Jugoinfo

L'AUTORE:
Knut Krusewitz, della Technische Universitaet di Berlino, docente di
Pianificazione ambientale e autore di una delle relazioni più rigorose e
intelligenti sul tema dei bombardamenti nei Balcani (industrie chimiche
e uranio), pubblicata da 'Il Manifesto' del 4.1.2000 p. 10.
(http://www.geocities.com/Paris/Chateau/9161/comitato/krusewitz.html)

10 novembre 1999
traduzione: 20 novembre 1999
Versione integrale

*** N.A.T.O.: condotta di guerra e conseguenze ambientali ***

1. Proposizione del problema.

La domanda che deve porsi dal punto di vista delle scienze ambientali e'
quali metodi bellici e quali mezzi la NATO abbia utilizzato durante la
sua
Operation Allied Force e quali danni essa abbia causato all'ambiente
naturale e sociale. La domanda deve essere posta in quanto sussiste il
fondato sospetto che l'alleanza bellica contro la Jugoslavia abbia
urtato i
principi e le norme del Trattato sul divieto di guerra ecologica e
contro il
divieto di danneggiamento ambientale prescritto dal diritto
internazionale
umanitario.
Le relative prescrizioni del diritto internazionale bellico includono in
primo luogo l'intenzionale danneggiamento dell'ambiente nell'ambito
della
condotta bellica.
Inoltre esse si applicano anche ai danni collaterali, se questi
conducono a
conseguenze dannose gravi, estese e durature, e percio' portano con se'
un
perturbamento significativo della vita umana, delle risorse naturali ed
economiche.
In questo caso sarebbe rilevante non solo dal punto di vista ambientale,
ma
anche di quello del diritto internazionale poter provare che l'Alleanza
abbia fatto uso nell'ambito della sua condotta bellica di metodi e mezzi
che
dal punto di vista ambientale erano mirati o da cui ci si doveva
aspettare
che essi causassero danni ambientali persistenti di simile entita'. Si
tratterebbe allora di gravi violazioni delle leggi e consuetudini
belliche,
che potrebbero essere punite come crimini di guerra.

Su questo sfondo e' divenuta un argomento di dibattito internazionale la
questione se il bilancio ambientale della guerra consenta la conclusione
che
la NATO abbia effettivamente condotto una guerra ecologica contro la
Jugoslavia. Con il mio contributo io cerco di dare un apporto al
chiarimento
di questa controversia. A questo fine e' necessario innanzitutto
trattare dei
danni ambientali nel teatro di guerra; infine cerchero' di ordinare e
valutare questi danni secondo il diritto internazionale.


2. Come si comunicano e valutano i danni ambientali di guerra?

2.1. Per la critica del concetto dell'UNEP.

Gia' durante la guerra, ancor prima che vi fosse il primo bilancio
empirico
dei danni ambientali, il direttore esecutivo del Programma Ambientale
delle
Nazioni Unite (ingl.: United Nations Environmental Programme: UNEP),
l'ex
ministro dell'ambiente Klaus Toepfer (cristiano-democratico), riferi'
che la
guerra non aveva causato alcuna catastrofe ecologica.
L'11 maggio 1999 costui rese nota la costituzione di una Balkan Task
Force
(BTF), un gruppo di lavoro speciale per l'ambiente nell'area di guerra.
Esso
avrebbe dovuto "raccogliere e confrontare informazioni credibili sulle
conseguenze ambientali della crisi del Kossovo" (Haavisto, 1999), al
fine di
togliere fondamento a "speculazioni su una catastrofe ecologica dovuta
alla
guerra del Kossovo" (Sueddeutsche Zeitung, (a), 1999, p. 7). Infatti a
Toepfer
non interessavano speculazioni, ma cose concrete. La sua BTF doveva
raccogliere per tempo determinate informazioni ambientali, con cui la
NATO
potesse eventualmente provare di aver condotto una guerra conforme a
diritto
internazionale. Mentre Toepfer strumentalizzava l'UNEP e la BTF, rendeva
ogni
dichiarazione sul significato ecologico della guerra un argomento
ambientale
e di politica militare, ma soprattutto di diritto internazionale dalla
forza
dirompente.
Dall'UNEP-BTF si pretese una prestazione apologetica, che strutturo' il
rapporto interno tra incarico di indagare, metodo d'indagine e risultato
dell'indagine. A causa della preponderante funzione discolpatoria del
rapporto finale dell'UNEP e' giocoforza contrapporvi una critica sui
metodi.

2.2.1. Incarico di indagine:

Toepfer conferi' al BTF solo un incarico di indagine tecnicamente
ristretto,
che non doveva mettere in luce ne' gli aspetti militari, ne' di
giusinternazionalistici, ne' sociali del problema ambientale. L'incarico
di
indagine non riguardava quindi la questione, evidente dal punto di vista
ecologico e sollevabile dal punto di vista del diritto internazionale,
della
concatenazione tra metodi di condotta della guerra NATO e i danni
ambientali
che ne sono derivati nella regione dei Balcani.
Pekka Haavisto, direttore di questa technical mission, formulo' poi
questo
equivoco concetto di indagine in un programma di valutazione
apparentemente
obiettivo: "L'incarico viene suddiviso tra cinque gruppi tematici: 1.
Stima
dei danni ambientali derivanti dagli impianti industriali distrutti; 2.
Danubio; 3. Conseguenze della guerra sulle risorse naturali; 4. Effetti
a
lungo termine della guerra sulla salute degli uomini e sull'ambiente; 5.
Insediamenti umani." (Haavisto, ibid.).

Al contrario di quanto annunciato la BTF non si occupo' in loco degli
"effetti a lungo termine della crisi sulla salute umana e
sull'ambiente".
Cio' potrebbe essere effettuato da uno studio di lungo periodo ordinato
di
recente dalla Commissione Europea. Il suo titolo: "Valutazione accurata
degli influssi sull'ambiente della guerra in Jugoslavia" (Commissione
Europea, 1999). Il suo rapporto finale verra' in essere tuttavia solo
nell'
autunno del 2000. Il Gruppo di lavoro UNEP ha tentato nonostante cio' di
valutare la contaminazione dell'ambiente dovuta al munizionamento
all'uranio
impoverito (depleted uranium: DU). Esso fu costretto a convocare un
Depleted
Uranium Desk Asessment Group (che si riuniva a Ginevra), giacche' la
NATO si
era rifiutata di fornire indicazioni sulla quantita' di armi DU
impiegate e
sui loro bersagli.

2.2.2. Metodo di indagine:
La direttiva politica del direttore UNEP propizio' presso la BTF una
percezione specifica delle conseguenze ecologiche della guerra, che
rimase
quindi allineata non a riflessioni di natura obiettiva, quanto piuttosto
di
natura opportunistica. Dal momento in cui la BTF accetto' acriticamente
la
direttiva extrascientifica del suo committente politico, ando' perfino
ad
oscurare quegli ambiti di realta' scientificamente considerevoli, che un
resoconto obiettivo avrebbe sicuramente resi parte costitutiva di
un'analisi
e valutazione imparziale.

La BTF concepi' il suo programma d'indagine in modo tale da relegare in
un
novero di dati extrascientifico la connessione tematica tra condotta
bellica
NATO, scelta dei mezzi bellici e danni ambientali da esse provocati.
Solo in
questo modo essa poteva considerare i gravi danni della guerra
all'ambiente
naturale e sociale come meri danni collaterali, a guisa di "incidenti
sul
lavoro" di guerra.

2.2.3. Risultati dell'indagine.
Non pare aver minimamente disturbato la BTF il dover presentare un
rapporto
il cui riusultato era gia' stabilito prima che si esaminasse la prima
misurazione dei danni in loco, premessa irrinunciabile della valutazione
tecnica dei danni ambientali di guerra.
Nonostante -od a causa- dell'immunizzazione politicamente stabilita
della
realta' e della connessa minimizzazione del problema la BTF trovo' prove
sul
fatto che la Nato aveva ripetutamente causato consistenti danni
ambientali
in quattro localita', cioe' Pancevo, Kragujevac, Novi Sad e Bor.
I risultati delle loro indagini furono banali, giacche' essi
confermarono
soltanto cio' che esperti ed esperte di disastri sapevano gia' in
precedenza:
chi distrugge militarmente complessi industriali - installazioni
petrolchimiche, raffinerie, depositi di carburante, centrali elettriche,
fabbriche di munizioni, di fertilizzanti, ed impianti chimici - libera
con
cio' sostanze nocive all'ambiente ed alla salute, che naturalmente si
depositano anche nelle vicinanze degli impianti bombardati. Ma certo non
solo li', giacche' esse si diffondono a grande distanza con le termiche,
i
venti, il ciclo delle acque.
La BTF trascuro' deliberatamente questo importante dato di fatto
ecologico,
nonostante allora le fossero noti i risultati delle misurazioni al
riguardo
eseguite dal Dipartimento di Tecniche Ambientali dell'Universita'
Demokritos
di Xanthi (Tracia) (Rapsomanikis, 1999 pag. 1-4; Sueddeutsche Zeitung,
(b)
1999, pag. 5).
Ergo: il concetto metodico dell'UNEP-BTF non era minimamente idoneo all'
elaborazione di un bilancio dei danni ambientali che sarebbe bastato
alla
loro stessa pretesa di presentare "un rapporto completo che sia
neutrale,
obiettivo e scientificamente credibile" (Haavisto, ibid.). Percio' la
parte
empirica del rapporto UNEP contribuiva ben poco al chiarimento del
quesito
qui trattato, se la NATO abbia o meno condotto una guerra ecologica.

2.3. Problematica della pianificazione ambientale.
Le guerre mondiali e le successive forme della "moderna" condotta di
guerra
hanno causato danni non soltanto all'ambiente naturale, ma anche a
quello
sociale (Krusewitz, 1985; idem, 1999, pag. 5-7). Compito di una scienza
ambientale illuministica e' percio' rilevare e valutare non solo i
"danni
collaterali ecologici", effetti primari della guerra, alla qual cosa si
e'
limitata essenzialmente la UNEP-BTF, ma anche i suoi effetti secondari e
terziari. Se la guerra contro la Jugoslavia abbia in effetti causato
soltanto danni collaterali all'ambiente naturale, o se non abbia
prodotto
piuttosto pregiudizi macroscopici, duraturi e gravi all'ambiente
naturale e
sociale, puo' giudicarsi solo se si esaminano i suoi effetti primari,
secondari e terziari. A questo fine utilizzo un metodo di ricerca che ho
sviluppato nell'analisi delle guerre moderne.



2.3.1. Effetti primari.
Quali metodi e mezzi di condotta bellica ha scelto la NATO? Quali armi
vi ha
impiegato? Quali sostanze tossiche/cancerogene/radioattive sono finite
nell'
ambiente, da quali sorgenti provenivano, in quali quantita' cio' e'
accaduto e
come si sono diffuse nello spazio? Quali danni si possono documentare
nella
biosfera (nel bilancio naturale regionale), nei paesaggi culturali, nei
territori protetti, nei territori di ricreazione, come pure nelle
regioni-modello internazionali (riserve della biosfera dell'UNESCO)?
Con riguardo agli effetti primari della guerra si conosce qualche cosa
rispetto ai danni ambientali di limitata estensione, ma poco riguardo a
quelli di ampio raggio. Dati primari sono stati rilevati soprattutto
presso
i siti industriali bombardati.
Sono stati aggrediti e distrutti da attacchi con bombe o missili oltre
20
impianti che contenevano sostanze e/o energie pericolose come:
- Raffinerie di petrolio, oleodotti, depositi di carburante, stazioni di
carico;
- Impianti industriali chimici e farmaceutici;
- Fabbriche di ammoniaca, fertilizzanti e fitofarmaci.

Con cio' sono state liberate in un'area considerevole sostanze
cancerogene,
tossiche ed ecotossiche. Finora tali inquinanti sono stati misurati e
segnalati nelle seguenti localita' (Stephan/Strobel/Klass, 1999; FOCUS,
1999;
Tehnokratia, 1999; UNEP/UNCHS, 1999):
Pancevo: 1,2 dicloroetano (ECD), cloruro di vinile monomero (VCM),
diossina,
furani, fosgene, benzo(a')pirene, ammoniaca, bifenili policlorati
(PCBs),
mercurio, anidride solforosa, ossido d'azoto, fuliggine, fumo;
Kragujevac: PCBs, diossina, furani, benzolo, toluolo, tetracloroetilene,
tricloroetano, rame, zinco, cobalto;
Novi Sad: PCBs, c-esano, idrocarburi liquidi, anidride solforosa,
piombo,
mercurio, fuliggine, fumo;
Bor: PCBs, rame, arsenico, cadmio, piombo, zinco;
Kraljevo: idrocarburi liquidi, gasolio, toluolo, benzolo;
Nis: idrocarburi liquidi, PCBs, diossina;
Novi Beograd: idrocarburi liquidi, benzina;
Smederova: fuliggine, fumo, PCK, idrocarburi liquidi;
Cacak: metalli pesanti.

Questi gli effetti primari della guerra. E' incontestabile che la
Operation
Allied Force ha danneggiato notevolmente l'ambiente naturale nei
dintorni
dei complessi industriali distrutti, e con cio' ha compromesso la salute
della popolazione. E' tuttavia controverso se i danni all'ambiente siano
solo
notevoli o non piuttosto gravi, estese e durature. Su cio' ritornero'
nella
sezione dedicata alla valutazione della condotta di guerra secondo il
diritto internazionale.

2.3.2. Effetti secondari.
Come agiscono tali inquinanti e tali danni ambientali su uomini, salute,
agricoltura, forestazione, risorse acquee, aree protette,
regioni-modello,
approvigionamento idrico, infrastrutture del traffico, ed insediamenti?
Quali tendenze seguono nel corso del tempo le concentrazioni degli
inquinanti e quali ne sono i motivi? Si devono adottare misure di
emergenza
in aree ad alto rischio (per es. presso le fabbriche chimiche
distrutte)?
Quali procedure tecniche devono essere messe in atto per la diminuzione
o l'
eliminazione dei danni? Le discariche militari sono riconoscibili e da
risanare? Puo' essere ripristinato lo status quo ante ecologico?
In questo momento nella Repubblica Jugoslava sono stati rilevati solo
pochi
dati riguardanti gli effetti secondari. Cio' per motivi di politica
interna,
per le sanzioni, per motivi strutturali, ma anche per motivi legati alle
tecniche di misurazione ambientale, di cui non ci si occupa piu'
dettagliatamente.
Tuttavia, nel caso dei complessi industriali bombardati a Pancevo, si
puo'
esporre in modo esemplare il nesso causale tra effetti sull'ambiente
della
condotta bellica NATO primari e secondari. La NATO attacca piu' volte
con
missili (Cruise Missiles) la localita' industriale Pancevo - un
complesso di
stabilimenti petrolchimici, raffinerie di idrocarburi, fabbriche di
fertilizzanti, impianti di cloruro di vinile monomero ed etilene - e lo
distrugge insieme con i suoi grandi depositi.
Le sostanze tossiche da cio' sprigionate formavano ad ogni attacco nubi
tossiche, che contenevano di volta in volta miscugli corrosivi di ECD,
cloruro di vinile monomero (VCM), diossine, fosgene, anidride solforosa,
ossidi di azoto, benzo(a')pirene ed ammoniaca.

In alcune notti di bombardamento le concentrazioni di veleni erano
altrettanto alte che dopo un grande attacco con armi chimiche. La
popolazione e' stata ripetutamente esposta, in quasi tutti i casi
indifesa, a
queste sostanze tossiche.
Percio' i danni alla salute "si mostreranno in parte soltanto fra molti
anni"
(Stephan, 1999, pag. 42).

2.3.3. Effetti terziari.
Quali costi per l'economia nazionale sorgeranno dai programmi di
ricostruzione e risanamento? Chi li finanziera'? Come agiranno le
conseguenze
della guerra sul mercato e sulle condizioni del lavoro? Come i costi
naturali e sociali della guerra cambieranno lo standard di vita, le
condizioni culturali ed educative della societa'? Le opzioni di sviluppo
economiche, politiche ed internazionale delle parti in conflitto sono
ragguardevolmente limitate? I danni economici sono percio' significativi
dal
punto di vista della pianificazione ambientale, poiche' le loro
dimensioni
decidono se, e, se si', sotto quali condizioni, si potranno sostenere i
costi
ambientali naturali e sociali della guerra.
I tre settori-chiave dell'industria jugoslava, chimico, energetico,
metallurgico sono stati gravemente danneggiati. La petrolchimica, il
ramo
industriale piu' redditizio del paese, e' quasi completamente distrutto,
con
nefaste ed incalcolabili conseguenze ecologiche, il moderno impianto
chimico
Petrohemija di Pancevo e' stato raso al suolo.

Altrettanto distrutte sono entrambe le fabbriche di fertilizzanti di
Novi
Sad e Pancevo. Cio' significa "un'ipoteca particolarmente pesante per il
futuro. La Jugoslavia e' un paese agricolo, ed e' sopravvissuta agli
anni dell
'isolamento solo della propria produzione alimentare. Negli anni scorsi
la
quota dell'agricoltura nel prodotto interno lordo e' salita dal 35 a
quasi il
50%" (Israel, 1999, pag. 8).
A Pancevo si trovavano anche le maggiori raffinerie della Jugoslavia,
che
ora sono ridotte in macerie. L'economia energetica e' il secondo settore
economico fondamentale che e' stato duramente danneggiato dalla guerra.
"Nel
settore-chiave della metallurgia gli stabilimenti del gruppo Zastava,
soprattutto a Kragujevac, sono stati largamente distrutti. 120 imprese
fornitrici dipendono da questo complesso industriale automobilistico"
(Spiegel, 1999, pag. 153).

Un primo bilancio degli effetti terziari nell'economia nazionale
presenta,
secondo l'inventario di un economista jugoslavo, il seguente quadro: "A
causa della guerra e delle sue conseguenze la produzione industriale
nella
Repubblica Federale Jugoslava, confrontata coll'anno precedente, calera'
del
44,4% [...]. Il prodotto interno lordo dovrebbe affondare del 40,7%, l'
impotr-export di oltre il 50%, la disoccupazione dovrebbe salire al
32,6%"
(Sueddeutsche Zeitung, 1999, pag. 25).


3. Valutazione dei danni ambientali secondo il diritto internazionale
bellico.

Alla spiegazione della questione, se la NATO abbia condotto una guerra
ecologica contro la Jugoslavia contribuisce il diritto internazionale
bellico. Le norme ed i principi relativi si trovano:
-nell'accordo sul divieto dell'uso militare o comunque ostile di
tecniche
che alterino l'ambiente, unitamente all'appendice e intesa del 18 maggio
1977 - accordo sul divieto di guerra ecologica, ingl.: Environmental
Mpodification Convention, citato come ENMOD-Convention (Fahl, 1980,
pagg.
136-143), e
- nel 39o protocollo aggiuntivo dell'8 giugno 1977 alla Convenzione di
Ginevra del 12 agosto 1949 sulla protezione delle vittime dei conflitti
armati -citato come PA I- (Randelzhofer, 1999, pagg. 569-617).

In base all'esperienza della condotta bellica USA in Vietnam l'ONU varo'
nel
1977 la ENMOD-Convention; la Repubblica Federale Tedesca la ratifico'
nel
1983.

Secondo l'art. I dell'accordo e' vietato l'uso "di tecniche che alterino
l'
ambiente che producano effetti gravi, estesi e duraturi" come mezzo di
condotta bellica. "Il bersaglio e' dunque l'uso delle cosiddette
environmental modification techniques come strumenti militari, cioe' il
mirato abuso dell'ambiente come arma" (Oeter, 1994, pag. 98). Ogni
"manipolazione" militare "dei processi naturali" (art. II) e' pertanto
interdetta.

Le Intese (Understandings) sugli articoli I e II stabiliscono che si
intende
"esteso" un ambito di varie centinaia di chilometri quadrati; per
"duraturi"
s'intendono danni militari che si prolungano per vari mesi (circa una
stagione), e "grave" e' un effetto che porta con se' disturbi seri e
significativi alla vita umana, alle risorse economiche e naturali e ad
altri
beni.

Se viene violato uno di questi limiti, entra in gioco il divieto
dell'ENMOD.
Con l'art. 35, sez. 3, PA I e le norme complementari dell'art. 55 nello
stesso Protocollo Aggiuntivo e' stato "introdotto un assoluto divieto di
danni ambientali persistenti nel diritto internazionale umanitario"
(Oeter,
ibid.).
Se e' chiaro o presumibile che si pervenga a danni ambientali gravi,
estesi e
duraturi, anche l'impiego di tali mezzi e metodi dannosi per l'ambiente
non
e' piu' ammissibile, nemmeno se asseritamente necessario dal punto di
vista
militare.
Arrecare consapevolmente od accettare semplicemente il rischio di creare
danni gravi e persistenti all'ambiente sono coomportamenti con cio'
pienamente considerati nell'ambito della condotta bellica.

Le norme del protocollo aggiuntivo I superano in p'rincipio il divieto
della
ENMOD. Non vi sono solo compresi l'intenzionale danneggiamento
dell'ambiente
nell'ambito della condotta bellica (come nel caso della convenzione sul
divieto di guerra ecologica), ... ... ... ... danni collaterali" (Oeter,
ibid.).
Poiche' ogni condotta bellica causa notevoli danni collaterali
all'ambiente,
la questione sulle disposizioni limitative della guerra nel Protocollo
Aggiuntivo I non e' soltanto di prevalente interesse militare, ma anche
di
interesse per la pace.
"La Conferenza Diplomatica ha percio' utilizzato i concetti-soglia
esteso,
duraturo e grave impiegati analogamente alla ENMOD, non ugualmente in
modo
alternativo (come per la ENMOD) ma in modo cumulativo. Solo i danni
collaterali coinvolgenti grandi superfici, che contemporaneamente
persistono
per lunghi lassi di tempo e che inoltre comportano gravi pregiudizi per
l'
ambiente, sono compresi dai divieti dell'art. 35, 3o co., e 55 del PA I
(Oeter, loc. cit. pag. 99).



4. Applicazione dei criteri di valutazione giusinternazionalistici alla
condotta bellica della N.A.T.O.

Si ammette qui che una complessiva, sistematica analisi dei dati
rilevanti
dal punto di vista ambientale, se fosse in effetti possibile, non e'
stata
fino a questo momento (ottobre 2999) ancora fornita.
Tuttavia le informazioni introdotte nei dati sono sufficienti ad
ottenere
istruttivi risultati sul nesso causale tra condotta bellica e
conseguenze
ambientali; conformemente a cio' determinati effetti primari, secondari
e
terziari sono duraturi, si presentano in modo esteso, ed indicano danni
gravi all'ambiente naturale, dai quali la salute della popolazione e'
considerevolmente minacciata.

4.1. Danni ambientali duraturi.
Violazioni delle disposizioni delle intese relative all'art. I, II della
ENMOD-Convention in relazione con l'art. 35, sez. 3, art. 55, sez. 1, PA
I.
Al contrario dell'impressione comunicata dal Gruppo di lavoro dell'UNEP,
raccolta dei dati e valutazione della pericolosita' dei danni ambientali
si
mostrano complicate, poiche' con la distruzione dei complessi
industriali si
sono formate contaminazioni miste di varie sostanze. "L'effetto dell'
interazione di tali miscugli di inquinanti nel sottosuolo e' assai
difficilmente valutabile ed ancora poco studiato". (UBA, 1999, pag. 9).
"Sicuramente dal cio' che resta dalla distruzione di discariche
industriali
derivera' nelle regioni colpite una minaccia per gli esseri umani che
agira'
ben oltre la fine della guerra.
Questo giudizio prognostico e' stato confermato dall'Ufficio per le
sostanze
pericolose (Halle) e dall'Oko-Control (Dessau) nel caso di Opovo: "Near
Opovo, forest damage which suggests contamination by fumes was clearly
perceptible. [...] Crop losses (probably over a period of several years)
should be taken in account, as well as a detrimental impact upon the
natural
fauna and flora" (Stephan/Strobel/Klass, loc. cit., pag. 54).

4.2. Danni ambientali estesi.
Violazioni delle disposizioni delle intese sugli artt. I e II della
ENMOD-Convention in relazione con l'art. 35, sez. 3, ed art. 55, sez. I,
PA
I.
Inoltre la minaccia si estende largamente oltre le regioni colpite. Due
prove empiriche al riguardo:
-"The results from Pancevo (including Opovo) and Novi Sad show that the
chemical consequences of the war are not limited to local effects but
are of
at least regional impact, and since they also effect the Danube they
could
have also trans-border impacts" (Stephan/Strobel/Klass, loc. cit., pag.
54).
-"Between March 24 and June 10, 1999 a large number of chemicals were
ejected in the atmosphere because of air strikes in chemical industries
and
oil storage facilities in former Yugoslavia. Chemicals released in the
atmosphere under suitable meteorological conditions can be transported
across borders to large distances. The releases contain not only
conventionel air pollutants but also semi-volatile organic compounds
(SVOs)
which include dioxins, furans, PCBs, PAHs and organic phthalates, all
known
to be hazardous to health" (FOCUS, 1999).

Resta da chiarire come mai soltanto istituti ecologici greci abbiano
misurato la diffusione di inquinanti su spazi estesi in Europa.

4.3. Danni ambientali gravi.
Violazioni delle disposizioni nelle intese relative agli artt. I, II
della
ENMOD-Convention in relazione agli artt. 35, sez. 3; 54, sez. 2, 55 sez.
1,
PA I.
L'Ufficio Federale dell'Ambiente (Umweltbundesamt: UBA) gia' il 5 maggio
1999
avvisava che per le conseguenze ambientali della guerra un "uso civile
di
larga parte di queste regioni non sara' possibile per la minaccia alla
salute
derivante dalla contaminazione del suolo e delle acque profonde e
superficiali" (UBA, 1999, pag. 10). Questa previsione e' stata finora
confermata in due gravi casi. Si tratta del significativo danneggiamento
delle risorse naturali ed economiche, come anche della vita umana, in un
caso per lo sprigionamento di policlordibenzodiossine (PCDDs: diossina
di
Seveso) e di policlordibenzofurani (PCDFs); ed altrettanto nell'altro
caso,
relativo allo sprigionamento di prodotti radiotossici e chemiotossici
della
disintegrazione di munizioni di uranio (munizioni DU).

4.3.1. Azione dei PCDDs e PCDFs:
"It can be claimed that considerable amounts of PCDDs/PCDFs must have
been
distributed by gas clouds. [It] would therefore be necessary [to]
examine
the contamination of agricultural and horticultural lands over which the
gas
clouds passed, the substances carried by the clouds would have been
partly
distributed by precipitation. The values obtained [...] reach limits for
agricultural and horticultural land use and suggest the need for
inspection
and remidial action of restricted use" (Stephan/Strobel/Klass, loc.
cit.,
pag. 52).
Cio' sarebbe "non una catastrofe ambientale, ma chiaramente una
perturbazione
dell'ambiente", sentenzia il direttore della Divisione Chimica
Ambientale
dell'Universita' di Ulm, Karlheinz Ballschmiter. I cancerogeni furani e
diossine sarebbero immagazzinati prevalentemente nei prodotti agricoli
ed
"al 95 per cento introdotti nella catena alimentare". Cosi' le vacche
avranno
prossimamente anche dalle nostre parti un carico piu' elevato. "Gli
esseri
umani sono colpiti attraverso i prodotti lattiero-caseari". Tuttavia il
"carico a Belgrado e dintorni" sarebbe "molto piu' elevato". "Se in quei
luoghi tra due anni si analizzasse il latte materno, il risultato si
rispecchierebbe negli inquinanti in esso contenuti" (Sueddeutsche
Zeitung,
(a), loc. cit., pag. 5).



4.3.2. Effetti delle munizioni DU:

Nell'aprile 1999 diversi media tedeschi annunciavano che la NATO aveva
"confermato, che la forza d'attacco USA impiega in Jugoslavia
munizionamento
radioattivo. Allo stesso tempo l'alleanza smentiva pero' voci sulla
pericolosita' per i civili estranei (Fuldaer Zeitung, 1999, pag. 3).
Questa
affermazione della NATO era falsa. Vero e' al contrario che l'impiego di
queste munizioni rappresenta un notevole pericolo per uomo e natura.Allo
stato naturale il metallo pesante uranio e' un miscuglio degli isotopi
U235 e
U238. L'isotopo U235 e' presente in questo metallo pesante soltanto in
misura
limitata. Per l'utilizzzo dell'uranio nelle armi nucleari e' necessario
elevare la quota di U235 con dei procedimenti di arricchimento. Con cio'
avanza U238 in grandi quantita'. Questo U238 viene anche qualificato
come
depleted uranium (DU).L'interesse militare per il DU fu svegliato
poiche'
esso possiede una densita' molto piu' elevata di altri materiali
imopiegati
nella produzione di munizioni. Cosi' il DU e' quasi tre volte piu'
pesante
dell'acciaio, cosa che ad una granata riempita di DU consente di avere
una
forza di penetrazione molto maggiore nei confronti delle corazze dei
veicoli
militari. Poiche' il DU e' piu' tenero dell'acciaio, esso si polverizza
nel
penetrare le corazze. Se un tale proiettile colpisce la superficie del
bersaglio, una gran parte dell'energia cinetica si converte in calore.
Allora il proiettile si accende ed agisce all'interno del carro armato
come
un proiettile incendiario. (Rodejohann, 1977, pagg. 39 e segg.) Dopo l'
esplosione l'U238 si comporta da radiotossico, in quanto emette raggi
alfa,
e da chemiotossico in quanto metallo pesante.
"Secondo ricerche intraprese nel frattempo la produzione di
radioattivita'
alla superficie del proiettile da me [cioe' il prof. Siegwart-Horst
Guenther]
rinvenuto nel 1991 ammontava ad 11 microSievert al minuto. La dose
ammessa
in Germania viene definita in 300 microSievert all'anno. Avendo a che
fare
con un proiettile di uranio, pertanto, la dose annua si raggiunge
abbondantemente in un giorno" (Guenther, 1999, pag. 184). Nell'aria le
particelle di uranio si legano ad areosol. Essi possono essere inalati
attraverso le vie respiratorie od ingeriti attraverso la catena
alimentare.
Possibili conseguenze: "anemia, leucemia, tumore osseo, danni
all'embrione"
(Wolff, 1998, volantino).

Sebbene la NATO finora si rifiuti di dare indicazioni sulle aree e
quantita'
di impiego del munizionamento DU, e' sicuro che essa ha adoperato
quest'arma
nella regione di Prizren. "In aprile, durante il conflitto del Kossovo,
scienziati dell'Istituto Nazionale per la Difesa della Salute in
Macedonia
hanno misurato nell'aria valori otto volte piu' elevati di quegli
emettitori
di raggi alfa derivanti dai proiettili di uranio" (Peterson, 1999, pag.
11).
Anche il Ministero dell'Ambiente serbo ha misurato "in Kossovo una
maggiore
emisssione radioattiva nella misura di 3,4 Mega Becquerel. Essa sarebbe
stata causata da U238 non fissile, contenuto nei proiettili sparati
dagli
aerei americani modello A-10" (IPPNW, 1999, pag. 23). L'Autorita'
Britannica
per la Protezione dalle Radiazioni avvertiva in luglio, che i maggiori
rischi in Kossovo erano da ricercare ove erano state sparate munizioni
di
uranio. Percio' le truppe britanniche ivi stanziate erano state
avvertite di
indossare tute protettive, "se il contatto con obiettivi colpiti da
munizioni di uranio e' inevitabile" (Peterson, ibid.).
Per un'efficace protezione della popolazione civile dai persistenti
pericoli
per la salute di questi componenti per la salute, nessuno si e' in ogni
caso
finora dichiarato competente.

4.4. I danni ambientali persistenti erano prevedibili (art. 35 sez. 3,
55
sez. 1, PA I)
Le prove qui esposte del fatto che la NATO con la sua condotta bellica
abbia
causato danni estesi, duraturi e gravi all'ambiente naturale e sociale,
volgono l'interesse sull'interrogativo, se essa abbia agito in modo
premeditato od inconsapevole.
Il Governo Federale ha preso la seguente posizione al riguardo. "La
pianificazione degli obiettivi, cioe' l'individuazione dei bersagli e la
scelta della procedura d'attacco era studiata in modo tale da evitare
possibili danni collaterali, soprattutto ai civili, ma anche
all'ambiente.
Percio' la NATO ha impiegato una complessa procedura, in cui giocavano
un
ruolo tutte le informazioni disponibili sul bersaglio stesso, su
possibili
bersagli collaterali, cosi' come sull'azione dei vari tipi di armamento
in
questione nel combattimento. In parte sono state usate simulazioni
computerizzate, per testare l'arma col piu' ridotto rischio di danni
collaterali. Dei giuristi hanno valutato ogni bersaglio dal punto di
vista
della liceita' del combattimento secondo il diritto internazionale"
(Parlamento Tedesco -Bundestag, Drs. 14/1788, pag. 4).

Questa argomentazione non convince affatto, perche' non chiarisce i
danni
ambientali duraturi della guerra. Ancor piu' notevole e' il riferimento
al
diritto internazionale, e cio' per due motivi.
In primo luogo poiche' all'interno degli Stati belligeranti v'erano
concezioni notevolmente diuverse su cio' che nell'ambito della Operation
Allied Force era o no0n era conforme a diritto internazionale.
Contrariamente agli altri Stati della NATO, gli Stati Uniti da oltre
vent'
anni non hanno ratificato i relativi trattati di diritto internazionale
bellico.
In secondo luogo, in quanto esso suscita la questione su che tipo di
giuristi internazionalisti debbano essere quelli che ritengono conformi
a
diritto internazionale dei metodi di condotta bellica secondo i quali e'
lecito utilizzare impianti chimici come armi ecologiche secondarie, al
fine
di condurre una guerra chimica contro natura ed uomo senza armi
chimiche.
E se i pianificatori di obiettivi abbiano effettivamente impiegato allo
scopo simulazioni computerizzate, non si potra' indagare fintanto che i
ministeri della guerra della NATO non renderanno pubblici le analisi,
segretate, degli effetti delle armi (BDA: Battle Damage Assessment)
(Bundestag tedesco, loc. cit., pag. 3). In conclusione con tali
simulazioni
i militari avrebbero potuto scegliere anche l'arma piu' pericolosa.

Nel caso di Pancevo vi sono indizi che convalidano questa ipotesi.
Dopo i bombardamenti dell'impianto di VCM della fabbrica chimica HIP
AZOTARA
con missili Cruise si sprigiono' tra l'altro del fosgene, una sostanza
una
volta e mezzo piu' velenosa dell'acido cianidrico (o prussico).
"After the bombing on April 15 and 18, and thus after the distruction of
the
VCM plant by fire, test results showed the following pollution levels:
[...]phosgene: concentration detected: 10 ppm; concentration causing
irritation: 1-3 ppm; lethal concentration: 10 ppm"
(Stephan/Strobel/Klass,
loc. cit., pagg. 21 e segg.). 1 ppm (parte per milione) e'
l'abbreviazione
riferita al peso (1 mg/kg).
Con tali attacchi la NATO ha messo in pericolo consapevolmente vita,
salute
e sicurezza della popolazione civile, come anche la biosfera nell'area
urbana di Belgrado. Consapevolmente, giacche' essa poteva prevederne le
conseguenze devastanti. L'alleanza militare aveva sviluppato gia' due
decenni
fa un marcato interesse proprio per gli scenari di ricaduta del fosgene.
Uno degli studiosi di ricadute dell'epoca, nel frattempo divenuto membro
della direzione della Shell tedesca s.p.a., il chimicon Fritz
Vahrenholt,
riferiva nel 1979 in un simposio NATO a Roma i risultati delle relative
simulazioni al computer:
"Quanto al fosgene, che fu impiegato nella guerra mondiale come arma
chimica
contro i Francesi e che oggi e' utilizzato in una serie di processi
chimici,
nel 1978 e' stato calcolato dal TUV (ente di supervisione tecnica) della
Renania quali effetti potrebbe avere una ricaduta in condizioni
estremamente
sfavorevoli: in regioni densamente popolarte come la zona di Colonia
oltre
2.000 morti e quasi 20.000 feriti gravi (Vahrenholt, 1982, pag. 193).
Nel
1979 la ricerca fu ripetuta, su incarico della NATO, dal meteorologo
berlinese Bernd Gutsche, con un modello di diffusione
matematico-meteorologico. Risultato: "A seconda delle condizioni
meteorologiche una nube di fosgene si puo' estendere fino a sei, ma
anche
oltre 100 chilometri, nel qual caso nella zona interna morirebbe un
abitante
su due. Nel caso peggiore potrebbe essere investita un area di circa
1200
chilometri quadrati" (Gutsche, 1980, pag. 217). La quantita' critica di
questi prodotti chimici esplosivi in grado che potrebbe causare una tale
dinamica catastrofica, consiste di 2 tonnellate. Quanti morti o feriti
si
aspettava la NATO nell'aprile del999 dal suo attacco alcomplesso
chimico?
Evidentemente dobbiamo riconsiderare il nostro concetto di guerra
chimica.
Guerre chimiche moderne non vengono piu' condotte con armi chimiche
primarie,
bensi' secondarie, cioe' attraverso il bombardamento, secondo le
condizioni
ecologiche e metereologiche, di impianti contenenti sostanze e/o energie
pericolose.

Dal momento che i pianificatori di guerra della NATO conoscevano la
quantita'
critica di questi prodotti chimici, che agiscono in modo simile alle
armi
chimiche se liberate durante un attacco, io rinfaccio loro che proprio
l'
incontrollabilita' delle ricadute chimiche di natura militare e' insita
nell'
elemento tattico essenziale della condotta di guerra.

Questa ipotesi e' suffragata dall' ufficio federale per l'ambiente
attraverso
la seguente congettura sulla prognosi di ricaduta:
"generalmente si presuppone che attraverso la liberazione, incendio,
esplosione di sostanze pericolose :
-in impianti di raffinerie petrolifere sono coinvolti tutti i derivati
compreso l'idrocarburo policiclico;
-in fabbriche di concimi sono coinvolti in particolare ammoniaca, acido
nitrico, fosfati; in caso di incendi bisogna mettere in conto grandi
quantita' di gas nitroso;
-inoltre nel caso di serbatoi di carburante e di magazzini di gas
liquido
bisogna tenere conto eventualmente di notevoli danni a causa di
esplosioni
con ricaduta di detriti, inoltre gli idrocarburi liquidi liberati
provocano
inquinamento del terreno e dell'acqua;[...]
-in impianti chimici puo' sussistere un evidente pericolo a causa delle
qualita' specifiche dei materiali coinvolti." (UBA,a.a. O, S 4).

I materiali pericolosi possono essere immessi nell'atmosfera, nel
terreno, e
percio' sia nelle acque sotterranee che in quelle di superficie.
"Incendi di
grandi dimensioni causano, sulla base della termica connessa, un ampio ,
sconfinato spargimento di materiale dannoso." (UBA, ebda. S.5).

Il caso Pancevo spiega infine il perche' la NATO riteneva di poter
raggiungere il proprio fine strategico solo coi metodi e mezzi della
condotta bellica ecologica. Essa causo' premeditatamente dei danni
collaterali che coinvolsero vaste aree; tali danni parimenti permangono
piu'
a lungo e percio' mettono seriamente in pericolo la salute della
popolazione:
e questo con l'intenzione di far insorgere la popolazione contro il
governo
da essa scelto. "La campagna aerea della NATO [sic!] ha contribuito
militarmente al cedimento finale di Slobodan Milosevic. Il presidente
jugoslavo si e' accorto infine che la popolazione non era pronta a
sopportare
piu' a lungo le privazioni della vita quotidiana causate dagli attacchi
ad
obiettivi di rilievo militare. (Deutscher Bundestag, Drs. 14/1788, p 4).

Solo dalla prospettiva di una condotta di guerra totale devono sembrare
rilevanti dal punto di vista militare tutti gli obiettivi naturali e
sociali. Ma solo in questa prospettiva. Per gli uomini colpiti dalla
guerra,
invece, l'affermazione del nostro governo federale secondo cui gli
attacchi
aerei NATO "non sono stati rivolti ne' contro la popolazione ne' contro
l'
economia jugoslava" (Deutscher Bundestag, Drs.14/1788, p.4) suona come
una
presa in giro delle loro sofferenze per la guerra .


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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>
> Most za Beograd - Un ponte per Belgrado in terra di Bari
>
> Associazione culturale di solidarietà con la popolazione jugoslava
>
> c/o RdB, via M. Cristina di Savoia 40, BARI - tel/fax 0805562663
>
> e-mail: ponte@... sito Web: www.isf.it/ponte - CF:93242490725
>
>
>
>
>
>
>
> L?associazione opera per la diffusione di una cultura critica della
> guerra e il riavvicinamento tra i popoli con culture, etnie, religioni
> ed usanze diverse al fine di una equa e pacifica convivenza. Si
> impegna per la diffusione di un forte senso di solidarietà nei
> confronti della popolazione jugoslava e degli altri popoli vittime
> della guerra. Ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle
> controversie internazionali.
>
> In particolare l?associazione:
>
> - promuove, attraverso raccolte di fondi e donazioni iniziative di
> solidarietà nei confronti delle vittime della guerra nel campo
> sanitario, scolastico, alimentare e in ogni altro campo.
>
> - promuove iniziative di sostegno a distanza di bambini jugoslavi
>
> - promuove iniziative di gemellaggio tra enti locali italiani e
> jugoslavi, tra scuole italiane e jugoslave
>
> - promuove iniziative volte a far cessare immediatamente ogni forma di
> embargo nei confronti della Repubblica federale jugoslava e della
> repubblica serba.
>
> - promuove scambi culturali e di amicizia verso il popolo jugoslavo
>
> - promuove iniziative di conoscenza della storia e della cultura
> jugoslave
>
>
>
>
>
> L?associazione si riunisce abitualmente ogni mercoledì dalle ore 18.00
> alle 20.30
>
>
>
>
> INIZIATIVE DI SOLIDARIETA? CON I LAVORATORI DELLA ZASTAVA DI
> KRAGUJEVAC BOMBARDATA DALLA NATO
>
>
>
> Per tre settimane, dal 7 al 26 febbraio, tre delegati del sindacato
> dei lavoratori della Zastava, Milan Doncic (segretario del sindacato
> dei lavoratori della Zastava Iveco), Rajka Veljovic (responsabile
> dell?organizzazione delle ?adozioni a distanza?) e Sreten Milicevic
> (presidente del sindacato dei lavoratori della Zastava automobili)
> sono stati in Italia per un lungo giro di incontri-dibattito promosso
> dalla nostra associazione, Most za Beograd ? Un ponte per Belgrado in
> terra di Bari, in collaborazione con il coordinamento nazionale RSU,
> la FIOM di Lecco e di Brescia, associazioni e comitati locali..
>
> Con grande dignità e fermezza hanno portato in tante città ? Bari,
> Bisceglie, Putignano, Conversano, Taranto, Napoli, Roma, Firenze,
> Bologna, Reggio Emilia, Milano, Lecco, Brescia, Torino, Val di Susa,
> Savona, Mestre, Verona, Bolzano - la voce dei lavoratori di quella
> che, prima della distruzione della NATO, era la più grande fabbrica di
> automobili dei Balcani, hanno parlato delle enormi difficoltà di
> sopravvivenza di una popolazione operaia costretta, per la
> disoccupazione, a vivere con un sussidio della fabbrica equivalente a
> 15 marchi al mese, ed un sussidio statale ? in denaro o generi di
> prima necessità ? di altri 20. E dell?aumento delle malattie e della
> mortalità - i funerali cominciano all?alba e non sono ancora finiti al
> tramonto, ci raccontava Sreten - soprattutto tra i bambini e gli
> anziani a causa del freddo e dell?inquinamento provocato dalle bombe
> all?uranio impoverito e dalla terribile miscela di sostanze chimiche
> sprigionatasi con la distruzione della fabbrica. L?embargo, decretato
> dall?Unione Europea, priva la Jugoslavia, le cui industrie
> chimico-farmaceutiche sono state distrutte dai bombardamenti della
> NATO, anche della possibilità di acquistare i medicinali più comuni,
> dagli antibiotici al siero antitetanico.
>
> Contro l?embargo nei confronti della RFJ, voluto dai governi della UE
> e della NATO per imporre in Jugoslavia un governo ad essi gradito, si
> sono pronunciate le assemblee e sono stati sottoscritti appelli.
>
> Ma i tre delegati hanno testimoniato anche della straordinaria volontà
> dei lavoratori di resistere e ricostruire. Durante tutta l?estate,
> nonostante le alluvioni che hanno trasformato la fabbrica in un
> ammasso di fango e rottami, tutti gli operai, con turni ininterrotti,
> hanno sgomberato le macerie e ripulito i capannoni, salvando il
> salvabile di impianti e macchinari. E? stato così possibile riprendere
> la produzione di autovetture, anche se sinora solo in misura pressoché
> simbolica: rispetto alle 20.000 auto al mese che si producevano nel
> 1990, prima degli embargo contro la repubblica jugoslava, se ne sono
> prodotte a gennaio circa 500. In questa produzione diretta sono
> impegnati circa il 20% dei lavoratori; un altro 10% è impegnato nel
> lavoro di ricostruzione; il loro salario equivale a circa 70-80 marchi
> al mese. Il restante 70% - tra le cui famiglie sono selezionati i
> bambini più bisognosi per la ?adozione a distanza? - deve cercare di
> sopravvivere con il sussidio di disoccupazione.
>
> Gli incontri si sono svolti in sale pubbliche, sedi sindacali, scuole
> e fabbriche. In diverse occasioni è stato proiettato un video prodotto
> dai lavoratori della Zastava e il video di Fulvio Grimaldi ?Serbi da
> morire?, denuncia impietosa dei disastri provocati sulla vita degli
> uomini e sull?ambiente dall?aggressione della NATO. Nel complesso, gli
> incontri, hanno avuto, al tempo stesso, il carattere della
> testimonianza diretta e viva, della denuncia della ?guerra
> umanitaria?? grazie alla quale sono stati espulsi dal Kosovo 350.000
> persone, tra serbi, rom e altre minoranze etniche ? e della promozione
> di iniziative di solidarietà.
>
> A questo proposito vi sono stati incontri anche con rappresentanti
> istituzionali degli enti locali (sindaci, assessori, consiglieri) e
> con dirigenti sindacali. I delegati della Zastava hanno ribadito con
> fermezza, sulla base del principio di autodeterminazione, che le
> iniziative di solidarietà non possono essere volte a condizionare la
> situazione politica del loro paese: devono essere i lavoratori e i
> cittadini jugoslavi a decidere in piena autonomia, senza pressioni e
> ricatti economici dei governi dei paesi aderenti alla NATO, chi e come
> governerà il loro paese. Va respinta nettamente la pretesa di stampo
> neocoloniale di imporre dall?esterno governo e governanti. Al
> vergognoso ricatto dell?embargo si oppongono la resistenza e la
> dignità di un popolo che non intende piegarsi ai diktat della NATO.
>
>
>
> Sulla base dei dati forniti dai delegati della Zastava (salari per chi
> è in produzione di 70-80 marchi, sussidi di disoccupazione di 15
> marchi) si comprende bene quanto sia significativo il nostro
> contributo di solidarietà di 50 DM al mese per le famiglie dei
> lavoratori della Zastava (?adozione a distanza?) e come sia importante
> estendere e sviluppare queste iniziative di solidarietà.
>
> Questo invito è già stato accolto da alcuni sostenitori di Bolzano,
> che si sono fatti essi stessi promotori in prima persona di una
> campagna di ?adozioni a distanza? e da diversi altri che, oltre la
> loro adesione, hanno portato quella dei loro compagni di lavoro, dei
> loro amici, dei loro conoscenti. Sta crescendo anche il numero delle
> ?adozioni? collettive di classi scolastiche, circoli aziendali,
> circoli e associazioni schieratisi contro la guerra. Grazie a questo
> impegno di singoli e di gruppi, la nostra associazione ha già
> realizzato 130 ?adozioni? e dovrebbe giungere entro marzo ? quando
> saranno consegnati ai lavoratori della Zastava altri contributi di
> solidarietà ? a realizzarne 160.
>
> Anche il libro di ?poeti dilettanti? (Gli assassini della tenerezza ?
> poesie contro la guerra alla Jugoslavia, con presentazione di Fulvio
> Grimaldi, ed. La Città del Sole, Napoli, 1999, L. 15.000), sta
> contribuendo, oltre che alla critica nei confronti della guerra alla
> Jugoslavia, alla campagna di solidarietà. Un ringraziamento
> particolare va all?editore Sergio Manes, che si è accollato tutte le
> spese editoriali e di stampa, facendo sì che l?intero ricavato delle
> vendite possa essere devoluto ai lavoratori della Zastava (il prezzo
> di copertina del libro corrisponde ad un sussidio mensile di
> disoccupazione...). Finora tra Bari (regione Puglia), Napoli, Roma,
> Lecco, Brescia, Bolzano sono state vendute 800 copie. Almeno
> altrettante sono in circolazione (in parte anche attraverso
> l?ordinaria distribuzione editoriale, che sottrarrà purtroppo una
> consistente percentuale).
>
> Altre somme per i lavoratori della Zastava e le ?adozioni a distanza?
> sono state raccolte con contributi individuali o iniziative locali (da
> quelle estive, con la mostra itinerante nelle piazze di Puglia Hanno
> fatto un deserto e lo chiamano pace, alla serata di solidarietà
> organizzata dagli studenti del Liceo ?Scacchi? di Bari, a quella
> organizzata dal Servizio Civile Internazionale ai ?Giardini di
> Atrebil? di Bari, a quella di ?Otium? di Bari o del circolo del PRC di
> Gravina). In tutto, dall?inizio della nostra attività (luglio ?99)
> abbiamo raccolto e consegnato ai lavoratori della Zastava 48.500.000
> lire. La raccolta di contributi è cresciuta notevolmente negli ultimi
> due mesi, frutto del lavoro di sensibilizzazione svolto
> dall?associazione attraverso conferenze, incontri, proiezione di
> video, mostre fotografiche. Al momento della loro partenza da Bari
> abbiamo consegnato ai delegati della Zastava 31.900.000 lire (è solo
> la somma raccolta dall?associazione di Bari: altri contributi essi
> hanno ricevuto da Napoli, Bolzano, ecc.): una somma irrilevante se
> confrontata al costo di uno solo delle migliaia di missili NATO che
> hanno seminato terrore e morte in Jugoslavia; eppure una cifra
> significativa, che testimonia la condanna della guerra e i sentimenti
> di solidarietà di tanti cittadini italiani (e del mondo: ci sono
> pervenuti contributi anche dalla Germania). Oltre questo contributo in
> denaro, sono stati raccolti e consegnati, sia in precedenza che
> ultimamente, medicinali (raccolti a Bari e in gran parte dal comitato
> di solidarietà di Napoli).
>

--

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REPUBBLICA CECA

* Lanci di uova contro Madeleine Albright in visita a Brno
* In vista blocchi stradali da parte degli agricoltori
* Praga, conferenza "UN ANNO DOPO: cause, coerenza e conseguenze della
crisi del Kosovo". La relazione di uno dei partecipanti (in italiano) ed
il dispaccio della Tanjug

UCRAINA

Come riportato in un messaggio precedente
( http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/43.html? ) il Parlamento
ucraino, che ha una maggioranza di sinistra, all'inizio di febbraio e'
stato messo nella impossibilita' di svolgere il proprio ruolo
istituzionale da parte delle forze di polizia fedeli al presidente
filo-occidentale Kuchma (vittorioso, grazie a brogli, nelle recenti
elezioni), ed ai parlamentari della minoranza di destra che hanno
occupato l'aula.
Ecco le ragioni, ed i risultati, di questo colpo di stato:

* Visita a Kiev degli alti ufficiali NATO; comunicato congiunto
* E' partita la contro-riforma agraria
* E' partita la colossale svendita delle imprese pubbliche
* L'analisi della Stratfor Intelligence sul processo di inglobamento
dell'Ucraina nella NATO in funzione antirussa

NOTA: la gran parte dei contributi sono stati diffusi dalla mailing list
STOP NATO: NO PASARAN! - HTTP://WWW.STOPNATO.HOME-PAGE.ORG

---

LANCI DI UOVA

Protesters Throw Eggs at Albright

By Nadia Rybarova
Associated Press Writer
Monday, March 6, 2000; 8:01 a.m. EST
BRNO, Czech Republic –– Shouting "death to American imperialism,"
two men hurled eggs at Secretary of State Madeleine Albright today after
she told a university audience that defense of common values sometimes
requires countries to pay a financial price.
After finishing a speech to an enthusiastic audience at Tomas Masaryk
University in this industrial city 125 miles southeast of Prague,
Albright was milling about in the crowded entrance hall as bystanders
cheered.
Suddenly, two men shouted "death to American imperialism" and began
hurling eggs. Albright was spattered slightly with bits of egg but most
of them were intercepted by her bodyguards, said a U.S. official who
asked that his name not be published.
She was rushed upstairs quickly before leaving for another appearance.
Police Capt. Zdenek Lubas said several people were detained for
questioning but declined to give further details.
The incident marred an otherwise warm reception here on the second day
of Albright's four-day visit to the land of her birth.
Before the speech, she met privately with about a dozen students from
the Gypsy minority to discuss affirmative action and other ideas for
improving their conditions. She also received a gold medal Wednesday
from the university named after a Czech president who was born near here
100 years ago.
During her speech, Albright referred to a pledge by Czech President
Vaclav Havel to cancel a $30 million sale of cooling duct parts by a
Czech company to Iran's Bushehr nuclear power plant.
Although Iran insist the plant is for peaceful production of
electricity, the United States fears the Iranians are trying to develop
a nuclear weapons program.
Noting that this former Soviet Bloc state joined NATO last year,
Albright said preventing the spread of nuclear weapons was a high
priority of the Western alliance.
As with any goal worth achieving, it is not without cost," Albright
said, speaking in English. "To keep the best technology from falling
into the wrong hands, American firms are required to forgo many
potentially profitable contracts. But a similar responsibility rests
upon the shoulders of all who pledged to defend the best interests of
the Euro-Atlantic community."
Albright said Washington has urged all its allies to "meet that
responsibility so that our common security is protected and the future
safer for our children and theirs."
Iran denies any nuclear weapons program and insists that the power plant
at Bushehr is simply for the peaceful generation of electricity.
"We consider the campaign around Bushehr conducted by the Czech
government and the local media a gift to the American minister Madeleine
Albright linked to her visit," Sharif Khodai, the acting Iranian
ambassador to Prague, told the newspaper Pravo.
Later, Albright was to join Havel for a visit to the nearby town of
Hodonin, where Masaryk was born. Masaryk led Czechoslovakia from 1918
until 1935 and was also a close friend of President Woodrow Wilson.
Albright has urged Czechs to follow the example of Masaryk, a towering
figure in Eastern European democratic history. She has said they should
pursue his goals here and throughout the region, including Yugoslavia.
Using that theme, U.S. officials said Albright has urged the Czechs to
undertake judicial reform and encourage tolerance for the country's
Gypsy, or Roma, minority.
"Masaryk's dream was to have Europe whole and free," Albright said
Sunday at a joint news conference with Havel in Prague Castle. She
quoted Masaryk as saying democracy was not an act but a "pursuit" that
must be continually developed.
She has also encouraged the Czech Republic to become more involved in
Western moves to bring democracy to Yugoslavia's main republic, Serbia,
and to help promote ethnic stability in Kosovo, a province of Serbia.
After visiting Masaryk's shrine, Albright was to return today to Prague,
where she was scheduled to hold a roundtable discussion with Eastern
European non-governmental organizations to discuss ways of promoting
democratization in Serbia.
Albright said Sunday that the people of Serbia "do not deserve" an
autocratic leader like President Slobodan Milosevic.
In an interview with Radio Free Europe-Radio Liberty, she said the
United States had been urging the Serbian opposition movement to end its
divisions and prove to Serbs that "they represent an alternate choice."
Albright also said democratically minded leaders from former Soviet Bloc
countries could offer advice to opposition figures in Serbia on how to
unite in the face of authoritarian rule.
Albright's father, Josef Korbel, a Czech diplomat, fled with his wife
and children to London as Germany took control of Czechoslovakia at the
onset of World War II. When the communists took over Czechoslovakia in
1948, the family then migrated to the United States.
After the fall of communism here, the Czech and Slovak republics split
into two countries in 1993.

---

BLOCCHI STRADALI

(The Czech Republic is held up as a showcase and
prototype for the new EU-style privatized Eastern
European economy. How well's it's working - for the
populace, anyway - is indicated below...."Agricultural
production last year was 14 pct. higher than in 1998,
but at the same time revenue of farmers fell by Kc15bn
[$1=36.9 Koruna/Kc]....[T]he main reasons for the
strike are the non-payment of wages to employees,
growing unemployment...and fear [concerning] social
and pension reforms.")

* Farmers to strike by blocking Prague motorways

PRAGUE, Mar 7, 2000 -- (CTK - Czech News Agency) The
Association of Independent Trade Unions (ASO) has
declared a warning strike for Wednesday, 12:00 noon,
in protest against the pertinent authorities' failure
to solve social problems, ASO chairman Bohumir Dufek
said at a press conference today.

Farmers will block some Prague motorways for half an
hour. Dufek did not specify what motorways. "We will
block a certain Prague motorway. Farmers have no other
option how to call attention to their problems," said
Dufek, adding that the unions have enough people to do
this. He would not give any details because, as he
said, he wanted to protect personal safety of
participants in the protest.

Agricultural production last year was 14 pct higher
than in 1998 but at the same time revenues of farmers
fell by Kc15bn, the Agricultural Chamber president
Vaclav Hlavacek said at the beginning of March. Dufek
said that the main reasons for the strike are the non-
payment of wages to employees, growing unemployment
due to the non-existence of a plan to help the Czech
Republic out of the current economic crisis and fear
from the prepared social and pension reforms.

The Trade Union Association of Railway Employees will
allegedly join the strike, halting railway passenger
transport for a quarter of an hour at 12:00 noon. ASO
groups together eight trade union associations with
around 230,000 employees. ((c) 2000 CTK - Czech News
Agency)

---

PRAGA: CONFERENZA

REMARK: this message contains an outline of the Conference which was
held in Prague, 26-28/2/2000. It is sent for information to the whole
italian "Committee of Scientists against the War" mailing list, to the
responsibles of the Italian Section of the "Clark" Tribunal for NATO
crimes, and to the participants' addresses gathered by the author at the
Conference itself.

AUTORE: Andrea Martocchia (Comitato Scienziate/i contro la guerra,
sezione italiana Tribunale contro i crimini della NATO, Coordinamento
Romano per la Jugoslavia) <martok@...>

TITOLO: "Un anno dopo: cause, coerenza e conseguenze della crisi del
Kosovo"

ORGANIZZATORI: "Res Publica" e' il gruppo promotore, di area
socialdemocratica (cfr. http://www.publica.cz/infoservis.htm )

INVITATI E PRESENTI: di circa 1000 realta', ceche e straniere, invitate
erano presenti solo 35 persone. Hanno "brillato" per la loro assenza ad
esempio gli italiani (solo due presenti, nonostante che l'invito avesse
girato in tutto l'arcipelago pacifista grazie alle mailing list di
Peacelink), sia tutti i paesi balcanici, ad eccezione ovviamente della
RF
di Jugoslavia.

NOTE PRELIMINARI: Ho partecipato solamente alla sessione della domenica
27/2, insieme a R. Gabriele (in rappresentanza della Fondazione Nino
Pasti
per la pace e l'indipendenza dei popoli e dello stesso Tribunale
"Clark").
Inoltre purtroppo non possedevo un registratore, ed ho pertanto preso
solo
appunti a mano di quello che mi sembrava piu' rilevante. Gli
organizzatori
pero' si sono ripromessi di mettere sul loro sito internet i contributi
che hanno raccolto.

RELAZIONI

La prima relazione che ho sentito era un contributo di carattere
tecnico sull'inquinamento causato dai bombardamenti, tenuto da un
professore di Chimica dell'Universita' di Brno il quale ha praticamente
riassunto quello che a riguardo e' contenuto nel libro "Imbrogli di
guerra" - pur senza conoscere il libro...
Un giovane di Pancevo ha poi letto un testo sulla situazione nella sua
citta' dopo i bombardamenti; tra le cose che mi sono rimaste impresse la
sua sottolineatura di come la NATO sia riuscita a far deteriorare i
rapporti interetnici in quella zona ed in tutta la multinazionale RF di
Jugoslavia.
Io stesso ho poi preso la parola per presentare il nostro Comitato, il
libro e dare la mia valutazione dello stato del movimento contro la
guerra. Ho parlato del lavoro della sezione italiana del Tribunale
"Clark"
e di come la attuale classe dirigente italiana abbia stracciato i valori
fondanti della Repubblica, nonche' quelli che la dovrebbero
caratterizzare
e differenziare rispetto alla opposizione di destra.
Un rappresentante dell'ambasciata della RFJ, dopo aver lamentato
l'assenza
dei rappresentanti degli altri paesi balcanici (che avrebbero potuto
raccontare le conseguenze per le loro societa' e per le loro economie
della politica "umanitaria" della NATO, ad es. i rumeni con il Danubio
bloccato), ha presentato una serie di documenti di fonte ufficiale
jugoslava contenenti
- gli effetti dei bombardamenti NATO ("White Book", cfr.
http://www.mfa.gov.yu/ oppure http://www1.mfa.gov.yu/ )
- l'elencazione degli atti terroristici e di violenza avvenuti a partire
dalla occupazione del territorio da parte delle truppe KFOR (circa 3500
azioni, di cui 110 contro i rom e circa 80 contro albanesi-kosovari
"traditori" come quelli iscritti al "nazicomunista" Partito Socialista
Serbo) che hanno causato in tutto 793 morti invisibili sui nostri
mass-media
- la distruzione di circa 80 chiese serbo-ortodosse, alcune delle quali
sotto tutela UNESCO.
Egli ha inoltre raccontato in che modo siano stati stravolti gli
equilibri
demografici della regione a partire dagli anni 70 (per non risalire
indietro al periodo dell'occupazione nazifascista), ha stigmatizzato la
maniera coercitiva in cui la NATO sta inglobando tutti gli stati
dell'area
ovvero sta costringendo paesi come la Grecia a partecipare ad operazioni
che rifiuterebbero, ed ha indicato esplicitamente la lobby della grande
industria transnazionale come "burattinai" della NATO, lobby che e' a
sua
volta diretta "da chi detiene i capitali" attraverso organizzazioni come
la Trilateral ed il gruppo Bilderberg (cfr. www.bilderberg.org).
Poi ha parlato un biochimico ceco, poi una dottoressa inglese della
organizzazione IPPNW (Intern. Physicians for the Prevention of Nuclear
War, premio Nobel 1995) sulla strategia occidentale, sulla frustazione
russa e sulla corsa al riarmo.
Un socialdemocratico ceco, che si e' detto "tradito dal comportamento
dei
leaders della Internazionale Socialista", ha poi espresso, con toni di
estrema amarezza, la delusione per il modo in cui le speranze
"democratiche" della svolta del '90 siano state umiliate. Lo stesso
presidente Havel sta mostrando di essere in prima fila nello
schieramento
guerrafondaio internazionale, con dichiarazioni di stampo pannelliano
che
lasciano quantomeno perplessi quelli che un tempo lo stimavano; pertanto
e' stato indicato anche lui come un "criminale di guerra" alla stregua
dei
D'Alema, Blair, Clinton, eccetera. Allo stesso modo e' stata
sottolineata
l'assenza di quegli intellettuali che tanto avevano lavorato per
abbattere
il vecchio sistema e "democratizzare" la societa'. Questi sono stati
indicati come "prostitute", mentre il clima culturale e' stato definito
"disperato". Quale democrazia, quando la NATO interviene contro il suo
stesso statuto?
Il professore e saggista Rajko Dolecek (autore dell'importante
"J'accuse",
http://www.srpska-mreza.com/ddj/Kosovo/articles/Dolecek.html ) a questo
proposito ha ricordato come la NATO abbia aggredito la Jugoslavia pochi
giorni dopo l'entrata della Rep. Ceca nell'organizzazione lasciando di
stucco (per usare un eufemismo...) tanti che pure non erano a priori
contrari all'entrata nella NATO. Dal punto di vista dei diritti umani,
ha detto Dolecek, la NATO e' come "una prostituta che predica la
verginita'".
Un attivista polacco di Cracovia, che ha raccontato di conoscere
personalmente alcuni familiari del Pontefice, ha poi contestato, con
libri
e citazioni alla mano, il ruolo della Chiesa cattolica e del papa. Ha
detto delle cose estremamente interessanti, sulle quali pero' non mi
dilungo: basti citare la frase del Cardinale Glemp (ricordate?...) che
all'inizio dei bombardamenti li ha paragonati ad "una frusta di Dio che
si
abbatte su quel paese". Gli ha fatto eco una militante ceca della
Christian Peace Conference la quale ha raccontato del "sentimento di
essere manipolate/i", dell'arroganza dell'Occidente e del fatto che la
chiesa cristiana ha "due gambe, quella occidentale (cattolica) e quella
orientale (ortodossa)" le quali hanno pari dignita' anche se i loro
leaders non ne vogliono sentir parlare.
C'e' poi stato uno scambio di vedute sull'apparente contrasto tra
sovranita' degli Stati e diritti umani, che e' stato giudicato "una
assurdita'" se a parlarne sono quelli che violano la prima dicendo di
voler proteggere i secondi, previo poi violarli molto piu'
pesantemente...
Si e' fatto riferimento ad una conferenza della Association of
Lawyers against Nuclear Weapons, tenutasi all'Aia durante i
bombardamenti,
nella quale i circa 7000 partecipanti avrebbero approvato a maggioranza
una risoluzione che dichiarava illegale l'aggressione della NATO. Questa
risoluzione e' stata soggetta ad un embargo (censura) informativo
completo
sui media di tutti i paesi. Infine, sempre Dolecek ha presentato un suo
ragionamento sul carattere, a suo dire, non imparziale ne' legale del
Tribunale dell'Aia per i crimini commessi sul territorio della RFSJ.

Infine, i rappresentanti tedeschi del Tribunale Clark (si veda
http://www.nato-tribunal.de/ ) hanno parlato della loro intenzione di
coordinare tutte le attivita' a livello europeo, facendole sfociare in
una
grande sessione europea a Berlino il 2 e 3 giugno prossimi, che
precedera'
di una ventina di giorni la seduta internazionale finale, che si terra'
a
New York, patrocinata dallo stesso Clark e dall'IAC.
Clark comunque sara' a Praga il 23 marzo prossimo, sulla via per
Belgrado
dove celebrera' il primo anniversario della aggressione; e proprio per
il
23 a Praga la Fondazione Pasti ha proposto che si tenga una iniziativa
europea di coordinamento di tutte le sezioni europee del Tribunale.

A latere della giornata ho ancora da registrare i colloqui avuti
separatamente con vari partecipanti, colloqui resi particolarmente
piacevoli dai boccali di birra Pilsen che avevamo dinanzi. In
particolare
i cechi mi hanno detto che, secondo loro, non e' affatto vero che con il
"cambiamento del regime" le persone si sentano adesso molto piu' libere
di
esprimersi, visto che ad esempio sulle questioni della guerra della NATO
c'e' molta paura a dire in pubblico la propria opinione. Questo benche'
la
stragrande maggioranza dlla popolazione ceca sia stata certamente
contraria alle bombe, anche se i mass-media locali (ormai completamente
in
mano a corporation straniere, in particolare tedesche, come tedeschi
sono
i proprietari della Skoda...) hanno dato una immagine falsificata di
questo sentimento collettivo a forza di bordate propagandistiche.
Insomma,
sotto questo profilo la situazione e' identica a quella italiana.

Da me interrogato su di una questione diversa, e cioe' se sapesse
qualcosa
del colpo di Stato che c'e' stato in Ucraina un mese fa nel silenzio
completo della stampa occidentale, uno slovacco ha detto che anche nel
suo
paese c'e' stata censura completa sulle informazioni (li' e' soprattutto
la Fondazione Soros che ha in mano i media) e questo e' assurdo visto
che
l'Ucraina e' un paese immenso, con circa 50 milioni di abitanti... Ma
lui
aveva avuto occasione di parlare direttamente con alcuni lavoratori
ucraini immigrati, che gli hanno raccontato di essere tornati ai loro
paesi d'origine per votare alle presidenziali (vinte di stretta misura
dal
filo-occidentale Kuchma, autore del golpe di cui sopra) e che al seggio
elettorale hanno trovato le schede gia' firmate ed il voto gia'
espresso,
nonche' una serie di loschi figuri a "controllare" che non succedessero
incidenti... Dietro a tutta questa "democrazia" (?) c'e' da una parte
l'inglobamento dell'Ucraina nella NATO attraverso la Partnership for
Peace, cui si erano opposti anche la maggioranza dei parlamentari, e
dall'altra la privatizzazione di centinaia di imprese e dei latifondi,
sulla quale era in atto un forte scontro politico. Meno chiaro quale sia
adesso la situazione, dopo che un mese fa il parlamento e' stato
occupato
dai partiti di destra e molti deputati di sinistra sono entrati in
sciopero della fame.

(...) Andrea Martocchia

www.serbia-info.com/news
Call for lifting embargo against FR Yugoslavia
February 29, 2000
Embargo on FRY has to be suspended
Prague, February 28th - Participants in the international conference
"One year after: the causes, links and consequences of the Kosovo
crisis," that ends today in Prague, have called on the international
community to lift the sanctions against Yugoslavia.
Representatives of ten European states at a three-day meeting, organized
by the non-governmental organization European Network for Peace and
Co-operation warned that the embargo, in general, in all countries where
it was applied, besides its inhumanity has proved to be completely
inefficient and politically shortsighted and that it affected most of
the population.
In today's closing discussions, it was concluded that NATO member
countries that have bombed for almost 80 days FR Yugoslavia, should pay
for the damages and rebuild everything they had destroyed in the
country.
Participants in the conferences stressed that without the inclusion of
FR Yugoslavia in all regional plans for the reconstruction of the
Balkans, of which that country is an inseparable and almost the most
important part, there will be no progress.
In the final document of the conference, which will be sent to the
Yugoslav Government and all other important international organizations,
institutions and governments of many countries, was included the protest
sent to UNESCO because of the destruction of Serbian Orthodox Churches
and monasteries in Kosovo and Metohija, as well as of facilities during
the bombing of all of Yugoslavia.
All the reports of the conference participants, among which were also
representatives of peace movements, and experts in different fields -
legal experts, historians, ecologists, biochemists, experts in atomic
energy - from Ireland, Great Britain, Yugoslavia, Poland, Italy,
Germany, Finland, Slovakia and the Czech Republic, will be presented on
the Internet.

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UFFICIALI NATO

(Yet another step closer to Moscow, by the exact route used by Napoleon
and Hitler. But first NATO's 'expertise' will be employed to crush
internal opposition - a majority in both houses of parliament oppose
both Kuchma and NATO memebership, and were recently forcibly ousted from
a protest in the parliament building.
Reminiscent of Boris Yeltsin ringing the Russian parliament buiding with
tanks - remember that? - and firing on the legally elected speaker and
assistant speaker, killing perhaps hundreds of protesters holed up
there. Bill Clinton's and England's John Major's response to this -
truly unprecedented - destruction of a nation's parliament by the
military? They both applauded Boris Yeltsin as the "saviour of Russian
democracy," just as Clinton later commented on Yeltsin's first Chechnya
campaign by calling him "the Abraham Lincoln of his country."
But, quick, wipe all the above from your memory; we're not supposed to
remember any of those things.)

Tuesday February 29 8:42 AM ET
Ukraine Hosts Top NATO Officials, Eyes Closer Ties
By Dmitry Solovyov
KIEV, Ukraine (Reuters) - NATO leaders arrived in Ukraine on Tuesday for
a meeting that Kiev hopes will be a major step toward closer links
between the Western alliance and the former Soviet state seeking
integration into European structures.
``For the first time, 19 NATO ambassadors, the Secretary General and the
chief of the military committee come to Kiev together for this historic
meeting,´´ said Natalya Melnichuk, head of the NATO Information and
Documentation Center in Kiev.
Wednesday's meeting of the NATO-Ukraine Commission, to be chaired by
NATO Secretary-General George Robertson, will be the 16th since Ukraine
signed a partnership charter with the alliance in 1997 but the first to
be held in Kiev.
Joining NATO is not on the agenda for Ukraine and Wednesday's meeting is
unlikely to take any key decisions. But Robertson, who previously
visited Kiev in late January, will stay on for an extra day for a
program of unofficial visits.
NATO and Ukrainian officials say the very composition of the gathering
will clearly demonstrate Western support for Ukraine's aspirations to
integrate into European structures.
Ukraine Seeks Place In Europe Via Ties With Nato
``I think Ukraine wanted to have a meeting in Kiev because it gives us a
chance to move the relationship forward, it raises (Ukraine´s)
profile,´´ a NATO official said.
``Ukraine has this policy of seeking greater integration into European
structures, and NATO sees this as completely in line with its own view
of NATO-Ukraine relations.´´
Ukrainian President Leonid Kuchma won re-election last November on
pledges to boost market reforms, build good relations with Russia and
integrate into Europe.
Experts say that after his landslide victory the timing is good for
Kuchma to demonstrate Ukraine's European vocation and cordial relations
with NATO, despite a strong leftist opposition in the country of 50
million.
``During the election voters supported Ukraine´s European
choice,´´ said presidential spokesman Olexander Martynenko.
``Ukraine sees its relations with NATO as ties with the most influential
European structure which is an important element of stability and
security in the region.´´
MOSCOW CLOSELY WATCHES UKRAINE-NATO RELATIONS Wednesday's meeting in
Kiev is likely to be closely watched by Ukraine's former imperial master
Moscow which froze its ties with NATO during the alliance's air strikes
on Yugoslavia last year. It agreed to revive relations only earlier this
month.
Ukrainian officials, under the pressure of public opinion in the
country, did not support the air strikes but at the same time condemned
Serbia for ethnic cleansing of ethnic Albanians in Kosovo and never
suspended its ties with NATO.
``Now the military operation in Kosovo is over, Ukraine is taking part
in the KFOR operation there and what´s more, the president who got
re-elected can go ahead and pursue a strong policy with NATO,´´ the
NATO official said.
Ukraine has been an active participant in NATO military exercises within
the alliance's Partnership for Peace program with non-member states.
Unlike Russia, Ukraine did not oppose the accession of its neighbors
Poland, Hungary and the Czech Republic to the alliance.


NATO-Ukraine Commission Statement
2 March 2000

Statement

Today the Verkhovna Rada (Parliament) of Ukraine ratified the
Partnership
for Peace Status of Forces Agreement (SOFA), following its submission by
the President of Ukraine. The NATO-Ukraine Commission salutes this
decision which will further enhance the opportunities for carrying out
joint NATO-Ukraine activities as well as Partnership for Peace
exercises. As already demonstrated in other Partner countries, the
ratification of the SOFA will allow Ukraine to enjoy full military and
economic benefits of the Partnership for Peace programme. NATO and
Ukraine, together with individual Allies and Partners, look forward to
taking advantage of the new possibilities which have been opened by this
important decision of the Verkhovna Rada, including the use of the
Yavoriv
Training Centre.

The NATO-Ukraine Commission also welcomes the ratification of the Open
Skies Treaty by the Verkhovna Rada, which is another important
contribution
to transparency and arms control.

These two ratifications coincide propitiously with the first ever
meeting
of the Ukraine Commission in Ukraine. This took place yesterday in Kyiv
and enabled a full and fruitful exchange of views which bodes well for
the
future of the cooperation between Ukraine and NATO.

---

CONTRORIFORMA AGRARIA

(The near-orgasmic level of ecstasy and abandon in
this report's spin - on the brink, about to take off,
we see light, excited and so on - is not unjustified.
IMF/World Bank "suggestions" [We expect...] on
privatization of some of the largest tracts of grain
arable land in the world will trigger perhaps the
largest foreign-private land grab since the grand days
of European colonialism.)
"Ukraine, which faces foreign debt payments of $3.1
billion this year, has to prove its will to reform the
depressed economy for the International Monetary Fund
and World Bank to resume loans frozen at the end of
last year...."
"Land is number one issue."


Ukraine Farm Reform About To Take Off

KIEV, Mar 2, 2000 -- (Reuters) Ukraine is on the brink
of real farm reforms which could turn around the
Soviet-style sector but needs to take concrete steps
starting with land ownership to flesh out early moves,
World Bank officials said on Thursday.

"We are excited with what is happening at the moment,"
Gregory Jedrzejczak, head of the World Bank mission in
Ukraine, told Reuters. "We were in a dark tunnel, but
we see light now."

President Leonid Kuchma has issued a decree ordering
Soviet-era collective farms to disband and change to
private farms by April 1, but has not provided a
mechanism.

Ukraine, which faces foreign debt payments of $3.1
billion this year, has to prove its will to reform the
depressed economy for the International Monetary Fund
and World Bank to resume loans frozen at the end of
last year due to slow reforms.

Now Kuchma's farm decree has sent a strong positive
signal to international creditors and investors even
though it stopped short of introducing real private
land ownership.

NO REAL REFORM WITHOUT PRIVATE LAND OWNERSHIP

Analysts say Ukraine, which last year harvested its
lowest grain crop since 1945, may not revive its
agricultural sector until it enshrines into law rights
to buy, sell and use private land as collateral.

"If (Kuchma's) decree remains alone, it is not going
to resolve problems. We would like to see a more
comprehensive settlement," Csaba Csaki, the World Bank
agriculture policy adviser for Europe and Central
Asia, said, in English.

"Land is number one issue."

Parliament, which had been accused by Kuchma of
blocking reforms, now comprises a center-right
pro-market majority, and Csaki said the time was right
for passing laws on private land ownership and
property registration, key to enforcing rights.

Jedrzejczak said he felt the political elite in the
country of 50 million was largely supportive of
private land ownership.

"We have seen quite a dramatic change of attitude," he
said. "Six months ago, when you would talk to the
parliament or politicians, private land ownership was
a complete taboo."

He said fast land reform might allow Ukraine to
leverage its fertile black soil and regain its
historical role as a global agricultural producer.
Farms could lead the economy to growth.

EXPORTS MUST BE FREED TOO

Apart from land reform, the IMF and World Bank insist
Ukraine scrap a 23-percent tax on sunflower seed
exports and end excessive export tariffs on skins and
hides.

Officials say the taxes and tariffs aim to support the
budget and provide local processing firms with raw
materials but traders and creditors say they
contradict free market rules.

Jedrzejczak and Csaki said they expected parliament to
adopt laws liberalizing foreign trade after a promise
by the new government of reformist Prime Minister
Viktor Yushchenko to adhere to a free economy.

"We see the commitment (of the government). Now we
want legislation to translate into action,"
Jedrzejczak said.

He also expected deputies to ratify the bank's
Pre-Export Guarantee Facility which would help attract
private investors to Ukraine's cash-starved
agriculture and help provide farmers with machinery,
fuel and fertilizers.

Ratification of the $120 million facility, approved by
the World Bank in 1997, had been blocked by leftist
factions.

---

ORGIA DI PRIVATIZZAZIONI

Friday, February 25, 2000
Ukraine Accelerates Privatization
THE ASSOCIATED PRESS

KIEV -- Ukraine's parliament passed a new
privatization program for 2000 that deputies from the
center-right majority said will relieve the state of
loss-making companies and boost the budget.

The parliament, or Verkhovna Rada, passed the project
Tuesday 236-17, the Rada's press service said.

The previously leftist-dominated parliament had
opposed adopting the bill, although analysts point out
that the state has been saddled with hundreds of
failing enterprises.

The new privatization program includes the sale of
more than 800 nonstrategic enterprises in the
transport, machinery, chemical, agricultural and food
industries.

The State Property Fund also renewed the privatization
process of Ukraine's nine energy companies, halted in
December, officials from the fund said.

Last week, the State Property Fund announced it was
preparing to tender a 92.53-percent stake in the huge
Oriana chemical complex, which produces
petroleum-based products and fertilizers.

-

(Ukraine, which has raised 1.507 million hryvnias
[national currency, roughly six to a dollar]from cash
sell-offs since 1992, plans to boost privatization
revenues to 2.5 billion hryvnias this year to help pay
crushing foreign debt obligations....Privatization is
a key part of a $2.6 billion International Monetary
Fund loan frozen in September 1999....)

BUSINESS NEWS
Ukraine 2000 State Sell-Offs Raise $27 Mln To Date

KIEV, Mar 1, 2000 -- (Reuters) Ukraine, which has set
ambitious privatization targets for this year, has
raised 150 million hryvnias ($27.29 million) from cash
sell-offs so far this year, the State Property Fund
said on Tuesday.

Olexander Bondar, who heads the fund, told a meeting
with regional media the government would raise another
91 million hryvnias from privatizing a stake in
leading steel mill Zaporizhstal in the next few days.

"We are lagging behind our schedule but we shall do
everything to meet the target," Bondar said, adding
that the planned figure for the first quarter was 500
million hryvnias.

Ukraine, which has raised 1.507 billion hryvnias from
cash sell-offs since 1992, plans to boost
privatization revenues to 2.5 billion hryvnias this
year to help pay crushing foreign debt obligations of
$3.1 billion due this year.

Privatization is a key part of a $2.6 billion
International Monetary Fund loan program frozen in
September 1999 over stalled reforms and ahead of a
presidential election.

Bondar said the fund hoped that privatization in key
energy, metallurgical, chemical and telecom sectors
would help meet the target. The fund plans to sell
stakes in some 3,000 large companies this year.

($=5.4975 hryvnias)

---

STRATFOR.COM's Global Intelligence Update - 2 March 2000

By The Internet's Most Intelligent Source of International News &
Analysis http://www.stratfor.com/
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__________________________________________

WHAT'S GOING ON IN YOUR WORLD

Scharping Trying to Dampen Russian-NATO Rift
http://www.stratfor.com/world/Commentaries/0003020245.htm

Wahid Wavers Between Western Oil Alliances and Asian Unity
http://www.stratfor.com/asia/commentary/0003020122.htm

Libya: Gadhafi Axes Government Ministries
http://www.stratfor.com/MEAF/commentary/0003020207.htm


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STRATFOR.COM Global Intelligence Update
2 March 2000


Finally, NATO Tests A Resurgent Russia - in Kiev

Summary

NATO's decision-making body - the North Atlantic Council - is
meeting in Kiev, Ukraine. This gathering in the most geopolitically
significant area of Russia's backyard is a direct challenge to the
Putin government's assertive new foreign policy. The alliance is
calling what it believes - indeed, hopes - to be Moscow's
nationalist bluff, painting a picture of the consequences the West
could present if it continues down its current path. The move,
however, is unlikely to dissuade the government in Moscow and will
likely only entrench Russian nationalists. Regardless, the
alliance's diplomatic thrust indicates a shift change in NATO-
Russian relations, likely for the worse.

Analysis

NATO's North Atlantic Council (NAC), in its simultaneous capacity
as the NATO-Ukraine Commission (NUC), is meeting March 1-2.
Composed of ambassadorial-level representatives of the alliance's
19 member states, the NAC is the alliance's principal decision-
making body. The NUC, in turn, was formed in 1997 to bring the
alliance closer to Ukraine. With mixed success, NATO and Ukraine
have attempted to foster a closer relationship. What is significant
now is the location of the meeting. The alliance's decision-makers
are meeting in Kiev, not Brussels, the headquarters.

As striking as the location - in the most strategically important
nation on the periphery of Russia - is the timing. The meeting
appears to have been called in Kiev on relatively short notice. And
it is taking place as Russia's acting President Vladimir Putin
consolidates both his power and his foreign policy; the March
presidential elections are approaching, and until now, the West has
appeared bewildered by his actions both abroad and in the war in
Chechnya. With this gathering, it appears that the alliance is
sending two sharp messages: one of support to Kiev and one of
warning to Moscow.

NATO's relationship with Russia has changed dramatically and has
not truly recovered from the trough of last year's conflict over
Kosovo. Russia under former President Boris Yeltsin opened to the
West and is now afflicted with a criminalized economy, a
demoralizing loss of status and a dangerously ragged strategic
situation along its borders. Russia under Putin is not only
increasingly nationalist at home - as in the war in Chechnya - but
is pursuing a vastly different foreign policy abroad, one that is
forceful and decidedly independent of the West.

Indeed, it appears that after standing by idly the last several
months, Western governments are beginning to catch on and react -
albeit cautiously, even timidly. Western institutions are launching
initiatives around the Russian periphery. The European Union is
accelerating its expansion, earmarking $1 billion for Poland's
accession efforts last week - a quadrupling of previous outlays.
European Commission President Romano Prodi has alluded to tighter
links between the EU and NATO. NATO holds its first major military
exercise in a non-member's territory, in Sweden June 3-19. The
alliance is cooperating with neutral nations to arm the Baltic
states as well. And at the other end of Europe, Turkey is engaging
in intensive military exercise on its eastern border.

But the most striking aspect of the relationship between the
alliance, in particular, and Russia revolves around Ukraine.
Ukraine is the most strategically important piece of real estate
between Europe and Russia; neither can be secure without Ukraine.
And throughout the post-Cold War period, Ukraine has been
contested. It is economically dependent on Russia but has insisted
on ever closer ties with the West.

Much to Russia's dismay, NATO and Ukrainian forces have held joint
military exercises on the Black Sea and at a number of locations
ashore. NATO and Ukraine have also been busy building relationships
between their respective officer corps. The Ukrainiain military has
never made a secret of its desires to work with the West, recently
and pointedly declining a role in exercises with the Russian navy,
according to Deutsch Presse-Agentur. Ukrainian forces, however,
will participate in NATO's Cooperative Partner 2000 naval
exercises, June 19-30, in the Ukrainian sector of the Black Sea.

The NATO-Ukraine Commission has been the other important vehicle
for security cooperation. Indeed, one of the commission's first
actions, after being formed three years ago, was to establish the
Yavoriv military facility in western Ukraine as a training center
for the Partnership for Peace program - the first such facility in
the former Soviet Union. Ever since, Yavoriv has served as a base
of operations for NATO-sponsored exercises. Now, NATO's civilian
leadership arrives not only to meet but to tour a variety of
facilities.

It appears that this unusual meeting was called on comparatively
short notice; the first word appears to have come in late 1999,
according to spokesmen in Brussels, Washington and various
embassies. This suggests that the meeting is an outgrowth of the
events of late last year: when Russia's war in Chechnya was getting
underway and senior U.S. officials toured alarmed, neighboring
nations. The decision to meet in Kiev indicates a desire on the
part of NATO to send a message of support to Ukraine as well as a
warning to Moscow.

It is likely that this warning will be counterproductive. Russia's
First Deputy Prime Minister Mikhail Kasyanov visited Kiev on Feb.
22, in an apparent attempt to deepen Russia's influence over the
Ukrainian economy. After all, Putin, the acting Russian president,
draws support from the swells of Russian nationalism. An overly
bold Western gesture in Ukraine - perceived as vital by Russians -
will only strengthen nationalists. Further, a strategy of
confrontation will likely cause stress fractures within the
alliance. Also, the West has yet to offer the carrot as well as the
stick; Putin will refuse to back down if the only option is
resorting to a Yeltsin foreign policy.

Ukrainian President Leonid Kuchma seems to be scrabbling to stay
out of this brewing confrontation. Last week he left Kiev for a
two-week vacation in western Ukraine, according to a spokeswoman,
directing his foreign minister to deliver a speech to the NATO
gathering on his behalf. Neither in one camp nor the other, Ukraine
has been forced to gingerly tow a line between Moscow and Brussels.
With both now openly competing for Ukraine, Kuchma will find it
increasingly difficult - if not impossible - to maintain a balanced
policy.

Curiously, Moscow has not officially responded to the NAC meeting.
After meeting with Russian officials, German Defense Minister
Rudolf Scharping is currently en route from Moscow to Washington;
he is likely to carry at least a partial Russian response. Russia
seems to be waiting for the right time and place to voice its full
retort.

Like NATO, Russia has many cards to play. Ukraine's Russian
minority composes more than a quarter of the Ukrainian population.
Russian security services undoubtedly retain a strong presence. In
case of a conflict, no one in Kiev truly knows who would rally
behind the flag. Russian influence over Ukraine's economy is
deepening. Most importantly, despite the sheer size of Ukraine's
territory and population, it still shares a long and nearly
indefensible border with the Soviet Union's most powerful successor
state: Russia.

A showdown is quietly brewing. NATO is trying to expand its ability
to operate jointly with the forces of neutral nations and many
former Soviet states. But it would be a high-profile NATO push into
Ukraine that would ultimately tip the scale. Putin has decided that
Russia will no longer play second fiddle to the West; the Western
response is that if Russia wants a confrontation, one can most
certainly be provided. Such a message will only further fuel
Russia's nationalist fires.





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MIRACOLI


I giornali di tutto il mondo hanno riportato, il 4/3/2000, della
prodigiosa guarigione del criminale cileno Augusto Pinochet, liberato
senza condizioni in nome dei diritti umani dal governo britannico.

Viste le sue gravi condizioni di salute, su iniziativa dell'ex-primo
Ministro Thatcher Pinochet moribondo era stato anche gratificato con un
preziosissimo piatto d'argento, l'"armada plate", ispirato alla
sconfitta della flotta spagnola da parte di Sir Francis Drake nel
Cinquecento, a sottolineare la recente sconfitta della richiesta
spagnola di estradizione. Imbarcato a Londra in fretta e furia su di un
aereo speciale, Pinochet in poche ore ha raggiunto il Cile, e subito
all'aereoporto si e' alzato dalla sedia a rotelle ed ha cominciato a
deambulare come non gli succedeva da mesi, salutando con il bastone
levato in segno di vittoria.

Questo episodio ha evocato a qualcuno la vicenda del Managing Director
della birra Guinness il quale anni fa, condannato per una truffa per
milioni di sterline, si sottrasse al carcere a causa del suo grave stato
di salute, dovuto al morbo di Alzheimer, e pote' cosi' immediatamente
aprire una nuova fabbrica di birra...

(Fonti: "The Times" 5/3/2000, tutti i quotidiani italiani del 4/3/2000,
mailing list stopnato@... )


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