Un fondamentale articolo di John Pilger. Bisognerebbe farlo leggere che
so... a Veltroni per esempio, unico leader italiano di un partito di
sinistra ad aver organizzato una manifestazione pro-guerra, il 1 aprile
del '99 quando disse: "Dovere della sinistra far guerra a un
dittatore"... (a cura di P. Catapano)
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Nonostante il fallimento in Iraq, i promotori della guerra "umanitaria"
devono ancora rendere conto della loro crociata in Kosovo
Ammutolito dall'evidente catastrofe angloamericana in Iraq, il partito
della guerra "umanitaria" internazionale dovrebbe essere chiamato a
render conto della sua crociata, in gran parte dimenticata, in Kosovo,
secondo modello della "marcia progressiva per la liberazione" di Tony
Blair. Così come l'Iraq viene dilaniato dalle forze dell'impero, così
lo è stata la Jugoslavia, stato multietnico che rifiutò di schierarsi
con una delle parti nella guerra fredda.
Come spiegazioni all'opinione pubblica dei motivi per un attacco
illegale e immotivato a una nazione europea, Clinton e Blair hanno
fornito bugie grandi quanto quelle di Bush e Blair stesso. La copertura
dei media nella primavera del 1999, come quella che ha portato
all'invasione in Iraq, era un'insieme di giustificazioni fraudolente, a
cominciare dall'affermazione di William Cohen, il segretario della
difesa degli Stati Uniti, che affermava: "abbiamo visto quasi centomila
uomini [albanesi] in età di leva scomparire... potrebbero essere stati
uccisi".
David Scheffer, l'ambasciatore generale degli Stati Uniti per i crimini
di guerra, dichiarò che probabilmente erano stati uccisi almeno
"225.000 uomini di etnia albanese di età compresa tra i 14 e i 59
anni". Blair evocò l'olocausto e "lo spirito della seconda guerra
mondiale". La stampa britannica seguì il suo suggerimento. "Fuga dal
genocidio", ha scritto il Daily Mail. "Echi dell'olocausto",
dichiararono a seguire il Sun e il Mirror.
Nel giugno del 1999, una volta terminati i bombardamenti, alcuni
giudici internazionali cominciarono a sottoporre il caso del Kosovo a
un esame minuzioso. L'FBI americana giunse a indagare su quella che
venne chiamata "la più grande scena del crimine della storia forense
dell'FBI". Diverse settimane più tardi, non avendo trovato alcuna fossa
comune, l'FBI tornò in America. A sua volta, il team di giudici
spagnoli fece ritorno in patria e il coordinatore del gruppo affermò
con rabbia che lui e i suoi colleghi erano diventati parte "della
piroetta semantica delle macchinazioni della propaganda bellica, perché
non abbiamo trovano nessuna - non una!- fossa comune".
Nel novembre del 1999, il Wall Street Journal pubblicò i risultati
delle proprie ricerche, scartando "l'ossessione della fossa comune".
Invece di "enormi campi di sterminio che alcuni investigatori si
aspettavano... lo schema è quello di omicidi sparsi [nella maggior
parte dei casi] in aree in cui ha operato l'esercito separatista per la
Liberazione del Kosovo". Il Journal ha concluso che la Nato aumentò le
proprie accuse in relazione ai campi di sterminio serbi pur "vedendo
una stampa senza forza che cominciava però a dar voce alla versione
opposta: civili uccisi dalle bombe della Nato... La guerra in Kosovo fu
"crudele, amara e selvaggia; non una pulizia etnica".
Un anno dopo, il Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra, un
ente di fatto istituito dalla Nato, affermò che il numero definitivo di
corpi trovati nelle "fosse comuni" in Kosovo era 2.788. Questo numero
includeva i combattenti di entrambe le parti e i serbi e i rom uccisi
dall'Esercito di Liberazione Albanese del Kosovo.
Come le tanto decantate armi di distruzione di massa dell'Iraq, le
motivazioni usate dal governo degli Stati Uniti e da quello britannico,
alle quali poi fecero eco i giornalisti, erano invenzioni - assieme ai
"campi per lo stupro" serbi e alle affermazioni di Clinton e Blair
secondo cui la Nato non aveva mai deliberatamente bombardato dei
civili. Chiamato in codice 'Terza Fase', gli obiettivi civili della
Nato comprendevano trasporti pubblici, ospedali, scuole, musei e
chiese. "Era risaputo che la Nato aveva raggiunto la Terza Fase [dopo
un paio di settimane]", ha affermato James Bissell, l'ambasciatore
canadese a Belgrado durante l'attacco. "Diversamente non avrebbero
continuato, la domenica pomeriggio, a bombardare i ponti e i mercati".
La Nato faceva riferimento all'Esercito di Liberazione del Kosovo.
Se sette anni prima, il KLA era stato indicato dal Dipartimento di
Stato come un'organizzazione terroristica legata ad Al Qaeda. Dopo i
criminali del KLA sono stati "festeggiati"; il segretario degli affari
esteri Robin Cook addirittura permise loro di chiamarlo al suo
cellulare.
"Gli albanesi-kosovari ci hanno usato per i loro scopi, suonato come
fossimo uno Stradivari", scrisse il comandante delle Nazioni Unite nei
Balcani, il generale Lewis MacKenzie, lo scorso aprile. "Abbiamo
sovvenzionato e sostenuto indirettamente la loro violenta campagna per
un Kosovo etnicamente puro. Non abbiamo mai dato loro la colpa per aver
perpetrato la violenza nei primi anni '90 e continuiamo a dipingerli
come se fossero le vittime designate nonostante abbiamo la prova
evidente del contrario".
"La scintilla che diede inizio ai bombardamenti in Jugoslavia fu,
secondo la Nato, il fallimento della delegazione serba alla conferenza
di pace di Rambouillet. Ciò che non venne riportato, per lo più, fu che
l'accordo di Rambouillet comprendeva un segreto allegato "B", che la
delegazione di Madeleine Albright aveva inserito l'ultimo giorno. Esso
conteneva la richiesta di occupazione militare di tutta la Jugoslavia,
un paese segnato dagli amari ricordi dell'occupazione nazista. Così
come il ministro degli affari esteri, Lord Gilbert, riconobbe più tardi
a un comitato di difesa della Camera dei Comuni, l'allegato B era stato
deliberatamente inserito per ottenere un rifiuto dal governo di
Belgrado.
Dopo lo scoppio della prima bomba, il parlamento eletto a Belgrado, che
comprendeva al suo interno alcuni tra i più tenaci oppositori di
Milosevic, votò con schiacciante maggioranza che l'accordo venisse
rifiutato.
Allo stesso modo era significativo un capitolo inerente all'economia
del Kosovo. Questo faceva riferimento a un'"economia di libero mercato"
e alla privatizzazione di tutte le risorse statali. Come ha fatto
notare lo scrittore balcanico Neil Clark: " Jugoslavia è uno stato
superstite... l'ultima economia nell'Europa centromeridionale non
colonizzata dal capitale occidentale. Predominavano ancora 'le imprese
di proprietà sociale' e la forma di autogestione ideata da Tito. Le
industrie petrolifere jugoslave, quelle dell'estrazione di minerali,
quelle automobilistiche, quelle del tabacco, e il 75% delle altre
industrie erano di proprietà statale o sociale".
Al summit di Davos dei leader neoliberali, nel 1999, Blair rimproverò
Belgrado non per le sue azioni in Kosovo, ma per aver fallito
nell'attuazione completa della "riforma economica". Nei bombardamenti
vennero colpite più le compagnie di proprietà dello stato che gli
obiettivi militari. La distruzione da parte della Nato di soli 14 carri
armati dell'esercito jugoslavo va raffrontata con il bombardamento di
372 centri industriali, compresa la fabbrica di auto Zastava, che ha
lasciato centinaia di migliaia di persone senza lavoro. "Non una
fabbrica straniera o privata venne bombardata", scrisse Clark.
Costruito sulle fondamenta di questa enorme menzogna, il Kosovo è oggi
un criminoso e violento "libero mercato" di droga e prostituzione
amministrato dalle Nazione Unite. Più di 200.000 serbi, rom, bosniaci,
turchi, croati ed ebrei sono stati "purificati etnicamente" dal KLA
mentre le forze della Nato rimanevano in attesa. Gli squadroni della
morte della KLA hanno bruciato, saccheggiato o demolito 85 tra chiese
ortodosse e monasteri, secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite.
Le corti sono corruttibili. "Hai ucciso un'anziana serba di 89 anni?
Buon per te. Esci pure dalla prigione", così scherzava un ufficiale
della narcotici delle Nazioni Unite.
Anche se la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza riconosce il
Kosovo come parte integrante della Jugoslavia e non autorizza
l'amministrazione delle Nazione Unite a svendere nulla, le
multinazionali stanno dando in prestito per 10 e 15 anni industrie e
risorse locali, comprese le grandi miniere di Trepca, uno dei più
ricchi depositi minerari del mondo. Dopo che Hitler se ne impossessò
nel 1940, le miniere hanno rifornito le industrie di munizioni tedesche
per il 40% del loro piombo.
A sovrintendere questa "futura democrazia" (Blair) depredata, assassina
e ora quasi "etnicamente pura", ci sono 4.000 truppe americane nel Camp
Bondsteel, una base permanente di 775 acri. Nel frattempo, il processo
a Milosevic procede come una farsa, non dissimilmente da quello dei
libici incolpati della bomba a Lockerbie.
Milosevic era un bruto; ma era anche un banchiere un tempo considerato
l'uomo dell'occidente, pronto a realizzare la "riforma economica"
facendo fede alle richieste del FMI, della Banca Mondiale e della
Comunità Europea. A proprie spese si rifiutò di abbandonare la
sovranità. L'impero non aspettava altro.
Fonte: http://pilger.carlton.com/print
Traduzione di Chiara Bianchi per Nuovi Mondi Media
so... a Veltroni per esempio, unico leader italiano di un partito di
sinistra ad aver organizzato una manifestazione pro-guerra, il 1 aprile
del '99 quando disse: "Dovere della sinistra far guerra a un
dittatore"... (a cura di P. Catapano)
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Nonostante il fallimento in Iraq, i promotori della guerra "umanitaria"
devono ancora rendere conto della loro crociata in Kosovo
Ammutolito dall'evidente catastrofe angloamericana in Iraq, il partito
della guerra "umanitaria" internazionale dovrebbe essere chiamato a
render conto della sua crociata, in gran parte dimenticata, in Kosovo,
secondo modello della "marcia progressiva per la liberazione" di Tony
Blair. Così come l'Iraq viene dilaniato dalle forze dell'impero, così
lo è stata la Jugoslavia, stato multietnico che rifiutò di schierarsi
con una delle parti nella guerra fredda.
Come spiegazioni all'opinione pubblica dei motivi per un attacco
illegale e immotivato a una nazione europea, Clinton e Blair hanno
fornito bugie grandi quanto quelle di Bush e Blair stesso. La copertura
dei media nella primavera del 1999, come quella che ha portato
all'invasione in Iraq, era un'insieme di giustificazioni fraudolente, a
cominciare dall'affermazione di William Cohen, il segretario della
difesa degli Stati Uniti, che affermava: "abbiamo visto quasi centomila
uomini [albanesi] in età di leva scomparire... potrebbero essere stati
uccisi".
David Scheffer, l'ambasciatore generale degli Stati Uniti per i crimini
di guerra, dichiarò che probabilmente erano stati uccisi almeno
"225.000 uomini di etnia albanese di età compresa tra i 14 e i 59
anni". Blair evocò l'olocausto e "lo spirito della seconda guerra
mondiale". La stampa britannica seguì il suo suggerimento. "Fuga dal
genocidio", ha scritto il Daily Mail. "Echi dell'olocausto",
dichiararono a seguire il Sun e il Mirror.
Nel giugno del 1999, una volta terminati i bombardamenti, alcuni
giudici internazionali cominciarono a sottoporre il caso del Kosovo a
un esame minuzioso. L'FBI americana giunse a indagare su quella che
venne chiamata "la più grande scena del crimine della storia forense
dell'FBI". Diverse settimane più tardi, non avendo trovato alcuna fossa
comune, l'FBI tornò in America. A sua volta, il team di giudici
spagnoli fece ritorno in patria e il coordinatore del gruppo affermò
con rabbia che lui e i suoi colleghi erano diventati parte "della
piroetta semantica delle macchinazioni della propaganda bellica, perché
non abbiamo trovano nessuna - non una!- fossa comune".
Nel novembre del 1999, il Wall Street Journal pubblicò i risultati
delle proprie ricerche, scartando "l'ossessione della fossa comune".
Invece di "enormi campi di sterminio che alcuni investigatori si
aspettavano... lo schema è quello di omicidi sparsi [nella maggior
parte dei casi] in aree in cui ha operato l'esercito separatista per la
Liberazione del Kosovo". Il Journal ha concluso che la Nato aumentò le
proprie accuse in relazione ai campi di sterminio serbi pur "vedendo
una stampa senza forza che cominciava però a dar voce alla versione
opposta: civili uccisi dalle bombe della Nato... La guerra in Kosovo fu
"crudele, amara e selvaggia; non una pulizia etnica".
Un anno dopo, il Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra, un
ente di fatto istituito dalla Nato, affermò che il numero definitivo di
corpi trovati nelle "fosse comuni" in Kosovo era 2.788. Questo numero
includeva i combattenti di entrambe le parti e i serbi e i rom uccisi
dall'Esercito di Liberazione Albanese del Kosovo.
Come le tanto decantate armi di distruzione di massa dell'Iraq, le
motivazioni usate dal governo degli Stati Uniti e da quello britannico,
alle quali poi fecero eco i giornalisti, erano invenzioni - assieme ai
"campi per lo stupro" serbi e alle affermazioni di Clinton e Blair
secondo cui la Nato non aveva mai deliberatamente bombardato dei
civili. Chiamato in codice 'Terza Fase', gli obiettivi civili della
Nato comprendevano trasporti pubblici, ospedali, scuole, musei e
chiese. "Era risaputo che la Nato aveva raggiunto la Terza Fase [dopo
un paio di settimane]", ha affermato James Bissell, l'ambasciatore
canadese a Belgrado durante l'attacco. "Diversamente non avrebbero
continuato, la domenica pomeriggio, a bombardare i ponti e i mercati".
La Nato faceva riferimento all'Esercito di Liberazione del Kosovo.
Se sette anni prima, il KLA era stato indicato dal Dipartimento di
Stato come un'organizzazione terroristica legata ad Al Qaeda. Dopo i
criminali del KLA sono stati "festeggiati"; il segretario degli affari
esteri Robin Cook addirittura permise loro di chiamarlo al suo
cellulare.
"Gli albanesi-kosovari ci hanno usato per i loro scopi, suonato come
fossimo uno Stradivari", scrisse il comandante delle Nazioni Unite nei
Balcani, il generale Lewis MacKenzie, lo scorso aprile. "Abbiamo
sovvenzionato e sostenuto indirettamente la loro violenta campagna per
un Kosovo etnicamente puro. Non abbiamo mai dato loro la colpa per aver
perpetrato la violenza nei primi anni '90 e continuiamo a dipingerli
come se fossero le vittime designate nonostante abbiamo la prova
evidente del contrario".
"La scintilla che diede inizio ai bombardamenti in Jugoslavia fu,
secondo la Nato, il fallimento della delegazione serba alla conferenza
di pace di Rambouillet. Ciò che non venne riportato, per lo più, fu che
l'accordo di Rambouillet comprendeva un segreto allegato "B", che la
delegazione di Madeleine Albright aveva inserito l'ultimo giorno. Esso
conteneva la richiesta di occupazione militare di tutta la Jugoslavia,
un paese segnato dagli amari ricordi dell'occupazione nazista. Così
come il ministro degli affari esteri, Lord Gilbert, riconobbe più tardi
a un comitato di difesa della Camera dei Comuni, l'allegato B era stato
deliberatamente inserito per ottenere un rifiuto dal governo di
Belgrado.
Dopo lo scoppio della prima bomba, il parlamento eletto a Belgrado, che
comprendeva al suo interno alcuni tra i più tenaci oppositori di
Milosevic, votò con schiacciante maggioranza che l'accordo venisse
rifiutato.
Allo stesso modo era significativo un capitolo inerente all'economia
del Kosovo. Questo faceva riferimento a un'"economia di libero mercato"
e alla privatizzazione di tutte le risorse statali. Come ha fatto
notare lo scrittore balcanico Neil Clark: " Jugoslavia è uno stato
superstite... l'ultima economia nell'Europa centromeridionale non
colonizzata dal capitale occidentale. Predominavano ancora 'le imprese
di proprietà sociale' e la forma di autogestione ideata da Tito. Le
industrie petrolifere jugoslave, quelle dell'estrazione di minerali,
quelle automobilistiche, quelle del tabacco, e il 75% delle altre
industrie erano di proprietà statale o sociale".
Al summit di Davos dei leader neoliberali, nel 1999, Blair rimproverò
Belgrado non per le sue azioni in Kosovo, ma per aver fallito
nell'attuazione completa della "riforma economica". Nei bombardamenti
vennero colpite più le compagnie di proprietà dello stato che gli
obiettivi militari. La distruzione da parte della Nato di soli 14 carri
armati dell'esercito jugoslavo va raffrontata con il bombardamento di
372 centri industriali, compresa la fabbrica di auto Zastava, che ha
lasciato centinaia di migliaia di persone senza lavoro. "Non una
fabbrica straniera o privata venne bombardata", scrisse Clark.
Costruito sulle fondamenta di questa enorme menzogna, il Kosovo è oggi
un criminoso e violento "libero mercato" di droga e prostituzione
amministrato dalle Nazione Unite. Più di 200.000 serbi, rom, bosniaci,
turchi, croati ed ebrei sono stati "purificati etnicamente" dal KLA
mentre le forze della Nato rimanevano in attesa. Gli squadroni della
morte della KLA hanno bruciato, saccheggiato o demolito 85 tra chiese
ortodosse e monasteri, secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite.
Le corti sono corruttibili. "Hai ucciso un'anziana serba di 89 anni?
Buon per te. Esci pure dalla prigione", così scherzava un ufficiale
della narcotici delle Nazioni Unite.
Anche se la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza riconosce il
Kosovo come parte integrante della Jugoslavia e non autorizza
l'amministrazione delle Nazione Unite a svendere nulla, le
multinazionali stanno dando in prestito per 10 e 15 anni industrie e
risorse locali, comprese le grandi miniere di Trepca, uno dei più
ricchi depositi minerari del mondo. Dopo che Hitler se ne impossessò
nel 1940, le miniere hanno rifornito le industrie di munizioni tedesche
per il 40% del loro piombo.
A sovrintendere questa "futura democrazia" (Blair) depredata, assassina
e ora quasi "etnicamente pura", ci sono 4.000 truppe americane nel Camp
Bondsteel, una base permanente di 775 acri. Nel frattempo, il processo
a Milosevic procede come una farsa, non dissimilmente da quello dei
libici incolpati della bomba a Lockerbie.
Milosevic era un bruto; ma era anche un banchiere un tempo considerato
l'uomo dell'occidente, pronto a realizzare la "riforma economica"
facendo fede alle richieste del FMI, della Banca Mondiale e della
Comunità Europea. A proprie spese si rifiutò di abbandonare la
sovranità. L'impero non aspettava altro.
Fonte: http://pilger.carlton.com/print
Traduzione di Chiara Bianchi per Nuovi Mondi Media