L'uranio fa notizia solo se ad ammalarsi sono militari italiani


1. Lettera a Liberazione e Il Manifesto:

Commissione d’inchiesta su Uranio Impoverito: Vittime militari, e le
popolazioni civili? (Adriano Ascoli)

2. Da fonti giornalistiche:

URANIO: UNAC; NUOVO CASO LINFOMA HODGKIN, MALATO CARABINIERE / E' un
carabiniere l'ultima vittima / A Palazzo Chigi nessuno riceve il
maresciallo gravemente malato

3. Un film sull'uranio impoverito alla Mostra di Venezia


--- LINKS ---

Sulla questione "uranio impoverito" (U238), anche nel caso iracheno,
vedi: /
ON DEPLETED URANIUM IN YUGOSLAVIA AND IRAQ SEE ALSO:


Sick Guard members blame depleted uranium
(by Jane McHugh)
http://www.armytimes.com/story.php?f=1-292925-2810214.php

Depleted Uranium  (by Michael Berglin)
http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=14277

Weapon of (long-term) mass destruction (by Felicity Arbuthnot)
http://www.stopusa.be/scripts/print.php?id=20154

WHO 'suppressed' scientific study into depleted uranium cancer fears in
Iraq (by Rob Edwards)
http://www.stopusa.be/scripts/print.php?id=22484

Uranium casualties in Iraq
http://www.uruknet.info/?s1=1&p=5833&s2=24

DU, weapons of war
http://www.uruknet.info/?s1=1&p=5777&s2=23

Toxic pollution and killing in Iraq
http://www.uruknet.info/?s1=1&p=5851&s2=25

MoD accused of dragging feet over uranium test for Gulf war veterans
(by Lee Glendinning)
http://www.guardian.co.uk/print/0,3858,5023476-103690,00.html

Times (UK): Sick Gulf veterans will be tested for depleted uranium (by
Michael Evans)
http://groups.yahoo.com/group/decani/message/83912

Uranium Casualties (by Ron Chepesiuk)
http://www.towardfreedom.com/sep04/uranium_casualties.htm

The Invisible Threat (by Michelle Mairesse)
http://www.hermes-press.com/depluran.htm


=== 1 ===

(lettera inviata il 16 settembre u.s. a Liberazione e Il Manifesto)

Commissione d’inchiesta su Uranio Impoverito: Vittime militari, e le
popolazioni civili?

Già nel "99, in seguito a notizie radiofoniche sfuggite al controllo e
repentinamente censurate, circa l'utilizzo dalle basi italiane in
missioni offensive (ed illegali, in barba alla nostra Costituzione)
contro la Confederazione Jugoslava di aerei A10 (che sapevo dotati di
proiettili con Uranio Impoverito), decisi di avviare una improvvisata
campagna di controinformazione sull'uso di queste armi criminali, per
le conseguenze che avrebbero avuto sulle popolazioni serbe, albanesi e
rom che abitavano, legittimamente, il Kossovo e la Jugoslavia e per i
militari che ne sarebbero rimasti vittime. Si iniziò con una campagna
di sensibilizzazione in seno al movimento fiorentino, e ripetuti fax ed
e-mail alle varie sedi romane. Fu la prima denuncia in questo senso, e
ci volle un pò prima che la cosa trovasse ascolto nei giornali e nelle
forze che almeno a parole si opponevano alla guerra contro la
Jugoslavia. Poi, dopo i primi articoli su Liberazione e Il
Manifesto, il comando NATO ammise, dicendo che l'uranio era in verità
innocuo... ora invece si iniziano a riscontrare danni percentualmente
rilevanti addirittura sui soldati impiegati in quelle zone, che hanno
avuto un contatto indiretto con quelle sostanze, e non sono stati
esposti al momento dell'esplosione di detti proiettili sugli obiettivi
colpiti, quali saranno gli effetti subiti dalle popolazioni colpite in
modo ravvicinato dalle esplosioni? Per ora nessuno possiede cifre
indicative, e non pare che la cosa interessi a molti.

Bisogna anche considerare che con la strategia militare (letteralmente
terroristica) inaugurata dagli USA in Iraq nel 91/92, e proseguita in
Bosnia, Kossovo-Jugoslavia, Afghanistan e Iraq, i principali bersagli
per "convincere" i nemici alla resa sono proprio gli obiettivi civili.
In Jugoslavia l'Esercito Federale perse solo poche decine di carri
armati, ed il suo potenziale rimase (e rimane) pressochè intatto,
mentre venne sistematicamente colpita l'industria chimica,
metalmeccanica (ricordate gli operai bombardati?), gli acquedotti,
ospedali, scuole, mezzi di trasporto pubblico, informazione
giornalistica, infine dopo aver bombardato vicino al perimetro di un
reattore nucleare proprio nei pressi di Belgrado, minacciando una
Chernobyl a due passi da casa nostra, la Jugoslavia firmò la "pace"...

Ora, a distanza di nemmeno 5 anni, nessuno parla più di quella guerra
criminale, degli esiti nefasti della destabilizzazione di quelle terre,
anche con l'appoggio a bande terroriste e mafiose che oggi "governano"
un Kossovo monoetnico e prima compivano orribili delitti contro civili
inermi e religiosi ortodossi con l'appoggio diretto dei "nostri"
servizi militari e mediatici, dove sono rimasti solo albanesi e pochi
serbi "carcerati" nelle loro case (e i rom sono fuggiti, cacciati in
massa dai loro sobborghi), dove la disoccupazione è alle stelle e il
disastro umano, culturale ed ambientale è terribile.

Una commissione seria dovrebbe perlomeno indagare sulle condizioni di
vita, salute, nascita e morte in quella terra (da noi) martoriata e
sull'incidenza di particolari malattie sulle popolazioni fuggite o
espulse dopo la "liberazione" alleata (molti alloggiano ora nei campi
nomadi delle nostre città), se ne scoprirebbero tante... non è un caso
forse che come avviene oggi in Iraq, anche in Serbia ed in Kossovo i
primi provvedimenti delle autorità imposte dai vincitori sono stati la
defenestrazione dell'intero corpo scientifico: coloro cioè che potevano
dare corpo a un'analisi e comparazione dei dati, e a una memoria
scientifica dei danni della guerra. Sarebbe opportuno far circolare
informazioni al riguardo ed impedire un nuovo oblio sulle
responsabilità della nostra classe politica, e parte dei vertici
militari, in simili nefandezze.

 Adriano Ascoli (Pisa)


=== 2 ===

URANIO: UNAC; NUOVO CASO LINFOMA HODGKIN, MALATO CARABINIERE

(ANSA) - ROMA, 20 SET - Si chiama Ciro Nastri, 28 anni, carabiniere
scelto del battaglione mobile carabinieri di Laives (Bolzano), con tre
anni di servizio tra Kosovo e Bosnia. E' affetto da linfoma di Hodgkin,
un tumore causato, secondo gli esperti, dalle contaminazioni da metalli
pesanti tra cui l'uranio impoverito. Lo fa sapere l'Unione nazionale
arma carabinieri (Unac).
''In convalescenza da oltre un anno - spiega l'Unac - Ciro Nastri e'
costretto a sottoporsi a proprie spese, a cicli bisettimanali di
chemioterapia presso il policlinico di Napoli. Costretto altresi' al
silenzio dai suoi superiori che hanno tentato di dissuaderlo anche dal
presentare domanda di riconoscimento da causa di servizio''.
Rivoltosi poi all'Unac, e' stato inserito nel lungo elenco di
carabinieri e militari assistiti dall'associazione ''che si e'
mobilitata subito affinche' anche l'ultima vittima non rimanga come gli
altri, abbandonato dallo Stato e dall'Arma dei Carabinieri, trovandosi
tra breve riformato dal servizio senza diritto a pensione, ovvero senza
alcun mezzo di sostentamento almeno secondo le vigenti leggi italiane''.
L'Unione sta approntando una causa civile per il risarcimento dei danni
a tutti i militari, nella quale saranno citati in giudizio il ministero
della Difesa, il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri ed il
comando della divisione mobile che comprende ''tutti i reparti che
hanno mandato e mandano uomini allo sbaraglio senza informarli dei
reali rischi presenti sugli scenari di guerra''. L'Unac, tra l'altro,
ha richiesto da tempo ''una legislazione d'emergenza, che tarda ad
arrivare, al fine di aiutare gli sfortunati colleghi''. (ANSA).
BBB-NE
20/09/2004 16:40

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http://www.ilmanifesto.it/
il manifesto - 21 Settembre 2004

URANIO - E' un carabiniere l'ultima vittima

L'Unac (unione nazionale arma dei carabinieri) ha denunciato un altro
caso di linfoma di Hodgkin riscontrato in militari che sono stati in
missione in Bosnia e in Kosovo: a esserne affetto è un carabiniere di
28 anni, Ciro Nastri. Verdi e Comunisti italiani hanno chiesto che a
lui e a tutti i suoi colleghi ammalati della stessa sindrome venga
riconosciuta la «causa di servizio». In base alle attuali normative,
infatti, al carabiniere verrà dimezzato lo stipendio al termine della
licenza di 90 giorni per malattia. Dopo un anno scatterà la riforma del
servizio, senza diritto alla pensione, non essendoci il requisito dei
14 anni di lavoro. Domani l'associazione nazionale assistenza vittime
arruolate nella forze armate (Anavafa) ha indetto una manifestazione
davanti a Palazzo Chigi, «affinché vengano ricordati e rispettati i
diritti di tutti i militari di leva e di carriera, che si sono ammalati
o sono morti, senza che ci fosse stato nei loro confronti alcun
riconoscimento».

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da Liberazione, 23 Settembre 2004

A Palazzo Chigi nessuno riceve il maresciallo gravemente malato

Uranio, Diana resta fuori

Pieno di dolori, senza più fegato né intestino, Marco Diana, 35 anni,
ieri mattina alle undici si è seduto davanti Palazzo Chigi ed ha
aspettato, invano, che qualcuno al governo lo ricevesse. Nonostante un
telegramma di richiesta d'incontro inviato con largo anticipo al
Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Così nell'attesa il
maresciallo Diana ieri ha rilasciato interviste, per tutta la giornata,
dosando il fiato e la voce sulla spinta dei dolori che gli mordono il
corpo da quando il suo lavoro gli ha portato in dote un cancro allo
stomaco di ritorno dalla missione in Somalia (sette anni fa). Prova
vivente degli effetti collaterali dell'uranio impoverito, come lui
stesso si definisce.

Diana ieri era a Roma per il sit-in indetto dall'Anavafaf,
l'associazione che tutela i familiari delle vittime arruolate nelle
forze armate, per il rivendicare il diritto al riconoscimento della
causa di servizio per tutti i militari di leva e di carriera deceduti o
gravemente malati: 10.647 i morti tra il 1976 e il 2001 e a questi si
devono aggiungere appunto, le vittime dell'uranio impoverito. A Marco
ancora una volta, hanno sconsigliato di parlare, di portare in piazza i
suoi diritti: il giorno prima di partire per Roma dalla sua casa di
Villamassargia, in Sardegna, ha ricevuto telefonate da soliti vertici
militari: «Volevano la lista degli integratori che mi permettono di
nutrirmi e per i quali spendo in vecchie lire circa tre milioni al
mese. Gli ho risposto di rivolgersi al mio avvocato. Conoscono bene le
mie spese, la lista l'hanno avuta d tempo. Non voglio elemosina ma il
riconoscimento dei danni subiti per mio lavoro». Marco è un fiume in
piena. Alle sue spalle le fotografie di altri ragazzi in divisa che
sono morti. Accanto a lui i genitori, ma anche i genitori degli altri
ragazzi che non ce l'hanno fatta. C'è anche chi si fa coraggio
guardando Marco, come il giovane artificiere reduce da missioni di pace
nei Balcani, 25 anni, un cancro al testicolo asportato quest'anno. Da
quando lo scandalo uranio impoverito è scoppiato, nell'inverno
2000-2001, sono ormai una trentina le morti riconducibili
all'esposizione delle polveri di quello che gli americani chiamano dal
'91 "metallo del disonore". E quasi 300 i militari con malattie legate
ai micidiali proiettili. Sindromi tumorali che si assomigliano tutte,
ma che non portano al riconoscimento della causa di servizio a un
risarcimento per l'impegno nelle missioni di pace che in questo
decennio - dalla Somalia in poi - hanno coinvolto decine di migliaia di
militari italiani. La scorsa settimana è stata finalmente istituita una
commissione di inchiesta del Senato sui danni da uranio impoverito. Ma
è solo l'inizio. «C'è bisono di andare con urgenza al voto in aula per
approvare la commissione. Il rischio di interferire da parte delle
gerarchie militari, che possono ostacolare l'iter parlamentare, è molto
forte. La pratica delle pressioni è peraltro assai consolidata, come
dimostrano gli interventi ricattatori nei confronti di si ammala»
spiega Gigi Malabarba, capogruppo Prc al Senato durante il presidio. Il
timore di insabbiamenti è forte. D'altra parte come sostiene Falco
Accame, presidente dell'Anavafaf, la questione non è tanto medica,
quanto politico-militare. Sarà per questo che Berlusconi o chi per lui
non ha voluto incontrare il maresciallo Diana.

Sabrina Deligia


=== 3 ===


http://www.repubblica.it/2004/i/sezioni/spettacoli_e_cultura/cinema/
venezia/marra/marra/marra.html

"Vento di terra" di Vincenzo Marra con attori non professionisti
Film sulle scelte difficili e la battaglia per la vita di un ragazzo
napoletano

Storia di Enzo, contro la povertà
e la morte da uranio impoverito

La decisione di andare militare in Kosovo per battere la fame
Il ritorno e la scoperta della malattia. Un'opera molto applaudita
dal nostro inviato RITA CELI

La locandina di "Vento di terra"

VENEZIA - Il pubblico della Mostra, sempre severo e spietato con i film
italiani, ha salutato con un lungo applauso la proiezione di "Vento di
terra" di Vincenzo Marra, presentato nella sezione Orizzonti. Il
regista napoletano, per la terza volta a Venezia, ha confermato il
successo conquistato al suo debutto, nel 2001, con "Tornando a casa",
premiato come miglior opera prima alla Settimana della critica. Dopo il
dramma di un gruppo di pescatori siciliani, Marra ha scelto questa
volta di raccontare la storia di Enzo, un ragazzo di 18 anni che vive
con la sua famiglia nel quartiere di Secondigliano a Napoli,
interpretato con grande intensità da Vincenzo Pacilli, attore non
professionista come gran parte del cast composto da Vincenza Modica,
Giovanni Ribera, Edoardo Melone e Francesco Giuffrida (volto noto al
pubblico televisivo per aver curiosamente interpretato lo stesso ruolo
nella fiction di Canale 5 "Carabinieri").

Dopo l'improvvisa morte del padre, per aiutare la mamma e la sorella,
sotto la minaccia dallo sfratto, Enzo deve fare scelte decisive. Non è
un ragazzo spensierato come i suoi coetanei, il lavoro manca e per
evitare di prendere una brutta piega, sceglie la carriera militare. "Il
sottotesto della storia che racconto in questo film potrebbe essere: o
la divisa o la malavita" spiega Marra. "Sono le uniche due alternative
alla fame di molti ragazzi della periferia napoletana, come delle
periferie di tante metropoli di tutto il mondo".

"Questa storia nasce dalla riflessione sulle tante persone che di
fronte a un evento drammatico, come lo è la morte del padre per Enzo,
si ritrovano senza paracadute, senza coperture economiche e sociali,
senza mezzi per sopravvivere. Per molti di loro, a Napoli come nei
ghetti neri delle metropoli americane, l'unica vera alternativa è
partire da soldato in qualche missione ben pagata", afferma il regista.

Le circostanze costringono infatti il ragazzo a una scelta estrema, e
parte per il Kosovo. Al suo ritorno, quando finalmente tutto sembra
andare per il verso giusto, scopre di essere ammalato.

"Io prima scrivo la storia, poi vado a verificare, perché non voglio
raccontare stupidaggini. E in questo caso era tutto vero. Non sono
affatto pessimista" prosegue l'autore. "La realtà che viviamo oggi è
mille volte peggio di quella che si trova ad affrontare Enzo. Nel mio
film è tutto molto realistico. Non mi sono inventato niente, e non
poteva concludersi nel classico lieto fine, non è questa la realtà".

La realtà è che una corrispondenza tra le missioni all'estero e la
malattia "è ancora negata dalle autorità militari", sottolinea Marra,
che ha voluto inserire nel film un avvocato che sta raccogliendo prove
per conto di altri soldati che, come Enzo, si sospetta si siano
ammalati per l'uranio impoverito. Un personaggio che costringe ancora
una volta il protagonista a reagire. "Il finale lascia molte speranze”
conclude l'autore, "non soltanto perché la sua famiglia ha trovato una
casa, ma anche perché quell'avvocato rappresenta una società civile che
non si arrende".

(7 settembre 2004)