Roma 15/2: le sindacaliste jugoslave sul palco a P.za S. Giovanni
1. L'intervento fatto dal palco da Ruzica e Rajka, in nome dei
lavoratori della Zastava di Kragujevac, bombardata dalla Nato nel 1999
2. Kragujevac-Roma, dalla Zastava per dire pace ("Liberazione"
15/2/2003)
=== 1 ===
Subject: da ALMA - Vi invio per conoscenza
Date: Thu, 20 Feb 2003 15:12:07 +0100
From: "alma" <alma@...>
Manifestazione nazionale contro la guerra - Roma 15 febbraio 2003
L'intervento fatto dal palco da Ruzica e Rajka, in nome dei
lavoratori della Zastava di Kragujevac, bombardata dalla Nato nel 1999
I lavoratori di tutto il mondo condannano la guerra.
Dobbiamo essere uniti e decisi a respingere l'idea che sia possibile
per una potenza economica imporre a tutto il mondo le sue leggi ed i
suoi interessi.
Non ci sono guerre giuste o umanitarie. Ci sono solo guerre per
l'egemonia territoriale, politica ed economica. Per il controllo delle
terra e delle sue risorse.
Porto qui oggi a tutti voi il saluto dei tanti lavoratori della
Jugoslavia.
Dico questo ricordando i tanti feriti e morti, lavoratori, vittime
innocenti di una guerra che non aveva nulla di intelligente ma che ha
portato solo miseria, che ha ucciso l'aria, l'acqua ed il suolo con un
inquinamento senza precedenti, che ha condannato le giovani
generazioni ad un futuro di malattie e di tristezza.
La guerra alla Jugoslavia ha portato solo miseria, nuovi profughi,
nuova emigrazione.
Ha distrutto case, ponti, ospedali, scuole. Ha distrutto sotto i
bombardamenti 950.000 posti di lavoro condannando alla miseria intere
città e territori.
Siamo testimoni del bombardamento della nostra fabbrica.
La Zastava produceva automobili e occupava 36.000 lavoratori.
Hanno detto che era un obiettivo militare ma mentivano.
Era in realtà un obiettivo civile, un obiettivo voluto e deciso
coscientemente a tavolino dai generali e dai politici che hanno voluto
quella guerra.
Gli stessi che oggi, sulle macerie da loro prodotte vogliono
conquistare anche le nostre libertà ed i diritti di noi lavoratori.
Prima hanno bombardato le nostre fabbriche. Ora ci chiedono sacrifici.
Come in Italia anche da noi chiedono più libertà di licenziamento, più
flessibilità. Ci impongono salari bassi e nessuna tutela sindacale,
nemmeno per le lavoratrici in maternità.
Ecco cosa hanno voluto produrre con questa guerra.
Hanno perseguito con lucida coscienza il controllo di un territorio
distruggendo la sua economia per arrivare a conquistare un serbatoio
di manodopera senza diritti ed a basso prezzo.
Se la guerra alla Jugoslavia e' stata la prova generale di una nuova
politica egemonica che aveva bisogno di far saltare le regole del
diritto internazionale, ora con la messa in crisi dell'Onu si vuole
affermare con ancora maggiore arroganza la totale libertà delle
economie forti di disporre di tutto il territorio, di tutte le
risorse, di tutto il mercato che a loro serve per rafforzare la loro
egemonia.
Ma la solidarietà dei lavoratori sconfiggerà questo progetto.
Il nostro e' un progetto di pace. Una pace gridata in questa piazza,
oggi a Roma come in tante altre città del mondo.
Una pace per cui sarà necessario lottare ancora, con decisione, con
convinzione.
Una pace che ha nei lavoratori una forza insostituibile, decisiva e
forte.
Una forza che vince perchè come ha dimostrato la nostra esperienza, la
solidarietà tra i lavoratori può essere più forte di qualsiasi
cannone.
Nessuno ci coinvolgerà in questa guerra,
Viva la pace, viva l'unita' dei lavoratori,
Alma Rossi: indirizzo email - alma@...
Coordinamento Rsu: http://www.ecn.org/coord.rsu/
=== 2 ===
http://www.liberazione.it/giornale/030215/archdef.asp
da "Liberazione" 15/2/2003
Quelli che le bombe le hanno subite: «In Jugoslavia dopo i raid è
iniziato l'attacco ai diritti»
Kragujevac-Roma, dalla Zastava per dire pace
Fabio Sebastiani
Ci saranno anche loro alla manifestazione contro la guerra.
Sono i sindacalisti della Zastava, la fabbrica di automobili di
Kragujevac che le bombe della Nato rase al suolo nel '99.
Sono venuti a gridare il loro No al nuovo massacro del
neoliberismo. Un No che faranno sentire a milioni di persone
direttamente dal palco.
«Dopo i bombardamenti e la discoccupazione, l'avvio della
politica di privatizzazione selvaggia avviata dal Governo ha
prodotto una impennata dei prezzi insostenibile dagli attuali
salari e pensioni», raccontano a Liberazione. Una
privatizzazione che, ovviamente, come sta accadendo in
occidente, non porta alcun sviluppo e che arricchisce solo una
piccola classe di ceti medi usciti indenni dalla guerra.
«Assieme alla privatizzazione (che ha interessato l'energia, la
scuola, la sanità e le stesse farmacie, ndr) subiamo -
raccontano - un pesante attacco allo stato sociale in generale
ed alle normative sul lavoro. Come in Italia anche in
Jugoslavia si sta mettendo mano ad un quadro di diritti
contrattuali e di leggi che hanno l'obiettivo di ridurre le tutele
in materia di licenziamento, maternità, flessibilità diritti in
generale. Se sommiamo tutto questo all'instabilità politica,
alla precarietà prodotta dalla guerra, il pesante livello di
disoccupazione (950.000 senza lavoro) si può immaginare i
timori e le preoccupazioni che pesano sul futuro dei lavoratori.
La guerra ha prodotto ferite profonde. A Pancevo, tanto per
fare un esempio, hanno addirittura dovuto raddoppiare l'area
del cimitero per far posto all'impennata di morti per malattia
di questi ultimi due anni, e ciò, in misura diversa è quanto
succede un po dappertutto.
Purtroppo quello che impedisce la definizione di un percorso
verso la ricostruzione è la perdita di credibiltà da parte dei
partiti. E' questa la causa principale del fenomeno delle urne
deserte. «Quelli al Governo, dopo tante promesse (sostenute
dagli attesi e mai arrivati aiuti dall'occidente) sono ormai visti
come subalterni, incapaci di politiche attive, subordinati ai
dettati che l'occidente assegna. I Partiti di opposizione sono
divisi e deboli, sopratutto perchè manca una base sociale in
grado di sostenere attivamente una possibilità di
rinnovamento e di iniziativa sociale. La Classe lavoratrice è
debole».
Quali sono i motivi della vostra partecipazione alla
manifestazione? «Perchè come tutti anche noi siamo contro la
guerra come strumento per dirimere le questioni tra le nazioni.
Anzi noi veniamo alla manifestazione per testimoniare anche
quanto avevamo cercato di gridare durante i bombardamenti
sulla Jugoslavia.
La guerra non è stato un incidente, un fatto temporanero, nè
come ovvio non è stato nulla di umanitario. I bombardamenti
sulla Jugoslavia sono stati l'inizio di un processo che mirava,
su interesse delle economie capitalistiche più forti, a
conquistare una efficace egemonia politica, economica e
territoriale per il controllo delle risorse naturali e delle zone di
interesse strategico. Ma per fare ciò l'America doveva liberare
la propria azione dai vincoli che lo stato del diritto
internazionale (Onu) uscito dall'ultima guerra mondiale gli
imponeva».
L'aiuto dei lavoratori italiani, come sta andando avanti e che
benefici vi ha portato? «Un grande aiuto a sostenere quella
che potremmo chiamare (nel caso della Zastava) una delle
poche esperienze di resistenza operaia alla guerra ed alle sue
conseguenze. Grazie alle adozioni a distanza ed ai tanti naiuti
che centinaia di fabbriche e lavoratori italiani ancora ci
mandano noi siamo riusciti tenere unita la fabbrica anche in
assenza di lavoro. Un risultato splendido che ancora fa
rimanere la fabbrica un punto di incontro, di discussione e di
aggregazione. Se non fossimo riusciti a produrre ciò oggi la
Zastava sarebbe vuota. Molto lavoratori avrebbero emigrati e
la nostra capacità di resistenza sarebbe fallita. La situazione è
grave comunque e difficile, ma riusciamo a resistere e questo,
dopo 4 anni, è un risultato fantastico di ciò che la solidarietà
operaia può produrre». Entro aprile, grazie alla collaborazione
con associazioni e lavoratori italiani verrà aperto in fabbrica
un forno per fare il pane da distribuire a prezzo politico ai
lavoratori della Zastava e non solo. Non risolveremo i
problemi economici delle famiglie ma faremo diventare la
fabbrica ancora di più di quanto è ora un punto di riferimento,
un luogo di solidarietà. Ma altrettanto importante è la
manifestazione di canzoni per bambini «Non bombe ma solo
caramelle» che grazie ad una rete di solidarietà che coinvolge
anche comuni come quello di Roma e Venezia si terrà a Roma
il prossimo giugno. Ci saremo anche noi a questa
manifestazione, assieme ad una classe elementare di Kragujevac.
1. L'intervento fatto dal palco da Ruzica e Rajka, in nome dei
lavoratori della Zastava di Kragujevac, bombardata dalla Nato nel 1999
2. Kragujevac-Roma, dalla Zastava per dire pace ("Liberazione"
15/2/2003)
=== 1 ===
Subject: da ALMA - Vi invio per conoscenza
Date: Thu, 20 Feb 2003 15:12:07 +0100
From: "alma" <alma@...>
Manifestazione nazionale contro la guerra - Roma 15 febbraio 2003
L'intervento fatto dal palco da Ruzica e Rajka, in nome dei
lavoratori della Zastava di Kragujevac, bombardata dalla Nato nel 1999
I lavoratori di tutto il mondo condannano la guerra.
Dobbiamo essere uniti e decisi a respingere l'idea che sia possibile
per una potenza economica imporre a tutto il mondo le sue leggi ed i
suoi interessi.
Non ci sono guerre giuste o umanitarie. Ci sono solo guerre per
l'egemonia territoriale, politica ed economica. Per il controllo delle
terra e delle sue risorse.
Porto qui oggi a tutti voi il saluto dei tanti lavoratori della
Jugoslavia.
Dico questo ricordando i tanti feriti e morti, lavoratori, vittime
innocenti di una guerra che non aveva nulla di intelligente ma che ha
portato solo miseria, che ha ucciso l'aria, l'acqua ed il suolo con un
inquinamento senza precedenti, che ha condannato le giovani
generazioni ad un futuro di malattie e di tristezza.
La guerra alla Jugoslavia ha portato solo miseria, nuovi profughi,
nuova emigrazione.
Ha distrutto case, ponti, ospedali, scuole. Ha distrutto sotto i
bombardamenti 950.000 posti di lavoro condannando alla miseria intere
città e territori.
Siamo testimoni del bombardamento della nostra fabbrica.
La Zastava produceva automobili e occupava 36.000 lavoratori.
Hanno detto che era un obiettivo militare ma mentivano.
Era in realtà un obiettivo civile, un obiettivo voluto e deciso
coscientemente a tavolino dai generali e dai politici che hanno voluto
quella guerra.
Gli stessi che oggi, sulle macerie da loro prodotte vogliono
conquistare anche le nostre libertà ed i diritti di noi lavoratori.
Prima hanno bombardato le nostre fabbriche. Ora ci chiedono sacrifici.
Come in Italia anche da noi chiedono più libertà di licenziamento, più
flessibilità. Ci impongono salari bassi e nessuna tutela sindacale,
nemmeno per le lavoratrici in maternità.
Ecco cosa hanno voluto produrre con questa guerra.
Hanno perseguito con lucida coscienza il controllo di un territorio
distruggendo la sua economia per arrivare a conquistare un serbatoio
di manodopera senza diritti ed a basso prezzo.
Se la guerra alla Jugoslavia e' stata la prova generale di una nuova
politica egemonica che aveva bisogno di far saltare le regole del
diritto internazionale, ora con la messa in crisi dell'Onu si vuole
affermare con ancora maggiore arroganza la totale libertà delle
economie forti di disporre di tutto il territorio, di tutte le
risorse, di tutto il mercato che a loro serve per rafforzare la loro
egemonia.
Ma la solidarietà dei lavoratori sconfiggerà questo progetto.
Il nostro e' un progetto di pace. Una pace gridata in questa piazza,
oggi a Roma come in tante altre città del mondo.
Una pace per cui sarà necessario lottare ancora, con decisione, con
convinzione.
Una pace che ha nei lavoratori una forza insostituibile, decisiva e
forte.
Una forza che vince perchè come ha dimostrato la nostra esperienza, la
solidarietà tra i lavoratori può essere più forte di qualsiasi
cannone.
Nessuno ci coinvolgerà in questa guerra,
Viva la pace, viva l'unita' dei lavoratori,
Alma Rossi: indirizzo email - alma@...
Coordinamento Rsu: http://www.ecn.org/coord.rsu/
=== 2 ===
http://www.liberazione.it/giornale/030215/archdef.asp
da "Liberazione" 15/2/2003
Quelli che le bombe le hanno subite: «In Jugoslavia dopo i raid è
iniziato l'attacco ai diritti»
Kragujevac-Roma, dalla Zastava per dire pace
Fabio Sebastiani
Ci saranno anche loro alla manifestazione contro la guerra.
Sono i sindacalisti della Zastava, la fabbrica di automobili di
Kragujevac che le bombe della Nato rase al suolo nel '99.
Sono venuti a gridare il loro No al nuovo massacro del
neoliberismo. Un No che faranno sentire a milioni di persone
direttamente dal palco.
«Dopo i bombardamenti e la discoccupazione, l'avvio della
politica di privatizzazione selvaggia avviata dal Governo ha
prodotto una impennata dei prezzi insostenibile dagli attuali
salari e pensioni», raccontano a Liberazione. Una
privatizzazione che, ovviamente, come sta accadendo in
occidente, non porta alcun sviluppo e che arricchisce solo una
piccola classe di ceti medi usciti indenni dalla guerra.
«Assieme alla privatizzazione (che ha interessato l'energia, la
scuola, la sanità e le stesse farmacie, ndr) subiamo -
raccontano - un pesante attacco allo stato sociale in generale
ed alle normative sul lavoro. Come in Italia anche in
Jugoslavia si sta mettendo mano ad un quadro di diritti
contrattuali e di leggi che hanno l'obiettivo di ridurre le tutele
in materia di licenziamento, maternità, flessibilità diritti in
generale. Se sommiamo tutto questo all'instabilità politica,
alla precarietà prodotta dalla guerra, il pesante livello di
disoccupazione (950.000 senza lavoro) si può immaginare i
timori e le preoccupazioni che pesano sul futuro dei lavoratori.
La guerra ha prodotto ferite profonde. A Pancevo, tanto per
fare un esempio, hanno addirittura dovuto raddoppiare l'area
del cimitero per far posto all'impennata di morti per malattia
di questi ultimi due anni, e ciò, in misura diversa è quanto
succede un po dappertutto.
Purtroppo quello che impedisce la definizione di un percorso
verso la ricostruzione è la perdita di credibiltà da parte dei
partiti. E' questa la causa principale del fenomeno delle urne
deserte. «Quelli al Governo, dopo tante promesse (sostenute
dagli attesi e mai arrivati aiuti dall'occidente) sono ormai visti
come subalterni, incapaci di politiche attive, subordinati ai
dettati che l'occidente assegna. I Partiti di opposizione sono
divisi e deboli, sopratutto perchè manca una base sociale in
grado di sostenere attivamente una possibilità di
rinnovamento e di iniziativa sociale. La Classe lavoratrice è
debole».
Quali sono i motivi della vostra partecipazione alla
manifestazione? «Perchè come tutti anche noi siamo contro la
guerra come strumento per dirimere le questioni tra le nazioni.
Anzi noi veniamo alla manifestazione per testimoniare anche
quanto avevamo cercato di gridare durante i bombardamenti
sulla Jugoslavia.
La guerra non è stato un incidente, un fatto temporanero, nè
come ovvio non è stato nulla di umanitario. I bombardamenti
sulla Jugoslavia sono stati l'inizio di un processo che mirava,
su interesse delle economie capitalistiche più forti, a
conquistare una efficace egemonia politica, economica e
territoriale per il controllo delle risorse naturali e delle zone di
interesse strategico. Ma per fare ciò l'America doveva liberare
la propria azione dai vincoli che lo stato del diritto
internazionale (Onu) uscito dall'ultima guerra mondiale gli
imponeva».
L'aiuto dei lavoratori italiani, come sta andando avanti e che
benefici vi ha portato? «Un grande aiuto a sostenere quella
che potremmo chiamare (nel caso della Zastava) una delle
poche esperienze di resistenza operaia alla guerra ed alle sue
conseguenze. Grazie alle adozioni a distanza ed ai tanti naiuti
che centinaia di fabbriche e lavoratori italiani ancora ci
mandano noi siamo riusciti tenere unita la fabbrica anche in
assenza di lavoro. Un risultato splendido che ancora fa
rimanere la fabbrica un punto di incontro, di discussione e di
aggregazione. Se non fossimo riusciti a produrre ciò oggi la
Zastava sarebbe vuota. Molto lavoratori avrebbero emigrati e
la nostra capacità di resistenza sarebbe fallita. La situazione è
grave comunque e difficile, ma riusciamo a resistere e questo,
dopo 4 anni, è un risultato fantastico di ciò che la solidarietà
operaia può produrre». Entro aprile, grazie alla collaborazione
con associazioni e lavoratori italiani verrà aperto in fabbrica
un forno per fare il pane da distribuire a prezzo politico ai
lavoratori della Zastava e non solo. Non risolveremo i
problemi economici delle famiglie ma faremo diventare la
fabbrica ancora di più di quanto è ora un punto di riferimento,
un luogo di solidarietà. Ma altrettanto importante è la
manifestazione di canzoni per bambini «Non bombe ma solo
caramelle» che grazie ad una rete di solidarietà che coinvolge
anche comuni come quello di Roma e Venezia si terrà a Roma
il prossimo giugno. Ci saremo anche noi a questa
manifestazione, assieme ad una classe elementare di Kragujevac.