Allora non potevamo essere gentili (Berthold Brecht)
e adesso questi sono di una gentilezza!...
(dove si parla dell'Urbe Caput Mundi, di animali, pulizie etniche,
innovazioni, bombe e utili idioti)
MONDOCANE FUORILINEA
11/3/4
Fulvio Grimaldi
(Ricordo a tutti il pochissimo gentile libro "Mondocane - serbi,
bassotti, Saddam e Bertinotti" ora in libreria per Kaosedizioni, pag.
350, Euro 15,00)
Piove e fa un freddo da gelare anima e testicoli. Roma va sott'acqua,
in paralisi e in apnea, come sempre e, con incrementato impegno, da
quando a governare la modernizzazione, tra Giubileo e Notti Romane, si
sono messi tipi sinistri come il gallinaccio della covata Pannella,
cicciobello Rutelli, o il kennediano neocraxista Veltroni. Si pensava
che a un peggio dei Tupini, Signorello, Carraro, oggi governatore-baro
della bisca calcio, Roma non sarebbe sopravvissuta. E' infatti è morta.
Morta nelle discariche nelle quali Rutelli fece scaraventare affreschi
e mura della Villa di Agrippina sul Gianicolo, polverizzate dalle sue
ruspe per la voragine che avrebbe dovuto accogliere pullman di
superstiziosi integralisti diretti in Vaticano, Stato imperialista e
mercantile, ma ahinoi anche corpo mistico intoccabile e immarcescibile,
di cui il nostro paese è il protettorato preferito e dove la P2 apre
sportelli, segretari comunisti fanno i chierichetti e le destre, da
Berluscazzo a Mastella, si alternano a fare le guardie svizzere. Morta
è Roma in un'alluvione di rifiuti e sporcizia non raccolta e in una
raccolta indifferenziata ad oltranza, all'uopo impostata dal
legambientino Mario Di Carlo, quanto in un trasporto pubblico
addestrato a scansarsi di fronte alla smisurata e immortale tenia di
quello privato, anch'esso impostato dall'ecologo Mario Di Carlo, quello
che ha otturato la Roma dei vicoli e dei parcheggi in tripla fila con
bus-dinosauri di 18 metri. Quanto al festaiolo Veltroni, ha ordito un
piano per far la festa a più cittadini di quanti pagani ne liquidò
Teodosio: manti stradali che, tra Porta Cavalleggeri e Tor Spaccata,
tra Primavalle e Mentana, insomma a 360 gradi, sono sicuri e
praticabili quanto i campi infiorati di bombe a grappolo dei contadini
iracheni. Una cospirazione contro l'incolumità di noialtri
motociclisti, ricompensa per essere le due ruote la salvezza della
città dall'ischemia. E' su tutto un'atmosfera che sta facendo della
capitale una città giovane, gagliarda, dall'altissima selezione
darwiniana: via bambini, vecchi e infermi, strozzati dallo smog, o a
ripararsi bronchi e polmoni in Olanda. Muore Roma, privata delle due
condizioni primarie della vita: respirare e muoversi. Ave Walter,
morituri te salutant.
A tutti questi trionfi urbani e urbanistici (come dimenticare le
iperdimensionate vongole voraci di Renzo Piano, chiamate "Auditorium",
che divorano estetiche e spazi un tempo ameni nel fiocco flaminio del
Tevere) dette e da il suo fattivo contributo la sinistra-sinistra:
svetta imperturbabile sulla tolda della nave in perpetuo naufragio la
capogruppo di Rifondazione Comunista, incurante dei 30.000 elettori
rifondaroli scomparsi, sbigottiti ancor prima che Bertinotti
proclamasse, chiamandolo "comunismo innovato", la fine del comunismo.
Voti finiti a mare tra una consigliatura e l'altra (peraltro sostituiti
dagli incensamenti annusati per un po' nei templi dei Disobbedienti),
ma, per questi successi, la capogruppo venne elevata al soglio della
segreteria nazionale del partito. Ascoltando, da sotto il tavolo, il
ringhio del bassotto Nando, poi, va menzionato il ruolo svolto dalla
coalizione "progressista, pacifista, radicale (vengono i brividi),
femminista, ecologista, democratica". E chi non lo è? Ora lo sono
addirittura i capisaldi teorico-ideologici del "nuovo che avanza" tra
le rughe dello zombie eurocomunista (Carrillo-Berlinguer-Marchais, tre
autentici superuomini), rimpannucciato e imbellettato nelle nuovissime
spoglie del Partito della Sinistra Europea. Ruolo accanitamente
perseguito nella salvaguardia dell'altra vita animale in città: un
giardino zoologico umbertino, cui gli amministratori democristocraxisti
avevano riservato lo stesso amore che Sharon riserva a Gaza,
transubstanziato dai progressisti in "bioparco" ("parco della vita",
per chi s'è scordato il greco), e cioè con aiuole e ristoranti per
bipedi grandi e altalene per bipedi marmocchi, donde osservare con
benevola disposizione d'animo il vivace, vagamente lunatico
andirivieni, in cinque metri per cinque, di ergastolani leoni, gorilla
e foche, innocenti ma sequestrati a vita per salvarli dall'estinzione.
Garantisce nientemeno che il WWF e, dunque, siamo apposto. Estinzione
per altri versi assicurata da quegli stessi bipedi visitatori
nocciolinanti, quando imperversano con cemento, asfalto e seghe
elettriche nelle terre d'origine di quei detenuti. E Nando insiste e mi
vuol far scrivere di quelle fontane che, a Roma non predisposte per la
bevuta canina, invitano al tuffo canicolare per il modesto pedaggio di
500 euro di multa, o di quegli spazi verdi, preziosamente rari e perciò
ambiti come diamanti, riservati a cento cani pigiati teneramente l'uno
contro l'altro (e guai se s'allargano: perché non si sentano isolati e
prendano freddo c'è subito la preoccupazione del vigile con in mano
santini comunali da 100 euro).
Tutto questo è molto gentile. Ma non è che da questa gente ci si poteva
aspettare molta gentilezza.
Sarà perché vive in una città di questo tipo che è morto anche Vauro,
il noto vignettista del Manifesto. L'abbiamo osannato in tanti, nelle
sue vignette, spesso autenticate fucilate liberatorie, abbiamo trovato
espressa la nostra rabbia, i nostri entusiasmi, le nostre tristezze, le
nostre virtuali scudisciate a gente come Veltroni o Rutelli, le
esecuzioni extragiudiziarie di tipetti come Sharon, Previti, Bondi,
Emma Bonino, o la banda Bush. Ci aveva placato gli sdegni, o le
amarezze causateci da altri "manifestaioli", in particolare
dall'antislavismo viscerale di un albanese come il suo collega Astrid
Dakli, viandante manifestaiolo per Kosovo e Cecenia con l'occhio
chiuso sulle efferatezze di consanguinei terroristi, "indipendentisti"
consacrati dalla Cia (e con l'altro occhio giustiziere mirato su
"nazionalisti" slavi, che però sembrerebbero consacrati dalla storia e
dal diritto). Ora lo dichiariamo defunto, che gli stia bene o no, anche
se proverà mille volte di riscattarsi: dietro a ogni vignetta futura
sentiremo la puzza della volgarità che ha riversato nel numero del 9
marzo 2004. Ve lo siete perso? C'erano i soliti due tipetti. Il primo
fa: "Allora chi ha vinto Sanremo?" Il secondo, terrorizzato, palpandosi
le palle e facendo le corna: "Lui!" ("Lui" è quel disgraziato di Marco
Masini che, per una decina d'anni è stato espulso dal mestiere
canterino, dal mercato, dalla serenità, perché qualche delinquente
imbecille aveva messo in giro che portava sfiga e una muta di stronzi
c'aveva creduto). Si difende, Vauro, sparlando ulteriormente di Masini
e giustificando l'abominio della vignetta nientemeno che con il fatto
che Masini pare portato sugli altari dall'amicizia con qualche
nazionalalleato. Ma che c'entra? In questo caso chi è il "fascista"
ignorante, Masini? E pensi piuttosto alle sue, di amicizie con quel
Gino Strada - peraltro ineccepibile lottatore antiguerra (finchè non
invoca l'ONU) - che va a costruire ospedali dove non ci vuole niente,
nel Kurdistan iracheno da anni a stelle e striscie, oppure, ora, in
altre parti d'Iraq, dove di ospedali e medici ne hanno più del Sud
Tirolo e dove, magari, servirebbero attrezzature, farmaci, lenzuola,
plasma, acqua potabile, tutta roba in effetti di poca resa
pubblicitaria e che avrebbero sottratto l'osso al Vauro pierre del
santone? Di Vauro - che pure, con Altan e Elle Kappa, era il più bravo
dei fustigatori vignettisti - mi sovviene quando mi dichiarò, apripista
dei censori di "Liberazione", ospite non più gradito (e pagato) del suo
giornale satirico "Boxer", per eccesso di "jugoslavismo". O perché ero
semplicemente uno "sporco nazionalista serbo"?
Definizione, quest'ultima, che mi è rimasta incollata addosso per tutta
la guerra alla Jugoslavia e anche parecchio dopo. Era il tempo in cui
si proclamava la salvifica virtù del "né-né", né con la Nato, né con
Milosevic; in cui Milosevic, il più democratico e interetnico dei
governanti dei Balcani e forse d'Europa, veniva massacrato come
dittatore e i pulitori etnici croati, bosniaci, albanesi kossovari,
beatificati da Adriano Sofri, si trasformavano in vittime di inventati
pulitori etnici serbi. Ora siamo all'ultima fase della vera pulizia
etnica in Kosovo, alla soluzione finale per quei serbi che, lasciati
dietro dai 300.000 espulsi o ammazzati, come i palestinesi di Gaza
s'illudevano di sopravvivere pensando che i vampiri avevano fatto il
pieno di sangue. E pensiamo a chi ai quei vampiri reggeva lo strascico,
con una mano che faceva né-né e con l'altra che decorava la banda Cia
di Otpor (quelli del golpe di "Belgrado che ride") con la massima
onorificenza no-global. Siete stati zitti come struzzi per tre anni,
Manifesto e Liberazione, per tutto il tempo in cui la rovina dei popoli
dell'ex-Jugoslavia veniva completata dagli ascari etnici di Nato, Onu,
Usa e D'Alema e l'ultimo simbolo dell'unità degli slavi del Sud,
Slobodan Milosevic, veniva macinato dalla "giustizia" imperialista
all'Aja. Non è vero, Salvatore Cannavò? Non è vero Tommaso De
Francesco, con la tua contropulizia etnica degli schipetari? Ora che
vanno a fuoco gli ultimi serbi e la loro anima si sbriciola con le
immagini secolari dei loro monasteri, balbettate osceni pietismi e
tornate sull'osso che avete contribuito a rosicchiare, da eccelsi "non
violenti", democratici, dirittoumanisti. Con la credibilità sotto i
tacchi.
Così, avendo sistemato, con Vauro e Strada, altri due santoni della
liturgia politically correct, vituperato per vituperato, posso anche
avanzare verso i tabù dei tabù, quei totem che, a sfiorarli, finisci
peggio degli uranizzati di Salto di Quirra, Perdasdefogu e Bassora. Ho
una teoria per la quale quei tabù sfondacoglioni hanno qualcosa in
comune: il maschilismo sta all'antisemitismo come certe femministe
stanno ai cannoni etico-politici del sionismo, quelli che ti sparano
anatemi e disintegrazioni morali, a volte anche professionali e
sociali, non appena chiedi perché è terrorista il palestinese che
scoppia tra gli occupanti e non l'israeliano che manda un'orda di
tecnocrati in carri o elicotteri a fare una carneficina di occupati,
bimbi, donne e passanti; oppure se solo osi mettere in dubbio
l'ennesima sceneggiata di dialogo e "accordi di pace" (vedi la
presaperilculo di Ginevra, giustamente respinta da un popolo stufo
della corruzione-repressione del suo gruppazzo dirigente ammanigliato
con principi sauditi e barbefinte USA), visto che finora sono sempre
stati trucchi per far riprendere fiato a Israele e diffondere nella
"comunità internazionale" indulgenza generale per i misfatti degli
angustiati colonizzatori dettati dalla "sicurezza" (sicurezza di un
colonialismo genocida). A nessuno viene più in mente una
considerazioncella facile facile: prima dell'occupazione dei rimasugli
di Palestina lasciati dall'ONU al popolo titolare di quella terra,
prima delle stragi sistematicate di civili palestinesi, chi mai si era
fatto esplodere nelle strade di Haifa o Gerusalemme Ovest? E se Israele
la facesse finita con l'occupazione di quei rimasugli e con il progetto
applaudito dal duo Pannella-Sofri come "l'israelizzazione del Medio
Oriente"?
Quando ti danno del maschilista sei reietto e finito, come quando ti
sparano "antisemita!" Non che le sciagure del maschilismo e
dell'antisemitismo non esistano e non serpeggino per la storia
schizzando veleno come serpenti a sonagli. Chi lo metterebbe in dubbio.
Succedeva anche nei secoli del matriarcato, non meno sanguinari e
gerarchizzati. Nella voracità di potere i due generi si equivalgono
perfettamente, basta vedere certe arrampicate alla schiacciasassi in
Rc, solo che uno dei due prevale. E' che a volte questi due vizi
vengono adoperati come missili all'uranio per scopi molto meno nobili
di quelli pubblicizzati. E lì ci vorrebbe il coraggio di smascherarli.
"Antisemita", per fare un esempio di mille, era il sondaggio UE in cui
cittadini europei al di sopra di ogni sospetto, giustamente preoccupati
per le carneficine di palestinesi e i dichiarati obbiettivi israeliani
di sistemare il proprio "cortile di casa" dal Nilo all'Eufrate, alla
maniera con cui Washington sistema il suo sgolpettando e etnopulendo a
piacere in tutte le Americhe, avanzavano l'idea che Israele minacciasse
la pace più di ogni altro lanzichenecco operante sul globo.
Irrimediabilmente antisemita divenni io stesso allorché al cazzotto di
un capitano israeliano, capogita nel Sinai dopo la guerra dei Sei
Giorni, risposi con una sberla poichè, davanti alla distesa di cadaveri
egiziani, insepolti e in putrefazione, sentenziò: "Lì lasciamo lì, in
vista, perchè l'unico arabo buono è l'arabo morto". Da "antisemita" mi
toccò l'espulsione da Israele nel giro di 24 ore. Altra espulsione,
stavolta dal Partito della Rifondazione Comunista, non è finora
riuscita a Gennaro Migliore, responsabile esteri e bimbo prodigio di
Bertinotti. E si mangia le mani, Migliore, che pure gentili e non
violente bordate di "antisemita" in pubblico non me l'ha risparmiate,
sia perché così sollecita la, peraltro benemerita, comitiva degli
"ebrei contro l'occupazione" (a dispetto della mia annosa amicizia con
l'autentica opposizione ebraica dentro e fuori Israele), che
tarantoleggia quando mi vede sfilare con la bandiera irachena o
augurare buon salute all'Intifada, sia lo stesso Migliore (quanta
ironia in un cognome!) che ha bandito dal partito l'inverecondo e
criminale slogan "Intifada fino alla vittoria", che io invece recito
tre volte al giorno piegandomi verso Gerusalemme.
Quanto al maschilismo, bè ragazzi, non c'è proprio scampo. E' l'arma
totale. Lo era - tenete presente Gimbattista Vico e i suoi ricorsi! -
fin dai tempi dello spappolamento di Lotta Continua, quando alcune
donne di quell'organizzazione, accanitamente sostenute da Adriano
Sofri, futuro confessore del ministro craxista Martelli e sicofante di
ogni guerrafondaio che volesse far fuori un po' di umanità, prima
aiutarono Lc a togliere il disturbo anteponendo la contraddizione di
genere a ogni altra e poi convolarono a nozze rigorosamente
matriarcali, quale con Craxi, quale con D'Alema. E' la scala su cui
alcune sorelle di Golda Meir, Madeleine Albright, Condoleeza Rice,
Margherita Boniver, Emma Bonino, Pat Nixon, Teodora, Giovanna d'Arco o,
oggi, la governatrice di Nassirya, Barbara Contini, si arrampicano
verso spazi di indiscussa ginocrazia, dando del maschilista a chiunque
si gratti il capo di fronte all'asserzione che le donne, "dando la
vita", sono strutturalmente democratiche e pacifiste e gli uomini no.
Democratiche e non violente come qualche migliaio di generazioni di
mamme che si sono tenute a bagnomaria figlie e figli fino al loro
incanutimento, virtualmente risucchiandoli nell'utero perché non
cadessero preda di nessun altro potere assoluto. o vittima di
quell'orrendo mondo di fuori dove imperversano i maschi. Fate un po'
un'analisi di classe e troverete che ovunque donne e uomini si battono
per la libertà, contro il colonialismo, contro l'oppressione, a un
certo momento saltano fuori "donne per la pace", "donne per il dialogo"
che, con il discorso dell'intesa sovracontraddizionale tra mamme e
spose, ontologicamente superiori a chi va combattendo, spuntano la
spada della lotta e offrono spazio e tempo ai dominatori. Sono
inesorabilmente signore della buona borghesia e appaiono puntuali
quando il dominatore sta per finire con le spalle al muro. L'ho visto
succedere in Irlanda del Nord, Palestina, Afghanistan, Jugoslavia,
America Latina, Algeria. E' sempre, pronta, la "società civile", non
violenta e buonsensista, ad applaudire entusiasta.
Vedete, siamo già in zona di titolo:"Allora non potevamo essere
gentili". Fausto Bertinotti, in un memorabile intervento, ha rievocato
quella frase riferita da Berthold Brecht alla sollevazione di popoli
che non potevano non rompere, facendo cocci, il coperchio d'acciaio
fuso nei millenni sopra le loro teste da padroni e padrone, si
chiamassero Ivan o Caterina, Elisabetta o Hindenburg, Francisco Franco
o Papessa Giovanna. L'ha evocata per affermare che ci si sbagliava,
che gentili bisognava essere anche allora e che gentilissimi tocca
essere tanto più adesso che i mostri guerra e terrorismo (ha la fissa
della criminale mistificazione bushiana detta "spirale
guerra-terrorismo": pensa ancora che i due termini siano antagonisti,
anziché gemelli politici e soci d'affari) mettono a ferro e fuoco il
pianeta. Ho avuto qualche dimostrazione
dell'innovazione-trasformazione-cambiamento che ha introdotto la
"gentilezza". A partire da alcune importanti donne.
A qualcuno sarà filtrata, tra le crepe del silenzio mediatico, la
notizia dei cinque patrioti cubani, ergastolani a Miami da tre anni per
aver comunicato all'FBI che in quella città esuli dell'isola
preparavano nuovi piani terroristici contro il loro paese, dopo i tanti
già attuati con oltre 3000 morti ammazzati in 40 anni. Pensavano, gli
ingenui, che, vantandosi gli USA di essere i crociati della lotta
contro il terrorismo ovunque si manifesti, di aver adempiuto al proprio
dovere. Il fatto che invece a essere arrestati, processati e condannati
fossero loro, mentre i terroristi venivano invitati al tè da George
Tennet, capo della CIA, gli ha aperto gli occhi su chi, affermando di
essere vittima del terrorismo mondiale, ne è in effetti il padre. Roba
che tutto il Terzo Mondo aveva già capito a partire dagli attentati
dell'11 settembre, senza peraltro riuscire a convincerne Bertinotti e
il suo establishment. In particolare il suo personalissimo quotidiano
dove appena due letterine di lettori, assai più sagaci di tutta la
redazione messa insieme, hanno saputo insinuare qualche lucido dubbio
nel coro universale della Madrid squarciata dal "terrorismo islamico".
Per la prima volta, all'inizio di marzo, sono venute in Italia due
donne cubane, la moglie di uno dei "cinque" e la loro avvocatessa:
Adriana e Armanda. Li ha presentati un'altra donna, Maria de Los
Angeles, ambasciatrice di Cuba. Tre donne a raccontare, prima a una
conferenza stampa a Montecitorio, poi alla Casa Internazionale della
Donna, quale fossero, non solo la schifosa ingiustizia della
vendutissima magistratura della Florida, ma anche la vita, la
frustrazione, la sofferenza, le privazioni, gli incubi, la disperazione
di mogli, madri, sorelle e di piccoli figli, la componente
statutariamente più vulnerabile e più offesa, espressione quanto mai
diretta ed emblematica di una condizione femminile colpita
dall'ipermaschilismo yankee. Ci aspettavamo quell'atto di gentilezza di
cui Bertinotti parla e che viene affermato come congenito nelle donne.
Ci aspettavamo, all'una o all'altra occasione, magari anche al presidio
successivo davanti all'ambasciata USA, che so, le parlamentari sinistre
Elettra Deiana, Titti De Simone, Luisa Morgantini, la segretaria
nazionale Patrizia Sentinelli, l'on. Graziella Mascia, la notabile Imma
Barbarossa, la dirigente Flavia d'Angeli, la portavoce Ritanna Armeni,
la "biro del capo" Rina Gagliardi, tutta la gentile gerarchia
rifondarola così assidua nella difesa delle donne afgane, iraniane,
delle "quote" femminili apriori e a prescindere. Niente. Abbiamo visto
solo Maura Cossutta del PdCI, evidentemente unica a non essersi
liberata dal virus maschilista che infetta quell'isola. Un'isola da
evitare rigorosamente, visto che si ostina a restare rivoluzionaria, ma
anche armata e, ahinoi, assai poco gentile nel caso qualcuno la volesse
ricondurre agli ordini di un pupazzo statunitense coi canini
fuorimisura. Evidentemente la "gentilezza innovata" post-Brecht
imponeva alle compagne di starne lontane.
Oggi dobbiamo essere gentili. Come Elettra Deiana, onorevole, che torna
da un Iraq, che lei ha compreso fin nel profondo in soli tre giorni e
spara stereotipi tanto presuntuosi quanto fasulli, ma si sottrae al
confronto con chi ha percorso e studiato quel paese per un quarto di
secolo e, rotolando via dal cinema romano Tibur, grida a pieni polmoni
nella sala affollata: "Vai a fare in culo, Grimaldi!" O come Chicca
Perugia, segretaria federale, la quale, quando con me e mia moglie
Sandra in Palestina, per dieci giorni nello stesso albergo, stessa
mensa, stesso autobus, stesso gas CS sparato dagli israeliani, stesso
parapiglia per sfondare le barriere dei terminator con la stella a sei
punte, riesce graniticamente e gentilmente a far finta di non conoscere
questi due compagni della sua stessa federazione, appestati divergenti
dal gentile capo, terroristi che continuano a gridare "W l'Intifada"! O
come il demoproletario Russo Spena, che evita accuratamente il contatto
con i due lebbrosi, ma viaggia per otto giorni lingua in bocca con la
gentile gerarchia dei Disobbedienti (ante-divorzio con bastonate a
Roma, Venezia e altrove) O, ancora come Marco Consolo, ambasciatore
viaggiante di Rc in America Latina, che si presenta a un dibattito di
partito sul Venezuela cui pure io, appena tornatone, sono invitato,
stringe la mano a tutti, ma fa un largo giro intorno al sottoscritto e
poi intima, da compagno gentile, "se c'è Grimaldi, non vengo io". O
come l'illustre accademico della Sapienza e intellettuale Rc che
appiccica gentili tatzebao ad anatema contro Grimaldi perché costui
avrebbe insultato il caro compagno Luca Casarini, collaboratore di
Liberazione, nientemeno, quando si è chiesto perché mai tale compagno
dovesse stringere amicizia con la soldataglia USA in Serbia chiamata
Otpor. O quell'altro capetto del partito, con in mano la leva di potere
del controllo sugli annunci delle iniziative di Rc in giro per
l'Italia, da pubblicare doverosamente sul giornale, che, con la massima
gentilezza, cestina gli annunci che informano della presenza del
deviante Grimaldi in duecento dibattiti all'anno tra Bolzano e Palermo.
O, solo per farla finita, come Gennaro Migliore, ministro degli esteri
di Rc, che in pubbliche assemblee addita Grimaldi al Mossad come
"antisemita", felicemente cacciato da "Liberazione" per un'improvvida
difesa dello stato canaglia Cuba e, auspicabilmente, presto
definitivamente fuori dalle palle. Nulla di sorprendente, in fondo:
questo è un partito in cui, se metti in discussione qualche virgola
dell'assunto politico della genealogia di vertice, come minimo rischi
di gentilmente non essere più salutato. Diventi una rotonda da
circumnavigare e schizzar via. Stalin a fare l'uomo e la donna nuovi
non c'è riuscito, si sa. Ci stanno provando questi, all'insegna del
motto: Gentilesse oblige. Sono i risultati della nuova palingenesi
gentile e non violenta, quella che si sottrae alla terribile
consequenzialità tra mezzi e fini, per la quale se una volta hai usato
la forza contro il potere, strutturalmente assassino, poi,
inesorabilmente, ti saranno cresciute selve tropicali di peli sullo
stomaco e adopererai organicamente violenze assassine per sempre,
perché infettato da quel retrovirus nucleare che è il potere, da
chiunque maneggiato. Chissà come vedono, i capi della nuova Rc
innovata, papista ed europea, le scudisciate con cui il mitico Gesù
scacciò i mercanti dal tempio. Chissà se si chiedono come avrà fatto il
Che, dopo aver sparato per anni addosso alla muta di pitbull
addestrati e pervertiti negli allevamenti USA (questa il bassotto Nando
non me la perdona, ma lo dico per comodità di analogia), a marciare
gentilmente con tutto un popolo verso la gentilezza del socialismo?
Basta, non facciamo i provocatori! Non ripete forse Bertinotti, quando
gli chiedono cosa ne facciamo dei partigiani, che la gentilezza vale
hic et nunc? Non è chiaro? Con i partigiani basta non "angelicarli".
Quanto a iracheni e palestinesi che si facciano gentilmente accoppare e
non creino problemi filosofici. E soprattutto non ci infastidiscono con
le nostre radici, quando eravamo solidali, a volte combattenti a
fianco, dei popoli oppressi. Per librarsi verso il futuro le radici
vanno tagliate, lo sa il liceale dopo la prima pagina di botanica,
specie quando ci si accinge a connubi, un tempo considerati contro
natura (ahi, i mezzi che pregiudicano i fini!), con i partner-rivali di
Berlusconi, Amato, Fassino, Rutelli, D'Alema, solo temporaneamente
disarcionati dal destriero dell'apocalisse turbocapitalista e
guerriera, quella che lavoratori e popoli li fa finalmente volare come
stracci. C'è qualcuno che sospetta che se tagliamo le radici del
Rinascimento e della Riforma, dell'illuminismo e della rivoluzione
francese, finiamo nel pallone, o nella cattedrale di Padre Pio.
Qualcun' altro opina che se Roma è durata mille e più anni è perché
ogni mattina s'inchinava a Romolo e Remo, a Giove e a Vesta, a Socrate
e a Epicuro. Certi "comunisti" invece hanno incominciato a parlare di
"esaurimento della forza propulsiva" del più grande evento
dall'invenzione della ruota in Mesopotamia, fin da mezzo secoletto dopo
tale evento e hanno completato il taglio delle radici mandando a
ramengo quegli apostoli che, nel suo, la Chiesa si tiene da due
millenni e ancora ne prospera. "Siamo nani sulle spalle di giganti" ha
detto Bertinotti. E se l'è subito dimenticato. Cosa non si dimentica
per uno strapuntino di potere, ambito però nella coerenza del rifiuto
rigoroso del mostro Potere. Aporia? E allora? Siamo un partito che si è
votato alla democrazia partecipata, alla società orizzontale. Dunque
decide uno e gli altri ripetono. Qualcuno sospira, ma poi ripete.
Sono già lunghissimo. Ma mi è venuto l'uzzolo di chiudere con il botto.
Quello di Madrid. O è quello di Casablanca? O quello di Riad, o di
Bali, o di Istanbul, o dell'11 settembre, di Piazza Fontana, di Piazza
della Loggia, dell'Italicus, di Bologna, di Sarajevo...? Che c'entra?
C'entra, c'entra! C'entra da morire.
E' che le Parche lassù un tempo tagliavano il filo della vita, oggi
l'innovazione gli ha fatto capire che ad agevolare dipartite di massa
basta tagliare il filo della memoria. L'hanno capito perfettamente gli
"innovatori", coloro che nella trantica ripetizione della parola
"innovazione" - sempre alternata a "non violenza" - ritrovano ritmo e
bacini elettorali e trasmettono in giro dolci narcosi. Così nessuna
Liberazione, o Manifesto, o Rossanda, o il fenomeno bifronte
Curzi-Gagliardi (meraviglioso sincretismo di "compagno scomodo" con
compagna comoda) ha avuto dubbi nel ripetere la vulgata: "terrorismo
islamico", "Al Qaida" (colleghi, si scrive così e non Al Qaeda, o,
peggio, al Queda; la fonesi araba è Al Qa'ida, sono gli inglesi che per
dire "i" scrivono "e" e qui tutti a pecorone). Informazione
alternativa? Informazione antagonista? Controinformazione? Vera
informazione? Ubbìe da dietrologi ammalati di complottismo. Se, di
fronte a un pianeta sul quale da secoli, da millenni (compresi quelli
del matriarcato pre-ellenico o recente!), il potere dei pochi, lo Stato
dei ricchi, stermina poveracci e faticatori (come quelli nelle Torri
Gemelle nell'ora prima dell'arrivo del ceto manageriale, come quelli
nei treni dei pendolari e nei quartieri dormitorio madrileni), qualcuno
mette in salvo quel filo della memoria, allora Madrid, come l'11
settembre e come Piazza Fontana, è strage di Stato. E non dirlo,
nemmeno ipotizzarlo (questa facile e inesorabile verità l'hanno
documentata i migliori intelletti statunitensi, ma da noi tutti a
cuccia), alla lunga vuol dire scivolare nel collaborazionismo. Senza
"terrorismo islamico", senza la manovalanza di quell'Al Qaida che
nessuno ricorda nemmeno che è stata creata dalla Cia in Afghanistan e
usata dagli USA fino a ieri in Bosnia, Kosovo, Cecenia, fino ad oggi in
Macedonia, come diavolo farebbero gli alieni a stelle e striscie e i
loro gremlins col cappello in bocca a ramazzare quanto di utile rimane
sul globo, sfoltire l'umanità di troppo, ricondurre a docile e
impaurita sottomissione propri cittadini fuori dal privilegio e
stringere il cappio intorno a potenziali concorrenti? Come farebbero a
ricondurre contraddizioni ed alterchi alla terapeutica "solidarietà
nazionale" e dunque al riflusso della condizione umana, senza un po' di
bombe, a fine annni '70 come a inizio anni 2000? Basta la domanda. Al
resto bastano le bugie smascherate su tutte le stragi di Stato, fino a
quella dell'11 settembre.
Chi a sinistra non urla queste cose, o dorme nell'"innovazione", o
nell'"innovazione" salotteggia. Senza accorgersi che può innovare
quanto vuole, ma nella grandinata di menzogne da Madrid e su Madrid,
gli è arrivato in capo una verità dura come un sasso: Izquierda Unida
dimezzata. Aveva avvallato la patacca dell'Eta per la carneficina di
Madrid. Attenti, cari compagni, ad avvallare. Vedete cosa succede?
Avete visto cos'è successo al miserello PCF per aver avvallato bombe su
Jugoslavia e quant'altro? Partners svaporati prima ancora di fondarsi
nel Congresso (partecipativo? Orizzontale?) della "Sinistra Europea"
alle Idi di maggio.
C'è qualcuno che ritiene queste asserzioni, queste intemperanze, queste
critiche incompatibili con lo stare nel Partito della Rifondazione
Comunista. Come se questo autobus fosse di proprietà del conducente.
L'ho sentito alternativamente borbottare e gridare diverse volte negli
ultimi tempi. C'è chi, percepito l'umore di Cesare, vuol incatenare
Giugurta, legarlo al carro dell'imperatore e trascinarlo nella polvere
del Foro fino a un pollice-verso nell'arena. C'è anche chi, come sempre
nella storia delle prevaricazioni, si volta dall'altra parte e leva la
tunica sugli occhi per non vedere, o reagire, dicendo di aspettare
tempi migliori. Noi non ci rivolgeremo ai pretori per avere giustizia
e verità. Anche se potremmo: sono tanti i punti dello Statuto che in
alto sono stati violati. Ma noi continueremo a fare nodi su nodi per
ricongiungere i fili spezzettati della memoria. Quei fili invisibili
che si annodano intorno al collo di chi, ancora una volta, la bandiera
l'ha gettata nel fosso, credendo di camminare più spedito e senza che
lo menassero. E invece quel filo lo appesantirà. Si dovrà tirar dietro
miliardi di assoggettati, derubati, caduti, di vittime, di combattenti
poco gentili ma da sempre i più gentili, di vincitori. Di oggi, di
ieri, di domani. Gli peserà sulle spalle la volontà della loro
speranza. E a quella sua "innovazione", tirataci addosso con la
gentilezza di un maglio, ma nient'altro che scaduto reperto di
robivecchi, non ci arriverà. Neanche come ruota di scorta. Glielo
assicura la storia.
P.S. Lettera al direttore di Liberazione del 17/3/04
"Gentile direttore, il terrorismo da decenni a questa parte, ma forse
da sempre, ha avuto lo scopo di colpire la gente qualunque per creare
un'opinione attraverso il terrore. L'opinione è quella che chi colpisce
nel mucchio ha torto e chi rappresenta l'ordine costituito ha ragione,
perché può intervenire a reprimere il disordine. In altri termini, il
terrorismo è dalla parte del potere. Chi lo perpetra può anche essere
in parte in buona fede, ma non credo, tuttavia chi lo finanzia (e
dirige) va cercato tra chi se ne giova, cioè tra i poteri forti."
Angela Donatella Rega.
Lettera al direttore di Liberazione del 13/3/05
"Cara Liberazione, il terrorismo in Spagna e in Europa viene in un
momento in cui gran parte della popolazione sembra riconoscere i suoi
sbagli riguardo all'avvicinamento alla destra. A quanto pare la destra
americana è intenzionata a spingere per un rovesciamento dei rapporti
di forza anche in Europa e sta organizzando le destre europee per
conquistare una "nuova Europa"...ma ora stanno accelerando e lo fanno
sfacciatamente con tutti i mezzi a loro disposizione. I governi
americani sono i più astuti prestigiatori del vittimismo. Nella guerra
contro la Spagna affondarono la propria nave (Il Maine) a Cuba
accusando la Spagna. La "Lusitania" (nave ospedale USA) portava siluri
agli inglesi durante la grande guerra (e fu affondata, ma non dai
tedeschi). Prima della loro entrata nella seconda guerra gli americani
avevano affondato un sottomarino giapponese già prima di Pearl Harbour
(e poi lasciarono che i giapponesi affondassero tutta la propria flotta
per poter scatenare la guerra) ed erano in stato di allerta. Nel Golfo
di Tonkino bombardarono la propria nave da guerra per poter poi
bombardare il Vietnam (questo è nel Congressional Record). In Italia
assistemmo ad uno stato di tensione e terrorismo nei primi anni '70,
scatenato dalla Cia. Come mai questi atti di terrorismo vengono sempre
in momenti quando ci vogliono togliere diritti democratici e perseguire
le loro guerre imperiali?"
Sante Camo.
Commento: Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere-
e adesso questi sono di una gentilezza!...
(dove si parla dell'Urbe Caput Mundi, di animali, pulizie etniche,
innovazioni, bombe e utili idioti)
MONDOCANE FUORILINEA
11/3/4
Fulvio Grimaldi
(Ricordo a tutti il pochissimo gentile libro "Mondocane - serbi,
bassotti, Saddam e Bertinotti" ora in libreria per Kaosedizioni, pag.
350, Euro 15,00)
Piove e fa un freddo da gelare anima e testicoli. Roma va sott'acqua,
in paralisi e in apnea, come sempre e, con incrementato impegno, da
quando a governare la modernizzazione, tra Giubileo e Notti Romane, si
sono messi tipi sinistri come il gallinaccio della covata Pannella,
cicciobello Rutelli, o il kennediano neocraxista Veltroni. Si pensava
che a un peggio dei Tupini, Signorello, Carraro, oggi governatore-baro
della bisca calcio, Roma non sarebbe sopravvissuta. E' infatti è morta.
Morta nelle discariche nelle quali Rutelli fece scaraventare affreschi
e mura della Villa di Agrippina sul Gianicolo, polverizzate dalle sue
ruspe per la voragine che avrebbe dovuto accogliere pullman di
superstiziosi integralisti diretti in Vaticano, Stato imperialista e
mercantile, ma ahinoi anche corpo mistico intoccabile e immarcescibile,
di cui il nostro paese è il protettorato preferito e dove la P2 apre
sportelli, segretari comunisti fanno i chierichetti e le destre, da
Berluscazzo a Mastella, si alternano a fare le guardie svizzere. Morta
è Roma in un'alluvione di rifiuti e sporcizia non raccolta e in una
raccolta indifferenziata ad oltranza, all'uopo impostata dal
legambientino Mario Di Carlo, quanto in un trasporto pubblico
addestrato a scansarsi di fronte alla smisurata e immortale tenia di
quello privato, anch'esso impostato dall'ecologo Mario Di Carlo, quello
che ha otturato la Roma dei vicoli e dei parcheggi in tripla fila con
bus-dinosauri di 18 metri. Quanto al festaiolo Veltroni, ha ordito un
piano per far la festa a più cittadini di quanti pagani ne liquidò
Teodosio: manti stradali che, tra Porta Cavalleggeri e Tor Spaccata,
tra Primavalle e Mentana, insomma a 360 gradi, sono sicuri e
praticabili quanto i campi infiorati di bombe a grappolo dei contadini
iracheni. Una cospirazione contro l'incolumità di noialtri
motociclisti, ricompensa per essere le due ruote la salvezza della
città dall'ischemia. E' su tutto un'atmosfera che sta facendo della
capitale una città giovane, gagliarda, dall'altissima selezione
darwiniana: via bambini, vecchi e infermi, strozzati dallo smog, o a
ripararsi bronchi e polmoni in Olanda. Muore Roma, privata delle due
condizioni primarie della vita: respirare e muoversi. Ave Walter,
morituri te salutant.
A tutti questi trionfi urbani e urbanistici (come dimenticare le
iperdimensionate vongole voraci di Renzo Piano, chiamate "Auditorium",
che divorano estetiche e spazi un tempo ameni nel fiocco flaminio del
Tevere) dette e da il suo fattivo contributo la sinistra-sinistra:
svetta imperturbabile sulla tolda della nave in perpetuo naufragio la
capogruppo di Rifondazione Comunista, incurante dei 30.000 elettori
rifondaroli scomparsi, sbigottiti ancor prima che Bertinotti
proclamasse, chiamandolo "comunismo innovato", la fine del comunismo.
Voti finiti a mare tra una consigliatura e l'altra (peraltro sostituiti
dagli incensamenti annusati per un po' nei templi dei Disobbedienti),
ma, per questi successi, la capogruppo venne elevata al soglio della
segreteria nazionale del partito. Ascoltando, da sotto il tavolo, il
ringhio del bassotto Nando, poi, va menzionato il ruolo svolto dalla
coalizione "progressista, pacifista, radicale (vengono i brividi),
femminista, ecologista, democratica". E chi non lo è? Ora lo sono
addirittura i capisaldi teorico-ideologici del "nuovo che avanza" tra
le rughe dello zombie eurocomunista (Carrillo-Berlinguer-Marchais, tre
autentici superuomini), rimpannucciato e imbellettato nelle nuovissime
spoglie del Partito della Sinistra Europea. Ruolo accanitamente
perseguito nella salvaguardia dell'altra vita animale in città: un
giardino zoologico umbertino, cui gli amministratori democristocraxisti
avevano riservato lo stesso amore che Sharon riserva a Gaza,
transubstanziato dai progressisti in "bioparco" ("parco della vita",
per chi s'è scordato il greco), e cioè con aiuole e ristoranti per
bipedi grandi e altalene per bipedi marmocchi, donde osservare con
benevola disposizione d'animo il vivace, vagamente lunatico
andirivieni, in cinque metri per cinque, di ergastolani leoni, gorilla
e foche, innocenti ma sequestrati a vita per salvarli dall'estinzione.
Garantisce nientemeno che il WWF e, dunque, siamo apposto. Estinzione
per altri versi assicurata da quegli stessi bipedi visitatori
nocciolinanti, quando imperversano con cemento, asfalto e seghe
elettriche nelle terre d'origine di quei detenuti. E Nando insiste e mi
vuol far scrivere di quelle fontane che, a Roma non predisposte per la
bevuta canina, invitano al tuffo canicolare per il modesto pedaggio di
500 euro di multa, o di quegli spazi verdi, preziosamente rari e perciò
ambiti come diamanti, riservati a cento cani pigiati teneramente l'uno
contro l'altro (e guai se s'allargano: perché non si sentano isolati e
prendano freddo c'è subito la preoccupazione del vigile con in mano
santini comunali da 100 euro).
Tutto questo è molto gentile. Ma non è che da questa gente ci si poteva
aspettare molta gentilezza.
Sarà perché vive in una città di questo tipo che è morto anche Vauro,
il noto vignettista del Manifesto. L'abbiamo osannato in tanti, nelle
sue vignette, spesso autenticate fucilate liberatorie, abbiamo trovato
espressa la nostra rabbia, i nostri entusiasmi, le nostre tristezze, le
nostre virtuali scudisciate a gente come Veltroni o Rutelli, le
esecuzioni extragiudiziarie di tipetti come Sharon, Previti, Bondi,
Emma Bonino, o la banda Bush. Ci aveva placato gli sdegni, o le
amarezze causateci da altri "manifestaioli", in particolare
dall'antislavismo viscerale di un albanese come il suo collega Astrid
Dakli, viandante manifestaiolo per Kosovo e Cecenia con l'occhio
chiuso sulle efferatezze di consanguinei terroristi, "indipendentisti"
consacrati dalla Cia (e con l'altro occhio giustiziere mirato su
"nazionalisti" slavi, che però sembrerebbero consacrati dalla storia e
dal diritto). Ora lo dichiariamo defunto, che gli stia bene o no, anche
se proverà mille volte di riscattarsi: dietro a ogni vignetta futura
sentiremo la puzza della volgarità che ha riversato nel numero del 9
marzo 2004. Ve lo siete perso? C'erano i soliti due tipetti. Il primo
fa: "Allora chi ha vinto Sanremo?" Il secondo, terrorizzato, palpandosi
le palle e facendo le corna: "Lui!" ("Lui" è quel disgraziato di Marco
Masini che, per una decina d'anni è stato espulso dal mestiere
canterino, dal mercato, dalla serenità, perché qualche delinquente
imbecille aveva messo in giro che portava sfiga e una muta di stronzi
c'aveva creduto). Si difende, Vauro, sparlando ulteriormente di Masini
e giustificando l'abominio della vignetta nientemeno che con il fatto
che Masini pare portato sugli altari dall'amicizia con qualche
nazionalalleato. Ma che c'entra? In questo caso chi è il "fascista"
ignorante, Masini? E pensi piuttosto alle sue, di amicizie con quel
Gino Strada - peraltro ineccepibile lottatore antiguerra (finchè non
invoca l'ONU) - che va a costruire ospedali dove non ci vuole niente,
nel Kurdistan iracheno da anni a stelle e striscie, oppure, ora, in
altre parti d'Iraq, dove di ospedali e medici ne hanno più del Sud
Tirolo e dove, magari, servirebbero attrezzature, farmaci, lenzuola,
plasma, acqua potabile, tutta roba in effetti di poca resa
pubblicitaria e che avrebbero sottratto l'osso al Vauro pierre del
santone? Di Vauro - che pure, con Altan e Elle Kappa, era il più bravo
dei fustigatori vignettisti - mi sovviene quando mi dichiarò, apripista
dei censori di "Liberazione", ospite non più gradito (e pagato) del suo
giornale satirico "Boxer", per eccesso di "jugoslavismo". O perché ero
semplicemente uno "sporco nazionalista serbo"?
Definizione, quest'ultima, che mi è rimasta incollata addosso per tutta
la guerra alla Jugoslavia e anche parecchio dopo. Era il tempo in cui
si proclamava la salvifica virtù del "né-né", né con la Nato, né con
Milosevic; in cui Milosevic, il più democratico e interetnico dei
governanti dei Balcani e forse d'Europa, veniva massacrato come
dittatore e i pulitori etnici croati, bosniaci, albanesi kossovari,
beatificati da Adriano Sofri, si trasformavano in vittime di inventati
pulitori etnici serbi. Ora siamo all'ultima fase della vera pulizia
etnica in Kosovo, alla soluzione finale per quei serbi che, lasciati
dietro dai 300.000 espulsi o ammazzati, come i palestinesi di Gaza
s'illudevano di sopravvivere pensando che i vampiri avevano fatto il
pieno di sangue. E pensiamo a chi ai quei vampiri reggeva lo strascico,
con una mano che faceva né-né e con l'altra che decorava la banda Cia
di Otpor (quelli del golpe di "Belgrado che ride") con la massima
onorificenza no-global. Siete stati zitti come struzzi per tre anni,
Manifesto e Liberazione, per tutto il tempo in cui la rovina dei popoli
dell'ex-Jugoslavia veniva completata dagli ascari etnici di Nato, Onu,
Usa e D'Alema e l'ultimo simbolo dell'unità degli slavi del Sud,
Slobodan Milosevic, veniva macinato dalla "giustizia" imperialista
all'Aja. Non è vero, Salvatore Cannavò? Non è vero Tommaso De
Francesco, con la tua contropulizia etnica degli schipetari? Ora che
vanno a fuoco gli ultimi serbi e la loro anima si sbriciola con le
immagini secolari dei loro monasteri, balbettate osceni pietismi e
tornate sull'osso che avete contribuito a rosicchiare, da eccelsi "non
violenti", democratici, dirittoumanisti. Con la credibilità sotto i
tacchi.
Così, avendo sistemato, con Vauro e Strada, altri due santoni della
liturgia politically correct, vituperato per vituperato, posso anche
avanzare verso i tabù dei tabù, quei totem che, a sfiorarli, finisci
peggio degli uranizzati di Salto di Quirra, Perdasdefogu e Bassora. Ho
una teoria per la quale quei tabù sfondacoglioni hanno qualcosa in
comune: il maschilismo sta all'antisemitismo come certe femministe
stanno ai cannoni etico-politici del sionismo, quelli che ti sparano
anatemi e disintegrazioni morali, a volte anche professionali e
sociali, non appena chiedi perché è terrorista il palestinese che
scoppia tra gli occupanti e non l'israeliano che manda un'orda di
tecnocrati in carri o elicotteri a fare una carneficina di occupati,
bimbi, donne e passanti; oppure se solo osi mettere in dubbio
l'ennesima sceneggiata di dialogo e "accordi di pace" (vedi la
presaperilculo di Ginevra, giustamente respinta da un popolo stufo
della corruzione-repressione del suo gruppazzo dirigente ammanigliato
con principi sauditi e barbefinte USA), visto che finora sono sempre
stati trucchi per far riprendere fiato a Israele e diffondere nella
"comunità internazionale" indulgenza generale per i misfatti degli
angustiati colonizzatori dettati dalla "sicurezza" (sicurezza di un
colonialismo genocida). A nessuno viene più in mente una
considerazioncella facile facile: prima dell'occupazione dei rimasugli
di Palestina lasciati dall'ONU al popolo titolare di quella terra,
prima delle stragi sistematicate di civili palestinesi, chi mai si era
fatto esplodere nelle strade di Haifa o Gerusalemme Ovest? E se Israele
la facesse finita con l'occupazione di quei rimasugli e con il progetto
applaudito dal duo Pannella-Sofri come "l'israelizzazione del Medio
Oriente"?
Quando ti danno del maschilista sei reietto e finito, come quando ti
sparano "antisemita!" Non che le sciagure del maschilismo e
dell'antisemitismo non esistano e non serpeggino per la storia
schizzando veleno come serpenti a sonagli. Chi lo metterebbe in dubbio.
Succedeva anche nei secoli del matriarcato, non meno sanguinari e
gerarchizzati. Nella voracità di potere i due generi si equivalgono
perfettamente, basta vedere certe arrampicate alla schiacciasassi in
Rc, solo che uno dei due prevale. E' che a volte questi due vizi
vengono adoperati come missili all'uranio per scopi molto meno nobili
di quelli pubblicizzati. E lì ci vorrebbe il coraggio di smascherarli.
"Antisemita", per fare un esempio di mille, era il sondaggio UE in cui
cittadini europei al di sopra di ogni sospetto, giustamente preoccupati
per le carneficine di palestinesi e i dichiarati obbiettivi israeliani
di sistemare il proprio "cortile di casa" dal Nilo all'Eufrate, alla
maniera con cui Washington sistema il suo sgolpettando e etnopulendo a
piacere in tutte le Americhe, avanzavano l'idea che Israele minacciasse
la pace più di ogni altro lanzichenecco operante sul globo.
Irrimediabilmente antisemita divenni io stesso allorché al cazzotto di
un capitano israeliano, capogita nel Sinai dopo la guerra dei Sei
Giorni, risposi con una sberla poichè, davanti alla distesa di cadaveri
egiziani, insepolti e in putrefazione, sentenziò: "Lì lasciamo lì, in
vista, perchè l'unico arabo buono è l'arabo morto". Da "antisemita" mi
toccò l'espulsione da Israele nel giro di 24 ore. Altra espulsione,
stavolta dal Partito della Rifondazione Comunista, non è finora
riuscita a Gennaro Migliore, responsabile esteri e bimbo prodigio di
Bertinotti. E si mangia le mani, Migliore, che pure gentili e non
violente bordate di "antisemita" in pubblico non me l'ha risparmiate,
sia perché così sollecita la, peraltro benemerita, comitiva degli
"ebrei contro l'occupazione" (a dispetto della mia annosa amicizia con
l'autentica opposizione ebraica dentro e fuori Israele), che
tarantoleggia quando mi vede sfilare con la bandiera irachena o
augurare buon salute all'Intifada, sia lo stesso Migliore (quanta
ironia in un cognome!) che ha bandito dal partito l'inverecondo e
criminale slogan "Intifada fino alla vittoria", che io invece recito
tre volte al giorno piegandomi verso Gerusalemme.
Quanto al maschilismo, bè ragazzi, non c'è proprio scampo. E' l'arma
totale. Lo era - tenete presente Gimbattista Vico e i suoi ricorsi! -
fin dai tempi dello spappolamento di Lotta Continua, quando alcune
donne di quell'organizzazione, accanitamente sostenute da Adriano
Sofri, futuro confessore del ministro craxista Martelli e sicofante di
ogni guerrafondaio che volesse far fuori un po' di umanità, prima
aiutarono Lc a togliere il disturbo anteponendo la contraddizione di
genere a ogni altra e poi convolarono a nozze rigorosamente
matriarcali, quale con Craxi, quale con D'Alema. E' la scala su cui
alcune sorelle di Golda Meir, Madeleine Albright, Condoleeza Rice,
Margherita Boniver, Emma Bonino, Pat Nixon, Teodora, Giovanna d'Arco o,
oggi, la governatrice di Nassirya, Barbara Contini, si arrampicano
verso spazi di indiscussa ginocrazia, dando del maschilista a chiunque
si gratti il capo di fronte all'asserzione che le donne, "dando la
vita", sono strutturalmente democratiche e pacifiste e gli uomini no.
Democratiche e non violente come qualche migliaio di generazioni di
mamme che si sono tenute a bagnomaria figlie e figli fino al loro
incanutimento, virtualmente risucchiandoli nell'utero perché non
cadessero preda di nessun altro potere assoluto. o vittima di
quell'orrendo mondo di fuori dove imperversano i maschi. Fate un po'
un'analisi di classe e troverete che ovunque donne e uomini si battono
per la libertà, contro il colonialismo, contro l'oppressione, a un
certo momento saltano fuori "donne per la pace", "donne per il dialogo"
che, con il discorso dell'intesa sovracontraddizionale tra mamme e
spose, ontologicamente superiori a chi va combattendo, spuntano la
spada della lotta e offrono spazio e tempo ai dominatori. Sono
inesorabilmente signore della buona borghesia e appaiono puntuali
quando il dominatore sta per finire con le spalle al muro. L'ho visto
succedere in Irlanda del Nord, Palestina, Afghanistan, Jugoslavia,
America Latina, Algeria. E' sempre, pronta, la "società civile", non
violenta e buonsensista, ad applaudire entusiasta.
Vedete, siamo già in zona di titolo:"Allora non potevamo essere
gentili". Fausto Bertinotti, in un memorabile intervento, ha rievocato
quella frase riferita da Berthold Brecht alla sollevazione di popoli
che non potevano non rompere, facendo cocci, il coperchio d'acciaio
fuso nei millenni sopra le loro teste da padroni e padrone, si
chiamassero Ivan o Caterina, Elisabetta o Hindenburg, Francisco Franco
o Papessa Giovanna. L'ha evocata per affermare che ci si sbagliava,
che gentili bisognava essere anche allora e che gentilissimi tocca
essere tanto più adesso che i mostri guerra e terrorismo (ha la fissa
della criminale mistificazione bushiana detta "spirale
guerra-terrorismo": pensa ancora che i due termini siano antagonisti,
anziché gemelli politici e soci d'affari) mettono a ferro e fuoco il
pianeta. Ho avuto qualche dimostrazione
dell'innovazione-trasformazione-cambiamento che ha introdotto la
"gentilezza". A partire da alcune importanti donne.
A qualcuno sarà filtrata, tra le crepe del silenzio mediatico, la
notizia dei cinque patrioti cubani, ergastolani a Miami da tre anni per
aver comunicato all'FBI che in quella città esuli dell'isola
preparavano nuovi piani terroristici contro il loro paese, dopo i tanti
già attuati con oltre 3000 morti ammazzati in 40 anni. Pensavano, gli
ingenui, che, vantandosi gli USA di essere i crociati della lotta
contro il terrorismo ovunque si manifesti, di aver adempiuto al proprio
dovere. Il fatto che invece a essere arrestati, processati e condannati
fossero loro, mentre i terroristi venivano invitati al tè da George
Tennet, capo della CIA, gli ha aperto gli occhi su chi, affermando di
essere vittima del terrorismo mondiale, ne è in effetti il padre. Roba
che tutto il Terzo Mondo aveva già capito a partire dagli attentati
dell'11 settembre, senza peraltro riuscire a convincerne Bertinotti e
il suo establishment. In particolare il suo personalissimo quotidiano
dove appena due letterine di lettori, assai più sagaci di tutta la
redazione messa insieme, hanno saputo insinuare qualche lucido dubbio
nel coro universale della Madrid squarciata dal "terrorismo islamico".
Per la prima volta, all'inizio di marzo, sono venute in Italia due
donne cubane, la moglie di uno dei "cinque" e la loro avvocatessa:
Adriana e Armanda. Li ha presentati un'altra donna, Maria de Los
Angeles, ambasciatrice di Cuba. Tre donne a raccontare, prima a una
conferenza stampa a Montecitorio, poi alla Casa Internazionale della
Donna, quale fossero, non solo la schifosa ingiustizia della
vendutissima magistratura della Florida, ma anche la vita, la
frustrazione, la sofferenza, le privazioni, gli incubi, la disperazione
di mogli, madri, sorelle e di piccoli figli, la componente
statutariamente più vulnerabile e più offesa, espressione quanto mai
diretta ed emblematica di una condizione femminile colpita
dall'ipermaschilismo yankee. Ci aspettavamo quell'atto di gentilezza di
cui Bertinotti parla e che viene affermato come congenito nelle donne.
Ci aspettavamo, all'una o all'altra occasione, magari anche al presidio
successivo davanti all'ambasciata USA, che so, le parlamentari sinistre
Elettra Deiana, Titti De Simone, Luisa Morgantini, la segretaria
nazionale Patrizia Sentinelli, l'on. Graziella Mascia, la notabile Imma
Barbarossa, la dirigente Flavia d'Angeli, la portavoce Ritanna Armeni,
la "biro del capo" Rina Gagliardi, tutta la gentile gerarchia
rifondarola così assidua nella difesa delle donne afgane, iraniane,
delle "quote" femminili apriori e a prescindere. Niente. Abbiamo visto
solo Maura Cossutta del PdCI, evidentemente unica a non essersi
liberata dal virus maschilista che infetta quell'isola. Un'isola da
evitare rigorosamente, visto che si ostina a restare rivoluzionaria, ma
anche armata e, ahinoi, assai poco gentile nel caso qualcuno la volesse
ricondurre agli ordini di un pupazzo statunitense coi canini
fuorimisura. Evidentemente la "gentilezza innovata" post-Brecht
imponeva alle compagne di starne lontane.
Oggi dobbiamo essere gentili. Come Elettra Deiana, onorevole, che torna
da un Iraq, che lei ha compreso fin nel profondo in soli tre giorni e
spara stereotipi tanto presuntuosi quanto fasulli, ma si sottrae al
confronto con chi ha percorso e studiato quel paese per un quarto di
secolo e, rotolando via dal cinema romano Tibur, grida a pieni polmoni
nella sala affollata: "Vai a fare in culo, Grimaldi!" O come Chicca
Perugia, segretaria federale, la quale, quando con me e mia moglie
Sandra in Palestina, per dieci giorni nello stesso albergo, stessa
mensa, stesso autobus, stesso gas CS sparato dagli israeliani, stesso
parapiglia per sfondare le barriere dei terminator con la stella a sei
punte, riesce graniticamente e gentilmente a far finta di non conoscere
questi due compagni della sua stessa federazione, appestati divergenti
dal gentile capo, terroristi che continuano a gridare "W l'Intifada"! O
come il demoproletario Russo Spena, che evita accuratamente il contatto
con i due lebbrosi, ma viaggia per otto giorni lingua in bocca con la
gentile gerarchia dei Disobbedienti (ante-divorzio con bastonate a
Roma, Venezia e altrove) O, ancora come Marco Consolo, ambasciatore
viaggiante di Rc in America Latina, che si presenta a un dibattito di
partito sul Venezuela cui pure io, appena tornatone, sono invitato,
stringe la mano a tutti, ma fa un largo giro intorno al sottoscritto e
poi intima, da compagno gentile, "se c'è Grimaldi, non vengo io". O
come l'illustre accademico della Sapienza e intellettuale Rc che
appiccica gentili tatzebao ad anatema contro Grimaldi perché costui
avrebbe insultato il caro compagno Luca Casarini, collaboratore di
Liberazione, nientemeno, quando si è chiesto perché mai tale compagno
dovesse stringere amicizia con la soldataglia USA in Serbia chiamata
Otpor. O quell'altro capetto del partito, con in mano la leva di potere
del controllo sugli annunci delle iniziative di Rc in giro per
l'Italia, da pubblicare doverosamente sul giornale, che, con la massima
gentilezza, cestina gli annunci che informano della presenza del
deviante Grimaldi in duecento dibattiti all'anno tra Bolzano e Palermo.
O, solo per farla finita, come Gennaro Migliore, ministro degli esteri
di Rc, che in pubbliche assemblee addita Grimaldi al Mossad come
"antisemita", felicemente cacciato da "Liberazione" per un'improvvida
difesa dello stato canaglia Cuba e, auspicabilmente, presto
definitivamente fuori dalle palle. Nulla di sorprendente, in fondo:
questo è un partito in cui, se metti in discussione qualche virgola
dell'assunto politico della genealogia di vertice, come minimo rischi
di gentilmente non essere più salutato. Diventi una rotonda da
circumnavigare e schizzar via. Stalin a fare l'uomo e la donna nuovi
non c'è riuscito, si sa. Ci stanno provando questi, all'insegna del
motto: Gentilesse oblige. Sono i risultati della nuova palingenesi
gentile e non violenta, quella che si sottrae alla terribile
consequenzialità tra mezzi e fini, per la quale se una volta hai usato
la forza contro il potere, strutturalmente assassino, poi,
inesorabilmente, ti saranno cresciute selve tropicali di peli sullo
stomaco e adopererai organicamente violenze assassine per sempre,
perché infettato da quel retrovirus nucleare che è il potere, da
chiunque maneggiato. Chissà come vedono, i capi della nuova Rc
innovata, papista ed europea, le scudisciate con cui il mitico Gesù
scacciò i mercanti dal tempio. Chissà se si chiedono come avrà fatto il
Che, dopo aver sparato per anni addosso alla muta di pitbull
addestrati e pervertiti negli allevamenti USA (questa il bassotto Nando
non me la perdona, ma lo dico per comodità di analogia), a marciare
gentilmente con tutto un popolo verso la gentilezza del socialismo?
Basta, non facciamo i provocatori! Non ripete forse Bertinotti, quando
gli chiedono cosa ne facciamo dei partigiani, che la gentilezza vale
hic et nunc? Non è chiaro? Con i partigiani basta non "angelicarli".
Quanto a iracheni e palestinesi che si facciano gentilmente accoppare e
non creino problemi filosofici. E soprattutto non ci infastidiscono con
le nostre radici, quando eravamo solidali, a volte combattenti a
fianco, dei popoli oppressi. Per librarsi verso il futuro le radici
vanno tagliate, lo sa il liceale dopo la prima pagina di botanica,
specie quando ci si accinge a connubi, un tempo considerati contro
natura (ahi, i mezzi che pregiudicano i fini!), con i partner-rivali di
Berlusconi, Amato, Fassino, Rutelli, D'Alema, solo temporaneamente
disarcionati dal destriero dell'apocalisse turbocapitalista e
guerriera, quella che lavoratori e popoli li fa finalmente volare come
stracci. C'è qualcuno che sospetta che se tagliamo le radici del
Rinascimento e della Riforma, dell'illuminismo e della rivoluzione
francese, finiamo nel pallone, o nella cattedrale di Padre Pio.
Qualcun' altro opina che se Roma è durata mille e più anni è perché
ogni mattina s'inchinava a Romolo e Remo, a Giove e a Vesta, a Socrate
e a Epicuro. Certi "comunisti" invece hanno incominciato a parlare di
"esaurimento della forza propulsiva" del più grande evento
dall'invenzione della ruota in Mesopotamia, fin da mezzo secoletto dopo
tale evento e hanno completato il taglio delle radici mandando a
ramengo quegli apostoli che, nel suo, la Chiesa si tiene da due
millenni e ancora ne prospera. "Siamo nani sulle spalle di giganti" ha
detto Bertinotti. E se l'è subito dimenticato. Cosa non si dimentica
per uno strapuntino di potere, ambito però nella coerenza del rifiuto
rigoroso del mostro Potere. Aporia? E allora? Siamo un partito che si è
votato alla democrazia partecipata, alla società orizzontale. Dunque
decide uno e gli altri ripetono. Qualcuno sospira, ma poi ripete.
Sono già lunghissimo. Ma mi è venuto l'uzzolo di chiudere con il botto.
Quello di Madrid. O è quello di Casablanca? O quello di Riad, o di
Bali, o di Istanbul, o dell'11 settembre, di Piazza Fontana, di Piazza
della Loggia, dell'Italicus, di Bologna, di Sarajevo...? Che c'entra?
C'entra, c'entra! C'entra da morire.
E' che le Parche lassù un tempo tagliavano il filo della vita, oggi
l'innovazione gli ha fatto capire che ad agevolare dipartite di massa
basta tagliare il filo della memoria. L'hanno capito perfettamente gli
"innovatori", coloro che nella trantica ripetizione della parola
"innovazione" - sempre alternata a "non violenza" - ritrovano ritmo e
bacini elettorali e trasmettono in giro dolci narcosi. Così nessuna
Liberazione, o Manifesto, o Rossanda, o il fenomeno bifronte
Curzi-Gagliardi (meraviglioso sincretismo di "compagno scomodo" con
compagna comoda) ha avuto dubbi nel ripetere la vulgata: "terrorismo
islamico", "Al Qaida" (colleghi, si scrive così e non Al Qaeda, o,
peggio, al Queda; la fonesi araba è Al Qa'ida, sono gli inglesi che per
dire "i" scrivono "e" e qui tutti a pecorone). Informazione
alternativa? Informazione antagonista? Controinformazione? Vera
informazione? Ubbìe da dietrologi ammalati di complottismo. Se, di
fronte a un pianeta sul quale da secoli, da millenni (compresi quelli
del matriarcato pre-ellenico o recente!), il potere dei pochi, lo Stato
dei ricchi, stermina poveracci e faticatori (come quelli nelle Torri
Gemelle nell'ora prima dell'arrivo del ceto manageriale, come quelli
nei treni dei pendolari e nei quartieri dormitorio madrileni), qualcuno
mette in salvo quel filo della memoria, allora Madrid, come l'11
settembre e come Piazza Fontana, è strage di Stato. E non dirlo,
nemmeno ipotizzarlo (questa facile e inesorabile verità l'hanno
documentata i migliori intelletti statunitensi, ma da noi tutti a
cuccia), alla lunga vuol dire scivolare nel collaborazionismo. Senza
"terrorismo islamico", senza la manovalanza di quell'Al Qaida che
nessuno ricorda nemmeno che è stata creata dalla Cia in Afghanistan e
usata dagli USA fino a ieri in Bosnia, Kosovo, Cecenia, fino ad oggi in
Macedonia, come diavolo farebbero gli alieni a stelle e striscie e i
loro gremlins col cappello in bocca a ramazzare quanto di utile rimane
sul globo, sfoltire l'umanità di troppo, ricondurre a docile e
impaurita sottomissione propri cittadini fuori dal privilegio e
stringere il cappio intorno a potenziali concorrenti? Come farebbero a
ricondurre contraddizioni ed alterchi alla terapeutica "solidarietà
nazionale" e dunque al riflusso della condizione umana, senza un po' di
bombe, a fine annni '70 come a inizio anni 2000? Basta la domanda. Al
resto bastano le bugie smascherate su tutte le stragi di Stato, fino a
quella dell'11 settembre.
Chi a sinistra non urla queste cose, o dorme nell'"innovazione", o
nell'"innovazione" salotteggia. Senza accorgersi che può innovare
quanto vuole, ma nella grandinata di menzogne da Madrid e su Madrid,
gli è arrivato in capo una verità dura come un sasso: Izquierda Unida
dimezzata. Aveva avvallato la patacca dell'Eta per la carneficina di
Madrid. Attenti, cari compagni, ad avvallare. Vedete cosa succede?
Avete visto cos'è successo al miserello PCF per aver avvallato bombe su
Jugoslavia e quant'altro? Partners svaporati prima ancora di fondarsi
nel Congresso (partecipativo? Orizzontale?) della "Sinistra Europea"
alle Idi di maggio.
C'è qualcuno che ritiene queste asserzioni, queste intemperanze, queste
critiche incompatibili con lo stare nel Partito della Rifondazione
Comunista. Come se questo autobus fosse di proprietà del conducente.
L'ho sentito alternativamente borbottare e gridare diverse volte negli
ultimi tempi. C'è chi, percepito l'umore di Cesare, vuol incatenare
Giugurta, legarlo al carro dell'imperatore e trascinarlo nella polvere
del Foro fino a un pollice-verso nell'arena. C'è anche chi, come sempre
nella storia delle prevaricazioni, si volta dall'altra parte e leva la
tunica sugli occhi per non vedere, o reagire, dicendo di aspettare
tempi migliori. Noi non ci rivolgeremo ai pretori per avere giustizia
e verità. Anche se potremmo: sono tanti i punti dello Statuto che in
alto sono stati violati. Ma noi continueremo a fare nodi su nodi per
ricongiungere i fili spezzettati della memoria. Quei fili invisibili
che si annodano intorno al collo di chi, ancora una volta, la bandiera
l'ha gettata nel fosso, credendo di camminare più spedito e senza che
lo menassero. E invece quel filo lo appesantirà. Si dovrà tirar dietro
miliardi di assoggettati, derubati, caduti, di vittime, di combattenti
poco gentili ma da sempre i più gentili, di vincitori. Di oggi, di
ieri, di domani. Gli peserà sulle spalle la volontà della loro
speranza. E a quella sua "innovazione", tirataci addosso con la
gentilezza di un maglio, ma nient'altro che scaduto reperto di
robivecchi, non ci arriverà. Neanche come ruota di scorta. Glielo
assicura la storia.
P.S. Lettera al direttore di Liberazione del 17/3/04
"Gentile direttore, il terrorismo da decenni a questa parte, ma forse
da sempre, ha avuto lo scopo di colpire la gente qualunque per creare
un'opinione attraverso il terrore. L'opinione è quella che chi colpisce
nel mucchio ha torto e chi rappresenta l'ordine costituito ha ragione,
perché può intervenire a reprimere il disordine. In altri termini, il
terrorismo è dalla parte del potere. Chi lo perpetra può anche essere
in parte in buona fede, ma non credo, tuttavia chi lo finanzia (e
dirige) va cercato tra chi se ne giova, cioè tra i poteri forti."
Angela Donatella Rega.
Lettera al direttore di Liberazione del 13/3/05
"Cara Liberazione, il terrorismo in Spagna e in Europa viene in un
momento in cui gran parte della popolazione sembra riconoscere i suoi
sbagli riguardo all'avvicinamento alla destra. A quanto pare la destra
americana è intenzionata a spingere per un rovesciamento dei rapporti
di forza anche in Europa e sta organizzando le destre europee per
conquistare una "nuova Europa"...ma ora stanno accelerando e lo fanno
sfacciatamente con tutti i mezzi a loro disposizione. I governi
americani sono i più astuti prestigiatori del vittimismo. Nella guerra
contro la Spagna affondarono la propria nave (Il Maine) a Cuba
accusando la Spagna. La "Lusitania" (nave ospedale USA) portava siluri
agli inglesi durante la grande guerra (e fu affondata, ma non dai
tedeschi). Prima della loro entrata nella seconda guerra gli americani
avevano affondato un sottomarino giapponese già prima di Pearl Harbour
(e poi lasciarono che i giapponesi affondassero tutta la propria flotta
per poter scatenare la guerra) ed erano in stato di allerta. Nel Golfo
di Tonkino bombardarono la propria nave da guerra per poter poi
bombardare il Vietnam (questo è nel Congressional Record). In Italia
assistemmo ad uno stato di tensione e terrorismo nei primi anni '70,
scatenato dalla Cia. Come mai questi atti di terrorismo vengono sempre
in momenti quando ci vogliono togliere diritti democratici e perseguire
le loro guerre imperiali?"
Sante Camo.
Commento: Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere-