. È assolutamente inaccettabile la grave trasgressione dei diritti umani nella detenzione del Tribunale, cosa che si è dimostrata anche attraverso nell'insufficiente assistenza medica ai detenuti, viene sottolineato nel documento. I deputati della Duma ricordano che la morte di Milosevic non è la prima fra i detenuti serbi.



Discorso pronunciato da Ralph Hartmann a Berlino durante la commemorazione di Slobodan Milosevic il 15 marzo 2006-03-23

Traduzione dal quotidiano tedesco JUNGE WELT

“Non mi piegheranno. Riuscirò ad affrontarli ed a vincerli”; queste le ultime dichiarazioni che Slobodan Milosevic ha rilasciato il giorno 10 marzo nel corso di una telefonata con Milorad Vucelic,  segretario pro-tempore del Partito Socialista Serbo (SPS). Milosevic, presidente in carica del SPS, aveva telefonato al suo vice per parlare di alcuni problemi interni di partito. In relazione al processo del cosiddetto “Tribunale dell’Aia” egli si era limitato ad osservare di aver preparato, congiuntamente a Momir Bulatovic (ex-presidente del Montenegro)  che si apprestava a comparire in veste di testimone della difesa, una documentazione che “avrebbe costituito per il tribunale il colpo sin qui più duro che mai gli sia stato assestato”.

Ma così non è stato. Nel corso di quella stessa notte quello che per lunghi anni fu presidente  della Serbia e della Jugoslavia è deceduto nella sua cella. La notizia è stata accolta con costernazione  da amici e sostenitori, mentre i suoi avversari all’Aia e nelle metropoli della NATO, dopo le prime ipocrite reazioni di sorpresa, hanno ripreso a cantare le sperimentate litanie contro “il mostro di Belgrado”. Non gli hanno mai perdonato di esser stato l’ultimo governo in Europa a non voler ammainare la bandiera rossa, per aver difeso ad oltranza il diritto all’esistenza dello stato jugoslavo federato e multinazionale, e per aver dato sino all’ultimo del filo da torcere alla Banca Mondiale, al Fondo Monetario Internazionale ed alla NATO. Questa era ed è rimasta la ragione che spiega l’odio profondo di questi signori. I loro canali d’informazione hanno ripetuto con convinzione esattamente quelle stesse menzogne che l’accusato aveva  smontato in modo più che convincente, e cioè la favola del “nazionalismo grande-serbo senza scrupoli”, della “sistematica pulizia etnica”, dei “massacri” consumati in Croazia, Bosnia e Cossovo, degli stupri di massa…

Non pochi commentatori respinsero in modo sdegnato l’accusa di omicidio che venne sollevata  a Belgrado ed altrove. Ma se non di un omicidio, di che cosa mai dovremmo parlare?

Un uomo può venir ucciso in diversi modi; può venir abbattuto a colpi di mazza, oppure fucilato, annegato o strozzato, ma ci sono anche dei metodi più sottili e raffinati per raggiungere lo stesso obiettivo. Slobodan Milosevic, che già durante i criminali bombardamenti della NATO  contro il suo paese era stato posto sotto accusa dal tribunale (illegale) internazionale dell’Aia per presunti crimini contro l’umanità,  fu arrestato per ordine della NATO dal governo di Djindjic il 1° aprile del 2001, rinchiuso in completo isolamento nella prigione centrale di Belgrado durante 89 giorni,  trasferito successivamente e in modo illegale all’Aia, e lì rinchiuso in una  cella  per quattro anni e nove mesi. Nella la prima fase del processo, egli venne confrontato –durante 250 giorni di dibattimento-  con le dichiarazioni dei 300 testi d’accusa citati dal pubblico ministero Carla del Ponte, fra i quali spudoratamente brillavano i responsabili per la conduzione della criminale campagna di guerra contro la Jugoslavia: i generali della NATO Wesley Clark e Klaus Naumann,  e fu inoltre letteralmente sommerso con oltre un milione di pagine contenenti la trascrizione di nastri e video. Il tribunale approfittò di ogni possibile occasione per tiranneggiarlo: le fasi di riposo e di preparazione della sua autodifesa vennero ristrette oltre ogni limite, si tentò di imporgli dei difensori d’ufficio di nazionalità britannica, lo si minacciò di vietare le visite della moglie Mira e dei familiari a lui più vicini con l’obbiettivo di minare la sua resistenza  psichica.

Malgrado questo il tribunale non è riuscito a metterlo in ginocchio. Egli dimostrò in maniera convincente, con atteggiamento sicuro e con cognizione di causa, punto per punto,  l’inconsistenza dell’accusa e la falsità delle testimonianze. Egli accusò con veemenza le ingerenze della NATO, e soprattutto della Germania, tendenti a creare le condizioni per lo  scoppio di una guerra civile, il loro sostegno ai terroristi e separatisti  del Cossovo ed infine l’aggressione brutale ed aperta da parte dell’alleanza di guerra.

Persino alcuni osservatori della NATO dovettero riconoscere che Milosevic, da accusato, si era trasformato in accusatore; Carla del Ponte e con lei l’intero tribunale insieme ai loro mandanti stavano alla vigilia di una sconfitta .Influenti personalità negli USA dichiararono che bisognava seppellire il “tribunale-Frankestein” e mandare al diavolo la signora Carla del Ponte. Di fronte a questo pericolo i nemici di Milosevic non esitarono a minare la sua già precaria salute.

Già nel 2002 un cardiologo olandese di fiducia del tribunale aveva diagnosticato una pressione estremamente alta accompagnata da danni organici secondari e dall’allargamento dell’alveolo cardiaco sinistro. Il suo referto affermava esplicitamente  che la pressione psichica del processo comportavano per Milosevic il rischio di ictus, di infarto ed anche di morte.

Ma tribunale la pensava diversamente e non soltanto rifiutò di permettere al suo medico curante di Belgrado di curarlo, ma  giunse al punto di proibirgli l’assunzione delle medicine che il medico gli aveva  prescritto. La totale mancanza di scrupoli di questi  signori viene confermata dal rifiuto di permettere al detenuto di sottoporsi alle cure degli specialisti del centro cardiaco Bakuljew, noto a livello internazionale...

Poco prima del decesso,  egli aveva dichiarato al proprio consigliere legale, Zdenko  Tomanovic,  che lo si voleva avvelenare (1). Immediatamente Tomanovic avvertì  il ministero olandese della giustizia, la polizia e l’ambasciata russa, cui fu recapitata una lettera autografa di Milosevic per il ministro degli esteri Lawrow. L’autopsia ha confermato questa accusa. Il tentativo del tribunale e dei suoi complici di insinuare il dubbio che fosse stato proprio l’incrollabile Milosevic ad aver assunto dei medicinali che avrebbero aumentato il rischio d’infarto dimostra soltanto di quali infami e stupide bassezze questi signori siano capaci. Questo maldestro tentativo completa in certo qual modo l’immagine che il tribunale dell’Aia,  ha offerto fin dall’inizio di sé e del processo penale che i suoi mandanti gli hanno commissionato contro il presidente del paese da loro aggredito.

Slobodan Milosevic ha avuto sino all’ultimo ragione: “non mi piegheranno” aveva affermato recentemente. E in effetti non lo hanno piegato, lo hanno soltanto portato alla morte.


(Ralph Hartmann è stato ambasciatore della DDR a Belgrado)

(1)    Nota: già due anni or sono Milosevic aveva denunciato al tribunale di aver casualmente assistito, durante la distribuzione del cibo, ad un frettoloso cambio della pietanza che gli era stata in un primo tempo servita con un’altra, apparentemente del tutto uguale alla prima.

(Il tribunale reagì a questa denuncia con sovrana indifferenza)

(a cura di G. Zambon)




Italiani, e stranieri: vi esorto alle meritate demonizzazioni...
Demonizziamolo, questo farabutto mediocre e impunito Milosevic.
Alla demonizzazione non rinuncerò mai.

(Adriano Sofri su “Diario” del 26-5-1999; citato da F. Giovannini su www.resistenze.org)


16 marzo 2006


arrivo a Belgrado I arrivo a Belgrado II

al Museo della Rivoluzione  a Pozarevac, 16.3


17 marzo 2006


la gente

MILOSEVIC: TPI CERCA DI NASCONDERE SUE COLPE, AVVOCATI

(ANSA) - BELGRADO, 17 MAR - Alcuni degli avvocati di Slobodan Milosevic hanno accusato oggi il Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi) di essere impegnato a ''cercare di cancellare le tracce'' delle proprie colpe per la morte dell'ex presidente serbo e jugoslavo, avvenuta nel carcere olandese di Scheveningen sabato scorso. Parlando a nome anche di altri legali, l'avvocato Branko Rakic ha sottolineato che non ci sono prove per dire che Milosevic sia stato ucciso, ma ha aggiunto che gli organismi giudiziari dell'Aja sono responsabili di non avergli garantito l'assistenza medica necessaria. E cercano ora di giustificarsi tentando di spacciare la versione secondo cui Slobo avrebbe assunto deliberatemente rifampicina - sostanza di cui finora non si e' trovata peraltro traccia negli esami - per peggiorare le sue condizioni di salute nella speranza di essere scarcerato. ''Noi non possiamo dire che Milosevic sia stato assassinato - ha detto Rakic a Belgrado -, ma e' chiaro che ci sono state alcune negligenze, in conseguenza delle quali egli e' morto''. Secondo il legale, i vertici del Tpi dopo l'accaduto ''si sono fatti prendere dal panico e cercano ora di cancellare le tracce delle loro responsabilita'''. Responsabilita' che a giudizio di Rakic sono legate innanzi tutto al fatto di aver ''rifiutato a Milosevic le cure'' che egli aveva chiesto - sollecitando negli ultimi mesi di essere trasferito in un centro cardiologico specializzato a Mosca - e di cui ''aveva bisogno''. (ANSA). LR
17/03/2006 17:32


Zjuganov, 17.3



Belgrado 18 marzo 2006


www.radioyu.org
18.03.2006. 17:31

Piu' di centomila persone si sono radunate oggi davanti all'Assemblea della Serbia e Montenegro, nel pieno centro di Belgrado, dove sotto un padiglione era esposta la bara con la salma dell'ex presidente della Serbia e la Jugoslavia, Slobodan Milosevic. Attorno alla bara, durante la cerimonia funebre, stavano sempre le guardie d' onore. Oltre agli alti funzionari del Partito socialista, del quale Milosevic era il presidente, sulla tribuna c'erano anche gli alti esponenti del Partito radicale, molti deputati della Duma russa, e i membri del Comitato internazionale per la difesa di Slobodan Milosevic. Konstantin Kosacov, il capo del Comitato per la politica estera della Duma, il parlamento russo, ha detto che la morte di Slobodan Milosevic non causera' un ribaltamento radicale nella vita politica della Serbia, aggiungendo comunque che l'atteggiamento negativo dell'Occidente nei confronti della Serbia potrebbe suscitare la radicalizzazione dei sentimenti politici nella societa' serba.

Folla 18.3

L’ideologo e uno dei fondatori del partito socialista Mihajlo Markovic ha valutato che il peccato mortale di Milosevic era la sua decisione di non piegarsi davanti alla forza dei potenti, i quali chiedevano l’assoluta obbedienza e la dominazione coloniale. Il segretario generale del Partito radicale Aleksandar Vucic ha letto l’ultimo messaggio del presidente del partito Vojislav Seselj, dal carcere del Tribunae dell’Aia, nel quale è stato sottolineato che il popolo saprà rispettare il sacrificio di Milosevic. Il vice presidente del Partito socialista Milorad Vucelic, nel suo discorso tenuto alla fine della cerimonia commemorativa, ha dichiarato che la morte di Slobodan Milosevic è  il biglietto d’entrata nella storia scritta dal popolo serbo.

Beograd 18.3

Il vice presidente del Comitato internazionale per la difesa di Slobodan Milosevic, il bulgaro Velko Valkanov, nel suo discorso ha sottolineato che la morte precoce di Milosevic ha suscitato la commozione e la rabbia, perche' il presidente Milosevic e' stato ucciso, e non e’ morto di una malattia naturale. Vlaknov ha accusato i giudici del Tribunale dell'Aia di averlo ucciso, perche' non erano in grado di condannarlo in un processo regolare. Il vice presidente della Duma russa Sergej Baburin, nel suo discorso ha dichiarato che i colpevoli della morte dell’ex presidente della Serbia e la Jugoslavia devono essere puniti, e che i detenuti nella prigione dell’Aia devono essere liberati. Il presidente del Comitato internazionale per la difesa di Slobodan Milosevic, l’ex procuratore generale degli Stati Uniti ( ex ministro della giustizia ) Ramsy Clark ha ricordato che l’Occidente era fermo nella sua decisione di isolare la Jugoslavia, di farla a pezzi e di imporle la sua volontà, e che il presidente Milosevic si e’ opposto a questa decisione.

Il serbo Ojdanic ed il russo Ivasov

Zastava s petokrakom

Kod Skupstine


Požarevac 18 marzo 2006


Pozarevac

Pozarevac 18.3
Pozarevac: fiori





Traduzione della lettera scritta dalla vedova di Slobodan Milosevic, Mira Markovic, e letta in occasione del suo funerale, a Pozarevac il 18 marzo 2006
      
LETTERA DI MIRA MARKOVIC:

Il nostro anniversario era il 14 marzo, il nostro amore era incominciato il 17 marzo, marzo era il nostro mese e di marzo ci diciamo addio.
Siamo estati sempre insieme... Hai passato cinque anni in prigione e da tre anni non ti vedevo. Sei ritornato a casa dalla prigione dell'Aia ed io non sono lì con te. I criminali che ti hanno assassinato all'Aia vogliono la mia vita e forse la vita dei nostri figli. Sei stato assassinato da criminali, che con la vittoria dei nostri ideali erano stati privati dei privilegi di cui godevano sfruttando il lavoro degli altri.
Sei ritornato a casa per rimanere per sempre in questo luogo. Io non sono qui con te, a casa nostra. Ogni lotta contro l'ingiustizia in avvenire sarà ispirata da te.
Continuerò da dove ti sei fermato tu, amerò i nostri figli, il nostro paese, la nostra casa, e combatterò per i nostri ideali.
Ti ho aspettato per cinque lunghi anni, ma non sono stata abbastanza fortunata da rivederti. Adesso sei tu ad aspettarmi.
Con amore, la tua Mira.


Pozarevac I Pozarevac II

Il comportamento della stampa italiana sulla morte di Slobodan Milosevic – l'assassinio provocato dall'illegittimo e ormai scopertamente delittuoso cosiddetto Tribunale per la ex Jugoslavia, quanto meno per colpevole negligenza nel rifiutare al Presidente jugoslavo le cure indispensabili – è stato, com'era da aspettarsi, a dir poco ignobile... Ma addirittura incredibile il totale silenzio, o la deformazione e minimizzazione, proprio sulla stampa che si vuole “democratica” e “di sinistra”, rispetto alla straordinaria manifestazione di popolo nella Piazza del Parlamento a Belgrado sabato 18 marzo 2006, dove è stato dato il saluto finale della capitale serba, anzi jugoslava, a Milosevic. Vi erano almeno 250.000 persone, c'è chi parla di 500.000. E' stato giustamente osservato che, rifiutati i funerali di Stato, da parte di uno Stato che del resto aveva tradito Milosevic, la vittoria morale di Slobo è risultata sancita da un grandioso funerale di popolo...

(da VIGLIACCHI, GRAN VIGLIACCHI di Aldo Bernardini, 5 aprile 2006 - http://www.pasti.org/bernar36.html )

Peter Handke a Pozarevac, 18.3

La tomba


19 marzo 2006


Sulla morte del presidente Milosevic

Io non ho prove che il presidente Milosevic sia stato assassinato nella sua cella. So che l'autopsia ha escluso la presenza nel suo corpo di veleni, e ha osservato a livello del suo cuore i segni di un infarto.
Come medico non posso però escludere che di omicidio si sia trattato. Un uomo sofferente di ipertensione e di stress estremo, può essere ucciso in vari modi che non possono essere dimostrati dall'autopsia.
Il primo modo è quello di curarlo in maniera inadeguata e di impedirgli di accedere a strutture sanitarie in grado di risolvere al meglio i suoi problemi. Se aveva una cardiopatia perchè non è stato sottoposto a coronarografia e poi eventualmente a by pass coronarico?  Ho letto che la sua ipertensione era difficile da trattare; è stato fatto il possibile per controllarla?
E poi ci sono tanti modi per uccidere un uomo senza lasciare tracce; non è certo il caso di descriverli qui, per evitare di dare consigli a qualcuno che sarebbe tentato di usarli. Per esempio un modo per far venire un infarto ad un cardiopatico è quello di usare un farmaco che aumenta la pressione, un ormone naturalmente presente nel corpo umano, che all'analisi tossicologica non verrebbe rilevato.
Quindi ribadisco che non ho dati per sospettare si sia trattato di un crimine, a parte quello di averlo imprigionato per tanti anni, senza una sentenza; ma l'ipotesi del delitto non cade per il solo dato dell'autopsia.

Marino Andolina (medico primario, Trieste)

Pozarevac 19.3   MILOSEVIC: CANCELLI APERTI DA OGGI IN 'MAUSOLEO' POZAREVAC

(ANSA) - POZAREVAC (SERBIA), 19 MAR - Cancelli aperti e prime visite, da oggi, nel giardino della villa di famiglia di Pozarevac (Serbia centrale) laddove ieri e' stata tumulata la salma dell'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic alla presenza di diverse decine di migliaia di fedeli. In fila, stamattina, soprattutto concittadini dell'uomo che fu al potere a Belgrado nel decennio del sanguinoso tracollo della ex Jugoslavia e che e' morto una settimana fa nel carcere olandese del tribunale internazionale dell'Aja (Tpi) chiamato a giudicare i crimini di guerra degli anni '90. Una figura controversa e che tuttavia, nel giorno dell'ultimo saluto, si e' riproposta come simbolo per una certa Serbia profonda, scesa in strada ieri per una cerimonia funebre trasformatasi in atto di accusa contro il Tpi, gli Usa, l'Occidente in genere. Una Serbia che nega le responsabilita' del vecchio regime nei conflitti di Croazia, Bosnia e Kosovo, ed e' tornata a inneggiare a 'Slobo' come a ''un eroe della difesa della nazione'' slava e ''della lotta all'imperialismo''. Precedute da due giorni di esibizione del feretro nei locali del periferico ex Museo della Rivoluzione, a Belgrado, le esequie - senza alcun onore di Stato - si sono svolte ieri in due fasi. Dapprima la salma e' stata portata di fronte alle sede del parlamento federale dove secondo la polizia si sono riunite 80.000 persone (50.000 stando ad altre fonti, mezzo milione secondo l'inattendibile calcolo degli organizzatori). Una folla composta soprattutto da anziani e gente di mezza eta', militanti nostalgici del Partito socialista (ex comunista) di Milosevic (Sps) e ultranazionalisti del Partito radicale (Srs), ai quale si sono rivolti per le orazioni funebri vecchi compagni del defunto e alcuni ospiti stranieri: comunisti e nazionalisti russi e bulgari in particolare, oltre all'eccentrico (SIC ANSA) segretario alla giustizia americano dell'era Carter, Ramsey Clark. Successivamente il corteo si e' spostato a Pozarevac, cittadina natale di Milosevic a 80 chilometri dalla capitale, dove l'ex leader e' stato inumato - presenti ancora 70-80.000 persone - in un clima di commozione, sotto una lastra di marmo ricoperta poi da corone di fiori. Alle esequie non ha partecipato la famiglia: la moglie Mirjana Markovic e il figlio Marko, entrambi rifugiati in Russia e alle prese con problemi giudiziari in patria, hanno inviato l'estremo saluto in due missive nelle quali hanno accusato le attuali autorita' serbe di tradimento e di minacciare addirittura la loro vita. La figlia Marija, da parte sua, e' rimasta in Montenegro, dove vive, poiche' contraria alla sepoltura paterna in Serbia. (ANSA). LR
19/03/2006 07:14







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