Jugoinfo
Si e' recentemente costituito il Comitato Promotore per il Coordinamento
Nazionale "LA JUGOSLAVIA DEVE VIVERE"
LE REALTA' INTERESSATE AD UNIRSI AL COMITATO PROMOTORE
SONO PREGATE DI SCRIVERE ALL'INDIRIZZO Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
SPECIFICANDO I PROPRI RECAPITI E DESCRIVENDO BREVEMENTE LA ATTIVITA'
EFFETTUATA
>
> ASSEMBLEA BOLOGNA 24/6/2000
>
> Durante l'assemblea del 24/6/2000 si è costituito a Bologna un
> COMITATO PROMOTORE che si pone quale obiettivo la
> creazione di un coordinamento stabile tra i soggetti attivi in Italia
> nella solidarietà al popolo jugoslavo, contro gli embarghi e contro
> la NATO, dal nome "LA JUGOSLAVIA DEVE VIVERE".
>
> Il Comitato promotore ha deciso di impegnarsi nella realizzazione a
> breve termine di TRE INIZIATIVE finalizzate al lancio di una campagna
> contro l'embargo alla Jugoslavia:
>
> * adesione alla contromarcia per la pace promossa, su contenuti
> effettivamente pacifisti ed in solidarietà ai popoli vittima della
> aggressione NATO, dal Comitato Umbro Antimperialista e da altre realtà
> antimperialiste territoriali per il giorno 24/9/2000 con partenza da
> Assisi; le organizzazioni aderenti al Comitato promotore si impegnano a
> far circolare il relativo appello e a raccogliere adesioni;
> * promozione di azioni di sensibilizzazione a livello locale sulla
> questione jugoslava, da concentrarsi tutte in una stessa giornata,
> presumibilmente il 30/9/2000, in vista di una
> * grande iniziativa simbolica di rottura dell'embargo alla RFJ, da
> tenersi orientativamente a metà ottobre, se possibile organizzando una
> imbarcazione che attraversi l'Adriatico dando così un segnale visibile
> di disobbedienza civile, e che prosegua con una carovana diretta a
> Belgrado. Si inviteranno a questa iniziativa rappresentanze dei popoli
> tuttora vittima degli embarghi o minacciati dall'interventismo
> imperialista.
>
> Quanto sopra verrà meglio esplicitato e reso noto tramite un MANIFESTO,
> il cui testo sarà approntato dai comitati della Romagna e vagliato dagli
> altri comitati aderenti al Comitato Promotore entro la fine di giugno
> 2000. Il manifesto sarà poi divulgato capillarmente con richiesta di
> adesione a tutti i comitati e le realtà che si trovino d'accordo con i
> suoi contenuti.
> All'uopo verrano anche stampati alcune migliaia di manifesti di grande
> formato (10000 minimo) tramite l'utilizzo dei fondi raccolti da tutti
> gli organismi presenti, da affiggere sul territorio nazionale a cura dei
> vari comitati e soggetti locali.
>
> ---
* PROMOTORI:
Comitato contro la guerra e la NATO - Ravenna
Coordinamento romagnolo contro la guerra e la NATO
Associazione Italia Jugoslavia (ASSIJUG)
Comitato contro la guerra Sesto s. Giovanni
Coordinamento comitati contro la guerra zona sud Milano
Comitato contro la guerra e "Un Ponte Per" - Treviso
Tribunale per i crimini di guerra della NATO
"Un Ponte per" BOLOGNA
Voce Operaia
Coord. Umbro Antiimperialista
"Non solo tramonti" Bologna
Coordinamento Romano per la Jugoslavia
Fondazione Nino Pasti
Mir 2000 Cremona
Centro autogestito PELLEROSSA Cesena
Fulvio Grimaldi (Liberazione)
Bartoli Carla
Gabriele Campana - Trieste
Emanuele Laffi - Bologna
Maria Rossini - Faenza
Stella Cappellini Assojug Bologna
Vincenzo Scalia - Bologna
Giovanelli Giovanna - Perugia
Tiziano Urbano di Alba nuova di Roma
* ADESIONI SUCCESSIVAMENTE PERVENUTE
Most za Beograd - un ponte per Belgrado in terra di Bari
Ass. Cult. Punto Rosso (VI) - Collettivo Spartakus
L'avamposto degli incompatibili
* ADESIONI DA FORMALIZZARE
Comitato di Faenza che non ha ancora aderito come comitato ma
solo alcuni.
"Internazionalismo e solidariet" di Trieste che si riunisce il 29/6 per
decidere
Comitato cittadino contro la guerra BOLOGNA
Centro di Documentazione Krupskaja - BO
* ALTRI INVITATI AD ADERIRE
"Un ponte per..." nazionale
Democrazia popolare & AIASP
Vesna Adum
J.V.P. Sri-Lanka rohana@...
Coordinamento Torinese per la Jugoslavia
Convoglio Internazionalista di Solidarieta' "G. Masi"
Forum per il diritto a comunicare
contropiano & radio citta' aperta di Roma
L'Ernesto
Comitato Centocelle contro la guerra - Roma
Centro di documentazione "P. Gatto", Napoli
OCI Cividale del Friuli
Che Fare
Nuova Unita'
Natasa Karanovic - Varese
SLAI Cobas Alfa Romeo
Zoran Borovac
Licia Mazzola
---
DI SEGUITO IL MESSAGGIO DI ADESIONE GIUNTO DA
"UN PONTE PER IN TERRA DI BARI"
Cari compagni,
Non abbiamo potuto - per ragioni di tempo e di lavoro - partecipare
alle precedenti
riunioni di costituzione del comitato promotore del coordinamento
permanente "La
Jugoslavia deve vivere".
Ne condividiamo sostanzialmente i motivi ispiratori e le linee di
intervento e quindi diamo la
nostra adesione.
Da un anno - prima come comitato e poi come associazione - siamo
impegnati in
un'attività che si è mossa su un duplice (e interattivo) binario: quello
della
controinformazione (o, meglio, della lotta contro la disinformazione
strategica, funzionale
alle aggressioni dell'imperialismo), attraverso un centro di
documentazione; e quello della
solidarietà con la popolazione jugoslava.
Abbiamo promosso il controvertice di Bari (ottobre 1999), che ha
messo in luce i piani
economici di spartizione dei Balcani, il ruolo giocato dai singoli
Stati, il carattere
imperialistico del "Patto di stabilità" (quello che tanto piace all'ICS,
che si lamenta solo del
fatto che alle ONG non è concesso tutto lo spazio che vorrebbero), il
ruolo sostanzialmente
colonizzatore svolto da numerose ONG (col business del peacemaking o del
peacekeeping)
e siamo riusciti a svolgere - non senza difficoltà, perché qui bisogna
sempre remare
controcorrente) - un'attività continua e costante nel tempo, con mostre
fotografiche,
video, conferenze, dibattiti, pubblicazione di bollettini, nonché del
libro di poesie contro la
guerra alla Jugoslava, "Gli assassini della tenerezza" (pubblicato
gratuitamente dall'editore
Sergio Manes, della Città del Sole di Napoli; il ricavato delle vendite
va integralmente ai
lavoratori dell aZastava). Nell'azione di controinformazione un apporto
prezioso - per la
grande ricchezza di dati e documentazione pressoché quotidianamente
fornita - ci è venuto
dal Coordinamento romano Jugoslavia.
Al tempo stesso abbiamo avviato l'iniziativa di solidarietà con i
lavoratori della Zastava
bombardata dalla NATO, principalmente attraverso la raccolta di fondi
(in parte di
medicinali) e soprattutto con la campagna di "adozioni a distanza" dei
figli dei lavoratori
disoccupati in seguito ai bombardamenti (versando 50.000 lire al mese
per famiglia). Questa
campagna ha ottenuto discreti risultati (siamo a quota 169 "adozioni")
contribuendo ad
avvicinare alla questione jugoslava (e alla critica dell'aggressione
NATO) anche strati
sociali e persone che il movimento contro la guerra della NATO non era
riuscito a
coinvolgere direttamente. In diversi casi, la lettera di un bambino di
Kragujevac che parlava
della sua vita sotto le bombe e delle enormi difficoltà in cui versa il
suo paese a causa dei
bombardamenti si è rivelata più efficace di un articolo o di un
documento (alcuni sostenitori
sono stati spinti ad approfondire la questione e hanno scoperto una
realtà che prima
vedevano con tutt'altri occhi, deformata dalla campagna di
demonizzazione dei serbi).
Questa solidarietà internazionalista con i lavoratori e con la
popolazione aggredita dalla
NATO crediamo si inserisca a pieno titolo nel solco della tradizione del
movimento operaio:
è una forma della lotta politica. Non fornisce solo - cosa di per sé
significativa - un
sostanziale aiuto concreto (abbiamo raccolto sinora 84 milioni, tra
quote delle adozioni,
raccolta generale di contributi, vendita libri di poesie), ma diviene
strumento di
comunicazione e critica della guerra della NATO.
Questa campagna di solidarietà ci ha consentito di stringere contatti
anche con diverse altre
città fuori della regione Puglia (in cui, nella zona Bari-Taranto in
particolare, abbiamo
svolto decine di iniziative), soprattutto a Napoli, Bolzano, Bologna,
dove sono sorti altri
nuclei o comitati o associazioni.
Questa campagna di solidarietà ci ha consentito di sviluppare
numerose iniziative a febbraio, quando abbiamo invitato tre
delegati della Zastava, che hanno compiuto un lungo giro in Italia, da
Taranto a Bolzano...).
Nella nostra attività ci siamo mossi sulla base delle seguenti
coordinate:
1. cercare di praticare una politica di massa e non settaria.
Cercare i fondamentali elementi di
unità. Non fare questione di sigle o etichette, ma di sostanza, di
contenuti. Il rapporto col
coordinamento nazionale RSU e con i compagni del "Progetto Zastava"
della CGIL-Lombardia è
stato sinora sostanzialmente positivo: il sostegno incondizionato ai
lavoratori della Zastava e i
rapporti col sindacato unitario della Zastava (che i nostri
"democratici" considerano
filogovernativo, preferendogli quelli pseudoindipendenti come
Nezavisnost, pagati
dall'Occidente) sono stati la base su cui abbiamo costruito la
collaborazione.
2. Rifiuto di qualsiasi solidarietà condizionata, mirante ad
interferire nelle questioni interne di un paese sovrano.
Insomma: autodeterminazione del popolo jugoslavo (e nel movimento
operaio questa parola d'ordine aveva una valenza
prettamente politica, non etnicistica!). E quindi critica ferma di tutte
quelle iniziative - promosse dai governi della
NATO e dalle associazioni paraNATO, più o meno mascherate - che fanno
solidarietà selettiva (qualche ettolitro di
petrolio alle città governate dai "democratici"). E' chiaro che quella
non e' solidarietà ma intervento neocoloniale:
imporre alla RFJ attraverso l'embargo, il ricatto economico, l'aiuto
condizionato, i governanti che fanno comodo
all'Occidente.
Non è stato facile, non è facile, muoversi all'interno di questi
parametri. Ma questa linea ha
ottenuto dei risultati, è riuscita a modificare gli orientamenti di
alcuni, a isolare le posizioni -
notevolmente diffuse nei coordinamenti contro la guerra sorti nella
primavera del '99 - tendenti a
demonizzare il governo jugoslave, a mettere sullo stesso piano negativo
l'aggredito e l'aggressore
(l'insulso e pericoloso slogan "nè con la NATO nè con Milosevic"),
posizioni che in ultima istanza
finivano col fornire un alibi alla NATO.
In merito alle prossime iniziative:
- Pienamente d'accordo con un'iniziativa unitaria in tutte le realtà
italiane per fine settembre (il
30 è un sabato: bisogna valutare se è la giornata migliore per
raggiungere il maggior numero di
persone: se dovesse essere un'assemblea-dibattito o una conferenza
pomeridiana, avremmo
difficoltà a realizzarla, e il sabato mattina molti che sono insegnanti
o impiegati sarebbero tagliati
fuori).
- Pienamente d'accordo col "piano di Nando" (mi riferisco
all'articolo di Liberazione con cui
Fulvio Grimaldi ha lanciato la proposta di una nave della solidarietà).
Credo che occorra mettersi a
lavorare sodo perché riesca. Qui occorrono consistenti mezzi e supporti,
ma è un'iniziativa che se
ben propagandata può raccogliere l'adesione entusiastica di tanti
giovani - e meno giovani -
compagni. Bisogna però studiare bene i modi per renderla effettivamente
praticabile. In primis:
quanto costa noleggiare una nave? Vi sono armatori che vogliano sfidare
l'embargo? Credo che si
dovrebbero contattare i compagni greci (quelli che a Salonicco mandarono
fuori strada un
battaglione della NATO).
- Qualche dubbio sulla "contromarcia della pace" (non abbiamo
partecipato alle riunioni, quindi
non ne conosciamo i dettagli).
Il 24 settembre dovrebbe essere il giorno della tradizionale "marcia
della pace", alla quale lo
scorso anno si presentò pure spudoratamente - ed ecumenicamente accolto
- il sergente
D'Alema, quello che ancora oggi dichiara che l'a cosa migliore del suo
governo è stata
l'aggressione alla Jugoslavia, che avrebbe dato all'Italia "credibilità
internazionale".
E' chiaro che quella marcia è diventata un pot pourri, un fritto
misto, che non critica la Nato, non
chiama gli aggressori con nome e cognome e alla fin fine serve piuttosto
a giustificare le prossime
aggressioni imperialiste che a combatterle. Il ruolo che in essa
svolgono le organizzazioni
promotrici egemoni è proprio quello di cavalcare il movimento per la
pace (che nelle condizioni
attuali non può non fondarsi sulla critica della NATO e delle potenze
imperialiste, quali principali
fattori della produzione di guerra) per depotenziarlo, morfinizzarlo.
E tuttavia, questa marcia ha una dimensione di massa. Sia pur
confusamente, una buona parte
dei partecipanti è sinceramente avversa alla guerra (poi vi sono i
predicatori di pace che
consapevolmente preparano la guerra imperialista, ma non ci sembra che
costituiscano la massa
dei partecipanti). Non ci sembra si tratti di una massa reazionaria.
(Diverso è il caso di chi ne ha
la direzione).
Se è così, bisognerebbe valutare cosa è più opportuno fare.
Un "Controvertice" ha un significato chiaro: c'è una parte del paese
che - con manifestazioni,
assemblee, conferenze - interviene contro una ventina (al massimo una
cinquantina) di capi di
Stato, ministri, plenipotenziari. Al loro seguito vi è al più qualche
segretario, qualche amante,
qualche pennivendolo. Essi rappresentano pienamente e consapevolmente i
poteri statali ed
economici che opprimono e affamano i popoli. A loro difesa si schierano
polizia ed esercito.
Neppure i fascisti osano promuovere manifestazioni di massa a loro
difesa.
Contro una manifestazione dal carattere dichiaratamente nazista e
fascista - composta
essenzialmente da bande e picchiatori fascisti - si può intervenire con
una
"Contromanifestazione" per impedire che prendano spazi, che occupino
piazze, per dimostrare che
non c'è spazio per loro.
Ma è conveniente promuovere una "contromarcia", una manifestazione
contro una marcia in cui
intervengono non masse reazionarie, ma confuse, egemonizzate da una
direzione (i preti hanno
una scuola di 2000 anni!) che tende a depotenziarne e annacquarne
sentimenti e tendenze in sé
positivi, che, sotto un'altra direzione, potrebbero sfociare in un serio
movimento per la pace?
Forse sarebbe più utile, in una lotta di egemonie, intervenire in
quella marcia con un
volantinaggio di massa, con propri striscioni e parole d'ordine, per
discutere con i partecipanti,
aprire contraddizioni (ad es.: com'è possibile marciare insieme per la
pace col governo che ha
fatto la guerra di aggressione e quell'aggressione continua con
l'embargo, coi tentativi di
sovversione e destabilizzazione della RFJ?).
Fraterni saluti
Andrea Catone, presidente di Most za Beograd
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
Nazionale "LA JUGOSLAVIA DEVE VIVERE"
LE REALTA' INTERESSATE AD UNIRSI AL COMITATO PROMOTORE
SONO PREGATE DI SCRIVERE ALL'INDIRIZZO Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
SPECIFICANDO I PROPRI RECAPITI E DESCRIVENDO BREVEMENTE LA ATTIVITA'
EFFETTUATA
>
> ASSEMBLEA BOLOGNA 24/6/2000
>
> Durante l'assemblea del 24/6/2000 si è costituito a Bologna un
> COMITATO PROMOTORE che si pone quale obiettivo la
> creazione di un coordinamento stabile tra i soggetti attivi in Italia
> nella solidarietà al popolo jugoslavo, contro gli embarghi e contro
> la NATO, dal nome "LA JUGOSLAVIA DEVE VIVERE".
>
> Il Comitato promotore ha deciso di impegnarsi nella realizzazione a
> breve termine di TRE INIZIATIVE finalizzate al lancio di una campagna
> contro l'embargo alla Jugoslavia:
>
> * adesione alla contromarcia per la pace promossa, su contenuti
> effettivamente pacifisti ed in solidarietà ai popoli vittima della
> aggressione NATO, dal Comitato Umbro Antimperialista e da altre realtà
> antimperialiste territoriali per il giorno 24/9/2000 con partenza da
> Assisi; le organizzazioni aderenti al Comitato promotore si impegnano a
> far circolare il relativo appello e a raccogliere adesioni;
> * promozione di azioni di sensibilizzazione a livello locale sulla
> questione jugoslava, da concentrarsi tutte in una stessa giornata,
> presumibilmente il 30/9/2000, in vista di una
> * grande iniziativa simbolica di rottura dell'embargo alla RFJ, da
> tenersi orientativamente a metà ottobre, se possibile organizzando una
> imbarcazione che attraversi l'Adriatico dando così un segnale visibile
> di disobbedienza civile, e che prosegua con una carovana diretta a
> Belgrado. Si inviteranno a questa iniziativa rappresentanze dei popoli
> tuttora vittima degli embarghi o minacciati dall'interventismo
> imperialista.
>
> Quanto sopra verrà meglio esplicitato e reso noto tramite un MANIFESTO,
> il cui testo sarà approntato dai comitati della Romagna e vagliato dagli
> altri comitati aderenti al Comitato Promotore entro la fine di giugno
> 2000. Il manifesto sarà poi divulgato capillarmente con richiesta di
> adesione a tutti i comitati e le realtà che si trovino d'accordo con i
> suoi contenuti.
> All'uopo verrano anche stampati alcune migliaia di manifesti di grande
> formato (10000 minimo) tramite l'utilizzo dei fondi raccolti da tutti
> gli organismi presenti, da affiggere sul territorio nazionale a cura dei
> vari comitati e soggetti locali.
>
> ---
* PROMOTORI:
Comitato contro la guerra e la NATO - Ravenna
Coordinamento romagnolo contro la guerra e la NATO
Associazione Italia Jugoslavia (ASSIJUG)
Comitato contro la guerra Sesto s. Giovanni
Coordinamento comitati contro la guerra zona sud Milano
Comitato contro la guerra e "Un Ponte Per" - Treviso
Tribunale per i crimini di guerra della NATO
"Un Ponte per" BOLOGNA
Voce Operaia
Coord. Umbro Antiimperialista
"Non solo tramonti" Bologna
Coordinamento Romano per la Jugoslavia
Fondazione Nino Pasti
Mir 2000 Cremona
Centro autogestito PELLEROSSA Cesena
Fulvio Grimaldi (Liberazione)
Bartoli Carla
Gabriele Campana - Trieste
Emanuele Laffi - Bologna
Maria Rossini - Faenza
Stella Cappellini Assojug Bologna
Vincenzo Scalia - Bologna
Giovanelli Giovanna - Perugia
Tiziano Urbano di Alba nuova di Roma
* ADESIONI SUCCESSIVAMENTE PERVENUTE
Most za Beograd - un ponte per Belgrado in terra di Bari
Ass. Cult. Punto Rosso (VI) - Collettivo Spartakus
L'avamposto degli incompatibili
* ADESIONI DA FORMALIZZARE
Comitato di Faenza che non ha ancora aderito come comitato ma
solo alcuni.
"Internazionalismo e solidariet" di Trieste che si riunisce il 29/6 per
decidere
Comitato cittadino contro la guerra BOLOGNA
Centro di Documentazione Krupskaja - BO
* ALTRI INVITATI AD ADERIRE
"Un ponte per..." nazionale
Democrazia popolare & AIASP
Vesna Adum
J.V.P. Sri-Lanka rohana@...
Coordinamento Torinese per la Jugoslavia
Convoglio Internazionalista di Solidarieta' "G. Masi"
Forum per il diritto a comunicare
contropiano & radio citta' aperta di Roma
L'Ernesto
Comitato Centocelle contro la guerra - Roma
Centro di documentazione "P. Gatto", Napoli
OCI Cividale del Friuli
Che Fare
Nuova Unita'
Natasa Karanovic - Varese
SLAI Cobas Alfa Romeo
Zoran Borovac
Licia Mazzola
---
DI SEGUITO IL MESSAGGIO DI ADESIONE GIUNTO DA
"UN PONTE PER IN TERRA DI BARI"
Cari compagni,
Non abbiamo potuto - per ragioni di tempo e di lavoro - partecipare
alle precedenti
riunioni di costituzione del comitato promotore del coordinamento
permanente "La
Jugoslavia deve vivere".
Ne condividiamo sostanzialmente i motivi ispiratori e le linee di
intervento e quindi diamo la
nostra adesione.
Da un anno - prima come comitato e poi come associazione - siamo
impegnati in
un'attività che si è mossa su un duplice (e interattivo) binario: quello
della
controinformazione (o, meglio, della lotta contro la disinformazione
strategica, funzionale
alle aggressioni dell'imperialismo), attraverso un centro di
documentazione; e quello della
solidarietà con la popolazione jugoslava.
Abbiamo promosso il controvertice di Bari (ottobre 1999), che ha
messo in luce i piani
economici di spartizione dei Balcani, il ruolo giocato dai singoli
Stati, il carattere
imperialistico del "Patto di stabilità" (quello che tanto piace all'ICS,
che si lamenta solo del
fatto che alle ONG non è concesso tutto lo spazio che vorrebbero), il
ruolo sostanzialmente
colonizzatore svolto da numerose ONG (col business del peacemaking o del
peacekeeping)
e siamo riusciti a svolgere - non senza difficoltà, perché qui bisogna
sempre remare
controcorrente) - un'attività continua e costante nel tempo, con mostre
fotografiche,
video, conferenze, dibattiti, pubblicazione di bollettini, nonché del
libro di poesie contro la
guerra alla Jugoslava, "Gli assassini della tenerezza" (pubblicato
gratuitamente dall'editore
Sergio Manes, della Città del Sole di Napoli; il ricavato delle vendite
va integralmente ai
lavoratori dell aZastava). Nell'azione di controinformazione un apporto
prezioso - per la
grande ricchezza di dati e documentazione pressoché quotidianamente
fornita - ci è venuto
dal Coordinamento romano Jugoslavia.
Al tempo stesso abbiamo avviato l'iniziativa di solidarietà con i
lavoratori della Zastava
bombardata dalla NATO, principalmente attraverso la raccolta di fondi
(in parte di
medicinali) e soprattutto con la campagna di "adozioni a distanza" dei
figli dei lavoratori
disoccupati in seguito ai bombardamenti (versando 50.000 lire al mese
per famiglia). Questa
campagna ha ottenuto discreti risultati (siamo a quota 169 "adozioni")
contribuendo ad
avvicinare alla questione jugoslava (e alla critica dell'aggressione
NATO) anche strati
sociali e persone che il movimento contro la guerra della NATO non era
riuscito a
coinvolgere direttamente. In diversi casi, la lettera di un bambino di
Kragujevac che parlava
della sua vita sotto le bombe e delle enormi difficoltà in cui versa il
suo paese a causa dei
bombardamenti si è rivelata più efficace di un articolo o di un
documento (alcuni sostenitori
sono stati spinti ad approfondire la questione e hanno scoperto una
realtà che prima
vedevano con tutt'altri occhi, deformata dalla campagna di
demonizzazione dei serbi).
Questa solidarietà internazionalista con i lavoratori e con la
popolazione aggredita dalla
NATO crediamo si inserisca a pieno titolo nel solco della tradizione del
movimento operaio:
è una forma della lotta politica. Non fornisce solo - cosa di per sé
significativa - un
sostanziale aiuto concreto (abbiamo raccolto sinora 84 milioni, tra
quote delle adozioni,
raccolta generale di contributi, vendita libri di poesie), ma diviene
strumento di
comunicazione e critica della guerra della NATO.
Questa campagna di solidarietà ci ha consentito di stringere contatti
anche con diverse altre
città fuori della regione Puglia (in cui, nella zona Bari-Taranto in
particolare, abbiamo
svolto decine di iniziative), soprattutto a Napoli, Bolzano, Bologna,
dove sono sorti altri
nuclei o comitati o associazioni.
Questa campagna di solidarietà ci ha consentito di sviluppare
numerose iniziative a febbraio, quando abbiamo invitato tre
delegati della Zastava, che hanno compiuto un lungo giro in Italia, da
Taranto a Bolzano...).
Nella nostra attività ci siamo mossi sulla base delle seguenti
coordinate:
1. cercare di praticare una politica di massa e non settaria.
Cercare i fondamentali elementi di
unità. Non fare questione di sigle o etichette, ma di sostanza, di
contenuti. Il rapporto col
coordinamento nazionale RSU e con i compagni del "Progetto Zastava"
della CGIL-Lombardia è
stato sinora sostanzialmente positivo: il sostegno incondizionato ai
lavoratori della Zastava e i
rapporti col sindacato unitario della Zastava (che i nostri
"democratici" considerano
filogovernativo, preferendogli quelli pseudoindipendenti come
Nezavisnost, pagati
dall'Occidente) sono stati la base su cui abbiamo costruito la
collaborazione.
2. Rifiuto di qualsiasi solidarietà condizionata, mirante ad
interferire nelle questioni interne di un paese sovrano.
Insomma: autodeterminazione del popolo jugoslavo (e nel movimento
operaio questa parola d'ordine aveva una valenza
prettamente politica, non etnicistica!). E quindi critica ferma di tutte
quelle iniziative - promosse dai governi della
NATO e dalle associazioni paraNATO, più o meno mascherate - che fanno
solidarietà selettiva (qualche ettolitro di
petrolio alle città governate dai "democratici"). E' chiaro che quella
non e' solidarietà ma intervento neocoloniale:
imporre alla RFJ attraverso l'embargo, il ricatto economico, l'aiuto
condizionato, i governanti che fanno comodo
all'Occidente.
Non è stato facile, non è facile, muoversi all'interno di questi
parametri. Ma questa linea ha
ottenuto dei risultati, è riuscita a modificare gli orientamenti di
alcuni, a isolare le posizioni -
notevolmente diffuse nei coordinamenti contro la guerra sorti nella
primavera del '99 - tendenti a
demonizzare il governo jugoslave, a mettere sullo stesso piano negativo
l'aggredito e l'aggressore
(l'insulso e pericoloso slogan "nè con la NATO nè con Milosevic"),
posizioni che in ultima istanza
finivano col fornire un alibi alla NATO.
In merito alle prossime iniziative:
- Pienamente d'accordo con un'iniziativa unitaria in tutte le realtà
italiane per fine settembre (il
30 è un sabato: bisogna valutare se è la giornata migliore per
raggiungere il maggior numero di
persone: se dovesse essere un'assemblea-dibattito o una conferenza
pomeridiana, avremmo
difficoltà a realizzarla, e il sabato mattina molti che sono insegnanti
o impiegati sarebbero tagliati
fuori).
- Pienamente d'accordo col "piano di Nando" (mi riferisco
all'articolo di Liberazione con cui
Fulvio Grimaldi ha lanciato la proposta di una nave della solidarietà).
Credo che occorra mettersi a
lavorare sodo perché riesca. Qui occorrono consistenti mezzi e supporti,
ma è un'iniziativa che se
ben propagandata può raccogliere l'adesione entusiastica di tanti
giovani - e meno giovani -
compagni. Bisogna però studiare bene i modi per renderla effettivamente
praticabile. In primis:
quanto costa noleggiare una nave? Vi sono armatori che vogliano sfidare
l'embargo? Credo che si
dovrebbero contattare i compagni greci (quelli che a Salonicco mandarono
fuori strada un
battaglione della NATO).
- Qualche dubbio sulla "contromarcia della pace" (non abbiamo
partecipato alle riunioni, quindi
non ne conosciamo i dettagli).
Il 24 settembre dovrebbe essere il giorno della tradizionale "marcia
della pace", alla quale lo
scorso anno si presentò pure spudoratamente - ed ecumenicamente accolto
- il sergente
D'Alema, quello che ancora oggi dichiara che l'a cosa migliore del suo
governo è stata
l'aggressione alla Jugoslavia, che avrebbe dato all'Italia "credibilità
internazionale".
E' chiaro che quella marcia è diventata un pot pourri, un fritto
misto, che non critica la Nato, non
chiama gli aggressori con nome e cognome e alla fin fine serve piuttosto
a giustificare le prossime
aggressioni imperialiste che a combatterle. Il ruolo che in essa
svolgono le organizzazioni
promotrici egemoni è proprio quello di cavalcare il movimento per la
pace (che nelle condizioni
attuali non può non fondarsi sulla critica della NATO e delle potenze
imperialiste, quali principali
fattori della produzione di guerra) per depotenziarlo, morfinizzarlo.
E tuttavia, questa marcia ha una dimensione di massa. Sia pur
confusamente, una buona parte
dei partecipanti è sinceramente avversa alla guerra (poi vi sono i
predicatori di pace che
consapevolmente preparano la guerra imperialista, ma non ci sembra che
costituiscano la massa
dei partecipanti). Non ci sembra si tratti di una massa reazionaria.
(Diverso è il caso di chi ne ha
la direzione).
Se è così, bisognerebbe valutare cosa è più opportuno fare.
Un "Controvertice" ha un significato chiaro: c'è una parte del paese
che - con manifestazioni,
assemblee, conferenze - interviene contro una ventina (al massimo una
cinquantina) di capi di
Stato, ministri, plenipotenziari. Al loro seguito vi è al più qualche
segretario, qualche amante,
qualche pennivendolo. Essi rappresentano pienamente e consapevolmente i
poteri statali ed
economici che opprimono e affamano i popoli. A loro difesa si schierano
polizia ed esercito.
Neppure i fascisti osano promuovere manifestazioni di massa a loro
difesa.
Contro una manifestazione dal carattere dichiaratamente nazista e
fascista - composta
essenzialmente da bande e picchiatori fascisti - si può intervenire con
una
"Contromanifestazione" per impedire che prendano spazi, che occupino
piazze, per dimostrare che
non c'è spazio per loro.
Ma è conveniente promuovere una "contromarcia", una manifestazione
contro una marcia in cui
intervengono non masse reazionarie, ma confuse, egemonizzate da una
direzione (i preti hanno
una scuola di 2000 anni!) che tende a depotenziarne e annacquarne
sentimenti e tendenze in sé
positivi, che, sotto un'altra direzione, potrebbero sfociare in un serio
movimento per la pace?
Forse sarebbe più utile, in una lotta di egemonie, intervenire in
quella marcia con un
volantinaggio di massa, con propri striscioni e parole d'ordine, per
discutere con i partecipanti,
aprire contraddizioni (ad es.: com'è possibile marciare insieme per la
pace col governo che ha
fatto la guerra di aggressione e quell'aggressione continua con
l'embargo, coi tentativi di
sovversione e destabilizzazione della RFJ?).
Fraterni saluti
Andrea Catone, presidente di Most za Beograd
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
In seguito alle polemiche scoppiate sulla lista del Coordinamento
"NOOCSE" a causa di un volantinaggio a favore della opposizione
liberista e filoatlantica in Serbia...
---
Ci è giunto oggi questo messaggio dal noOcse di Bologna.
> Il gruppo donne Contropiani NoOcse Bologna riunitosi presso
Atlantide il
> 26/6/2000 esprime la propria adesione all'appello di solidarietà con
la
> "Serbia Democratica" per lanciare per il 24/6/2000 ponti di
solidarietà
> concreti con più di venti città italiane, con:
> - la rete delle donne in nero contro la guerra sia in Serbia che
kosovo/a
> - appello per l'immediata liberazione di Flora Brovina
> - con il movimento studentesco Otpop (Resistenza)
>
> Riuniamoci tutte/i per il volantinaggio insieme con le donne in nero
di
> Bologna in piazza ore 18 il 24/6/2000. Saranno fatte comunicazioni
anche
> durante ko Street Rave Parade antiprobizionista.
>
> 20/6/2000.
> Gruppo Donne Contropiani.
>
Permetteteci di esprimere il nostro sdegno.
Come è possibile che dall'interno di una rete che si proclama
antagonista si faccia da sponda ai governi NATO nel solidarizzare
con la "Serbia Democratica", cioè con le forze filo-occidentali che
proclamano apertamente la loro simpatia con l'Europa di
Maastricht e che chiedono l'ingresso della Iugoslavia nella NATO?
Come non sapere che sono proprio i governi NATO (gli stessi che
hanno sganciato tonnellate di bombe all'uranio impoverito, gli
stessi che stringono i popoli iugoslavi in un'embargo infame e
illegale) a promettere aiuti solo a quei municipi amministrati dalle
forze politiche filo-USA-UE, cioè alla "Serbia democratica"?
Come è possibile rivendicare la liberazione dell'unico prigioniero
dell'UCK nelle prigioni iugoslave mentre nel Kosovo, col terrore,
sono stati espulsi 250mila rom, serbi, gorani, montenegrini e
albanesi anti-UCK? Mentre a Kosovska Mitrovica sono detenuti e
in sciopero della fame per protestare contro la violazione da parte
dei poliziotti ONU dei più elementari diritti umani, una quarantina
di cittadini non-albanesi?
Come è possibile solidarizzare con il movimento "Otpop" il quale
solidarizza a sua volta con i tirannosauri del turbocapitalismo
globalizzato contro i quali ci siamo mobilitati ad Ancona, Firenze,
Genova e Bologna?
Donne in nero?
Qui in lutto ci sono solo l'intelligenza, la dignità, la coerenza di
tutti quelli che erano a Bologna con la rete noOcse, e che si
illudevano di avere al fianco, pur nella diversità di opinioni,
compagni e compagne che avevano chiaro, come minimo, cosa
stavamo facendo, contri chi stavamo lottando.
Invitiamo i compagni a boicottare, a sabotare, ad impedire il
proclamato volantinaggio ed a partecipare invece all'incontro
nazionale delle Associazioni anti-NATO e di solidarietà con la
Iugoslavia che si svolgerà proprio a Bologna, proprio il 24
giugno, dalle ore 11 in poi presso la saletta del sindacato
ferrovieri dentro la stazione FS centrale.
VOCE OPERAIA
Subject: Bifo politically S/correct
Date: Sat, 24 Jun 2000 02:02:29 +0800
From: VOCE OPERAIA <voceoperaia@...>
To: <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>
Franco Berardi "Bifo" denudandosi un'altra volta,
ha così risposto al nostro invito a boicottare il meeting in
difesa della "Serbia
democratica", cioè di quel cartello di forze politiche iugoslave
notoriamente
sponzorizzate dalla NATO:
"Esprimo la mia solidarietà e il mio affetto per le donne in nero
per il
movimento OTPOR e per tutti coloro che hanno saputo riconoscere
nel regime
fascista serbo e nel criminale Milosevic un nemico dell'umanità -
non meno
ripugnante ed orrendo dei bombardieri della NATO e dei regimi
occidentali che
speculano sulla guerra.
Vorrei inoltre sapere come questi signori che si firmano Voce
operaia
pensano di potere sabotare, boicottare, impedire il volantinaggio
delle donne
in nero. Forse dispongono delle squadre naziste di Seselj, o si
rivolgeranno
per un petit coup de main alle tigri di Arkan?
Su molte cose ci può essere discussione, differenza, disaccordo,
all'interno
della rete che si sta costituendo. Su questa cosa no. Sappiamo
riconoscere i
fascisti, i nazionalisti, e gli assassini, quale che sia la
bandiera che
sventolano.
Per quel che io ne so la rete NOOCSE è pronta a rispondere
all'appello di ogni
oppresso, che sia uomo o donna, kosovaro o albanese, serbo o
croato.
Ma non è disposta a difendere nessun regime dittatoriale. E meno
di ogni altro
il regime dei violentatori serbi, di Milosevic, di Seselj, di
Karadzic, di
Mladic e di Arkan.
Scomparite, miserabili".
Franco Berardi Bifo
Allo s.d.e.g.n.o. si aggiunge la nostra pena.
Questo messaggio di Bifo sembra una fotocopia dei discorsetti che
James
Shea, portavoce della NATO, a nome del Segretario di Stato USA M.
Albright, diffondeva un anno fa per giustificare i bombardamenti
"intelligenti"
in Iugoslavia.
Essi ci dicevano infatti che si trattava di una "guerra
umanitaria" in difesa dei
"poveri kosovari" contro il "regime fascista serbo" capeggiato
"dal criminale
Milosevic nemico dell'umanità". E noi, che assieme a milioni di
antimperialisti
e di democratici ci siamo battuti per fermare l'aggressione,
proprio come
dicevano Veltroni e D'Alema, siamo stati in realtà dei servi degli
"violentatori serbi",dei sostenitori della "pulizia etnica".
Ma un anno è passato, e solo Bifo sembra non essersi accorto di
cosa nel
frattempo è accaduto in Kosovo sotto lo sguardo 'vigile' dei
mercenari
NATO. (...)
Se solo Bifo conservasse un briciolo della passione sociale di un
tempo, se
volesse davvero difendere ogni uomo o donna opressi, se volesse
combattere davvero contro ogni dittatura e violenza, saprebbe da
che parte
stare. Chiederebbe la fine delle sanzioni contro la Iugoslavia,
vorrebbe che
sul banco degli accusati, come criminali di guerra, sedessero i
ministri dei
governi NATO, si batterebbe per i diritti dei Rom ( e delle altre
minoranze
oppresse dalla mafia albanese) non solo a Bologna (questo fa
chic!) ma
proprio in Kosovo, chiederebbe il ritiro delle truppe NATO da i
Balcani,
sarebbe per spazzare via i papponi narcotrafficanti
(ultranazionalisti)
dell'UCK. Ma egli ha perso, assieme alla passione per la
giustizia, anche la
lucidità (altrimenti non direbbe che la nostra difesa della
Iugoslavia equivale a
difendere il suo regime attuale), e non sa più riconoscere
oppressi e
oppressori, ricchi e poveri, tiranni e ribelli. A forza di
trastullarsi con il cyber
spazio e le reti virtuali, ha perso ogni contatto con la concreta
realtà
mondiale. L'odio antiserbo e antiiugoslavo da cui è accecato è una
buona
credenziale per accreditarsi come pupillo politically S/correct
nei salotti buoni
dell'imperialismo, ma che non ci venga allora a prendere per il
culo con il suo
antagonismo da baraccone. Anche la battaglia per cibi non
transgenici va
benissimo ai borghesi, basta che non metta in discussione
l'imperialismo,
questo sistema di saccheggio planetario che solo con la rapina a
spese dei
quattro quinti della popolazione mondiale può garantire i
privilegi dei bifi e dei
bifetti dell'Occidente opulento. Noi possiamo permetterci il lusso
di chiedere
cibi biologici solo perché in Africa, Asia, America Latina i
proletari non
mangiano che una ciotola di riso, perché in Iugoslavia si fanno le
file per il
pane, perché in Iraq o a Cuba non ci sono latte o medicinali per i
bambini. E
cosa fanno i bifi dell'Occidente che mangiano pastasciutta con
farina
biologica a 10mila al chilo? Si lagnano perché in simili
circostanze, in questi
paesi martoriati, non c'è libertà (borghese, s'intende), si
mettono a
pontificare, a dare lezioni di democrazia.
Questo è quello che chiamiamo antagonismo da baraccone,
l'antagonismo di
plebei che cercano una civile convivenza dentro la fortezza
imperialista, una
nicchietta confortevole per mettersi la coscienza a posto, in cui
sia loro
concesso fingere di battersi per i diritti degli schiavi.
E' no cari signori! Anche se voi vi credete assolti, siete per
sempre coinvolti!
Voce Operaia
Subject: R.I.T.E.G.N.O.
Date: Wed, 28 Jun 2000 20:04:43 +0800
From: VOCEOPERAIA <voceoperaia@...>
To: <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>
28 giugno
voce operaia
Tentando di chiarire la nostra posizione....
Francamente non pensavamo che il nostro S.D.E.G.N.O. del 22 giugno
avrebbe suscitato questo
putiferio.
E' facile dedurre che se ciò è accaduto è perché abbiamo ficcato il
coltello in una piaga del corpo
del movimento antagonista. Un movimento non può essere giudicato da ciò
che dice di se stesso,
ma dalle posizioni che assume riguardo ai fatti salienti, i quali, in un
contesto globalizzato, sono
anzitutto fatti di rilievo internazionale. E di primissimo rilievo è, da
almeno l'estate del 1990, la
tragedia della Iugoslavia.
Dopo tutte le accuse mosseci (prendiamo in considerazione quelle
meritevoli di attenzione)
riteniamo di non abusare della pazienza dei compagni/e se ci prendiamo
il diritto di replica.
Partiamo da un primo elemento. Non è vero che il panorama iugoslavo è
diviso in due campi
soltanto: quello capeggiato da PSS di Milosevic e la filo-occidentale
"Opposizione Unita"
--facciamo notare che in una riunione dei Ministri degli esteri della
NATO svoltasi a Sarajevo nel
luglio del 1999 l'investitura a leader di questa coalizione è caduta dul
banchiere Abramovic.
I progressisti europei potranno anche fare spallucce, ma in Iugoslavia,
esistono più campi politici
in lotta fra loro, a dimostrazione che c'è un regime democratico, una
variante della sola
democrazia oggi esistente, quella borghese. Che essa sia blindata non
crediamo dipenda anzitutto
dalla paranoia di Milosevic, ma dalle profonde tensioni sociali causate
da dieci anni di guerra e di
embargo. Per molto meno, negli anni '20 e '30 la democrazia europea, è
sfociata nella tirannide
fascista. Checcé deducano i nostri critici VOCE OPERAIA non sta nel
campo di Milosevic, ma, e
da più di un decennio, in quello dell'estrema sinistra. Si compagni!
esiste una sinistra comunista
Iugoslava ed è con questa che da almeno dieci anni abbiamo relazioni
strettissime, loro ci passano
informazioni di prima mano, loro ci hanno aiutato nei nostri continui
viaggi dal 1991 in poi, loro
hanno consenito, nell'estate del 1998, il campo antimperialista in
Montenegro. Si tratta di
organizzazioni di operai, contadini, intellettuali che nel 1989/90 non
seguirono Milosevic e Mira
Markovic (della JUL) quando imboccarono, tanbto per capirci, la via
della disoluzione della
vecchia lega dei Comunisti titoista. Non si tratta però solo di
nostalgici del titoismo, ci sono anche
antitotisti a vario titolo (ad esempio gli staliniani del NKPJ-Nuovo
Partito Comunista di
Jugoslavia- guidati da Kitanovic che come cominternista si fece sotto
Tito una decina d'anni di
galera. C'è la Lega dei Comunisti di Stevan Mirkovic, considerato il
vero erede di Tito. Ci sono
gruppi tacciati di essere trotskysti (come il Partito dei Lavoratori),
titoisti autogestionari e
internazionalisti come il Partito Comunista Serbo e il Partito
Socialista Popolare. In Montenegro,
come da tradizione, a questi partito se ne aggiungono anche altri,
componendo un'area composita
e spesso litigiosa. Esisitono infine, per quanto i progressisti nostrani
possano socchignare, varie
correnti organizzate di sinistra, sia nalla Sinistra Jugosva (JUL) che
nel partito Socialista di
Milosevic.
Noi è a questo "terzo campo" comunista che siamo legati da vincoli di
amicizia e solidarietà.
Ricordiamo anche l'Associaziione Internazionale E. Che Guevara di
Pristina, i cui dirigenti,
assolutamente "multietnici" sono dovuti scappare dal Kosovo già nel
dicembre del 1998, quando,
sotto gli occhi degli "Osservatori" dell'ONU, l'UCK scatenava la sua
caccia all'uomo, non solo
anti-serba, non solo anti-rom, ma pure anticomunista.
Con questi compagni riteniamo che nonostante tutti gli errori e i
crimini commessi durante un
decennio di conflitto, nonostante il regime "socialista" di Milosevic la
Iugoslavia andava difesa,
l'espansione della NATO contrastata. Dubitiamo che i nostri critici
riescano a capire questa
dialettica (che essi scambiano con la duplicità): comunque quest'estrema
sinistra, considerando
che l'esplosione della Iugoslavia era nell'interesse dell'imperialismo,
ha combattuto la NATO
(anche inviando propri volontari in alcuni fronti di guerra), pur senza
aver mai appoggiato
Milosevic e il suo governo.
L'equazione: difesa della Iugoslavia uguale difesa di Milosevic è una
delle armi più sottili e infami
della propaganda imperialista nonché delle forze disfattiste iugoslave.
Qui in Occidente la storia è vecchia come il cucco: difendi l'Argentina
contro la Gran Bretagna nel
conflitto sulle Malvinas? Ma allora stai coi generali golpisti! Difendi
l'Iran? Quindi sei con
l'integralismo islamico. Dici giù le mani dall'Iraq? Dunque sei con
Saddam Hussein che fa strage
dei curdi! Sei contro l'invasione "democratica" di Panama? Ma allora
difendi il narcotrafficante
Noriega! Sostieni la resistenza Hezbollah in Libano? Dunque sei per
imporre lo chador alle donne!
Ogni compagno/a intellettualmente onesto e che non abbia gettato alle
ortiche certi fondamentali
criteri marxisti e antimperialisti di interpretazioni dei fatti, però,
capisce al volo il senso della
nostra posizione.
Il dramma è che il "terzocampismo" --la posizione di equidistanza tra la
NATO che avanza come
un rullo compressore per spianare la strada alle multinazionali e al
capitale finanziario e quegli
stati ribelli che dicono Signor No!-- non è più l'atteggiamento
snobistico di certi settori della
borghesia, è diventata, pensate un po', la posizione di buona parte
dell'antagonismo qui in
Occidente. Qui in Occidente certi compagni, si mettono a fare le pulci a
questi regimi, misurano il
loro tasso di democraticità (borghese) e condizionano il loro appoggio
al rispetto di quelli che essi
considerano principi sacri, metastorici. Degli apriori di natura
etico-morale, quindi metapolitici.
Potremmo farla lunga sul discorso della "democrazia", potremmo ribadire
che la democrazia è
sempre una forma mascherata di dittatura. Ma la facciamo corta. Per dare
lezioni di democrazia ai
cittadini iugoslavi (facendo il contrappunto a criminali internazionali
come Clinton e company) essi
dovrebbero prima conquistarla nel loro proprio paese. Come possono,
degli italiani il cui governo
D'Alema ha calpestato come Mussolini non solo la democrazia formale
(Costituzione) ma lo
stesso Diritto internazionale, arrogarsi quello di chiedere più
democrazia per i serbi? Come
possono gli antagonisti italiani che non riescono ad impedire i lavori
dell'OCSE, salire in cattedra e
dare lezioni a chi da dieci anni difende con le unghie e coi denti i
principi non meno democratici di
quello di voto o di parola, come quelli della sovranità e
dell'indipendenza nazionali? Come possono,
gli antagonisti per cui la classe operaia non esiste, in un paese in cui
si consente che i proletari
ammazzati sul lavoro superino quelli massacrati dalla NATO in
Iugoslavia, dare lezioni? Come
possono, certi antagonisti, firmare petizioni per la libertà di una
poetessa kosovara per sua
ammissione vicina all'UCK, quando in Italia essi non muovono un dito per
i nostri 200 prigionieri
politici? Questi nostri antagonisti che hanno fatto finta di nulla
mentre il regime di centro-sinistra,
non venti anni fa, ma nel 1999, ha affibbiato il 270bis ad un centinaio
di militanti anti--NATO e
incarcerato e condannato una cinquantina di compagni, comunisti e
anarchici, in base alle
legislazione speciale anti-terrorismo?
Dovrebbero solo vergognarsi per i loro livelli di opportunismo, di
assuefazione, di cerchiobottismo,
di consociativismo oggettivo con questo sistema di merda e i suoi
satrapi eletti a suffragio
universale.
VOCE OPERAIA
Ultimo ma non meno importante.
Il nostro appello a boicottare i sit-in in favore della "serbia
democratica" e il movimento Otpor era
aleatorio, virtuale, dello stesso tipo di quello tanto strombazzato per
sabotare il vertice dell'OCSE.
Resta il fatto che il cartello di forze che si oppone al regime di
Milosevic non è né democratico, né
popolare. Chi conosce le vicende iugoslave lo sa e non aspetta di
prendere la linea dal TG1 o dal
TG5, da Gad Lerner o dalla Annunziata. Il cartello di partiti raccolti
nella sigla "Opposizione
Unita" è composto notoriamente da partitelli "democratici" sponzorizzati
dai paesi NATO (ognuno
ha il suo preferito) ma anche, da ultra-monarchici, fascisti e cetnici
serbi di diverso stampo, da
leader che si sono macchiati, tra il 1992 e il 1996, nelle Kraijne e in
Bosnia, dei peggiori crimini
nazionalistici (non ci sono solo le Aquile Bianche di Seselj o le Tigri
di Arkan). Dei veri
democratici-terzocampisti-pacifisti, se fossero coerenti, dovrebbero
disprezzare questi non meno
di Milosevic.
Per quanto riguarda Otpor (la coalizione di certe associazioni di base,
non solo studentesche!)
solo un movimentismo becero e apolitico può considerarlo un elemento
autonomo nella lotta per il
potere attualmente in atto in Iugoslavia. Che ci credano o no i nostri
detrattori, il loro legame con la
"Opposizione Unita" di Draskovic, Dindijc e Obramovic, è dichiarato e
indissolubile. Non si tratta
di un movimento spontaneo di studenti all'italiana, ma di un reparto
d'assalto, del cavallo di Troia
dei reazionari.
Ecco perché, anche i Diessini (leggasi DS), oltre a fungere in Italia da
architrave del potere
neoliberista, possono aderire a pieno titolo alla iniziativa con
rappresentanti di Otpor che i
compagni di Radio Sherwood (leggasi radio Sherwood) svolgeranno a Padova
sabato 1. luglio.
Sarebbe necessario boicottare anche questa iniziativa, ovviamente.
Tuttavia chiamiamo . Certi
compagni padovani non vanno troppo per il sottile. Già l'anno scorso, ad
Aviano, ci hanno
malmenato perché portavamo delle bandiere iugoslave (quelle con la
stella rossa beninteso). Loro
odiano la "pulizia etnica" serba, ma non disdegnano quella politica di
stampo "stalinista" (senza
offesa per i compagni stalinisti).
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
"NOOCSE" a causa di un volantinaggio a favore della opposizione
liberista e filoatlantica in Serbia...
---
Ci è giunto oggi questo messaggio dal noOcse di Bologna.
> Il gruppo donne Contropiani NoOcse Bologna riunitosi presso
Atlantide il
> 26/6/2000 esprime la propria adesione all'appello di solidarietà con
la
> "Serbia Democratica" per lanciare per il 24/6/2000 ponti di
solidarietà
> concreti con più di venti città italiane, con:
> - la rete delle donne in nero contro la guerra sia in Serbia che
kosovo/a
> - appello per l'immediata liberazione di Flora Brovina
> - con il movimento studentesco Otpop (Resistenza)
>
> Riuniamoci tutte/i per il volantinaggio insieme con le donne in nero
di
> Bologna in piazza ore 18 il 24/6/2000. Saranno fatte comunicazioni
anche
> durante ko Street Rave Parade antiprobizionista.
>
> 20/6/2000.
> Gruppo Donne Contropiani.
>
Permetteteci di esprimere il nostro sdegno.
Come è possibile che dall'interno di una rete che si proclama
antagonista si faccia da sponda ai governi NATO nel solidarizzare
con la "Serbia Democratica", cioè con le forze filo-occidentali che
proclamano apertamente la loro simpatia con l'Europa di
Maastricht e che chiedono l'ingresso della Iugoslavia nella NATO?
Come non sapere che sono proprio i governi NATO (gli stessi che
hanno sganciato tonnellate di bombe all'uranio impoverito, gli
stessi che stringono i popoli iugoslavi in un'embargo infame e
illegale) a promettere aiuti solo a quei municipi amministrati dalle
forze politiche filo-USA-UE, cioè alla "Serbia democratica"?
Come è possibile rivendicare la liberazione dell'unico prigioniero
dell'UCK nelle prigioni iugoslave mentre nel Kosovo, col terrore,
sono stati espulsi 250mila rom, serbi, gorani, montenegrini e
albanesi anti-UCK? Mentre a Kosovska Mitrovica sono detenuti e
in sciopero della fame per protestare contro la violazione da parte
dei poliziotti ONU dei più elementari diritti umani, una quarantina
di cittadini non-albanesi?
Come è possibile solidarizzare con il movimento "Otpop" il quale
solidarizza a sua volta con i tirannosauri del turbocapitalismo
globalizzato contro i quali ci siamo mobilitati ad Ancona, Firenze,
Genova e Bologna?
Donne in nero?
Qui in lutto ci sono solo l'intelligenza, la dignità, la coerenza di
tutti quelli che erano a Bologna con la rete noOcse, e che si
illudevano di avere al fianco, pur nella diversità di opinioni,
compagni e compagne che avevano chiaro, come minimo, cosa
stavamo facendo, contri chi stavamo lottando.
Invitiamo i compagni a boicottare, a sabotare, ad impedire il
proclamato volantinaggio ed a partecipare invece all'incontro
nazionale delle Associazioni anti-NATO e di solidarietà con la
Iugoslavia che si svolgerà proprio a Bologna, proprio il 24
giugno, dalle ore 11 in poi presso la saletta del sindacato
ferrovieri dentro la stazione FS centrale.
VOCE OPERAIA
Subject: Bifo politically S/correct
Date: Sat, 24 Jun 2000 02:02:29 +0800
From: VOCE OPERAIA <voceoperaia@...>
To: <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>
Franco Berardi "Bifo" denudandosi un'altra volta,
ha così risposto al nostro invito a boicottare il meeting in
difesa della "Serbia
democratica", cioè di quel cartello di forze politiche iugoslave
notoriamente
sponzorizzate dalla NATO:
"Esprimo la mia solidarietà e il mio affetto per le donne in nero
per il
movimento OTPOR e per tutti coloro che hanno saputo riconoscere
nel regime
fascista serbo e nel criminale Milosevic un nemico dell'umanità -
non meno
ripugnante ed orrendo dei bombardieri della NATO e dei regimi
occidentali che
speculano sulla guerra.
Vorrei inoltre sapere come questi signori che si firmano Voce
operaia
pensano di potere sabotare, boicottare, impedire il volantinaggio
delle donne
in nero. Forse dispongono delle squadre naziste di Seselj, o si
rivolgeranno
per un petit coup de main alle tigri di Arkan?
Su molte cose ci può essere discussione, differenza, disaccordo,
all'interno
della rete che si sta costituendo. Su questa cosa no. Sappiamo
riconoscere i
fascisti, i nazionalisti, e gli assassini, quale che sia la
bandiera che
sventolano.
Per quel che io ne so la rete NOOCSE è pronta a rispondere
all'appello di ogni
oppresso, che sia uomo o donna, kosovaro o albanese, serbo o
croato.
Ma non è disposta a difendere nessun regime dittatoriale. E meno
di ogni altro
il regime dei violentatori serbi, di Milosevic, di Seselj, di
Karadzic, di
Mladic e di Arkan.
Scomparite, miserabili".
Franco Berardi Bifo
Allo s.d.e.g.n.o. si aggiunge la nostra pena.
Questo messaggio di Bifo sembra una fotocopia dei discorsetti che
James
Shea, portavoce della NATO, a nome del Segretario di Stato USA M.
Albright, diffondeva un anno fa per giustificare i bombardamenti
"intelligenti"
in Iugoslavia.
Essi ci dicevano infatti che si trattava di una "guerra
umanitaria" in difesa dei
"poveri kosovari" contro il "regime fascista serbo" capeggiato
"dal criminale
Milosevic nemico dell'umanità". E noi, che assieme a milioni di
antimperialisti
e di democratici ci siamo battuti per fermare l'aggressione,
proprio come
dicevano Veltroni e D'Alema, siamo stati in realtà dei servi degli
"violentatori serbi",dei sostenitori della "pulizia etnica".
Ma un anno è passato, e solo Bifo sembra non essersi accorto di
cosa nel
frattempo è accaduto in Kosovo sotto lo sguardo 'vigile' dei
mercenari
NATO. (...)
Se solo Bifo conservasse un briciolo della passione sociale di un
tempo, se
volesse davvero difendere ogni uomo o donna opressi, se volesse
combattere davvero contro ogni dittatura e violenza, saprebbe da
che parte
stare. Chiederebbe la fine delle sanzioni contro la Iugoslavia,
vorrebbe che
sul banco degli accusati, come criminali di guerra, sedessero i
ministri dei
governi NATO, si batterebbe per i diritti dei Rom ( e delle altre
minoranze
oppresse dalla mafia albanese) non solo a Bologna (questo fa
chic!) ma
proprio in Kosovo, chiederebbe il ritiro delle truppe NATO da i
Balcani,
sarebbe per spazzare via i papponi narcotrafficanti
(ultranazionalisti)
dell'UCK. Ma egli ha perso, assieme alla passione per la
giustizia, anche la
lucidità (altrimenti non direbbe che la nostra difesa della
Iugoslavia equivale a
difendere il suo regime attuale), e non sa più riconoscere
oppressi e
oppressori, ricchi e poveri, tiranni e ribelli. A forza di
trastullarsi con il cyber
spazio e le reti virtuali, ha perso ogni contatto con la concreta
realtà
mondiale. L'odio antiserbo e antiiugoslavo da cui è accecato è una
buona
credenziale per accreditarsi come pupillo politically S/correct
nei salotti buoni
dell'imperialismo, ma che non ci venga allora a prendere per il
culo con il suo
antagonismo da baraccone. Anche la battaglia per cibi non
transgenici va
benissimo ai borghesi, basta che non metta in discussione
l'imperialismo,
questo sistema di saccheggio planetario che solo con la rapina a
spese dei
quattro quinti della popolazione mondiale può garantire i
privilegi dei bifi e dei
bifetti dell'Occidente opulento. Noi possiamo permetterci il lusso
di chiedere
cibi biologici solo perché in Africa, Asia, America Latina i
proletari non
mangiano che una ciotola di riso, perché in Iugoslavia si fanno le
file per il
pane, perché in Iraq o a Cuba non ci sono latte o medicinali per i
bambini. E
cosa fanno i bifi dell'Occidente che mangiano pastasciutta con
farina
biologica a 10mila al chilo? Si lagnano perché in simili
circostanze, in questi
paesi martoriati, non c'è libertà (borghese, s'intende), si
mettono a
pontificare, a dare lezioni di democrazia.
Questo è quello che chiamiamo antagonismo da baraccone,
l'antagonismo di
plebei che cercano una civile convivenza dentro la fortezza
imperialista, una
nicchietta confortevole per mettersi la coscienza a posto, in cui
sia loro
concesso fingere di battersi per i diritti degli schiavi.
E' no cari signori! Anche se voi vi credete assolti, siete per
sempre coinvolti!
Voce Operaia
Subject: R.I.T.E.G.N.O.
Date: Wed, 28 Jun 2000 20:04:43 +0800
From: VOCEOPERAIA <voceoperaia@...>
To: <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>
28 giugno
voce operaia
Tentando di chiarire la nostra posizione....
Francamente non pensavamo che il nostro S.D.E.G.N.O. del 22 giugno
avrebbe suscitato questo
putiferio.
E' facile dedurre che se ciò è accaduto è perché abbiamo ficcato il
coltello in una piaga del corpo
del movimento antagonista. Un movimento non può essere giudicato da ciò
che dice di se stesso,
ma dalle posizioni che assume riguardo ai fatti salienti, i quali, in un
contesto globalizzato, sono
anzitutto fatti di rilievo internazionale. E di primissimo rilievo è, da
almeno l'estate del 1990, la
tragedia della Iugoslavia.
Dopo tutte le accuse mosseci (prendiamo in considerazione quelle
meritevoli di attenzione)
riteniamo di non abusare della pazienza dei compagni/e se ci prendiamo
il diritto di replica.
Partiamo da un primo elemento. Non è vero che il panorama iugoslavo è
diviso in due campi
soltanto: quello capeggiato da PSS di Milosevic e la filo-occidentale
"Opposizione Unita"
--facciamo notare che in una riunione dei Ministri degli esteri della
NATO svoltasi a Sarajevo nel
luglio del 1999 l'investitura a leader di questa coalizione è caduta dul
banchiere Abramovic.
I progressisti europei potranno anche fare spallucce, ma in Iugoslavia,
esistono più campi politici
in lotta fra loro, a dimostrazione che c'è un regime democratico, una
variante della sola
democrazia oggi esistente, quella borghese. Che essa sia blindata non
crediamo dipenda anzitutto
dalla paranoia di Milosevic, ma dalle profonde tensioni sociali causate
da dieci anni di guerra e di
embargo. Per molto meno, negli anni '20 e '30 la democrazia europea, è
sfociata nella tirannide
fascista. Checcé deducano i nostri critici VOCE OPERAIA non sta nel
campo di Milosevic, ma, e
da più di un decennio, in quello dell'estrema sinistra. Si compagni!
esiste una sinistra comunista
Iugoslava ed è con questa che da almeno dieci anni abbiamo relazioni
strettissime, loro ci passano
informazioni di prima mano, loro ci hanno aiutato nei nostri continui
viaggi dal 1991 in poi, loro
hanno consenito, nell'estate del 1998, il campo antimperialista in
Montenegro. Si tratta di
organizzazioni di operai, contadini, intellettuali che nel 1989/90 non
seguirono Milosevic e Mira
Markovic (della JUL) quando imboccarono, tanbto per capirci, la via
della disoluzione della
vecchia lega dei Comunisti titoista. Non si tratta però solo di
nostalgici del titoismo, ci sono anche
antitotisti a vario titolo (ad esempio gli staliniani del NKPJ-Nuovo
Partito Comunista di
Jugoslavia- guidati da Kitanovic che come cominternista si fece sotto
Tito una decina d'anni di
galera. C'è la Lega dei Comunisti di Stevan Mirkovic, considerato il
vero erede di Tito. Ci sono
gruppi tacciati di essere trotskysti (come il Partito dei Lavoratori),
titoisti autogestionari e
internazionalisti come il Partito Comunista Serbo e il Partito
Socialista Popolare. In Montenegro,
come da tradizione, a questi partito se ne aggiungono anche altri,
componendo un'area composita
e spesso litigiosa. Esisitono infine, per quanto i progressisti nostrani
possano socchignare, varie
correnti organizzate di sinistra, sia nalla Sinistra Jugosva (JUL) che
nel partito Socialista di
Milosevic.
Noi è a questo "terzo campo" comunista che siamo legati da vincoli di
amicizia e solidarietà.
Ricordiamo anche l'Associaziione Internazionale E. Che Guevara di
Pristina, i cui dirigenti,
assolutamente "multietnici" sono dovuti scappare dal Kosovo già nel
dicembre del 1998, quando,
sotto gli occhi degli "Osservatori" dell'ONU, l'UCK scatenava la sua
caccia all'uomo, non solo
anti-serba, non solo anti-rom, ma pure anticomunista.
Con questi compagni riteniamo che nonostante tutti gli errori e i
crimini commessi durante un
decennio di conflitto, nonostante il regime "socialista" di Milosevic la
Iugoslavia andava difesa,
l'espansione della NATO contrastata. Dubitiamo che i nostri critici
riescano a capire questa
dialettica (che essi scambiano con la duplicità): comunque quest'estrema
sinistra, considerando
che l'esplosione della Iugoslavia era nell'interesse dell'imperialismo,
ha combattuto la NATO
(anche inviando propri volontari in alcuni fronti di guerra), pur senza
aver mai appoggiato
Milosevic e il suo governo.
L'equazione: difesa della Iugoslavia uguale difesa di Milosevic è una
delle armi più sottili e infami
della propaganda imperialista nonché delle forze disfattiste iugoslave.
Qui in Occidente la storia è vecchia come il cucco: difendi l'Argentina
contro la Gran Bretagna nel
conflitto sulle Malvinas? Ma allora stai coi generali golpisti! Difendi
l'Iran? Quindi sei con
l'integralismo islamico. Dici giù le mani dall'Iraq? Dunque sei con
Saddam Hussein che fa strage
dei curdi! Sei contro l'invasione "democratica" di Panama? Ma allora
difendi il narcotrafficante
Noriega! Sostieni la resistenza Hezbollah in Libano? Dunque sei per
imporre lo chador alle donne!
Ogni compagno/a intellettualmente onesto e che non abbia gettato alle
ortiche certi fondamentali
criteri marxisti e antimperialisti di interpretazioni dei fatti, però,
capisce al volo il senso della
nostra posizione.
Il dramma è che il "terzocampismo" --la posizione di equidistanza tra la
NATO che avanza come
un rullo compressore per spianare la strada alle multinazionali e al
capitale finanziario e quegli
stati ribelli che dicono Signor No!-- non è più l'atteggiamento
snobistico di certi settori della
borghesia, è diventata, pensate un po', la posizione di buona parte
dell'antagonismo qui in
Occidente. Qui in Occidente certi compagni, si mettono a fare le pulci a
questi regimi, misurano il
loro tasso di democraticità (borghese) e condizionano il loro appoggio
al rispetto di quelli che essi
considerano principi sacri, metastorici. Degli apriori di natura
etico-morale, quindi metapolitici.
Potremmo farla lunga sul discorso della "democrazia", potremmo ribadire
che la democrazia è
sempre una forma mascherata di dittatura. Ma la facciamo corta. Per dare
lezioni di democrazia ai
cittadini iugoslavi (facendo il contrappunto a criminali internazionali
come Clinton e company) essi
dovrebbero prima conquistarla nel loro proprio paese. Come possono,
degli italiani il cui governo
D'Alema ha calpestato come Mussolini non solo la democrazia formale
(Costituzione) ma lo
stesso Diritto internazionale, arrogarsi quello di chiedere più
democrazia per i serbi? Come
possono gli antagonisti italiani che non riescono ad impedire i lavori
dell'OCSE, salire in cattedra e
dare lezioni a chi da dieci anni difende con le unghie e coi denti i
principi non meno democratici di
quello di voto o di parola, come quelli della sovranità e
dell'indipendenza nazionali? Come possono,
gli antagonisti per cui la classe operaia non esiste, in un paese in cui
si consente che i proletari
ammazzati sul lavoro superino quelli massacrati dalla NATO in
Iugoslavia, dare lezioni? Come
possono, certi antagonisti, firmare petizioni per la libertà di una
poetessa kosovara per sua
ammissione vicina all'UCK, quando in Italia essi non muovono un dito per
i nostri 200 prigionieri
politici? Questi nostri antagonisti che hanno fatto finta di nulla
mentre il regime di centro-sinistra,
non venti anni fa, ma nel 1999, ha affibbiato il 270bis ad un centinaio
di militanti anti--NATO e
incarcerato e condannato una cinquantina di compagni, comunisti e
anarchici, in base alle
legislazione speciale anti-terrorismo?
Dovrebbero solo vergognarsi per i loro livelli di opportunismo, di
assuefazione, di cerchiobottismo,
di consociativismo oggettivo con questo sistema di merda e i suoi
satrapi eletti a suffragio
universale.
VOCE OPERAIA
Ultimo ma non meno importante.
Il nostro appello a boicottare i sit-in in favore della "serbia
democratica" e il movimento Otpor era
aleatorio, virtuale, dello stesso tipo di quello tanto strombazzato per
sabotare il vertice dell'OCSE.
Resta il fatto che il cartello di forze che si oppone al regime di
Milosevic non è né democratico, né
popolare. Chi conosce le vicende iugoslave lo sa e non aspetta di
prendere la linea dal TG1 o dal
TG5, da Gad Lerner o dalla Annunziata. Il cartello di partiti raccolti
nella sigla "Opposizione
Unita" è composto notoriamente da partitelli "democratici" sponzorizzati
dai paesi NATO (ognuno
ha il suo preferito) ma anche, da ultra-monarchici, fascisti e cetnici
serbi di diverso stampo, da
leader che si sono macchiati, tra il 1992 e il 1996, nelle Kraijne e in
Bosnia, dei peggiori crimini
nazionalistici (non ci sono solo le Aquile Bianche di Seselj o le Tigri
di Arkan). Dei veri
democratici-terzocampisti-pacifisti, se fossero coerenti, dovrebbero
disprezzare questi non meno
di Milosevic.
Per quanto riguarda Otpor (la coalizione di certe associazioni di base,
non solo studentesche!)
solo un movimentismo becero e apolitico può considerarlo un elemento
autonomo nella lotta per il
potere attualmente in atto in Iugoslavia. Che ci credano o no i nostri
detrattori, il loro legame con la
"Opposizione Unita" di Draskovic, Dindijc e Obramovic, è dichiarato e
indissolubile. Non si tratta
di un movimento spontaneo di studenti all'italiana, ma di un reparto
d'assalto, del cavallo di Troia
dei reazionari.
Ecco perché, anche i Diessini (leggasi DS), oltre a fungere in Italia da
architrave del potere
neoliberista, possono aderire a pieno titolo alla iniziativa con
rappresentanti di Otpor che i
compagni di Radio Sherwood (leggasi radio Sherwood) svolgeranno a Padova
sabato 1. luglio.
Sarebbe necessario boicottare anche questa iniziativa, ovviamente.
Tuttavia chiamiamo . Certi
compagni padovani non vanno troppo per il sottile. Già l'anno scorso, ad
Aviano, ci hanno
malmenato perché portavamo delle bandiere iugoslave (quelle con la
stella rossa beninteso). Loro
odiano la "pulizia etnica" serba, ma non disdegnano quella politica di
stampo "stalinista" (senza
offesa per i compagni stalinisti).
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
30 GIUGNO
40° Anniversario della Rivolta Antifascista genovese
Genova - 30 Giugno 1960 - 30 Giugno 2000
http://digilander.iol.it/linearossage/30giugno.htm
Nel giugno del 1960 il MSI intende tenere il suo congresso a Genova. E'
chiaro alle forze
della Resistenza e a tutti gli antifascisti che questo congresso a
Genova, medaglia d'oro
della Resistenza rappresenta un momento determinante per il
reinserimento del fascismo
nel potere politico ufficiale. Genova antifascista, partigiana e
proletaria insorge e dice no
al fascismo! La città si mobilita, i giovani con le loro magliette a
righe (allora indossate non
certo per seguire la moda, ma perchè erano un capo di abbigliamento a
buon mercato [in
vendita specialmente nei mercatini del centro storico genovese],
diventeranno l'emblema, il
simbolo giovanile del 30 Giugno 60) si uniscono ai reduci partigiani; la
polizia [di Spataro]
carica i manifestanti, seguono violenti scontri con i scelbotti (così
vennero ribatezzati il 14
Luglio del 48 (attentato a Togliatti) i poliziotti usati contro gli
operai insorti [allora furono
formati questi speciali «reparti celere» della polizia, dall'allora
ministro DC Mario Scelba
[dal cui cognome trae l'origine il termine], e così continuarono a
chiamarli in quei giorni di
maggio i giovani antifascisti ) ma, nonostante la polizia abbia uomini
addestrati e ben
equipaggiati, non riesce a debellare la sommossa popolare e viene
sonoramente battuta dai
giovani antifascisti! E...mentre in piazza De Ferrari i giovani
antifascisti e i partigiani erano
impegnati a respingere le provocazioni poliziesche, un altro reparto di
polizia, in pieno
assetto di guerra proteggeva i gerarchi fascisti permettendogli di
sfuggire indisturbati. In
seguito si venne a sapere che furono messi su un treno speciale che
partì dalla stazione di
Ge.Nervi (nota località turisticà climatica genovese) e, dove si erano
rifugiati nella
speranza di tenere lì il loro congresso .
Il 30 Giugno 1960 Genova è la capitale dell'antifascismo
italiano.
Il fascismo non passò!
Non tardò comunque ad arrivare la repressione. Avvalendosi di delazioni
e false
testimonianze, nonchè basandosi su alcune fotografie, scattate dal
solito intraprendente
fotoreporter (pare di un noto quotidiano locale) nei pressi della Piazza
De Ferrari, vennero
arrestati numerosi antifascisti, (specialmente si cercò di colpire la
gioventù antifascista),
seguirono processi e dure condanne.
Quei giovani valorosi hanno dovuto subire ogni angheria e sopruso
(vennero reclusi nel
carcere di Regina Coeli); la cartolina che vedete è una delle centinaia
di migliaia che furono
inviate, in occasione del 2° Anniversario del 30 Giugno, al Presidente
della Repubblica,
appunto per chiedere la liberazione di tutti gli antifascisti.
Scarcerati, quasi tutti, chi dopo
tre, altri dopo quattro anni di duro carcere, anche perchè vi furono
sinceri Comunisti che
mai li abbandonarono, come il Comp. Terracini che fu il loro avvocato e
li difese con
risolutezza e tenacia o come il Comp.Pietro Secchia (allora senatore);
ritornati in libertà
alla maggior parte di questi giovani il reinserimento stabile nel mondo
del lavoro venne
negato ed oggi che hanno passato la sessantina vivono malati e in
solitudine, dimenticati
dalle istituzioni, con i pochi soldi di una misera pensione!
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
40° Anniversario della Rivolta Antifascista genovese
Genova - 30 Giugno 1960 - 30 Giugno 2000
http://digilander.iol.it/linearossage/30giugno.htm
Nel giugno del 1960 il MSI intende tenere il suo congresso a Genova. E'
chiaro alle forze
della Resistenza e a tutti gli antifascisti che questo congresso a
Genova, medaglia d'oro
della Resistenza rappresenta un momento determinante per il
reinserimento del fascismo
nel potere politico ufficiale. Genova antifascista, partigiana e
proletaria insorge e dice no
al fascismo! La città si mobilita, i giovani con le loro magliette a
righe (allora indossate non
certo per seguire la moda, ma perchè erano un capo di abbigliamento a
buon mercato [in
vendita specialmente nei mercatini del centro storico genovese],
diventeranno l'emblema, il
simbolo giovanile del 30 Giugno 60) si uniscono ai reduci partigiani; la
polizia [di Spataro]
carica i manifestanti, seguono violenti scontri con i scelbotti (così
vennero ribatezzati il 14
Luglio del 48 (attentato a Togliatti) i poliziotti usati contro gli
operai insorti [allora furono
formati questi speciali «reparti celere» della polizia, dall'allora
ministro DC Mario Scelba
[dal cui cognome trae l'origine il termine], e così continuarono a
chiamarli in quei giorni di
maggio i giovani antifascisti ) ma, nonostante la polizia abbia uomini
addestrati e ben
equipaggiati, non riesce a debellare la sommossa popolare e viene
sonoramente battuta dai
giovani antifascisti! E...mentre in piazza De Ferrari i giovani
antifascisti e i partigiani erano
impegnati a respingere le provocazioni poliziesche, un altro reparto di
polizia, in pieno
assetto di guerra proteggeva i gerarchi fascisti permettendogli di
sfuggire indisturbati. In
seguito si venne a sapere che furono messi su un treno speciale che
partì dalla stazione di
Ge.Nervi (nota località turisticà climatica genovese) e, dove si erano
rifugiati nella
speranza di tenere lì il loro congresso .
Il 30 Giugno 1960 Genova è la capitale dell'antifascismo
italiano.
Il fascismo non passò!
Non tardò comunque ad arrivare la repressione. Avvalendosi di delazioni
e false
testimonianze, nonchè basandosi su alcune fotografie, scattate dal
solito intraprendente
fotoreporter (pare di un noto quotidiano locale) nei pressi della Piazza
De Ferrari, vennero
arrestati numerosi antifascisti, (specialmente si cercò di colpire la
gioventù antifascista),
seguirono processi e dure condanne.
Quei giovani valorosi hanno dovuto subire ogni angheria e sopruso
(vennero reclusi nel
carcere di Regina Coeli); la cartolina che vedete è una delle centinaia
di migliaia che furono
inviate, in occasione del 2° Anniversario del 30 Giugno, al Presidente
della Repubblica,
appunto per chiedere la liberazione di tutti gli antifascisti.
Scarcerati, quasi tutti, chi dopo
tre, altri dopo quattro anni di duro carcere, anche perchè vi furono
sinceri Comunisti che
mai li abbandonarono, come il Comp. Terracini che fu il loro avvocato e
li difese con
risolutezza e tenacia o come il Comp.Pietro Secchia (allora senatore);
ritornati in libertà
alla maggior parte di questi giovani il reinserimento stabile nel mondo
del lavoro venne
negato ed oggi che hanno passato la sessantina vivono malati e in
solitudine, dimenticati
dalle istituzioni, con i pochi soldi di una misera pensione!
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
IO ESSERE CRANTE IMPERATORE T'ASPURCO
"Gia' negli anni Trenta, il diplomatico francese Pozzi aveva ammonito
che era un crimine costringere la civile Croazia a sottomettersi alla
Serbia, che aveva ancora tanto da imparare"
Arciduca Otto d'Asburgo, su "Globus", Croazia, 16/6/1995, pg.6
http://zagreb.matis.hr/books/blackhand/article.htm
ZIETTO FRANZ FERDINAND TI VENDICHERO'
"Capibanda come Aidid in Somalia e Milosevic in Serbia hanno la stessa
ideologia ed agiscono nello stesso modo. Se l'Occidente vince
nell'ex-Jugoslavia, sara' una vittoria non solo contro il governo
totalitario di Belgrado, ma contro tutti i banditi del mondo"
Arciduca Otto d'Asburgo, sul giornale spagnolo ABC, maggio 1994
EUROPA SONO IO, VOI SERPI ESSERE INFERIORI, JA?
"I croati, che sono nella parte civilizzata dell'Europa, non hanno
niente a che spartire con il primitivismo serbo nei Balcani. Il futuro
della Croazia risiede in una Confederazione Europea cui
l'Austria-Ungheria puo' servire come modello".
Arciduca Otto d'Asburgo, 15 agosto 1991, "Le Figaro", Francia
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
"Gia' negli anni Trenta, il diplomatico francese Pozzi aveva ammonito
che era un crimine costringere la civile Croazia a sottomettersi alla
Serbia, che aveva ancora tanto da imparare"
Arciduca Otto d'Asburgo, su "Globus", Croazia, 16/6/1995, pg.6
http://zagreb.matis.hr/books/blackhand/article.htm
ZIETTO FRANZ FERDINAND TI VENDICHERO'
"Capibanda come Aidid in Somalia e Milosevic in Serbia hanno la stessa
ideologia ed agiscono nello stesso modo. Se l'Occidente vince
nell'ex-Jugoslavia, sara' una vittoria non solo contro il governo
totalitario di Belgrado, ma contro tutti i banditi del mondo"
Arciduca Otto d'Asburgo, sul giornale spagnolo ABC, maggio 1994
EUROPA SONO IO, VOI SERPI ESSERE INFERIORI, JA?
"I croati, che sono nella parte civilizzata dell'Europa, non hanno
niente a che spartire con il primitivismo serbo nei Balcani. Il futuro
della Croazia risiede in una Confederazione Europea cui
l'Austria-Ungheria puo' servire come modello".
Arciduca Otto d'Asburgo, 15 agosto 1991, "Le Figaro", Francia
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------