da Alessandra Kersevan riceviamo e volentieri giriamo:
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Vi invio un testo che ho distribuito durante le presentazioni che  l'autrice ha fatto in Friuli Venezia Giulia (dal 28/1 al 2/2) del libro appena edito da Rizzoli: "Nata in Istria" di Anna Maria Mori. Praticamente ho tratto alcune frasi dal libro (ma le citazioni dello stesso tipo potrebbero  andare avanti per pagine e pagine e pagine; praticamente da ogni pagina se ne ricava una o più) di razzismo puro.
La cosa gravissima è che Anna  Maria Mori è accreditata a sinistra, e le sue presentazioni le ha fatte in ambiti  di sinistra o ritenuti tali (manifestazione preelettorali del candidato del centro sinistra Rosato a Trieste; libreria "Rinascita" a Monfalcone,  la libreria "storica" che era stata del PCI; a Udine organizzata dalla Biblioteca comunale, insieme con l'Associazione Venezia Giulia e  Dalmazia; a Pordenone presso "Cinema Zero", l'associazione che organizza il  festival internazionale del cinema muto...). A questo è dovuto il mio tono  accorato, che può sembrare ingenuo. Ma mi rivolgevo a quelli, se ce ne sono  ancora, che ragionano ancora nella sinistra (e qualche risultato, fra coloro  che hanno letto, l'ho effettivamente ottenuto).

Fraterni saluti. Alessandra Kersevan

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IN MARGINE ALLA LETTURA DI "NATA IN ISTRIA" DI ANNA MARIA MORI

PREMESSA: COME FUNZIONA IL PENSIERO RAZZISTA.
 (tratto da    www.sinistrafriuli.net )

Prendiamo un dizionario a caso e riportiamo la definizione corrispondente a razzismo, in modo che non vi siano travisamenti:
"Ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull'arbitrario presupposto dell'esistenza di razze umane biologicamente e storicamente "superiori", destinate al comando, e di altre "inferiori", destinate alla sottomissione, e intesa, con discriminazioni e persecuzioni contro di queste ultime, e persino con il genocidio, a conservare la "purezza" e ad assicurare il predominio assoluto della pretesa razza superiore".(...)"Più generalmente: complesso di manifestazioni o atteggiamenti di intolleranza originati da profondi e radicati pregiudizi sociali ed espressi attraverso forme di disprezzo, di emarginazione nei confronti di individui o gruppi appartenenti a comunità etniche o culturali diverse, spesso ritenute inferiori.".

Attenendosi strettamente alle esigenze del nostro discorso, evidenziamo alcune parole chiave contenute nella definizione data:

1)"Superiorità" storica-biologica.
2)Pregiudizio, da unire strettamente a generalizzazione.

Alla luce di queste considerazioni possiamo individuare due percorsi storico-mentali che giungono alla ideologia e alla prassi razziste. Sono percorsi a cui soggiace l'innata tendenza, comune in vari gradi a tutti gli uomini, autodifensiva e conservatrice rispetto a tutto ciò (persone, situazioni, idee, metodi) che ci si propone di volta in volta diverso o nuovo. Una tendenza che dobbiamo tutti controllare e utilizzare senza cadere in estremismi e radicalizzazioni infondate e irrazionali. Vediamo i due percorsi:

-A- La storia personale di un individuo fa sì che questo veda e conosca soggetti che fanno parte di una data comunità etnica e culturale diversa il cui comportamento viene giudicato immorale, criminale, crudele, ingiusto (e non è detto che non sia, in alcuni casi, effettivamente così; ma sempre e comunque deve esprimersi il giudizio sul caso dato nel tempo e nello spazio dati). A questo punto il soggetto, sulla base di quell'unica esperienza, opera un processo di generalizzazione e di destoricizzazione proprio di quei dati fattuali. Si tratta di un processo che lo porta a credere e ad affermare (e ad agire in conseguenza di ciò) che tutti i membri di quella comunità "altra" e "diversa" siano e si comportino come gli individui singoli e determinati A,B,C,... etc. che ha incontrato nella sua esistenza, che fanno parte della comunità "altra" stessa e che in certi casi si sono comportati ingiustamente e criminalmente. E questo secondo passaggio di estensione della condotta criminale dal singolo alla collettività ci porta in pieno dentro il razzismo, operando una totale censura del principio centrale della responsabilità del singolo individuo.

-B- Il pregiudizio di tipo culturale-educativo fa sì che una persona associ delle caratteristiche ad una comunità "altra" etnico-culturale... Queste caratteristiche, confrontate con quelle attribuite con lo stesso meccanismo alla propria comunità etnico-culturale (operando una censura, conscia o inconscia, sui comportamenti criminali e ingiusti di alcuni membri della propria comunità etnico-culturale di appartenenza), portano alla costituzione di una gerarchia con ai due estremi rispettivamente tutte le caratteristiche negative e tutte quelle positive immaginabili. A questo punto le due comunità divengono delle entità impermeabili, al loro interno omogenee e senza alcuna varietà culturale-comportamentale, così da essere facilmente inserite nei livelli della suddetta gerarchia basata su fattori (ritenuti reali e universali) sia di genere storico che biologico. Siamo ormai in pieno razzismo elaborato.

Per essere più chiaro -scusatemi fin da ora per aver digitato alcune cose- faccio seguire degli esempi di affermazioni razziste:

"I negri sono tutti sporchi".

"Gli slavi non hanno sentimenti".

"Gli ebrei sono avari"…

FIN QUI IL TESTO TRATTO DA  www.sinistrafriuli.net . DI MIO AGGIUNGO L'ATTENZIONE VERSO IL LINGUAGGIO USATO DAL PENSIERO RAZZISTA, UN LINGUAGGIO TESO ALLA DEMONIZZAZIONE E AL DISPREZZO DELL'"ALTRO".
 
RAGIONAMENTI E LINGUAGGIO DI QUESTO GENERE SONO AMPIAMENTE DOCUMENTABILI NEL LIBRO DI ANNA MARIA MORI "NATA IN ISTRIA" (E ANCHE NEL PRECEDENTE, SCRITTO A 4 MANI CON NELIDA MILANI, "BORA")

RIPORTERO' ORA ALCUNI ESEMPI (MA IL TESTO NE E' STRAPIENO, DICIAMO CHE NE E' PERMEATO. QUESTI CHE RIPORTO NON SONO NEPPURE TUTTI I PIU' SIGNIFICATIVI, ALCUNI ERANO TROPPO LUNGHI PER RIPORTARLI):

Pag. 71: "… Ma dove ci sono le fate, prima o poi arriva sempre l'orco cattivo… Un popolo aggressivo, feroce, di conquistatori, a tu per tu con un popolo mite che non riusciva neanche a capire il perché di tanto odio e di tanta ferocia nei suoi confronti: non era assolutamente consapevole di essere `il nemico'"

Pag. 78: (testimonianza di un'insegnante di liceo croato non meglio identificata) "gli slavi che venivano dal contado in città a vendere latte e uova, e si sentivano, si volevano diversi e antagonisti rispetto agli italiani, avevano i loro preti croati, i loro amici croati a Trieste, e coltivavano, più che un sentimento di coscienza nazionale, lo spirito di vendetta..."

Pag. 81: "la propaganda jugoslava si è impegnata, purtroppo con successo, a diffondere un unico slogan: `italiani uguale fascisti', e quindi a morte i fascisti e morte gli italiani in quanto fascisti. Ci ha creduto prima di tutto chi aveva bisogno di crederci: il popolo dei conquistatori e degli invasori, gli infoibatori e i loro mandanti, le genti croate, slovene, serbe e bosniache chiamate dal governo centrale (in premio la casa gratis, e i lavoro garantito), a ripopolare le città e i paesi svuotati degli italiani con l'esodo".

Pag. 93: "Signor Maresciallo Tito, signori croati e sloveni propagantisti e fautori di guerre, stragi, pulizie etniche, violenze materiali e psicologiche in nome di nazionalismi e nazionalizzazioni furibonde, non fateci ridere. Purtroppo ci avete fatto piangere..."

Pag. 271: una giornalista non meglio identificata: "...non riuscivo, non sarei mai riuscita ad adeguarmi al fatalismo, e insieme alla logica di violenza di questa gente, così diversa dalla mia, di gente. / Io avevo sempre creduto nei valori della pace, loro coltivavano quasi con religione i valori della guerra"

Pag. 108: una testimone "divisa a metà: "Però non posso non vedere, non fare i conti, con le diversità e anche i dislivelli delle due culture alle quali appartengo, dislivelli peggiorati e fomentati dal comunismo jugoslavo. E questa diversità, questi dislivelli, entrano in conflitto tra di loro, e dentro le nostre teste: la so, la sento, la vedo e la vivo, l'apertura degli italiani e la chiusura degli slavi: per tutta la vita ho fatto i conti con la diffidenza che la mia metà italiana suscitava nell'umanità slava cui appartiene l'altra mia metà, e con la paura che me ne veniva; me lo ritrovo sin sulla pelle il loro odio per gli italiani"...

Pag. 25: "Oggi le isole sono meta di chi d'estate viaggia per mare, e le ricorda con i nomi dati dagli ultimi conquistatori croati o sloveni..." "e magari li aiuti a sostituire all'impronunciabile Krk l'originario nome di Veglia" [assoluta ignoranza della storia locale]

Pag. 42: "...sul mare un bambino biondo, pieno di ricci, bellissimo, raccoglie i sassi e li porge alla giovane mamma. Ridono e parlottano insieme, naturalmente in sloveno. Arrivati chi sa da dove, chi sa esattamente quando. Certamente innocenti, la mamma e il bambino, con tutta la serenità, la sicurezza che di sé dà l'innocenza. Ma sono i nuovi padroni". [assoluta ignoranza della composizione etnica storicamente presente in Istria]

Pag. 106: un'insegnante non meglio identificata: "Per cinquant'anni, qui, si è predicata l'uguaglianza: quando è stata introdotta l'autogestione noi insegnanti eravamo insieme e alla pari con le donne delle pulizie che volevano l'uguaglianza e l'avevano ottenuta al grido: `Abbiamo la stessa pancia che ha lo stesso bisogno di mangiare, e gli stessi figli". Erano stati resi uguali il chirurgo e la portantina, l'accademico e il bidello: le gerarchie erano state tutte abolite. Tito ce l'aveva a morte contro la cosiddetta `intellighenzia', e dava sempre ragione al popolo: la Jugoslavia era sempre col dito puntato minacciosamente contro gli intellettuali che venivano continuamente additati al popolo come il suo primo e principale nemico. Si coltivava l'odio per chiunque tentasse di emergere. Marx ha insegnato che prima viene il pane e poi la bistecca: tutto il resto è un di più che non serve. Così anche la bellezza, la stessa bellezza dei monumenti, delle architetture, della natura di questa nostra  terra è stata confusa con il lusso: e il lusso bisognava abbatterlo". [INCOMMENTABILE]

Pag. 208: "i nuovi dominatori hanno messo una devastante centrale a carbone..."

Pag. 270: una giornalista anonima come quasi tutti gli altri "testimoni": "tra le tante costruzioni assolutamente artificiali con le quali ero costretta a confrontarmi, c'era la voluta e imposta parità uomo-donna. Lì si lavorava, non alla convinzione, bensì all'imposizione di questa parità. Il tutto all'interno di una popolazioe, che invece aveva coltivato un atteggiamento assolutamente retrogrado nei confronti delle donne... Quanto alle ragazze le ho viste che praticavano la politica dell'uguaglianza in maniera quanto meno bizzarra: ce n'erano di quelle che per pagarsi gli studi all'università, tranquillamente e serenamente si prostituivano. Faceva parte dei "diritti"... Lo studio, sì, era alla portata di tutti. E però era diventato un'ossessione..."

Pag. 10: le foibe "quelle nere cave carsiche in cui l'odio etnico più ancora che politico ha scaraventato migliaia di innocenti legati tra loro con il filo di ferro ai polsi" [In questa breve frase si accettano tout court tutti gli elementi della propaganda fascista: 1) odio etnico e non politico; 2) migliai di innocenti; 3) legati tra loro con il filo di ferro ecc. Senza pretendere che si leggano o si accettino i libri del mio gruppo di ricerca "RESISTENZASTORICA", ricordo che: a) la storiografia che fa riferimento agli Istituti di storia del movimento di liberazione – es. Pupo, Spazzali –  mettono espressamente l'accento sul "politico", non sull'"etnico" (V. anche la "Relazione della Commissione italo-slovena", che dovrebbe essere un documento ufficiale dello stato italiano); b) anche questa storiografia non parla più ormai di "migliaia" di infoibati, ma ridimensiona di molto i numeri; c) l'insistenza sul filo di ferro ecc. è tipica della letteratura propagandistica neofascista: in realtà legare con il filo di ferro (così come gettare le proprie vittime negli "anfratti del Carso") era usanza prima dei fascisti e dei nazisti, che dei partigiani.)

QUESTI SONO SOLTANTO ALCUNI ESEMPI. SI POTREBBE ANDARE AVANTI PER PAGINE E PAGINE. RIPORTO SOLTANTO UN ESEMPIO DAL LIBRO PRECEDENTE: "BORA":

Pag. 202: "Estate 1997: Lussinpiccolo. Di fronte al Marina che parte nel pomeriggio, un gruppo di istriani di lingua italiana, meglio di dialetto istro-veneto, saluta secondo la tradizione paesana e contadina: sotto la nave, uno ha la fisarmonica e gli altri cantano, sventolando i fazzoletti. Di fronte c'è un bar, con qualche tavolino fuori. Alcuni uomini ordinano da bere, in croato. Una donna li ascolta e li serve. E non c'è falsa gentilezza negli uni, né femminile disponibilità all'essere servizievole nell'altra. Lì, come per strada, nei ristoranti o dappertutto, la sfida maschio-femmina è diretta, senza mediazioni: grandi seni, fianchi forti e gambe lunghe di bionde vere o false come questa che serve al bar al porto, vengono proposti senza ipocrisia, senza `dimmi prima che mi ami', anzi, lo sguardo che li accompagna è di provocazione, di sfida.

Noi: le nostre donne sono sempre state un po' Madame Butterfly rispetto ai nostri uomini. Eleganti, sempre ben pettinate e benissimo vestite (da noi si diceva, con un aggettivo improprio `ambiziose'), lavoratrici instancabili in casa e fuori, infermiere ossequienti dell'anima e del corpo dei loro uomini, amanti libere e generose ma sempre femminilmente timide: ah, il decoro della nostra brava gente...

Loro. `Lori': la fisicità gioca un ruolo dominante, in pace come in guerra. E per fisicità intendono la sessualità, la sensualità spoglia delle sovrastrutture culturali che vanno sotto il nome di seduzione. La forza, la muscolarità. Il petto, la pancia, le braccia più che gli occhi e la bocca". [NO COMMENT]

QUALCUNO A QUESTO PUNTO MI DOVREBBE SPIEGARE COS'HANNO A CHE FARE CON LA SINISTRA – NEI CUI AMBIENTI TROVANO CREDITO –, O CON LE ISTITUZIONI DELL'ITALIA DEMOCRTICA – IN CUI VENGONO PRESENTATI, SCUOLE, COMUNI, ECC. –, LIBRI CHE CONTENGONO COSE DI QUESTO GENERE, COSE CHE HANNO TUTTE LE CARATTERISTICHE DEL PENSIERO RAZZISTA SOPRA-DESCRITTE. SE NON CI SI RENDE CONTO DI QUESTO, VUOL DIRE CHE IL PROBLEMA IN ITALIA NON E' SOLO BERLUSCONI, CHE LA SITUAZIONE CULTURALE GENERALE E' ORMAI GRAVEMENTE DEGENERATA.
IO CHIEDO, PER FAVORE, CHE QUALCUNO MI RISPONDA, NEL MERITO, NON CON I SORRISINI O GLI IMPROPERI.

                            ALESSANDRA KERSEVAN

(P.S. Per favore non mi si dica, come mi è stato detto: 1) che l'autrice riporta cose che le hanno detto altri; 2) che non è un libro di storia e quindi non ci sarebbe la necessità di essere rigorosi…
Quando un autore riporta testimonianze anonime si prende personalmente la responsabilità di quanto scrive, e comunque dovrebbe nell'introduzione o nelle note prendere le distanze o commentare, se non è d'accordo. A.M. Mori invece è più che d'accordo. In una situazione di forsennata propaganda della destra su questi argomenti, o si scrivono cose documentate oppure non si scrive. In ogni caso il linguaggio razzista non ha mai alcuna giustificazione).