(english / italiano)

Dopo anni di uso ed abuso dell'islamismo armato - Al Qaeda inclusa -
in Kosovo, Bosnia e FYROM, i servizi segreti dei paesi NATO fingono di
scoprirne oggi l'esistenza:

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http://www.novinite.com/view_news.php?id=56331

Sofia News Agency
December 9, 2005

Italian Intelligence Warns against Al Qaeda Cells in Albania


The Italian Intelligence and Security Services (SISDE)
is warning against the strong influence of Islamic
terrorists in Albania, BTA news agency reported.

Its concerns were voiced in a report prepared by SISDE
for the Italian parliament and cited by the Greek
"Ethnos" newspaper.

The report claims that a new Islamic organization
called "Jihad al Jadid", a cell of Al Qaeda, which is
linked to Greece, has recently appeared in Albania.

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Fonte: NEWSLETTER di MISTERI D'ITALIA
Anno 6 - Numero 106
12 dicembre 2005
http://www.misteriditalia.com
http://www.misteriditalia.it
Direttore: Sandro Provvisionato


TERRORISMO INTERNAZIONALE:
PER IL SISDE E' CRESCENTE
LA PENETRAZIONE DEL RADICALISMO ISLAMICO IN ALBANIA

La minaccia fondamentalista si radica sull'altra sponda
dell'Adriatico, a due passi dall'Italia. E' il SISDE, il servizio
segreto civile, a sottolineare la "crescente penetrazione del
radicalismo islamico" in Albania, dove "nell'ultimo decennio si sono
progressivamente insediate numerose organizzazioni non governative,
finanziate dai Paesi arabi, con lo scopo di assistere le locali
popolazioni di fede musulmana. Alcune di queste fondazioni,
ufficialmente impegnate in attività umanitarie (assistenza sanitaria,
istruzione) sono sospettate di utilizzare le proprie strutture per
fornire supporto logistico a formazioni integraliste islamiche".

Nel nord del Paese ed in Kosovo - dove nel 1999 la NATO ha condotto
una guerra anti serba, allenandosi di fatto con l'UCK, una delle
massime espressioni del traffico internazionale della droga -
"sarebbero stati rilevati campi di addestramento, ove verrebbero
indottrinati integralisti islamici albanesi, libici, turchi ed
algerini". In questo quadro, è considerato "di rilievo"
dall'intelligence italiana la recente costituzione "di un nuovo gruppo
integralista islamico denominato Al Jihad Al Djadid, verosimilmente
collegato ad Al Qaeda, composto, prevalentemente, da cittadini di
etnia yemenita, afghana, marocchina, giordana, azera e malese".

Il sodalizio, "che avrebbe ramificazioni anche in Grecia", potrebbe
aver "instaurato rapporti di collaborazione con organizzazioni
criminali, anche al fine di utilizzare le rotte già sperimentate nel
traffico di clandestini per il trasferimento dei militanti".

In Italia, "nel circuito di centri di culto islamici in rapida
crescita sul nostro territorio" (dai 127 del 1996 ai 563 del 2004), il
SISDE rileva "come elemento di novità il progressivo inserimento di
cittadini kosovari, macedoni ed albanesi, in alcuni casi in posizione
qualificata".

La "pervasiva opera delle Ong", che punta per il SISDE a "incidere in
modo strategico" nelle aree sociali dell'educazione e della cultura,
"sembra orientata a creare rapidamente le condizioni migliori per una
maggiore adesione all'Islam più osservante, peraltro ponendo quali
catalizzatori religiosi quelli più integralisti".

Fenomeno, questo, che si evince "anche dal superamento della
leadership moderata nei centri nodali albanesi a favore di gruppi
allineati alle posizioni arabe aggressive", oltre che "dal tentativo
di strutturare partiti confessionali che però trova un rigido ostacolo
nell'attuale divieto istituzionale".

Per il servizio segreto civile sono due i "principali fattori di
rischio" derivanti dall'analisi della situazione albanese: sotto il
profilo della criminalità organizzata, "il network albanese può
supplire a momentanee defaillances delle mafie nazionali, assicurando
la continuità transnazionale degli affari illeciti (di cui l'Italia
non è più epicentro, sebbene costituisca una parte rilevante)".

Dal punto di vista della possibile minaccia terroristica,
"l'islamizzazione indotta in Albania, che si attesta su profili più
aggressivi ed integralisti (finanziamento delle Ong saudite,
schiacciante competitività sulle altre religioni nei settori
dell'istruzione e dell'economia, leadership dei salafiti ai danni dei
sufi) potrebbe trasferire nel prossimo futuro in Italia interessi più
marcatamente fondamentalisti".

Per quanto riguarda l'attività illecita dei clan nel Paese delle
Aquile, "lo scenario albanese è caratterizzato da differenziati piani
criminali che nel loro complesso esprimono una delle più elevate
capacità criminogene a livello internazionale".

Coesistono infatti, "in rapporto di stretto mutualismo",
organizzazioni mafiose, bande criminali ed altre aggregazioni occasionali.

"Nonostante l'immagine agiografica di una criminalità rurale, violenta
e primitiva offerta da alcuni osservatori la devianza albanese appare
invece evoluta, efficiente ed efficace tanto da acquisire ruoli
primari nelle strategie globali del crimine".

In particolare, nel business criminale della droga "gli albanesi hanno
dimostrato una particolare versatilità, riuscendo in un decennio ad
acquisire una elevata competitività sia nel traffico sia nella
gestione dei relativi mercati". I clan albanesi "controllano i flussi
di eroina della Turchia ed alimentano i fiorenti mercati dell'Europa
centrale e meridionale", oltre a gestire "in molti Paesi europei (tra
cui soprattutto l'Italia, l'Olanda, la Germania, l'Austria, la Francia
e la Spagna) il traffico e lo spaccio locale di eroina, spesso
occupandosi anche di cocaina sia autonomamente, sia per conto delle
organizzazioni autoctone".

I clan albanesi hanno poi "un'ampia disponibilità di armi che
trafficano verso l'Europa occidentale ed anche in Italia. Ciò deriva -
spiega il SISDE - dal prelievo di materiale bellico dai depositi
militari effettuato negli anni '90, dal collegamento con analoghe
strutture balcaniche e dalla vulnerabilità degli attuali sistemi di
controllo albanesi".

La situazione albanese, "ancor oggi caratterizzata da una profonda
instabilità politica e socio-economica, nonostante i tentativi
istituzionali di affermare un'immagine innovata ed aderente agli
standard di democrazia moderna, ha purtroppo favorito - prosegue il
SISDE - l'evoluzione del crimine organizzato e la migrazione pervasiva
di strutture ed interessi di tipo mafioso in tutto l'Occidente".

"La posizione strategica dell'Albania all'interno dei flussi illegali
balcanici, nell'ambito dello scenario sud-balcanico fortemente
destabilizzato dalla cruenta dissoluzione della Jugoslavia e dalla
rivendicazione delle frammentate matrici etniche non completamente
risolte e foriere di tensioni tuttora innescate ha reso il Paese
crocevia dei traffici transnazionali, conferendo ai più strutturati
gruppi albanesi inedite funzioni nodali".

A quanto risulta da "convergenti acquisizioni informative", il
riciclaggio da parte delle organizzazioni criminali albanesi degli
"enormi profitti derivanti principalmente dal traffico di droga, dallo
sfruttamento della prostituzione e dalla tratta di esseri umani"
riguarda "sempre più speculazioni edilizie e turistico-alberghiere in
Albania".

In definitiva, per l'intelligence italiana "la criminalità albanese
costituisce una minaccia prioritaria per l'Italia", anche se "molti
osservatori sul campo rilevano una presenza meno strategica e più
pervasivamente tattica degli attori albanesi in Italia".

La conclusione del SISDE solleva un argomento di riflessione
indirizzato a chi, con molto semplicismo, mira a trasformare il
Kosovo, oggi ancora provincia serba sotto protettorato internazionale,
in uno Stato autonomo. L'Albania e il Kosovo – scrive infatti il SISDE
- assumono "uno stigma di enclave criminogeno extracomunitario che
potrebbe concentrare sempre più i vettori illeciti diretti
differentemente sui confini nazionali europei. Ciò comporterebbe
l'elevazione del livello macro-criminale albanese attraverso
qualificate saldature con le lobbies mafiose internazionali, tra cui
quelle italiane".

Fonte: Adnkronos

TERRORISMO INTERNAZIONALE:
IN BOSNIA E KOSOVO
FOCOLAIO INTEGRALISMO ISLAMICO

Una conferma dell'analisi del SISDE viene da Washington. Gli esperti
di Le Cercle, l'esclusivo club della ultradestra conservatrice
internazionale, ritengono che sia nei Balcani, specie in Bosnia e nel
Kosovo, che si annidi il rischio d'un focolaio di terrorismo
integralista islamico europeo.

Fra gli intervenuti alla riunione c'erano il rappresentante degli
Stati Uniti alle Nazioni Unite, l'ambasciatore John Bolton, l'ex
vice-direttore e brevemente direttore ad interim della Cia, John E.
McLaughlin, esponenti, oltre che delle forze politiche e delle
correnti culturali conservatrici occidentali, di Russia e Mondo arabo.