1. L'agonia della Zastava (di Claudio Grassi - da "Resistenze")
2. Definisani detalji saradnje Njukarko i Zastave ("Danas")

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www.resistenze.org - popoli resistenti - jugoslavia - 06-11-02

Nella prestigiosa azienda jugoslava arriva Malcom Bricklin, magnate
newyorchese

L'agonia della Zastava

di Claudio Grassi

Dopo le bombe dell'Alleanza atlantica, i tagli di Djindjic

"Dov'è questo mare, delle lacrime dei bambini, che ogni
giorno diventa più grande? Si trova forse su qualche
carta geografica perché lo veda tutto il mondo? Si è
abbattuta una tempesta feroce su questo pallido mare
(?) E' stata la tempesta a distruggere i sogni oppure è
stato il frutto delle mani di qualcuno? ". Mentre una
nuova guerra rischia di profilarsi all'orizzonte, nulla
descrive meglio la situazione in cui è piombata l'ex
Jugoslavia dei versi scritti da Milica Simovic, bambina
di Kragujevac e figlia di un operaio metalmeccanico
della Zastava. Una tempesta quella che, con conflitti e
odi razziali fomentati dall'esterno, in un decennio ha
spazzato via il suo paese, per mezzo secolo esempio di
multietnicità, indipendenza e non allineamento alle
scelte delle superpotenze. Che ha soffocato nel sangue
le speranze di progresso sociale, trasformando una
nazione un tempo prospera in uno dei dieci fanalini di
coda dell'economia mondiale, dove due terzi della
popolazione vive con meno di un euro al giorno e i
tassi di scolarità e copertura sanitaria sono tornati a
livelli pre-seconda guerra mondiale. Che ha distrutto i
sogni dei padri, anche quando questi trovavano come
spartana culla una fabbrica di autovetture. Sì, una
fabbrica di autovetture, una "bandiera rossa" intrisa
di olio e grasso difesa con orgoglio come il frutto del
riscatto di un intero popolo.
La Zastava era una delle officine più gloriose della
Jugoslavia socialista di Tito, l'unica dell'Est Europa
capace di esportare automobili anche in un mercato come
quello degli Stati Uniti. Era un laboratorio in cui si
sperimentava l'autogestione, sorto nel cuore di una
città martire della Resistenza, dove la lotta contro
l'occupante nazifascista è costata la fucilazione
sommaria di settemila persone. Ora è solo l'ombra di sé
stessa, prima quasi rasa al suolo dalle "bombe
intelligenti" della Nato, poi falcidiata dalle scelte
economiche di un governo telediretto da Washington. Con
i suoi operai, già fiore all'occhiello delle sei
repubbliche federate, oggi impossibilitati a far fronte
alle spese più elementari, come garantire un pasto e
l'istruzione ai propri figli.

Una storia gloriosa alle spalle

Sono i miracoli del liberismo sfrenato, la
religione laica da cui il nuovo esecutivo di Belgrado è
rimasto folgorato. Che tra i suoi riti prevede la
svendita di un ex presidente a un tribunale-fantoccio
straniero, l'esautorazione di parlamentari non graditi
al proprio premier "democratico", l'istituzione di un
Ministero ad hoc per le privatizzazioni selvagge, o,
semplicemente, il licenziamento in tronco di decine di
migliaia di lavoratori.
La Zastava era stata fondata nel 1851 come fabbrica di
armi e macchinari per officine meccaniche. Dopo la II
guerra mondiale, posta sotto la direzione dello stato
socialista, diventa una delle realtà industriali più
avanzate dell'Europa Orientale. A partire dal 1953,
stipula accordi commerciali con la Fiat che porteranno
alla produzione di veicoli per usi privati come la
Campagnola e la Zastava 600 B, gemella della più famosa
Fiat 600, di cui ne sfornerà fino al 1985 quasi un
milione di esemplari. Ma a fare la fortuna dello
stabilimento di Kragujevac - capoluogo della regione
serba della Sumadjia, 250 mila abitanti - sarà la
Zastava 101, praticamente una Fiat 128 con la parte
posteriore modificata, destinata a divenire una delle
autovetture più utilizzate nell'allora blocco
socialista, esportata anche in diversi paesi "fuori
cortina" e dell'Asia. La vettura conquisterà, nel 1973,
il Tour d'Europa di rally della sua categoria. Il
marchio della Zastava riesce addirittura a varcare
l'Oceano Atlantico. Oltre 140 mila esemplari di Yugo
Koral 45, utilitaria che monta il motore della Fiat
127, approdano negli States. Assieme alle automobili, a
partire dal 1955 la fabbrica produce, su licenza della
Fiat Iveco, anche camion, furgoni e autobus, fino ai
recenti piccoli mezzi da lavoro commercializzati con il
marchio "ZK Italia".
Nel 1999, prima dell'aggressione imperialista coperta
sotto l'etichetta di "operazione di polizia
internazionale", la Zastava poteva contare su una forza
lavoro stimata attorno ai 36.000 tra operai, tecnici e
impiegati, escluso l'indotto. Da essa dipendevano
direttamente o indirettamente i redditi di oltre il 70
percento degli abitanti attivi di Kragujevac. Una
speranza di progresso, per le popolazioni jugoslave
tutte che vi trovavano occupazione; un obiettivo
sensibile, per i generali della Nato. Tanto da essere
il bersaglio di buona dose di micidiali bombe
all'uranio impoverito, scagliate nel corso dei 35 mila
attacchi aerei ordinati dalle "sinistre con l'elmetto"
di Clinton, Blair e D'Alema tra il 24 marzo e l'8
giugno di quell'anno.
Poca roba resterà in piedi nei reparti di produzione
delle auto e dei camion, come nella centrale termica
della Zastava (che forniva il riscaldamento a molte
abitazioni della città), mentre risulterà seriamente
danneggiato l'efficiente centro sanitario interno, uno
dei punti di riferimento ospedaliero della regione. A
questi danni, si sommano quelli subiti dai lavoratori e
dall'ambiente circostante. Più di 120 i dipendenti
feriti dalle schegge, alcuni dei quali per mesi hanno
lottato con la morte e tutt'oggi portano sulla pelle il
ricordo di quelle giornate. Incalcolabili le tonnellate
di PCB (Piralene, policlorinato bifenile), liquido
refrigerante nei trasformatori elettrici e nella
preparazione delle vernici industriali, fuoriuscito
dallo stabilimento bombardato: si tratta di una
sostanza altamente tossica, responsabile di mortalità
fetale, danni al sistema immunitario, cancro al
cervello, di cui basta un solo litro per contaminare un
miliardo di litri d'acqua!

Condizioni di vita difficili

Ieri le bombe dell'Alleanza atlantica, oggi i pesanti tagli
di Djindjic e dello spezzone della cosiddetta "Opposizione
democratica serba" che gli è rimasta fedele.
Alla Zastava sono attualmente impiegati 17 mila
lavoratori, posti in una specie di cassa integrazione a
rotazione che li impegna nei pochi reparti attivi e con
un livello salariale che ha raggiunto il baratro dei
130-150 euro mensili. Cifra che non permette
assolutamente di far quadrare i bilanci familiari, se
si tiene conto che l'inflazione reale registrata in
Serbia è ben al di sopra del 5% sbandierato dal
governo, e che per sopravvivere dignitosamente un
nucleo ha bisogno di almeno 250 euro. Ma, se per
questi lavoratori le condizioni di vita sono
precipitate vorticosamente, ben peggiore è la sorte
toccata ai 9.200 lavoratori posti in esubero presso
l'ufficio di collocamento Zastava (con una situazione
simile alla nostra cassa integrazione a zero ore), che
percepiscono un'indennità mensile di 50 euro. O degli
8400 licenziati in via definitiva in seguito alle prime
ristrutturazioni dell'agosto 2001 e dei circa 800
lavoratori della Zastava di Pec, nel Kosovo occupato,
espulsi dalla "pulizia etnica" avviata dai terroristi
dell'UCK.
Questo, mentre all'orizzonte si profila una grande
incognita anche per i dipendenti "garantiti": nelle
scorse settimane, sotto la supervisione
dell'iper-liberista ministro Alekxander Vlahovic, è
stato stipulato un pre-accordo con un'azienda
statunitense, la Nucarco del magnate newyorkese Malcom
Bricklin, molto probabilmente antesignano di nuovi
colpi di mannaia contro la classe operaia serba. Di
certo, nonostante la disponibilità a investire 150
milioni di dollari per i prossimi tre anni, i trascorsi
che Bricklin si porta sulle spalle - due clamorosi
fallimenti, nel 1975 con la Bricklin Vehicle Co. e nel
1997 con l'Electric Bycicle Co. - sono pesanti come
macigni e non fanno sperare nulla di buono per il
futuro.

La solidarietà internazionalista

L'unico appiglio rimasto ai lavoratori di Kragujevac è
la solidarietà di classe internazionale. All'appello lanciato
dal Samostalni Sindikat, la sigla sotto cui converge la
componente maggioritaria e più combattiva della
Zastava, hanno già risposto diverse realtà politiche e
sindacali europee, specie del nostro Paese. Si punta in
primo luogo sulla campagna per le adozioni a distanza,
uno strumento che permette alle famiglie operaie di
sostenere gli studi per i propri figli e ammortizzare
le spese sanitarie: sono, infatti, migliaia i bambini
di queste zone affetti di leucemie, tumori, diabete,
malattie cardiache, asmatiche e psicosomatiche, in gran
parte attribuibili agli effetti dei proiettili Nato e
difficilmente curabili in strutture ospedaliere tornate
a standard da Terzo mondo.
Come ha affermato l'Ufficio rapporti internazionali del
Samostalni, "in questa difficile situazione riteniamo
che sia stato, e sia per il futuro, di vitale
importanza il poter contare ancora sugli aiuti ai
bambini con le adozioni a distanza, perché sono loro le
vittime innocenti delle colpe e degli errori degli
adulti. Il poter contare su questi aiuti è una speranza
per il futuro, speranza che non si può negare a un
bambino. Le adozioni a distanza sono state e sono un
grande aiuto, anche morale, ed un grande gesto di
solidarietà tra lavoratori".

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--- In Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., "Miroslav Antic" wrote:

Definisani detalji saradnje Njukarko i Zastave

Kragujevac - Vlasnik americke kompanije Njukarko Malkom Briklin
razgovarao je sa poslovodstvom Grupe Zastava vozila i Fabrike
automobila, a juce se susreo i sa predstavnikom Upravnog odbora Grupe
Zastava Miloradom Savicevicem i predstavnicima republicke Agencije za
privatizaciju.
- Mnoge stvari su definisane i pripremljen teren za potpisivanje
ugovora. Briklin je doveo investitore, odnosno predstavnike americkih
banaka koje treba da finansiraju njegove planove u zajednickkom
preduzecu, kazu u Zastavi.
Brinklin je najavio da ce i pre formiranja zajednickog preduzeca
ZMW predvidjenog za mart 2003, startovati sa izvozom inoviranih korala
i florida u Juznu Ameriku.
Treba podsetiti da ovo trziste nije nepoznanica za Zastavu.
Naprotiv, Zastava je u juznoamericke zemlje izvezla vise hiljada
automobila, a svojevremeno je imala i svoje predstavnistvo za Juznu
Ameriku, sa sedistem u Dominikanskoj Republici.
U razgovorima sa americkim partnerom definisani su mnogi tehnicki
detalji u vezi sa planiranom proizvodnjom od oko 60.000 automobila u
prvoj godini rada zajednickog preduzeca.
Da je najava izvoza Zastavinih automobila u zemlje Juzne i Severne
Amerike, izazvala paznju ne samo domace vec i inostrane javnosti, a
pre svega drzava nastalim na prostoru bivse SFRJ, pokazao je i juce
zavrseni Prvi medjunarodni sajam auto-komponenti u Kragujevcu.
"Najveci broj izlagaca iz bivsih jugoslovenskih republika dosao je na
Sajam, upravo zbog Zastave i najave novih poslovnih aranzmana te
fabrike sa strateskim partnerom", receno je, izmedju ostalog, na
zavrsnoj pres konferenciji na kragujevackom Sajmu.
Prvi medjunarodni sajam auto-komponenti posetili su predstavnici
americke kompanije Nujkarko. Menadzeri Zastavinog poslovnog partnera
zeleli su da se upoznaju saproizvodno-poslovnim mogucnostima i
potencijalom kako domacih, tako i proizvodjaca auto-delova sa prostora
bivse Jugoslavije.
Z. R.

http://www.danas.co.yu/

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