Ci segnalano questo interessante articolo sul PRC, apparso su un
periodico del nord:

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Articolo tratto da "L'altra Padania"


Succede a Rifondazione


Con una decisione passata a maggioranza (58 si 57 no 58 astenuti 58 np
58 assenti) Il Comitato politico nazionale ha proibito il gioco degli
scacchi nei circoli del PRC.

Abbiamo intervistato i principali leader del Partito su questa
incredibile decisione:

Gennaro Migliore: era una decisione che andava presa, il gioco degli
scacchi è uno sport violento, allude alla guerra e quindi conduce
inevitabilmente "nella spirale guerra-terrorismo". L'origine araba
dello sport (scià mat - il re è morto) potrebbe generare un sentimento
anti-semita che respingiamo. Abbiamo provato a modificare il gioco
abolendo la regola che i pezzi possono essere mangiati, ma inutilmente,
il carattere guerrafondaio del gioco viene sempre a galla. Non
dimentichiamo inoltre che molti grandi scacchisti sono figli del
socialismo reale e delle sue perversioni.

Fausto Bertinotti: Una decisione innovativa che critica a fondo il
binomio vincitore/vinto e apre la strada ad un altro mondo possibile
dove "l'importante è partecipare" come abbiamo già praticato con
successo in occasione del referendum sull'art. 18.

Il malumore fra i militanti di base è diffuso, abbiamo intervistato uno
di questi:

"lo hanno proibito perché perdono sempre: non hanno strategia né senso
della posizione attaccano solo con la regina senza coordinare i pezzi,
rispondono ad e4 con e6 su suggerimento del PCF ma non elaborano difese
efficaci"

Abbiamo raccolto anche lo sfogo di un militante che fa riferimento alla
mozione 2: "Forse è meglio così: Ferrando ci ha fatto studiare tutte le
aperture variante per variante, abbiamo studiato giorno e notte, ma
perdiamo lo stesso. Un dubbio comunque lo abbiamo: bisogna forse tenere
conto delle mosse dell'avversario?"

Claudio Grassi: siamo stati battuti al CPN ma vinciamo ovunque nei
circoli e nei CPF i nostri giocano studiando i grandi maestri della
scuola di Riga, valutano le forze in campo, sviluppano armonicamente i
pezzi e hanno una strategia flessibile. Applicano con successo il
principio del maestro Kotov "meglio avere un piano impreciso che non
avere un piano", principio sconosciuto alla maggioranza del Partito.