1. Serbia sotto la legge marziale (N. Malic, 27/3/2003)
2. Serbia: Due mesi dopo, tutti contro tutti
ed altri dispacci ANSA sulla situazione politica interna serba
=== 1 ===
(for this text in english see:
http://www.antiwar.com/malic/m032703.html
or
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2418 )
Serbia sotto la legge Marziale
di Nebojsa Malic
27 Marzo 2003
(Traduzione di Alessandro Lattanzio
e-mail: alexlattanzio@...
Sito: http://members.xoom.it/sitoaurora)
Due settimane fa, il Primo Ministro Serbo Zoran
Djindjic è stato ucciso da un cecchino. I suoi
successori hanno immediatamente dichiarato lo "stato
di emergenza" - in effetti, la legge Marziale - di
durata indefinita, e il lancio massiccio di operazioni
di polizia per trovare i sospettati del crimine
dell'assassinio di Djindjic. Djindjic ha avuto dei
funerali di stato e numerosi elogi dalla stampa
occidentale, prima che le notizie della Sua Molto
Democratica Imperiale invasione dell'Iraq mettesse a
lato la Serbia.
Mentre le forze imperiali, fiduciose dopo i
bombardamenti terroristici sulla Serbia nella
sottomissione del 1999, combattono contro una
inaspettata resistenza irachena, i successori di
Djindjic riaffermano il vassallaggio della Serbia, con
l'espulsione di diplomatici iracheni. Mentre a casa,
essi assumono poteri sui propri cittadini, che perfino
l'imperatore invidierebbe.
Una guerra differente
Sotto la leadership del partito di Djindjic, il
compare Zoran Zivkovic, che è stato nominato Primo
Ministro, il 17 marzo, del nuovo governo, lanciò la
"guerra al crimine organizzato."
Con velocità insolita, accusarono della morte di
Djindjic il "clan Zemun",
una organizzazione criminale basata a Belgrado. Subito
la polizia, che non riesce a risolvere un solo caso di
assassinio, degli ultimi due anni, seppe tutto su chi
fosse il colpevole e di cosa. Il 18 marzo, il governo
disse di avere arrestato 750 persone. Due giorni dopo,
il numero giunse a più di 1000, e il 23 era a 2700!
Dal 17 Marzo, le prigioni di Belgrado erano piene, e
gli arrestati venivano spediti altrove.
Sebbene la Serbia sia afflitta dal crimine
organizzato, come tutti i paesi post-Comunisti, vi
sono valide preoccupazioni che l'azione del governo
non sia destinato a distruggere realmente la mafia.
Per esempio, mentre il poco noto " "clan Zemun" sia un
bersaglio, il più famoso "clan Surcin" il cui capo
viaggiava con Djindjic sul suo aereo privato, non è
stato menzionato.
Uno degli aderenti del "clan Zemun", noto come
"Legija," usò un commando della Unità Operazioni
Speciali del Ministero degli Interni. Legija aiutò
Djindjic a prendere il potere nel 2000 e nel 2001 a
arrestare Milosevic. Vi sono indicazioni che si
volesse consegnare Legija all'inquisizione dell'Aja,
poco prima di messere ucciso.
I fatti seguenti meritano una spiegazione. Zivkovic
era ministro degli interni nel governo jugoslavo fino
quando venne dissolto il mese scorso. Djindjic fu
ucciso sotto il suo sguardo, appena nominato! Dusan
Mihajlovic, ministro degli interni ( e quindi con
maggiore responsabilità rispetto a Zivkovic) rimase al
suo posto. La vecchia unità di Legija, I "berretti
rossi" venne sottoposta a Mihajlovic dal 2002. (venne
dissolta due giorni fa, come qualche elemento
filoimperialista suggeriva.)
Vi sono numerose indicazioni che lo stato di emergenza
e la " guerra al crimine" attualmente punti sugli
oppositori del governo in generale. "La guerra è la
salute dello stato" diceva Randolph Bourne. La guerra
dello stato sui problemi sociali serve bene allo
scopo.
Lasciate iniziare le purghe
Grazie allo stato di emergenza, la polizia non ha
bisogno di cercare o di arrestare i ricercati, ma
semplicemente di irrompere nelle case e negli uffici
dei sospetti.
Le proprietà dei sospetti possono essere confiscati o
distrutti, come nel caso della casa del sospettato
leader del "clan Zemun". Con lo stato di emergenza i
sospetti possono essere incarcerati per 30 giorni
senza accuse formali.
Fin quando la Serbia mantenne il sistema giuridico
comunista, tutti i sospetti venivano ritenuti
innocenti fino a prova contraria.
L'assassinio di Djindjic è stato definito, sia dalla
stampa imperialista che dal governo serbo, una
"vendetta del regime di Milosevic". È difficile dire
chi l'abbia detto per primo, tale accusa appare prima
nella stampa usa e poi nelle dichiarazioni ufficiali
serbe. Sarebbe la prima volta che la Serbia apprende i
propri eventi dall'impero. Il 16 Marzo un amico di
Djindjic scrisse un commento per il Washington Post,
accusando apertamente Slobodan Milosevic.
Il Primo Ministro Zivkovic inoltre disse: "gruppi
politicamente affini" e assicurò che avrebbe "ripulito
la Serbia con una spazzola di ferro." Un membro
importante del regime di Djindjic affermò che la
tragica fine del Primo Ministro avrebbe potuto essere
usato per "ispirare" la costruzione di una Serbia
democratica.
Se così è, i leaders della Serbia hanno una strana
concezione della "democrazia." Significa censura? Sì.
Lo stato di emergenza fornisce un controllo totale sui
media, limita le notizie a quelle ufficiali. Ciò, si
suppone, solo per estenderla alle cause dello stato di
emergenza, ma da quando il governo decide su cosa si
applica o non si applica, in pratica significa censura
su tutto. Parecchie pubblicazioni e stazioni TV sono
già state bandite. Un consulente del governo serbo,
posando da giornalista indipendente, tentava di
scusare la censura dichiarando che "tutti coloro che
ne sono interessati, sono soprattutto tabloid
scandalistici, noti per i loro reportage inverosimili,
per l'invasione della privacy e la diffusione di voci
e perfino bugie". Ma ciò descrive parecchi dei media
nei Balcani! Inoltre, nessuna persecuzione non inizia
a colpire soprattutto gli impopolari, dopodiché ci si
rivolge verso gli altri, con il tempo, che non hanno
modo di resistere.
La settimana scorsa, il governo ha ripulito il sistema
giudiziario, creando l'opportunità di "impacchettare"
le corti con i loro supporters. Nenad Canak, un
politico lunatico che appare spesso nella coalizione
del DOS, ha richiesto il bando di alcuni partiti
politici. Vi è, perfino, una "guerra culturale",
scoppiata quando le autorità arrestarono Ceca
Raznatovic, una cantante neo-folk e vedova del leader
della milizia paramilitare Arkan.
Sospettata di legami con il 'clan Zemun,' Raznatovic e
la sua musica sono considerate una "volgare
celebrazione della classe criminale della Serbia,"
come ha detto il famoso Time magazine, l'estate
scorsa. Inoltre, il capo del controspionaggio militare
è stato dimesso, recentemente, dal governo
pro-Djindjic dell'unione di Serbia-Montenegro,
suggerendo che la purga nell'ambiente militare deve
ancora iniziare.
L'uomo sospettato dell'assassinio è stato arrestato
lunedì, ma la polizia non sa dire come "sanno" che è
stato lui a sparare. La Serbia di oggi nelle loro
parole, non può essere messa in discussione.
Falsificare un martire
Sebbene la gente in Serbia in generale sia stata
condizionata a, se non alla fiducia, almeno a obbedire
al governo incondizionatamente, molti vedono lo stato
di emergenza per quello che è: una volgare presa del
potere, usando il corpo di Djindjic come la
proverbiale 'camicia insanguinata'.
L'impero ha trattato, certamente, Djindjic come "un
martire della causa per una Serbia liberale e
democratica " (Tod Lindberg, The Washington Times).
Nelle settimane seguenti la sua morte, The Toronto
Star lo chiamò "un vero patriota', l'IWPR di Londra
lamentò interruzione della strada della Serbia verso
una "piena integrazione Euro-Atlantica " e the New
York Times scrisse che l'impero aveva ragione nelle
sue richieste e Djindjic faceva bene a obbedirgli,
avrebbe dovuto ricevere maggior aiuto nei confronti
dell'opposizione.
Una rara voce di dissenso proviene da Neil Clark del
London Guardian, che ha chiamato Djindjic "Il Quisling
di Belgrado." Dice Clark, "Quando un uomo vende gli
interessi del proprio paese, il suo ex-presidente e i
suoi principali avversari politici, cos'altro avrebbe
venduto? Solo il paese stesso."
E Steven Erlanger del New York Times notò, in un
articolo del 16 marzo, che Djindjic aveva legami con
la mafia che, si può supporre, lo ha ucciso, perfino
anche se ancora dichiara che Djindjic era odiato per
la sua obbedienza, totalmente giustificata, alle
richieste occidentali.
L'IWPR, un ripugnante propalatore dello statismo
transnazionale, dichiarava la legge marziale quale
"opportunità" per potare la Serbia dal crimine
organizzato, con il paravento della cauzione che
potrebbe portare alla dittatura. Il pugno di ferro del
governo è stato, inequivocabilmente appoggiato dalla
Imperiale ICG. The Christian Science Monitor riportava
che il dirigente dell'ICG di Belgrado, James Lyon,
disse "Se possono tenere tale situazione per due
settimane, sono ottimista sul fatto che la morte di
Djindjic sia la scintilla che dia alla Serbia un
futuro democratico."
Tuttavia l'ICG era preoccupato per la possibilità che
la futura Serbia non sia così obbediente e piegata
come Djindjic l'ha resa, e chiedeva all'Impero di non
allentare la sua pressione su Belgrado. Il popolo
della Serbia, certo, non sa nulla di ciò.
Con lo stato di emergenza, la menzione di questo
articolo potrebbe essere vietata...
Nebojsa Malic
(ringraziamo A. Lattanzio per averci fatto pervenire la traduzione. CNJ)
=== 2 ===
http://www.ansa.it/balcani/serbiamontenegro/serbiamontenegro.shtml
SERBIA: DJINDJIC, DUE MESI DOPO TUTTI CONTRO TUTTI
(Di Beatrice Ottaviano) (ANSA) - BELGRADO, 21 MAG - Sono passati poco
piu' di due mesi dall'assassinio, il 12 marzo a Belgrado, del primo
ministro serbo Zoran Djinjdic: e il fronte comune che governo e
istituzioni avevano fatto attorno alla figura e agli ideali del leader
ucciso sta gia' crollando sotto i colpi di feroci polemiche, accuse e
veleni che evocano un clima pre- elettorale. La tregua fra i litigiosi
partitelli che compongono il variegato arcipelago del Dos - la
coalizione promossa a suo tempo da Djindjic - per abbattere il regime
di Slobodan Milosevic, e che tuttora detiene la maggioranza in
parlamento - e' stata infranta dapprima da una battaglia
a colpi di pubbliche dichiarazioni fra un personaggio fino a due mesi
fa considerato come il possibile nuovo uomo forte dell'esecutivo, il
vicepremier serbo Nebojsa Covic, e una emittente privata ritenuta molto
vicina al Partito democratico (Ds) del premier assassinato, la
televisione 'Pink'. Covic ha attaccato il direttore della tv, Zeliko
Mitrovic, accusandolo di aver orchestrato una campagna contro di lui e
sottolineandone l'imbarazzante passato di uomo di regime e membro del
direttivo dello Jul, il partito dei 'comunisti in Mercedes' della ex
first lady jugoslava Mira Markovic. Mitrovic ha replicato ricordando i
trascorsi di Covic nei vari esecutivi di Milosevic e accusando senza
giri di parole il vicepremier di peculato sui fondi statali destinati
al Kosovo. Quella polemica e' trascesa
fino a investire presunti legami di vari membri del governo con la
criminalita' organizzata.
Oggi sono scesi in campo anche la polizia e i servizi segreti (Bia),
che hanno minacciato Covic di querela per una affermazione di questi
sul ruolo avuto dai principali
sospettati per l'uccisione di Djindjic, l'ex capo delle forze speciali
dei servizi Milorad 'Legija' Lukovic e il boss criminale Dusan 'Siptar'
Spasojevic (ucciso in aprile in un conflitto a
fuoco con le forze dell'ordine), nell'arresto di Milosevic, nell'aprile
del 2000. ''E' divertente come assistere a un dibattito sulla salute
fra diabetici - commenta Ivan Andric, leader di 'Alleanza civica'
(Gss), uno dei partiti del Dos finora non coinvolti nella raffica di
accuse e controaccuse - e' surreale vedere quella gente discutere di
questioni morali''. Le polemiche non investono solo il governo e i
partiti della coalizione e non riguardano solo il passato: nei giorni
scorsi il capo delle dogane Vladan Begovic e' stato trasferito a un
diverso incarico (spacciato come piu' prestigioso) dopo che aveva
avallato la denuncia di una gigantesca truffa ai danni dell'Unione
europea sulle esportazioni agevolate di zucchero, nella quale sarebbero
coinvolte secondo la stampa locale aziende vicine al partito del
defunto premier. Il ministro dell'agricoltura Dragan Veselinov - del
quale peraltro i giovani del movimento 'Otpor' chiedono a gran voce le
dimissioni per un'altra controversa vicenda - ha cercato, assieme ai
vertici del governo, di gettare acqua sul fuoco e si e' trincerato
dietro la consueta formula dell' 'indagine in corso', ma lo scandalo si
arricchisce quotidianamente di nuovi particolari.
Altro punto caldo e' la Banca centrale serba, il cui governatore
Mladjan Dinkic e' vicepresidente di un partito sgradito alla
coalizione di maggioranza - che sente minacciati i suoi feudi
elettorali - l'influente ex gruppo di esperti del G17 guidato dall'ex
vicepremier jugoslavo Miroljub Labus. Un misterioso disegno di legge
governativo - confermato dal ministro delle finanze Bozidar Djelic ma
smentito dal premier Zoran Zivkovic - escluderebbe Dinkic dalla rosa
dei candidabili al posto di governatore della Bcs. Ieri sera questi ha
ribattuto in una intervista alla tv di stato Rts accusando ''alcuni
membri dell'attuale governo'' di legami con la criminalita' e
affermando che ''una vera guerra alle cosche non puo' essere portata
avanti da questo esecutivo''. Dinkic sostiene che il polverone attuale
e' dovuto al fatto che ''le elezioni sono vicine e molti piccoli
partiti avranno difficolta' a superare la soglia del 4% necessaria per
entrare in parlamento''. Ma quanto sia vicino il voto, e' altro
argomento di lite: l'opposizione conservatrice che fa capo all'ex
presidente jugoslavo Vojislav Kostunica lo vuole entro quest'anno,
alcuni partiti del Dos parlano della prossima primavera e il partito
del premier Zivkovic insiste nel portare a termine l'attuale
legislatura, che scade nel dicembre 2004. (ANSA). OT 21/05/2003 15:43
SERBIA: SI DIMETTE CONTROVERSO CAPO UFFICIO STAMPA GOVERNO
(ANSA) - BELGRADO, 7 LUG - Il controverso capo dell'ufficio stampa del
governo serbo, Vladimir 'Beba' Popovic, si e' dimesso e restera' in
carica solo fino al 15 luglio, in attesa della nomina di un sostituto.
Lo ha detto il primo ministro serbo Zoran Zivkovic, precisando che le
dimissioni sono state accolte dall'esecutivo nella riunione di
venerdi' scorso. Popovic, amico intimo del defunto premier Zoran
Djindjic (assassinato a Belgrado il 12 marzo), si era contraddistinto
per la conflittualita' con la quale aveva condotto i contatti con i
media. Aveva esordito la sua gestione dell'ufficio stampa, durante lo
stato di emergenza seguito all'uccisione di Djindjic, con una violenta
quanto rozza tirata intimidatoria nei confronti di una cronista
televisiva, aveva redatto 'liste nere' di giornalisti a suo dire
coinvolti in complotti antigovernativi, e negli ultimi mesi ha
querelato periodici, quotidiani ed emittenti che lo hanno criticato,
chiedendo risarcimenti astronomici per presunti 'danni morali'.
Fra le tante vittime della suscettibilita' di 'Beba' si annoverano i
media piu' diffusi, come i periodici 'Nin' e 'Vreme', il quotidiano
'Vecernje Novosti', la storica emittente di opposizione 'B-92',
personaggi politici come l'ex presidente jugoslavo Vojislav Kostunica,
organizzazioni non governative come il Centro per i diritti umani.
L'operato del controverso portavoce governativo e' stato piu' volte
censurato dalle locali associazioni dei giornalisti, e ha portato a
plateali dimissioni di protesta in alcune redazioni. La notizia
dell'uscita di scena di 'Beba' (in serbo bimbo) non tranquillizza il
direttore di 'Nin' Slobodan Reljic, il cui nome era in cima ala lista
dei nemici del rissoso addetto stampa: ''L'essenza del problema non e'
il siluramento di un uomo, anche se si chiama Vladimir 'Beba' Popovic.
Dovremmo avere una situazione tale da non rischiare l'ascesa di nuovi
possibili 'Beba'. Nessuno sa come Popovic sia riuscito a restare tanto
a lungo al potere, chi ce lo abbia messo e con quali meccanismi: e'
una situazione inammissibile per un Paese che vuole entrare in
Europa''. (ANSA). OT 07/07/2003 18:52
SERBIA/MONTENEGRO: RILASCIATA VEDOVA COMANDANTE ARKAN, TV
(ANSA) - BELGRADO, 15 LUG - La vedova del comandante Arkan, Svetlana
Raznatovic, e' stata rilasciata oggi dopo quattro mesi trascorsi in
carcere a Belgrado. Lo ha dichiarato il suo avvocato alla rete
televisiva B52 aggiungendo che la donna - vedova del famigerato capo
paramilitare serbo Zeljko Raznatovic detto Arkan, sposato nel 1995 -
''e' gia' a casa sua''. Svetlana Raznatovic era stata arrestata il
17 marzo nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio, avvenuto cinque
giorni prima, del primo ministro serbo Zoran Djindjic. In serata
l'agenzia di stampa France Presse ha riferito che pure l'ex capo dei
servizi segreti dell'esercito, generale Aco Tomic, e' stato
scarcerato su ordine della Corte suprema di Serbia. Anche Tomic era
finito in prigione l'8 aprile perche' sospettato di aver partecipato
all'organizzazione dell'attentato a Djindjic. Durante l'inchiesta
per l'assassinio di Djindjic, piu' di 10.000 persone erano state
arrestate e circa 4.000 sono indagate per sospetti legami con il
crimine organizzato e con i responsabili del mortale attentato.
(ANSA). COR-BA 15/07/2003 21:55
SERBIA: ESPONENTI GABINETTO ZIVKOVIC ACCUSATI RICICLAGGIO
(ANSA) - BELGRADO, 17 LUG - Documenti che indicherebbero un
coinvolgimento di due consiglieri del primo ministro serbo Zoran
Zivkovic in una indagine sul riciclaggio di denaro sporco sono stati
consegnati questa mattina alla magistratura ed alla stampa dal
Governatore della Banca centrale della Serbia, Mladjan Dinkic.
Secondo l' agenzia Beta, nei documenti resi noti da Dinkic, e che
sarebbero stati redatti dalle autorita' di polizia ungherese, si
afferma che il consigliere di Zivkovic per i servizi segreti, Zoran
Janjusevic, e il suo ex capo di gabinetto, Nemanja Kolesar, sarebbero
sospettati di coinvolgimento nel riciclaggio. Kolesar in giugno e'
stato nominato capo dell' Agenzia per la privatizzazione delle banche
in Serbia. ''Secondo la polizia ungherese - ha detto Dinkic -
il gabinetto di Zivkovic e' implicato nel riciclaggio di denaro''.
Il governatore ha anche aggiunto che il Ministro degli interni, Dusan
Mihajlovic, aveva ricevuto i documenti fin da giugno, ma ''aveva
tentato di nascondere''. Stando al documento, di cui Dinkic ha
presentato una traduzione in serbo, il riciclaggio sarebbe stato
compiuto attraverso due compagnie con sede nelle Seychelles e a
Cipro. (ANSA). COR-MIU 17/07/2003 15:04
UE: SERBIA-MONTENEGRO; PRODI E SOLANA SPINGONO PER RIFORME
(ANSA) - BRUXELLES, 22 LUG - L'Alto rappresentate dell'Ue per la
politica estera e di sicurezza comune, Javier Solana, ha indirizzato
oggi un messaggio ''fermo'' al presidente della Serbia-Montenegro,
Svetovar Marovic, invitando i partiti politici a mettere fine alle
dispute sulle riforme in vista. Lo hanno reso noto fonti
comunitarie che hanno preso parte alla riunione che ha avuto luogo
oggi a Bruxelles tra il presidente serbo e il mister Pesc dell'Unione
europea. ''Il messaggio dato sulle lotte intestine tra partiti e'
stato molto forte'' e anche se Solana ha usato un tono piu' leggero,
restano serie preoccupazioni sullo stato del clima politico nel paese,
hanno riferito le fonti. Nel corso della conferenza stampa che ha
fatto seguito all' incontro, Solana ha osservato che ''la situazione
non e' drammatica'', pur indicando che ''sarebbe meglio se ci fosse
piu' consenso in momenti in cui il paese attraversa l' emozione della
morte del suo primo ministro''. Solana si e' anche detto dispiaciuto
per il fatto che il Parlamento nazionale non abbia ancora adottato un
piano d'azione per le riforme in materia di mercato interno e di
commercio. Svetovar Marovic e' stato ricevuto anche dal presidente
della Commissione Ue Romano Prodi che, in un breve incontro stampa, ha
sottolineato di avere ricevuto l'assicurazione ''secondo la quale
esiste un accordo generale sulla strategia di integrazione europea e
sulle riforme necessarie per raggiungere questo obiettivo''. Marovic
ha evocato la data del 2007 e ha detto di contare nella firma, il
prossimo anno, di un accordo di associazione e di stabilizzazione tra
la Ue e la Serbia e il Montenegro. Sulla data del 2007, Prodi e' stato
prudente: ''Abbiamo cominciato un processo e vogliamo portarlo avanti
il piu' rapidamente possibile. Ma questo dipende da una serie di
circostanze''. (ANSA). KRX*OS 22/07/2003 20:14
2. Serbia: Due mesi dopo, tutti contro tutti
ed altri dispacci ANSA sulla situazione politica interna serba
=== 1 ===
(for this text in english see:
http://www.antiwar.com/malic/m032703.html
or
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2418 )
Serbia sotto la legge Marziale
di Nebojsa Malic
27 Marzo 2003
(Traduzione di Alessandro Lattanzio
e-mail: alexlattanzio@...
Sito: http://members.xoom.it/sitoaurora)
Due settimane fa, il Primo Ministro Serbo Zoran
Djindjic è stato ucciso da un cecchino. I suoi
successori hanno immediatamente dichiarato lo "stato
di emergenza" - in effetti, la legge Marziale - di
durata indefinita, e il lancio massiccio di operazioni
di polizia per trovare i sospettati del crimine
dell'assassinio di Djindjic. Djindjic ha avuto dei
funerali di stato e numerosi elogi dalla stampa
occidentale, prima che le notizie della Sua Molto
Democratica Imperiale invasione dell'Iraq mettesse a
lato la Serbia.
Mentre le forze imperiali, fiduciose dopo i
bombardamenti terroristici sulla Serbia nella
sottomissione del 1999, combattono contro una
inaspettata resistenza irachena, i successori di
Djindjic riaffermano il vassallaggio della Serbia, con
l'espulsione di diplomatici iracheni. Mentre a casa,
essi assumono poteri sui propri cittadini, che perfino
l'imperatore invidierebbe.
Una guerra differente
Sotto la leadership del partito di Djindjic, il
compare Zoran Zivkovic, che è stato nominato Primo
Ministro, il 17 marzo, del nuovo governo, lanciò la
"guerra al crimine organizzato."
Con velocità insolita, accusarono della morte di
Djindjic il "clan Zemun",
una organizzazione criminale basata a Belgrado. Subito
la polizia, che non riesce a risolvere un solo caso di
assassinio, degli ultimi due anni, seppe tutto su chi
fosse il colpevole e di cosa. Il 18 marzo, il governo
disse di avere arrestato 750 persone. Due giorni dopo,
il numero giunse a più di 1000, e il 23 era a 2700!
Dal 17 Marzo, le prigioni di Belgrado erano piene, e
gli arrestati venivano spediti altrove.
Sebbene la Serbia sia afflitta dal crimine
organizzato, come tutti i paesi post-Comunisti, vi
sono valide preoccupazioni che l'azione del governo
non sia destinato a distruggere realmente la mafia.
Per esempio, mentre il poco noto " "clan Zemun" sia un
bersaglio, il più famoso "clan Surcin" il cui capo
viaggiava con Djindjic sul suo aereo privato, non è
stato menzionato.
Uno degli aderenti del "clan Zemun", noto come
"Legija," usò un commando della Unità Operazioni
Speciali del Ministero degli Interni. Legija aiutò
Djindjic a prendere il potere nel 2000 e nel 2001 a
arrestare Milosevic. Vi sono indicazioni che si
volesse consegnare Legija all'inquisizione dell'Aja,
poco prima di messere ucciso.
I fatti seguenti meritano una spiegazione. Zivkovic
era ministro degli interni nel governo jugoslavo fino
quando venne dissolto il mese scorso. Djindjic fu
ucciso sotto il suo sguardo, appena nominato! Dusan
Mihajlovic, ministro degli interni ( e quindi con
maggiore responsabilità rispetto a Zivkovic) rimase al
suo posto. La vecchia unità di Legija, I "berretti
rossi" venne sottoposta a Mihajlovic dal 2002. (venne
dissolta due giorni fa, come qualche elemento
filoimperialista suggeriva.)
Vi sono numerose indicazioni che lo stato di emergenza
e la " guerra al crimine" attualmente punti sugli
oppositori del governo in generale. "La guerra è la
salute dello stato" diceva Randolph Bourne. La guerra
dello stato sui problemi sociali serve bene allo
scopo.
Lasciate iniziare le purghe
Grazie allo stato di emergenza, la polizia non ha
bisogno di cercare o di arrestare i ricercati, ma
semplicemente di irrompere nelle case e negli uffici
dei sospetti.
Le proprietà dei sospetti possono essere confiscati o
distrutti, come nel caso della casa del sospettato
leader del "clan Zemun". Con lo stato di emergenza i
sospetti possono essere incarcerati per 30 giorni
senza accuse formali.
Fin quando la Serbia mantenne il sistema giuridico
comunista, tutti i sospetti venivano ritenuti
innocenti fino a prova contraria.
L'assassinio di Djindjic è stato definito, sia dalla
stampa imperialista che dal governo serbo, una
"vendetta del regime di Milosevic". È difficile dire
chi l'abbia detto per primo, tale accusa appare prima
nella stampa usa e poi nelle dichiarazioni ufficiali
serbe. Sarebbe la prima volta che la Serbia apprende i
propri eventi dall'impero. Il 16 Marzo un amico di
Djindjic scrisse un commento per il Washington Post,
accusando apertamente Slobodan Milosevic.
Il Primo Ministro Zivkovic inoltre disse: "gruppi
politicamente affini" e assicurò che avrebbe "ripulito
la Serbia con una spazzola di ferro." Un membro
importante del regime di Djindjic affermò che la
tragica fine del Primo Ministro avrebbe potuto essere
usato per "ispirare" la costruzione di una Serbia
democratica.
Se così è, i leaders della Serbia hanno una strana
concezione della "democrazia." Significa censura? Sì.
Lo stato di emergenza fornisce un controllo totale sui
media, limita le notizie a quelle ufficiali. Ciò, si
suppone, solo per estenderla alle cause dello stato di
emergenza, ma da quando il governo decide su cosa si
applica o non si applica, in pratica significa censura
su tutto. Parecchie pubblicazioni e stazioni TV sono
già state bandite. Un consulente del governo serbo,
posando da giornalista indipendente, tentava di
scusare la censura dichiarando che "tutti coloro che
ne sono interessati, sono soprattutto tabloid
scandalistici, noti per i loro reportage inverosimili,
per l'invasione della privacy e la diffusione di voci
e perfino bugie". Ma ciò descrive parecchi dei media
nei Balcani! Inoltre, nessuna persecuzione non inizia
a colpire soprattutto gli impopolari, dopodiché ci si
rivolge verso gli altri, con il tempo, che non hanno
modo di resistere.
La settimana scorsa, il governo ha ripulito il sistema
giudiziario, creando l'opportunità di "impacchettare"
le corti con i loro supporters. Nenad Canak, un
politico lunatico che appare spesso nella coalizione
del DOS, ha richiesto il bando di alcuni partiti
politici. Vi è, perfino, una "guerra culturale",
scoppiata quando le autorità arrestarono Ceca
Raznatovic, una cantante neo-folk e vedova del leader
della milizia paramilitare Arkan.
Sospettata di legami con il 'clan Zemun,' Raznatovic e
la sua musica sono considerate una "volgare
celebrazione della classe criminale della Serbia,"
come ha detto il famoso Time magazine, l'estate
scorsa. Inoltre, il capo del controspionaggio militare
è stato dimesso, recentemente, dal governo
pro-Djindjic dell'unione di Serbia-Montenegro,
suggerendo che la purga nell'ambiente militare deve
ancora iniziare.
L'uomo sospettato dell'assassinio è stato arrestato
lunedì, ma la polizia non sa dire come "sanno" che è
stato lui a sparare. La Serbia di oggi nelle loro
parole, non può essere messa in discussione.
Falsificare un martire
Sebbene la gente in Serbia in generale sia stata
condizionata a, se non alla fiducia, almeno a obbedire
al governo incondizionatamente, molti vedono lo stato
di emergenza per quello che è: una volgare presa del
potere, usando il corpo di Djindjic come la
proverbiale 'camicia insanguinata'.
L'impero ha trattato, certamente, Djindjic come "un
martire della causa per una Serbia liberale e
democratica " (Tod Lindberg, The Washington Times).
Nelle settimane seguenti la sua morte, The Toronto
Star lo chiamò "un vero patriota', l'IWPR di Londra
lamentò interruzione della strada della Serbia verso
una "piena integrazione Euro-Atlantica " e the New
York Times scrisse che l'impero aveva ragione nelle
sue richieste e Djindjic faceva bene a obbedirgli,
avrebbe dovuto ricevere maggior aiuto nei confronti
dell'opposizione.
Una rara voce di dissenso proviene da Neil Clark del
London Guardian, che ha chiamato Djindjic "Il Quisling
di Belgrado." Dice Clark, "Quando un uomo vende gli
interessi del proprio paese, il suo ex-presidente e i
suoi principali avversari politici, cos'altro avrebbe
venduto? Solo il paese stesso."
E Steven Erlanger del New York Times notò, in un
articolo del 16 marzo, che Djindjic aveva legami con
la mafia che, si può supporre, lo ha ucciso, perfino
anche se ancora dichiara che Djindjic era odiato per
la sua obbedienza, totalmente giustificata, alle
richieste occidentali.
L'IWPR, un ripugnante propalatore dello statismo
transnazionale, dichiarava la legge marziale quale
"opportunità" per potare la Serbia dal crimine
organizzato, con il paravento della cauzione che
potrebbe portare alla dittatura. Il pugno di ferro del
governo è stato, inequivocabilmente appoggiato dalla
Imperiale ICG. The Christian Science Monitor riportava
che il dirigente dell'ICG di Belgrado, James Lyon,
disse "Se possono tenere tale situazione per due
settimane, sono ottimista sul fatto che la morte di
Djindjic sia la scintilla che dia alla Serbia un
futuro democratico."
Tuttavia l'ICG era preoccupato per la possibilità che
la futura Serbia non sia così obbediente e piegata
come Djindjic l'ha resa, e chiedeva all'Impero di non
allentare la sua pressione su Belgrado. Il popolo
della Serbia, certo, non sa nulla di ciò.
Con lo stato di emergenza, la menzione di questo
articolo potrebbe essere vietata...
Nebojsa Malic
(ringraziamo A. Lattanzio per averci fatto pervenire la traduzione. CNJ)
=== 2 ===
http://www.ansa.it/balcani/serbiamontenegro/serbiamontenegro.shtml
SERBIA: DJINDJIC, DUE MESI DOPO TUTTI CONTRO TUTTI
(Di Beatrice Ottaviano) (ANSA) - BELGRADO, 21 MAG - Sono passati poco
piu' di due mesi dall'assassinio, il 12 marzo a Belgrado, del primo
ministro serbo Zoran Djinjdic: e il fronte comune che governo e
istituzioni avevano fatto attorno alla figura e agli ideali del leader
ucciso sta gia' crollando sotto i colpi di feroci polemiche, accuse e
veleni che evocano un clima pre- elettorale. La tregua fra i litigiosi
partitelli che compongono il variegato arcipelago del Dos - la
coalizione promossa a suo tempo da Djindjic - per abbattere il regime
di Slobodan Milosevic, e che tuttora detiene la maggioranza in
parlamento - e' stata infranta dapprima da una battaglia
a colpi di pubbliche dichiarazioni fra un personaggio fino a due mesi
fa considerato come il possibile nuovo uomo forte dell'esecutivo, il
vicepremier serbo Nebojsa Covic, e una emittente privata ritenuta molto
vicina al Partito democratico (Ds) del premier assassinato, la
televisione 'Pink'. Covic ha attaccato il direttore della tv, Zeliko
Mitrovic, accusandolo di aver orchestrato una campagna contro di lui e
sottolineandone l'imbarazzante passato di uomo di regime e membro del
direttivo dello Jul, il partito dei 'comunisti in Mercedes' della ex
first lady jugoslava Mira Markovic. Mitrovic ha replicato ricordando i
trascorsi di Covic nei vari esecutivi di Milosevic e accusando senza
giri di parole il vicepremier di peculato sui fondi statali destinati
al Kosovo. Quella polemica e' trascesa
fino a investire presunti legami di vari membri del governo con la
criminalita' organizzata.
Oggi sono scesi in campo anche la polizia e i servizi segreti (Bia),
che hanno minacciato Covic di querela per una affermazione di questi
sul ruolo avuto dai principali
sospettati per l'uccisione di Djindjic, l'ex capo delle forze speciali
dei servizi Milorad 'Legija' Lukovic e il boss criminale Dusan 'Siptar'
Spasojevic (ucciso in aprile in un conflitto a
fuoco con le forze dell'ordine), nell'arresto di Milosevic, nell'aprile
del 2000. ''E' divertente come assistere a un dibattito sulla salute
fra diabetici - commenta Ivan Andric, leader di 'Alleanza civica'
(Gss), uno dei partiti del Dos finora non coinvolti nella raffica di
accuse e controaccuse - e' surreale vedere quella gente discutere di
questioni morali''. Le polemiche non investono solo il governo e i
partiti della coalizione e non riguardano solo il passato: nei giorni
scorsi il capo delle dogane Vladan Begovic e' stato trasferito a un
diverso incarico (spacciato come piu' prestigioso) dopo che aveva
avallato la denuncia di una gigantesca truffa ai danni dell'Unione
europea sulle esportazioni agevolate di zucchero, nella quale sarebbero
coinvolte secondo la stampa locale aziende vicine al partito del
defunto premier. Il ministro dell'agricoltura Dragan Veselinov - del
quale peraltro i giovani del movimento 'Otpor' chiedono a gran voce le
dimissioni per un'altra controversa vicenda - ha cercato, assieme ai
vertici del governo, di gettare acqua sul fuoco e si e' trincerato
dietro la consueta formula dell' 'indagine in corso', ma lo scandalo si
arricchisce quotidianamente di nuovi particolari.
Altro punto caldo e' la Banca centrale serba, il cui governatore
Mladjan Dinkic e' vicepresidente di un partito sgradito alla
coalizione di maggioranza - che sente minacciati i suoi feudi
elettorali - l'influente ex gruppo di esperti del G17 guidato dall'ex
vicepremier jugoslavo Miroljub Labus. Un misterioso disegno di legge
governativo - confermato dal ministro delle finanze Bozidar Djelic ma
smentito dal premier Zoran Zivkovic - escluderebbe Dinkic dalla rosa
dei candidabili al posto di governatore della Bcs. Ieri sera questi ha
ribattuto in una intervista alla tv di stato Rts accusando ''alcuni
membri dell'attuale governo'' di legami con la criminalita' e
affermando che ''una vera guerra alle cosche non puo' essere portata
avanti da questo esecutivo''. Dinkic sostiene che il polverone attuale
e' dovuto al fatto che ''le elezioni sono vicine e molti piccoli
partiti avranno difficolta' a superare la soglia del 4% necessaria per
entrare in parlamento''. Ma quanto sia vicino il voto, e' altro
argomento di lite: l'opposizione conservatrice che fa capo all'ex
presidente jugoslavo Vojislav Kostunica lo vuole entro quest'anno,
alcuni partiti del Dos parlano della prossima primavera e il partito
del premier Zivkovic insiste nel portare a termine l'attuale
legislatura, che scade nel dicembre 2004. (ANSA). OT 21/05/2003 15:43
SERBIA: SI DIMETTE CONTROVERSO CAPO UFFICIO STAMPA GOVERNO
(ANSA) - BELGRADO, 7 LUG - Il controverso capo dell'ufficio stampa del
governo serbo, Vladimir 'Beba' Popovic, si e' dimesso e restera' in
carica solo fino al 15 luglio, in attesa della nomina di un sostituto.
Lo ha detto il primo ministro serbo Zoran Zivkovic, precisando che le
dimissioni sono state accolte dall'esecutivo nella riunione di
venerdi' scorso. Popovic, amico intimo del defunto premier Zoran
Djindjic (assassinato a Belgrado il 12 marzo), si era contraddistinto
per la conflittualita' con la quale aveva condotto i contatti con i
media. Aveva esordito la sua gestione dell'ufficio stampa, durante lo
stato di emergenza seguito all'uccisione di Djindjic, con una violenta
quanto rozza tirata intimidatoria nei confronti di una cronista
televisiva, aveva redatto 'liste nere' di giornalisti a suo dire
coinvolti in complotti antigovernativi, e negli ultimi mesi ha
querelato periodici, quotidiani ed emittenti che lo hanno criticato,
chiedendo risarcimenti astronomici per presunti 'danni morali'.
Fra le tante vittime della suscettibilita' di 'Beba' si annoverano i
media piu' diffusi, come i periodici 'Nin' e 'Vreme', il quotidiano
'Vecernje Novosti', la storica emittente di opposizione 'B-92',
personaggi politici come l'ex presidente jugoslavo Vojislav Kostunica,
organizzazioni non governative come il Centro per i diritti umani.
L'operato del controverso portavoce governativo e' stato piu' volte
censurato dalle locali associazioni dei giornalisti, e ha portato a
plateali dimissioni di protesta in alcune redazioni. La notizia
dell'uscita di scena di 'Beba' (in serbo bimbo) non tranquillizza il
direttore di 'Nin' Slobodan Reljic, il cui nome era in cima ala lista
dei nemici del rissoso addetto stampa: ''L'essenza del problema non e'
il siluramento di un uomo, anche se si chiama Vladimir 'Beba' Popovic.
Dovremmo avere una situazione tale da non rischiare l'ascesa di nuovi
possibili 'Beba'. Nessuno sa come Popovic sia riuscito a restare tanto
a lungo al potere, chi ce lo abbia messo e con quali meccanismi: e'
una situazione inammissibile per un Paese che vuole entrare in
Europa''. (ANSA). OT 07/07/2003 18:52
SERBIA/MONTENEGRO: RILASCIATA VEDOVA COMANDANTE ARKAN, TV
(ANSA) - BELGRADO, 15 LUG - La vedova del comandante Arkan, Svetlana
Raznatovic, e' stata rilasciata oggi dopo quattro mesi trascorsi in
carcere a Belgrado. Lo ha dichiarato il suo avvocato alla rete
televisiva B52 aggiungendo che la donna - vedova del famigerato capo
paramilitare serbo Zeljko Raznatovic detto Arkan, sposato nel 1995 -
''e' gia' a casa sua''. Svetlana Raznatovic era stata arrestata il
17 marzo nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio, avvenuto cinque
giorni prima, del primo ministro serbo Zoran Djindjic. In serata
l'agenzia di stampa France Presse ha riferito che pure l'ex capo dei
servizi segreti dell'esercito, generale Aco Tomic, e' stato
scarcerato su ordine della Corte suprema di Serbia. Anche Tomic era
finito in prigione l'8 aprile perche' sospettato di aver partecipato
all'organizzazione dell'attentato a Djindjic. Durante l'inchiesta
per l'assassinio di Djindjic, piu' di 10.000 persone erano state
arrestate e circa 4.000 sono indagate per sospetti legami con il
crimine organizzato e con i responsabili del mortale attentato.
(ANSA). COR-BA 15/07/2003 21:55
SERBIA: ESPONENTI GABINETTO ZIVKOVIC ACCUSATI RICICLAGGIO
(ANSA) - BELGRADO, 17 LUG - Documenti che indicherebbero un
coinvolgimento di due consiglieri del primo ministro serbo Zoran
Zivkovic in una indagine sul riciclaggio di denaro sporco sono stati
consegnati questa mattina alla magistratura ed alla stampa dal
Governatore della Banca centrale della Serbia, Mladjan Dinkic.
Secondo l' agenzia Beta, nei documenti resi noti da Dinkic, e che
sarebbero stati redatti dalle autorita' di polizia ungherese, si
afferma che il consigliere di Zivkovic per i servizi segreti, Zoran
Janjusevic, e il suo ex capo di gabinetto, Nemanja Kolesar, sarebbero
sospettati di coinvolgimento nel riciclaggio. Kolesar in giugno e'
stato nominato capo dell' Agenzia per la privatizzazione delle banche
in Serbia. ''Secondo la polizia ungherese - ha detto Dinkic -
il gabinetto di Zivkovic e' implicato nel riciclaggio di denaro''.
Il governatore ha anche aggiunto che il Ministro degli interni, Dusan
Mihajlovic, aveva ricevuto i documenti fin da giugno, ma ''aveva
tentato di nascondere''. Stando al documento, di cui Dinkic ha
presentato una traduzione in serbo, il riciclaggio sarebbe stato
compiuto attraverso due compagnie con sede nelle Seychelles e a
Cipro. (ANSA). COR-MIU 17/07/2003 15:04
UE: SERBIA-MONTENEGRO; PRODI E SOLANA SPINGONO PER RIFORME
(ANSA) - BRUXELLES, 22 LUG - L'Alto rappresentate dell'Ue per la
politica estera e di sicurezza comune, Javier Solana, ha indirizzato
oggi un messaggio ''fermo'' al presidente della Serbia-Montenegro,
Svetovar Marovic, invitando i partiti politici a mettere fine alle
dispute sulle riforme in vista. Lo hanno reso noto fonti
comunitarie che hanno preso parte alla riunione che ha avuto luogo
oggi a Bruxelles tra il presidente serbo e il mister Pesc dell'Unione
europea. ''Il messaggio dato sulle lotte intestine tra partiti e'
stato molto forte'' e anche se Solana ha usato un tono piu' leggero,
restano serie preoccupazioni sullo stato del clima politico nel paese,
hanno riferito le fonti. Nel corso della conferenza stampa che ha
fatto seguito all' incontro, Solana ha osservato che ''la situazione
non e' drammatica'', pur indicando che ''sarebbe meglio se ci fosse
piu' consenso in momenti in cui il paese attraversa l' emozione della
morte del suo primo ministro''. Solana si e' anche detto dispiaciuto
per il fatto che il Parlamento nazionale non abbia ancora adottato un
piano d'azione per le riforme in materia di mercato interno e di
commercio. Svetovar Marovic e' stato ricevuto anche dal presidente
della Commissione Ue Romano Prodi che, in un breve incontro stampa, ha
sottolineato di avere ricevuto l'assicurazione ''secondo la quale
esiste un accordo generale sulla strategia di integrazione europea e
sulle riforme necessarie per raggiungere questo obiettivo''. Marovic
ha evocato la data del 2007 e ha detto di contare nella firma, il
prossimo anno, di un accordo di associazione e di stabilizzazione tra
la Ue e la Serbia e il Montenegro. Sulla data del 2007, Prodi e' stato
prudente: ''Abbiamo cominciato un processo e vogliamo portarlo avanti
il piu' rapidamente possibile. Ma questo dipende da una serie di
circostanze''. (ANSA). KRX*OS 22/07/2003 20:14