Intervento di apertura della iniziativa:
Normalmente si festeggia il 25 aprile come un
punto di arrivo. In realtà fu una tappa, importantissima del
lungo cammino della classe operaia in primo luogo, ma anche di
tutto il popolo, e per meglio dire di molti popoli europei
e non.
Da quando, col mutamento della società feudale in società
industriale capitalista, i contadini, i piccoli artigiani, i
lavoratori in genere sono divenuti classe operaia, lo
sfruttamento e per contro le lotte, sono divenute sempre più
aspre, ma anche sempre più organizzate.
La classe operaia applicava principi internazionalisti e si dava
gli strumenti idonei per le proprie rivendicazioni, come ad
esempio le organizzazioni sindacali e le cosiddette
Internazionali delle quali come si sa la prima fu creata a
Londra nel 1864.
Il capitalismo tentò una via d’uscita scatenando la Prima Guerra
Mondiale. Ma le cose gli andarono male. Lenin, cogliendo
la buona occasione datagli proprio dai disagi che la guerra
aveva procurato al popolo russo, diede la direttiva
rivoluzionaria di insorgere.
Questa direttiva, nonostante le immense difficoltà, fu
vittoriosa, e la capacità di Stalin di applicare le teorie di
Lenin consentì l’inizio dell’edificazione socialista in quel
paese.
Il capitalismo, allarmato per questo esempio russo, alimentava e
finanziava la nascita del fascismo in Italia e, dopo qualche
anno, l’avvento del nazismo in Europa, trovando gli individui
adatti, senza scrupoli e purtroppo senza limiti.
In Asia, c’era il Giappone che offriva garanzie reazionarie
avendo già invaso la Corea e tentando spesso di muovere guerre
alla Cina.
E per il nostro paese, col fascismo, comincia l’epoca dei
delitti di Stato, del manganello, degli incendi, dell’olio di
ricino. Arroganza, ignoranza, sceneggiate, accompagnavano i
delitti e gli arresti.
Così, gli oppositori riempivano le carceri e il confino.
(Appunto per questo, vogliamo ricordare quest’ epoca col film
"La Villeggiatura"). E cominciava la Resistenza.
Dopo i crimini del regime fascista in Spagna, in Etiopia, in
Albania, in Jugoslavia, in Grecia, il nazista Hitler sentendosi
potente, usciva dal controllo dell’imperialismo mondiale e
scatenava una guerra in Europa allo scopo di dominarla
totalmente.
Fu la grande abilità di Stalin col patto sottoscritto col
tedesco Ribbentrop a permettere, più tardi, la vittoria contro
il nazifascismo. Questo patto consentì all’Unione Sovietica di
avere il tempo necessario per armarsi e per portare tutte le
industrie oltre gli Urali.
Di fatto, le porte di Auschwitz furono aperte dall’Armata Rossa
che entrò anche in Berlino.
Insomma, l’Armata Rossa fu determinante per questa vittoria,
anche se la borghesia cerca di alterarne la verità.
Un’altra realtà alterata è quando si dice che gli alleati ci
avrebbero liberato.
Noi sappiamo che, fino a Napoli, le città sono state liberate
dai Partigiani. Solo Roma è stata costretta ad attendere gli
alleati per una direttiva sbagliata ed opportunistica.
Roma è stata eroica e si sarebbe liberata benissimo da
sola.
Va sottolineato che i nazisti hanno firmato la resa al Comitato
di Liberazione Nazionale. Quindi, a ben diritto reclamiamo
questa vittoria sul crimine e sull’arroganza imperialista.
Questo convegno vuole appunto rivendicare tutto questo, così
come a ben diritto possono rivendicare questa vittoria il popolo
della Jugoslavia, e il popolo dell’Albania.
Oggi, noi tutti continuiamo ad essere Resistenti, contro un
governo reazionario formato dai discendenti della genia
fascista, e carretto di coda dell’imperialismo aggressore USA.
Vogliamo ricordare, allora, che in questa Resistenza contro
l’odierno imperialismo, sono in testa il popolo palestinese, il
popolo iracheno, i popoli dell’America Latina e in primo luogo
la gloriosa Cuba - che tiene testa con grande dignità e
convinzione alle minacce continue dell aggressore USA -,
il popolo coreano - il più lungamente resistente dei popoli, che
ininterrottamente dal 1912 ha resistito contro l’invasore
giapponese, contro il nazifascismo e contro gli USA che pur se
cacciati a mare nel 1952, continuano con minacce e ritorsioni -,
e va ricordata la Resistenza dei popoli dell’ Africa
costantemente defraudati, e tutti quei popoli che in forme
diverse sono bersagliati dalle minacce, dai soprusi, dagli atti
di terrorismo tanto in uso dall’odierno imperialismo.
Questo Convegno vuole non sono salvaguardare la memoria storica,
ma essere un impegno collettivo di battaglia, di creatività per
trovare nuove forme di lotta sempre più efficaci, perché questa
nuova fase della Resistenza internazionalista veda il crollo dei
disegni minacciosi dell’ imperialismo, restituisca il diritto
all’autodeterminazione per tutti i popoli.
Viva la Resistenza contro il nazifascismo!
Viva la Resistenza contro il nuovo imperialismo USA!
In apertura
della sessione sulla Resistenza in Albania:
Albania vuol dire: la nostra alba. Il popolo albanese è vissuto
sempre con le armi in mano, mai per offendere altri popoli,
sempre per difendersi e per ribellarsi. Vogliamo qui ricordare
il grande patriota e condottiero albanese Giorgio Castriota
Skandeberg che con la sorella Mimica, comandante in campo, tenne
testa all’esercito ottomano per ben 25 anni, salvando l’Europa
dall’invasione ottomana. Da qui, le comunità albanesi in Italia,
ospitalità concordata tra i due paesi.
Ricordo in un museo, una lettera autografa di Giuseppe Garibaldi
che testimonia e si congratula per l’eroismo degli albanesi che
con lui hanno combattuto.
Con queste origini, il popolo albanese guidato dalla grande
mente di
Enver Hoxha si
è immolato contro il fascismo italiano invasore e poi contro il
nazifascismo nella Seconda Guerra Mondiale liberando il paese
senza che alcuna forza straniera (ossia i cosiddetti alleati)
avesse minimamente contribuito.
Tra i nostri numerosi compagni ed amici albanesi voglio
ricordare
Nexhmjie Hoxha,
ardente partigiana, e mia amica per la vita. Ed anche, voglio
ricordare il comandante
Sqephet
Peçi, illustre personalità albanese che fu più volte
ministro, che si è lasciato morire in carcere trascinato da
quella sporca figura di Sali Berisha, fantoccio insediato
dall’imperialismo che aveva distrutto l’Albania socialista.
Peçi, malato e quasi novantenne, disse: non accetto né cibo né
medicine dai fascisti. Noi speriamo che questo esempio illumini
sempre il popolo albanese. Sqephet era un mio grande amico
e mi definiva la sua sorellina.
In seguito ad un appello di Enver Hoxha, una parte di soldati
italiani mandati in Albania dal fascismo, si arruolò nelle file
partigiane. Altri, lavorarono nelle case dei contadini e dei
montanari. Alcuni, si lasciarono prendere prigionieri dai
nazisti.
Vorrei ricordare qui
Terzilio Cardinali,
comandante dei Resistenti italiani, medaglia d’oro, purtroppo
caduto in battaglia.
Vorrei sottolineare che i Resistenti italiani in Albania sono
tornati in patria con l’onore delle armi.
Ricordo inoltre:
Arturo Foschi,
Bruno
Brunetti,
Mario
Fantacci,
D’Angelo,
Gatti ed altri, tra i
quali
Ettore
Bonavolta, Presidente dell’ANPI di Napoli, che ha
dato l’adesione a questo Convegno.
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P A R T I
G I A N I !
Una iniziativa
internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario
della Liberazione dal nazifascismo
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/index.htm
Per contatti: PARTIGIANI! c/o
CNJ,
C.P. 252 Bologna Centro,
I-40124 BOLOGNA (BO) - ITALIA
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