"Bijela Smrt"
La marcia eroica dei 680 di Matic Poljana
Sono onorato dell'invito a partecipare a questo
raduno di antifascisti e partigiani, in occasione del
sessantesimo anniversario della vittoria sul fascismo,
soprattutto per il fatto che ho aderito alla lotta armata prima
del compimento del mio sedicesimo anno di età. In questa lotta
mi ha coraggiosamente accompagnato mia madre Maria, che vi ha
perso la vita l'11 agosto 1942, quale primo operatore sanitario
della regione. Sono stato il più giovane tra le guardie di Tito,
e ho trascorso al suo fianco otto mesi di guerra, impegnato
nelle due più cruenti battaglie della nostra lotta. Riguardo a
quest'esperienza ho pubblicato un libro intitolato
"Al seguito di Tito" (U
Titovoj pratnji).
Durante la seconda guerra mondiale, sotto la direzione del
Partito comunista, con a capo Josip Broz Tito, in Jugoslavia è
stata organizzata una guerra antifascista vittoriosa e di grandi
proporzioni. In essa ha svolto un ruolo di rilievo anche la
Croazia antifascista, che si è opposta alla dittatura di
Pavelic; le è stato reso merito nella Costituzione dell'attuale
Stato autonomo di Croazia, che in essa viene definito "un paese
fondato sulle conquiste della lotta antifascista".
Purtroppo in questa stessa Croazia, dopo i cambiamenti sociali
degli anni Novanta, sono pur sempre presenti, come in
nessun'altra parte al mondo, idee e attività di estrema destra.
Per illustrare quanto affermo citerò solo alcuni dati.
In Croazia, dopo i
cambiamenti sociali degli anni Novanta sono stati
demoliti o danneggiati 3.000 mila
monumenti e lapidi dedicate alla lotta antifascista.
I diritti acquisiti dai
combattenti antifascisti sono stati
radicalmente limitati. Alcune
vie sono state intitolate a
politici fascisti (ustascia).
I libri di testo traboccano di
errori storici relativi all'epoca recente,
cosicché i giovani non hanno modo di trarre alcun insegnamento
riguardo alla lotta antifascista. Sono stati eretti e
successivamente smantellati anche dei
monumenti dedicati a delinquenti fascisti. A
Zara i neofascisti hanno organizzato una marcia indossando
uniformi e recando insegne fasciste.
Il 27 dicembre [2004] è stato minato anche il monumento al
maggiore e più noto combattente antifascista, Josip Broz Tito,
nei pressi della sua casa natale a Kumrovec.
Poco tempo fa, sull'isola di Murter è stato minato ancora uno
dei tanti monumenti partigiani.
La lotta antifascista nel litorale croato e nella regione del
Gorski Kotar si è evoluta prima e in modo più massiccio rispetto
alle altre regioni croate. Vi hanno contribuito il movimento
operaio consolidato prima della guerra, la forte influenza del
Partito Comunista della Croazia, l'orientamento antifascista
della popolazione stessa ed altri fattori.
Per tali motivi, già nel 1941 venne creato un numero
considerevole di accampamenti partigiani; sul finire dello
stesso anno quello del Tuhobic contava ben 120 combattenti.
Parallelamente, evolvevano anche altre istituzioni ed organi del
potere popolare legate al movimento di liberazione. Continuava
ad aumentare il numero dei membri e delle organizzazioni del
Partito comunista e della gioventù, venivano istituite le
organizzazioni del Partito comunista e della gioventù, venivano
istituite le organizzazioni del fronte antifascista delle donne
e della gioventù, che avrebbero rivestito un ruolo
importantissimo nel corso della guerra.
L'entità numerica delle unità partigiane andava aumentando di
giorno in giorno. Il 10 marzo 1942 il Distaccamento litoraneo
montano contava 608 combattenti. Le unità partigiane portavano a
termine operazioni di successo in tutte le direzioni.
L'eco di queste gesta faceva accorrere un numero sempre più
grande di nuovi partecipanti. Dalla cittadina di Delnice si
unirono alla lotta ben 150 giovani.
Alla fine di marzo fu costituito ancora un battaglione. In meno
di un mese il distaccamento aumentò di 700 nuovi combattenti,
mentre il 10 aprile ne contava già 1136.
A quei tempi, in base alle esperienze positive delle prime
brigate proletarie, il Comandante supremo Josip Broz Tito diede
il via ad un'azione su vasta scala, tesa a fondare truppe e
battaglioni proletari d'assalto e giovanili in tutte le regioni
della Jugoslavia, in quanto aveva già una visione netta riguardo
alla progressiva creazione di un esercito di liberazione
popolare della Jugoslavia, poiché solo un organismo militare
regolare avrebbe portato alla realizzazione dei fini strategici.
Alla fine del 1942 vennero pertanto formate 28 brigate
partigiane e 85 distaccamenti. Nel corso del 1943 furono
istituite 21 divisioni e 90 brigate. Si proseguì inoltre con la
formazione di distaccamenti partigiani il cui compito era quello
di coprire e difendere i territori e mobilitare nuovi
combattenti.
L'Esercito di liberazione popolare contava allora 350 mila
combattenti. Durante il 1944 vennero formati 15 corpi d'armata,
35 divisioni, 180 brigate e 142 distaccamenti.
Durante l'intero corso della guerra, in Jugoslavia vennero
costituite
68 divisioni, 4
delle quali italiane, 367 brigate e 556 distaccamenti
partigiani.
L'Esercito di
liberazione popolare e i distaccamenti partigiani della
Jugoslavia contavano, alla fine della guerra, all'incirca
800.000 mila combattenti.
La creazione e l'evoluzione dell'Esercito di liberazione
popolare della Jugoslavia è un esempio unico nella storia.
Praticamente dal nulla, oltre ai 6.000 membri del Partito
comunista e ai 12.000 membri della gioventù comunista (SKOJ), in
un clima popolare antifascista, fu costituito un esercito sotto
la guida di Tito, che alla fine della guerra fu in grado di
combattere ad armi pari a fianco degli Alleati, per sbaragliare
il nazismo, ossia il male più grande della storia umana.
L'Esercito di liberazione popolare della Jugoslavia s'impegnò,
nelle operazioni finali, a difendere parte del fronte alleato
dall'Ungheria al Mare Adriatico. Sfondando il fronte dello
Srijem il 12 aprile 1945, continuò a procedere vittoriosamente
verso occidente liberando il paese con le proprie forze. Il
forte afflusso di combattenti nelle unità della regione di
Brinj, portò alla costituzione del Quarto battaglione battezzato
col nome della coraggiosa partigiana Ljubica Gerovac, caduta il
16 aprile.
Alla compagnia delle cittadine di Susak e Kastav si accodò in
una quindicina di giorni un centinaio di nuovi combattenti per
cui venne istituito anche il Quinto battaglione, che ebbe il
nome del partigiano istriano Vladimir Gortan. È di particolare
importanza il fatto che esso venne costituito nei pressi del
confine italo - jugoslavo, col compito di penetrare con una
parte delle sue forze in Istria, per sostenere lo sviluppo del
movimento di liberazione popolare.
La situazione militare e politica nel territorio della Quinta
zona operativa era molto favorevole. Le azioni militari erano
frequenti e di successo. La mobilitazione dei combattenti nuovi
procedeva molto bene. Il comando della zona istituì pertanto due
nuovi distaccamenti verso la fine del 1942.
L'occupatore non riusciva ad arginare la situazione,
terrorizzava e minacciava il popolo. Iniziò bruciare i villaggi
e ad uccidere la popolazione inerme. Nel Castuano, il 5 giugno
furono uccisi dodici giovani, mentre il 12 luglio del 1942 nel
villaggio di Podhum furono fucilati oltre 100 uomini dai 16 ai
65 anni d'età; le case furono depredate e incendiate e le donne,
i vecchi e i bambini furono deportati nei campi di
concentramento.
L'occupatore italiano diede quindi il via all'offensiva
denominata "Operazione Risnjak". Le forze impiegate erano di
20.000 uomini circa e furono dispiegate nel territorio
controllato dal Secondo distaccamento. Venne però catturata nei
boschi parte della popolazione che vi aveva trovato rifugio e
che quindi venne deportata nei campi di concentramento.
Nel settembre 1942 l'occupatore italiano intraprese
un'operazione ancor più massiccia, denominata "Velika Kapela",
diretta nuovamente al territorio del Secondo distaccamento.
L'occupatore ingaggiò 40.000 soldati, parte dei quali erano
traditori del popolo. Il comandante della Quinta zona operativa
aveva però eseguito la ritirata di tutte le forze partigiane per
cui l'offensiva andò a vuoto. I villaggi abbandonati furono
messi a ferro e fuoco. Otto battaglioni partigiani riuscirono ad
attaccare l'occupatore alle spalle infliggendogli notevoli
perdite.
Fallì ancora un tentativo dell'occupatore di distruggere le
forze partigiane della zona litoraneo montana. Si verificò
invece un loro sostanziale rafforzamento, cosicché subito dopo
l'operazione "Velika Kapela" (nome della montagna), il 6 ottobre
1942 a Dreznica venne fondata la prima brigata litoraneo
montana, cui fece seguito la seconda il 26 novembre. Queste due
unità tattico - operative diedero molto filo da torcere
all'occupatore nel periodo successivo. Verso la metà dell'aprile
1943 dalla loro fusione nacque la Tredicesima divisione
litoraneo montana.
L'Italia fascista di Mussolini capitolò l'8 settembre.
L'Esercito di liberazione popolare della Jugoslavia si preparava
già a quest'evento. Le unità vennero indirizzate alle
guarnigioni italiane per effettuarne il disarmo. Nel corso della
capitolazione dell'Italia vennero requisiti grandi quantitativi
di armi e materiale bellico. In tutte le regioni si manifestò
un'insurrezione di massa. In Istria venne fondata la Prima
brigata "Vladimir Gortan".
Un gran numero di militari italiani passò all'Esercito di
liberazione popolare. Si costituirono anche delle unità italiane
speciali, ovvero ben 14 brigate e 2 divisioni.
L'occupatore tedesco reagì tempestivamente e in modo energico,
allo scopo di colmare il vuoto venutosi a creare con la
capitolazione dell'Italia. Numerose unità dell'Esercito
popolare, completate con gran numero di combattenti inesperti,
vennero a trovarsi in una situazione difficile. Alcune di esse
furono temporaneamente smembrate.
Era l'inizio dell'inverno 1943/1944, le unità della Tredicesima
divisione continuavano la lotta nel territorio montano della
Lika e del Gorski Kotar.
Dopo scontri cruenti con i tedeschi, circa 1.600 combattenti
vennero sorpresi l'11 e il 12 di febbraio da una tremenda
tormenta nella regione montana quasi del tutto disabitata,
poiché la popolazione si era ritirata nei boschi.
Un simile raggruppamento di soldati e civili in una regione
inospitale provocò tutta una serie di problemi sia per quanto
riguardava il riparo che i rifornimenti.
La Seconda brigata si trovò nella situazione più difficile. Essa
si riunì alla propria divisione dopo tre mesi di marce
quotidiane e di scontri violenti e sfibranti, oramai ridotta
allo stremo. Persero la vita, furono feriti o si ammalarono
gravemente più di 200 dei suoi combattenti. Più della metà dei
rimanenti giunse priva di calzature, vestita di indumenti
nient'affatto idonei al rigore dell'inverno.
Prendendo in considerazione tutto ciò si fece strada l'idea di
trasferire tutto il contingente in un altro territorio per
evitare conseguenze tragiche.
Venne quindi approvata la proposta del comando della Seconda
brigata di organizzare il trasferimento nel Gorski Kotar.
Il 19 febbraio 1944, al mattino
presto, dopo una frugale colazione, la Seconda brigata con 680
combattenti circa partì in marcia da Dreznica diretta a
Mrkopalj attraverso Jasenak e la piana di Matic (Matic
Poljana).
I combattenti e i loro ufficiali erano contenti di trasferirsi
in una zona che avrebbe offerto loro condizioni di sopravvivenza
migliori. Nessuno di essi immaginava ciò che sarebbe accaduto la
tragica notte tra il 19 e il 20 febbraio. La giornata invernale
era rigida ma serena. Dopo un paio di soste, la brigata giunse
al villaggio di Jasenak, dove si sarebbe rifocillata e avrebbe
pernottato. Qui però non trovò né cibo né rifugio, per cui i
combattenti proseguirono la marcia.
Gli inverni della zona sono noti per loro rigidità e lunghezza.
Alle ore 17 il freddo si fece più pungente. Nella neve alta e
nel gelo i cavalli e i muli cominciarono dapprima a perdere il
passo, poi a cadere ed infine a soccombere. Alcuni furono fatti
tornare a Dreznica, per cui i combattenti si sobbarcarono il
loro carico.
Il tempo cominciò a peggiorare. La neve, cadendo sempre più
fitta, rallentava il passo e allungava la colonna dei
combattenti. La stanchezza, la fame e lo sfinimento rendevano
l'avanzata quasi impossibile. La tormenta non dava tregua, il
vento schiantava i rami e addirittura gli alberi. La lunga
colonna conduceva una battaglia impari con le forze della
natura. Il freddo gelava il sangue nelle vene, sventrava gli
alberi di faggio come nemmeno un'arma sarebbe riuscita a fare.
Chi conosce quei luoghi dice che ciò accade a temperature
inferiori ai 35° sotto zero.
La colonna procedeva ormai quasi impercettibilmente; i
combattenti si trascinavano le gambe quasi fossero di piombo. Il
comando cercava di alleviare la marcia alternando le unità alla
testa della colonna, per aprire la pista nella neve alta due
metri. Parte degli armamenti pesanti venne abbandonata e
nascosta. Tornare era impossibile e proseguire sempre più
difficile. La
"morte bianca"
(bijela smrt) affilava i suoi denti e prima ancora di giungere
alla piana di Matic falciò i più esausti e affamati.
Ci fu chi sparò con i fucili automatici per strappare i compagni
da quello strano sonno che portava direttamente alla morte.
Alcuni morirono già lungo la salita.
Il
peggio però li aspettava nella piana di Matic dove la
temperatura era ancora più bassa e la tormenta più forte.
Proprio qui, non molto lontano
dal paese di Mrkopalj, designato come punto di arrivo,
trovarono la morte ben 26 partigiani e circa 200 subirono
pesanti conseguenze dovute all'assideramento.
Le 17 donne partigiane
superarono tutte la tremenda marcia. Nessuna di esse
morì per assideramento.
Antonija Dovecar era al settimo mese di gravidanza. Due mesi
dopo partorì un maschietto dal peso di 5 kg destando la sorpresa
di tutti. Il medico della divisione gli diede il nome di Ratimir
(guerra e pace), come buon auspicio di una vita serena.
Il "partigiano" più piccolo di questa colonna ha oggi 61 anni, è
professore alla Facoltà di marineria di Portorose (Slovenia) ed
è qui tra noi, oggi.
Sua madre Antonija ha 90 anni e vive a Capodistria. Il padre,
uno sloveno di nome Miroslav, combattente della prima ora, si è
spento vent'anni fa.
Durante questa marcia la brigata riportò le perdite maggiori dal
giorno della sua fondazione. Riuscì però a recuperare,
arricchita di forze nuove e a reinserirsi nella divisione al suo
posto di combattimento. C'era ancora tanto da combattere fino
alla fine della guerra, per annientare la Germania nazista. La
Seconda brigata diede il suo contributo sino alla fine del suo
cammino, ossia alla liberazione del paese.
La marcia eccezionale della Seconda brigata è il tema centrale
del mio libro intitolato "LA MORTE BIANCA".
Grazie.
Vitomir Grbac, giornalista e scrittore, master
in Scienze storiche
Il libro "La morte bianca"
(Bijela smrt), è edito dalla Casa editrice Adamic s.p.a., Rijeka/Fiume, 2004.
Ringraziamo Ivan per la
trascrizione dell'intervento.
(aggiornamento, dicembre 2007)
Vitomir Grbac: Al seguito di
Tito
E' uscita la terza edizione, ampliata, del libro "U Titovoj
pratnji" del compagno Vitomir Grbac, "partigiano a 16
anni".
Iniziative di promozione del libro si sono tenute nel mese di
novembre a Zagabria, Bihac, e Pazin-Pisino.
Il libro è edito dalla Adamic
di Rijeka-Fiume.
Grbac è autore di alcuni altri testi, tra cui "Bijela smrt"
("La morte bianca", edito dalla stessa Casa editrice
Adamic, Rijeka-Fiume 2004) nel quale descrive una delle epiche
marce partigiane: quella di Velika Plana nella Lika, cui
partecipò personalmente.
Il compagno Grbac fu presente al meeting antifascista svoltosi
a Roma nel 2005, organizzato dal CNJ assieme al GAMADI, a
Contropiano e a Radio Città Aperta.
(aggiornamento, gennaio 2008)
Tonica ci ha lasciato
Il Coordinamento Nazionale per la
Jugoslavia riceve e ritrasmette con dolore la notizia della
morte di Antonija "Tonica" Dovecar.
Eroica partigiana, partecipò alla leggendaria, massacrante
marcia di Matic Poljana, tra la Lika e il Gorski Kotar (oggi
in Croazia), raccontata da Vitomir Grbac nel libro "La morte
bianca":
<< (...)
La "morte
bianca" (bijela smrt) affilava i suoi denti e prima ancora
di giungere alla piana di Matic falciò i più esausti e
affamati.
Ci fu chi sparò con i fucili
automatici per strappare i compagni da quello strano sonno
che portava direttamente alla morte. Alcuni morirono già
lungo la salita. Il peggio però li aspettava nella piana di
Matic dove la temperatura era ancora più bassa e la tormenta
più forte.
Proprio qui, non molto
lontano dal paese di Mrkopalj, designato come punto di
arrivo, trovarono la morte ben 26 partigiani e circa 200
subirono pesanti conseguenze dovute all'assideramento.
Le 17 donne partigiane
superarono tutte la tremenda marcia. Nessuna di esse morì
per assideramento.
Antonija Dovecar era al
settimo mese di gravidanza. Due mesi dopo partorì un
maschietto dal peso di 5 kg destando la sorpresa di tutti.
Il medico della divisione gli diede il nome di Ratimir
(guerra e pace), come buon auspicio di una vita serena.
Il "partigiano" più piccolo
di questa colonna ha oggi 61 anni, è professore alla Facoltà
di marineria di Portorose (Slovenia) ed è qui tra noi, oggi.
Sua madre Antonija ha 90
anni e vive a Capodistria. Il padre, uno sloveno di nome
Miroslav, combattente della prima ora, si è spento vent'anni
fa. >>
Il piccolo Ratimir, sorridente con la "titovka" bianca in
testa all'età di 2-3 anni nella foto pubblicata nel libro di
Grbac, si è occupato personalmente della sua anziana madre
negli ultimi anni.
A chi è caduto,
a chi vive e sa testimoniare anche nei nostri giorni grigi i
sacrifici ed i valori immortali di cui erano portatori quei
combattenti,
a chi deve la vita a quella lotta eroica, a chi persino si
affacciò alla vita mentre tutt'attorno infuriava la battaglia
per la libertà,
va il nostro pensiero oggi.
Al figlio di Tonica, Ratimir, ed a tutti quelli che la hanno
conosciuta e stimata, giungano le nostre commosse
condoglianze.
CNJ
(aggiornamento, febbraio-marzo 2009)
Nella foto: Vitomir Grbac a
Kumrovec, villaggio natale di Tito, maggio 2006
VITOMIR GRBAC
CI HA LASCIATI
Con dolore riceviamo la notizia della scomparsa di Vitomir
Grbac. Lo avevamo apprezzato in occasione della sua venuta a
Roma per l'iniziativa "Partigiani!", da noi organizzata
assieme ad altre realtà il 7-8 maggio 2005.
Originario di Fiume, già partigiano, poi giornalista e
scrittore, Grbac ha raccontato in "Bijela Smrt" (La morte
bianca, Casa editrice Adamic, Rijeka-Fiume 2004) il
sacrificio dei partigiani della marcia di Matic Poljana
(nella Lika, catena montuosa nell'odierna Croazia). Grbac
era allora, con i suoi 16 anni, tra i più giovani
combattenti nella Divisione di Tito. Nel suo libro descrive
la marcia nella Lika, durante la quale morirono assiderati
una trentina di partigiani. Alla marcia partecipava anche
Antonija-Tonica Dovecar, una giovane incinta di 7 mesi, che
fu portata in salvo e che dopo poche settimane diede alla
luce il piccolo Ratimir (significativo il suo nome: "è nato
in guerra, e che viva nella pace"). Alla nostra iniziativa
era presente anche Ratimir, oggi professore alla Facoltà di
navigazione a Portoroz in Slovenia, che appare sorridente
con la "titovka" bianca in testa all'età di 2-3 anni nella
foto pubblicata nel libro "Bijela Smrt".
Grbac scrisse anche "Al seguito di Tito" ("U Titovoj
pratnji"), ora alla terza edizione, edito sempre dalla
Adamic di Rijeka-Fiume.
Grbac è stato un instancabile combattente anche in età
avanzata. E non aveva mai perso la voglia di apprendere e
rinnovarsi: la notizia della sua morte ci giunge dal suo
insegnante di informatica, attraverso il suo nuovo indirizzo
email... (a cura di CNJ-onlus)
----- Original Message
-----
From:
Vitomir Grbac
Sent:
Tuesday,
March 03, 2009 9:47 PM
Subject:
Tuzna
obavijest
Poštovani,
imam
tužan zadatak kao učitelj gospodina Vitomira Grpca kojeg
sam učio do zadnjih dana radu na računalu i internetu da
Vas obavijestim da je gospodin Vitomir preminuo 22.
veljače 2009 godine u 83. godini, dva dana nakon
operacije u bolnici. Njegov oslabljeno tijelo
iscrprljeno s par prethodnih operacija jednostavno nije
izdržalo.
Šaljem
Vam ovo tužno pismo s njegovog računala i njegove
elektroničke adrese, pa neka ovo bude i njegovo zadnje
pismo koje Vam piše. Neka Vas ovo pismo podsjeti na
njega. Ja kao njegov učitelj mogu reći da njegova želja
za učenjem u njegovim godinama i volja za novim znanjima
je bila nevjerojatna i koja se ne viđa ni kod puno
mlađih ljudi.
S
poštovanjem,
učitelj
Predrag
i supruga Sabiha
--------------------------
P A R T I
G I A N I !
Una iniziativa
internazionale ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario
della Liberazione dal nazifascismo
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/index.htm
Per contatti: PARTIGIANI! c/o
CNJ,
C.P. 252 Bologna Centro,
I-40124 BOLOGNA (BO) - ITALIA
partigiani7maggio @ tiscali.it